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martedì 8 ottobre 2013

di Marcello Cabriolu.

Si riprende l’analisi dei motivi incisi sul macigno di Alghero, facendo riferimento al cruciforme tra i semicerchi in basso a sinistra e ai motivi a T e allo scalariforme posti nel registro centrale del reperto. La presenza dei motivi cruciformi nell’ambito dell’arte rupestre è segnalata nella regione francese in una ventina di siti[1] che vanno dal 20.000 BP al 12.000 BP, evidenziando come, pur essendo motivi grafici di notevole antichità, siano ancora frequenti in contesti del Tardiglaciale[2]. Ad onor del vero il motivo cruciforme è testimoniato nell’arte rupestre sin dall’Aurignaziano (35000 BP-25000 BP) lungo il bacino del Rodano[3]; durante il Gravettiano (25000 BP – 20000 BP) lungo il bacino della Dordogna e sui Pirenei; durante il Solutreano (20000 BP – 16000 BP) sempre lungo il bacino della Dordogna e infine, quasi come cultura “polarizzata”, durante il Maddaleniano (16000 BP – 12000 BP)[4] sui Pirenei e nella Dordogna. La presenza di motivi cruciformi nella penisola si può individuare tra le pitture della Grotta delli Callarelli di San Valentino (PE)(502-9) (dove l’inquadramento proposto si orienta tra l’Età del Bronzo e l’Età del Ferro[5]); nel Riparo I Santo Spirito di Roccamorice (PE) – dove tre cruciformi si presentano appaiati[6](504-54) -; ancora nel Riparo di Morra di Colecchia, posto nel comune di Canterano (RM), tra i quali una quantità innumerevole di incisioni comprende numerosissimi cruciformi[7].

I segni cruciformi si possono ancora trovare nell’Europa danubiana, dove anche per questa manifestazione grafica/segno/simbolo, compaiono dei riferimenti precisi ad un classificato: DS (Danube Script) 011.0[8], la cui forbice cronologica indica un periodo compreso tra il 5200 a.C e il 4000 a.C[9], oltre a comparire nello studio OEW (Old European Writing) con l’indicativo OE130[10]. Lo studio di M. M. Winn inquadra ancora il simbolo con l’indicativo DS 144[11]. La presenza di cruciformi si segnala[12] in località San Pietro del Golgo – Baunei,  in prossimità di due pozzi di età nuragica, in un contesto con strutture circolari a sacco dove il simbolo esaminato si mostra chiuso in una circonferenza.

             

I segni cruciformi[13] compaiono in diverse occasioni nel contesto algherese, sia nel masso in prossimità del laghetto rupestre sia in altre superfici riportate da uno studio di A.G.Segrè (Fig 1- 3,4). In particolare, il segno presente nel reperto in esame pare circondato da due semicerchi. Diversi – e troppo autorevoli per sottovalutarli – studi relativi all’arte rupestre paleolitica della Francia meridionale[14] attribuiscono ai semicerchi[15] il significato di “vulva”[16]. Gli stessi si possono riscontrare nello script danubiano, per la precisione nella classificazione DS 013.0, DS 013.1, DS 013.2[17],  in merito all’inquadramento di Winn come DS 110[18] e ancora nel OEW nel segno OE 168[19]. Sempre sui medesimi simboli inquadrati come “semicerchi”, estendendo l’analisi al contesto francese, si può asserire la sostanziale conformità con lo sviluppo dei simboli cruciformi, oltre ad osservarne la medesima diffusione nell’arco cronologico del Paleolitico Superiore  continentale[20]. Riflettendo su queste indagini pare spontaneo considerare lo sviluppo di queste forme artistiche in particolari contesti quali il bacino fluviale della Dordogna e il bacino fluviale del Rodano, che risulteranno essere, più tardi, percorsi obbligati di diffusione dell’agricoltura e della rivoluzione neolitica[21], dell’ossidiana di Monte Arci e dell’approvvigionamento di selce color miele[22]. Il dubbio relativo spinge a fare una ulteriore riflessione: la diffusione del motivo cruciforme semicircolare e più tardi dell’agricoltura possono essere relazionate alle presenze umane legate tra loro geneticamente in base al principio di uno sviluppo di scambi tra consanguinei? Oppure queste vie naturali sono state i percorsi obbligatori o preferenziali per i gruppi umani? Una sommaria valutazione su quanto elaborato e confrontato finora ci permette di riassumere brevemente dei punti essenziali: la scuola archeologica sarda elabora degli inquadramenti cronologici, relativi alle incisioni rupestri, sostanzialmente equivalenti alle elaborazioni della penisola, pur non convergendo nei criteri e nelle successioni cronologiche delle incisioni. Questo insieme si contrappone invece, in maniera evidente, agli inquadramenti cronologici, molto più antichi, ipotizzati dai ricercatori internazionali. A questo punto potremmo anche osservare che nel medesimo reperto, dopo una prima analisi, compaiono alcuni simboli riconducibili alla protostoria sarda ed alcuni al Paleolitico Superiore. L’unica riflessione possibile,  scartando le considerazioni che i segni analizzati finora possano essere o ricondotti tutti quanti all’Eneolitico o, all’opposto, al Paleolitico Superiore, è quella che vede la Grotta Verde di Alghero frequentata sin dal Paleolitico Superiore. In particolare il macigno esaminato, probabilmente considerato come una sorta di altare sacro, risulta inciso in varie epoche da diversi (o medesimi) gruppi umani, a cui necessitava esprimere dei concetti ben precisi.



