Tsipras non poteva trovare alleato migliore e anche l’Irlanda e la Spagna sarebbero in procinto di affiancarsi alla Grecia.

 

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26 gennaio – MOSCA – Il presidente russo Vladimir Putin si è congratulato oggi con Syriza per la vittoria elettorale in Grecia e ha augurato ad Alexis Tsipras ”successo nelle sue pubbliche attività in questo difficile momento”. Il capo del Cremlino, in un telegramma riportato dalle agenzie russe, ha espresso la volontà di lavorare con il nuovo governo, auspicando che ”Russia e Grecia porteranno avanti e faranno progredire la loro tradizionale e costruttiva cooperazione in tutti i settori e sapranno lavorare assieme in modo efficace per risolvere problemi vitali per l’Europa e a livello globale”.   

tratto da: (clicca qui)

 

 

 

2015.01.27 – Da Irlanda (e Spagna) arriva l’appoggio a Tsipras per la conferenza di ristrutturazione di tutto il debito europeo! 

 

Pubblicazione3

 

lunedì 26 gennaio 2015
Mike “Mish” Shedlock, consulente investimenti presso SitkaPacific Capital Management e autore del blog MISH’S Global Economic Trend Analysis, fa notare che la ribellione contro i dettami di Bruxelles sta prendendo sempre più forma. Syriza sta diventando fonte di ispirazione per tutti.
Il governo di Dublino potrebbe voltare le spalle alla Merkel e decidere di sostenere la ristrutturazione del debito pianificata da Tsipras.
“Why Ireland should support Greek plan to write down euro-zone public debt”, titola un articolo pubblicato sull’Irish Times e firmato dalla penna di Denis Staunton.
Che scrive: “Contrariamente a quanto si dice in molti casi, Syriza non sta minacciando un default unilaterale, ma desidera che il peso del debito della Grecia venga considerato all’interno di una più ampia ristrutturazione del debito sovrano in Eurozona. Il suo leader, Alexis Tsipras, chiede una “European Debt Conference”, basata sulla Conferenza di Londra del 1953, che svalutò la metà del debito della Germania del dopo guerra, ed estese il periodo di ripagamento del debito restante per decenni”.
L’articolista irlandese aggiunge: “Così come ha ammesso lo stesso Hans-Werner Sinn, tra i principali economisti della Germania e vice direttore dell’Ifo Institute for Economic Research, la conferenza del 1953 fu, insieme al Piano Marshall, un fattore chiave nel garantire alla Germania il miracolo economico post bellico”.
La famosa conferenza – più volte citata da Tsipras e della quale la Germania sembra avere “perso il ricordo” – si svolse precisamente dal 28 febbraio al 28 agosto del 1952 e stabilì la svalutazione del debito tedesco l’anno successivo, grazie a un accordo tra 20 nazioni creditrici (incluse Grecia, Portogallo e Irlanda). “L’accordo finale svalutò più della metà dei debiti della Germania, estese il tempo dei rimborsi relativi al debito rimanente per 30 anni e stabilì che, dal 1953 al 1958, la Germania avrebbe dovuto pagare solo gli interessi”, scrive l’Irish Times.
Certamente è vero che la situazione oggi è diversa da quella di decenni fa, ma Staunton fa notare che “la proposta di Syrizia di gestire il problema dei debiti complessivi dell’Europa in modo multilaterale riconosce che il debito sovrano dell’Eurozona non può essere più considerato semplicemente come un problema nazionale”.
L’acuto giornalista ricorda il documento pubblicato lo scorso novembre dal capo economista di Syriza, John Milios, secondo il quale una nuova eventuale conferenza dovrebbe svalutare tutto il debito pubblico dell’Eurozona di più del 50% del Pil, dunque di più di 4.000 miliardi di euro”. Con questo piano, la Bce acquisterebbe tutto il debito al di sopra della soglia del 50% e lo convertirebbe in bond a interessi zero, che sarebbero ripagati dai governi creditori nell’arco di diversi decenni”.
Se la proposta divenisse effettiva, “si svaluterebbero 228 miliardi dei 319 miliardi dei debiti della Grecia, mentre i 203 miliardi di debiti dell’Irlanda verrebbero tagliati di 121 miliardi di euro”. Per questo, secondo Denis Staunton, “l’Irlanda dovrebbe sostenere l’idea di una Conferenza europea sul debito sul modello della Conferenza di Londra del 1953, per salvare se stessa e l’Eurozona”.
E in tutto questo, anche l’autorevole quotidiano spagnolo online “El Confidencial” che è noto per le sue posizioni considerate moderate in area socialdemocratica tanto da essere stato anche riconosciuto tale dal giornale progressita britannico “The Guardian” si riferisce all’Irish Times scrivendo “Ireland stands out: supports a conference to restructure debt and includes Spain”. Che in pratica significa: l’Irlanda appoggia la conferenza internazionale per la ristrutturazione del debito e include la Spagna.
Di fatto, la netta posizione di Stipras sta facendo proseliti con una velocità impressionante: l’Irlanda e anche la Spagna sarebbero in procinto di affiancarsi alla Grecia.

