Kiev ha ammesso di aver compiuto dei crimini di guerra, nel Donbass. Nel corso di una sola giornata i media ucraini hanno pubblicato vari articoli su quest’argomento, dall’ammissione che Oles Buzina [giornalista e scrittore ucraino] era stato ucciso da un commando di ‘forze speciali’ del Ministero degli Interni, al riconoscimento dei crimini commessi dai ‘battaglioni territoriali’.
Tutto questo, ovviamente, non sarebbe successo senza un preciso ordine dall’Ambasciata Americana.
DI ORIENTAL REVIEW
Contrariamente alle aspettative dei tanti esperti che prevedevano una ‘seconda Monaco’ [29-30 Settembre 1938] da parte di Putin, il Presidente russo non ha fatto grandi proclami nel suo discorso all’’Assemblea Generale delle Nazioni Unite’ che si è tenuta a New York [26-30 Settembre 2015]. E’ stato molto più mite di quanto si potesse immaginare.
Molto emotivo, al confronto, il discorso di Obama, pieno di apodittiche e stridenti pretese. Il Presidente degli Stati Uniti è sembrato un po’ triste e, occasionalmente, anche un po’ comico. C’é stato un passaggio, ad esempio, in cui ha chiesto la cacciata di Assad ma poi, meno di un giorno dopo, ha fatto marcia indietro cambiando la posizione degli Stati Uniti …
Dopo i rispettivi discorsi Putin e Obama si son seduti per una conversazione durata quasi due ore, dopo la quale il Presidente degli Stati Uniti non ce l’ha fatta a ‘riprendersi’ in modo sufficiente per alzarsi e parlare con i giornalisti. Il Presidente russo ha tenuto da solo la successiva conferenza stampa.
Cos’è che abbiamo imparato in questi ultimi giorni di Settembre che, secondo molti osservatori, hanno sepolto l’idea di un mondo unipolare?
Gli Stati Uniti, innanzitutto, hanno profondamente cambiato il loro atteggiamento verso il regime di Poroshenko in Ucraina. Hanno messo insieme un ‘gruppo di politici di riserva’ e revocato il ‘via libera’ all’azione militare. Il Primo Ministro in carica, Arsenij Yatsenyuk, sarà probabilmente sostituito da Sergey Lyovochkin, già Primo Ministro dell’ex Presidente Yanukovich e membro dell’‘Opposition Block’ [Partito che raggruppa le forze politiche che a suo tempo si sono opposte agli eventi di ‘Euromaidan’].
Considerando la pacificazione di Kiev e delle regioni del sud-est (conformemente alle condizioni poste dal Cremlino) ed inoltre il ritiro degli Stati Uniti dall’Ucraina (con il ritorno di questo paese nel cono d’ombra dell’agenda mondiale), la scommessa degli Stati Uniti sull’‘Opposition Block’ ha perfettamente senso.
Lo stesso 30 Settembre, a Minsk, Aleksandr Zakharchenko e Leonid Kuchma hanno confermato che le armi di calibro superiore a 100 mm sarebbero state arretrate di 15 km rispetto alla linea del fronte, in pratica la fine delle ostilità. Nei precedenti sette mesi non era stato possibile raggiungere alcun accordo su questo punto.
Allo stesso tempo Kiev ha ammesso di aver compiuto dei crimini di guerra, nel Donbass. Nel corso di una sola giornata i media ucraini hanno pubblicato vari articoli su quest’argomento, dall’ammissione che Oles Buzina [giornalista e scrittore ucraino] era stato ucciso da un commando di ‘forze speciali’ del Ministero degli Interni, al riconoscimento dei crimini commessi dai ‘battaglioni territoriali’.
Tutto questo, ovviamente, non sarebbe successo senza un preciso ordine dall’Ambasciata Americana. Si devono poi aggiungere le dimissioni di Evelyn Farkas, l’alto funzionario del Pentagono che supervisiona le vicende militari fra Russia e Ucraina. La Sig.ra Farkas tiene quella posizione da cinque anni e lascerà ufficialmente l’incarico a fine Ottobre.
