L’UNIONE SARDA
DIFFIDA. L’ultima trovata del governo provvisorio sardo,firmata da Sergio Pes
La mail: <<Non riconosciamo la polizia italiana>>
Posted by Presidenza on 15 Aprile 2014
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L’UNIONE SARDA
DIFFIDA. L’ultima trovata del governo provvisorio sardo,firmata da Sergio Pes
La mail: <<Non riconosciamo la polizia italiana>>
Posted by Presidenza on 14 Aprile 2014
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lunedì 14 aprile 2014
Mille euro all’anno per persona, per i prossimi vent’anni. L’ultimo mostro targato Ue si chiama Drf, “Debt Redemption Fund”. Letteralmente: fondo di redenzione del debito. «Tutti avranno notato lo strano silenzio della politica italiana sul Fiscal Compact, quasi che se lo fossero scordato, magari con la nascosta speranza di un abbuono dell’ultimo minuto». E’ un po’ come avvenne al momento dell’ingresso nell’Eurozona per i famosi parametri di Maastricht.
«Ma mentre i politicanti italiani fingono che le priorità siano altre, a Bruxelles c’è chi lavora alacremente per dare al Fiscal Compact una forma attuativa precisa quanto atroce». Anche in questo caso, come per l’italica “spending review”, sono all’opera gli “esperti”: undici tecnocrati di provata fede liberista, guidati dall’ex governatrice della banca centrale austriaca, Gertrude Trumpel-Gugerell. La ratifica? A cose fatte, dopo le elezioni europee, e senza ovviamente informarne gli ignari elettori.
Stando alle prime anticipazioni, sembra che la proposta sarà incentrata su tre punti: Debt Redemption Fund, Eurobond e Tassa per l’Europa. Nel Drf «verrebbero fatti confluire i debiti di ogni Stato che eccedono il 60% in rapporto al Pil – per l’Italia, ad oggi circa 1.100 miliardi di euro», scrive Mazzei su “Antimperialista”, in un post ripreso da “Come Don Chisciotte”.
Secondo Antonio Pilati del “Foglio”, «l’idea degli esperti è a doppio taglio e la seconda lama fa molto male all’Italia: è infatti previsto che dal gettito fiscale degli Stati partecipanti si attui ogni anno un prelievo automatico pari a 1/20 del debito apportato al fondo. Nel progetto, le risorse raccolte dal fisco nazionale passano in via diretta, tagliando fuori le autorità degli Stati debitori, alle casse del fondo. Si tratta di un passaggio cruciale e drammatico tanto nella sostanza quanto – e ancora di più – nella forma».
Concorda anche Riccardo Puglisi sul “Corriere della Sera”: «L’aspetto gravoso per l’Italia è che la Commissione sta anche pensando ad un prelievo automatico annuo dalle entrate fiscali di ciascuno Stato per un importo pari ad un ventesimo del debito pubblico trasferito al fondo stesso. Il rientro verso il 60 per cento avverrebbe in modo meccanico, forse con un eccesso di cessione di sovranità».
E’ probabile che la patata bollente verrà affrontata solo dopo le elezioni europee. «Ma la direzione di marcia è chiara. La linea dell’austerity non solo non è cambiata, ma ci si appresta ad un suo drammatico rilancio, del resto in perfetta coerenza con i contenuti del Fiscal Compact, noti ormai da due anni». Di fatto, «per l’Italia si tratterebbe di un prelievo forzoso – in automatico, appunto – di 55 miliardi di euro all’anno per vent’anni. Cioè, per parafrasare lo spaccone di Palazzo Chigi, di mille euro a persona (compresi vecchi e bambini) all’anno, per vent’anni. Per una famiglia media di tre persone, 60.000 euro di tasse da versare all’Europa».