tratto da: (clicca qui)

   


TESTATA  PRESIDENZA

 

 

Aristanis, 20 gennaio 2015

SPETT.LE
Presidenza della Repubblica italiana
Presidenza del Consiglio dei Ministri italiano
Ministero dell’Interno italiano
Ministero della Difesa italiano
ONU New York
ONU Ginevra
Corte di Giustizia Europea
Presidenza della Commissione Europea
Corte Internazionale di Giustizia
Prefettura di Cagliari
Prefettura di Sassari
Prefettura di Nuoro
Prefettura di Oristano
ICRC International Committee of the Red Cross
TUTTI GLI STATI TERZI

 

2015.01.20 – DENUNCIA, DIFFIDA E ULTIMATUM ALLO STATO STRANIERO OCCUPANTE ITALIANO

OGGETTO: DENUNCIA, DIFFIDA E ULTIMATUM ALLO STATO STRANIERO OCCUPANTE ITALIANO

 

Sul Territorio della Sardegna, di proprietà esclusiva della Nazione Sarda e del Popolo che in essa si riconosce, il potenziale ecologico, lo sfruttamento biologico e l’azione antropica non possono essere esercitati da altri se non autorizzati dal Popolo Sardo.

Si Ricorda che lo Stato straniero occupante italiano non ha alcuna giurisdizione sui territori della Nazione Sarda – la nostra Patria – che non ha mai cessato di esistere.

Il Movimentu de Liberatzioni Natzionali Sardu (MLNS), soggetto di diritto internazionale, per il tramite del suo apparato istituzionale Guvernu Sardu Provvisoriu (istituito ai sensi dell’articolo 96 paragrafo 3 del Primo Protocollo di Ginevra del 1977), ha denunciato all’ ONU – in data 04.06.2012 – lo Stato italiano per l’occupazione, la dominazione e la colonizzazione della nostra Patria; in data 20.08.2012 gli ha notificato il “Monito e Diffida”, in data 16.05.2014 ha inoltrato alla Corte Internazionale di Giustizia la “Denuncia e Appello” e, per finire, in data 04.06.2014 ha ulteriormente diffidato lo Stato straniero italiano.

Le autorità straniere italiane, pur sapendolo, agiscono contro la Nazione sarda nonostante il DIFETTO ASSOLUTO DI COMPETENZA e l’INCOMPETENZA ASSOLUTA per materia e per territorio ed, inoltre, agiscono anche in DIFETTO ASSOLUTO DI GIURISDIZIONE nei territori della Nazione Sarda.
La Nazione sarda, da sempre costretta a subire di continuo gli attacchi persecutori dello Stato occupante italiano sul territorio della nostra Patria

DENUNCIA
– gli attacchi quotidiani sferrati dall’eccessivo colonialismo italiano, che grava come un macigno sul territorio dell’ isola, rendendolo indisponibile del tutto ad un diverso uso della Nazione Sarda e degli interessi del suo popolo;
– il Ministero dello Sviluppo dello Stato straniero italiano che, costantemente e da sempre, ha gestito con disinvoltura le concessioni per la installazione di attività produttive industriali inquinanti e, per di più, anche di attività estrattive minerarie senza che le aziende beneficiarie dei permessi fornissero tutte le garanzie necessarie nonché adeguate fidejussoni a copertura dei costi per le bonifiche.
– il Ministero della Difesa dello Stato straniero italiano che continua ad usare estesi territori come poligoni militari, per esercitazioni e sperimentazioni do igni genere, le cui attività estremamente inquinanti costituiscono un enorme danno, sia in termini di impatto ambientale che per la salute degli abitanti;
– lo Stato straniero italiano che pretende rafforzare un’operazione di genocidio del Popolo sardo, utilizzando altre porzioni del suo territorio come sito di stoccaggio per scorie nucleari, nonostante un referendum popolare che ne vieta l’uso.

Il MLNS, come rappresentante della Nazione Sarda, agendo secondo le Norme dettate dal Diritto Internazionale, non intende riconoscere alcun eventuale permesso che il Governo Italiano abbia intenzione di concedere a Enti, Persone, Società o Istituzioni non sarde, che riguardino concessioni di sfruttamento di altre risorse naturali presenti nel territorio della Sardegna, invece destinate alle popolazioni sarde dell’Isola.

Il MLNS nel rivendicarne la proprietà assoluta, non intende permettere alcun altro furto di porzioni del suo territorio – tantomeno se destinato allo stoccaggio di scorie nucleari – o di sfruttamento del vento, del sole o quant’altro per interessi che non siano quelli propri della Natzione Sarda e del suo Popolo.

