«Un venetista non può essere giudicato da un magistrato italiano»

“Esplosiva” richiesta di scarcerazione dei legali di Luigi Faccia, arrestato per banda armata prima dell’occupazione di piazza San Marco

di Ugo Dinello

14 maggio 2014

«Un giudice italiano non può giudicare Luigi Faccia», parola di avvocato. Depositata ieri e, con ogni probabilità, esaminata questa mattina. È la richiesta di scarcerazione di Luigi Faccia, il venetista che progettava una seconda occupazione di piazza San Marco con un “tanko” e che è stato arrestato il 2 aprile nel corso dell’operazione “Smile” su ordine del Tribunale di Brescia. L’operazione dei carabinieri del Reparto Operativo Speciale (R.O.S.) era volta ad impedire, prevenendo, supposte azioni terroristiche finalizzate a “costringere i legittimi poteri pubblici ad acconsentire all’indipendenza del Veneto e di altre regioni del nord Italia, così determinando lo scioglimento dell’unità dello Stato in violazione dell’art. 5 della Costituzione”. Tra le accuse a Faccia anche quelle di “banda armata”.

Così i legali di Faccia, gli avvocati vicentini Alessandro Zagonel e Andrea Aarman, hanno presentato richiesta di scarcerazione al Tribunale di Veicenza. Ma nel suo scritto depositato per ottenere la libertà del proprio assistito, Zagonel presenta come prima motivazione “Difetto di giurisdizione del Giudice italiano”, una tesi che farà sobbalzare i magistrati che dovranno analizzarla.

Dopo aver presentato la storia del Veneto e della liberazione dall’occupazione asburgica, Zagonel infatti presenta la successiva richiesta di annessione del Veneto all’Italia, votata a stragrande maggioranza dai veneti di allora, come un “raggiro” e documenta l’attualità della sua tesi con delle votazione dello stesso Consiglio regionale, risalenti al 1998 (16 anni fa) in cui si sostiene il diritto all’autodeterminazione di tutti i popoli.

C’è però un “inghippo tecnico” ricordato con obiettività dallo stesso avvocato Zagonel: Il 4 aprile 2014, nel dare le proprie generalità nel corso dell’interrogatorio di garanzia, primo contatto con la magistratura dopo l’arresto, Luigi Faccia si dichiarava di cittadinanza veneta e chiedeva la verbalizzazione delle seguenti parole: «Mi dichiaro prigioniero di guerra in qualità di responsabile del Fronte di Liberazione e servitore della Serenissima Repubblica del Veneto». In pratica Faccia si avvaleva poi della facoltà di non rispondere e non avanzava alcuna richiesta né di riesame né di scarcerazione.

Il legale però cerca di riparare osservando che: «La posizione di Luigi Faccia può apparire frutto di allucinazione o essere considerata antistorica, ma, indipendentemente dalle analisi delle idee del proprio assistito, ritiene questo patrocinio che: nessuno possa essere privato della libertà personale per il fatto di avere un obbiettivo politico, di sostenerlo, di raccogliere fondi per il suo affermarsi, di diffonderlo anche per mezzo di iconografie financo progettando azioni eclatanti atte ad attirar l’attenzione dell’opinione pubblica». In pratica il legale difende attaccando e sostenendo il diritto di Faccia a manifestare il proprio credo, liqyuidando però l’accusa di “banda armata” con “progetto di azioni eclatanti”.

