Madiba ci ha lasciato ma i suoi insegnamenti non moriranno mai.

E’ stato un esempio di onestà, di libertà e di fedeltà ai principi di uguaglianza di tutti gli esseri umani.

Ciò che ha fatto resterà sempre indelebile nella memoria di tutti i popoli che anelano alla libertà, una libertà cercata nel segno della fratellanza e della non violenza.

Il Movimentu de Liberatzioni Natzionali Sardu e le sue istituzioni di Guvernu Sardu Provvisoriu esprimono al Governo della Repubblica Sudafricana, al Popolo sudafricano e alla famiglia la sua vicinanza e cordoglio in nome di tutto il Popolo Sardo.

Sergio PES (Presidente MLNS e GSP)im

2013.12.05 – Nelson Mandela è morto

Posted by Presidenza on 5 Dicembre 2013
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Madiba, il leader sudafricano simbolo della lotta all’apartheid e premio Nobel per la pace, si è spento oggi all’età di 95 anni. Il ricordo di Wired

Il suo secondo nome, Rolihlahla, aveva qualcosa di profetico. In lingua Xhosa, la sua etnia di appartenenza, vuol dire più o meno attaccabrighe, o colui che provoca guai. E in effetti Nelson Mandela, il leader sudafricano morto oggi a 95 anni a Pretoria, dopo settimane di salute incerta, non ha condotto quella che si dice una vita tranquilla, sacrificando tutta la sua esistenza alla lotta contro le ingiustizie e la segregazione razziale.

Ripercorriamo brevemente le tappe essenziali della vita di Madiba, altro nomignolo con cui era noto Mandela. Nato a Mvezo il 18 luglio 1918, era discendente della famiglia reale dei Thembu, una tribù di etnia Xhosa. A 22 anni, nel mezzo di un periodo estremamente difficile per i neri sudafricani, tormentati da leggi restrittive per gli spostamenti interni al Paese e da vari provvedimenti di segregazione, fu espulso dall’Università di Fort Hare per aver partecipato a una manifestazione di protesta insiema all’amico Oliver Tambo. Tornato a casa dovette affrontare un’altra ingiustizia: il suo capotribù l’aveva promesso in sposa a un’altra ragazza del suo rango, e la dote per il matrimonio era stata già pagata. Indomito, scappò a Johannesburg, dove trovò lavoro come guardiano alle Miniere della Corona.

Fu qui che il giovane Mandela si rese conto della miseria opprimente e delle condizioni disumane cui erano sottoposti i suoi compagni lavoratori. Assieme a tre compagni, fondò allora la Lega Giovanile dell’African National Congress (Anc), iniziando così il suo lungo impegno contro i mali dell’apartheid. La forza delle sue azioni e delle sue campagne irritò non poco le autorità, che lo rinchiusero più volte in carcere. Fino alla condanna definitiva all’ergastolo, emessa nel 1964. Restano alla storia le parole che pronunciò alla fine dell’arringa difensiva: “Ho nutrito l’ideale di una società libera e democratica, in cui tutte le persone vivono insieme in armonia… Questo è un ideale per cui vivo e che spero di realizzare. Ma, se è necessario, è un ideale per cui sono pronto a morire”.

Mandela visse i successivi 26 anni, fino all’11 febbraio 1990, in carcere, sottoposto a un regime di durissimo isolamento e continuando in cella, per quanto possibile, le sue battaglie. Il resto è storia recente: uscito di prigione, divenne presidente del Sudafrica (fu il primo capo di stato nero) e rafforzò il sostegno alle organizzazioni per i diritti sociali, civili ed umani. Fu premiato con svariate onoreficenze internazionali e con il premio Nobel per la pace nel 1993, assegnato “per l’opera svolta per fine non-violenta dell’era dell’apartheid e per aver gettato le basi per un nuovo Sudafrica democratico”.