Il MLNS e le istituzioni del Governo Sardo Provvisorio non intendono più tollerare altre provocazioni e/o tali atti aggressivi, da parte delle autorità straniere italiane, riguardo alla sua integrità territoriale, disconoscendo e limitando i Diritti del Popolo Sardo sul proprio territorio

Pertanto questo MLNS
DIFFIDA

Lo Stato straniero italiano dal porre in essere qualsiasi iniziativa e/o tentativo, che implichi la cessione a Enti terzi non sardi di porzioni di Territorio e del suo geosistema, di proprietà assoluta della Nazione Sarda; tale azione rappresenterebbe, a tutti gli effetti, un vero e proprio illecito internazionale, nonché una violazione al Monito e Diffida del 20.08.2012 e, pertanto, da ritenersi un grave atto di provocazione, che può suscitare un legittimo ricorso al diritto di rappresaglia, secondo quanto dettato dalle Norme del Diritto Internazionale.

AVVERTE
lo Stato straniero italiano, che persiste nello stato di occupazione della Nazione Sarda, che tali atti di forza integrano atti di guerra contro questo MLNS e contro tutto il Popolo sardo; in conseguenza di ciò questo MLNS sarà legittimato ad usare la forza contro lo Stato oppressore e chiunque in difesa del diritto all’autodeterminazione del Popolo sardo e in difesa di ogni singolo membro di questo MLNS, dei propri familiari e di ogni cittadino del Popolo sardo; il MLNS non riconosce su questo territorio alcun ente italiano, né alcuna istituzione o autorità amministrativa e/o giudiziaria italiana, né alcun provvedimento legislativo e/o normativo, amministrativo o giurisdizionale italiano., tanto meno riconosce alcun provvedimento di natura fiscale;

INTIMA
Allo Stato straniero italiano di abbandonare i Territori della Nazione Sarda che occupa illegalmente e illecitamente e di ritirarsi con tutte le sue istituzioni e le sue forze armate e di polizia dai nostri Territori, mantenendo fede ai suoi impegni in ossequio ai principi e agli scopi della Carta delle Nazioni Unite, ratificati anche con la vostra legge 881/77 riguardo ai patti di New York del 1966 relativi al diritto di autodeterminazione per i Popoli sottomessi da un regime straniero, da un regime colonialista e da un regime razzista, perché questo è ciò che è lo Stato straniero italiano nei confronti del Popolo Sardo.

Il termine ultimo che questo MLNS impone allo Stato straniero italiano per abbandonare i territori della Nazione sarda viene fissato nel giorno 28 del mese di aprile dell’anno 2015, in difetto ogni trattativa sarà ardua e il MLNS si sentirà autorizzato ad applicare, in difesa della sua Gente, il diritto di rappresaglia – secondo quanto previsto dalle norme del diritto internazionale – senza escludere l’uso della forza.

Si richiede all’O.N.U. di farsi garante del rispetto delle Norme del Diritto Internazionale, perscongiurare i continui abusi da parte dello Stato straniero occupante italiano, pretendendo dallo stesso il rispetto del diritto del Popolo sardo all’autodeterminazione, nonché del diritto all’integrità territoriale della Nazione Sarda, al fine di porre fine in modo risolutivo alla illegittima e illecita occupazione del Territorio della Nazione Sarda

Si chiede al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, nella sua primaria funzione di mantenimento della pace, di provvedere a comminare le sanzioni previste nei confronti dello Stato italiano, per i numerosi e reiterati illeciti internazionali commessi dai suoi organi e/o rappresentanti contro questo Movimentu de Liberatzioni Natzionali Sardu e contro il Popolo Sardo.

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ATTENZIONE: IL GOVERNO DEL DONESTK HA SCRITTO AL MLNV CHIEDENDO COLLABORAZIONE ANCHE CON TUTTE LE FORZE SOCIALI E POLITICHE DI LIBERAZIONE NAZIONALE DISPOSTE A COMPRENDERE IL LORO DESIDERIO DI PACE, INDIPENDENXZA E DIFESA DALLE AGGRESSIONI; E’ LORO INTENZIONE PER FAR CONOSCERE LA REALE SITUAZIONE CHE STANNO VIVENDO E CHIEDONO DI POTER ALLACCIARE RELAZIONI CULTURALI E SOCIALI CON PROPOSITI PACIFICI E DEMOCRATICI. CHIUNQUE INTENDESSE COLLABORARE SCRIVA A info@mlnv.org O CHIAMI IL NR. 348-9339830

http://www.mlnv.org/news/?page_id=24146

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2015.01.20 – Russia e Cina: l’alba di un nuovo sistema monetario ?

