tratto da : (clicca qui)
Dal sito dell’ASHG (www.ashg.org/2012meeting/pages/sessionlisting.shtml), American Society of Human Genetics, prendiamo l’estratto di un intervento all’annual meeting del 2012 (6-9 novembre), tenuto alle ore 18,30 del 8 Novembre, nella sessione Admixture and Demography, dal primo autore della ricerca Martin Sikora. Qui appresso la traduzione.
Sulla stirpe sarda dell’Uomo di Ghiaccio del Tirolo
Il completo genoma della mummia dell’Uomo di Ghiaccio del Tirolo (Oetzi, ndr), vecchia di 5300 anni, trovata nel 1991 in un ghiacciaio vicino al confine fra Italia e Austria, è stato pubblicato recentemente ed ha permesso nuove prospettive su sua origine nonché parentela, con le popolazioni moderne dell’Europa. Una chiave di ricerca di questo studio è stata un’apparente quanto recente comune stirpe, con individui dell’Europa meridionale, in particolare Sardi. Questo risultato era interpretato come indicazione genetica del modello di diffusione “demica” relativa allo spargersi di gente neolitica nell’Europa, durante il propagarsi dell’agricoltura, sebbene non sia possibile escludere una recente migrazione degli antenati dell’Uomo di Ghiaccio verso l’Europa centrale. Inoltre, non è stata esplorata la possibilità che i Sardi odierni rivelino una popolazione residua, di quegli antichi contadini, per lo più inattaccata da successive migrazioni nel continente europeo. Per dare risposta a questi quesiti noi analizzammo il genoma dell’Uomo di Ghiaccio insieme con una gran quantità di dati genomici, sia disponibili pubblicamente sia generati recentemente, provenienti e da moderni e da antichi individui europei. Noi usammo dati non pubblicati provenienti dalla sequenza dell’intero genoma di 452 individui sardi, insieme con dati disponibili pubblicamente, della Complete Genomics e del progetto 1000 Genomi, per confermare che l’Uomo di Ghiaccio è il più strettamente imparentato con i Sardi di oggi. La comparazione, di questi dati con altri del DNA presi da studi pubblicati recentemente su contadini e cacciatori-raccoglitori trovati in Svezia e relativi al Neolitico, dimostrano essere l’Uomo di Ghiaccio, il più strettamente imparentato col singolo contadino, ma non col cacciatore-raccoglitore, avendo con gli odierni Sardi, di nuovo, la più alta parentela fra gli Europei di oggi. Sorprendentemente, anche un’analisi comprendente dati di un appena ricavato antico DNA, provenienti da un individuo (pare trattisi di contadino, ndr) della Bulgaria della prima Età del Ferro, dimostra la più alta parentela di questo individuo con gli odierni Sardi. I nostri risultati dimostrano che l’Uomo di Ghiaccio Tirolese non era da poco emigrato dalla Sardegna, ma piuttosto che fra i contemporanei Europei, i Sardi rappresentano la popolazione più strettamente imparentata con popolazioni presenti nella regione delle Alpi meridionali attorno a 5000 anni fa. La parentela genetica di antichi campioni di DNA, da luoghi distanti dell’Europa, con i Sardi, suggerisce anche che questa traccia genetica fosse molto più estesa attraverso l’Europa, durante l’Età del Bronzo.
Appresso i 19 scienziati autori della ricerca:
On the Sardinian ancestry of the Tyrolean Iceman. M. Sikora1, M. Carpenter1, A. Moreno-Estrada1, B. M. Henn1, P. A. Underhill1, I. Zara2, M. Pitzalis3, C. Sidore3,4,5, F. Reinier2, M. Marcelli2, A. Angius3,4, C. Jones2, T. T. Harkins6, A. Keller7,8, A. Zink9, G. Abecasis4, S. Sanna3, F. Cucca3, C. D. Bustamante1
1) Department of Genetics, Stanford University, Stanford, CA, USA; 2) CRS4, Center for Advanced Studies, Research and Development in Sardinia, Parco Scientifico e Tecnologico della Sardegna, Pula, Italy; 3) Istituto di Ricerca Genetica e Biomedica (IRGB), CNR, Monserrato, Italy; 4) Center for Statistical Genetics, Ann Arbor, University of Michigan, MI, USA; 5) Università degli Studi di Sassari, Dip. Scienze Biomediche, Sassari, Italy; 6) Genome Sequencing Collaborations Group, Life Technologies, Beverly, MA, USA; 7) Department of Human Genetics, Saarland University, Homburg, Germany; 8) Siemens Healthcare, Erlangen, Germany; 9) Institute for Mummies and the Iceman, EURAC research, Bolzano, Italy.
Il dott. Sikora, un genetista della Stanford University (postdoctoral scholar, con master in biotecnologie a Vienna nel 2004, e laurea in Filosofia, che ha pubblicato 17 lavori, ndr), intervistato da Live Science il 9 Novembre, ha diffuso la seguente articolata dichiarazione.