Ricordiamo soprattutto l’impegno di Mandela nel campo della scienza e della salute. Il presidente abbracciò con entusiasmo il progetto del Nacosa, che si prefiggeva sei obiettivi fondamentali: educazione e prevenzione, consueling, salute, diritti umani e riforme legislative, welfare e ricerca. L’impegno di Mandela e del Nacosa era soprattutto indirizzato ad arginare le epidemie di Aids: il progetto, grazie alla guida del leader e del ministro della salute Dlamini-Zuma, si concretizzò nel piano nazionale National Security Plan: per la prima volta, le istituzioni sudafricane stabilirono chiaramente che le persone sieropositive non dovevano subire alcuna forma di discriminazione, e affrontarono la questione con un approccio multidisciplinare, concentrandosi soprattutto sulle categorie sociali più deboli e maggiormente soggette al rischio di infezione, cioè le donne e i giovani.

Purtroppo, quando Mandela si ritirò dalla scena pubblica, nel 1999, il progettò naufragò, probabilmente perché troppo ambizioso per le capacità organizzative del Sudafrica e a causa di una serie di gaffes ed errori del ministro Zuma e del nuovo governo Mbeki. Ma il contributo di Madiba continuò: nel 2004 presenziò alla XV Conferenza Internazionale sull’Aids di Bangkok e nel 2008, a sorpresa, al concerto organizzato a Londra per festeggiare i suoi novant’anni e celebrare il suo impegno nella lotta al razzismo e all’Aids. Ai lati del palco fu mostrato il numero 46.664, la sua matricola durante la lunghissima detenzione.

tratto da : (clicca qui)

 

2013.12.05 – Gruppo Bilderberg, l’oligarchia invisible

Posted by Presidenza on 5 Dicembre 2013
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di Marco Petrillo

Se ti dicessero che il futuro del mondo viene deciso, di anno in anno, dai membri di un club molto esclusivo, ci crederesti?

Fondato nel 1954, il Gruppo Bilderberg, che deve il suo nome all’albergo olandese che ospitò il primo meeting, riunisce ogni anno, in meeting privati, dai 120 ai 150 tra gli uomini più influenti e potenti del mondo. Sebbene vengano forniti di volta in volta dei temi generali di dibattito, nessuno sa veramente di cosa si discuta in queste riunioni, proprio per la loro natura strettamente privata. Al punto che è addirittura impossibile avvicinarsi alla sede delle riunioni (che cambia ogni anno), nel raggio di centinaia di metri, con tanto di reti metalliche e agenti di polizia a impedire l’accesso ai curiosi.

Le teorie della cospirazione hanno negli ultimi decenni dato grandissimo risalto a questi meeting, tanto che, da sconosciuto, il Gruppo Bilderberg è diventato uno degli argomenti più dibattuti della rete, con tanto di sporadici passaggi televisivi.

Ma non sono soltanto i teorici della cospirazione a parlarne. Ferdinando Imposimato, giudice e presidente della Suprema Corte di Cassazione, ha dichiarato ripetutamente che “Il Gruppo Bilderberg governa il mondo e le democrazie in modo invisibile”. Ma non si ferma qui, anzi rincara la dose, sostenendo che “dietro la strategia della tensione e le stragi c’è anche il Gruppo Bilderberg, una specie di Grande Fratello che sta sopra, manovra, si serve di terroristi neri e massoni”. A sostegno di quest’affermazione ci sono dei documenti, ritrovati dallo stesso Imposimato, del magistrato Emilio Alessandrini, e del terrorista di Ordine Nuovo (nome sospetto per i cospirazionisti, vedere New World Order) Giovanni Ventura, legato a sua volta all’agente del SID (servizi segreti italiani) Guido Giannettini.

L’albergo De Bilderberg, in Olanda, dove nel 1954 si tenne la prima riunione privata del Gruppo

Lo stesso è avvenuto con i più recenti Presidenti del Consiglio dell’Italia, entrambi scelti dal Presidente della Repubblica e non eletti attraverso le normali elezioni democratiche. Il primo, Mario Monti è un membro di spicco del Bilderberg, in quanto facente parte dello Steering Committee, ovvero il quadro dirigenziale del Gruppo, i cui membri sono presenti a ogni incontro (gli altri sono invitati di anno in anno). L’attuale Presidente del Consiglio, Enrico Letta, è stato invece invitato nel 2012 al meeting tenutosi a Chantilly, Virginia (USA) dal 31 maggio al 3 giugno. Proprio come Obama, pochi mesi prima di diventare Primo Ministro.

