In Europa crescere si può, basta stare fuori dall’euro e fare l’esatto contrario di quello che la Commissione europea assieme alla Bce impongono agli stati dell’eurozona; e si può fare ancora meglio se si considera che tutte le tasse non sono dovute. Uno Stato che emette moneta sovrana non ha bisogno di far pagare le tasse ai suoi cittadini per fornire i servizi, le tasse ci vengono imposte solo per obbligarci ad utilizzare quella determinata valuta.
BUCAREST – Nel primo trimestre del 2015 la Romania ha registrato il piu’ alto avanzo del consumo interno dall’arrivo della crisi economica del 2008, del 2,6 per cento rispetto al medesimo periodo del 2014. Lo rileva una relazione realizzata dalla compagnia di consulenza Ernst&Young. Secondo gli autori dello studio, la crescita del consumo interno nei primi tre mesi dell’anno ha superato le attese, grazie alla crescita economica del paese che nel medesimo periodo e’ stata del 4,2 per cento.
A questo si aggiunge l’aumento dello stipendio medio netto del 7 per cento e la riduzione dell’inflazione intorno al 2 per cento. Gli specialisti si dichiarano fiduciosi sul fatto che il paese sara’ in grado di mantenere lo stesso ritmo di crescita del consumo interno su tutto il 2015, le prospettive sono ottimistiche grazie soprattutto alla riduzione dell’Imposta sul valore aggiunto (Iva) per i generi alimentari dal 1 giugno scorso.
Per quanto riguarda il prodotto interno lordo del paese, la compagnia di consulenza anticipa un incremento del 3,1 per cento per quest’anno (con proiezioni fino al 4,5%) e del 3,6 per cento per il 2016, con possibilità arrivi addirittura al 5%.
Stando allo studio, il consumo interno e’ incrementato dall’inizio dell’anno anche grazie all’aumento della fiducia della popolazione nell’andamento dell’economia e alla speranza di future crescite degli stipendi visto l’attuale contesto economico. La compagnia di consulenza prevede anche un incremento degli investimenti nell’economia interna.
Per la Romania la grande opportunita’ e’ rappresentata dalla riduzione dell’Iva per i generi alimentari che sta fortemente rilanciando l’economia attraverso i settori dell’agricoltura e agroalimentare e quelli connessi come trasporti merci e servizi alla popolazione. La legge prevede specificatamente che la riduzione dell’Iva si applichi su tutta la catena economica, dal produttore al consumatore finale, il che rende tutti i partecipanti al ciclo economico del settore agroalimentare e agricolo beneficiari diretti dalla riduzione.
Inoltre, la normativa prevede che la riduzione dell’Iva si applichi anche nel caso in cui un prodotto alimentare viene utilizzato come materia prima per la produzione di cosmetici, bevande alcooliche o altro, fermo restando che i rispettivi prodotti hanno come destinazione il consumo da parte della popolazione.
L’alto livello dell’Iva insieme alle altre tasse ed imposte che i produttori e i commercianti dovevano prima pagare allo stato hanno fatto si che questi scaricassero i rispettivi costi sul consumatore finale portando ad una riduzione drastica del consumo.
Il peggiore caso della sovratassazione, con implicazioni su tutti i settori dell’economia, sono stati i carburanti dove la percentuale delle tasse, imposte, accise e Iva sul prezzo totale di un litro di combustibile rappresentava il 60 per cento, come in Italia.
Tasse alte anche nel caso delle bevande alcooliche dove variavano fra il 40 per cento per birra e vino e il 75 per cento per i superalcolici (esattamente come hanno imposto in Italia i governi Monti e Renzi) . Per il caffe’ il totale delle tasse ed imposte rappresentavano il 30 per cento del prezzo finale.
Ora, col taglio netto dell’Iva voluto dal governo, l’economia della Romania sta vivendo un boom economico, e possedere la propria valuta sovrana mette al riparo la Romania dal disastro dell’euro e della folli politiche imposte dall’eurozona agli stati che disgraziatamente ne fanno parte, come l’Italia.
In Europa crescere si può, basta stare fuori dall’euro e fare l’esatto contrario di quello che la Commissione europea assieme alla Bce impongono agli stati dell’eurozona.
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