Posted by Presidenza on 20 Gennaio 2015
Posted in articoli 

Il più grande terrorista al mondo, Barack Obama, ha fatto male i suoi calcoli e si è dato la zappa sui piedi …

 

Pubblicazione1

La dichiarazione del 22 Dicembre 2014 del Ministro degli Esteri cinese, Wang Yi – “Se la Russia dovesse averne bisogno, forniremo tutta l’assistenza necessaria, nei limiti delle nostre possibilità” – testimonia chiaramente che la Russia e la Cina hanno stipulato un’alleanza economica senz’altro più forte delle manipolazioni attuate incessantemente da Washington sul rublo e sul petrolio – aiutata in questo dai burattini europei.

La Cina, principale membro dei BRICS [Brasile, Russia, India, Cina, Sud Africa], sta mettendo insieme questo blocco e quello della SCO [Shanghai Cooperation Organisation] – insieme alle loro valute – per sostenere la Russia nel caso ce ne fosse bisogno. Il “currency swap” [1] tra Russia (rublo) e Cina (yuan), per l’equivalente iniziale di 25 miliardi di dollari, è già stato attuato e consentirà transazioni dirette tra i due paesi.
Swaps similari sono in corso tra Cina, Russia ed altri paesi, in primo luogo quelli che fanno capo ai BRICS e alla SCO – compresi quelli che ben presto ne diventeranno membri, ovvero l’Iran, il Pakistan, l’India (membro anche dei BRICS), la Mongolia e forse, in un futuro non troppo lontano, anche la Turchia, membro strategico della NATO.
Una grande quantità di idrocarburi, in altre parole, sarà immediatamente scambiata non più in petro-dollari, ma in rubli, in yuan e nelle valute dei vari partners. Ciò consentirà di ridurre la domanda mondiale di petro-dollari.
Gli Stati Uniti sono in grado di mantenere una forte pressione su un’altra valuta – attualmente il rublo – solo fino a quando il petro-dollaro resterà la principale valuta di riserva mondiale.
Questo è il motivo principale per cui Washington si ritrova con un debito in dollari (ovvero il totale degli impegni in sospeso e degli scoperti) superiore a ben sette volte il PIL degli Stati Uniti (17.600 miliardi di dollari – stima 2014 – contro i 128.000 miliardi di dollari costituiti dagli obblighi non soddisfatti), che rende questo paese di gran lunga il più indebitato a livello mondiale.
Una volta che la domanda di petro-dollari andrà a svanire – conseguenza del fatto che gli idrocarburi non sono più trattati usando questa valuta – il valore del dollaro diminuirà e, nel peggiore dei casi, potrebbe causare un’iperinflazione sia nell’economia statunitense che in quelle ad essa strettamente legate.
La Russia, nel frattempo, non ha nulla da temere, perché il rublo non viene negoziato da nessuna parte, salvo le quantità vendute dalle Banche Centrali Occidentali, che hanno inondato di rubli un “mercato” immaginario, per implementare il piano di Washington volto a distruggere l’economia russa – un risultato che gli Stati Uniti non otterranno.
La Banca Centrale Russa non sta sostanzialmente interferendo. Perché? Perché la Russia avrà bisogno di rubli, per la sua nuova alleanza commerciale. Dovrà riacquistare, conseguentemente, quei rubli che hanno inondato il mercato (a prezzi stracciati) in cambio di dollari, euro ed altre valute occidentali (potenziate artificiosamente).
In un futuro sistema monetario basato sulla Russia e sulla Cina, queste valute, almeno inizialmente, diventerebbero d’importanza secondaria o addirittura terziaria.
Il lasciare che il rublo “crolli” è una superba strategia attuata da quel maestro di scacchi che è Vladimir Putin. Gli investitori occidentali che hanno acquistato azioni russe – soprattutto, ma non solo, società petrolifere – hanno anch’essi subito delle perdite. Mentre vendevano le loro azioni sul mercato, il governo russo le riacquistava ad un prezzo molto basso, speculando sul successivo aumento del loro valore e raccogliendo i dividendi di quelle azioni, nuovamente di sua proprietà.
Secondo un articolo dello Spiegel Online la Russia, oltre a trarre un profitto di almeno 20 miliardi di dollari solo come conseguenza di questa piccola mossa, ha in più rimpatriato circa il 30% delle azioni delle società petrolifere russe precedentemente detenute dagli stranieri.
La Russia ha riserve valutarie pari all’equivalente di quasi 500 miliardi di dollari, più del doppio dei rubli in circolazione. L’economia russa presenta un bilancio incontaminato [da queste vicende], visto che ha un debito di circa il 15% rispetto al PIL, mentre quello dell’Unione Europea è vicino al 100%.
Ma passiamo alla questione del prezzo del petrolio, manipolato dagli Stati Uniti e dall’Arabia Saudita. E’ appena sceso al di sotto di 50 dollari al barile, meno della metà rispetto a Giugno del 2014 (WTI Crude Oil: 105 USD).
Questo tentativo criminale di distruggere l’economia di alcune nazioni sovrane è rivolto soprattutto contro la Russia, ma anche contro gli altri produttori di petrolio non allineati, come il Venezuela e l’Iran – le sofferenze dei produttori di petrolio allineati sono considerate dall’impero come una specie di danno collaterale.