Il Conte francese Henri de Castries, CEO dell’AXA Group, è l’attuale presidente del Comitato Direttivo del Gruppo Bilderberg

Strana coincidenza. Infatti anche in questo caso si può parlare di un passaggio di testimone, con l’adozione di una politica improntata a una forte pressione fiscale, e volta a soddisfare le richieste dell’Unione Europea, come già fatto precedentemente da Romano Prodi, anch’egli membro del Bilderberg.

Ma quali sono gli obiettivi perseguiti da quest’assemblea, che può essere definita come la più grande lobby di potere al mondo?

A preoccupare maggiormente i teorici della cospirazione è il punto che riguarda la drastica riduzione della popolazione mondiale. Un obiettivo considerato fondamentale ad esempio da Henry Kissinger (vedi National Security Study Memorandum 200): figura di spicco della politica americana, Segretario di Stato per Nixon e Ford, premio Nobel per la pace nel 1973, membro del Gruppo Bilderberg, in cui ha fatto anche parte dello Steering Committee. Suo figlio è, tra l’altro, presidente della NBC, una delle principali TV americane.

I metodi per arrivare al raggiungimento di questo ambizioso obiettivo variano dalla classica guerra mondiale, al controllo delle nascite, per arrivare a malattie e carestie. Fantascienza? Speriamo, ma addentrandosi nel campo delle possibilità e guardandosi intorno non c’è da stare tanto tranquilli.

Gli ultimi due Presidenti del Consiglio italiani, Monti e Letta, sono entrambi legati al Gruppo Bilderberg, in cui Monti riveste un ruolo di rilievo essendo membro del Comitato Direttivo

Le teorie della cospirazione si trovano comunque concordi su un punto: i potenti del mondo vogliono stabilire il “New World Order”, un super-Stato mondiale di stampo orwelliano. Osservando i fatti, viene da essere d’accordo. Da una parte abbiamo gli Stati Uniti, dove il controllo telematico sui cittadini è pressoché assoluto grazie al già citato Patriot Act, come rivelato recentemente da Snowden, il giovane hacker che ha reso pubblici i documenti che mostrano come la NSA, National Security Agency, abbia spiato i registri relativi alle telefonate di milioni di americani. La stessa cosa sta succedendo in Gran Bretagna, in seguito agli attentati terroristici del 2005 a Londra. Dall’altra parte abbiamo un’Unione Europea che si sta lentamente trasformando in un sovra-Stato internazionale. Un processo graduale ma inesorabile, che ha portato finora a una moneta unica e a una Costituzione Europea, ma che già prospetta un esercito comune, mentre all’orizzonte si intravvede l’uniformità istituzionale e di governo. Senza neanche rendercene conto, ci stiamo trovando a vivere in un unico Stato, senza una reale possibilità di scelta, in quanto non sono stati proposti referendum al riguardo.

Per far sì che l’opinione pubblica accetti questi cambiamenti, vengono creati “ad hoc” degli spauracchi, dei veri e propri leitmotiv ripetuti incessantemente alla popolazione attraverso i mass media e gli esponenti politici. Ad esempio, quante volte al giorno si sente la parola “crisi”, ascoltando i telegiornali? Quante volte sentiamo in bocca ai nostri politici i ritornelli “Per far fronte alla crisi”, o “Provvedimento speciale anti-crisi”, o “Combattere la crisi”? Centinaia. Ora, sostituite in queste frasi la parola “crisi” con la parola “terrorismo”, e avrete il succo dei discorsi presidenziali di George W. Bush, quando dovette far accettare all’opinione pubblica una serie di guerre sanguinose e l’ormai celebre Patriot Act, che di fatto annulla tutti i diritti civili dei cittadini.

Il principio è sempre lo stesso: quello della semplice scaletta Problema, Reazione, Soluzione.

Si crea, o si esaspera un Problema, al fine di creare una Reazione nella popolazione, che chiederà di sua spontanea volontà una Soluzione, che tu tenevi già a portata di mano prima ancora che sorgesse il problema. Tutto per fare accettare al cittadino qualcosa che altrimenti non avrebbe mai accettato.