Per questo, dopo una lunga digressione storica, l’avvocato Zagonel chiede che il suo assistito: “sia rimesso in libertà in attesa della decisione sull’eccepito difetto di giurisdizione del Giudice Italiano e in attesa dell’eventuale giudizio avanti l’organismo che vorrà ritenersi o che sarà ritenuto aver giurisdizione”. In pratica sostenendo che nessun magistrato della Repubblica Italiana ha diritto di giudicare Faccia. Per questo Zagonel annuncia che: « Sarà cura dei sottoscritti difensori, per i motivi di seguito brevemente esposti e nel testo del presente atto nuovamente ripresi, recapitare nei modi appropriati il presente atto anche alle seguenti istituzioni: alla Corte Penale Internazionale con sede Aja, affinché possa ravvisare la propria giurisdizione e competenza, all’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani (United Nations High Commissioner for Human Rights), al Commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa, all’Istituto internazionale delle Nazioni Unite per la ricerca sul crimine e la giustizia (United Nations Interregional Crime and Justice Research Institute) al fine di informare tali enti di quanto si andrà ad esporre e sollecitare il loro intervento, al Ministro della Giustizia della Repubblica Italiana, che vorrà verificare il funzionamento degli uffici di competenza e nel caso prendere gli opportuni provvedimenti; al Presidente del Consiglio dei Ministri, così possa aver coscienza di quanto si andrà ad esporre; al Governatore della Regione Veneto per stimolarne l’azione, alla Procura Generale presso la Corte dei Conti, per le valutazioni sull’utilizzo di ingenti risorse pubbliche; al Comitato della Croce Rossa Internazionale, per opportuno aggiornamento dopo le richieste già trasmesse; al U.N.P.O., Organizzazione delle Nazioni e Popoli non rappresentati al fine di sollecitarne la tutela».

tratto da: (clicca qui)

 

LOGO GSP UFF. GUVERNU SARDU    

     PROVVISORIU     

    Sardinian Provisional Government  

 

 

 

 

DECRETO N° 01/PR/2014 DEL 14 MAGGIO 2014

Questo Governo Sardo Provvisorio (GSP) istituito dal Movimentu de Liberatzioni Natzionali Sardu (MLNS) ai sensi e per gli effetti dell’art.96.3 del Primo Protocollo di Ginevra del 1977

 

DISPONE

 

Con effetto retroattivo, e a decorrere dalla data del 01 gennaio 1861, tutti gli atti e/o provvedimenti di pignoramento, di confisca, di sequestro di beni immobili e/o mobili registrati, e in ogni caso tutti gli atti e/o provvedimenti esecutivi e/o ablativi comunque denominati, posti in essere da qualsiasi autorità di occupazione straniera e/o ente concessionario incaricato, sono privi di qualsiasi effetto giuridico in quanto posti in essere in difetto assoluto di giurisdizione nei Territori occupati della Nazione Sarda ed altresì in difetto assoluto di competenza, ovvero in regime di incompetenza assoluta per materia e per territorio.
Pertanto, ogni e qualsiasi atto e/o provvedimento in parola, in ogni sua fase e/o grado del procedimento comunque iniziato, di qualsiasi autorità e/o ente e/o concessionario straniero italiano è a tutti gli effetti INESISTENTE, ovvero tamquam non esset.
Per l’effetto, ogni e qualsiasi bene immobile e/o mobile registrato rimane a tutti gli effetti di proprietà dei soggetti esecutati, e deve essere reintegrato senza indugio nel pieno possesso e disponibilità degli aventi diritto o loro eredi, previa integrale indennizzo e risarcimento a cura e spese dei responsabili.
L’indennizzo e il risarcimento, per quei beni immobili o mobili registrati non più restituibili, in quanto non più esistenti o non più esigibili, sono determinati entrambi nell’importo minimo non inferiore al doppio del loro effettivo valore e/o stima alla data dell’adozione del provvedimento esecutivo/ablativo, rivalutati all’indice dei prezzi dei beni di pari categoria.
Ciò posto, chiunque a qualsiasi titolo acquista e/o riceve qualsiasi bene immobile o mobile registrato oggetto di tali provvedimenti esecutivi/ablativi, ovvero in violazione del presente decreto, sarà obbligato a risponderne alla Giustizia Sarda, previo consenso comunque manifestato degli aventi diritto interessati.

