La Russia vuole un’Ucraina in pace, l’America la preferisce in guerra
L’Occidente fa apparire Putin come un guerrafondaio sanguinario con ambizioni imperialistiche. La realtà è che Putin vuole un’Ucraina stabile e federale – ogni altra cosa costerebbe troppo alla Russia.
Febbraio, manca ancora molto alla primavera, si lamentava il poeta Joseph Brodsky. Ed è vero, la neve cade ancora pesantemente su Mosca, Kiev e nelle steppe sconfinate che segnano i confini tra Russia e Ucraina: qui però la neve è tinta di rosso. I soldati sono un po’ restii a combattere in inverno, poiché la vita è già difficile di per sé a queste latitudini; tuttavia la lotta continua ad infuriare nella dilaniata Donbass—e gli Stati Uniti si preparano a dare un’escalation al conflitto fornendo a Kiev dei sofisticati armamenti.
Stremati dall’assedio e dai bombardamenti intermittenti, nonostante la neve, i ribelli hanno preso lo strategico aeroporto di Donetsk. Questo aeroporto, con i suoi tunnel dell’era staliniana, simbolo di un solido lavoro di difesa sovietico, rappresentava un’ardua sfida per i miliziani mal equipaggiati. I suoi livelli multipiano sotterranei furono costruiti per far fronte ad un attacco nucleare; eppure i ribelli, dopo mesi di lotta, hanno sbaragliato il nemico e lo hanno occupato.
In un’azione offensiva ancora più violenta, hanno intrappolato le truppe di Kiev nella ‘sacca’ di Debaltsevo e Kiev sta già chiedendo una tregua. I ribelli sperano di cacciare il nemico da tutti i territori; ora controllano solo un terzo di Donbass. Ma il leader Russo schiaccia ancora sui freni: preferisce una brutta pace ad una buona guerra. Per lui, l’Ucraina è importante, ma non rappresenta un sine qua non, l’unico suo problema al mondo.
Questo atteggiamento è condiviso dal leader Americano. Ma c’e’ una bella differenza: la Russia vuole un’Ucraina in pace, l’America la preferisce in guerra.
La Russia preferirebbe vedere un’Ucraina unita, federale, pacifica e prospera. L’alternativa della scissione di Donbass non è molto allettante: Donbass è fortemente unita con il resto dell’Ucraina e non è facile rompere i suoi legami. La guerra ha già scaricato in Russia milioni di profughi da Donbass e dal groppone dell’intera Ucraina, ed è un grosso peso da sostenere. Putin non può staccare la spina e dimenticare Donbass – la sua gente non lo avrebbe comunque permesso. E’ un uomo prudente, che non vuole entrare in una guerra aperta. Così deve optare per una forma di pace.
Ho avuto un incontro con una fonte Russa bene informata e di alto livello, che ha voluto condividere con me, e con voi lettori, alcuni pensieri, chiedendo però di restare anonima. Anche se l’Occidente è certo che Putin voglia ripristinare l’Unione Sovietica, in realtà il presidente Russo ha fatto di tutto per risparmiare all’ Ucraina la disintegrazione, ci dice la fonte. Ecco cosa ha fatto la Russia per portare la pace in Ucraina:
• La Russia ha appoggiato l’accordo negoziato dall’Occidente il 21 Febbraio 2014, ma gli Stati Uniti hanno ulteriormente spinto per il colpo di stato del giorno dopo, il 22 Febbraio 2014, o “negoziato per un passaggio di potere in Ucraina”, secondo le parole di Obama.
• Dopo il colpo di stato, il Sud-Est dell’Ucraina non si sottomise al nuovo regime di Kiev e ha dichiarato la scissione. Ciononostante, Mosca chiese ai ribelli di Donbass di evitare il Referendum di Maggio (richiesta che non ascoltarono).
• Mosca ha riconosciuto i risultati delle elezioni indette dal nuovo regime di Kiev a Maggio scorso, e ha riconosciuto Poroshenko come Presidente di tutta l’Ucraina – anche se le elezioni non hanno riguardato il Sud Est e fu proibito ai partiti all’opposizione di prendervi parte.