[1]Genevieve von Petzinger B.A., University of Victoria, 2005, Making the Abstract Concrete: The Place of Geometric Signs in French Upper Paleolithic Parietal Art, A Thesis Submitted in Partial Fulfillment of the Requirements for the Degree of MASTER OF ARTS in the Department of Anthropology, pag. 67
[2]Genevieve von Petzinger B.A., University of Victoria, 2005, Making the Abstract Concrete: The Place of Geometric Signs in French Upper Paleolithic Parietal Art, A Thesis Submitted in Partial Fulfillment of the Requirements for the Degree of MASTER OF ARTS in the Department of Anthropology, pag. 68
[3] http://it.wikipedia.org/wiki/Ard%C3%A8cheLa valle del fiume Ardeche, nella parte meridionale del dipartimento, ha altitudine ridotta, ma variata, con suolo prevalentementecalcareo. Il clima mediterraneoe i venti dominanti provengono da nord-est, mentre quelli da sud e da ovest, carichi di umidità portano piogge, concentrate su pochi giorni dell’anno.
[4]Genevieve von Petzinger B.A., University of Victoria, 2005, Making the Abstract Concrete: The Place of Geometric Signs in French Upper Paleolithic Parietal Art, A Thesis Submitted in Partial Fulfillment of the Requirements for the Degree of MASTER OF ARTS in the Department of Anthropology, pag. 67
[5] G.Cremonesi, C.Occhiolini, P.Bertolucci, 1965, Ricerche preistoriche in Abruzzo. Anno 1964, Atti della società Toscana di Scienze Naturali, Pisa, Serie A, vol. LXXII, pp.508-514; T. Mattioli, 2007, L’arte rupestre in Italia Centrale. Regioni Umbria, Lazio ed Abruzzo, Quaderni di Protostoria 4, Perugia.
[6] A.Priuli, 1991, La cultura figurativa preistorica e di tradizione in Italia, Giotto Printer, Pesaro, pagg. 1563-1583; C.De Pompeis, V.De Pompeis, 1984, Pitture rupestri nel vallone di Santo Spirito (Pescara), BCCSP, 21, pp.125-130
[7] A. PRIULI, 1991, La cultura figurativa preistorica e di tradizione in Italia, Giotto Printer, Pesaro, p. 548; A. GUIDI, 1980, Rinvenimenti preistorici nel territorio della sovrintendenza del Lazio, Quaderni del Centro di Studio per l’Archeologia Etrusco -Italica, Centro di Studio per l’Archeologia Etrusco-Italica, Roma IV, p.38-42 ; S. TUSA, 1980, Problematica sui luoghi di culto nel Lazio dal Neolitico all’età del Bronzo, Quaderni del Centro di Studio per l’Archeologia Etrusco -Italica, Centro di Studio per l’Archeologia Etrusco-Italica, Roma , IV, p.143-147.
[8] Marco MERLINI 2009, Neo-Eneolithic Literacy in Southeastern Europe: an Inquiry into the Danube, Biblioteca Brukenthal XXXIII, Ministery of Culture of Romania and Brukenthal National Museum, Editura Altip, Alba Iulia, pag. 457
[9] http://www.prehistory.it/1.htm; G.LILLIU, Arte e religione della Sardegna prenuragica – Idoletti, ceramiche, oggetti d’ornamento, Carlo Delfino Editore, Sassari 1999, pag. 73
[10] Haarmann H., Early Civilization and Literacy in Europe. An Inquiry Into Cultural Continuity in the Mediterranean World, Berlino, New York, 1995 – Tab. 32.
[11]Shan M.M. Winn, The inventory of Danube Script, X Signs/symbols based on “+” DS 144-151; http://www.prehistory.it/ftp/inventory/danube_script/danube_script_04.htm
[12]Rinvenimento effettuato dallo scrivente il 5 agosto 2012 in prossimità dei pozzi nuragici segnalati sull’altipiano del golgo e schedato con file DSC07139 – Fotocamera SONY Alpha, DSLR-A350, f/9 espos. 1/60 sec. ISO 100, 30 mm, apert. 4,64,  foc 35 mm 45
[13]Genevieve von Petzinger B.A., University of Victoria, 2005, Making the Abstract Concrete: The Place of Geometric Signs in French Upper Paleolithic Parietal Art, A Thesis Submitted in Partial Fulfillment of the Requirements for the Degree of MASTER OF ARTS in the Department of Anthropology, pag. 43 “Cruciform: This term comes from the Latin word for cross-shaped, and is basically just two parallel intersecting lines, with no specific orientation in this context
[14]Genevieve von Petzinger B.A., University of Victoria, 2005, Making the Abstract Concrete: The Place of Geometric Signs in French Upper Paleolithic Parietal Art, A Thesis Submitted in Partial Fulfillment of the Requirements for the Degree of MASTER OF ARTS in the Department of Anthropology, pag. 45
[15]Half-Circle: As the name suggests, this sign type is half of a circle, but wascommon enough that I felt it needed its own category rather than being lumped in withcomplete circles. This category is also sometimes known as an incomplete vulva.
[16]BAHN, Paul G. and Jean VERTUT. Journey Through the Ice Age. Berkley: University of California Press; 2001, pag. 187
[17] Marco MERLINI 2009, Neo-Eneolithic Literacy in Southeastern Europe: an Inquiry into the Danube, Biblioteca Brukenthal XXXIII, Ministery of Culture of Romania and Brukenthal National Museum, Editura Altip, Alba Iulia, pag. 457
[18]Shan M.M. Winn, The inventory of Danube Script, Record – keeping: measurement/quantity? DS 110-115; http://www.prehistory.it/ftp/inventory/danube_script/danube_script_03.htm
[19] Haarmann H., Early Civilization and Literacy in Europe. An Inquiry Into Cultural Continuity in the Mediterranean World, Berlino, New York, 1995 – Tab. 32.
[20]Genevieve von Petzinger B.A., University of Victoria, 2005, Making the Abstract Concrete: The Place of Geometric Signs in French Upper Paleolithic Parietal Art, A Thesis Submitted in Partial Fulfillment of the Requirements for the Degree of MASTER OF ARTS in the Department of Anthropology, pag. 82
[21] http://www.eupedia.com/europe/Haplogroup_G2a_Y-DNA.shtml
[22]Robert H. TYKOT, Obsidian Procurement and Distribution in the Central and Western Mediterranean–“Journal of Mediterranean Archaeology, vol. 9(1), 1996
Paleografía en Grotta Verde di Alghero (SS) y en Europa occidental
di Marcello Cabriolu
Continuar con el análisis de los motivos grabados en piedra de Alghero, refiriéndose a los semicírculos en forma de Cruz en la esquina inferior izquierda y T y razones a los lugares scalariforme en el registro central de la exposición. Se reporta la presencia de motivos en forma de Cruz en el arte rupestre en francés en algunos 20 sitios oscilan entre 12.000 y 20.000 BP BP, destacando cómo, a pesar de ser de una antigüedad considerable motivos gráficos, son aún frecuentes en los contextos glaciales tardío. Para el patrón cruciforme veraz presenciado en cueva Auriñaciense temprano arte (25000-35000 BP BP) a lo largo de la cuenca del Ródano; durante el Gravetiense (BP – 20000 25000 BP) a lo largo de la cuenca del Dordoña y los Pirineos; durante el Solutrense (BP – 20000 16000 BP) a lo largo de la cuenca del Dordoña y, finalmente, casi como cultura “polarizada”, durante el Magdaleniense (BP – 12000 16000 BP) en los Pirineos y en la Dordoña. La presencia de patrones en forma de Cruz en la península puedes encontrar entre las pinturas en la cueva de Callarelli di San Valentino (PE) (502-9) (donde el marco propuesto se centra entre la edad de bronce y la edad del hierro); en el refugio del Espíritu Santo de Roccamorice (PE)-donde tres pares en forma de Cruz (504-54); todavía en el refugio de Morra Colecchia, ubicada en el municipio de Canterano (RM), incluyendo cantidades innumerables de grabados incluye numerosos cruciforme. Las señales en forma de Cruz pueden encontrarse todavía en la Europa del Danubio, donde esta referencias gráficas/señal/símbolo, precisa evento al clasifican: DS (escritura de Danubio) 011.0, cuya diferencia cronológica indica un período de 5200 a.c. y el 4000 a.c., además que aparecen en el estudio OEW (antigua escritura Europea) con el código OE130. El estudio de m. m. Winn ofrece el símbolo con el código DS 144. La presencia de cruciforme es San Pietro del Golgo-Baunei, cerca de dos pozos de época nurágica, contra un fondo con gran cantidad de estructuras circulares donde el símbolo ha comentado el espectáculo en un círculo cerrado. Las señales en forma de Cruz aparecen en varias ocasiones en contexto algueresa, ambos en Boulder junto al lago roca y otras áreas reportados por un estudio de Segrè A.G. (Fig 1-3.4). En particular, la señal presente en la muestra bajo examen parece rodeada por dos semicírculos. Varios- y también autorizada a ser subestimado-estudios relacionados con el Paleolítico de la cueva arte del sur de Francia atribuido a semicírculos “vulva” de significado. Lo mismo puede verse en el guión del Danubio, en la clasificación, DS 013.1 013.0 DS, DS 013.2, en la clasificación de Winn como DS 110 y OEW firmar OE 168. Siempre en los mismos símbolos clasificados como “mitad”, extendiendo el análisis del contexto francés, usted puede hacer valer el cumplimiento sustancial con el desarrollo de los símbolos en forma de Cruz, así como observar la misma extensión a lo largo de la historia del Paleolítico superior. Reflexionando sobre estas encuestas parece natural a considerar el desarrollo de estas formas artísticas en contextos especiales tales como la cuenca del río Dordoña y la cuenca del río Ródano, que será más tarde caminos de difusión de la agricultura y la revolución neolítica, el ossidiana de montaña Arci y el suministro de chert color miel. ¿Dudar de su empuje para hacer una reflexión más: la extensión del patrón semicircular cruciforme y posteriormente de la agricultura pueden estar relacionadas con las presencias humanas genéticamente vinculadas con arreglo al principio del desarrollo del comercio entre parientes? ¿O estas formas naturales eran caminos obligatorios o preferenciales para grupos humanos? Una breve valoración sobre cuánto procesados y comparado hasta ahora nos permite resumir brevemente los puntos esenciales: la escuela arqueológica sarda de Marcos históricos, los procesos relacionados con grabados, esencialmente equivalentes a la tramitación de la península, aunque la convergencia de criterios y sucesiones históricas de los grabados. Esta colección contrasta en cambio, evidente en los marcos históricos, mucho mayores, asumidos por los investigadores internacionales. En este punto que se puede observar que el mismo hallazgo, después de un primer análisis, algunos símbolos relacionados con la historia temprana de Cerdeña y algunos del Paleolítico superior. La única reflexión posible, desechando los créditos que las señales hasta ahora pueden ser escaneadas o rastreadas todo el Eneolítico o, por el contrario, para el Paleolítico superior, es uno que ve el verde gruta Alghero frecuentado desde el Paleolítico superior. En particular que la roca examinada, probablemente considerado como una especie de altar sagrado, se registra en varias ocasiones por grupos humanos diferentes (o mismos) que necesitaba expresar conceptos específicos

