Da Sapir una analisi della difficile situazione Ucraina dal punto di vista del diritto internazionale. Anche qui, i nostri governanti si muovono con assoluta incompetenza e con una tracotanza che ci mette tutti a rischio.
Gli eventi hanno subito un’accelerazione in seguito alla decisione dell’Assemblea della Repubblica Autonoma di Crimea di chiedere il ricongiungimento con la Russia. Le autorità russe sono chiaramente imbarazzate da questa proposta, che potrebbe metterle in contrasto con la comunità internazionale. D’altra parte, è chiaro che questa proposta gioca sulla corda emotiva della solidarietà con le popolazioni. Venerdì 7 marzo a Mosca si è tenuta una manifestazione a sostegno della Crimea “russa” che ha raccolto più di 60.000 persone. Questo è esattamente il genere di situazioni che sarebbe stato meglio evitare. Oggi ormai c’è da temere che il genio sia già uscito dalla lampada e potrebbe essere molto difficile farcelo rientrare. E nemmeno la posizione dei governi occidentali, nonostante le spacconate di alcuni, è molto sicura.
In effetti, la Russia aveva proposto di tornare agli accordi del 21 febbraio, che – va ricordato – erano stati firmati da alcuni paesi dell’Unione Europea. Questa era una proposta ragionevole ed in questo contesto ho scritto una delle mie precedenti note, in cui sottolineavo le condizioni alle quali questo ritorno avrebbe potuto essere effettuato. Un ritorno a questi accordi avrebbe comportato lo scioglimento del governo provvisorio, la reintegrazione nelle sue funzioni del Presidente Yanukovich, e una valutazione di illegittimità del comportamento delle autorità della Repubblica Autonoma di Crimea. Questa sarebbe stata la migliore di tutte le soluzioni ancora possibili nella mattinata di Giovedi 6 marzo. Ci rendiamo conto che il ritorno a Kiev del Presidente Yanukovich non sarebbe stato facile, ma se i suoi avversari avessero tenuto a mente i superiori interessi del paese, avrebbero potuto, e dovuto, accettare questa soluzione, sapendo che sarebbe stata solo temporanea e che sarebbero presto state organizzate delle nuove elezioni. Lo ripeto, non sto dicendo che sarebbe stata una cosa facile, anche senza menzionare gli estremisti di «Pravý Sektory» e di «Svoboda», il cui ruolo negli incidenti che hanno portato agli accordi del 21 febbraio, il fuoco dei cecchini che ha fatto vittime sia tra i poliziotti che tra i manifestanti, resta ancora da indagare in modo indipendente. C’era un sacco di diffidenza da entrambe le parti. Ma resta il fatto che questa soluzione era possibile.
Tuttavia, durante la notte il Presidente Yanukovich è fuggito da Kiev, e si è instaurato un potere di fatto. Che sia fuggito perché temeva per la sua vita o, come la regina Anna d’Austria e Mazzarino durante la rivolta della Fronda, perché credeva che sarebbe stato più forte andando fuori da Kiev che restando all’interno, è irrilevante. Il potere è stato lasciato e qualcuno lo ha raccolto. I paesi dell’Unione europea considerano questa una “rivoluzione”. Il problema è che una rivoluzione implica (e presume) l’interruzione della legalità costituzionale. Se si accetta questo punto di vista, allora questo dà una legittimità al nuovo governo, ma anche, va sottolineato, alla decisione delle autorità della Crimea di chiedere il ricongiungimento con la Russia. Ammettere questa soluzione rivoluzionaria equivale a riconoscere il fallimento dello Stato Ucraino. Ma ammettere questo fallimento implica che lo Stato post- rivoluzionario non sarà necessariamente identico a quello che esisteva durante il periodo pre-rivoluzionario. Insieme al fallimento dello stato arriva il fallimento, o la rottura, del patto alla base della nazione, e che istituisce l’Ucraina come una «res-publica», ossia la cosa comune di una data popolazione. D’ora in poi liberata da questo patto, una parte della popolazione può benissimo scegliere di non rinnovarlo e di siglare un altro patto, sia in modo indipendente, che in unione con un altro paese.