Questa è l’ipotesi sulla quale sta lavorando l’Unione Europea – quella vera, non quella narrata dal berluschino fiorentino o “l’altra Europa” dei sinistrati dalla vista corta. E’ la logica del sistema dell’euro e della distruzione di ogni sovranità degli Stati, che in questo sistema sono destinati a soccombere. Tra questi il più importante è l’Italia. E forse sarà proprio nel nostro paese che si svolgerà la battaglia decisiva. Il sistema dell’euro, tanto antidemocratico quanto antipopolare, procede imperterrito per la sua strada. Gli italiani hanno davanti vent’anni di stenti, miseria e disoccupazione. O ci si batte per il recupero della sovranità nazionale, inclusa quella monetaria, o sarà inutile – peggio, ipocrita – lamentarsi della catastrofe sociale che ci attende. Quest’ultimo giro di vite lo conferma: gli eurocrati non si fidano più dei singoli Stati, e si preparano a mettere direttamente le mani nel gettito fiscale di ogni Stato da “redimere”.
tratto da: (clicca qui)
Posted by Presidenza on 13 Aprile 2014
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Sassari, rifiutano le multe e qualsiasi altra notifica. Lettera a Napolitano dopo il sequestro di un’auto targata “Rsg”
13 aprile 2014
SASSARI. Se non fosse per quella vicenda della targa sconosciuta e per quell’auto sequestrata dalla polizia municipale, chi avrebbe mai sentito parlare del Regno Sovrano di Gaia? Venerdì a Sassari c’era un’assemblea e, a sorpresa, i “sudditi” non erano affatto quattro gatti: sala piena, almeno 150 persone, gente di tutti i tipi. La prima novità è che la storia dell’auto rimossa non finisce qui. Ci andranno di mezzo i due vigili che hanno compilato il verbale. Ci passerà il comandante Antonio Careddu e non mancheranno i grattacapi anche per il Presidente Giorgio Napolitano. L’accusa per i primi è furto d’auto, quella per il Capo dello Stato potrebbe essere negligenza: Napolitano cioè non ha provveduto a informare le forze dell’ordine che le loro divise valgono quanto un paio di bermuda. Questo almeno per i cittadini del Regno di Gaia, che hanno proclamato la loro sovranità, rivendicano il diritto ad esercitare il libero arbitrio, e dunque disconoscono la Repubblica Italiana e qualunque sua emanazione, autorità, tribunali compresi. Perciò Giancarlo, 48 anni, che all’anagrafe di cognome fa Gerano ma nel suo regno si è ribattezzato Di Tianat, che non è sposato, non ha figli, commercializza sistemi energetici, ha spento da 10 anni la televisione e ha acceso il computer, lavora circa due ore al giorno, e nel tempo libero studia come rendere gli uomini liberi, ecco Giancarlo Di Tianat in due pagine ha spiegato ai vigili e al Presidente come, a loro insaputa, le cose in questo mondo siano cambiate.
Notifiche di cortesia. L’informativa ha toni molto gentili, e il modulo si chiama Notifica di Cortesia. In pratica se Giancarlo Di Tianat circolava per Sassari con una Peugeot con la targa del Regno di Gaia e con un tagliando assicurativo fatto in casa, aveva le sue buone ragioni. Ora per spiegarle bisognerebbe partire da Noè, passare per le Bolle papali di Bonifacio VIII, e poi andare avanti per altre 12 pagine di questo giornale. Quindi è meglio un bel salto temporale e un’opera sapiente di distilleria. Ciò che i vigili, Careddu, Napolitano e forse il 90% degli abitanti di un luogo che non sia Gaia ignorano, è ciò che accadde il 25 dicembre del 2012.
