2014.06.29 – Sciopero contro le tasse: «Non pago più alcun tributo»

Posted by Presidenza on 29 Giugno 2014
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indipendentista contro lo stato italiano

27 giugno 2014

ORISTANO. Il 30 maggio ha mandato la comunicazione alla direttrice dell’Agenzia delle Entrate di Oristano. Il 5 giugno ha presentato l’autodenuncia-diffida al procuratore della Repubblica Andrea Padalino Morichini: «A partire dal 30 maggio non presenterò più alcuna dichiarazione dei redditi, nè pagherò più alcun genere di tributo, tassa o sanzione allo Stato italiano». Firmato Paolo Maleddu, essere umano sovrano universale titolare dei diritti inalienabili alla vita, al libero arbitrio e a un’esistenza terrena in pace in armonia con l’intero Universo.

Paolo Maleddu, attivista del Movimentu de liberatzioni natzionali sardu e dei comitati anti Abbanoa, antisfratto e antitasse, ma anche autore di diversi libri sul sistema monetario internazionale, passa dalle parole ai fatti e sfida le istituzioni finanziarie e giudiziarie con un’autodenuncia diffida di sette pagine depositata nella cancelleria della Procura della Repubblica lo scorso 5 giugno e pubblicata ora sul suo blog www.paolomaleddu.com.

Nella denuncia, Paolo Maleddu spiega che non vuole sfuggire ai suoi doveri di cittadino, ma solo instaurare un confronto diretto con lo Stato per fare chiarezza su un sistema di emissione monetario basato sulla frode ai danni di cittadini inconsapevoli, tesi che aveva sostenuto in un trattato. In ogni caso, mette le mani avanti. Se qualcuno insisterà «con nuove vessatorie richieste di ingiunzioni fiscali non dovute, mi vedrò costretto a procedere direttamente contro la persona fisica che si prenderà la responsabilità di firmare gli atti, chiedendo adeguato risarcimento per i danni materiali e spirituali, passati e futuri ingiustamente subiti».

Francesco G. Pinna

tratto da: (clicca qui)

giovedì 26 giugno 2014

NEW YORK – Il New York Times intervista il leader di Alternativa per la Germania eletto al parlamento eruopeo e ne racconta l’ascesa e i progetti. Principale dei quali è: la fine dell’euro.

Leggiamo.

Era uno dei dirigenti aziendali di spicco in Germania, capo di un’importante lobby industriale e dirigente della sezione europea dell’IBM. Ma recentemente Hans-Olaf Henkel si è lanciato in una nuova carriera, che lo mette in radicale contrasto con la maggior parte dei suoi colleghi d’affari in Europa.

Henkel vuole l’abolizione dell’euro. Il suo paese, sostiene, starebbe meglio se tornasse al marco tedesco, piuttosto che permettere che i laboriosi, disciplinati tedeschi continuino a pagare tasse per dare un sostegno a chi è rimasto indietro in Grecia, in Italia e in altri paesi dell’eurozona che, egli dice, hanno sperperato il loro diritto d’appartenenza alla moneta unica. Il mese scorso Henkel ha ottenuto un seggio al Parlamento Europeo, il che gli offre una piattaforma dalla quale tentare di smantellare l’unione monetaria.

Le possibilità che ce la faccia sono remote. La maggior parte dei dirigenti aziendali tedeschi non ha alcun desiderio di tornare ai giorni in cui il marco tedesco forte li poneva in un severo svantaggio di prezzo nei mercati dell’export. Nonostante le lamentele per i costi da sostenere, i tedeschi hanno fornito un sostegno fondamentale all’unità dell’euro, quando è sembrato a rischio di crollo negli anni recenti ─ consapevoli che l’economia relativamente robusta del loro paese era uno dei principali beneficiari dell’euro-sistema.

Ma il signor Henkel e il nuovo partito che egli rappresenta hanno già dato una scossa alla politica tedesca, diventando una spina nel fianco per la cancelliera Angela Merkel ed anche complicando le sue relazioni col primo ministro britannico David Cameron.

Non sorprende che il signor Henkel fosse esuberante la settimana scorsa, il giorno in cui aspettava in fila alla mensa del Parlamento Europeo, dove entrerà ufficialmente in carica il mese prossimo. “La Merkel è terrorizzata da noi,” ha detto Henkel. Pochi minuti più tardi, davanti ad un cappuccino, ha spiegato il suo percorso da euro-entusiasta ad euro-contrario.

“Un paese è responsabile del proprio debito e della stabilità delle proprie banche,” ha detto. “Per cercare di salvare l’euro ci si è spinti troppo oltre. Questo mi disturba.” Il desiderio di Henkel di far naufragare l’euro non è condiviso dalla maggior parte dei dirigenti aziendali, specialmente in Germania.

“L’introduzione dell’euro era e rimane la cosa giusta,” ha detto Ulrich Grillo, presidente della Federazione delle Industrie Tedesche, un gruppo che Henkel ha guidato dal 1995 al 2000. “Specialmente per la Germania e la sua economia d’esportazione,” ha detto il signor Grillo in uno scambio via email, “la moneta unica è la base per la prosperità e l’occupazione.”

Henkel è una rarità in Germania, dove non esiste praticamente tradizione di dirigenti d’azienda che si mettano in politica. Si è finanziato da sé la campagna elettorale, che ha avuto successo, come fanno molti politici americani. Henkel ha contribuito al suo partito, Alternativa per la Germania, con un milione di euro (1.36 milioni di dollari),  il che si è rivelato fondamentale per l’ottenimento del 7 percento dei voti alle elezioni europee dello scorso mese e di sette seggi al parlamento europeo.

La delegazione del suo partito è minuscola in un’assemblea di 751 membri. Ma Henkel fa parte di un’ondata di scontento che ha portato ad un potere senza precedenti i partiti euroscettici a Bruxelles, ponendo una minaccia politica all’unione monetaria fin da quando i leader politici dell’eurozona erano alle prese con la minacciosa situazione finanziaria ed economica che ha quasi distrutto l’euro.

Con echi del Tea Party statunitense, Henkel e una piccola armata di altri membri neo-eletti vogliono dare un taglio a quello che vedono come l’opprimente potere dell’Unione Europea, e vogliono abolire l’euro, o almeno espellere membri come la Grecia e l’Italia, che vedono come degli irresponsabili cronici.

Con il suo curriculum aziendale d’alto livello e un nome reso famoso da anni di apparizioni nei talk show televisivi tedeschi, Henkel rappresenta il modo in cui il movimento anti-euro sta diventando socialmente accettabile ─ ed è sempre più difficile per i partiti centristi pro-euro ignorarlo.

Allo stesso tempo, tuttavia, il suo tipo particolare di critiche a Bruxelles ci fa capire quanto sarà difficile per i partiti euro-scettici riconciliare le loro eclettiche piattaforme. Sebbene molti gruppi condividano un’ostilità verso l’Unione Europea, portano spesso anche dei chiari elementi di nazionalismo e xenofobia, rendendo così difficile unirsi in una causa comune per una qualsiasi questione importante.

Henkel, da lungo tempo membro del gruppo per i diritti umani in Amnesty International, nega strenuamente che il partito Alternativa per la Germania, noto in Germania come AfD, possa fornire un aggancio all’estrema destra. Dice che tali etichette vengono da giornalisti che “vorrebbero chiuderci nell’angolo dell’anti-immigrazione o nell’angolo di quelli di destra, in modo da poterci ignorare.”

Ha escluso la cooperazione con gruppi di estrema destra e contrari all’immigrazione, come il Front National francese della Le Pen o il Partito Indipendentista britannico (UKIP) di Nigel Farage.

Al contrario, AfD si è unito al Gruppo dei Conservatori e Riformisti Europei, l’ECR. Questo gruppo include anche membri del Partito Conservatore britannico, la cui decisione di accogliere AfD la scorsa settimana ha teso ulteriormente le già difficili relazioni tra la signora Merkel e David Cameron, il leader conservatore. (La Gran Bretagna, naturalmente, si è opposta da molto tempo all’unione monetaria, avendo optato per il mantenimento della sterlina britannica.)

Ma l’appartenenza all’ECR non sembra destinata a tranquillizzare le voci critiche secondo cui l’AfD, guidato da Bernd Lucke, un professore di economia all’Università di Amburgo, sia un cavallo di troia dell’estrema destra tedesca. L’ECR include anche partiti populisti di destra come i Veri Finlandesi e il Partito Popolare Danese.

Manfred Güllner, capo della società di sondaggi Forsa, a Berlino, ha messo in luce che alle elezioni europee di maggio AfD ha ottenuto risultati particolarmente buoni nei collegi elettorali che  tradizionalmente erano bastioni dell’estrema destra, come una regione a sud-est della Germania nota come Svizzera Sassone. Benché Henkel contribuisca a dare al suo partito un’aria di rispettabilità, Güllner dice “per me è un partito di estrema destra.”