Ciò posto, si diffida lo Stato straniero occupante italiano, e qualsiasi altro ente o società privata da esso incaricato, dal porre in essere qualsiasi atto di alienazione e/o comunque di disposizione del Territorio della Nazione Sarda e delle proprietà dei suoi cittadini e/o dei suoi beni mobili e/o immobili e/o dei suoi patrimoni storici, artistici, culturali e letterari.
Si avvisa sin d’ora che ogni atto di tal fatta sarà non solo nullo di diritto, ma obbligherà altresì al risarcimento di tutti i danni derivanti alla Nazione Sarda.

 

 

Sergio PES (Presidente GSP)

2014.05.14 – DECRETO N° 01-PR-2014 DEL 14 MAGGIO 2014 – GIU’ LE MANI DALLE PROPRIETA’ DEI SARDI

                              

            

            

 


 

                                                                      



Veramente ridicolo il fatto che l’UE giudichi illegale il referendum per l’indipendenza dell’est Ucraina; da notare il fatto che anche alle prossime elezioni europee i cittadini eleggeranno il Parlamento Europeo che conta un po’ meno di niente mentre l’istituzione che veramente comanda è la Commissione Europea che non è eletta dal popolo.

In pratica ai posti di comando mettono le persone che fanno comodo a loro mentre i cittadini vengono presi per i fondelli con delle elezioni farsa facendogli credere di eleggere delle persone che li rappresentano mentre in realtà non rappresentano proprio nulla e devono attenersi alle disposizioni della Commissione Europea…

lunedì 12 maggio 2014

Plebiscito per l’indipendenza da Kiev nell’Est dell’Ucraina: come atteso, il referendum organizzato nelle regioni russofone e russofile della parte orientale del Paese ex sovietico ha portato ad una larghissima maggioranza di “sì” alla secessione. Secondo i dati diffusi dal Comitato elettorale allestito dai militanti separatisti, ieri ha votato a favore l’89,7%, il 10,9% è contrario, uno 0,74% delle schede è risultato nullo. L’affluenza è stata del 74,87% nella regione di Donetsk, dell’81% a Lugansk.

 Un quadro che minaccia concretamente una ulteriore fase di instabilità sul fianco orientale dell’Ucraina e nell’intero Paese sconvolto da tensioni, disordini e violenze e dove nell’Est le autorità ad interim filo-occidentali hanno lanciato un’operazione militare per tentare di riprendere il controllo, per ora senza grandi risultati.

 L’esito del voto sarà ufficializzato oggi nel primo pomeriggio, tra le 13 e le 17 italiane, prima a Donetsk, poi Lugansk. E dopo il Cremlino renderà pubblica la sua posizione al riguardo: Vladimir Putin la scorsa settimana ha chiesto un rinvio del referendum, richiesta respinta dai separatisti ucraini. Una dinamica che ha alimentato i dubbi occidentali di un “gioco delle parti” tra il Cremlino e i russofili ucraini e che ha portato il governo di Kiev a puntare il dito contro “una farsa”. Né l’Ue né gli Stati Uniti riconoscono il referendum che chiede, de facto, lo smembramento dell’Ucraina, anche se la domanda posta era solo sull’indipendenza, evitando riferimenti ad una eventuale annessione alla Federazione russa.

tratto da: (clicca qui)

Il Principio di autodeterminazione dei popoli è un diritto erga omnes, un diritto inderogabile e la stessa Italia l’ha ratificato con la legge 881/77.

MLNS, in nome e per conto del Popolo Sardo, mira ad avere il riconoscimento soprattutto dagli Stati Terzi senza ricorrere ad un referendum perché questo andrebbe bene per chi chiede una secessione.