Sovranità individuale. Un avvocato inglese che lavorava negli Usa aveva dei guai finanziari, tanto che aveva ricevuto un’istanza di pignoramento. Cercando di salvare la propria casa, raccolse una serie di informazioni. La prima è che 194 nazioni del pianeta risultano iscritte alla SEC, cioè la Securities and Exchange Commission (l’ente federale americano preposto alla vigilanza della borsa valori, un po’ come la Consob italiana). Ci sono registrate le più grandi corporation mondiali, le agenzie di rating e c’è anche La Repubblica Italiana, con sede a Roma e sede legale presso uno studio di avvocati di Londra. «Nel momento in cui l’Italia aderisce alla Sec – dice Giancarlo, – lo fa in qualità di ente di diritto privato a scopo di lucro, cioè di una spa che mette sul piatto della bilancia le azioni delle nostre identità anagrafiche e fasulle. Per ogni nome e cognome viene emesso un bond, cioè un valore da immettere sul mercato. Siamo delle merci e da qui nasce la nostra schiavitù». È questo che l’avvocato londinese scopre, documenta e contesta. E deposita sotto forma di denuncia all’Ucc, cioè il codice commerciale che regola i rapporti tra stati, banche e via dicendo. Chiede spiegazioni sulla trasformazione degli Stati in corporazioni, sulla logica del profitto e sui soprusi perpetrati ai danni dell’umanità. In 28 giorni non gli viene fornita risposta, niente viene confutato, scatta il silenzio assenso, perciò la denuncia diviene legge e decade l’intero sistema: le corporation, gli stati e le banche risultano pignorati. E viene creato l’Oppt (One People’s Public Trust), cioè un accordo che attribuisce le ricchezze del pianeta ai singoli individui, quelli in carne e ossa, togliendole di fatto agli enti giuridici che li amministrano.
Equitalia chi? La sintesi di tutto questo, secondo il popolo di Gaia, è molto semplice: «Se gli Stati non esistono e le banche sono pignorate, tu che batti cassa con cartelle esattoriali, o che mi telefoni pretendendo le rate del mutuo, a che titolo lo fai? Non sei supportato più da alcun ente, ti rivolgi a me a titolo personale e la responsabilità delle azioni è solo tua». Ora provate a immaginare un postino, convinto che ambasciator non porti pena, che bussa a casa di un cittadino del Regno di Gaia: «Buongiorno, c’è da firmare una raccomandata di Equitalia». E in tutta risposta si vede rigettare la lettera e consegnare a mano una Notifica di Cortesia dove si parla di Sec, Ucc, Oppt, sovranità individuale e gli si chiedono i danni per l’atto vessatorio di cui è messaggero. Come minimo al postino vengono i capelli dritti. Ma la stessa esperienza capiterà a un ufficiale giudiziario, a un impiegato di banca, o a un vigile urbano. «Ho già avviato 4 azioni legali presso l’Ucc, che è il tribunale internazionale che ha giurisdizione su tutti gli Stati. E non ho più ricevuto alcuna notifica».
Multe, istruzioni per l’uso. Che poi un codice commerciale degli Usa e un diritto marittimo possano prevalere su una legge tributaria nazionale, è tutto da vedere, e il rischio è che un bel giorno Equitalia arrivi, srotoli uno scontrino grande così e si porti via la casa. Il Regno di Gaia trasformato in un regno di senzatetto. Però loro sembrano molto fiduciosi per un futuro prospero dell’umanità, tanto che su internet circolano delle istruzioni all’uso su come rigettare le istanze di pagamento, e dei fac simile anti multa. Si chiamano Nac (Notifica di accettazione condizionata), e sono come le Notifiche di cortesia, ma più dettagliate. In pratica mettono alle corde l’ente impositore chiedendo dati, informazioni e calcoli impossibile da produrre. «È solo una forma di autodifesa dalle vessazioni dello Stato, e non una fuga di responsabilità. Noi obbediamo alla legge naturale: rispetta gli accordi tra persone, comportati in modo onorevole, non danneggiare il prossimo. Così si vive felici e in armonia, senza bisogno di qualcuno che ti imponga altre regole».