Nonostante ciò, Henkel potrebbe rendere difficile stereotipizzare le forze anti-euro al Parlamento Europeo come una manica di stravaganti di destra. AfD ha chiaramente tolto voti al partito centrista della Merkel, i Cristiano-Democratici.

“È buona cosa che ci sia un partito politico in Germania che sia composto di persone che hanno una reputazione come quella di Henkel,” a detto Jan Zahradil, membro Ceco del Parlamento Europeo e vice-presidente dell’ECR, durante una telefonata dopo che il gruppo ha votato per l’inclusione di AfD. “È una vera risorsa.”

Prima di essere in corsa per la carica, Henkel era già un noto sostenitore dell’allentamento delle rigide regole tedesche sul lavoro. La sua rabbia contro ciò che egli descrive in modo sprezzante come “mano pesante del governo”  si è nutrita all’IBM, dove ha lavorato per oltre tre decenni. Henkel ha ricordato come, da capo dell’IBM tedesca alla fine degli anni ’80, egli sia incorso nella feroce opposizione dei sindacati, dei leader politici e perfino della Chiesa Cattolica quando ha cercato di far lavorare una fabbrica di semiconduttori a Stuttgart anche di domenica.

Henkel è andato avanti fino a diventare capo dell’IBM in Europa, in Medio Oriente e in Africa, ma si è ritirato nel 1995. In seguito è diventato presidente non retribuito della Federazione delle Industrie Tedesche. Dopo aver lasciato la federazione nel 2000, Henkel è emerso come una specie di professionista bastian contrario, facendo spesso apparizioni nei talk show in favore della riduzione dello stato sociale tedesco.

In seguito è stato membro del consiglio di amministrazione di grandi compagnie come la Bayer, il produttore tedesco di medicinali e sostanze chimiche, e consigliere della Bank of America. Si è poi ritirato da tali incarichi prima di entrare in politica.

Sebbene Henkel dica di aver avuto in privato dei dubbi sull’euro fin dall’inizio, nel 1999 ha sostenuto pubblicamente il progetto della moneta unica. Divenne decisamente contrario, a suo dire, dopo che la Merkel si dichiarò d’accordo nel 2010 col piano di salvataggio per la Grecia ─ che Henkel tuttora rigetta come nulla più che un sussidio alle banche francesi che avevano fatto investimenti in Grecia.

L’obiettivo di AfD, dice, è quello di ripetere il recente successo nelle prossime numerose elezioni locali, e successivamente, sotto la guida di Bernd Lucke, cavalcare l’onda per ottenere rappresentanza nel Parlamento tedesco ─ il Bundestag ─ nel 2017. “Poi lascerò la politica,” ha detto Henkel. “Il mio obiettivo finale è vedere Lucke parlare al Bundestag.”

Finendo il suo cappuccino, Henkel ha asserito che un crescente numero di uomini d’affari suoi colleghi condividono privatamente i suoi dubbi sull’euro. Ha paragonato i suoi tentativi odierni a quelli degli anni ’80 e ’90, quando era una voce nel deserto che chiedeva meno interferenza pubblica nel business.

“Allora ero solo,” ha detto, “e ancora mi trovo solo.”

Articolo scritto da JACK EWING per il New York Times e tradotto da Henry Tougha per Voci dall’Estero che ringraziamo.

tratto da: (clicca qui)

Uno shock per milioni di debitori greci: il Consiglio di stato ha deciso che gli uffici delle imposte e i fondi assicurativi potranno ora attingere direttamente dai loro depositi bancari senza neanche notificare l’operazione al titolare del conto. E, questo, per il panel di sette giudici della principale corte amministrativa del paese sarebbe in linea con la Costituzione greca. Lo riporta Ktg.

La decisione della Corte apre le porte al prelievo massivo di salari, pensioni, rendite e depositi di migliaia di greci. Allo stesso tempo il panel di sette giudici della Corte ha modificato un giudizio precedente di un panel di cinque, che a marzo aveva escluso come “non costituzionale” il ritiro diretto dai depositi dei contribuenti senza previa notifica.

Il ragionamento della principale corte amministrativa del paese è, riporta Kathimerini, che “la notifica precedente potrebbe dare il tempo al debitore di ritirare i soldi dal suo conto bancario o trasferire i depositi ad un terzo partito”

Chiaramente, la misura cattura i piccoli pesci con debiti tra i mille e i dieci mila euro. I pesci grandi con centinaia di migliaia di euro di debiti hanno già da tempo trasferito i loro soldi in paradisi fiscali.

In tempi di programmi di austerità e prestiti di “salvataggio”, afferma sarcasticamente KTG, “i confini della nostra rispettata Costituzione sono molto elastici. Beati i debitori che non possiedono null’altro che un posto su una panchina in un parco”.

tratto da: (clicca qui)

DI JO SHING YANG

Un’inquietante tendenza sta accelerando in tutto il mondo. I nuovi “baroni dell’acqua” – le banche di Wall Street e le élites  multimiliardarie – stanno comprando acqua in tutto il mondo, ad un ritmo senza precedenti.

Mega-banche e potenti società d’investimento, come ad esempio “Goldman Sachs”, “JP Morgan Chase”, “Citigroup”, “UBS”, “Deutsche Bank”, “Credit Suisse”, “Macquarie Bank”, “Barclays Bank”, “Blackstone Group”, “Allianz” e “HSBC”, stanno consolidando il loro controllo su questo settore.

Ricchi magnati come T. Boone Pickens, l’ex Presidente George H. Bush con la sua famiglia, Li Ka-shing (Hong Kong), Manuel V. Pangilinan (Filippine) ed altri ancora, stanno acquistando terreni posti su falde acquifere, laghi, diritti di sfruttamento dell’acqua, servizi idrici, società d’ingegneria idraulica ed aziende tecnologiche in tutto il mondo.

La seconda inquietante tendenza è che, mentre i nuovi “baroni” stanno comprando acqua in tutto il mondo, i governi stanno rapidamente muovendosi per limitare la capacità dei cittadini a diventare autosufficienti nell’approvvigionamento idrico (come dimostra il caso di Gary Harrington. Lo Stato dell’Oregon ha criminalizzato la raccolta di acqua piovana che egli aveva fatto in tre laghetti posti su un terreno di sua proprietà, giudicandolo colpevole di nove capi d’accusa, e condannandolo a 30 giorni di carcere).

Mettiamo questa condanna in prospettiva: il miliardario T. Boone Pickens, ad esempio, può possedere più diritti di sfruttamento (dell’acqua) rispetto a qualsiasi altra persona in America (compreso il diritto a drenare 65 miliardi di galloni dalla falda acquifera di Ogallala), ma il cittadino Gary Harrington non può raccogliere le acque piovane sui 170 acri del suo terreno privato!

E’ un Nuovo Ordine Mondiale veramente strano quello in cui i multimiliardari e le banche elitarie possono tranquillamente possedere falde acquifere e laghi, ma i cittadini comuni non possono nemmeno raccogliere l’acqua piovana nei propri cortili e nei propri terreni​​.

“L’acqua è il petrolio del 21° secolo”, ha dichiarato Andrew Liveris, CEO della “Dow Chemical Company” (citato nella rivista The Economist, il 21 Agosto 2008).

Nel 2008, nell’articolo “Why Big Banks May Be Buying up Your Public Water System”, ho sostenuto di come sia i media mainstream che quelli alternativi abbiano la tendenza a concentrarsi, quando parlano di acqua, sulle singole aziende e sui super-investitori, ma non su chi controlla il settore attraverso l’acquisto dei diritti di sfruttamento e dei relativi servizi idrici.

Ma la storia nascosta è decisamente molto più complicata. La vera storia del settore idrico globale è veramente contorta, e coinvolge il “capitale globalizzato interconnesso”.

Wall Street e le società d’investimento globali, le banche e le altre imprese private –  valicando i confini nazionali e collaborando fra di loro, ma anche con le banche e gli hedge-funds, con le aziende tecnologiche e con i colossi assicurativi, con i fondi-pensione (pubblici e regionali) e con i fondi-sovrani – si stanno muovendo con molta rapidità non solo per acquistare i diritti di sfruttamento e le tecnologie di trattamento delle acque, ma anche per privatizzare i servizi idrici e le infrastrutture pubbliche.

Ora, nel 2012, stiamo assistendo all’accelerazione di questo trend volto al consolidamento globale del settore, da parte delle banche elitarie e dei vari tycoons. In un documento di  “equity research” (divisione bancaria che si occupa dell’analisi dettagliata di una società o di un  settore, ndt) della “JP Morgan”, si afferma chiaramente che: “Wall Street appare ben consapevole delle opportunità d’investimento nelle infrastrutture per l’approvvigionamento idrico, nel trattamento delle acque reflue e nelle tecnologie per la gestione della domanda”.