• Mosca non ha riconosciuto ufficialmente i risultati delle elezioni di Novembre a Donbass, per la grande delusione di molti nazionalisti Russi.
Questi passaggi sono stati piuttosto impopolari tra la popolazione Russa, ma Putin ha preferito attuarli per promuovere una soluzione pacifica per l’Ucraina. Alcuni leader di Donbass favorevoli alla guerra furono convinti a ritirarsi. Invano: le azioni e le intenzioni di Putin sono state del tutto ignorate da USA e EC, che invece hanno incoraggiato il “partito della guerra” di Kiev. “Qualsiasi cosa facciano, non troveranno un errore commesso riguardo a Kiev” ha detto la fonte.
La pace in Ucraina si può raggiungere con un suo federalismo, dice la mia fonte. Ecco perché non si è mai sentito parlare dei due più importanti parametri degli accordi di Minsk (tra Kiev e Donetsk): le riforme costituzionali e socio-economiche. La Russia vuole preservare l’integrità territoriale dell’Ucraina (meno la Crimea), che può essere raggiunta solo attraverso la federalizzazione dell’Ucraina, con un certo grado di autonomia concesso alle regioni. Che il suo ovest ed il suo est parlino lingue diverse, che adorino eroi diversi, che abbiano diverse aspirazioni. Il paese potrebbe essere gestito solo se fosse uno stato federale, tanto quanto gli USA o la Svizzera o l’India.
A Minsk, le parti hanno concordato di istituire una commissione congiunta per le riforme costituzionali, ma il regime di Kiev non l’ha riconosciuta. Ha invece creato un piccolo comitato costituzionale ristretto della Rada(Parlamento). Quest’organo è stato condannato dalla Commissione di Venezia, organo consultivo Europeo sulle questioni costituzionali. Il popolo di Donetsk non lo avrebbe accettato e non era quello che aveva stabilito l’accordo di Minsk.
Per quanto riguarda l’integrazione, a Minsk è stato convenuto di reintegrare Donbass con l’Ucraina. Questa è stata una delusione per Donbass (avrebbe preferito unirsi alla Russia), tuttavia ha accettato – e questo mentre Kiev la assediava, chiudeva le sue banche, interrompeva gli acquisti di carbone da Donbass e il pagamento delle pensioni. Le truppe di Kiev bombardano quotidianamente Donetsk, città con milioni di abitanti (in tempo di pace!). Invece dell’amnistia per i ribelli, come convenuto a Minsk, ci sono sempre più truppe governative che si riversano verso est.
I Russi non hanno perso la speranza sugli accordi di Minsk. L’intento di tali accordi era la pace, ma ora devono essere attuati concretamente. Forse il Presidente di Kiev Poroshenko vorrebbe farlo, ma il partito “Kiev-bellico” insieme ai suoi sostenitori occidentali sarebbe pronto a detronizzarlo, se osa andare troppo oltre.
Paradossalmente, l’unico modo per forzarlo alla pace passa attraverso la guerra – anche se la Russia preferirebbe che l’Occidente facesse pressione sui suoi clienti di Kiev. I ribelli e i loro sostenitori Russi hanno usato la guerra per forzarlo a firmare gli accordi di Minsk: la loro offensiva contro Mariupol sul Mar d’Azov ha avuto pieno successo, e Poroshenko ha preferito andare a Minsk per poter mantenere Mariupol. Da allora, Kiev e Donetsk hanno avuto qualche cessate-il-fuoco, si sono scambiate prigionieri di guerra, ma Kiev si è rifiutata di adeguarsi alle richieste costituzionali e socio-economiche stabilite dagli accordi di Minsk.
Che senso ha accettare un cessate-il-fuoco, se Kiev lo utilizza solamente per poter riorganizzare le truppe ed attaccare di nuovo? La tregua dovrebbe portare a riforme costituzionali, continua la mia fonte, riforme negoziate attraverso un dialogo aperto e trasparente tra le regioni e Kiev. Senza riforme, Donbass (o NovoRussia) resterà in guerra. Quindi, l’operazione Debaltsevo può essere considerata un modo per forzare Poroshenko a chiedere la pace.