Ma Obama ha fatto male i calcoli, e ha sparato sul suo piede. A questi prezzi la disoccupazione statunitense salirà, soprattutto negli Stati produttori di petrolio, come il Texas e il North Dakota. La scorsa settimana il capo economista della JPMorgan, Michael Feroli, ha dichiarato: “Pensiamo che lo Stato del Texas avrà un 2015 parecchio brutto e rischierà di scivolare in recessione”.
Secondo Zero Hedge, l’industria degli idrocarburi degli Stati Uniti, con le sue ramificazioni a livello nazionale, produce quasi 1.200 miliardi di dollari di PIL (7% del totale) e genera più di 9,3 milioni di posti di lavoro, permanenti e ben pagati, in tutta la nazione.
Il settore che più sarà colpito dalla caduta libera dei prezzi del petrolio sarà quello della (costosa) produzione degli idrocarburi di scisto – la nuova fonte di approvvigionamento che ha dato impulso alla rinascita del settore petrolifero, 5 anni fa.
Il Texas e il North Dakota saranno i più colpiti dalla perdita di posti di lavoro e dalla recessione. Ma ci saranno ripercussioni anche a livello nazionale, visto che quasi tutte le industrie statunitensi sono legate all’energia tratta dagli idrocarburi.
Obama potrebbe ritenere che l’aumento della disoccupazione sia tutto sommato un prezzo accettabile da pagare, quando si persegue l’obiettivo di rovinare l’economia di qualche altro paese nel mondo. L’economia statunitense, inoltre e nel suo complesso, potrebbe trarre profitto dai prezzi più bassi del petrolio – lasciando come effetto collaterale che i ricchi diventino sempre più ricchi e che i poveri diventino … beh, sappiamo che cosa.
C’è un altro elemento, inoltre, che la miopia di Obama e dei suoi compari non aveva previsto. Il petro-dollaro è fortemente dipendente dagli idrocarburi venduti in dollari – a seguito del vecchio accordo di 40 anni fa con i sauditi (i veri capi dell’OPEC), a loro volta in cerca di sicurezza e protezione da parte degli Stati Uniti.
Questo fatto, preso da solo (ovvero la costante domanda di dollari da parte delle nazioni che avevano bisogno di acquistare petrolio), ha spinto il dollaro a diventare una “permanente” valuta di riserva mondiale, permettendo a Washington di stampare dollari a volontà e di diventare la potenza finanziaria egemone.
Ma non più molto a lungo. Questi tempi sono finiti. Il malefico tentativo di Washington di distruggere tutti coloro che “non sono con noi” ha fatto da catalizzatore alla transizione. Più di un anno fa la Russia ha cominciato a vendere i suoi idrocarburi sia in rubli che nelle valute dei suoi partners commerciali, come la Cina e gli altri paesi dei BRICS.
Oggi la Russia [conseguenza della miopia di Obama] sta vendendo i suoi idrocarburi in cambio di oro – sì, oro fisico. L’Occidente non aveva fatto i conti con il pensiero di Putin, rapido e analitico. Egli accetta dei dollari gonfiati artificialmente, salvo scambiarli immediatamente con oro fisico [sgonfiato artificialmente], aumentando notevolmente le riserve auree del suo paese. Già oggi, il rublo, è sostenuto dall’oro – una realtà al cui riguardo l’Occidente, con il suo casinò valutario, può solo starsene zitto.
Aumentando artificialmente il valore del dollaro (contro l’euro) e abbassando il prezzo dell’oro, la FED e i mafiosi di Wall Street intendono rendere il dollaro più attraente, almeno quanto l’euro, ad esempio, che nonostante la sua mediocrità è sostenuto da un’economia molto più solida e stabile di quanto lo sia quella degli Stati Uniti, soprattutto per la sua enorme capacità di commerciare con l’Oriente – la Russia e la Cina hanno annunciato che la nuova Silk Road [Via della Seta] economica andrà da Francoforte a Shanghai.
Ma questo comporta una chiamata in causa dell’Europa. Una chiamata fatta da stati sovrani [Russia e Cina] e rivolta sia ad una “unione sovrana” [Eurozona] che a leaders dotati di spina dorsale e comune buon senso.
Ma questa è ancora una decisione in itinere, anche se sembrerebbe che l’Europa si stia svegliando (come sembrerebbe logico). Anche i più ostinati tirapiedi di Washington stanno progressivamente vedendo la luce … l’Ungheria e la Polonia, storicamente non grandi amici della Russia, stanno chiedendosi se non sia meglio stare con l’Est, piuttosto che leccare gli stivali di Obama.
Il mondo degli affari tedesco è arrabbiato con la Merkel per la sua ossessione riguardo le “sanzioni” imposte da Washington. Gli imprenditori tedeschi vedono la Russia come un importante partner commerciale per il futuro. Come lo è stato, del resto, fino a quando Washington non è intervenuta in Ucraina con un piano disperato, quasi senza speranza (seppur ancora omicida), nel tentativo di schiacciare Vladimir Putin e il suo paese.
Anche quello smidollato senza cervello di Hollande sta duramente rispondendo al mondo degli affari francese per queste “sanzioni” – quando è troppo è troppo.