Wall Street, in effetti, sta preparandosi ad impossessarsi (nel corso del prossimo decennio) delle riserve idriche globali. La “Goldman Sachs”, ad esempio, ha accumulato a partire dal 2006 più di 10 miliardi di Dollari per investirli nelle infrastrutture, comprese quelle per l’acqua.

Un articolo del “New York Times” del 2008 ha rilevato di come “Goldman Sachs”, “Morgan Stanley”, “Credit Suisse”, “Kohlberg Kravis Roberts” ed il “Carlyle Group”, abbiano “raccolto una cifra stimata in 250 miliardi di Dollari – gran parte della quale negli ultimi due anni – per finanziare numerosi progetti infrastrutturali negli Stati Uniti e nel mondo”.
Con il termine “acqua”, intendo i diritti di sfruttamento (acque sotterranee, falde acquifere e fiumi), i terreni dotati di riserve d’acqua (ovvero laghi, stagni, sorgenti naturali o sotterranee), i progetti di desalinizzazione, le tecnologie per la depurazione ed il trattamento delle acque, l’irrigazione e le tecnologie per la perforazione dei pozzi, i servizi idrici ed igienico-sanitari di pubblica utilità, la costruzione e la manutenzione delle infrastrutture idriche (condotti per il trasporto su grandi distanze e per la piccola distribuzione, impianti di depurazione per usi residenziali, commerciali, industriali e comunali), i servizi di ingegneria (progettazione e costruzione di impianti idrici), il settore della vendita al dettaglio (produzione e vendita di acqua in bottiglia, distributori automatici, trasporto di acqua in bottiglia e servizi di consegna, autobotti etc.).

AGGIORNAMENTO AL MIO ARTICOLO DEL 2008: LE MEGA-BANCHE CONSIDERANO L’ACQUA COME UN BENE CRITICO

Dal 2008, molte mega-banche e super-investitori hanno acquisito quote di mercato nel settore idrico, identificando l’acqua come un bene fondamentale, molto più “caldo” del petrolio.

GOLDMAN SACHS: L’ACQUA E’ IL PROSSIMO PETROLIO

Nel 2008 la “Goldman Sachs”, nell’ambito della conferenza annuale sui “Top Five Risks”, ha definito l’acqua come “il petrolio del prossimo secolo”, e gli investitori che sapranno cavalcare il boom delle infrastrutture ne trarranno dei guadagni enormi.

Secondo i relatori di questa conferenza, l’acqua è un settore che vale 425 miliardi di Dollari, ed una sua disastrosa carenza potrebbe costituire, per l’umanità del 21° secolo, una minaccia ancor più grave di quella alimentare ed energetica. La “Goldman Sachs” ha convocato numerose conferenze e ha anche pubblicato lunghe e penetranti analisi, oltre che sull’acqua, anche che su altri settori critici (cibo, energia).

La “Goldman Sachs” sta preparandosi a divorare aziende del servizio idrico, società d’ingegneria e risorse idriche in tutto il mondo. Dal 2006 è diventata uno dei più grandi gestori di fondi d’investimento attivi nelle infrastrutture, comprese quelle idriche, e ha raccolto un capitale pari a 10 miliardi di Dollari.

Nel Marzo del 2012 la “Goldman Sachs” ha posto sotto osservazione la “Veolia”, una “utility” del settore idrico inglese, stimandola 1,2 miliardi di Sterline. Nel successivo mese di Luglio ha acquistato con successo la “Veolia Water”, che serve 3,5 milioni di persone nel sud-est dell’Inghilterra.

In precedenza, nel Settembre del 2003, la “Goldman Sachs” aveva collaborato con una delle più grandi società al mondo di “private equity”, il “Blackstone Group”, ma anche con l’“Apollo Management”, per acquistare la “Ondeo Nalco” (azienda-leader nella fornitura di servizi, processi e sostanze chimiche volti al trattamento delle acque, con più di 10.000 dipendenti ed attività in 130 paesi) da una società francese del settore, la “Suez SA”, per 4,2 miliardi di Dollari.
Nell’Ottobre del 2007 la “Goldman Sachs” ha collaborato con la “Deutsche Bank” e con altri partners per tentare, senza successo, l’acquisto della “U.K.’s Southern Water”. Nel Novembre dello stesso anno ha cercato di acquistare, anche questa volta senza successo, la “utility” inglese “Kelda”.

La “Goldman Sachs” sta cercando di acquistare, comunque, altre aziende del settore. Nel Gennaio del 2008 ha guidato un team composto da vari fondi (tra i quali il “Liberty Harbor Master Fund” ed il “Pinnacle Fund”) con l’obiettivo di acquistare delle “obbligazioni convertibili” (per un controvalore di 50 milioni di Dollari) della “China Water and Drinks Inc.”, fornitrice di acqua purificata ad aziende come la “Coca-Cola” e la “Uni-President” (la più importante società di bevande di Taiwan).

La “China Water and Drinks” è anche la società-leader cinese nella produzione e nella distribuzione di acqua in bottiglia, che vende anche con etichette private (ad esempio la “Sands Casino” di Macao).
Da quando la Cina è diventata il paese asiatico con i più grossi problemi per le forniture d’acqua, ed al contempo quello dotato della più vasta classe media emergente, il settore cinese delle bottiglie d’acqua è stato quello che più è cresciuto nel mondo, e sta realizzando dei profitti enormi.

Inoltre, la drammatica scarsità d’acqua ed il grave inquinamento potrebbero alimentare, in questo paese, “una notevole domanda di acqua pulita, con la necessità di investimenti a lungo termine pari a 14,2 miliardi di Dollari” (Reuters, 28 Gennaio 2008).

La autorità locali di Reno, Nevada, sono state avvicinate dalla “Goldman Sachs”, che proponeva loro “un contratto di leasing a lungo termine degli assets idrici della città, che avrebbero potuto generare degli incassi notevoli alle tre TMWA [Truckee Meadows Water Authority]. Il programma prevedeva la locazione degli assets per 50 anni, con pagamento anticipato in contanti” (Reno News & Review, 28 Agosto 2008).
In sostanza, la “Goldman Sachs” voleva privatizzare l’acqua di Reno per 50 anni. Vista la diminuzione delle entrate fiscali di questa città, la proposta era finanziariamente attraente. Ma alla fine è stata respinta, per la forte opposizione e le proteste dell’opinione pubblica.

CITIGROUP: IL MERCATO DELL’ACQUA PRESTO ECLISSERA’ QUELLO DEL PETROLIO, DELL’AGRICOLTURA E DEI METALLI PREZIOSI

Nel 2011 il principale economista della “Citigroup”, Willem Buitler, ha sostenuto che il mercato dell’acqua diventerà più “caldo” di quello del petrolio: “L’acqua – intesa come asset class – diventerà, a mio avviso, la più importante commodity-fisica, e farà impallidire petrolio, rame, materie prime agricole e metalli preziosi”.
Nella “Water Investment Conference” del 2012, la “Citigroup” ha identificato i 10 top-trends del settore idrico:
1 . Sistemi di desalinizzazione
2 . Tecnologie di riutilizzo dell’acqua
3 . Produzione di acqua/utilities relative all’acqua
4 . Membrane per la filtrazione
5 . Disinfestazione con i raggi ultravioletti (UV)
6 . Tecnologie per trattamento dei serbatoi d’acqua
7 . Desalinizzazione diretta attraverso l’osmosi
8 . Tecnologie e prodotti per migliorare i rendimenti
9 . Sistemi di trattamento nei punti d’utilizzo
10 . Competitori cinesi

Un’opportunità molto redditizia per il settore è, in particolare, quella della fratturazione idraulica (il fracking), perché genera una massiccia domanda d’acqua e di servizi idrici. Ogni pozzo di petrolio ben sviluppato richiede dai 3 ai 5 milioni di galloni d’acqua, e l’80% di quest’acqua non può essere riutilizzata, perché è da 3 a 10 volte più salata dell’acqua di mare.

Citigroup consiglia ai proprietari dei diritti per lo sfruttamento di vendere l’acqua a società di fracking, anziché agli agricoltori, perché le prime pagano fino a 3.000 Dollari per acro-piede (sistema di misura americano, si consulti Wikipedia, ndt), invece dei 50 Dollari pagati dagli agricoltori.

Il settore del trattamento dei serbatoi d’acqua, attualmente pari a 1,35 miliardi di Dollari l’anno, dovrebbe presto raggiungere i 30 – 50 miliardi. Il mercato dei sistemi di filtrazione è previsto superi quello delle attrezzature: il “Dow” stima che questo mercato andrà a superare i 5 miliardi di Dollari l’anno, invece del miliardo attuale.
La “Citigroup” sta raccogliendo fondi con notevole aggressività, per partecipare anche all’ondata di privatizzazioni nel settore delle infrastrutture: nel 2007 ha istituito una nuova unità denominata “Citi Infrastructure Investors”, divisione della “Citi Alternative Investments”.