1- “sul propagarsi di coltivazione e agricoltura, proprio ora abbiamo una buona prova che esso fu associato ad un movimento di popolazioni e non soltanto al diffondersi di tecnologie”.
2- “Può darsi che Oetzi fosse solo un turista, può darsi che i suoi genitori fossero Sardi ed egli decidesse di andare sulle Alpi”
3- “Ciò avrebbe richiesto che la famiglia di Oetzi viaggiasse per centinaia di miglia, una prospettiva inverosimile. Cinquemila anni fa, non ci si aspetterebbe che le nostre popolazioni fossero così mobili”
4- “Le scoperte supportano l’idea che, gente migrante dal Medio Oriente, lungo tutto il cammino fino all’Europa Settentrionale, portò seco l’agricoltura e si mischiò con i cacciatori-raccoglitori nativi, dando luogo ad un’esplosione demografica”
5- “Mentre le tracce di queste antiche migrazioni sono largamente andate perdute nella maggior parte dell’Europa, i Sardi isolani rimasero più isolati e pertanto trattennero un maggior numero di tracce genetiche di quei primi contadini Neolitici”.
Nostro commento.
1- si rimane stupiti di come certuni potessero ancora credere che il tremendamente complesso fenomeno dell’agricoltura, imperniato su una tecnologia fatta di precisi tempi e metodi e sulla coercitiva oppressione della libertà individuale, avesse potuto trasmettersi per “sentito dire”
2- il genetista forse intende dire che Oetzi possa essere partito da uno dei 13 luoghi (dalle Arene Candide, alla Grotta della Tartaruga) ove sono presenti ossidiane sarde, sparsi nell’Italia settentrionale da Liguria a Venezia Giulia con datazione dal Paleolitico superiore alla fine del Neolitico?
3- Ciò che dice il Sikora è palese contraddizione del concetto in cui crede: non sono forse circa 4500 le miglia percorse da quelle genti per trasferirsi dal luogo della supposta origine dell’agricoltura fino in Svezia? Oltre a ciò, già trentamila anni addietro, gli Armeni trasportavano ossidiana fino a circa km. 800, pari a 500 miglia (tragitto Kars- Grotta di Shanidar) e gli Anatolici orientali di Nemrut Dag con stesso obiettivo percorrevano circa km. 400, pari a 250 miglia. Proprio a questo proposito, sarà bene notare che la distanza “terrestre” fra Sardegna e Val Senales (il luogo ove si rinvenne Oetzi), è pari a circa 260 miglia. Infatti per i Sardiani, fra i primi navigatori fin da quattordici mila anni fa, arrivare in Liguria via mare era davvero uno scherzo! Come si evince dalla lettura di “kircandesossardos”.
4- Forse lo studioso non si è reso conto della portata di questa sua affermazione. Questa dichiarazione è destinata a stravolgere tutta la storia dell’Europa. Infatti, il dr. Sikora sta enucleando per noi un risultato fondamentale della ricerca: dice che due gruppi etnici, uno stanziato nell’Europa e l’altro in continuo transito in essa, diedero luogo alla procreazione di una discendenza fatta di cacciatori-raccoglitori e di contadini. I cacciatori raccoglitori sono geneticamente imparentati con gli odierni Europei settentrionali. I contadini sono imparentati geneticamente con i Sardi di oggi. Secondo questa teoria i genitori di questa discendenza farebbero capo, gli uni ai cacciatori-raccoglitori già presenti in Europa, gli altri, come natura vuole, alle popolazioni che erano in transito, essendo una di esse, obbligatoriamente, di etnia sarda, cioè Sardi.
D’altro canto, non vediamo altro modo di inserire gli abitanti della isola di Sardegna (che i ricercatori ritengono per di più isolata), in un qualsiasi tratto del percorso «dal Medio Oriente lungo tutto il cammino fino all’Europa settentrionale».
5- Ben al di là delle stucchevoli dichiarazioni, ci preme fare appello ad un minimo raziocinio per indicare che, se i Sardi fossero stati davvero isolati, sarebbe stato praticamente impossibile avere dei contatti con essi. Si deve arguire che in Sardegna, non potette esservi nessun contatto genico con i portatori dell’agricoltura che transitavano nell’Europa centrale provenienti dall’Oriente. Riteniamo, anche, paradossale sostenere che, pur essendo stata l’Europa attraversata in lungo e in largo dai portatori dell’agricoltura, proprio in quella Europa siano “largamente assenti tracce geniche”. Ci si rende conto essere stato tale lunghissimo passaggio, della durata di un centinaio di generazioni? Ben al contrario, ciò sembra dimostrare essere “largamente assente” la prova di tale migrazione. Ed è proprio in quell’altra direzione che si deve guardare per avere la elettrizzante risposta che questa ricerca ci ha consegnato. Per la quale siamo davvero grati a tutti gli studiosi.
Ci preme però conferire al presente documento, qualche testimonianza sulla scoperta circa la plurimillenaria presenza dei Sardiani (come siamo soliti chiamare gli Abitatori dell’Isola che fu “la più grande delle isole, come disse Erodoto) nel continente europeo.