La Nazione sarda ha il diritto di essere riconosciuta come Stato Sovrano immediatamente affinchè venga ripristinata la legalità che gli spetta.

sabato 10 maggio 2014

Irredentisti di tutta Europa unitevi. La Russia e’ con voi. L’unico elemento su cui i partiti e i movimenti euroscettici sembrano essere d’accordo, inclusi gli scozzesi che euroscettici potrebbero solo diventarlo in futuro, e’ il putinismo. Lo sguardo rivolto all’unisono al Cremlino non e’ ancora sufficiente per convincere i leader di queste formazioni ad allearsi in un’unica coalizione in vista delle elezioni europee del 25, ma la loro frammentazione e’ comunque minore di cinque anni fa e l’influenza di Putin puo’ aver fatto da collante.

”Non c’e’ una vera e propria strategia, ma dalla Russia emanano ong o settori della societa’ civile influenzati da posizioni che non vedono in modo cosi’ sfavorevole l’indebolimento del vincolo europeo, indebolimento che consentirebbe alla Russia di continuare a trattare con i singoli paesi europei a livello bilaterale”, spiega all’Adnkronos Daniele Scalea, direttore generale dell’Isag, un centro studi attento alle dinamiche politiche interne della Russia.

I due poli dell’euroscetticismo diviso, Nick Farage e Marine Le Pen, a capo rispettivamente dell’Ukip britannico e del Fronte nazionale francese -due partiti che, anche da soli, provocheranno un ”sisma politico”, come aveva anticipato Farage nei giorni scorsi, dopo la pubblicazione di un sondaggio che assegnava all’Ukip ben piu’ del 30 per cento dei voti il 25 – hanno piu’ volte lodato pubblicamente Putin. 

L’Unione europea, ha avuto modo di dire Farage, ha ”le mani sporche di sangue” per aver incoraggiato la ribellione in Ucraina, che il leader dell’Ukip ha equiparato, per la tragedia innescata a suo dire dagli incoraggiamenti occidentali, a quanto accaduto in Siria e in Libia. Farage considera Putin ”il leader che nel mondo ammira di piu”’, pur precisando che questo giudizio vale ”per l’operatore, piu’ che per l’essere umano”, e affrettandosi a denunciare, nel suo sforzo di rimanere ancorato ai valori liberali, la sorte dei giornalisti in carcere in Russia.

Sforzo che porta Farage a concentrare la sua critica all’Europa su questioni economiche e sulla protezione degli interessi nazionali, a tenersi lontano dalla destra radicale e dal razzismo e dall’antisemitismo che ancora rischia di portarsi dietro, e quindi da Marine Le Pen. Tale sforzo e’ condiviso dal Movimento 5 Stelle, che rimanda eventuali alleanze in Europa a dopo le elezioni e sottolinea che ”su alcuni estremismi noi non ci troveremo mai d’accordo”. Fra i primi a riconoscere il risultato del referendum in Crimea, l’M5S precisa, con le parole del deputato della Commissione esteri Manlio Di Stefano, che ”non e’ possibile fare gli ingenui e dire che Putin e’ un criminale, perche’ quando si parla di geopolitica anche gli Stati Uniti hanno comportamenti simili a quelli della Russia in Ucraina”.

La leader del Fronte nazionale che in questi anni ha pur cercato di riformare il partito fondato dal padre, avvicinandolo a posizioni meno estremiste, si e’ recata a Mosca lo scorso aprile, dopo un primo viaggio, accolta con gli onori di un capo di stato, nel giugno dello scorso anno. ”E’ sorprendente la guerra fredda dichiarata dall’Unione europea alla Russia. Non e’ in linea con le relazioni tradizionali amichevoli che abbiamo con Mosca, ne’ con gli interessi economici del nostro paese o dei paesi dell’Unione europea e danneggia le relazioni future”, ha dichiarato in quell’occasione, dopo aver incontrato il presidente della Duma Sergei Naryshkin.