Secondo la Reuters, “la Citigroup ha messo insieme alcuni fra i più grandi nomi nel settore delle infrastrutture, ed allo stesso tempo sta costruendo un fondo pari a 3 miliardi di Dollari, compresi 0,5 miliardi di capitale proprio. Questo fondo, secondo persone ben informate, sarà riservato a pochi investitori esterni, e verrà focalizzato sugli assets dei mercati sviluppati” (16 Maggio 2007).

Per il suo primo fondo infrastrutturale, la “Citigroup” ha raccolto inizialmente solo 3 miliardi di Dollari, ma ne sta cercando altri 5 per la fine di Aprile del 2008 (Bloomberg, 7 Aprile 2008).
Nel Novembre del 2007 la “Citigroup” ha collaborato con la “HSBC Bank”, la “Prudential” ed altri partners minori, nell’acquisto della “Kelda” (Yorkshire Water). A Dicembre del 2012, in partnership con la “John Hancock life Insurance Company” ed un operatore privato canadese, ha concluso con la città di Chicago un contratto di locazione per 99 anni del “Midway Airport”.

Addetti ai lavori hanno riferito che la “Citigroup” ha fatto un’offerta anche per la società statale “Letiste Praha”, che gestisce l’aeroporto di Praga nella Repubblica Ceca (Bloomberg, 7 Febbraio 2008).
Come ben illustrato dalle cinque offerte per l’acquisto di “utilities” del settore idrico fatte nel Regno Unito, nessuna banca d’investimento, o fondo di “private equity”, possiede singolarmente l’intera infrastruttura, ma partecipa in collaborazione con molti altri partners.

La “Citigroup” sta ora entrando nel mercato delle infrastrutture indiano, attraverso una partnership con il “Blackstone Group” e due società finanziarie private indiane. Nei prossimi 5 anni, l’India avrà bisogno di investimenti infrastrutturali per circa 320 miliardi di Dollari (The Financial Express, 16 Febbraio 2007).

UBS: LA CARENZA D’ACQUA E’ PER DEFINIZIONE LA CRISI DEL 21° SECOLO

Nel 2006 la “UBS Investment Research”, una divisione della svizzera “UBS AG”, la più grande banca europea per valore degli assets, ha titolato la sua relazione “Q-Series: Water” in questo modo: “Carenza d’acqua: per definizione la crisi del 21° secolo?” (10 Ottobre 2006). Nel 2007 la “UBS”, insieme alla “JP Morgan” e all’“Australia’s Challenger Fund”, ha acquistato l’inglese “Southern Water” per 4.2 miliardi.

CREDIT SUISSE: L’ACQUA E’ IL PRINCIPALE MEGA-TREND DEL NOSTRO TEMPO

Il “Credit Suisse” ha pubblicato la sua relazione sull’acqua nell’ambito del “Credit Suisse Water Index” (21 Gennaio 2008), e ha così esortato gli investitori: “Un modo per approfittare di questa tendenza è quello di investire in società orientate alla produzione di acqua, alla sua conservazione, alle infrastrutture per il suo trattamento, ed infine alla sua desalinizzazione. Il nostro Indice permette agli investitori di partecipare ai rendimenti delle aziende più interessanti ….”.

La tendenza in questione, secondo il “Credit Suisse”, è così descritta: “l’esaurimento delle riserve di acqua dolce attribuibile all’inquinamento, alla scomparsa dei ghiacciai (la principale fonte di riserve d’acqua dolce) ed alla crescita della popolazione, rischia di far diventare l’acqua una risorsa decisamente scarsa”.

Il “Credit Suisse” riconosce l’acqua come “fondamentale mega-trend del nostro tempo”, perché la crisi nell’approvvigionamento idrico potrebbe causare dei “gravi rischi sociali” nei prossimi 10 anni, considerando che due terzi della popolazione mondiale, entro il 2025, potrebbe trovarsi a vivere in condizioni di carenza d’acqua.
Per affrontarne la scarsità, ha identificato nella desalinizzazione e nel trattamento delle acque reflue le due tecnologie più importanti. Conseguentemente, tre settori dove poter fare dei buoni investimenti sono i seguenti:

§ Membrane per la desalinizzazione ed il trattamento delle acque reflue.
§ Infrastrutture idriche (resistenza alla corrosione, tubi, valvole e pompe).
§ Prodotti chimici per il trattamento dell’acqua.
Ha inoltre creato il “Credit Suisse Water Index”, con lo “equally-weighed index” (si consulti Wikipedia, ndt) basato su 30 fra i 128 titoli relativi alle riserve idriche globali. Inoltre, nel Giugno 2007 ha lanciato il “Credit Suisse PL100 World Water Trust”, dotato di 112,9 milioni di Dollari.

Il “Credit Suisse”, nel Maggio del 2006, ha costituito una joint-venture con la “General Electric Infrastructure” dotandola di 1 miliardo di Dollari, da investire in assets infrastrutturali globali.

Ognuno dei due partners si è impegnato per 500 milioni di Dollari, da investire nella generazione e nella trasmissione di energia elettrica, nei gasdotti e nello stoccaggio del gas, nei servizi idrici, negli aeroporti (e nel controllo del traffico aereo), nei porti, nelle ferrovie e nelle strade a pedaggio di tutto il mondo.

Questa joint-venture ha stimato che, nei prossimi 5 anni, le opportunità del settore infrastrutturale, nei paesi sviluppati, ammonteranno a 500 miliardi di Dollari, mentre quelle nei paesi emergenti ammonteranno a 1.000 miliardi di Dollari (comunicato stampa del Credit Suisse, 31 Maggio 2006).

Nell’Ottobre del 2007 il “Credit Suisse” ha operato in partnership con il “Cleantech Group” (società di consulenza del Michigan) e con il “Consensus Business Group” (società di investimenti del miliardario inglese Vincent Tchenguiz) per investire a livello mondiale nel settore delle tecnologie pulite (cleantech). Queste tecnologie comprendono, ovviamente, anche quelle per l’acqua pulita.

Durante una conferenza sugli investimenti in Asia, il “Credit Suisse” ha sostenuto che “l’acqua è senz’altro un punto di riferimento nel settore delle materie prime strategiche globali. Analogamente al petrolio l’offerta è limitata, ma la domanda sta crescendo notevolmente e, a differenza del petrolio, non ci sono alternative” (4 Febbraio 2008).
Il “Credit Suisse” valuta che il mercato globale dell’acqua sia destinato a passare, negli Stati Uniti, dai 190 miliardi del 2005 ai 342 miliardi del 2010. Inoltre, vede opportunità di crescita ancora più significative in Cina.

JP MORGAN CHASE: COSTRUIRE WAR-CHESTS PER ACQUISTARE UTILITIES ED INFRASTRUTTURE PUBBLICHE IN TUTTO IL MONDO

Una delle più grandi banche del mondo, la “JPMorgan Chase”, ha trattato aggressivamente l’acquisto di infrastrutture idriche in tutto il mondo. Nel mese di Ottobre 2007 ha battuto i rivali della “Morgan Stanley” e della “Goldman Sachs” nell’acquisto della “Southern Water” (Società di servizi idrici del Regno Unito), avendo come partner la “UBS” e lo “Australia’s Challenger Fund”.

Quest’impero bancario (JPMorgan Chase) è controllato dalla famiglia Rockefeller. Il patriarca, David Rockefeller, è un membro del “Bilderberg Group”, del “Council on Foreign Relations” e della “Trilateral Commission”.
La “JPMorgan” considera il finanziamento delle infrastrutture come un fenomeno globale, ed è affiancata da altri investitori e da altri Istituti Bancari nel raccogliere capitali da investire nell’acqua e nelle infrastrutture. I suoi analisti stimano che il mercato delle infrastrutture nei mercati emergenti varrà circa 21.700 miliardi di Dollari nel prossimo decennio.

La “JPMorgan”, ad Ottobre del 2007, ha creato un fondo di 2 miliardi di Dollari per seguire i progetti infrastrutturali in India. E’ interessata al settore del “trasporto” (ovvero strade, ponti e ferrovie) e delle “utilities” (gas, elettricità ed acqua). Il Ministro delle Finanze indiano ha stimato che l’India avrà necessità, entro il 2012, di investimenti infrastrutturali per circa 500 miliardi di Dollari.
La “JPMorgan” è affiancata dalla “Citigroup”, dal “Blackstone Group”, dal “3i Group”  (seconda più grande società di “private equity” in Europa) e dalla “ICICI Bank” – seconda più grande banca indiana (International Herald Tribune, 31 Ottobre 2007).

La “JPMorgan Asset Management”, inoltre, ha istituito lo “Asian Infrastructure & Related Resources Opportunity Fund”, con una raccolta iniziale di 500 milioni di Dollari, che si concentrerà su Cina, India ed altri paesi del sud-est asiatico (“Private Equity Online, 11 Agosto 2008). Obiettivo del fondo è di raccogliere 1,5 miliardi di Dollari.