Da notare che aveva sempre insistito per l’attuazione di misure di ritorsione contro la Russia, conseguentemente alla sua politica in Ucraina, facilitando al contempo la concessione di aiuti finanziari a Kiev.
Tutto questo è avvenuto a meno di un giorno dal discorso di Vladimir Putin e dal suo incontro con Barack Obama. Questo significa, palesemente, che tutti gli eventi descritti sono il risultato di un accordo. Quelli che stiamo vedendo sono solo i primi frutti, ce ne saranno altri in futuro.
Ma la tendenza è fin d’ora piuttosto chiara: gli Stati Uniti hanno riconosciuto la legittimità delle richieste russe, ovvero che l’Ucraina è nella sfera d’interesse della Russia.
In secondo luogo, la situazione ‘in’ e ‘attorno’ alla Siria è cambiata radicalmente nel corso di una sola giornata. Gli Stati Uniti non insistono più sulle dimissioni di Assad. Non si oppongono più al coinvolgimento militare dei russi nelle operazioni contro l’ISIS e, anzi, sono pronti ad avviare dei negoziati [con la Russia] per formare un ‘fronte unito’ contro i terroristi.
Dopo che Assad ha chiesto assistenza militare a Mosca – e dopo che il ‘Consiglio della Federazione’ [russa] ha approvato l’uso delle ‘forze aeree’ contro i terroristi in Siria – gli aerei russi hanno lanciato dei pesanti attacchi contro le roccaforti dell’ISIS.
Quello che sarebbe stato finanche impensabile la mattina del 28 Settembre è diventato realtà un giorno e mezzo dopo, a prova del drammatico cambiamento del quadro geopolitico globale.
La rivista ‘Time’ proprio il giorno prima aveva scritto: “Se Putin ottenesse il consenso di Obama per portare avanti la sua proposta avrebbe ottenuto uno dei più grandi trionfi diplomatici dei suoi 15 anni di potere”.
Questo significa che la vittoria della Russia è ora ufficiale. Ma resta una domanda: la vittoria su chi?
Quello che intendo dire e che, anzi, voglio sottolineare, è che non si tratta di una vittoria su Obama – come molti ‘esperti’ stanno semplicisticamente cercando di presentarla – ma su un potente ‘gruppo sovranazionale’ che utilizza gli Stati Uniti come un ariete per precipitare il mondo in un nuovo Medioevo.
La reazione di questo ‘gruppo sovranazionale’ contro l’accordo tra Putin e Obama è seguita con notevole rapidità. Di punto in bianco Hillary Clinton si è lanciata in una violenta filippica contro Obama. Ma non per gli accordi con la Russia sulla Siria e l’Ucraina, come ci si sarebbe potuto aspettare, ma per una questione puramente interna: l’ObamaCare [la riforma obamiana del ‘sistema sanitario statunitense’].
Lasciando da parte, per il momento, il contenuto del suo discorso, già largamente citato [dai media], cerchiamo di rispondere alla domanda principale: perché Putin lo ha indirizzato a tutta la ‘comunità internazionale’? Non poteva semplicemente pubblicare un articolo su uno qualsiasi degli organi di stampa internazionali?
La risposta è molto semplice: per lo stesso motivo per cui ha aiutato uno stormo di giovani ‘gru siberiane’ ad arrivare nel punto esatto in cui dovevano recarsi [http://en.kremlin.ru/events/president/news/16391]. Il contenuto del suo discorso a New York, rivolto ai leaders e ai ‘decisori’ occidentali, è largamente in secondo piano rispetto alla sua componente psicologica. Il tempo ce ne rivelerà il significato.
Ma, guardando a come si è evoluto il quadro globale tra il 29 e il 30 Settembre, dobbiamo prendere atto che le dichiarazioni di Putin sono decisamente andate a segno. Egli è stato molto più che ascoltato.
Sono stati immediatamente raggiunti degli accordi specifici sui primi passi da muovere per uscire dal pantano in cui le élites mondialiste, agendo dietro le quinte, hanno portato il mondo.
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