Ma cosa comporta tutto ciò per Washington? Gli Stati Uniti hanno fatto una mossa da scacco matto [palese l’ironia dell’autore]. Il tentativo criminale di Washington di distruggere l’economia russa è stato in gran parte irrilevante e autodistruttivo. La Russia, con le sue riserve auree in aumento, ha colto l’occasione per realizzare, fra le altre cose, un sistema SWIFT [2] alternativo.
Il nuovo sistema è attualmente in fase di sperimentazione interna, ma nel giro di pochi mesi potrebbe essere operativo a livello globale. In questo modo qualsiasi paese che voglia evitare il degradato “casinò” del dollaro potrebbe utilizzarlo per gli scambi monetari internazionali.
Tutto questo, combinato al numero sempre maggiore di paesi disposti ad acquistare il petrolio usando le proprie valute (o comunque con valute diverse dal dollaro), farà ulteriormente diminuire la domanda di petro-dollari.
Inoltre, nell’ambito della loro alleanza economica, la Russia e la Cina potrebbero presto lanciare una nuova moneta, ovvero un paniere di valute alle quali potrebbero aggiungersi quelle degli altri paesi disposti ad abbandonare il fraudolento regime valutario occidentale, composto da monete esclusivamente fiat [3]. Candidati naturali sono gli altri paesi BRICS e quelli che aderiscono alla SCO.
Il sistema potrebbe funzionare allo stesso modo dell’euro ai suoi inizi [4] – ovvero come un paniere di valute, ognuna valutata secondo alcuni indicatori-chiave della sua economia nazionale.
Inizialmente il nuovo sistema monetario potrebbe essere basato sull’oro, in contrasto con l’attuale denaro-fiat, che non ha alcun supporto. A lungo andare, però, l’oro non è un supporto stabile, o comunque sostenibile, per qualsivoglia valuta. Il valore intrinseco dell’oro è solo il suo valore industriale, che attualmente copre meno del 20% del suo utilizzo [5].
Il prodotto combinato delle nazioni poste dietro alla nuova moneta comune – con riferimento non solo alla crescita del PIL, ma piuttosto ad indicatori sociali quali la sanità pubblica, il livello d’istruzione, le questioni ambientali, la capacità sia di risolvere i conflitti che di vivere in pace e armonia – potrebbe essere più indicativo della forza reale di una valuta-sovrana, rispetto al solo oro o al semplice PIL.
Questo nuovo sistema monetario potrebbe coprire 1/3 : 1/4 dell’economia mondiale, diventando così completamente autonomo. Il petro-dollaro, conseguentemente, perderebbe ancora un pezzo del suo status di riserva mondiale.
Dieci anni fa il 90% delle riserve mondiali erano costituite da titoli denominati in dollari. Oggi questo rapporto si è ridotto ad un mero 60%, perché monete come lo yuan stanno rapidamente guadagnando terreno come valute di riserva, soprattutto in Asia. Anche l’Australia ha recentemente dichiarato che aumenterà la quantità di yuan in suo possesso.
Il calo del dollaro come principale valuta di riserva mondiale è il più grande incubo di Washington, e lo è stato costantemente negli ultimi 15-20 anni quando, prima l’Iran e poi a seguire l’Iraq e il Venezuela, hanno minacciato di vendere il loro petrolio in euro. A quel tempo questa mossa strategica non era tanto intesa come un affronto agli Stati Uniti, ma piuttosto come una misura di sicurezza per le loro economie, visto che la fiducia sul dollaro era calante, allora come oggi.
Queste considerazioni furono considerate come una delle principali ragioni alla base dell’invasione statunitense dell’Iraq, nel 2003 – fatta per assicurarsi che il dollaro continuasse ad essere la moneta di riferimento per gli acquisti di petrolio, ma anche per assumere il controllo di tutti i pozzi iracheni, per poterli poi privatizzare.
Ma sono alla base anche delle accuse rivolte all’Iran, che starebbe pianificando la produzione di armi nucleari. Nel frattempo è stato dimostrato che queste accuse sono mille volte bugiarde, anche da parte delle 16 principali “agenzie di intelligence” americane.
L’implacabile aggressione di Washington alla Russia fa parte, naturalmente, del PNAC (Progetto per un Nuovo Secolo Americano), volto al conseguimento della piena egemonia mondiale … ma allo stesso tempo Washington è disperata perché il dollaro sta perdendo la sua supremazia!
Gli Stati Uniti sono immersi in un pantano terminale. Non c’è via d’uscita. Washington si comporta come una bestia feroce preda dei suoi ultimi spasmi. L’impero può essere in grado di distruggere il mondo – compreso se stesso – perché nessuno possa sopravvivere, al di fuori dei sedicenti Maestri dell’Universo.
L’emersione di una nuovo regime monetario “orientale”, indipendente dal dollaro, è quindi sempre più urgente. Ci si potrebbe comunque chiedere: perché non è successo prima?
I motivi potrebbero essere molteplici. Gli istituti bancari e le infrastrutture di scambio dei paesi-chiave – ovvero la Russia e la Cina – avrebbero potuto non essere pronti ma, più probabilmente, per ridurre il più possibile il danno economico collaterale che un nuovo sistema monetario avrebbe potuto comportare per il resto del mondo. Il giusto commercio tra nazioni sovrane è, dopo tutto, un obiettivo nobile, senz’altro alla base della pace globale.