È fatto noto, ad esempio, che sia i Talebani che Saddam Hussein, siano stati formati e sovvenzionati dagli americani per decenni.

È fatto meno noto, invece, che la colossale crisi che ha investito l’occidente dal 2008 a oggi sia stata creata e studiata a tavolino, alterando i tassi d’interesse esercitati dalla Federal Reserve, il cui presidente, manco a farlo apposta, è ospite abituale del Bilderberg. Questa iniziale crisi è poi cresciuta esponenzialmente grazie alla sapiente speculazione finanziaria delle principali banche (i cui CEO sono ovviamente membri del Bilderberg), e ai provvedimenti presi sia dai singoli governi che dalle rispettive Banche Centrali.

Sarà un caso che al Ministero dell’economia dell’Italia, solo per fare un esempio, si siano succeduti dal 2006 a oggi, quasi esclusivamente membri del Bilderberg? Tremonti, Padoa-Schioppa, Siniscalco e Monti. Per non parlare dell’ex Governatore della Banca d’Italia (dal 2006 al 2011) Mario Draghi, ora passato alla BCE, anch’egli assiduo frequentatore delle riunioni Bilderberg.

Normale, si pensa, per un forum che punta a raccogliere gli uomini più influenti del mondo, che si scelgano figure che occupano posizioni di rilievo. Bizzarro, invece, che questi spesso arrivino a occupare quelle posizioni solo dopo essere entrati a far parte del club.

Quel centinaio di persone riunite in un albergo a 5 stelle sono perfettamente in grado, agendo di comune accordo, di manovrare i destini del mondo: creare guerre, economiche o militari, destituire e creare governi, affamare un paese o finanziarne un altro. Manovrare le masse. La segretezza è necessaria per mantenere la facciata delle democrazie nazionali, dietro alle quali si cela un’invisibile oligarchia.

Le liste dei partecipanti agli ultimi 3 meeting sono reperibili sul sito ufficiale del Bilderberg, mentre liste più complete sono reperibili su altri siti dedicati.

tratto da : (clicca qui)

 

 

 

01-12-2013

Ancora tensioni pilotate dall’Estero in Ucraina. Ue e Usa non ci stanno e usano le leve già sperimentate al tempo dell’abortita ‘rivoluzione arancione’ per ‘destabilizzare’ l’Ucraina.
In tutta l’Ucraina migliaia di eurofanatici finanziati protestano contro la decisione sovrana del governo di non firmare l’accordo di associazione con la Ue ed avvicinarsi alla Russia.

Il premier Mykola Azarov ha annunciato che Yanukovich si recherà presto a Mosca per discutere di un rafforzamento dei rapporti economici, dopo il “no” al trattato di associazione con l’Ue. “Yanukovich vuole firmare una roadmap per la cooperazione che presuppone il ritorno alla normalità nei rapporti economici e commerciali”.

“L’Ucraina ha fatto la sua scelta geopolitica, siamo un popolo europeo e la nostra strada è stata tracciata dalla storia – ha aggiunto il presidente – ma al tempo stesso è mia profonda convinzione che il nostro governo debba far valere il suo ruolo di partner alla pari nell’associazione alle nazioni europee”.

Le manifestanti non sono pacifiche, e alcuni attivisti ‘arancioni’ si sono introdotti nel palazzo del municipio di Kiev, occupandolo.

A dimostrazione di come queste contestazioni siano costruite a tavolino per ‘forzare’ il governo ucraino a svendersi alla Ue, l’entrata in scena dell’organizzazione globalista con oscuri finanziamenti delle ‘paolini in gonnella’ di Femen. Davanti all’ambasciata di Kiev a Parigi, cinque ‘militanti’ hanno, infatti, urinato su altrettante gigantografie del presidente Ianukovich gridando “Ucraina in Europa”. A seno nudo, con scritte contro il presidente ucraino sul corpo, le attiviste del movimento, tutte e cinque ucraine, hanno spiegato di voler dire all’Europa che “l’Ucraina ha bisogno di aiuto” e “denunciare la violenza di Kiev contro i manifestanti”.

