Il Comandante della NATO in Europa ammette che non ci sono Forze russe schierate in Ucraina orientale
Il Generale Philip Breedlove, comandante delle Forze NATO, parlando a Kiev il 26 novembre ha fatto una dichiarazione importante, che ovviamente è stata in gran parte ignorata dalla stampa occidentale, scrive Jacques Sapir su RussEurope.
Parlando della possibile presenza di truppe russe nella parte dell’Ucraina che è sotto il controllo dei separatisti filo-russi ha espressamente detto: “Il numero dei militari russi non è cambiato nel corso delle ultime settimane – tra gli otto e i dieci battaglioni sul confine, ma questa non è la parte importante”. Le parole hanno un significato. Ciò significa che (a) non vi è alcuna “invasione” dell’ Ucraina, come è stato ampiamente proclamato sulla stampa francese e occidentale e (b) se le truppe sono “sul confine” non sono all’interno dell’Ucraina.
Quello che sappiamo è che la Russia è un paese sovrano, e ha tutto il diritto di far stazionare le sue truppe alle sue frontiere. Questa dichiarazione fa venire meno le varie accuse sulla presenza di truppe russe che combattono con i ribelli. Nella stessa dichiarazione, Breedlove aggiunge: che i russi all’interno dell’Ucraina “sono principalmente coinvolti in attività di formazione, consulenza, assistenza”. In altre parole, non ci sono truppe da combattimento (o unità regolari) ma la NATO sostiene di avere le prove che “i russi in Ucraina sono coinvolti principalmente nella formazione, consulenza, assistenza e nell’aiuto” alle forze nella parte orientale del paese.” Il Generale Breedlove aggiunge infine: “Non ha a che fare con il numero esatto di truppe dispiegate, è più per il fatto che vi è una grande forza lì che può essere impiegata”. In altre parole dobbiamo giudicare le intenzioni, non i fatti. Ora, prosegue Sapir, un insegnamento fondamentale in tutte le scuole di guerra è che si devono valutare le capacità di un avversario, e non le sue probabili intenzioni.
In realtà, il Comandante Supremo delle Forze della NATO in Europa ammette che non ci sono Forze russe schierate nelle zone controllate dai separatisti. Ammette anche che le dichiarazioni precedenti sulle decine di carri armati russi nelle aree separatiste erano false. Ne prendiamo atto. C’è uno schieramento di Forze alla frontiera, e ci si può chiedere cosa succederebbe se queste Forze venissero impiegate. Ma per ora, non è questo il caso. Questo è un punto essenziale, che, va sottolineato, distrugge completamente la tesi del governo francese sull’atteggiamento della Russia e annulla la decisione sulla consegna delle portaelicotteri classe Mistral alla Marina russa. La decisione del governo francese di sospendere la consegna scredita profondamente il Paese, sia nei confronti dei russi che del resto del mondo, sostiene Sapir.
Che dei russi siano presenti tra gli insorti del Donbass è ovvio e nessuno lo ha mai negato. Si tratta di volontari russi della società civile (e la mobilitazione di questi ultimi a fianco degli insorti è stata ed è impressionante tutt’oggi) e di altri soldati che hanno chiesto un permesso da 3 a 6 mesi. E ‘anche chiaro che questi volontari hanno potuto recarsi in Ucraina dopo il permessi tacito e, a volte esplicito delle autorità locali, e persino federale. In alcune province (come a Smolensk e Rostov), il sostegno agli insorti dell’Ucraina è stato enorme, ed è stato tenuto a freno dalle autorità locali. Ma questi ultimi non si sono opposti e il motivo è che la Russia è una democrazia, anche se imperfetta, anche se con molti difetti, ma è ancora una democrazia. Le autorità di Smolensk e Rostov non volevano andare contro i sentimenti dei loro elettori. A livello federale, è chiaro che il ministro della Difesa ha permesso ai capi degli organismi locali di concedere le autorizzazioni ai soldati di lungo corso e agli ufficiali di raggiungere gli insorti. Ma il governo non ha inviato il suo Esercito in aiuto de ribelli, e questo è un punto importante.
La presenza di volontari russi, ma anche di volontari provenienti da una dozzina di paesi europei, Serbia, Slovacchia, Romania, Francia, Italia e Spagna in particolare, deve essere intesa come una reazione al destino della gente delle zone ribelli. Queste popolazioni hanno subito quello che nel linguaggio diplomatico è conosciuto come “un uso abusivo e non legittimo della forza militare” da parte del governo ucraino. Kiev ha fatto ricorso ad attacchi aerei contro le zone ribelli, esattamente ciò che è stato addebitato al governo siriano da parte dei governi occidentali e ciò che ha motivato la condanna del governo di Damasco. Il bombardamento delle forze Kiev ha colpito ospedali e scuole. Il silenzio delle “grandi menti” degli intellettuali francesi è stato così assordante, e dobbiamo ricordarcene. Siamo perfettamente in grado di comprendere appieno ciò che ha motivato i russi, ma anche gli europei, nell’andare a sostengo dei ribelli. Si tratta di un fenomeno simile a quello delle “brigate internazionali” nella guerra civile spagnola. Dobbiamo capire il movimento di solidarietà profonda che si è sviluppato in Russia nei confronti degli insorti. Questa non è solo una reazione al destino al quale li avevano condannati le autorità di Kiev. Questa reazione di solidarietà è radicata in una reazione nazionale contro le molteplici violazioni delle potenze occidentali. Quando si disprezza una grande nazione e questa si sveglia, è logico attendersi momenti spiacevoli. È inoltre necessario comprendere ciò che significa la parola nazione, e chiaramente questo sfugge ad alcuni leader occidentali.
La società russa, e questo va ben al di là della propaganda del governo che ovviamente è ben presente, si è sollevata contro la pretesa occidentale di avere sempre la “verità” in tasca, su tutto e per tutto. Se non si capisce questo, non si capisce cosa sta succedendo, sia nella parte orientale dell’Ucraina che in Russia. In realtà, oggi, è il comportamento arrogante e aggressivo dei leader della NATO la migliore propaganda per Vladimir Putin in Russia. È la pretesa dei leader europei, almeno alcuni di essi, di rappresentare una “eccezione” in materia di valori e pratiche che sta saldando la società russa attorno ai suoi leader.
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