 

2013.11.16 – Cossoine: dal basso contro la speculazione energetica

Posted by Presidenza on 16 Novembre 2013
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4/11/2013

Il punto di Giovanna Bonu, del comitato “No al Termodinamico”

Forse dovremmo dire grazie alla EnergogeenPower. Grazie a lei e a decine di altre società, scatole cinesi in mano a grosse multinazionali, che hanno pensato che la Sardegna fosse il luogo adatto a far quintuplicare i loro miliardi. Se non fosse per la tragicità della situazione potremmo sostenere che la  caccia al suolo sembrerebbe avere risvegliato nei sardi la consapevolezza di trovarsi ad abitare un luogo non solo bellissimo e ricco di storia, ma anche fondamentale alla propria sopravvivenza o comunque utile per un progetto di vita. Nel momento in cui si prospetta la possibilità di non godere più di quella ricchezza, ogni giorno sotto i loro occhi ma guardata distrattamente, in molti dei nostri centri la popolazione si risveglia e decide che non solo dovrà rimanere tutto così com’è, ma tutto dovrà tornare a vivere e germogliare.
Succede a Cossoine, dove la società Energogreen (controllata da Fintel energia group), vorrebbe realizzare un mega impianto solare termodinamico su 160 ettari di terreno per l’installazione di 30 mw di potenza, una quantità enorme di specchi collettori parabolici lineari, posti a oltre 5 metri d’altezza, che dovrebbero focalizzarne la radiazione solare. I 160 ettari sono quelli della Piana di su Padru Campu Gievesu, sotto Monte Traessu, una fertile distesa che ha sempre dato ottimo grano. L’impatto sul territorio sarebbe fortissimo sia a livello visivo, con una struttura fatta di acciaio e specchi che ricoprirebbe l’intera piana, sia per quanto riguarda l’equilibrio ambientale. E’ prevista inoltre la realizzazione di una centrale a biomasse per permettere ai sali che scorrono nelle serpentine degli specchi di tenete una temperatura costante, e  di un bacino idrico di circa tre ettari d’estensione ma di profondità non specificata. Bacino che assorbirebbe l’acqua che serve l’intero paese. Fra le molte criticità rilevate dal Savi (servizio ambiente e valutazione impatti) ci sono  l’alterazione della morfologia naturale dei luoghi, il notevole impatto di natura paesaggistica, impatti sulle componenti delle acque superficiali e sotterranee dovuti ai notevoli consumi di risorsa idrica; impatti sull’ atmosfera, con possibili ripercussioni sulla salute pubblica, un consistente consumo di suolo agrario, sottrazione di habitat alla vegetazione naturale. Ma il Savi evidenzia anche un’atra cosa molto importante. Si tiene conto anche “delle forti preoccupazioni espresse a livello sociale”. Forse è la prima volta che in un documento di questo tipo viene citata la forte contrarieta’ degli abitanti. ll comitato per il no al termodinamico composto da numerosi abitanti di Cossoine si e’ costituito immediatamente. Un comitato che non ha creduto all’inganno e che da subito si è impegnato a capire, con un minuzioso studio tecnico il  progetto,   organizzato una la lotta decisa nel territorio con l’acquisizione di competenze che hanno subito smontato le “promesse” delle società. Un referendum, a cui ha partecipato tutto il paese, ha registrato il 90% di no. Nel dicembre scorso la regione ha assoggettato il progetto a valutazione di impatto ambientale. Nei giorno scorsi il comitato ha messo in atto un’azione dimostrativa arando un pezzo di terreno. Questo non deve far pensare che la piana fosse  inattiva in questi anni, come ha cercato di dimostrare la Energogreen alla Regione. Era dedicata prevalentemente alla produzione di foraggio, uno dei migliori qualitativamente, e a pascolo. Quella prima performance “situazionista” ha convinto molti altri proprietari a rimettere a coltura cerealicola altri ettari, ed ora dall’alto sembra di stare di fronte ad una enorme scacchiera verde e nera. I volontari del comitato si sono resi disponibili a collaborare alla recinzione dei terreni, altri offrono i loro mezzi per l’aratura ed erpicatura gratuita di tutti coloro che volessero partecipare a questa fantastica organizzazione collettiva e solidale dell’uso della terra. La lotta è ancora dura però, e questo scenario potrebbe mutare per sempre segnato da un impianto industriale che porterà alla sparizione di ecosistemi millenari. E’ preoccupante la notizia che la società sia decisa a chiedere il trasferimento delle competenze dalla Regione allo Stato. Ciò favorirebbe un allontanamento dei territori dai centri decisionali.
La mobilitazione dal basso delle comunità sta diventando fondamentale per la nostra isola.  Per porre freno al saccheggio di vaste estensioni di suoli caratterizzati, come in questo caso, da produzioni di primaria importanza per la funzione agricola, che sarebbero irrimediabilmente compromesse. Sono quotidiane le notizie che riguardano la progettazione e l’accettazione, di mega centrali di questo tipo, spacciate come modello di sviluppo alternativo. Dopo Cossoine-Giave e  Villasor, la Energo Green Renewables ha depositato lo Studio di Impatto Ambientale per un progetto di impianto solare termodinamico da 50 Mwe su 211 ettari di area agricola nei comuni di Gonnosfanadiga e Guspini. Ma c’è un cambiamento in atto. La forte partecipazione dei cittadini fa pensare che ci si voglia finalmente  riappropriare  della  gestione della cosa pubblica. Si sta capendo quanto intrecciate siano le questioni che riguardano lo sviluppo, l’ambiente in cui viviamo, il livello di partecipazione  di cui abbiamo bisogno e la relazione con i beni naturali, la salvaguardia degli ecosistemi e dei servizi ambientali che consentono all’uomo di riprodurre il loro modello di civiltà. L’assalto delle  multinazionali, lobbies imprenditoriali, le conosciamo bene: ottenuti i finanziamenti scappano lasciando sui territori migliaia di disoccupati ed ettari di macerie industriali  e di veleni. Ma prima erano  sicure di vincere la resistenza delle popolazioni con il miraggio di nuovi posti di lavoro. Ora trovano spesso argini molto forti.
Le  ribellione dal delle comunità  però non basta serve l’intervento politico,  per redigere un piano energetico che stabilisca quanta energia complessiva realmente serve per il fabbisogno industriale e individuale dell’isola e di quale tipo. Sappiamo che  fronte di un fabbisogno regionale di 1.400 mw se ne producono, invece, 3.250, sacrificando migliaia di ettari di terra che andrebbero invece lasciati all’agricoltura. Ricordiamo l’atrocità per cui la  Sardegna, nonostante le centinaia di migliaia di ettari di terra per lo più incolte, arriva ad importare circa l’80% del suo fabbisogno alimentare. Il progetto di transizione deve riguardare il consumo del nostro territorio. Negli ultimi 10 anni abbiamo ridotto la produzione del grano duro del 50 percento. Non siamo più in grado di assicurarci nemmeno il nostro pane. Se vogliamo cambiare  modello di sviluppo bisogna capire cosa incentivare. Le comunità devono  tornare ad essere sovrane,  perché, come dice Giuseppe de Marzo nel suo bellissimo e fondamentale libro Anatomia di una rivoluzione “la giustizia sociale è anche e soprattutto giustizia ambientale, la distruzione ecologica colpisce maggiormente i piu’ poveri, sia in termini globali che locali”.  Questo è razzismo ambientale, è ricatto economico. Il razzismo ambientale consente  la negazione dei diritti delle comunita’ piu’ deboli, come viene  percepita quella sarda, dove è stato possibile impiantare modelli antitetici alla propria vocazione, come Porto Porres, La Saras, Quirra. E’ negazione della protezione ambientale e di opportunità economiche per la comunita’ e i soggetti colpiti. “Il razzismo ambientale è quello che sposta i rischi sulle persone più povere, sulle comunità piu svantaggiate su quelle che non possono partecipare alle dicisioni”. La speculazione energetica è la nuova era per lo sfruttamento del territorio sardo.