Da rilevare che la divisione “JPMorgan’s Global Equity Research” ha pubblicato un rapporto di 60 pagine intitolato “Watch Water: Una guida per valutare i rischi aziendali in un mondo assetato” (1 Aprile 2008).
Nel 2010, inoltre, la “JP Morgan Asset Management” e la “Water Asset Management” hanno fatto un’offerta pari a 275 milioni di Dollari per l’acquisto della “South West Water” (Gran Bretagna).

ALLIANZ GROUP: L’ACQUA E’ SOTTOVALUTATA E SOTTOPREZZATA

Fondato nel 1890, il l’“Allianz Group” (Germania), presente in 70 paesi, è uno dei principali fornitori di servizi globali nel settore assicurativo, bancario e del risparmio gestito. Nell’Aprile del 2008 l’”Allianz SE” ha lanciato lo “Allianz RCM Global Water Fund”, per investire in azioni di società idriche di tutto il mondo, enfatizzando l’apprezzamento a lungo termine del capitale investito.

Insieme alla “Dresdner Bank AG” ha lanciato nel 2007 il “Global EcoTrends” (Business Wire, 7 Febbraio 2007), sostenendo che “gli investimenti nel settore dell’acqua offrono delle importanti opportunità: l’aumento dei prezzi del petrolio oscura la nostra percezione di una carenza ancora più grave: l’acqua. L’economia globale dell’acqua ha necessità sia di investimenti multimiliardari che di un’importante modernizzazione. La “Dresdner Bank” vede in questo settore delle interessanti opportunità di guadagno per gli investitori, con un orizzonte d’investimento a lungo termine”. (Francoforte, 14 Agosto 2008)

Esattamente come la “Goldman Sachs”, l’”Allianz” crede che l’acqua sia sotto-prezzata. Un co-gestore del “Water Fund” di Francoforte ha detto che: “la questione-chiave nel settore dell’acqua è che il suo vero valore non viene riconosciuto … l’acqua tende ad essere sottovalutata in tutto il mondo, generando una carenza di investimenti … forse è proprio questa una delle ragioni per cui ci sono così tanti luoghi con uno scarso approvvigionamento idrico. Con questo in mente, ha decisamente senso investire in società impegnate nel miglioramento della qualità delle acque e delle infrastrutture”.
L’”Allianz” vede due investimenti-chiave nel settore idrico: (1) potenziamento delle vecchie infrastrutture nel mondo sviluppato e (2) nuova urbanizzazione ed industrializzazione nei paesi in via di sviluppo, come ad esempio la Cina e l’India.

BARCLAYS PLC: UN FONDO WATER-INDEX ED UN FONDO EXCHANGE-TRADED

La “Barclays PLC”, fondata a Londra nel 1690, è un importante fornitore globale di servizi finanziari. Opera attraverso le sue controllate “Barclays Bank PLC” e “Barclays Capital”.

La “Barclays Global Investors”, una divisione della “Barclays Bank”, gestisce un fondo exchange-traded (ETF) denominato “iShares S & P Global Water”. E’ quotato alla Borsa di Londra e può essere acquistato come una qualsiasi azione ordinaria attraverso un mediatore.

Lo “iShares S & P Global Water” offre “un’ampia selezione di azioni delle maggiori società idriche del mondo, comprese quelle del settore dei servizi e delle attrezzature”. Il 31 Marzo 2007 questo fondo è stato valutato 33,8 milioni di Dollari.
La “Barclays Bank PLC”, nel Gennaio del 2008, ha lanciato anche un fondo climate-index (indicizzato all’andamento del clima, ndt), il “SAM Indexes GmbH”, e ha concesso in licenza il suo “Dow Jones Sustainability Index” alla “Barclays Capital”, perché lo commercializzasse in Germania ed in Svizzera. Anche molte altre banche hanno un fondo climate-index o sustenaibility-index.

Nell’Ottobre del 2007, inoltre, la “Barclays Capital” ha collaborato con la “Protected Distribution Limited” (PDL) per lanciare un nuovo Fondo d’investimento legato all’acqua (con rendimenti annui attesi per essere fra il 9 all’11%), chiamato “Protected Water Fund”.

Questo nuovo fondo, con sede legale nell’Isola di Man, richiede un investimento minimo di 10.000 Sterline, ed è strutturato come un investimento a 10 anni, con la “Barclays Bank” che fornisce il 100% di protezione del capitale fino alla sua scadenza (11 Ottobre 2017).

Il “Protected Water Fund” sarà investito in alcune fra le più grandi aziende idriche del mondo, mentre le decisioni d’investimento saranno prese sulla base di un indice creato dalla “Barclays Capital”, il “Barclays World Water Strategy”, che traccia le prestazioni di alcuni fra i più importanti titoli mondiali legati all’acqua (Investment Week e Reuters, 11 Ottobre 2007 – Business Week, 15 Ottobre 2007).

LA DEUTSCHE BANK INVESTE 2 MILIARDI DI EURO NELLE INFRASTRUTTURE EUROPEE: IL MEGA-TREND COSTITUITO DAGLI INVESTIMENTI NEL SETTORE DELL’ACQUA, DEL CLIMA, DELLE INFRASTRUTTURE E DELL’AGROALIMENTARE

La “Deutsche Bank” è uno dei principali investitori mondiali nel settore idrico. I suoi consulenti hanno identificato nell’acqua una parte importante delle strategie d’investimento sul clima. Nel rapporto “Global Warming: implicazioni per gli investitori”, hanno individuato nelle quattro aree a seguire i settori principali su cui investire:

§ Distribuzione e gestione: (1) fornitura e riciclaggio, (2) distribuzione dell’acqua e fognature, (3) gestione delle risorse idriche ed ingegneria.
§ Depurazione delle acque: (1) depurazione delle acque reflue, (2) disinfezione, (3) desalinizzazione, (4) monitoraggio.
§ Efficienza (dal lato della domanda): (1) installazione iniziale, (2) riciclo delle acque grigie, (3) contatori.
§ Acqua e Nutrizione: (1) Irrigazione, (2) acqua in bottiglia.

Oltre a quello dell’acqua, due nuovi settori su cui investire sono costituiti  dall’agro-alimentare (pesticidi, sementi geneticamente modificate, concimi minerali, macchine agricole etc.) e dalle energie rinnovabili (solare, eolico, geotermico, biomasse, idroelettrico etc.).

La “Deutsche Bank” ha istituito un fondo di 2 miliardi di Euro, attivo negli assets infrastrutturali europei, attraverso il suo “Structured Capital Markets Group” (SCM), parte della divisione “Global Markets”.
La banca ha già parecchi “beni infrastrutturali estremamente interessanti”, tra cui la “East Surrey Holdings”, proprietaria del “Sutton & East Surrey Water”, una “utility” inglese del settore idrico (comunicato stampa della Deutsche Bank, 22 Settembre 2006).

La “Deutsche Bank”, inoltre, ha incanalato 6 miliardi di Euro su fondi legati al cambiamento climatico, ovvero ad aziende che forniscono prodotti per il taglio dei gas-serra, o che aiutano le persone ad adattarsi ad un mondo più caldo, in settori che vanno dall’agricoltura alla generazione di elettricità, passando per il settore delle costruzioni (Reuters, 18 Ottobre 2007).

Oltre alla “SCM”, la “Deutsche Bank” possiede il Fondo “RREEF Infrastructure”, parte dello “RREEF Alternative Investments”, con sede a New York e sedi principali a Sydney, Singapore e Londra.
“RREEF Infrastructure” ha in gestione più di 6,7 miliardi di Euro di assets. Uno dei suoi principali obiettivi è costituito dalle “utilities”, comprese le reti elettriche, le operazioni di trattamento e distribuzione delle acque, ed infine le reti per la distribuzione di gas naturale.

Nell’Ottobre del 2007, la “RREEF” ha collaborato con “Goldman Sachs”, “GE “, “Prudential”, e “Babcok & Brown Ltd.” per presentare un’offerta, peraltro senza successo, per l’acquisto della britannica “Southern Water”. Ma non solo:
§ Facendo seguito al boom degli investimenti nelle infrastrutture europee, il fondo “RREEF” ha raccolto, dall’Agosto del 2007, 2 miliardi di Euro. Da rilevare che il mercato delle infrastrutture, in Europa, è valutato  tra i 4.000 e i 6.000 miliardi di Dollari (Dow Jones Financial News Online, 7 Agosto 2007).
§ Bulgaria – La “Deutsche Bank Bulgaria” sta progettando di partecipare a grandi progetti infrastrutturali pubblico-privato nel settore delle acque, comprese quelle reflue, per un importo fino a 1 miliardo di Euro (Sofia Echo Media, 26 Febbraio 2008).
§ Medio Oriente – Insieme alla “Ithmaar Bank B.S.C.” (una banca d’investimento di “private equity” del Bahrain), la “Deutsche Bank” ha investito 2 miliardi di Dollari nella “Shari’a-Compliant Infrastructure” e nel “Growth Capital Fund”, e prevede di indirizzare 630 miliardi di Dollari nelle infrastrutture regionali.
Questo caso, ancora una volta, è un esempio della natura complessa che ha assunto, oggi, la proprietà dei servizi idrici, con Istituzioni di vario tipo che attraversano i confini nazionali collaborando tra di loro nel detenere partecipazioni nel settore idrico. Con il suo imponente war-chest (cfr. Wikipedia, ndt) dedicato all’acqua, al cibo ed alle infrastrutture, la “Deutsche Bank” è destinata a diventare uno dei principali attori mondiali del settore idrico.