tratto da: (clicca qui)

Come al solito in Italia il regime tappa la bocca ai media per impedire che il popolo venga a conoscenza di queste decisive notizie; la Gente in Sardegna deve capire che la totalità delle tasse, imposte, multe, sanzioni e condanne applicate dall’amministrazione dello Stato italiano a un qualsiasi cittadino sardo sono illegittime, non dovute e non rispettabili. Lo Stato straniero (per la precisione…ex Stato in quanto precluso fin dal 28 novembre 2012) non potrà far nulla se si troverà di fronte al fatto che una buona percentuale di sardi eserciterà il diritto di non sottostare a quella che è una vera e propria estorsione perpetrata dall’Associazione Criminale denominata Italia
Sergio Pes (Presidente MLNS e GSP)

 

Pubblicazione1

 

martedì 13 gennaio 2015

La data del 25 gennaio si avvicina, ed è una data fondamentale per la Grecia, ma il popolo greco sembra avere già deciso cosa fare. Infatti, molti contribuenti non stanno più pagando le tasse, così scrive il quotidiano di Atene Ekathimerini. In contemporanea, l’agenzia di notizie finanziarie Bloomberg scrive che la Banca centrale europea sarebbe sul punto di “staccare la spina alla Grecia” negandole i fondi per altro già stanziati e promessi se dalle urne uscisse un responso favorevole a Syriza, che ha annunciato a chiare lettere che una volta al governo si rifiuterà di continuare ad osservare le regole di austerity, volute dalla Germania e imposte dalla Troika ad aAtene con la complicità del governo Samaras.
In concreto – spiega Bloomberg – la Bce potrebbe bloccare sine die un finanziamento da 30 miliardi di euro previsto per il 2015. Intervistato sempre da Bloomberg James Nixon, responsabile economista europeo presso Oxford Economics, a Londra, afferma che “le trattative iniziano con la minaccia di una distruzione reciproca assicurata. Ma ritirare davvero i finanziamenti dalle banche greche è qualcosa che significherebbe che la Grecia è sul punto di lasciare l’euro”.
Ekathimerini da parte sua in un articolo svela che le entrate fiscali sono crollate dal giorno in cui sono state indette le elezioni, per incertezza sul futuro, scrive il giornale, specialmente perchè tra un mese l’euro potrebbe non esserci più in Grecia, oppure potrebbero essere abolite le tesse che invece ora lo stato pretende.
L’autorevole quotidiano ellenico (simile al Corriere della Sera, in Grecia) scrive esattamente: “la maggior parte dei contribuenti ha deciso di ritardare i versamenti, considerate le posizioni dei due principali partiti in cima alla lista dei sondaggi elettorali, che sono diametricamente opposti. Syriza, il partito del leader Tsipras, ha promesso infatti di cancellare l’ENFIA, tassa sulla proprietà, e anche di svalutare i crediti inesigibili, mentre Nuova Democrazia riconosce le difficoltà dei cittadini ma non solleva questioni che potrebbero generare problemi e avere conseguenze fiscali”.
Ma al di là del fatto che i sondaggi diano in vantaggio Syriza, la decisione della stragrande maggioranza dei contribuenti greci di non versare più le tasse che il partito guidato da Tsipras ha promesso che cancellerà, dà un segnale politico rilevatissimo.
Sta a significare che la borghesia greca ha deciso che sarà Syriza a vincere le elezioni e quindi si sta già comportando come se si fossero svolte. Praticamente, una rivoluzione straordinaria: oltre al popolo affamato dal governo Samaras, adesso proprio il ceto che l’aveva votato, lo abbandona.
E’ evidente che la Grecia abbia superato con questa silenziosa rivolta fiscale il punto del non ritorno al passato, indipendentemente perfino dalla vittoria dell’uno o dell’altro.
Da notare – ma non c’è di che stupirsi, purtroppo – che nessun quotidiano italiano ha dato queste decisive notizie in arrivo dalla Grecia.
Max Parisi

tratto da: (clicca qui)