Giovanna Bonu – Comitato no al Termodinamico

2013.11.15 – MONITO ALLO STATO STRANIERO OCCUPANTE ITALIANO

Posted by Presidenza on 15 Novembre 2013
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2013.11.15 – MONITO ALLO STATO STRANIERO OCCUPANTE ITALIANO 

2013.11.15 – WARNING TO THE OCCUPYING ITALIAN FOREIGN     

Aristanis, 15 novembre 2013

Governo Italiano

a mezzo prefettura straniera italiana a Cagliari

Mr. Ban Ki-moon

Director-General ONU


Federal Cancellerey Bundeskanzleramt


Viktor Orbàn Prime Minister


U.S.A. Embassy Rome

 

Segreteria di Stato della Santa Sede


Presidenza Consiglio Federale Svizzero


Government  of the Republic of Slovenia


President of the European Commission


ICRC

International Committee of the Red Cross

OGGETTO :  MONITO ALLO STATO STRANIERO OCCUPANTE ITALIANO

                  ANDATEVENE FINCHE’ SIETE IN TEMPO.

La popolazione non ne può più!

Il 9 dicembre 2013 un coordinamento di gruppi e di movimenti uniti e determinati ha deciso di dire BASTA allo stato italiano!!!

Gruppi e Movimenti si sono costituiti in un coordinamento e non vogliono perdere tempo con rivendicazioni di categoria ma scardinare il sistema dominante e parassitario rappresentato dallo stato italiano.

Attenzione dunque.

Il nostro monito è per voi autorità d’occupazione straniere italiane illegalmente e illecitamente presenti sui territori della Nazione Sarda.

 Non sottovalutate i presidi di protesta della popolazione che si vogliono costituire.

Non azzardatevi ad intervenire come siete abituati, la repressione in qualsiasi modo e con qualunque pretesto non sarà tollerata.

Così come intimatovi con il MONITO E DIFFIDA del 20 agosto 2012 il MLNS, e oggi questo Governo Sardo Provvisorio, con fede ai propri doveri nei confronti della Nazione Sarda, del suo Popolo e in totale solidarietà e vicinanza con le altre popolazioni della penisola, vi ordina di andarvene finché siete in tempo.

Abbandonate i territori della Nazione Sarda che occupate illegalmente e illecitamente e ritiratevi con tutte le vostre istituzioni e le vostre forze armate e di polizia dai nostri territori, mantenete fede ai vostri impegni in ossequio ai principi e agli scopi della Carta delle Nazioni Unite, ratificati anche con la vostra legge 881/77 riguardo ai patti di New York del 1966 relativi al diritto di autodeterminazione per tutti i Popoli sottomessi da un regime straniero, da un regime colonialista e da un regime razzista, perché questo è ciò che siete nei confronti del Popolo Sardo e degli altri Popoli che abitano la penisola.

Questo MLNS e Governo Sardo Provvisorio chiede all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, alla Comunità internazionale e ad ogni singolo Stato terzo di pretendere dallo stato straniero occupante italiano il rispetto del diritto di autodeterminazione del Popolo Sardo e di porre fine alla illecita e illegittima occupazione del Territorio della Nazione Sarda.

Questo MLNS e Governo Sardo Provvisorio condividendo e facendo propria questa iniziativa intrapresa dal coordinamento di gruppi e movimenti che avrà inizio il 9 dicembre 2013, quale autentica espressione di lotta di liberazione dallo stato straniero occupante, razzista e colonialista italiano chiede sostegno, appoggio ed assistenza così come previsto dalle norme anche consuetudinarie del diritto internazionale

 

 

                                                                  Per il MLNS e  per il Governo Sardo Provvisorio

 

                                                                             Il Presidente Sergio PES

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                                                                                      To the attention of

 

                                                                             Republic ofAlbania

                                                                             Kingdom of Saudi Arabia

                                                                             -Republic of Argentina

                                                                             -Republic of Armenia

                                                                             Kingdom of Belgium

                                                                             Bosnia and Herzegovina

                                                                             Federative Republic of Brazil

                                                                             Republic of Bulgaria

                                                                             People’s Republic ofCHINA

                                                                             The Republic of Cyprus

                                                                             Republic of Croatia

                                                                              ChancelleryRepublic of Cuba

                                                                             Commonwealthof Australia

                                                                             Kingdom of Denmark

                                                                             United Arab Emirates

                                                                             Republic of Estonia

                                                                             Republic of Finland

                                                                             Republic ofFrance

                                                                             Federal Republic of Germany

                                                                             United Kingdom of Great Britain

                                                                             Grand Duchy of Luxembourg

                                                                             Republic of Malta

                                                                             Republic ofMozambico

                                                                             Kingdom of Norway

                                                                             Kingdom of the Netherlands

                                                                             Republic of Poland

                                                                             Republicof Portugal

                                                                             Czech Republic

                                                                             Slovak Republic

                                                                             Russian Federation

                                                                             Republic of Senegal

                                                                             Kingdom of Spain

                                                                                                 Republic of SouthAfrica

                                                                              Kingdom of Sweden

                                                                              Republic of Turkey

     

OBJECT :  WARNING TO THE OCCUPYING ITALIAN FOREIGN   

              GOVERNMENT.