La Ue è cinque fanatiche che urinano in piazza.

Per quale motivo un paese appena liberatosi dal giogo sovietico dovrebbe passare a quello di Bruxelles è misterioso. Ovviamente ci sono motivazioni storiche a spingere parte della popolazione ucraina a non fidarsi dei Russi, ma oggi i ‘nuovi russi’ sono a Bruxelles.

tratto da : (clicca qui)

2013.12.04 – Siamo dei Re!… e non lo sappiamo

Posted by Presidenza on 4 Dicembre 2013
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L. Da Vinci – Uomo vitruviano

 

Il tema del diritto alla sovranità individuale che supera e sostituisce ogni altro diritto legato alle varie giurisprudenze adoperate fino ad oggi nella nostra civiltà, è per quasi tutti ancora da scoprire e approfondire, soprattutto nel nostro paese in cui vige una scienza giuridica dissimile da quella del mondo anglosassone. Molti ricercatori hanno trovato infatti in Australia, Nuova Zelanda, Inghilterra, Canada e Stati Uniti una strada efficace per dialogare correttamente con le leggi locali al fine di subordinarle alla rivendicazione della propria unica e insuperabile sovranità.

Per essere più chiari, in questi paesi numerosi attivisti sono riusciti a rendere inapplicabili le leggi dello stato, e quindi autoproclamarsi al di sopra di esse, per la semplice ragione che nel momento in cui si dichiara al giudice o al pubblico ufficiale di essere una persona in carne ed ossa, rigettando l’identificazione col proprio nome e cognome, in quel momento si è sovrani di se stessi, perciò liberi dai molti vincoli che il sistema ha elaborato per trattarci come schiavi ignoranti.

Riteniamo il tema essere fondamentale per traghettarci definitivamente in una nuova era e lasciarci alle spalle l’epoca buia della manipolazione di massa operata dal potere. In rete è possibile visitare il sito one-heaven che riporta il risultato raggiunto fino ad ora nella scrittura di un nuovo codice giuridico basato sul valore che l’essere umano ha di fronte all’Assoluto, piuttosto che di fronte al potere temporale dei pochi.

In Italia non mi risulta che ci siano ancora gruppi di lavoro che si stanno adoperando in tal senso. Per questo l’iniziativa di Italo Cillo di occuparsene nel suo podcast settimanale Tempo di cambiare  è senz’altro benemerita, tanto più che nel suo ultimo resoconto ha voluto intervistare uno dei protagonisti di questa ricerca, Santos Bonacci, di cui abbiamo già pubblicato un’importante conferenza qui su Pickline.

In questa intervista Santos Bonacci, australiano di genitori calabresi, ha ammesso di non conoscere la materia giuridica italiana e quindi di non sapere bene ancora come applicare da noi ciò che si sta facendo nei paesi anglosassoni. In ogni caso si tratta di studiare la nostra storia del diritto per trovare certamente anche qui il tallone d’Achille, dal momento che è dal diritto romano e canonico che derivano la maggior parte delle giurisprudenze del mondo.

In effetti Bonacci è partito dallo studio della storia per iniziare la sua ricerca, in particolare dai sincretisti rinascimentali, Giordano Bruno, Pico della Mirandola, Marsilio Ficino. Ma prima ancora di mettersi a studiare c’è stato un suo risveglio rispetto al fatto in primo luogo che le chiese che si dicono cristiane, in realtà non lo sono; inoltre che la funzione essenziale dei governi è ormai diventata quella di coprire il terrorismo e garantire a loro modo la protezione dei cittadini.

La consapevolezza che tutto questo mondo è organizzato esattamente al contrario di come dovrebbe essere, l’educazione, la religione, la politica, la finanza, l’ha condotto ad occuparsi di legge, di scienze occulte e di astro-teologia, una materia che ha rappresentato uno dei cavalli di battaglia di Jordan Maxwell. Tutto ciò viene collocato da Bonacci in una prospettiva, appunto, sincretista, che unifica i risultati di molte discipline quali la filosofia, la scienza e le religioni. Pico della Mirandola incontrò la Chiesa di Roma alla fine del Quattrocento per cercare di convincerla che tutti i sistemi di pensiero possono essere sincretizzati in uno solo e che alla fine Tutto è Uno. I cardinali non accolsero la proposta, ma in fondo fu fortunato perché non lo bruciarono come fecero con Giordano Bruno.

