In realtà, la militarizzazione dell’Africa Occidentale mira ad assicurare agli Stati Uniti il controllo su di una vasta energia ed altre risorse naturali della regione e a contrastare la crescita dell’influenza Cinese sul continente…..
DI THOMAS GAIST
Gli Stati Uniti e la Nato hanno dato il via lunedi ad un’imponente simulazione di guerra nell’Africa Occidentale, congiuntamente a una serie di Milizie Africane. L’esercitazione, conosciuta come Operation Flintlock, servirà come punta di lancia per un’escalation militare di vasta portata da parte di Stati Uniti, Europa e dei loro regimi complici per tutto il bacino del lago Chad, zona piena di risorse. Le simulazioni di guerra si concentreranno sull’ “interoperabilità e sviluppo di capacità anti-terroristiche fra Africa, Occidente e Stati Uniti”, stando alla conferenza stampa del Pentagono.
Flintlock sarà diretto dal Pentagon’s Africa Command (AFRICOM) e dal US Special Operations Command (SOCOM). Sarà incentrato sulle basi in Chad, Niger, Nigeria, Cameron e Tunisia, in base a Stelle e Strisce. Oltre mille soldati di elite affiliati alla Joint-Special Operations Task Force – Trans Sahara, fra cui 670 africani, 365 NATO e 255 commando statunitensi, simuleranno una vasta gamma di possibili operazioni militari, in base alle fonti del Pentagono. Gli USA hanno intenzione di attrezzare le forze africane con nuovi equipaggiamenti militari per un elaborato addestramento e avanzate strategie di battaglia. Le milizie partecipanti includono Mauritania, Olanda, Burkina Faso, Danimarca, Belgio, Svezia, Canada, Germania, Francia, Italia, Norvegia, Senegal, Spagna, Gran Bretagna, Mali, Repubblica Ceca, Estonia, Lituania e Stati Uniti.
Le dichiarazioni dei leader Africani e Statunitensi fanno capire che le simulazioni di guerra potrebbero trasformarsi in ogni momento in un vero e proprio scontro ai danni di Boko Haram ed altri poteri. Alle domande di un possibile scontro fra le forze della coalizione e Boko Haram, il rappresentante della Special Operation Command Africa Bardha Azari ha affermato, “Le nostre truppe sono pienamente capaci di gestire qualunque situazione.” “Niente è da escludere. La discussione è solo all’inizio”, ha commentato venerdì in modo analogo il contrammiraglio Kirby in risposta alle domande riguardanti il dispiego di truppe statunitensi in Nigeria e nazioni circostanti.
Il lancio di un’imponente simulazione guidata dagli Stati Uniti nell’Africa Occidentale arriva a breve distanza dalla richiesta del presidente nigeriano Goodluck Jonathan di truppe americane in Nigeria, patria del secondo più vasto giacimento petrolifero africano, dopo quello libico. Jonathan ha detto che gli Stati Uniti dovrebbero mandare forze armate in aiuto al suo governo nella campagna contro la milizia di Boko Haram, il quale Jonathan sostiene abbia ricevuto armi ed aiuti dall’ ISIS.
“Non stanno combattendo l’ISIS? Perché non vengono in Nigeria?” Ha detto Jonathan. “Se la Nigeria ha un problema, mi aspetto mi aspetto che gli Stati Uniti vengano e ci aiutino”
L’amministrazione di Jonathan ha recentemente rinviato le elezioni nazionali, anche per la minaccia posta da Boko Haram, il quale ha lanciato nuovi attacchi sulle città nigeriane e dato il via a raid su Niger, Chad e Camerun nelle recenti settimane. Il gruppo al momento controlla un territorio vasto quanto il Belgio nelle province del nord-est della Nigeria.
Il principale candidato in opposizione a Jonathan per la presidenza, il generale ed ex-dittatore Muhammadu Buhari, gode del supporto della società di consulenza politica AKPD con sede a Chicago, la quale è diretta da un affiliato dell’amministrazione Obama, David Axelrod. L’amministrazione Obama ha probabilmente dato il permesso di supportare Buhari, in modo da mettere sotto pressione l’amministrazione di Jonathan, la quale ha sostenuto misure di apertura ad un nuovo investimento cinese in Nigeria.
Il pre-posizionamento delle forze armate di Flintlock per tutta l’Africa Occidentale è strettamente legato all’ampio sforzo da parte di Stati Uniti e NATO di dare vita di un cambiamento radicale nella riorganizzazione e nell’integrazione delle forze militari filo-imperialiste in tutto il continente. Coordinatamente con le forze imperialiste, l’Unione Africana (AU) si sta preparando ad impiegare una task force multi-nazionale (MNJTF) di circa 8,700 truppe nei paesi del bacino del lago Chad e circostanti, con il pretesto di combattere Boko Haran ed altri sconosciuti gruppi estremisti. I leader di Camerun, Chad, Congo, Guinea Equatoriale e Gabon si sono incontrati lunedì nella capitale del Camerun Yaounde per prendere accordi per iniziare ad impiegare la MNJTF.