”L’idea di federalismo offrirebbe alle diverse regioni ucraine la possibilita’ di una ampia autonomia, di determinare il loro destino in modo indipendente”, aveva aggiunto Le Pen, definendo l’equazione euroscettica che porta al legame con Putin. Il metodo dell’autodeterminazione attraverso referendum valido per la Crimea o per il Donbass e’ lo stesso che dovrebbe consentire alle diverse regioni europee di contestare l’euro o comunque la scelta europea. E va quindi sostenuto. I partiti euroscettici sono interessati a coltivare il rapporto con Mosca che offre loro cosi’ legittimita’ internazionale. ”Non hanno referenti forti a Washington, e ovviamente non a Bruxelles, non hanno riferimenti esterni e li trovano nella Russia, che ha un suo interesse ad allentare il disegno europeo”, aggiunge Scalea, sottolineando che ”fra Russia e partiti euroscettici c’e’ anche una certa sintonia ideologica, su alcuni punti come l’opposizione alla laicizzazione estrema dell’europa”.

Sulla stessa lunghezza d’onda di Le PEN, il leader dell’estrema destra austriaca Heinz Christian Strache, per cui le sanzioni europee contro Mosca sono una farsa, e Geert Wilders, a capo del partito per la liberta’ olandese, che con l’Fpoe ha aderito all’Alleanza europea per la liberta’ insieme ai Democratici svedesi e il Vlaams Balang belga.

Alleanza a cui fa riferimento anche la Lega Nord di Matteo Salvini che aveva detto: ”Vogliamo un’Europa diversa, non fondata come oggi sul denaro. E con Putin sui temi principali ragioniamo allo stesso modo”. (Su iniziativa di persone considerate vicine alla Lega e’ nata nei mesi scorsi l’Associazione culturale Lombardia Russia, una iniziativa ”apartitica ma con idee molto precise che combaciano pienamente con la visione del mondo enunciata dal Presidente della Federazione Russa che si possono riassumere in tre parole: Identita’, Sovranita’, Tradizione…Vladimir Putin, a differenza degli altri capi di stato, parla chiaramente di concetti per noi essenziali: difesa delle identita’ culturali dei popoli, principio di autodeterminazione, famiglia tradizionale come nucleo fondante della societa’, lotta serrata all’immigrazione clandestina e all’islamizzazione”)

Molti dei partiti euroscettici sono importanti per Mosca anche perche’ non hanno in programma iniziative per denunciare violazioni dei diritti umani. ‘Quando avro’ risolto questi problemi in Francia, mi occupero’ di migliorare la situazione della democrazia in Russia”, aveva detto Le PEN. Ma Putin viene apprezzato anche dal premier scozzese Alex Salmond, e dagli indipendentisti veneti, che scrivono i loro manifesti in russo (e le cui iniziative vengono seguite con piu’ attenzione dai quotidiani russi che non da quelli italiani).

Il promotore del referendum per la secessione della Scozia ha elogiato il presidente russo per il modo in cui ”e’ riuscito a restaurare in larga misura l’orgoglio nazionale dei russi”. ”Certo, non approvo tutte le azioni della Russia, ma penso che Putin sia piu’ efficace di come viene descritto, ed e’ chiaro perche’ raccoglie tanti consensi nel suo paese”.

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giovedì 8 maggio 2014

BUDAPEST – La crescita della produzione industriale ungherese ha un’accelerazione insapettata perfino per gli analisti più ottimisti. Gli ultimi dati resi noti per il mese di febbraio 2014 mostrano un tasso di sviluppo e di crescita che è il più alto e veloce degli ultimi tre anni. Questo indicano i dati preliminari dell’Ufficio Centrale di Statistica ungherese resi pubblici ieri.

L’indice della produzione industriale è aumentato di uno straordinario 8,1% anno su anno a febbraio, dopo una crescita del 6,1% nel mese di gennaio. Gli economisti avevano previsto una crescita del 5,9 per cento. 