E’ da questo retroterra culturale che comunque Bonacci ha iniziato ad avvicinarsi al tema della sovranità personale, in particolare dando prova che tutta la sapienza di origine greca ed ebraica in fondo voleva esprimere la verità dell’unità del micro e del macrocosmo, come in alto, così in basso.  In altre parole il vero segreto sacro, che oggi non si può più ignorare è questo: il Cristo che giace dentro di noi. Ciò si traduce nel fatto che come individui abbiamo noi stessi la responsabilità di salvarci. Si tratta di un atteggiamento che produce automaticamente un risveglio personale. Bonacci cita nell’intervista la frase del vangelo in cui si dice che i morti risorgeranno; ma i morti siamo noi! Ed è con il risveglio personale che possiamo resuscitare.

Detto ciò, consideriamo ciò che accade nei tribunali giudiziari. Tutto il sistema vigente in realtà è un sistema ecclesiastico, tanto è vero che il giudice è sempre vestito di nero perché in realtà è un prete. Ecco perché in ogni tribunale è presente il simbolo della croce nella corona, dal momento che rappresenta il potere dell’elite del mondo, costituita da poche famiglie imparentate fra loro, divenute ricchissime attraverso l’inganno sistematico. E’ il potere delle corporations, le multinazionali, di cui il Vaticano probabilmente è la più potente. Questa elite ha organizzato il mondo attraverso il modello ecclesiastico, coprendosi sotto le spoglie laiche delle forze politico-finanziarie, i re del mondo. Un matrimonio infernale, lo definisce Bonacci.

Con riferimento alle leggi anglosassoni, una persona che si presenta in tribunale è considerato a tutti gli effetti come qualcuno perduto in mare, un ignorante, uno schiavo, un imbecille. Nel momento in cui essa rilascia delle dichiarazioni, è come se affermasse uno stato di belligeranza, come se contestasse la loro autorità. A questo punto loro possono benissimo rivalersi su di essa decretando la pena che vogliono, la prigione o la multa. Quel che accade in realtà è che, con le proprie dichiarazioni, la persona accetta lo status di non risvegliato, ovvero di chi non sa chi è veramente e quindi si sottopone al giudizio della corte.

Tutti i personaggi che operano nei tribunali si rifanno allo stesso sistema in auge ai tempi dell’inquisizione, il giudice, il cancelliere, il pubblico magistero, quando si amministrava la giustizia in nome di dio. Il fatto è che si tratta del loro dio, non di Dio, creatore dell’universo, primo motore immobile assoluto. E’ in nome del loro dio, del loro sistema, che loro applicano su di noi le loro leggi.  Le loro leggi infatti non valgono per loro. Essi non a caso risultano sempre impuniti davanti ai tribunali. Si tratta insomma di un sistema fittizio. Tanto è vero che il loro sistema può sottomettere gli individui attraverso i loro nomi e cognomi, stampati sui documenti ufficiali ma non può sottometterli in quanto carne ed ossa.

Accettando l’identificazione con il proprio nome e cognome è come se si ammettesse il fatto di non essersi risvegliato alla propria sovranità. In altre parole sottomettersi al tribunale non è degno di un sovrano, di un essere che porta la divinità in sé. E’ in questo senso che non c’è mai stato un salvatore vicario, ma siamo noi a doverci salvare, ricordandoci chi siamo veramente e non riconoscendo il valore del tribunale, espressione del sistema corrotto che non espleta la vera giustizia, ma contempla soltanto l’affarismo economico.