ANCHE ALTRE MEGA–BANCHE GUARDANO ALL’ACQUA COME AD UN INVESTIMENTO “CALDO”

La “Merrill Lynch” (prima di essere acquistata dalla “Bank of America”) ha pubblicato un rapporto dal titolo “La scarsità d’acqua: un problema più grande di quanto fosse stato ipotizzato” (6 Dicembre 2007). Questa banca ha sostenuto che la carenza idrica “non è limitata ai soli paesi con climi aridi”.
La “Morgan Stanley”, nella sua pubblicazione “Emerging Markets Infrastructure: Just Getting Started” (Aprile 2008), raccomanda tre aree di opportunità negli investimenti sull’acqua: servizi idrici, operatori globali (come la “Veolia Environment”) ed aziende tecnologiche (produzione delle membrane e delle sostanze chimiche utilizzate nel trattamento delle acque).

FONDI COMUNI E HEDGE FUNDS SI UNISCONO PER INVESTIRE NEL SETTORE DELL’ACQUA

I fondi che investono nel settore dell’acqua sono in aumento, fra i più noti ci sono:
1. “Calvert Global Water Fund” (CFWAX) – 42 milioni di Dollari di assets a partire dal 2010, di cui il 30% nei servizi idrici, il 40% in società infrastrutturali ed il 30% in società tecnologiche.
2. “Allianz RCM Global Fund Water” (AWTAX) – Assets per 54 milioni di Dollari a partire dal 2010, la maggior parte dei quali relativi a servizi idrici.
3. “PFW Water Fund” (PFWAX) – Assets per 17 milioni di Dollari a partire dal 2010 (si entra con un investimento minimo di 2.500 Dollari), con l’80% investito in società legate all’acqua.
4. “Kinetics Water Infrastructure Advantaged Fund” (KWIAX) – Assets per 26 milioni di Dollari a partire dal 2010 (si entra con un investimento minimo di 2.500 Dollari).
A seguire un breve elenco di hedge-funds centrati sull’acqua:

§ Master Water Equity Fund — Summit Global AM (United States)
§ Water Partners Fund — Aqua Terra AM (United States)
§ The Water Fund — Terrapin AM (United States)
§ The Reservoir Fund — Water AM (United States)
§ The Oasis Fund — Perella Weinberg AM (United States)
§ Signina Water Fund — Signina Capital AG (Switzerland)
§ MFS Water Fund of Funds — MFS Aqua AM (Australia)
§ Triton Water Fund of Funds — FourWinds CM (United States)
§ Water Edge Fund of Funds — Parker Global Strategies LLC (United States)

Molte banche, oltre a quelle già citate, hanno lanciato dei fondi d’investimento centrati sull’acqua. Fra i più noti si possono includere lo “Pictet Water Fund”, il “SAM – Sustainable Water Fund”, il “Sarasin Sustainable Water Fund”, lo “Swisscanto Equity Water” ed il “Tareno Waterfund”.

Fra i tanti prodotti strutturati legati all’acqua, offerti dalle principali banche d’investimento, si possono citare lo “ABN Amro Water Index Certificate”, il “BKB Basket Water”, lo “ZKB Sustanaible Basket Water”, il “Wagelin Water Shares Certificate”, lo “UBS Water Strategy Certificate” ed il “Certificate on Vontobel Water Index”.
Ci sono anche parecchi water-indexes ed index-funds, come ad esempio quelli a seguire:

Credit Suisse Water Index
HSBC Water, Waste, and Pollution Control Index
Merrill Lynch China Water Index
S&P Global Water Index
First Trust ISE Water Index Fund (FIW)
A seguire un piccolo campione di altri fondi centrati sull’acqua (non esaustivo dell’attuale gamma di prodotti che sono a disposizione):
Allianz RCM Global EcoTrends Fund
Allianz RCM Global Water Fund
UBS Water Strategy Certificate – gestisce azioni di 25 società internazionali del settore
Summit Water Equity Fund
Maxxwater Global Water Fund
Claymore S&P Global Water ETF (CGW)
Barclays Global Investors’ iShares S&P Global Water
Barclays and PDL’s Protected Water Fund – basato sul Barclays World Water Strategy
Invesco’s PowerShares Water Resources Portfolio ETF (PHO)
Invesco’s PowerShares Global Water (PIO)
Pictet Asset Management’s Pictet Water Fund e Pictet Water Opportunities Fund
Canadian Imperial Bank of Commerce’s Water Growth Deposit Notes
Criterion Investments Limited’s Criterion Water Infrastructure Fund

Per giustificare la corsa delle banche d’investimento al controllo dell’acqua, si è spesso sentito dire che le “le utilities sono degli assets relativamente sicuri in tempi di crisi economica, perché più isolati rispetto alla crisi globale del credito, conseguenza della bolla dei mutui subprime statunitensi” (Reuters, 9 Ottobre 2007).

Un analista londinese della “HSBC Securities” ha dichiarato alla “Bloomberg News” che l’acqua è un buon investimento perché “si acquista un qualcosa a prova d’inflazione, senza particolari minacce per i guadagni. E’ un investimento molto stabile, che può essere liquidato ogni volta che si vuole” (Bloomberg, 8 Ottobre 2007).

FONDI PENSIONE CHE INVESTONO NEL SETTORE DELL’ACQUA

Molti fondi-pensione sono entrati nel settore idrico perché lo considerano un settore relativamente sicuro. Il “British Telecom Pension Scheme”, ad esempio, ha acquistato nel 2012 una partecipazione nella “Thames Water”, mentre due fondi-pensione canadesi, “Caisse de dépôt et placement du Québec” e “Canada Pension Plan Investment Board”, hanno acquistato azioni rispettivamente della “England’s South East Water” e della “Anglian Water”,  come riferito dalla “Reuters”.

INVESTIMENTI DEI FONDI SOVRANI NEL SETTORE DELL’ACQUA

Nel Gennaio del 2012 la “China Investment Corporation” ha acquistato l’8,68% della “Thames Water”, la più grande “utility” inglese del settore idrico, che serve, tra le altre, parti della Greater London, della Thames Valley e del Surrey. Nel Novembre del 2012 anche un altro dei più grandi fondi-sovrani, lo ”Investment Authority Abu Dhabi”, ne ha acquistato il 9,9%.
Ma a “succhiare” acqua ci sono anche dei miliardari come George H. Bush e la sua famiglia, Li Ka- shing, alcuni magnati filippini ed altri ancora. Non solo le mega-banche, quindi, ma anche i tycoons investono pesantemente nell’acqua.

AGGIORNAMENTO SU HONG KONG

Nell’Estate del 2011 il multimiliardario di Hong Kong Li Ka-shing, proprietario del “Cheung Kong Infrastructure” (CKI), ha acquistato la “Northumbrian Water”, che serve 2,6 milioni di persone nel nord-est dell’Inghilterra, per 3,9 miliardi di Dollari (nello stesso anno il “CKI” ha venduto la “Cambridge Water”, per 74 milioni di Sterline, alla “HSBC”).
Non soddisfatto di controllare solo il settore idrico, nel 2010 il “CKI”, attraverso un consorzio, ha acquistato le reti elettriche della “EDF” (Électricité de France) nel Regno Unito per 5,8 miliardi di Sterine. Attualmente, Li Ka-shing sta collaborando anche con la “Samsung” nel settore del trattamento delle acque.

WARREN BUFFET ACQUISTA LA NALCO, UNA SOCIETA’ ATTIVA NEL SETTORE DELLA CHIMICA E DELLE TECNOLOGIE PER IL TRATTAMENTO DELLE ACQUE

Attraverso la sua “Berkshire Hathaway”, Warren Buffet è il più grande investitore istituzionale della “Nalco Holding Co.”, una controllata della “Ecolab”. La “Nalco”, produttrice di sostanze chimiche per il trattamento delle acque e per le tecnologie di processo, è stata nominata “2012 Water Technology Company of the Year”.

