UNA PICCOLA RIFLESSIONE SULLA RESPONSABILITA’ E SULLE CATTIVE ABITUDINI

Quando ti tolgono il pane dalla bocca, a te e ai tuoi figli, quando ti sembra di soffocare e non ti lasciano prendere fiato e – anzi – ti tolgono ancora più aria, allora vuol dire che sei in guerra. Si, sei in stato di guerra. Una guerra che non ti è mai stata dichiarata ufficialmente perché non c’è interesse che tu ne sia consapevole. Guerra. E’ una parola pesante ? Sicuramente non lo è per chi ti ha mosso guerra contro te e i tuoi figli e la tua terra. Per LORO è normale. Però, se tu vai a …”protestare” allora ti dicono che devi stare attento, a quello che dici e come lo dici e a chi lo dici. Tu non te ne rendi conto, ti sembra troppo pensare di essere in guerra, un’esagerazione, una cosa troppo brutta e tremenda da accettare questa semplice e amara realtà.

Perchè ?

Ma non sarà forse perché l’accettazione di quello che può essere un semplicissimo, chiaro, limpido e concreto pensiero imporrebbe una presa di posizione altrettanto concreta ? Cioè, se chiarisci con te stesso che ti stanno facendo la guerra allora devi scendere in guerra, se no muori. Non sopravvivi. E se pensi questo sei costretto a fare cose a cui non avresti mai pensato prima. In ogni caso devi reagire e fare qualcosa.

Invece spesso ti prendono a cazzotti, e preferisci far finta che non ti fanno male, così non reagisci e tutti sono contenti di te. Non puoi deludere nessuno. Sei accettato e ti accetti. E continui a prenderle di santa ragione.

Sono dell’idea che spesso non vogliamo accettare la realtà perchè questa imporrebbe la responsabilità della reazione concreta da parte nostra. I problemi che nella vita di ognuno di noi si ripresentano con cadenza quasi regolare, non ci dicono affatto che siano sfortunati. La sfortuna non esiste. E’ pura illusione. E’ il conforto del demonio. I problemi ci stanno dicendo che stiamo sbagliando a non affrontarli e quindi siamo impossibilitati a  fare il passo successivo verso la crescita e la responsabilità. E noi non vogliamo nessuna responsabilità, a cominciare proprio da quella dovuta verso noi stessi, e figuriamoci verso gli altri.

La ricerca della responsabilità è una pratica che l’uomo del XXI secolo sta abbandonando. La responsabilità l’abbiamo ripudiata. E’ scomoda, ci ricorda quanto siamo stupidi e ci farebbe male, troppo male. Ecco perchè hanno potuto inculcarci l’idea di essere sempre e comunque pacifisti, di essere sempre e comunque tolleranti, sempre e comunque ben educati, sempre e comunque equilibrati, moderati in ogni nostra azione e innanzi tutto in ogni nostro pensiero! Accettiamo tutto, e di tutto. Bravi bambini. La realtà davanti ai nostri occhi è diventata ormai una farsa da avanspettacolo di rivista.

Ti dicono che devi pagare lo stesso uno sproposito di tasse anche quando non ce la fai e ti rincarano la dose dicendoti che devi stringere i denti e pagare lo stesso. Non sarebbe più onesto chiamare questa cosa “pagamento del pizzo ?”.

Chiunque ti governi ti bombarda con il tormentone del “…sta per arrivare la ripresa!”. Frase che – guarda caso – è sempre pronunciata proprio da chi è il colpevole del danno irreparabile fatto al tessuto economico di questo paese, per cui la ripresa noi non la vedremo mai! Mai fin quando ci saranno loro! Ti dicono che stanno facendo qualcosa per te e invece sarebbe più onesto riconoscere che stanno in realtà lavorando CONTRO di te, CONTRO i tuoi figli, CONTRO la tua terra.  Ti dicono che all’estero c’è più possibilità per te o per tuo figlio, ti invitano a tenere duro quando in realtà loro vogliono buttarti fuori a calci in culo per riorganizzare la TUA terra con una società diversa, con persone più controllabili, che fanno meno il gradasso.

Ti dicono che siamo in democrazia e invece sarebbe onesto chiamarla dittatura.

