Lentamente, ma inesorabilmente, l’Europa sta iniziando a capire che è lei stessa a soffrire maggiormente del blocco economico e finanziario occidentale verso la Russia. E mentre la Germania è stata la prima a riconoscerlo verso la fine del 2014, quando la sua economia ha subito un forte calo portandola sull’orlo di una recessione, oggi anche altri paesi ci stanno arrivando. Il caso in questione: l’ex capo della Commissione europea, ed ex primo ministro Italiano, Romano Prodi, che al quotidiano Messaggero avrebbe detto che “Un’economia russa debole è molto svantaggiosa per l’Italia”.
Ecco maggiori dettagli sulla dichiarazione di Prodi:
“La riduzione dei prezzi nei mercati energetici internazionali ha degli aspetti positivi per i consumatori italiani, che pagano meno per il carburante, ma sarà un effetto di breve durata. Nel lungo termine, tuttavia, una situazione economica più debole nei paesi produttori di risorse energetiche, causata dal calo dei prezzi del petrolio e del gas, per lo più in Russia, è estremamente svantaggiosa per l’Italia” ha detto.
“Un calo dei prezzi del petrolio e del gas, combinato con le sanzioni indotte dalla crisi in Ucraina, farà scendere il PIL Russo del 5% annuo, causando, di conseguenza, una riduzione delle esportazioni italiane del 50%” ha detto Prodi.
“A parte l’inutilità dell’urgenza di queste sanzioni, bisogna evidenziare un fatto importante: a prescindere dal tasso di cambio del rublo verso il dollaro, che è quasi della metà, le esportazioni Americane verso la Russia stanno aumentando, mentre quelle dall’Europa si stanno riducendo.”
In altre parole, pur lentamente, il mondo sta iniziando a cogliere la linea di fondo; non è l’esposizione finanziaria verso la Russia o la minaccia di contagio finanziario nel caso che la Russia cada in una recessione ancora più grave o in qualcosa di peggiore: si tratta di qualcosa di molto più semplice che arrecherà un grosso danno ai paesi europei. La mancanza di scambi commerciali. Poiché, mentre le banche centrali possono monetizzare tutto – provocando una “bolla” speculativa senza precedenti che se non altro nell’immediato fa aumentare gli investimenti e la fiducia dei consumatori – non possono invece “stampare” nessun commercio – da sempre l’unico grande motore di crescita di un mondo ormai globalizzato in cui le banche centrali riescono a monetizzare ogni anno oltre 1 trilione di $ in obbligazioni per mascherare il fatto che ci troviamo in uno stato di profonda depressione mondiale.
Ecco perché abbiamo trovato molto interessante questo articolo di ieri del Deutsche Wirtschafts Nachrichten che arriva dritto al punto. La Russia ha una proposta tutt’altro che modesta per l’Europa: interrompete gli scambi con gli Stati Uniti, le cui misure restrittive contro la Russia sono costate all’Europa un altro anno di decrescita economica, ed entrate nell’Unione Economica Euroasiatica!
Dalla fonte:
La Russia ha lanciato una sorprendente proposta per superare le tensioni con l’Unione europea: l’UE dovrebbe abbandonare l’accordo di libero scambio con gli Stati Uniti TTIP ed entrare invece in una partnership con la neo-costituita Unione Eurasiatica. Una zona di libero scambio con i vicini avrebbe più senso di un accordo con gli Stati Uniti.
Sicuramente lo avrebbe, ma poi come potrebbe l’Europa fingere indignazione quando si scopre che la NSA avrà nuovamente spiato i suoi “più stretti partner commerciali?”. Alcuni altri dettagli sulla proposta della Russia dal EUobserver:
Vladimir Chizhov ha detto a EUobserver: “La nostra idea è di dare il via al più presto a contatti ufficiali tra UE e EAEU. Il cancelliere (Tedesco) Angela Merkel lo accennò poco tempo fa. E le sanzioni europee contro la Russia non saranno un impedimento”.
“Credo che il buon senso ci suggerisce di esplorare la possibilità di creare uno spazio economico comune nella regione Euroasiatica, compresi i paesi principali della Partnership Orientale (una politica dell’UE basata su legami più stretti con Armenia, Azerbaijan, Bielorussia, Georgia, Moldavia e Ucraina)”.
“Potremmo pensare a una zona di libero scambio tra tutte le parti interessate in Eurasia”.
Ha definito il nuovo blocco guidato dalla Russia come un partner migliore per l’Europa di quanto lo siano gli Stati Uniti, facendo una particolare allusione agli standard alimentari dell’industria alimentare statunitense.
“Pensate sia saggio sprecare così tante energie politiche per una zona di libero scambio con gli USA quando si hanno già al proprio fianco dei partner più semplici e più vicini geograficamente? E poi noi non diamo clorinato ai nostri polli”, ha detto l’Ambasciatore.
Il trattato che istituisce l’Unione Euroasiatica è entrato in vigore il 1°Gennaio del 2015, giovedì scorso.
Esso comprende Armenia, Bielorussia, Kazakistan e Russia, e in maggio prossimo aderirà anche il Kirghisistan.
Modellata sull’Unione Europea, la nuova Unione è governata da un organismo esecutivo con sede a Mosca, la Commissione Economica Euroasiatica, ed un organismo politico, il Consiglio Economico Euroasiatico Supremo, in cui i leader degli stati membri prendono decisioni all’unanimità.
L’Unione prevede la libera circolazione dei lavoratori e un unico mercato per le costruzioni, il commercio al dettaglio e il turismo. Nei prossimi dieci anni si prevede di istituire una corte di giustizia a Minsk, un organismo di sorveglianza finanziaria ad Astana e, possibilmente, di aprire uffici della Commissione Economica Euroasiatica ad Astana, Bishkek, Minsk e Yerevan.
L’Unione prevede anche di stabilire il libero movimento di capitali, beni e servizi, e di estendere il suo mercato unico ad altri quaranta settori, per primo il farmaceutico nel 2016.
E, in aggiunta: l’Unione Economica Euroasiatica, nuovo blocco commerciale di stati ex-sovietici, comprende da venerdì scorso quattro nazioni, dopo l’adesione formale dell’Armenia giunta un giorno dopo l’unione tra Russia, Bielorussia e Kazakistan.
Dunque, la palla a voi, Europei: sarà la terza recessione di fila (e dopo anche una quadrupla, vedi il Giappone), mentre la vostra banca centrale controllata da Goldman Sachs affonda sempre più le mani nelle tasche di quello che rimane della classe media, continuando a ripetere che quest’anno, per davvero, sarà l’anno della svolta, oppure l’Europa si renderà conto di averne avuto abbastanza e deciderà di cambiare la sua strategia commerciale virando da ovest (a proposito di TTIP, il ministro dell’agricoltura Tedesco ha appena detto che “Non possiamo salvare capra e cavoli” ” riferendosi al TTIP) e puntando verso est?
Tuttavia, se consideriamo quali sono i veri interessi rappresentati da quei burocrati non eletti che siedono a Bruxelles, non avremo molto sorprese.
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