La produzione è cresciuta per il sesto mese consecutivo. Nei primi due mesi dell’anno, la produzione industriale è aumentata mediamente del 7,1% rispetto a un anno fa.  L’ufficio statistico è prevista per rilasciare i dati dettagliati sulla produzione industriale il 14 aprile.

Questo risultato porta l’Ungheria ad affiancare addirittura la Cina quanto a sviluppo dell’attività economica industriale e manifatturiera. E’ fuor di dubbio che questo risultato sia la prova provata della giustezza delle scelte politiche del governo Orban, che ha reciso le catene che costringevano l’Ungheria a sottostare alle folli politiche economiche dell’Unione Europea e della Banca Centrale Europea.

Bruxelles e Francoforte sono state abbandonate da Orban al loro destino infausto, e infatti mentre l’Ungheria sta crescendo al ritmo di Shanghai, la Zona euro si sta inabissando come il Titanic. 

Non pensiamo servano molte altre parole per far capire che senza l’euro-BCE si prospera, con l’euro-BCE si muore. 

max parisi

tratto da: (clicca qui)

2014.05.08 – “La più grande democrazia del mondo”

Posted by Presidenza on 8 Maggio 2014
Posted in articoli 

Dieci cose scioccanti che si devono sapere sugli Stati Uniti, di Antonio Santos

1. Gli Stati Uniti hanno la maggiore popolazione carceraria del mondo, rappresentando meno del 5% dell’umanità e più del 25% dell’umanità prigioniera. Su 100 americani uno è prigioniero. Con una crescita vertiginosa dagli anni 80, il surreale tasso delle carcerazioni negli USA è un affare e uno strumento di controllo sociale: nella misura in cui l’affare delle prigioni si espande, una nuova categoria di milionari consolida il suo potere politico. I regali di queste carceri sono anche i regali degli schiavi che lavorano in fabbriche all’interno delle prigioni per salari inferiori ai 50 centesimi all’ora. Una manodopera così competitiva che molti municipi oggi sopravvivono finanziariamente con le loro prigioni e grazie a leggi che comminano sentenze fino a 15 anni di prigione per crimini come rubare gomme. Gli obiettivi di tali leggi sono sempre i più poveri, ma soprattutto i neri, che pur rappresentando solo il 13% della popolazione americana, costituiscono il 40% della popolazione carceraria del paese.

2. Il 22% dei bambini americani vive sotto il limite della povertà. Si calcola che circa 16 milioni di bambini americani vivano senza “sicurezza alimentare”, famiglie senza la capacità economica di soddisfare i requisiti nutrizionali minimi di una dieta salutare. Le statistiche provano che questi bambini hanno i peggiori risultati scolastici, accettano i peggiori impieghi, non frequentano l’università e hanno la maggiore probabilità di essere prigionieri, quando diventeranno adulti.

3. Tra il 1890 e il 2014 gli USA hanno invaso e bombardato 150 paesi.
Sono più i paesi del mondo in cui gli USA sono intervenuti militarmente di quelli in cui ancora non l’hanno fatto. Numerosi storici calcolano in più di otto milioni le morti causate dalle guerre imperiali degli USA solo nel secolo XX. E dietro questa lista si nascondono centinaia di altre operazioni segrete, colpi di stato e protezioni a dittatori e gruppi terroristi. Secondo Obama, insignito del Nobel della Pace, gli USA conducono in questo momento più di 70 operazioni segrete in diversi paesi del mondo. Lo stesso presidente ha creato il maggiore bilancio militare di qualsiasi paese del mondo dalla Seconda Guerra Mondiale, distanziando George Bush.

4. Gli USA sono l’unico paese dell’OCSE senza diritto a qualsiasi tipo di sussidio alla maternità.
Sebbene i numeri varino a seconda dello Stato e dipendano dai contratti redatti dall’impresa, è pratica corrente che le donne americane non abbiano diritto a nessun giorno pagato né prima né dopo aver dato alla luce. In molti casi, non esiste alcuna possibilità di essere pagate. Quasi tutti i paesi del mondo prevedono tra le 12 e le 50 settimane pagate di licenza di maternità. Gli Stati Uniti fanno compagnia a Papua Nuova Guinea e allo Swaziland con zero settimane.

