La strategia di Berlino dietro i “contratti” proposti ad i paesi meridionali
È sintomatico come Angela Merkel, il 19 dicembre scorso, abbia potuto dichiarare senza provocare particolari turbamenti che: “Prima o poi, senza la necessaria coesione, l’Euro esploderà”. Senza coesione, scrive Jacques Sapir, vale a dire senza la presenza di un sistema di trasferimenti finanziari considerevoli, l’Euro non è sostenibile. Il calcolo dell’economista francese per l’importo che la Germania dovrebbe fornire è tra l’8 e il 10% del suo PIL ed è perfettamente chiaro che non può farlo senza distruggere il suo modello economico: esigere ogni anno dalla Germania una « solidarietà »compresa tra i 220 e i 232 miliardi equivale a chiederle di suicidarsi.
Conscia di tutto questo, prosegue Sapir, Angela Merkel propone “ contratti “ tra i paesi del sud e la Germania. Praticamente, ciò porterebbe a costruire, accanto alle istituzioni europee, un altro sistema istituzionale, nel quale i diversi Paesi sarebbero legati alla Germania in modo vincolante. La cancelliera sa perfettamente cosa pensa la Corte costituzionale di Karlsruhe che nella sentenza del 30 giugno 2009 ha dichiarato come l’Unione europea rimane un’organizzazione internazionale il cui ordinamento è derivato, poiché gli Stati rimangono padroni dei trattati ed è chiaro che la Germania non condivide, e non condividerà in un prossimo futuro, nebulose idee su un « federalismo » europeo. Il significato dei cosiddetti « contratti » è quindi chiaro: in cambio di una garanzia di sovranità, “poiché avrete liberamente accettato questi contratti” – i paesi del sud si impegano a rispettare determinate regole vincolanti, in seno a una struttura di contratti che vi legano alla Germania.
La questione dell’Unione bancaria, strombazzata recentemente, conferma questo modo di procedere. Nell’autunno del 2012, i Paesi meridionali dell’Eurozona hanno, insieme alla Francia, strappato il principio di un’« Unione bancaria » che doveva essere al tempo stesso un meccanismo di sorveglianza e di regolazione delle banche dell’Eurozona, ma anche un dispositivo che avrebbe assicurato una gestione concertata delle crisi bancarie. La Germania ha ovviamente, ha conseguito i propri scopi. L’accordo firmato nella notte tra il 18 e il 19 Dicembre 2013, e che è stato salutato da alcuni come un passo decisivo per l’Euro non ha stabilito nulla. Il meccanismo di supervisione, sottolinea Sapir, riguarda solo 128 banche tra le 6000 che figurano nell’Eurozona. E per quanto riguarda il fondo di risoluzione delle crisi, esso raggiungerà l’ammontare di 60 miliardi, somma peraltro ridicolmente bassa, solo nel… 2026 !
E’ del tutto inutile continuare a mantenere qualche speranza in un’ Europa « realmente »federale. Opporre alla situazione attuale una « prospettiva federale », del tutto ipotetica e a dire il vero la cui probabilità di realizzazione è inferiore a quella di un sbarco di marziani, non ha alcun senso, se non quello di imbrogliare la gente e farle prendere lucciole per lanterne ! Il sogno federalista si è rivelato essere un incubo. È quindi necessario svegliarsi.
In secondo luogo, la Germania è perfettamente consapevole del fatto che è necessaria alla sopravvivenza dell’Euro una forma di federalismo, ma non ne vuole pagare il prezzo. Quindi, ciò che effettivamente propone ai suoi partner sono dei cosiddetti« contratti » che li costringeranno a sopportare la totalità dei costi di adeguamento necessari alla sopravvivenza dell’Euro, mentre lei stessa sarà l’unica a trarre profitto dalla moneta unica. Questi « contratti » faranno sprofondare l’Europa meridionale e la Francia in una recessione senza precedenti, da cui questi Paesi usciranno annientati sul piano industriale e sociale. Laurent FAIBIS e Olivier PASSET hanno appena pubblicato un dibattito sul Les Échos in cui spiegano perché l’Euro può giovare solo a un Paese, che si è stabilito al vertice del processo industriale, e perché, invece di mettere l’Euro al servizio dell’economia, è l’economia ad essere sacrificata in nome dell’Euro. Una tale situazione verrebbe perpetuata se, sfortunatamente, dovessimo avere un governo che accettasse di passare sotto le forche caudine dei contratti.
Dato che un’Europa federale non è possibile, e in realtà neppure concepibile dal punto di vista tedesco, se non si arriva ad una situazione di « coerenza » – che non significa altro che acconsentire alla totalità delle esigenze tedesche –, in queste condizioni la Germania è pronta a rinunciare completamente all’Euro. La Signora MERKEL vorrebbe fare di questa alternativa una minaccia per costringerci ad accettare il suo concetto di « contratti ». Forse per la prima volta dal 1945, conclude Sapir, un dirigente tedesco espone in modo così crudo il progetto di dominazione sull’Europa. Queste stesse dichiarazioni hanno l’immenso vantaggio di gettare una luce cruda sulla situazione dei paesi dell’Europa meridionale ed è bene ricordarlo nelle prossime elezioni europee. “Non per obbedire alla Signora Merkel, ma per prenderla in parola e dirle che, del suo Euro, non ne vogliamo più sapere!”.
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