Con questi presupposti Bonacci delinea un modello di comportamento da dover seguire davanti al tribunale che conduca fuori dai parametri consueti. Per prima cosa bisogna proclamarsi amico della corte  e  pacifico abitante del mondo, in modo da escludere subito la presupposta belligeranza dell’accusato contro la corte. Poi occorre far presente che si è venuti davanti alla corte per la questione relativa al proprio nome e cognome, perché, verosimilmente c’è un errore proprio in relazione a ciò. Questo, perché si tratta appunto di un nome, non di una persona viva in carne ed ossa. La corte infatti può trattare solo pezzi di carta, morti in se stessi, non la realtà e la verità che esce dalla viva bocca della persona.

Dopo tale prolusione, è importante tener testa al giudice non rispondendo alle sue domande ma fare a lui delle domande. Questo è importante: non deve essere il giudice a fare le domande! Occorre far presente la propria posizione fin dalla prima domanda del giudice, quella relativa al nome dell’accusato, perché da parte sua il giudice ha la necessità di identificare la persona con il proprio nome, dando vita ai suoi documenti cartacei morti. Ma il nome è una finzione, che si riferisce a tutta la finzione propria del sistema burocratico. Se si accetta l’identificazione col proprio nome, si è sconfitti e si entra automaticamente nel suo sistema, quindi si accetta di sottomettersi alle decisioni arbitrarie del tribunale.

Per questo è importante mettersi nella posizione di fare le domande. Bonacci fa notare che in inglese il verbo domandare si dice asking, che letteralmente significa come un re.  Esattamente ciò che siamo e dobbiamo provare di essere. Una delle domande che si possono porre al giudice è questa:

Con quale autorità state utilizzando questo nome e cognome come identificazione personale?

Bonacci puntualizza che questo vale nei paesi anglosassoni, è quindi da verificare bene se la stessa impostazione può valere anche in Italia. Per esempio sul certificato di nascita in Australia è stampata chiaramente la dicitura: Non deve essere utilizzato come identificazione personale. A quella domanda il giudice non può rispondere perché a quel punto è il governo dello stato ad essere posto sotto accusa.

Il sistema dominante, occorre ricordare, fondamentalmente porta avanti solo e sempre una motivazione economica, per questo siamo trattati come un’istituzione commerciale. Quando si giudica una persona in tribunale in realtà il sistema sta giudicando una corporation, una personalità giuridica, quella data dal nome e cognome. Ecco perché, conoscendo le domande giuste da porre, si potranno vincere le cause nel 100% dei casi. Occorre tuttavia studiare bene il sistema di leggi del paese in questione per formularle e presentarsi onorevolmente ed amichevolmente davanti alla corte da sovrano, ed evitare di dare per scontato il presupposto di essere colui che non sa chi è, quindi essere trattato da schiavo imbecille, come in maniera assai ingegnosa il sistema ha da sempre predisposto.

Per chi vuole essere in contatto con Santos Bonacci, il suo sito web è: http://www.universaltruthschool.com/

tratto da : (clicca qui)

2013.12.03 – Da oggi assassinare anonimamente un politico si può

Posted by Presidenza on 3 Dicembre 2013
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La piattaforma “Assassination Market” permette di raccogliere fondi per pagare i killer. Sei gli obiettivi finora finanziati. Tra questi Obama, il direttore dell’Nsa e il presidente della Federal Reserve.

lunedì 2 dicembre 2013

La scheda sulla piattaforma “Assassination Market” che riguarda la raccolta fondi per l’assassinio del Presidente Usa Barak Obama.

di Franco Fracassi

Desiderate ardentemente che un politico che voi disprezzate venga ucciso? A quanto pare, da oggi è possibile. Esiste un sito che raccoglie fondi per finanziare assassinii politici. Si chiama Assassination Market. Si trova nel web più nascosto, quella parte di internet utilizzata dai trafficanti di droga e dai venditori illegali di armi. Il sito è online dal luglio di quest’anno. Finora sei gli obiettivi per cui si stanno raccogliendo fondi: il ministro della Giustizia svedese Eva Carin Beatrice Ask, il premier finlandese Jyrki Tapani Katainen, il presidente francese François Hollande, il presidente Usa Barak Obama, il presidente della Federal Reserve statunitense Ben Shalom Bernanke, il direttore della National Security Agency Keith Alexander e il direttore nazionale dell’Intelligence Usa James Robert Clapper. La cifra più alta raggiunta è quella raccolta per la morte di Bernanke, pari a 65.000 euro (far fuori Obama per il momento ne frutterebbe 60.000). Ma il tesoretto aumenta ogni giorno.