              GO AWAY TILL YOU ARE ON TIME.

The population is very fed up.

 

December the 9th 2013, a coordination of different groups and movements decided to say ENOUGH to the state of Italy.

Groups and movements started a join-venture and don’t want to waste their time with single category vindications, but unhinge the dominant and parasitical establishment represented by the state of italy.

So, be warned.

Our warning is to the occupying italian foreign government with all its institutions, bureaucratic and regulatory systems, organizations and its armed forces from the territories of the Sardinian Nation.

Do not underestimate the protest garrisons that people will create.

Do not even try to intervene in the usual criminal and repressive manner you are used to;   any kind of repression, no matter the reasons, will not be tolerated.

 As intimated by the MONITORING AND NOTICE of august 20, 2012, now this MLNS and this Sardinian Provisional Government, trusty to its duties toward the Sardinian Homeland and the entire Sardinian Peoples and in total solidarity with the other People of the Peninsula, comands to you to leave till you are on time.

 Leave the territories of the Sardinian Nation that you are still illegally and illicitly occupying and retreat with your institutions, police and armed forces from our territories, be true to your duties in respect to the principles and purposes of the Chart of the United Nations, and of the Treaties of New York of 1966 ratified by your law number 881/77 about the right of selfdetermination of all thePeoples subjugated to a foreign, colonialist and a racist regime, because this is what you are against the Sardinian People and against the other Peoples who live in the Peninsula.

 This MLNS and its Sardinian Provisional Government claim and demand to the General Assembly of the United Nations, to the International Community and to every single State to pretend from the occupying italian foreign government state to abide the right of selfdetermination of the Sardinian People, and to end the illegal and illicit occupation of the territories of the Sardinian Nation.

 This MLNS and its Sardinian Provisional Government, sharing this initiative undertaken by the coordination of groups and movements, which will start in December the 9th 2013, as authentic expression of struggle for freedom from the foreign occupying, colonialist and racist state of italy, claim and demand support and assistance like provided by the international law.

      

For the Sardinian National Liberation Movement and for theSardinian Provisional Government

 Sergio Pes (President)

                                                                             

 

 

                                                        

 

2013.11.15 – I padroni del mondo

Posted by Presidenza on 15 Novembre 2013
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Non c’è ministro, né presidente del Consiglio, né presidente della Repubblica o monarca ad avere il potere, l’insindacabilità e la durata della carica che hanno a disposizione un presidente e un dirigente della banca centrale europea. La B.C.E. da’“indicazioni” vincolanti ai governi, stabilisce i tassi e la politica monetaria. E nessun potere politico può interferire. E il popolo? Il popolo è sempre più estraniato,  sempre più sottomesso. Dov’è dunque la democrazia? Qui siamo in una super dittatura occulta. Analoga la storia delle altre banche centrali negli altri paesi d’Europa e del mondo. La più autonoma, la più indipendente, e la più spudoratamente privata è indubbiamente la “Federal Reserve” americana. La sua proprietà è inoltre tenuta scrupolosamente segreta, come segrete sono le riunioni della sua dirigenza. Palese è invece il suo potere, beffardo ed efficace, negli USA e nel mondo. Scrisse Gertrude Coogan: “La legge sulla Federal Reserve fu un grave errore. Essa consegnò ai banchieri internazionali il controllo assoluto sul sistema bancario americano e, di conseguenza, su ogni attività economica”. Persino nei regimi comunisti, in palese contraddizione con i dettami ideologici marxisti, le banche di emissione finirono in mano ai banchieri internazionali. Nel 1937 la Gosbank, l’istituto di emissione sovietico, fu privatizzato, e nel consiglio di amministrazione fu accolto il plurimiliardario ebreo americanoArmand Hammer. Ci fu una sola nazione, nel XX secolo, che osò nazionalizzare la propria banca di emissione, riconoscendo allo Stato, e quindi al popolo, la proprietà della moneta: la Germania nazionalsocialista. Riflettendo sull’accanimento criminalizzante riservato a Hitler ed ai suoi seguaci, e sulla nazionalizzazione della Reichsbank, forse si potrebbero formulare spiegazioni inconsuete e illuminanti sull’intera storia del secolo appena trascorso.

Ma,  per capire questo diabolico “sistema” è necessario andare con ordine e quindi è indispensabile cominciare definendo il ruolo strategico delle Banche Centrali.

Le Banche Centrali, quelle cioè che stampano la cartamoneta dei vari paesi del mondo, sono  “private”, ed i proprietari sono in maggioranza le altre banche e i grandi finanzieri internazionali. Ma allora, se il mondo della politica, se i governi, i capi di Stato, i ministri del tesoro e dell’economia non hanno più voce in capitolo sui tassi di sconto, sulle strategie monetarie, sulle condizioni dei prestiti, sui finanziamenti internazionali, sui cambi, sulle borse, chi coordina tutto questo complesso “mondo di numeri”, di previsioni economiche, di interventi piccoli e grandi destinati a influire in maniera determinante sulla vita di tutti i popoli? Chi prende le decisioni? Chi comanda? C’è chi afferma che sarebbe il sistema stesso, nel suo complesso groviglio di interessi e di meccanismi automatici, ad autogovernarsi, a funzionare come una enorme macchina avviata così bene da non aver più bisogno di progettisti e di macchinisti. Non ci sarebbe nessuno dunque a comandare. Tutto avverrebbe così, naturalmente, ineluttabilmente, come in un Eden illuminato dallo splendore del dio denaro. Ma si tratta di un’analisi che sa di malafede. Se le cose andassero così come vanno in modo automatico, se non ci fosse nessuno a decidere e comandare, non avrebbe senso cercare i responsabili. A nessuno potrebbe essere imputata la colpa delle crisi economiche, dei crolli monetari, della sistematica distruzione dell’ambiente, dello sfruttamento forsennato delle risorse o del lavoro, e della fame nel mondo.  Certo si tratta di una spiegazione eccessivamente comoda, e assai difficile da accettare. È allora necessario informarsi, ed osservare più da vicino il mondo delle banche centrali, cercando di individuare il momento e la sede dove esse si incontrano per decidere. Infatti costoro decidono veramente per tutti. E gli effetti di tali decisioni sono davanti agli occhi di tutti. E allora, informandosi, si viene a sapere che a Basilea, in Banhofplatz 2, ha sede la banca dei regolamenti internazionali BRI, o BIS“Bank for International Settlements”, fondata nel 1930, dove si riuniscono, ogni mese, i dirigenti di tutte le banche centrali del mondo. Proprietarie della BRI sono infatti tutte le banche centrali del mondo, ma in proporzioni assai differenti tra di loro. Il 25 % delle azioni sono della Federal Reserve USA, il 15 % della Banca d’Inghilterrae il rimanente 60 % è distribuito, con quote minime, tra tutti gli altri. Un 60% talmente frammentato da rendere impossibile una qualsiasi aggregazione percentualmente significativa.