La riunione. A questo punto vien da pensare: vabbè, i sudditi di Gaia saranno quattro invasati, un po’ di anarchici, un pizzico di indipendentismo, i “fissati” delle scie chimiche. Venerdì, all’assemblea organizzata all’Hotel Carlo Felice di Sassari, il tema era: «Autodeterminazione, governo e banche pignorati». Forte la curiosità di vedere in faccia i Gaia’s people. Ed eccoli qua: sala piena, almeno 150 persone, età dai 25 ai 70 anni, commercianti, studenti, professionisti, addirittura un giudice di pace, e poi qualche personaggio un po’ sopra le righe. Insomma un popolo normale, con portafogli imbottiti di codici fiscali, bancomat, carte Visa, e tessere fedeltà dei market. La rivoluzione è ancora lunga.
tratto da: (clicca qui)
Posted by Presidenza on 10 Aprile 2014
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2014.04.10 – NOTIFICA AD ENTI ED ISTITUZIONI ITALIANE PRESENTI SUI TERRITORI DELLA NAZIONE SARDA
Aristanis, 10 aprile 2014
ENTI ED ISTITUZIONI ITALIANE
PRESENTI SUI TERRITORI DELLA NAZIONE SARDA
– LORO SEDI
OGGETTO: NOTIFICA
Il Governo Sardo Provvisorio, espressione del “Movimentu de Liberatzioni Natzionali Sardu” (MLNS), Soggetto qualificato di Diritto Internazionale, ai sensi e per gli effetti dell’Art. 96.3 del Primo Protocollo di Ginevra del 1977, e legittimato dalle norme riguardanti il Diritto dei Popoli all’autodeterminazione, é di fatto l’unica istituzione presente e operante in Sardegna a rappresentare legalmente l’intero Popolo Sardo e, pertanto,
PRESO ATTO
· che l’UCC (Uniform Commercial Code) è il registro dei regolamenti che disciplina le modalità a cui il commercio internazionale deve attenersi, dimostra che l’intero sistema commerciale è basato sul sistema UCC.
· che contestazioni, debiti e crediti, atti giudiziari, accuse in generale o altre richieste – indipendentemente dall’oggetto di cui trattasi – sono di fatto orientati dalle norme del commercio, poiché i governi sono società che, quindi, devono attenersi alle regole del diritto contrattuale.
· che l’Italia, dal 1934, risulta iscritta al S.E.C. (Securities and Exchange Commission) come Corporation di diritto privato, quindi a tutti gli effetti una Private Company e non una Repubblica libera e sovrana, che possiede il diritto di proprietà delle persone nate sul suo territorio.
· che l’OPPT – One People’s Public Trust – ha depositato presso l’UCC dei documenti sostenendo come tutte le corporazioni, in maniera consapevole, volontaria e intenzionale, hanno commesso tradimento col possedere, operare e favorire sistemi monetari privati e sistemi operativi di schiavitù, usati contro i cittadini a loro insaputa, senza specifico consenso e senza consenso internazionale; tali documenti, quando depositati all’UCC entro i termini, danno la possibilità di replica alle suddette corporazioni; tuttavia, pur con il deposito dei suddetti documenti all’ UCC, è mancata la confutazione delle ragioni addotte, quindi le stesse diventano subito operative e hanno forza di legge.
Pertanto, le diverse corporazioni (Banche e Governi), non avendo confutato alcuna delle accuse contenute nei documenti, dovranno attenersi di conseguenza alle nuove disposizioni dell’UCC che ne precludono ogni atto, contratto o provvedimento che, se stipulati, non producono alcun risultato e quindi nulli “de facto”.
QUINDI
· CANCELLAZIONE DEI GOVERNI SULLA CARTA – RIF. DICHIARAZIONE DEI FATTI: UCC Doc. N° 2012127914, del 28 novembre 2012
· CANCELLAZIONE SULLA CARTA DELLE BANCHE – RIF. TRUE BILL: WA DC UCC Doc. N° 2012114776 del 24 ottobre 2012
Come dall’ordine pubblico UCC 1-103, dalla Legge Universale e dalla Legge di Governo strutturata negli incartamenti OPPT/UCC Rif. WA DC rif. Doc. N° 2012113593:
“ Le persone che operano per tutte queste ex istituzioni, sia in maniera consapevole o inconsapevole, agiscono sotto la propria responsabilità e come entità individuali, non avendo alcuna rete di protezione corporativa.”