– (6700-6000 anni fa) – nel Neolitico medio sardo (4700-4000 BC) a Cuccuru S’Arriu, Cabras (Oristano) e Mara (Sassari), si riscontrano forme umane danubiane; in questa ultima grotta “soltanto i resti femminili” vengono attribuiti alla tipologia danubiana.
– (6000-5200 anni fa) – nel Neolitico recente, cultura Ozieri (4000-3200 BC) a Lu maccioni, Alghero (Sassari) si riscontra la presenza di forme danubiane
– nell’Eneolitico evoluto, cultura Monte Claro (2500-2200 BC), a Serra Cabriles, Sennori (Sassari), si riscontra una morfologia danubiana quasi pura
– (4700-3900 anni fa) i prodotti della cultura Campaniforme sarda (distribuiti circa dal 2700 al 1900 BC), sono strettamente imparentati, sotto il profilo stilistico, ai prodotti della cultura Campaniforme danubiana e Vinča.
– «questo scambio, quasi contrattualizzato nei millenni, di elementi culturali, materiali ed umani fra le due aree dell’Europa, poté essere il naturale supporto alla industria metallurgica sardiana. Ad essa necessitava quell’abbondanza di stagno che in parte era reperibile nelle stazioni collegate alla Boemia. L’analisi di un campione di scoria di un lingotto di Isili (Nuoro) ha fornito indicazioni di una miscela di rame sardo con minerale boemo. L’analisi di braccialetti da Vetulonia fa ricadere questi bronzi nel diagramma riguardante la Boemia: la qual cosa induce a credere che i bracciali fossero provenienti da un’officina fusoria della Sardegna, come dimostrano sia i numerosi bronzi sardi trovati in Etruria ma, soprattutto, la plurimillenaria dipendenza culturale – ben ampiamente documentata – nei riguardi della Sardegna, della regione in cui poi troviamo stanziati gli Etruschi»
– (5200-4200 anni fa) – sarà, anche, bene si ricordi come, in Sardegna, il più antico reperto bronzeo, rappresentato da una lama di bronzo (di pugnale?), fu rinvenuto in una tomba di Mesu ‘e Montes, Ossi (Sassari), attribuita all’Eneolitico, cioè al periodo compreso fra il 3200 ed il 2200 BC.
Conclusione.
Circa la professionalità messa in atto dall’uomo nel saper andare per mare, ricordiamo come i Sardiani si fossero costruiti tale professionalità almeno fin da 14.000 anni fa nel circumnavigare il Mediterraneo, gli Indonesiani almeno da 60.000 anni fa nell’attraversare il Mare di Timor per raggiungere l’Australia, come è esposto ampiamente su “kircandesossardos”. Tuttavia ci troviamo a considerare quanto gli studiosi, nulla sapendo dell’antichissima capacità di navigazione dell’uomo, hanno immaginato il diffondersi dell’agricoltura, soltanto attraverso un percorso per via di terra. Invece, qualche esperienza elucubrativa, ci convince che essa si diffuse anche (e soprattutto?) lungh’essa la superficie del mare. E, quali popolazioni operarono questa diffusione? Tutte quelle che avevano accumulato attraverso millenni di esperienza, la maestria di andare pel mare con la stessa naturalezza di cui si serve il contadino per spostarsi sulla terra. E, dove portavano (forse a seguito di spinte quali imprenditoria, clima, sommovimenti tellurici, violenze del più forte, ecc.) a riprodurre tale nuova metodologia atta a procurarsi sicuro ed abbondante cibo? Proprio nelle vicinanze dei punti di approdo. Di qui, prendeva luogo, col tempo, la diffusione per via di terra, per il mezzo della migrazione verso terreni più ampi e fertili. Possiamo escludere che l’agricoltura arrivasse nella valle del Danubio, attraverso quella via naturale di penetrazione percorsa anche dai Sardiani che, dal luogo dell’odierna Trieste, portava al luogo dell’odierna Bratislava? Possiamo escludere che a portare l’agricoltura nella valle del Danubio, proprio per quella via, fossero proprio i Sardiani? No. Non ci sentiamo di escluderlo.
Quindi, se vi fu (lo si dimostrerà?) una diffusione di agricoltura che, come un largo fiume congiunse l’Oriente con la Finlandia, vi furono certo moltissimi altri canali di trasferimento dell’agricoltura, dai punti d’approdo del notevole naviglio che solcava tutto il Mare Mediterraneo (forse non il Mare Nero), fin verso i più recessi interni di tutti i territori retrostanti!
Ove il Sikora, o altro scienziato, dovesse confermare la sua asserzione di trasferimento dell’agricoltura attraverso l’Europa da parte di genti di sarda etnia, noi confermeremo doversi ricorrere anche alla via marina per giustificare la presenza di Sardi del Neolitico nell’antica Europa. Sardi provenienti direttamente dalla Sardegna? In parte, forse, si. Sardi provenienti dall’Armenia? In parte, forse, si.