La federal reserve, col suo 25 % di proprietà e con la costante, servile disponibilità della banca d’Inghilterra, ha gioco facile nel determinare il bello e il cattivo tempo. Nell’ambito della la banca dei regolamenti internazionali BRI, le banche centrali dei paesi più industrializzati del mondo, Stati Uniti, Giappone, Germania, Francia, Regno Unito, Italia, Canada, Olanda, Belgio, Svezia e Svizzera, hanno istituito appositi comitati di vigilanza internazionale: il CBVB, “Comitato di Basilea sulla Vigilanza bancaria”; il CSPR, “Comitato sui Sistemi di Pagamento e Regolamento”; e il CSFG, “Comitato sul Sistema Finanziario Globale”. Le nomine dei governatori delle banche centrali delle varie nazioni del mondo, prima di giungere alla ratifica dei rispettivi governi, dove ciò è ancora previsto, devono essere approvate dalla BRI; se a Basilea non sono d’accordo, tutto viene rimesso in gioco, si vagliano altre candidature, più gradite ai signori della Banhofplatz, fino ad individuare l’uomo adatto a gestire, a livello nazionale, le decisioni che vengono assunte lassù, nell’Olimpo dei potentissimi Morgan, Rockefeller, Warburg, Rothschild…

Certo, perché, nonostante i proprietari della federal reserve siano tenuti segreti, e segrete le loro riunioni, si sa per certo che tra di loro ci sono anche questi uomini, e che le loro quote pesano molto. Nomi che compaiono da secoli nella storia del denaro e, soprattutto, nella scalata che il potere finanziario internazionale ha fatto ai danni del potere politico. Quindi questo fantomatico potere che comanda il mondo del denaro, cioè il mondo dell’economia, cioè il mondo “tout court”, esiste davvero. In quelle riunioni mensili vengono affrontate tutte le questioni di ogni paese, vengono decisi i tassi di sconto, i beneficiari dei prestiti della BM (banca mondiale) e del FMI (fondo monetario internazionale), quali governi devono essere aiutati, facilitati, finanziati, quali monete devono decollare e quali svalutarsi, quali movimenti rivoluzionari devono essere armati e quali riforme devono essere sponsorizzate. Sì, perché chi ha il potere di decidere la politica monetaria può influire, in maniera determinante, su ogni cosa. Certamente, nei sontuosi saloni della BRI, si è molto discusso, e deciso, prima che venissero firmati gli accordi di Bretton Woods nel 1944, con i quali fu stabilito, tra l’altro, che il dollaro dovesse essere assunto come moneta per gli scambi internazionali. Certamente, negli uffici della Banhofplatz 2, si è molto discusso, e deciso, prima che il presidente USA Richard Nixon, nell’agosto del 1971, annunciasse al mondo la fine della convertibilità del dollaro in oro (sino ad allora per 35 dollari doveva esistere la garanzia di un’oncia d’oro). Certamente a Basilea si è molto discusso, e deciso, prima che la pubblica opinione del mondo venisse a conoscenza della “perestrojka”, del trattato di Maastricht,dell’eurodella guerra all’Iraq, della guerra nei Balcani, della guerra all’Afghanistan. E, probabilmente, si è parlato anche di “attentati, di grattacieli, dell’11 settembre” e di tante altre cose. Ora, nessuno, assolutamente nessuno di questi signori che si riuniscono, discutono e decidono il nostro destino al numero 2 di Banhofplatz di Basilea, è mai stato candidato in nessuna lista di nessun partito, è mai stato eletto da elettori di questo o di quel popolo del mondo. È dunque questa la democrazia?

Mark Alonzo Hanna, consulente del presidente USAWilliam McKinley e mitica figura di organizzatore di campagne elettorali, citato anche da Bush jr., ebbe ad affermare nel 1896: “Per vincere occorrono due cose.  La prima è avere molti soldi… la seconda non me la ricordo”. Ed è per questo che la scalata dei signori del denaro non è iniziata all’interno dell’area politica o delle istituzioni rappresentative delle singole nazioni. Si è sviluppata dove i soldi si fabbricano, all’interno delle banche centrali, affiancandone l’attività con una miriade di istituzioni internazionali, enti, fondazioni, banche di credito e d’affari tutte rigidamente dirette o controllate tra loro. Una ragnatela così ampia e articolata da consentire il progressivo condizionamento planetario di tutte le attività: la “Trilateral Commission”, il “Council on Foreign Relations”, il“Bilderberg Group”, il “Club di Roma” il “Club de Paris”, il “FMI”, la “BM”, l’“OMC” (organizzazione mondiale del commercio), la “CCI” (camera di commercio internazionale), l’“Institute of International Finance”, il “Forum di Davos”; e, ancora, il “Comitato di Bali”, per la supervisione bancaria; l’“IOSCO” (International Organisation of Securities Commissions) per la supervisione delle borse e dei mercati di capitali; l“ISMA” (International Securities Market Association); l’“IAIS” (International Association of Insurance Supervisors) per la vigilanza sulle compagnie di assicurazione; e l’“ISO” (International Standard Organisation) alla quale è demandato l’incarico di definire gli standard industriali, tanto per citarne i più noti e importanti.

Al condizionamento politico ed economico delle singole nazioni, attraverso il controllo monetario, si aggiunge il potere di influire sui rapporti internazionali. Poco importa se intere nazioni, nel gioco delle speculazioni, sono travolte e ridotte alla fame – vedi i paesi dell’America Latina – o altre vengono a trovarsi in posizione di immeritato vantaggio. Un esempio tra i tanti che si potrebbero fare: il 30 % dell’intero ammontare dei prestiti concessi dal FMI è attualmente assorbito dalla Turchia, favorita dalla sua posizione geo strategica nel “vicino Oriente”, che va salvata per non far perdere un forte alleato a Stati Uniti e ad Israele. Inoltre, attraverso il flusso dei finanziamenti, si attivano tutte quelle iniziative che si ritengono funzionali a questo disegno criminale mondiale, condizionando pesantemente, spesso sino a stravolgerle, anche quelle iniziative che, a prima vista, potrebbero apparire di segno opposto. Esempio particolarmente eloquente ne è il movimento dei “No Global”., contrariamente a quanto la pubblica opinione è indotta a credere, “l’International Global Forum” è largamente finanziato dallaFoundation for the Deep Ecology, un think-tank con sede a San Francisco, erede delle fortune del magnate Douglas Tompkins, il padrone della Esprit Clothing Company, la nota multinazionale di prêt-à-porter. Detta “Fondazione per l’Ecologia Profonda” nel 2000 ha dichiarato attivi per 150 milioni di dollari: grazie a questi fondi essa funziona come una finanziaria, che fornisce capitali iniziali per il lancio di gruppi anti global in tutto il pianeta. Ed ancora: tra i “finanziatori dei ‘No Global’ spicca un nome: Theodor (Teddy) Goldsmith.