Il MLNS, attraverso le istituzioni del Governo Sardo Provvisorio, intende mettere i rappresentanti di codeste “ex Corporation” al corrente dell’attuale situazione, facendo presente che continuare ad insistere nell’attuazione di norme criminose, che producono danni oggettivi e soggettivi a qualunque individuo facente parte del Popolo Sardo, renderà inevitabile l’applicazione della DICHIARAZIONE E ORDINE Rif. UCC Doc. N°. 2012096074 del 09 settembre 2012, debitamente riconfermato e ratificato dal COMMERCIAL BILL UCC 2012114586 e TRUE BILL UCC
STABILISCE CHE
“La Politzia Sarda avrà facoltà di arrestare e/o prendere in custodia ogni e qualsiasi persona, i loro agenti e/o rappresentanti, impiegati e altri attori (senza considerare la scelta di domicilio) che possiedano, operino o favoriscano sistemi monetari privati, emettendo, incassando o attivando sistemi di esecuzione illegale o anche attuando sistemi di schiavitù psicologica e/o reale nei confronti di cittadini, facenti parte del Popolo Sardo.”
Per il
Movimentu de Liberatzioni Natzionali Sardu
e per il
Governo Sardo Provvisorio
Il Presidente – Sergio Pes
Posted by Presidenza on 2 Aprile 2014
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MLNS esprime massima solidarietà verso i patrioti veneti arrestati con l’accusa di aver organizzato un’azione eversiva mirata alla liberazione dello Stato Veneto.
Azione che è stata effettuata da forze militari straniere italiane che hanno agito illegalmente sul suolo del Territorio veneto in quanto in difetto assoluto di competenze e giurisdizione, sia per materia che per territorio.
MLNS, comunque, non crede che organizzare delle azioni violente possano portare alla sacrosanta liberazione della Patria Sarda; il nostro percorso continuerà ad essere quello pacifico e legale delineato dalle norme del diritto internazionale.
Siamo però consapevoli che lottiamo contro l’Italia, uno Stato bandito e criminale che non rispetta nessuna legge, neanche la propria….
E’ inconcepibile, infatti, che anche in occasione di questa operazione dei carabinieri italiani siano stati oggetto di persecuzione alcuni esponenti del MLNV che segue, come noi, un percorso legale e pacifico e che non ha nessun legame con l’organizzazione di cui fanno parte i patrioti veneti oggi arrestati.
Gli sono stati sequestrati, o forse è meglio dire “rubati”, pc e telefoni, sono stati sottoposti a violazione della loro abitazione e al loro momentaneo sequestro di persona.
Ma perché in ogni occasione, che c’entrino o non c’entrino, vengono sempre attaccati anche i Movimenti di Liberazione Nazionale ???
Facciamo così tanta paura ???
Sergio PES (Presidente MLNS e GSP)
02 aprile 2014
VENEZIA – Blitz all’alba dei carabinieri del Ros di Brescia, che hanno eseguito 26 ordini di custodia cautelare (due sono arresti ai domiciliari) – 16 in Veneto – , e 33 perquisizioni, a carico di un gruppo di persone accusate di terrorismo ed eversione del sistema democratico, oltre che alla fabbricazione di armi. Gli arresti riguardano numerosi veneti che militano tra le file del movimento indipendentista, tra cui l’ex parlamentare e fondatore della Liga Veneta Franco Rocchetta, gli ex Serenissimi Luigi Faccia e Flavio Contin e il leader dei Forconi Lucio Chiavegato. Secondo le indagini del Ros, coordinate dalla procura bresciana le persone arrestate farebbero parte di «un gruppo riconducibile a diverse ideologie di tipo secessionista che aveva progettato iniziative anche violente finalizzate a sollecitare l’indipendenza del Veneto e di altre parti del territorio nazionale».