La Russia non ha intenzione di entrare in guerra, o in negoziati di pace, dice la fonte. I Russi hanno dimostrato chiaramente di volerne restare fuori, mentre gli Americani hanno dimostrato altrettanto chiaramente di voler far apparire la Russia come una parte attiva del conflitto.
Nel frattempo, con l’ Ukraine Freedom Support Act del 2014, i rapporti Russo-Americani sono tornati indietro di 40 anni all’emendamento Jackson-Vanik del 1974. Il Segretario di Stato John Kerry ha definito questo fatto uno sviluppo indesiderato, tuttavia solo temporaneo. I Russi invece non sembrano molto ottimisti al riguardo: per loro quel Support Act ha sancito l’inizio delle sanzioni contro la Russia. Gli Stati Uniti hanno tentato, con un certo successo, di rivoltare contro la Russia anche altri stati. In un colpo solo, la Kanzlerin (cancelliera) Merkel ha fatto fuori tutte le organizzazioni, strutture e legami che nel corso dei decenni si erano costruite tra Russia e Germania. Ogni visita di Joe Biden causa una deflagrazione.
I Russi sono arrabbiati per la storia del Boeing Malese. In ogni incontro ad alto livello con gli Americani, non possono fare a meno di ricordarsi delle isteriche accuse e rivendicazioni che l’aereo sia stato abbattuto dai ribelli con missili Russi. Sono passati sei mesi dalla tragedia; tuttavia finora gli Americani non hanno prodotto alcuna prova concreta di un reale coinvolgimento dei ribelli o della Russia. Non hanno mostrato alcuna immagine dai loro satelliti, né tantomeno registrazioni dai loro AWACS che sorvolano l’Europa orientale. La mia fonte mi ha detto che i funzionari Americani non insistono più tanto sul coinvolgimento Russo o dei ribelli, ma si ostinano a non volersi scusare per quelle sconsiderate accuse affrettate. Non chiedono mai scusa.
Eppure, gli Americani vogliono avere la loro parte nel gioco. Insistono che non vogliono una “resa” Russa, che reputano uno scontro costoso e sgradito; allo stesso tempo, gli Stati Uniti hanno bisogno del sostegno Russo per gestire il programma nucleare iraniano, la distruzione delle armi chimiche siriane e il problema palestinese. I Russi rispondono che questa cosa l’hanno già sentita durante la vicenda libica e che non sono affatto impressionati.
I contrasti di opinione tra Russia e Stati Uniti sono notevoli. Ma c’e’ un elemento comune: dalla Siria a Donbass, i Russi sostengono la pace, l’America la guerra. Ora i Russi hanno invitato personaggi dell’opposizione e rappresentanti del governo siriano a colloqui a Mosca. Sono andati, hanno parlato, sono partiti e torneranno. Potrebbero addirittura arrivare ad un accordo, ma gli Americani insistono nel non accettare la presidenza di Assad e non voler combattere fino all’ultimo siriano per poterlo mandare via. Non si tratta di essere semplicemente dei sanguinary: è che la Guerra per loro ha molto senso, ogni guerra nel globo sostiene il dollaro statunitense e rafforza il Dow Jones, mentre i capitali cercano dei porti sicuri e li trovano negli Stati Uniti.
Non pensano al futuro dei siriani che fuggono in Giordania – o agli Ucraini che si rifugiano sempre più numerosi in Russia. Che peccato, erano due paesi così belli! Siria era pacifica e prospera, il diamante del Medio Oriente finchè non è stata rovinata dagli Islamisti appoggiati dagli Stati Uniti. L’Ucraina era la zona più ricca dell’ex blocco Sovietico, finchè non è stata rovinata dagli estremisti di destra e gli oligarchi appoggiati dagli Stati Uniti. Joseph Brodsky predisse amaramente nel 1994, quando l’Ucraina dichiarò la sua indipendenza dalla Russia, che nell’ora della loro morte gli Ucraini ‘liberati’ avrebbero invocato i poeti Russi.
Sembra che quella triste profezia si stia avverando.
Israel Shamir lavora a Mosca e a Jaffa; lo si raggiunge all’indirizzo adam@israelshamir.net
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