Teddy è il fratello minore del defunto sir James Goldsmith, speculatore mondiale in materie prime,

uno dei dodici uomini più ricchi del mondo, cugino dei “Rothschild”

 

Da una interessante indagine di Maurizio Blondet si può arrivare a mettere in luce anche le relazioni che legano il mondo dei “No Global” ad un altro celebre miliardario, George Soros: “Ebreo ungherese naturalizzato americano, Soros è diventato enormemente ricco e famoso con speculazioni internazionali sulla lira negli anni 90, il genere di operazioni possibili nel “mercato globale”. Dunque, ovunque si cerchi, escono fuori soldi, enormi quantità di soldi, creati dal nulla, attraverso i quali i soliti potenti signori indirizzano, condizionano, determinano, controllano. Per ciò che riguarda l’Europa, taluni sono indotti a credere che l’euro sia il punto di arrivo spontaneamente perseguito dalle nazioni del vecchio continente, nel quadro della loro volontà di unificazione. Il professor Joshua Paul, docente della Georgetown University, ha pubblicato nell’autunno del 2000 una serie di documenti del Bilderberg Group, sino ad allora tenuti segreti, che documentano come da cinquant’anni quegli ambienti stessero lavorando perché l’Europa si dotasse di un’unica valuta. Già nel 1948 le Fondazioni Ford e Rockefeller avevano dato vita all’American Committee for a United Europe, con lo scopo di condizionare lo sviluppo monetario, economico e politico del nostro Continente in modo convergente agli interessi degli Anglo/Americani.

Un memorandum della sezione “Europa” del Dipartimento di Stato americano, in data 11 giugno 1965, riporta precisi suggerimenti al vicepresidente della Comunità Economica Europea, Robert Marjolin, per giungere al varo di un’unica valuta europea, non come concorrente del dollaro, ma come “agevole mezzo di controllo” delle economie delle singole nazioni europee. È infatti molto più semplice controllare un’unica entità monetaria e un’unica banca centrale indipendente, piuttosto che quindici valute e quindici Istituti di emissione con ancora qualche residuo legame con i ministri economici, i governi e il mondo politico. All’articolo 7 dello Statuto del Sistema Europeo di banche Centrali e della BCE si legge: “Né la BCE, né una banca centrale nazionale, né un membro dei rispettivi organi decisionali possono sollecitare o accettare istruzioni dalle istituzioni o dagli organi comunitari, dai governi degli Stati membri, né da qualsiasi altro organismo”. Le banche centrali delle singole nazioni europee, prima del Trattato di Maastricht, avevano un’indipendenza dal potere politico variabile tra il 40 e il 65 %; oggi, dopo i cambiamenti determinati dall’avvento dell’Euro, hanno raggiunto il 90 %. Dunque, mentre nessuna influenza può giungere dal potere politico alla BCE, dai vertici monetari giungono al potere politico continue indicazioni, parametri cui attenersi, precisi paletti che coinvolgono l’intera economia delle nazioni.

Come giustamente osserva Bruno Tarquini, già procuratore della Repubblica a Teramo, nel suo “La banca, la moneta e l’usura”, “lo Stato ha rinunciato alla propria sovranità monetaria, trasferendola a un istituto privato: questo perciò, in perfetta autonomia e indipendenza, esercita una pubblica funzione di essenziale rilevanza per la vita della Nazione, essendo noto che la politica monetaria (vale a dire l’emissione della moneta e la regolamentazione della sua circolazione nonché del mercato monetario) condiziona l’intero sistema economico di uno Stato e influisce quindi anche sulla sua politica generale, e particolarmente su quella sociale”. È davvero singolare come il Trattato di Maastricht si sia preoccupato di definire la BCE esclusivamente per ciò che riguarda la sua indipendenza. Francesco Papadia e Carlo Santini, nel loro “La banca centrale europea”, ricordano: “Dalla lettura del Trattato emerge la particolare collocazione della banca centrale europea nell’assetto istituzionale dell’Unione Europea. L’articolo 4, infatti, non la menziona tra le istituzioni (Parlamento europeo, Consiglio, Commissione, Corte di giustizia e Corte dei conti) della Comunità. Alla banca, però, il Trattato conferisce personalità giuridica e lo Statuto riconosce la più ampia capacità di agire in ciascuno degli Stati membri. Sotto il profilo giuridico-formale, la banca centrale europea non è, dunque, un’istituzione comunitaria […], i suoi atti non sono imputabili alla Comunità. La banca centrale europea è inserita in una cornice giuridica che ne stabilisce e ne tutela l’indipendenza nell’attuazione della politica monetaria”. La BCE determina dunque, in perfetta autonomia, come se ciò non avesse rilevanza politica e sociale, il livello dei tassi di interesse ufficiali, cioè il costo del denaro, in altre parole: la politica di espansione o di restrizione monetaria. E, se non bastasse, decide e guida, in perfetta indipendenza, tutte le operazioni di acquisto e di vendita degli euro contro altre valute sul mercato dei cambi. E le banche centrali nazionali devono conformarsi in tutto e per tutto alle direttive della BCE – il consiglio direttivo vigila attentamente! -, altrimenti bacchettate sulle dita, con tutto il potere per farlo! La BCE, e di conseguenza anche tutte le banche centrali nazionali, ufficialmente – e ormai questo è scritto a chiare lettere, nero su bianco, nei Trattati e nei Regolamenti – non possono concedere, per nessun motivo, crediti agli Stati, o alla comunità europea o a qualsiasi altro soggetto pubblico, e quindi è loro proibito acquistare titoli di Stato, sia al momento dell’emissione che successivamente. Non solo: se prima di Maastricht, qualche banca centrale, come sopra ricordato, poteva ancora prevedere allo Stato un parziale ritorno del Signoraggio, reddito ottenuto attraverso la politica monetaria, alla BCE si fa obbligo di non fare uscire neanche un centesimo dalle casse del Sistema europeo di banche centrali.

E, ancora, mentre i dibattiti e le sedute della camera dei deputati e del senato sono aperti al pubblico, le sentenze delle corti di giustizia devono essere dettagliatamente motivate e pubblicate, le riunioni del consiglio direttivo della BCE sono assolutamente segretate, ed è lo stesso consiglio che, di volta in volta, decide se pubblicare le proprie deliberazioni, se pubblicarne solo alcune parti, o se non pubblicarle affatto. Oltre tutto questo, i dirigenti della BCE godono di una sostanziale immunità: non sono infatti previste, all’interno della BCE, sanzioni per comportamenti impropri. Nei regolamenti si legge che è sufficiente il rischio di perdere credibilità e fiducia per garantire la certezza dell’operato dei dirigenti. Solo in caso di colpe gravissime e di comportamento palesemente illegittimo può intervenire la Corte di giustizia e occuparsi del caso. La perdita delle sovranità monetaria e legislativa, che sono parti essenziali della sovranità nazionale, da parte degli Stati europei, è stata stabilita in maniera irrevocabile. Ed alla chetichella. In Italia, come sottolineò

Ida Magli su “il Giornale” dell’11 marzo 2001, 

 

“nella legge di riforma della Costituzione, approvata dalla maggioranza di sinistra in gran fretta poche ore prima dello scioglimento delle Camere, c’è un passo fondamentale e che pure non è stato portato a conoscenza dei cittadini né prima né dopo della sua approvazione”.

Si tratta dell’articolo 117 in cui si stabilisce: “La potestà legislativa è esercitata dallo Stato e dalle Regioni nel rispetto della Costituzione, nonché dei vincoli derivanti dall’ordinamento comunitario e dagli obblighi internazionali”. In queste tre righe è codificata la perdita della sovranità legislativa dell’Italia. Per questo l’articolo 117 non è stato discusso apertamente: GLI ITALIANI NON DEBBONO SAPERE”. Forse, la politica della democrazia è proprio questa. Da qualche parte si è sentito il dovere di coinvolgere ed ascoltare il popolo attraverso regolari referendum, e lì, vedi il caso della Danimarca e della Svezia, Maastricht ed euro sono rimasti lettera morta.  Il popolo ha detto no! Ma queste sono rare eccezioni. Molto democraticamente, a tutti gli altri paesi europei è stato imposto di uniformarsi al modello americano senza diritto di replica, senza alcun referendum. Scrive Giulietto Chiesa sul suo “La guerra infinita”: “È il denaro che decide non più soltanto come l’economia deve procedere, ma anche – direttamente, immediatamente – come l’America deve essere governata.  […] Il popolo, come tutto il resto, non è più sovrano di nulla, essendo diventato, nel frattempo, consumatore.