Il blitz dei Serenissimi a Venezia nel ’97 (Foto Pattaro/Vision)
Tra gli episodi contestati ai secessionisti arrestati dai carabinieri c’è anche quello, riferiscono gli investigatori, della costruzione di un carro armato del peso di 40 tonnellate «in grado di sventrare un edificio», da utilizzare per compiere un’azione eclatante a Venezia, in piazza San Marco, probabilmente nel periodo delle elezioni europee. Il mezzo, perfettamente funzionante (tanto che erano state già eseguite anche delle prove di fuoco) è stato sequestrato. La vicenda richiama alla memoria quanto avvenuto il 9 maggio 1997, quando un gruppo di «Serenissimi» diede l’assalto al campanile di piazza San Marco. In quel caso tra gli elementi più scenografici c’era proprio un furgone trasformato in rudimentale carro armato, poi denominato «Tanko», ma che però in quel caso non era in grado di sparare. Obiettivo del Movimento Separatista Veneto e degli arrestati era principalmente la costituzione di uno Stato veneto Indipendente. L’insurrezione armata avrebbe riguardato, secondo gli inquirenti, anche l’ «insurrezione» di varie regioni del Nord «esasperate dalla crisi economica». Il dato più volte evidenziato dalle forze dell’ordine è quello della «pericolosità» dei Secessionisti. La «finalità violenta» è dimostrata, hanno ribadito, soprattutto dalla costruzione del tanko e dalla svariate armi sequestrate. «C’erano tutte le condizioni per azioni violente, armate, pianificate nel dettaglio, molto pericolose per l’incolumità pubblica», hanno specificato gli Inquirenti. Secondo le indagini, pare ci siano stati contatti con la criminalità albanese da cui i Secessionisti si erano riforniti di armi.
Secondo quanto si è appreso, gli arresti e le perquisizioni sono state eseguite tra le province di Padova, Treviso, Rovigo, Vicenza e Verona (Verona 9 arresti, Treviso 2, Rovigo 3, Padova 3) e hanno visto impegnati i militari dei vari comandi provinciali dell’Arma. Tra gli indagati figurerebbero alcune persone vicine al noto gruppo dei Serenissimi e il presidente e la segretaria della Life, l’associazione che avrebbe avuto un ruolo particolarmente attivo nel periodo di contestazione dei cosiddetti forconi dell’8 dicembre scorso. L’ «epicentro», sempre secondo quanto si è appreso, sarebbe Casale di Scodosia, nel Padovano dove sarebbe stato trovato il «tanko». L’ex sindaco Renato Modenese (Comune commissariato, appresa la notizia ha commentato: «Con la crisi sono cose che possono capitare») Gli indagati, secondo quanto è emerso nelle indagini, avevano pensato di trasformare un trattore agricolo in una sorta di mezzo corazzato attrezzato con un cannoncino da 12 millimetri, ma durante le fasi di montaggio c’erano stati problemi di calibratura e di recupero dei pezzi per la sua costruzione.
tratto da: (clicca qui)
Posted by Presidenza on 1 Aprile 2014
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È sintomatico come Angela Merkel, il 19 dicembre scorso, abbia potuto dichiarare senza provocare particolari turbamenti che: “Prima o poi, senza la necessaria coesione, l’Euro esploderà”. Senza coesione, scrive Jacques Sapir, vale a dire senza la presenza di un sistema di trasferimenti finanziari considerevoli, l’Euro non è sostenibile. Il calcolo dell’economista francese per l’importo che la Germania dovrebbe fornire è tra l’8 e il 10% del suo PIL ed è perfettamente chiaro che non può farlo senza distruggere il suo modello economico: esigere ogni anno dalla Germania una « solidarietà »compresa tra i 220 e i 232 miliardi equivale a chiederle di suicidarsi.
Conscia di tutto questo, prosegue Sapir, Angela Merkel propone “ contratti “ tra i paesi del sud e la Germania. Praticamente, ciò porterebbe a costruire, accanto alle istituzioni europee, un altro sistema istituzionale, nel quale i diversi Paesi sarebbero legati alla Germania in modo vincolante. La cancelliera sa perfettamente cosa pensa la Corte costituzionale di Karlsruhe che nella sentenza del 30 giugno 2009 ha dichiarato come l’Unione europea rimane un’organizzazione internazionale il cui ordinamento è derivato, poiché gli Stati rimangono padroni dei trattati ed è chiaro che la Germania non condivide, e non condividerà in un prossimo futuro, nebulose idee su un « federalismo » europeo. Il significato dei cosiddetti « contratti » è quindi chiaro: in cambio di una garanzia di sovranità, “poiché avrete liberamente accettato questi contratti” – i paesi del sud si impegano a rispettare determinate regole vincolanti, in seno a una struttura di contratti che vi legano alla Germania.