5. 125 americani muoiono ogni giorno per non non poter pagare l’accesso alla sanità.
Chi non possiede assicurazione sanitaria (e 50 milioni di americani non la possiedono) ha delle buone ragioni per temere di più l’ambulanza che un innocente attacco cardiaco. Con viaggi dell’ambulanza che costano in media 500 euro, la degenza in un ospedale pubblico più di 200 euro a notte e la maggior parte delle operazioni chirurgiche che ne costano decine di migliaia, è bene che ci si possa permettere un’assicurazione sanitaria privata.

6. Gli USA sono stati fondati sul genocidio di 10 milioni di nativi. Solo tra il 1940 e il 1980, il 40% di tutte le donne nelle riserve indiane sono state sterilizzate contro la loro volontà dal governo.
Si dimentichi la storia del Giorno del Ringraziamento, con indiani e coloni a dividere pacificamente un tacchino. La storia degli Stati Uniti inizia nel programma di sradicamento degli indiani: per due secoli, i nativi sono stati perseguitati e assassinati, spogliati di tutto e rinchiusi in minuscole riserve di terre infertili, in discariche di rifiuti nucleari e e su terreni contaminati. In pieno secolo XX, gli USA hanno messo in marcia un piano di sterilizzazione forzata delle donne native, chiedendo loro di firmare formulari scritti in una lingua che non comprendevano, minacciandole del taglio dei sussidi o, semplicemente, impedendo loro l’accesso ai servizi sanitari.

7. Ogni immigrato è obbligato a giurare di non essere comunista per poter vivere negli USA.
Oltre a dover giurare che non è un agente segreto né un criminale di guerra nazista, gli si chiede se in passato è stato membro del “Partito Comunista”, o se difende intellettualmente qualche organizzazione considerata “terrorista”. Se risponderà si a una qualsiasi di queste domande, gli potrebbe essere negato il diritto di vivere e lavorare negli USA per aver dato “prova di debolezza di carattere morale”.

8. Il prezzo medio di una laurea in un’università pubblica è 80.000 dollari.
L’Insegnamento Superiore è un’autentica miniera d’oro per i banchieri. Praticamente tutti gli studenti hanno debiti astronomici, maggiorati di interessi, che richiedono in media 15 anni per essere saldati. In questo periodo, gli alunni diventano schiavi delle banche e dei debiti, essendo spesso costretti a contrarre nuovi prestiti per pagare quelli vecchi. Tra il 1999 e il 2014, il debito totale degli studenti Usa ha raggiunto 1,5 trilioni di dollari, con un aumento vertiginoso del 500%.

9. Gli USA sono il paese del mondo con più armi: su 10 americani, si contano nove armi da fuoco. Non stupisce il fatto che gli Stati Uniti occupino il primo posto nella lista dei paesi con il più grande numero di armi. Ciò che sorprende è il paragone con il resto del mondo: nel resto del pianeta c’è un arma ogni 10 persone. Negli Stati Uniti, nove ogni 10. Negli USA si trova il 5% di tutta l’umanità e il 30% di tutte le armi, qualcosa come 275 milioni.

10. Sono più gli americani che credono nel Diavolo di quelli che credono in Darwin. La maggioranza degli americani è scettica, almeno per quanto riguarda la teoria dell’evoluzione, a cui crede solo il 40% della popolazione. Mentre l’esistenza di Satana e dell’inferno risulta perfettamente plausibile per oltre il 60% degli americani. Questo radicalismo religioso spiega le “conversazioni quotidiane” di Bush con Dio e anche le diatribe infinite sulla natura teologica della fede di Obama.

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