Non ha forse invitato, l’imperatore Bush, pochi giorni dopo il tremendo impatto terroristico, i suoi elettori a ‘tornare a fare shopping’?”.

 

 

 

 
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2013.11.14 – New York Times: la Grecia sull’orlo della guerra civile

Posted by Presidenza on 14 Novembre 2013
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di FABRIZIO DAL COL

14 Novembre 2013

In un clima ormai da guerriglia, il New York Times, con un editoriale firmato da Nikos Konstantaras, caporedattore ed editorialista del quotidiano Kathimerini,  ipotizza per la Grecia il rischio di una guerra civile. L’analisi del giornalista è impietosa e sconfortante: è difficile immaginare che negli altri Paesi, “specialmente nelle mature democrazie occidentali” l’omicidio di due membri appartenenti a un partito relativamente piccolo “possa sollevare seri timori d’instabilità politica e di divisione nazionale”. Konstantaras si riferisce alle dure reazioni all’assassinio, avvenuto la sera del primo novembre, di due membri di Alba Dorata, il partito di estrema destra di stampo neonazista, responsabile di diversi attacchi a oppositori politici e immigrati, tant’è che oggi il suo leader e i membri principali sono sotto processo per aver creato “un’associazione criminale”. Questa  è la precaria situazione in Grecia, oggi alle prese con le fatiche per superare il suo sesto anno di recessione e il terzo anno di un programma di ripresa economica, che è ancora lungo e carico di austerità, ma troppo breve per sperare sulla crescita.

Dopo gli omicidi del 1 novembre, il primo ministro Antonis Samaras ha detto: “E’comeaccendere un fiammifero in una polveriera, soprattutto quando ci sono così tanti altri fuochi accesi per l’economia”. Konstantaras  ricorda come la crisi e le misure volte a combatterla hanno portato il tasso di disoccupazione al 28 per cento, un forte calo del prodotto interno lordo (il 28 per cento dal 2008), l’ aumento delle tasse, redditi più bassi, meno vantaggi, diffusa insicurezza e perdita di fiducia nel sistema politico, nelle istituzioni democratiche e anche nell’Unione europea. Continuando, Konstantaras  afferma che le forze politiche di sinistra e di destra stanno recuperando forza, e che questo, forse porta in direzione di un conflitto, e con il centro che lotta per resistere potremmo anche vedere ciò che sembrava impossibile fino a poco tempo fa: un nuovo ciclo di lotte civili, dopo decenni di pace e di progresso. Anche se una discesa della violenza politica non è imminente, la scena è in mano a coloro che possono  decidere di usare o meno le pistole.

Alla luce di ciò, proprio su questo giornale, che qui ringrazio, più volte avevo sostenuto che sulla Grecia e su Cipro le maggiori responsabilità erano quelle tedesche, e  proprio oggi, è successo quanto anticipato e ampiamente atteso : la Germania è finita sotto indagine della Commissione europea. Austerity e rigore erano il mantra di Berlino, ma fin dal 2011, gli Usa bollavano tale decisione come una follia economica, e ribadendo che solo con la priorità della crescita si sarebbe potuto evitare il declino totale dell’Europa, avevano anche invitato la Ue a cambiare la sua politica economica. Oggi si scoprono le ragioni che hanno portato la Germania  a recitare i ruolo di locomotiva Europea : un eccesso di export dovuto  allo sforamento di quattro parametri. Il surplus commerciale della Germania “può mettere pressione sull’apprezzamento dell’euro e rendere difficile il recupero della competitività dei Paesi periferici dell’Eurozona”, ha scritto la Commissione europea.  Una affermazione che pesa come un macigno, quella della commissione Europea, ma che sembra calzare a pennello ai fatti che accadono in Grecia, che oggi rischia  di divenire la prima vittima sacrificale delle politiche rigoriste tedesche.

 


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Il Governo Sardo Provvisorio è solidale con il Popolo Bretone

 

tratto da : (clicca qui)

 

di Mauro Indelicato

11 novembre 2013

I bretoni non ci stanno: dopo anni di celata insofferenza e dopo un diffuso malcontento generalizzato, la regione più a nord della Francia ha detto basta ed è in questi giorni interamente in piazza.

La goccia che ha fatto traboccare il vaso, ha riguardato l’aumento delle tasse sui prodotti agricoli, sui quali si regge gran parte dell’economia bretone; ma ben presto la protesta di una singola categoria, si è trasformata nell’esplosione di un malcontento dell’intera popolazione della regione, da sempre poco incline ad essere assoggettata al governo centrale di Parigi.

Si perché in Bretagna il tricolore è quasi assente; chi va a visitare quei luoghi così stupendi che si affacciano sull’Atlantico, non chiami un cittadino del luogo con l’aggettivo francese o non si rivolga a lui in lingua francese, perché tutto ciò potrebbe passare addirittura come un’offesa. Tengono molto i bretoni alle proprie radici culturali e linguistiche, diverse da quelle del resto del paese e se poi Parigi impone scelte che condizionano la vita quotidiana e l’economia della regione, ecco che la bolla esplode e diventa quasi impossibile controllarla.

Mentre i media tradizionali spacciavano per imponenti le manifestazioni di piccoli gruppi di studenti contro le presunte politiche anti immigrazione del governo Hollande, in sordina in Bretagna i “berretti rossi” davano il via ad una sommossa che coinvolge tutta la regione. I berretti rossi sono il simbolo scelto dagli agricoltori in protesta, i quali indossano per l’appunto dei copricapi rossi come segno distintivo; dalle campagne, i tumulti sono arrivati alle città: Brest, Rennes su tutte, ma anche altri importanti centri, sono paralizzati da quasi una settimana tra scioperi, occupazioni e scontri con le forze dell’ordine.

Infatti, tutta la popolazione è scesa in piazza a dar manforte ai berretti rossi e la situazione sembra decisamente poco sotto controllo, anzi molte fonti locali affermano che è letteralmente sfuggita di mano a Polizia e Gendarmeria.
Emblematico ciò che avviene nelle autostrade: gran parte delle nuove accise infatti, vengono riscosse dai caselli autostradali e così, diversi cittadini, dopo aver piazzato delle micro cariche sui caselli, li hanno tirati giù in modo che venga difficile se non impossibile riscuotere i pedaggi.

Ben presto, una protesta di soli agricoltori, si è trasformata in una maxi mobilitazione di un’intera popolazione che rivendica anni di angherie e soprusi da parte del governo nazionale e che vuole difendere con grinta le proprie radici culturali.

A preoccupare l’Eliseo è anche un effetto domino che tutto ciò potrebbe avere in Francia e, perché no, in Europa: dopo aver cercato di nascondere la notizia, adesso però i media a seguito di 5 giorni di autentiche battaglie urbane, non possono più celare nulla e in un paese infastidito da governi che pensano più ai matrimoni gay che ad un’economia che non tira più, le immagini bretoni potrebbero dar manforte ad altri movimenti in altre regioni.

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