La questione dell’Unione bancaria, strombazzata recentemente, conferma questo modo di procedere. Nell’autunno del 2012, i Paesi meridionali dell’Eurozona hanno, insieme alla Francia, strappato il principio di un’« Unione bancaria » che doveva essere al tempo stesso un meccanismo di sorveglianza e di regolazione delle banche dell’Eurozona, ma anche un dispositivo che avrebbe assicurato una gestione concertata delle crisi bancarie. La Germania ha ovviamente, ha conseguito i propri scopi. L’accordo firmato nella notte tra il 18 e il 19 Dicembre 2013, e che è stato salutato da alcuni come un passo decisivo per l’Euro non ha stabilito nulla. Il meccanismo di supervisione, sottolinea Sapir, riguarda solo 128 banche tra le 6000 che figurano nell’Eurozona. E per quanto riguarda il fondo di risoluzione delle crisi, esso raggiungerà l’ammontare di 60 miliardi, somma peraltro ridicolmente bassa, solo nel… 2026 !
E’ del tutto inutile continuare a mantenere qualche speranza in un’ Europa « realmente »federale. Opporre alla situazione attuale una « prospettiva federale », del tutto ipotetica e a dire il vero la cui probabilità di realizzazione è inferiore a quella di un sbarco di marziani, non ha alcun senso, se non quello di imbrogliare la gente e farle prendere lucciole per lanterne ! Il sogno federalista si è rivelato essere un incubo. È quindi necessario svegliarsi.
In secondo luogo, la Germania è perfettamente consapevole del fatto che è necessaria alla sopravvivenza dell’Euro una forma di federalismo, ma non ne vuole pagare il prezzo. Quindi, ciò che effettivamente propone ai suoi partner sono dei cosiddetti« contratti » che li costringeranno a sopportare la totalità dei costi di adeguamento necessari alla sopravvivenza dell’Euro, mentre lei stessa sarà l’unica a trarre profitto dalla moneta unica. Questi « contratti » faranno sprofondare l’Europa meridionale e la Francia in una recessione senza precedenti, da cui questi Paesi usciranno annientati sul piano industriale e sociale. Laurent FAIBIS e Olivier PASSET hanno appena pubblicato un dibattito sul Les Échos in cui spiegano perché l’Euro può giovare solo a un Paese, che si è stabilito al vertice del processo industriale, e perché, invece di mettere l’Euro al servizio dell’economia, è l’economia ad essere sacrificata in nome dell’Euro. Una tale situazione verrebbe perpetuata se, sfortunatamente, dovessimo avere un governo che accettasse di passare sotto le forche caudine dei contratti.
Dato che un’Europa federale non è possibile, e in realtà neppure concepibile dal punto di vista tedesco, se non si arriva ad una situazione di « coerenza » – che non significa altro che acconsentire alla totalità delle esigenze tedesche –, in queste condizioni la Germania è pronta a rinunciare completamente all’Euro. La Signora MERKEL vorrebbe fare di questa alternativa una minaccia per costringerci ad accettare il suo concetto di « contratti ». Forse per la prima volta dal 1945, conclude Sapir, un dirigente tedesco espone in modo così crudo il progetto di dominazione sull’Europa. Queste stesse dichiarazioni hanno l’immenso vantaggio di gettare una luce cruda sulla situazione dei paesi dell’Europa meridionale ed è bene ricordarlo nelle prossime elezioni europee. “Non per obbedire alla Signora Merkel, ma per prenderla in parola e dirle che, del suo Euro, non ne vogliamo più sapere!”.
tratto da: (clicca qui)