E’ chiaro che contro tutto questo non possiamo far niente da soli se cominciamo per lo meno a guardarci allo specchio e chiederci – una buona volta per sempre – se è questo quello che vogliamo veramente. Darci una risposta sincera sarebbe già di per sé un grande atto di rispetto verso se stessi, ammettendo che finora è stato dato consenso ad una classe politico-dirigenziale più simile ad una compagnia di teatro, delle macchiette, tra l’altro pagate profumatamente, sarebbe già una prima reazione seria e umana.

E non saranno certo le manifestazioni di piazza a ridarci il maltolto. Tra l’altro, protestare sonoramente non ha mai dato alcun risultato, in particolar modo in Italia, perchè anche quando fossimo un milione davanti al Palazzo non ci sarebbe nessun cronista disposto a dare il giusto risalto all’evento, e non darebbe mai i veri numeri della protesta, perché non c’è nessun giornalista/giornale che sarà mai dalla TUA parte (alla faccia dei cani da guardia della democrazia) e anzi farà di tutto per sminuire l’evento, se non riportarlo come atto di terrorismo per le strade. Già, un atto di terrorismo, la scusa adatta per cui un poliziotto in assetto antisommossa proverà a sfondarti il cranio a manganellate perché chi gli firma la busta paga non tollera un certo tipo di dissenso e quindi gli ordina di tapparti la bocca con ogni mezzo.

Siamo in guerra già da parecchio tempo. E’ una guerra strana, atipica, non convenzionale, dove gli unici contendenti a scendere sul campo di battaglia sono tutti meno che i cittadini, e cioè:  la classe politica, le fondazioni bancarie, le case farmaceutiche, la casta degli editori e dei giornalisti, la casta dei magistrati “colorati”, i signori delle multinazionali, e chi più ne ha più ne metta, da decenni ci bastonano e ci sfruttano succhiandoci avidamente il sangue e rubando il nostro futuro. Si perché si sono presi anche quello. E noi, i cittadini, continuiamo a votarli, a sceglierli. A proposito della scelta e sulla libertà della democrazia, mi preme citarvi un brano dei dialoghi del film Matrix Reloaded, dove uno dei personaggi cattivi (il Merovingio) affermava in una famosa battuta che “…la scelta è solo un’illusione creata e posta tra chi ha potere e chi non né ha…”.

Da ché l’unica vera scelta autentica che abbiamo mai fatto è quella di non combattere e anzi a volte ci mostriamo verso il nostro nemico particolarmente accondiscendenti, al limite del masochismo.

L’unica via da percorre quindi è la responsabilità personale di ognuno di noi, e capire finalmente che siamo in guerra, che possiamo combatterla se ri-conosciamo il nostro nemico, cioè chi continua a raccontarci frottole, ci sorride e mentre ci prosciuga la dignità ci chiede anche il prossimo voto. Nella cabina elettorale spesso si consuma il delitto più odioso che un cittadino possa commettere verso se stesso: l’abitudine di votare sempre e comunque gli stessi colori. L’abitudine di votare sempre e comunque chi non ha mai fatto niente e mai niente farà per i cittadini, perché sono servi di altri padroni.

Togliere definitivamente il velo a questa ipocrisia di fondo togliendo l’assenso a questo sistema, a questo stato di cose. Ci vuole solo la forza di cambiare certe “abitudini”.

A proposito di abitudine. Oriana Fallaci, famosissima giornalista e scrittrice, una che aveva il santissimo vizio di non mandarle a dire, in un suo romanzo pubblicato nel 1979 dal titolo Un uomo, ebbe a scrivere:
“L’abitudine è la più infame delle malattie perchè ci fa accettare qualsiasi disgrazia, qualsiasi dolore, qualsiasi morte.

Per abitudine si vive accanto a persone odiose, si impara a portare le catene, a subire ingiustizie, a soffrire, ci si rassegna al dolore, alla solitudine, a tutto.

L’abitudine è il più spietato dei veleni perchè entra in noi lentamente, silenziosamente, cresce a poco a poco nutrendosi della nostra inconsapevolezza e quando scopriamo di averla addosso ogni fibra di noi s’è adeguata, ogni gesto s’è condizionato, non esiste più medicina che possa guarirci.

Buona fortuna a tutti.

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