mercoledì 28 maggio 2014
BRUXELLES – Sono seduto in una stanza ad ascoltare i funzionari UE che commentano le elezioni del Parlamento Europeo – e mi sembra che siano in uno stato di totale rifiuto della realtà. Barroso ha appena dichiarato che l’euro non ha nulla a che fare con la crisi, che è tutto un problema di politiche sbagliate a livello nazionale; pochi minuti fa ha detto che il vero problema dell’Europa è la mancanza di volontà politica.
Questo è piuttosto sorprendente, in senso molto negativo.
Spiacente, ma prima dell’avvento dell’euro in Europa non ci sono state recessioni a livello di vera depressione. E sappiamo esattamente quel che è successo: all’inizio, la creazione dell’euro ha incoraggiato grandi flussi di capitali verso il sud Europa, ma poi il flusso si è interrotto – e l’assenza di valute nazionali ha costretto i paesi debitori ad attraversare un processo estremamente doloroso di deflazione. Com’è possibile che qualcuno possa negare il ruolo della moneta unica?
E se c’è una cosa di cui l’Europa non manca, è proprio la volontà politica. In tutti i paesi mediterranei, i governi hanno diligentemente imposto un’austerità incredibilmente dura nel nome del “ce lo chiede l’Europa”. Cosa avrebbero dovuto fare che non hanno fatto?
Immagino che la tesi sia che se i Greci, i Portoghesi o gli Spagnoli si fossero impegnati davvero, con convinzione, con ferma volontà nelle riforme e nell’aggiustamento, le loro economie sarebbero cresciute vigorosamente nonostante la deflazione e l’austerità. La possibilità che le cose stiano andando così male – e che i movimenti radicali si siano affermati – perché le politiche imposte sono fondamentalmente sbagliate, semplicemente sembra che non sia neanche presa in considerazione.
Paul Krugman – New York Times, oggi.
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