Per chi lavora Equitalia in realtà? Chi c’è dietro a questo attuale livello di pressione fiscale?
Si tratta, è inutile girarci intorno, di un disegno criminoso. Con un fisco vampiro si punta alla distruzione della domanda interna ed alla recessione
Si scrive Equitalia ma si legge Goldman Sachs, Jp Morgan e così via. Equitalia oggi lavora per le banche d’affari internazionali.
La commissione Finanze del Senato – approvando a maggioranza il parere in cui invita il Governo ad adottare misure per rimuovere ogni ostacolo all’esecuzione esattoriale – ha di fatto spianato la strada all’ingresso in banca, incondizionato e diretto, in favore di Equitalia. L’agenzia potrà infatti entrare, senza bisogno di autorizzazioni o di intermediari, nei dati patrimoniali e nelle informazioni finanziarie che riguardano i contribuenti come, per esempio, i conti bancari italiani e quelli all’estero, la compravendita di auto o di imbarcazioni, i conti titoli, ecc.
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Il pignoramento dell’unica casa – si legge nella relazione – preclusa ad Equitalia ma non alle banche, ha creato una disparità di trattamento privilegiando i creditori privati rispetto a quelli pubblici, il che ha comportato una contrazione del recupero dei crediti esattoriali. Con la conseguente contrazione del gettito per lo Stato. Non solo. La prospettata diminuzione dell’aggio, dall’attuale 8% al 6% (così come scritto nelle bozze di decreti attuativi della delega fiscale, appena approvati dal governo Renzi), procurerà un ulteriore calo delle entrate per l’Agente della riscossione. È quindi necessario correre ai ripari, almeno secondo i senatori.
In verità, la norma potrebbe avere un effetto non così innovativo. Difatti, già da oggi Equitalia ha libero accesso ai dati patrimoniali dei contribuenti grazie all’accesso all’anagrafe tributaria e a quella dei rapporti finanziari (conti correnti, ecc.): è vero, si tratta comunque di banche dati gestite da pubbliche amministrazioni e tale non è l’Agente per la riscossione, che resta pur sempre un soggetto a struttura privata e, come tale, necessita di iter differenti rispetto a un controllo immediato e diretto, come potrebbe essere quello sui conti bancari che, attualmente, l’Agenzia delle Entrate può effettuare. Insomma, i nuovi poteri consentirebbero a Equitalia una maggiore celerità e facilità di accesso ai dati dei contribuenti, evitando anche il rischio prescrizione e decadenza di numerose azioni esecutive.
Alla fine non sarà l’idea del database dei grandi debitori, suggerita a novembre scorso da Vincenzo Busa, presidente di Equitalia, ma qualcosa di molto simile. Busa aveva lanciato il progetto di un cervellone contenente gli estremi di tutti i “grandi debitori” per scoprire chi occulta i patrimoni.
Dall’altro lato, però, la Commissione nulla dice sulla nuova norma, appena approvata dal Governo, che ripristina l’anatocismo in favore di Equitalia: in questo caso il confronto tra banche e agente della riscossione è sbilanciato a favore di quest’ultimo. Solo infatti per gli istituti finanziari vale la nuova regola – che dal 2014 ha modificato il testo unico bancario – secondo cui gli interessi periodicamente capitalizzati non possono produrre interessi ulteriori che nelle successive operazioni di capitalizzazione; gli interessi sono quindi calcolati esclusivamente sulla sorte capitale. Equialita, invece, potrà far lievitare gli importi delle cartelle esattoriali calcolando gli interessi non solo sul capitale, ma anche sugli stessi interessi in precedenza maturati.
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