La “Nalco” non produce solo membrane, ma anche il famigerato disperdente tossico “Corexit”, utilizzato per disperdere le macchie di petrolio all’indomani della sua fuoriuscita dai pozzi della “BP” nel Golfo del Messico (2010). Prima di essere venduta alla “Ecolab”, la società madre della “Nalco” era la “Blackstone”.

LA FAMIGLIA DELL’EX PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI, GEORGE H. BUSH, HA ACQUISTATO IN SUD AMERICA 300.000 ACRI DI TERRENO POSTI SULLA PIU’ GRANDE FALDA ACQUIFERA DEL MONDO, L’ACUIFERO GUARANI’

Nel mio articolo del 2008 ho trascurato i grandi acquisti di terreni (298.840 acri, per l’esattezza) fatti dalla famiglia Bush nel 2005 e nel 2006. Nel 2006, durante un viaggio in Paraguay per conto dell’UNICEF, Jenna Bush (figlia dell’ex Presidente George W. Bush, e nipote dell’ex Presidente George H. Bush) ha riferito di aver acquistato 98.840 acri (1 acro = 4.046,87 m2) di terreno nel Chaco (Paraguay), nei pressi della triplice frontiera fra Bolivia, Brasile e Paraguay, che si sommano ai 200.000 acri acquistati da suo nonno, George H. Bush, nel 2005.

Le terre acquistate dalla famiglia Bush si trovano al di sopra della più grande falda acquifera non solo del Sud America, ma anche del mondo, l’Acuifero Guaranì, che si trova sotto Argentina, Brasile, Paraguay ed Uruguay. Questa falda sotterranea è più grande del Texas e della California messi insieme.

La rivista politica online “Counterpunch”, ha citato il pacifista argentino Adolfo Perez Esquivel, vincitore nel 1981 del Premio Nobel per la Pace: “ … egli ha avvertito che la vera guerra sarà combattuta non per il petrolio, ma per l’acqua, e ha ricordato che l’Acuifero Guaranì è una delle più grandi riserve idriche sotterranee del Sud America …”.
Secondo Wikipedia, questa falda copre 1,2 milioni di km2, con un volume d’acqua di circa 40.000 km3 ed uno spessore compreso tra 50 e 800 m, posta ad una profondità massima di circa 1.800 m.

Si tratta probabilmente della più grande falda acquifera sotterranea del mondo (anche se il volume complessivo delle singole falde che costituiscono il “Great Artesian Basin”, Australia, è molto più grande), con un tasso di ricarica pari a circa 166 km3/anno, derivato dalle precipitazioni. Questo vasto serbatoio sotterraneo potrebbe fornire acqua potabile a tutto il mondo per 200 anni.

IL TYCOON FILIPPINO MANUEL V. PANGILINAN, INSIEME AD ALTRI, HA ACQUISTATO ALCUNE PARTECIPAZIONI NEI SERVIZI IDRICI DEL VIETNAM

Nel mese di Ottobre del 2012 l’uomo d’affari filippino Manuel V. Pangilinan è andato in Vietnam per valutare delle opportunità d’investimento, in particolare nel settore delle strade a pedaggio e dei servizi idrici.
Il Signor Pangilinan ed altri miliardari filippini, come ad esempio i proprietari della “Ayala Corp.”, che a sua volta controlla la “Manila Water Co.”, hanno annunciato l’acquisto di una quota del 10% nella “Ho Chi Minh City Infrastructure Investment Joint Stock Co.” (società-leader nel settore delle infrastrutture), ed una quota del 49% nella “Kenh Dong Water Supply Joint Stock Co.” (società-leader nelle forniture d’acqua), entrambe con sede a Ho Chi Minh City.

L’ACCAPARRAMENTO DELL’ACQUA E’ INARRESTABILE

La febbre per la privatizzazione dell’acqua e delle infrastrutture è inarrestabile: molti governi, sia locali che statali, soffrono per la diminuzione delle entrate, e sono sotto tensione sia finanziaria che di bilancio.
Non possono più assumersi la responsabilità di mantenere e migliorare le proprie “utilities”. Di fronte alle offerte milionarie della “Goldman Sachs”, della “JPMorgan Chase”, della “Citigroup”, della “UBS” e delle altre banche d’élite, per l’acquisto delle loro “utilities”, le città e gli stati troveranno estremamente difficile rifiutare.
Le élites multinazionali e le banche di Wall Street si sono preparate per anni  in attesa di questo momento d’oro. Nel corso degli ultimi anni hanno accumulato imponenti war-chests per la privatizzazione dell’acqua, dei servizi comunali e delle “utilities” di tutto il mondo. Sarà estremamente difficile invertire questa tendenza.
Jo-Shing Yang è un ricercatore indipendente, autore di: “Ecological Planning, Design, & Engineering. Solving Global Water Crises: New Paradigms in Wastewater and Water Treatment. Small and On-Site Systems for Water Self-Sufficiency and Sustainability

tratto da: (clicca qui)

 

2014.06.13 – Stanno progettando di colpire la Russia con armi nucleari

Posted by Presidenza on 13 Giugno 2014
Posted in articoli 

Sorpresa: Washington pensa che in una guerra nucleare ci possa essere chi vince. E sta progettando un primo attacco alla Russia, o forse alla Cina, per evitare qualsiasi sfida alla sua egemonia sul mondo. Il piano è molto avanzato, avverte Paul Craig Roberts, citando “La letalità delle armi nucleari” di Steven Starr: «Basterebbe l’1% degli arsenali nucleari degli Usa o della Russia per provocare una “piccola guerra nucleare” che porterebbe a un disfacimento catastrofico del clima globale e alla distruzione massiccia dello strato di ozono, con conseguenti danni, tanto gravi per l’agricultura del mondo, che due miliardi di persone potrebbero morire di fame». La brutta notizia è che la dottrina strategica degli Stati Uniti è cambiata: con Obama, «il ruolo dei missili nucleari è stato portato da strumento di reazione ad arma offensiva, da usare al primo colpo». Per questo sono stati piazzati i missili anti-balistici Abm nelle basi americane in Polonia, e altri missili verranno dislocati nell’Est Europa. «Una volta completato il lavoro, la Russia sarà circondata da basi missilistiche americane».

 

 

 

 

 

I missili anti-balistici, noti come “star wars”, sono armi progettate per intercettare e distruggere missili balistici intercontinentali, spiega Craig Roberts, già viceministro del Tesoro con Reagan e “associated editor” del “Wall Street Journal”. Secondo la nuova strategia di guerra di Washington, continua Roberts in un post ripreso da “Come Don Chisciotte”, gli Stati Uniti dovrebbero colpire la Russia per primi. Qualunque sia la capacità di risposta russa, l’artiglieria missilistica di Mosca non riuscirebbe più a raggiungere il territorio statunitense, perché i missili russi verrebbero intercettati dallo scudo degli Abm dislocati in Europa orientale. Il pretesto agitato da Washington è quello della minaccia terroristica: come se i terroristi fossero una nazione che disponga di un esercito minaccioso. Ufficialmente, i missili Abm sono in Polonia come “scudo” contro i missili intercontinentali iraniani: ma Washington, «come ogni altro governo europeo, sa bene che l’Iran non ha nessun Icnm e che l’Iran non ha mai detto di aver intenzione di attaccare l’Europa».

Nessun governo crede nelle ragioni di Washington, continua Craig Roberts. Qualsiasi governo, invece, capisce che le motivazioni dell’America sono «deboli tentativi di nascondere il fatto che sta posizionando le sue basi per poter vincere una guerra nucleare». Il governo russo, naturalmente, è consapevole che questo cambio di strategia di guerra degli Stati Uniti e le basi Abm americane poste ai suoi confini siano orientate contro la Russia. «Sono segnali evidenti che Washington intende essere pronta per un primo attacco con armi nucleari contro la Russia». Anche la Cina, aggiunge l’analista statunitense, ha perfettamente capito che Washington ha le stesse intenzioni contro Pechino. Proprio in risposta alla minaccia di Washington, «la Cina ha attirato l’attenzione del mondo sulla sua capacità di distruggere gli Stati Uniti, nel caso che Washington dovesse intraprendere un conflitto di questo genere». Il peggio è che Obama «crede di poter vincere una guerra nucleare con pochi o senza danni per gli Stati Uniti: ed è questa convinzione che rende probabile una guerra nucleare».