Contattato dal giornalista Andy Greenberg della rivista Usa “Forbes”, il creatore di “Assassination Market” si è identificato come Kuwabatake Sanjuro (nome del protagonista del film di Akira Kurosawa “Yiojimbo”): «Lo scopo è quello di distruggere tutti i governi, ovunque. Ho concepito il sito dopo aver letto le notizie di operazioni di spionaggio della Nsa, fatte trapelare da Edward Snowden. Grazie a questo sistema, è decisamente alla nostra portata un mondo senza guerre, retate, sorveglianza, armi nucleari, eserciti, repressione, manipolazione di denaro e limiti al commercio. Credo che non appena alcuni politici vengano fatti fuori chi detiene il potere si renderà conto che ha perso la guerra contro la privacy. Quindi, gli omicidi si potranno fermare e saremo in grado di transitare verso una fase di pace, privacy e laissez-faire».

Un vero campione del Capitalismo selvaggio: «Il limite della democrazia è quello di basarsi su una Costituzione. Si tratta in realtà di una forma di schiavismo. Bisogna permettere al mercato di autoregolarsi e non di essere sottomesso alla politica e alle regole da essa stabilite. Facciamo fuori chi ci mette le catene!».

La piattaforma creata da Sanjuro permette di finanziare il killer in maniera completamente anonima, utilizzando il programma Tor e i soldi virtuali Bitcoin.

Attualmente ci sono in circolazione circa dodici milioni di Bitcoin. Non esistono come unità fisiche della moneta, ma come un valore nominale espresso dal software. I Bitcoin non sono regolati da nessun governo o banca centrale, ma possono essere usati per acquistare su internet qualsiasi cosa, dai libri alle biciclette.

Il grosso del clamore sul lato più oscuro del Bitcoin è stato centrato sull’arresto avvenuto ad ottobre di Ross William Ulbricht, 29 anni, conosciuto anche online come “Dread Pirate Roberts”, che è accusato di gestire un sito online profondamente criptato chiamato “La via della seta”. Una sorta di Amazon per gli spacciatori e per i loro clienti. L’Fbi ritiene, inoltre, che Ulbricht reclutasse in questo modo anche sicari.

Secondo il senatore Usa Tom Carper, «Gli scambi con Bitcoin consentono ai criminali di eludere la legge. Bitcoin è utilizzato per crimini che includono la vendita armi, la pornografia infantile e anche servizi di omicidio a pagamento».

“Assassination Market” prende ispirazione dalla cultura cypherpunk e dalle nuove incarnazioni dell’omicidio politico teorizzate nei primi anni Novanta.

Nel 1994, l’ingegnere elettronico e ideologo del crypto-anarchismo Timothy C. May scrisse e pubblicò un documento chiamato “Cypheronomicon”, in cui descriveva ipotetici enti (chiamati, appunto, «Assassination Market») che avrebbero consentito a chiunque di piazzare una scommessa sull’esatta data di decesso di un personaggio di spicco. L’Assassination Market di Sanjuro sfrutta la capacità di indovinare la data di morte di un personaggio.

Nel 1995, un ingegnere dell’Intel, al secolo Jim Bell, aveva già proposto un sistema simile in un saggio chiamato “Assassination Politics”: «Se anche solo lo 0,1 per cento della popolazione pagasse un dollaro per vedere morto qualche farabutto del governo, di fatto su quella testa penderebbe una taglia di 250.000 dollari. Considerate, poi, la possibilità che chiunque decida di guadagnarsi quella taglia possa farlo con la matematica certezza di non essere identificato, e che possa incassarla senza incontrare o parlare con qualcuno che in seguito potrebbe identificarlo. Questo, combinato a un processo anonimo e sicuro di raccolta fondi, metterebbe un impiegato governativo disonesto in una posizione estremamente rischiosa».

Il Bitcoin, la moneta virtuale che permette di acquistare qualunque cosa su internet.

tratto da : (clicca qui)