28 dicembre 2013
ORISTANO. L’olio d’oliva per l’insalata dei detenuti della Casa circondariale di Oristano non arriva dalle colline del Montiferru, come magari qualcuno potrebbe pensare, ma direttamente dalla penisola.
La denuncia arriva dall’ambulante di Marrubiu Luigi Zucca, già salito agli onori della cronaca per le sue battaglie contro Equitalia e per la zona franca integrale, e ora anche responsabile del Dipartimento agricoltura del Governo provvisorio nazionale sardo che si è insediato qualche mese fa e ha stabilito la sua sede proprio a Oristano in una palazzina di via Dritta.
«L’ennesimo affronto alla sovranità della Sardegna» accusa Zucca che già non aveva digerito l’arrivo nel carcere di Massama di tanti detenuti mafiosi.
A sostegno delle sue parole, Zucca porta le immagini, per dire la verità parziali e anche un po’ sfocate e quindi non chiarissime, dei documenti fiscali che qualche settimana fa hanno accompagnato il carico di olio da cucina fino alle dispense del carcere.
Una mostra l’etichetta dell’olio, un’altra l’indirizzo al quale deve essere consegnato, che è quello appunto della casa circondariale di Oristano con tanto di codice Cig, un’altra ancora le modalità di consegna, la quantità e le caratteristiche del prodotto.
Che non è proprio olio extravergine di oliva. Si tratta infatti di una miscela di “oli raffinati”, che da soli non sono per legge commestibili, tagliati con “oli vergini”. Quanto basta per alimentare, oltre a molte perplessità sul mancato utilizzo di prodotti a chilometro zero in una struttura pubblica, anche più di qualche dubbio sul gusto finale delle insalate servite ai detenuti di Massama. (fgp)
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