Pubblicazione1

Il premio Nobel sovietico Mikhail Gorbachev (nella foto), oggi, ha lanciato un monito contro la possibile degenerazione in un conflitto nucleare della guerra in Ucraina:
“Una guerra di questo genere porterebbe inevitabilmente ad un conflitto nucleare” è quanto ha affermato il Premio Nobel per la Pace del 1980, alla rivista Der Spiegel, secondo quanto riportato sul numero dello scorso venerdì.

“Se qualcuno dovesse perdere i nervi in una situazione tanto infocata come quella attuale, non potremmo sopravvivere ai prossimi anni” ha aggiunto Gorbaciov. ” questa non è una cosa che sto dicendo senza averci riflettuto, ne sono assolutamente convinto.”
Anche uno dei massimi esperti americani sulla Russia – Steven Cohenha lanciato l’allarme su un possibile fallimento del negoziato sul trattato di pace in Ucraina che potrebbe portare ad una guerra nucleare.
Steven Starr – esperto di armi nucleari e senior scientist della Physicians for Social Responsibility – avverte che le ultime leggi approvate negli USA potrebbero essere un passo diretto verso l’inizio di una guerra nucleare contro la Russia.
L’ex Presidente polacco – e noto attivista anti-communista – Lech Walesa ha anche avvertito che il fatto che USA e NATO stiano armando l’Ucraina potrebbe portare ad una guerra nucleare.
Ed è d’accordo su questo punto anche la guida politica degli attivisti americani Noam Chomsky.
Il medico australiano e Premio Nobel Helen Caldicott si dichiara preoccupata:
L’espansione della NATO ai confini della Russia è “molto, molto pericolosa” ha detto la Caldicott. “Non c’è nessuna possibilità per cui, se dovesse scoppiare una guerra tra USA e Russia, questa guerra non si trasformi in una guerra nucleare. … Gli USA e la Russia hanno delle scorte enormi di questo tipo di armi. Insieme questi due soli paesi possiedono il 94% di tutte le 16.300 armi nucleari del mondo.”
“Ci troviamo in una situazione molto fragile, molto pericolosa e gestita da piccoli mortali” ha avvertito. “Le armi nucleari, stanno accatastate li, a migliaia, pronte ad essere usate ad ogni momento.”
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La Caldicott ha fortemente criticato i politici dell’amministrazione Obama per le loro azioni che hanno spinto verso il posizionamento di unità militari di U.S.A e NATO nei paesi dell’Europa orientale come risposta all’appoggio dato dai Russi alla separazione chiesta dai “ribelli” nelle province dell’Est dell’Ucraina. E poi, il governo degli Stati Uniti ha annunciato il dispiegamento della Brigata Ironhorse, il fiore all’occhiello tra le unità di cavalleria corazzata dell’esercito USA, nelle ex repubbliche sovietiche di Lituania, Lettonia ed Estonia, lungo il percorso storico che ha sempre segnato l’invasione, da Ovest, di San Pietroburgo.

” Ma questi signori vogliono veramente una guerra nucleare con la Russia?” – ha chiesto – “L’unica guerra che si può fare con la Russia è una guerra nucleare. … Non si possono fare continue provozioni a paesi paranoici, se questi paesi sono armati con armi nucleari. ”

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Ma c’è anche Eric Zuesse che ricorda che il rischio è tanto alto – e i leaders americani tanto incoscienti – che la Russia si sta preparando per un prevedibile attacco nucleare dagli U.S.A.
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PS: Nel 1987 il libro To Win a Nuclear War: The Pentagon’s Secret War Plans, uno dei più importanti fisici del mondo – Michio Kaku – rivelò che esistevano dei piani segreti per il lancio da parte USA di un attacco nucleare con una guerra first-strike contro la Russia. La premessa al libro era stata scritta dell’ex Attorney General USA, Ramsey Clarke.
In Towards a World War III Scenario, Michel Chossudovsky ha documentato che gli U.S.A sono tanto innamorati delle armi nucleari che ne hanno autorizzato l’uso anche ai comandanti di basso livello, che possono disporne, nel fervore di una battaglia, a loro esclusiva discrezione … senza nessuna autorizzazione da parte dei leader civili.

Speriamo che riescano a vincerla le teste più fredde …

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