Secondo Steven Starr, questa convinzione è basata sull’ignoranza: una guerra nucleare non avrà nessun vincitore. «Anche se le città degli Stati Uniti fossero salvate dallo scudo contro gli Abm, le radiazioni e gli effetti prodotti dall’inverno nucleare delle armi che avranno colpito la Russia o la Cina distruggerebbero gli Stati Uniti allo stesso modo». Prosegue Craig Roberts: «I media, opportunamente concentrati in poche mani durante il corrotto regime di Clinton, sono complici perché stanno ignorando il problema. Anche i governi degli stati vassalli di Washington in Europa occidentale e orientale, del Canada, dell’Australia e del Giappone sono complici, perché accettano il piano di Washington e mettono a disposizione le basi militari per la sua attuazione. Un governo polacco demente, probabilmente, ha già firmato la condanna a morte per l’umanità». E’ corresponsabile anche il Congresso degli Stati Uniti, «perché non è stata presentata nessuna audizione contro il progetto esecutivo per l’avvio di una guerra nucleare». Per Roberts, Washington ha creato una situazione pericolosa: «Dato che Russia e Cina sono state chiaramente minacciate di un primo lancio nucleare, anche loro potrebbero decidere di colpire per prime: perché Russia e Cina dovrebbero restare sedute ad attendere l’inevitabile, mentre l’avversario sta creando i presupposti per proteggersi, sviluppando il suo scudo Abm?».

Paul Craig Roberts

Una volta che Washington abbia terminato lo scudo, Russia e Cina possono essere certe che «saranno attaccate, a meno che non si arrendano prima». Il network “Russia Today” spiega che il piano segreto di Washington per colpire la Russia per prima non è affatto un segreto: il reportage chiarisce anche che Washington è pronta a eliminare qualsiasi leader europeo che non si allineerà con gli Usa. Che fare, dunque? Innanzitutto, «non ascoltare il Ministero della Propaganda spegnendo Fox News, Cnn, Bbc , Abc, Nbc e Cbs, smettendo di leggere il “New York Times”, il “Washington Post”, il “Los Angeles Times”», scrive Craig Roberts. «Basta uscire dal circuito dell’informazione dei media ufficiali. Non credere una parola di quello che dice il governo. Non votare. Rendersi conto che il male è concentrato a Washington. Nel 21° secolo Washington ha distrutto in tutto o in parte sette paesi. Ha ucciso milioni di persone, li ha mutilati, li ha fatti fuggire dalle loro case e Washington non ha mai dato segni di rimorso. E nemmeno le chiese “cristiane”. Tutta la devastazione che Washington ha provocato nel mondo è raccontata come se fosse stato un grande successo: ha vinto Washington». Gli Usa sono determinati a vincere, conclude Craig Roberts. «Ma è lo stesso male, che Washington rappresenta, che sta portando il mondo verso la sua distruzione»

tratto da: (clicca qui)

 

movimento

 

 

Aristanis, 08 giugno 2014

 

ALLE FORZE DELL’ORDINE, DELL’EX STATO STRANIERO ITALIANO, PRESENTI IN SARDEGNA E AI CITTADINI DEL POPOLO SARDO

<< Questa per informare, restando in Onore, dei nostri NUOVI DIRITTI in quanto ESSERI UMANI, derivanti dalla situazione giuridica stabilita il 28 novembre 2012.

1.    Il giorno 03 luglio 2011 l’entità giuridica The One People’s Public Trust (OPPT) 1776 redige il FINAL REPORT BULLET PARDIGM nel quale dimostra in modo inconfutabile che 194 presunti Stati al mondo (inclusa la Repubblica Italiana) sono Società per Azioni operanti sotto parvenza di Governo del Popolo.

2.    Il 24 ottobre 2012 la FEDERAL RESERVE BANK OF USA e tutte le banche ad essa direttamente o indirettamente collegate vengono dichiarate insolventi e pignorate dall’entità giuridica The One People’s Public Trust 1776. L’atto è registrato presso il pubblico registro internazionale del “Washington District of Columbia”, Washington, USA.

CANCELLAZIONE SULLA CARTA DELLE BANCHE Rif. TRUE BILL : WA DC UCC Doc. N° 2012114776 del 24 ottobre 2012

3.    Il 28 novembre 2012 La Società per Azioni Repubblica Italiana viene pignorata e preclusa dall’entità giuridica OPPT 1776 insieme ad altri 193 presunti Governi, primo tra gli altri gli USA.

L’atto è registrato presso il pubblico registro internazionale del “Washington District of Columbia”, Washington, USA.

CANCELLAZIONE DEI GOVERNI SULLA CARTA Rif.: DECLARATION OF FACTS: UCC Doc: N° 2012127914, del 28 novembre 2012

 Il 25 dicembre 2012 l’entità giuridica OPPT 1776 da pubblica notizia del pignoramento e preclusione di presunti 194 governi e relative banche avvenuta nel mese di novembre 2012.

L’attuale situazione giuridica stabilitasi a seguito dei punti precedenti ha reso privi, nulli, senza valore o comunque annullati ogni e qualsiasi ATTO COSTITUTIVO, ivi compresi quelli del “presunto” Governo della (S.p.A) Repubblica Italiana, comprensivo di ogni e tutte le sue abbreviazioni, idem sonans o di altre forme giuridiche (inclusi ma non limitatamente a tutte quelle forme di diritto anche conosciute come Codice Civile, Penale, di Procedura Civile, di Procedura Penale, Stradale, ecc.), finanziarie e gestionali e in esso compresi ogni e tutti GLI UFFICI APPARTENENTI, comprensivi di ogni e tutti i FUNZIONARI, (ivi inclusi i PUBBLICI UFFICIALI, tutte Le Forze dell’Ordine), I DIPENDENTI DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE, GLI ORDINI ESECUTIVI, I TRATTATI, LE COSTITUZIONI, I MEMBRI APPARTENENTI, GLI ATTI ed ogni e tutti i contratti e accordi (ivi inclusi DIVIETI o AUTORIZZAZIONI) che dovessero essere intervenuti o intervenire in derivazione di questi. >>

Alla luce dei fatti suesposti risulta chiaro che attualmente, probabilmente a vostra insaputa, state operando in maniera disonesta nei confronti del Popolo Sardo, state eseguendo delle disposizioni di una falsa autorità che vi ha sempre ingannato e che ha trasformato noi cittadini, voi forze dell’ordine e tutti i nostri figli in fredde azioni finanziarie attribuendoci un valore economico a loro uso e consumo.

Fin dal 1934 (anno in cui risulta iscritta alla SEC come S.p.A.) l’ Italia ha operato in maniera fraudolenta spacciandosi per Repubblica e Governo di Popolo mentre era a tutti gli effetti una impresa commerciale e, come tale, perseguiva interessi basati su mero profitto e certamente non privilegiando il benessere del Popolo.

Ora sebbene la Repubblica italiana S.p.A. sia stata pignorata e preclusa questi falsi governanti continuano a nascondere la verità utilizzandovi come strumento di forza per non perdere il loro sporco potere e continuare a sfruttare la popolazione.

Possiamo quindi considerare la Ex Repubblica Italiana S.p.A. alla stregua di un’associazione a delinquere finalizzata all’estorsione e alla repressione morale e psicologica della popolazione.

Lo scopo del vostro impegno quotidiano non dovrebbe essere quello di proteggere questa banda di criminali delinquenti ma quello di garantire l’ordine pubblico e di assicurare alla popolazione la dignità, la legalità e il rispetto che essa merita.

Voi Forze dell’Ordine, ora che siete stati informati dello stato attuale delle cose, se continuerete ad operare attuando i sistemi di schiavitù imposti dall’ASSOCIAZIONE A DELINQUERE denominata ITALIA S.P.A. vi renderete COMPLICI di questa organizzazione criminale  e tutte le vostre azioni dovranno essere considerate effettuate sotto la vostra illimitata responsabilità personale e senza alcuna rete di protezione corporativa.

Vorrei sottolineare il fatto che, per quanto finora in buona fede, state vendendo, per i  quattro soldi che vi passano come stipendio, il futuro dei nostri e dei vostri figli i quali a loro volta, se non verrà ripristinata la legalità, saranno condannati ad una vita da schiavi

Invito quindi i volontari all’interno delle compagini militari che rappresentate ad adoperarsi per rientrare in possesso dell’intero ammontare del sistema economico a regime privato tracciato, trasferito, emesso, posto a frutto e dei sistemi di applicazione delle norme di legge che gestiscono il SISTEMA DI SCHIAVITU’.

Esorto inoltre tutti i cittadini del Popolo Sardo a non pagare più nessuna tassa, imposta, multa o sanzione applicata dall’ex Stato Italiano perché sono illegittime, non dovute e non rispettabili; l’Italia non è un’Istituzione e quindi queste sono pretese illegalmente, possono essere considerate come una sorta di “pizzo” che l’associazione a delinquere Italia S.p.A. estorce con l’inganno e con la forza a noi cittadini.

Il Dip. di Giustizia del Governo Sardo Provvisorio fornirà supporto tecnico a tutti i  cittadini sardi vessati dall’ex Stato Italiano e li assisterà nella presa di consapevolezza della legalità di questa azione. 

Sergio Pes (Presidente MLNS e GSP)

2014.06.08 – ALLE FORZE DELL’ORDINE, DELL’EX STATO STRANIERO ITALIANO, PRESENTI IN SARDEGNA E AI CITTADINI DEL POPOLO SARDO


           

        

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