Dal punto di vista dei principi, la posizione degli Stati Uniti, ma anche dell’Unione Europea, non regge. Il Presidente Obama, e il Presidente della Commissione, M. Barroso, dicono che un referendum sull’indipendenza è illegale. E’ tale solo se ci si pone nel contesto di un ritorno agli accordi di 21 febbraio. Dal momento in cui ci si pone nel quadro di un processo rivoluzionario, se si assume che si sia verificato un nuovo atto costituente attraverso la formazione del governo provvisorio, è implicito che tutti gli attori della società ucraina siano ugualmente liberati dai vincoli costituzionali del vecchio regime. Allo stesso modo, la decisione del nuovo governo di firmare in tutta fretta il trattato con l’Unione europea, implica che questo governo si è voluto sciogliere dalle regole precedenti; o altrimenti avrebbe dovuto aspettare che si tenessero nuove elezioni. Invece, se si considera quindi che le vecchie norme non esistono più, questo vale anche per il governo di Crimea. In ogni caso, non si può applicare un principio del diritto a Kiev, e un altro a Simferopol!
Le Possibili Conseguenze.
Prendiamo atto, poi, del fatto che tutto questo ha conseguenze di vasta portata. Ciò che è vero per la Crimea è vero anche per qualsiasi altra regione dell’Ucraina. Già le città di Odessa e di Nikolaiev hanno chiesto di essere unite alla Crimea; domani, c’è da aspettarsi che anch’esse chiederanno di organizzare un referendum sull’unione con la Russia. Domani, alcune città o regioni occidentali potrebbero decidere di aderire alla Polonia. I paesi dell’Unione Europea e gli Stati Uniti stanno scoprendo a proprie spese che cos’è una logica rivoluzionaria. Stanno già cominciando a rendersi conto che una certa cooperazione con la Russia è essenziale, se vogliono preservare una Ucraina unita e indipendente, e non solo per ragioni economiche. Questi paesi hanno deciso di tenere la Russia fuori dal gioco dal 22 febbraio al 2 marzo. Ora devono accettare il risultato. Da allora in poi, demonizzare la Russia e il suo Presidente non ha alcun senso, se non per salvare la faccia di questi leader. Per inciso, Henry Kissinger ha osservato: «Demonizzare M. Putin non è una politica, ma un modo di nascondere l’assenza di politica .»
Ma si deve temere che le conseguenze non si fermeranno qui. M. Barroso si è preso la libertà, poche settimane fa, di tenere una conferenza agli indipendentisti Scozzesi, e di dire che l’adesione di una Scozia indipendente all’Unione Europea non era affatto ovvia. Ha pensato un attimo a quella che diventerà la sua posizione se l’UE si impegna in negoziati con l’Ucraina divisa? Ha pensato un momento ai segnali inviati dalla UE agli indipendentisti Baschi e Catalani? Ha pensato un attimo a quale lettura sarà data in Belgio, dai Fiamminghi e dai Valloni, degli eventi in Ucraina? I leader dell’UE e degli Stati Uniti hanno aperto il vaso di Pandora. Lo shock prodotto da questi eventi sulla Unione europea si rivelerà devastante. E questo shock sarà accompagnato da un secondo shock, ancora peggiore, se si instaura un periodo di scontro con la Russia. L’Unione europea è una zona a crescita debole. Rischia, in queste circostanze, di rimanere tale per lungo tempo. Infine, l’immagine che l’Unione europea sta mandando al resto del mondo, in particolare in Africa e in Asia, è detestabile. E’ l’immagine di una potenza neo-coloniale, che usa e abusa dei suoi punti di forza con i popoli più deboli, prendendo decisioni senza valutarne le conseguenze e in dispetto ai principi del diritto. Il Presidente Obama ha dichiarato, in maniera un po’ affrettata, che “la Russia è isolata”. In realtà, il paese ha ricevuto un chiaro sostegno da Cina e India, così come da numerosi altri paesi in Asia. Questo non tanto per simpatia con le posizioni russe, ma perché questi paesi capiscono la coerenza del diritto internazionale e la necessità di rispettarlo.
La logica degli eventi della prima settimana di marzo 2014 è ben lungi dall’essersi esaurita. Oggi non possiamo ancora sapere quali cattive sorprese, o magari anche buone, perché no, ci riserva il futuro. Ma è chiaro che presto, con le elezioni europee, avremo modo di sanzionare i nostri governi per la loro totale incompetenza, e anche l’hubris, che hanno dimostrato sulla questione Ucraina .
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