La National Security Strategy 2015 dell’amministrazione Obama riporta l’unione africana come principale istituzione alleata in Africa, e richiama gli Stati Uniti a “rafforzare l’efficienza operativa delle organizzazioni regionali dell’Unione Africana ed ampliare la lista dei paesi che possono contribuire con truppe”
Il documento aggiunge, “Il continuo conflitto in Sudan, Sudan del Sud, Repubblica Democratica del Congo e Repubblica Africana Centrale così come i violenti estremisti che stanno combattendo contro i governi in Somalia, Nigeria e per il Sahel, tutti rappresentano minacce per i civili innocenti, la stabilità regionale e la nostra sicurezza nazionale.”
Queste mosse sottolineano un’ escalation ancora più grande di quella rappresentata dalla sostanziale presenza militare americana in Africa Centrale ed Occidentale e nel Sahel.
La AFRICOM statunitense ha istituito un base aerea segreta nei pressi della capitale del Burkina Faso ad Ouagadougou fin dal 2012, la quale è servita come rampa di lancio per ordinarie missioni su Mauritania, Mali ed altri paesi del Sahara. Gli Stati Uniti e la Gran Bretagna hanno disposto unità di anti-terrorismo in Nigeria nel maggio del 2014, presumibilmente in aiuto alla ricerca delle vittime di un rapimento di massa di Boko Haram. Il corpo dei marine statunitensi ha riconosciuto nel tardo 2014 di aver stabilito nuovi “avamposti” e “luoghi di sicurezza cooperativa” in Ghana, Senegal e Gabon.
Come parte della campagna propagandistica di giustificazione di nuovi interventi militari statunitensi a livello globale, le recenti mosse nell’Africa Occidentale sono presentate come azione per la lotta contro gli “integralisti islamici”.
“La Nigeria è la nazione dell’Africa con maggior popolazione e la sua economia è la più fiorente. E’ il motore di un continente che diventerà sempre più importante ai fini strategici ed economici nei confronti del resto del mondo”, ha detto J. Peter Pham, rappresentante dell’Africa al Concilio Atlantico.
“Ed è tenuto in ostaggio da una sanguinosa banda di violenti estremisti, che stanno crescendo sempre di più e in modo virulento”, ha dichiarato Pham.
In realtà, la militarizzazione dell’Africa Occidentale mira ad assicurare agli Stati Uniti il controllo su di una vasta energia ed altre risorse naturali della regione e a contrastare la crescita dell’influenza Cinese sul continente. La Cina ha i maggiori interessi nei settori minerali e petroliferi per tutta l’Africa centro-occidentale e Sahel.
Gli strateghi e gli istituti che si occupano di analisi geo-politiche hanno predetto che l’Africa Occidentale per anni a venire sarà la più importante e cruciale risorsa di petrolio al di fuori dei produttori OPEC (organizzazione dei paesi esportatori di petrolio, ndr). Già al tempo della fondazione dell’ AFRICOM nel 2008, gli Stati Uniti importavano 1 milione di barili di petrolio al giorno dalla Nigeria. Le corporazioni americane detengono la fetta maggiore degli investimenti stranieri in Nigeria, per lo più per quanto riguarda petrolio e minerali. La corporazione petrolifera nigeriana (NNPC) lavora a stretto contatto con multinazionali di Stati Uniti ed Unione Europea, fra cui Chevron, Total, Agip, ConocoPhilips ed Exxonmobil. L’area del bacino del Chad ha qualcosa come 2.3 miliardi di barili di petrolio e più di 14 trilioni di piedi cubi di gas naturale, stando alle statistiche fornite dalla Geological Survey americana.
Studi del dipartimento dell’energia statunitense (DoE) prevedono che la produzione di oro nero del continente continuerà ad aumentare vertiginosamente nella decade a venire, raggiungendo circa il 100 % di incremento nel corso delle prime tre decadi del ventunesimo secolo. Già nel 2009 gli USA ricevevano dal continente africano il 24% delle proprie importazioni.
La classe dirigente americana ha da tempo previsto la possibilità di un’ invasione su larga scala della Nigeria, patria di 180 milioni di persone e delle più importanti condutture di petrolio della regione. Un rapporto dell’esercito americano sulla futura occupazione di metropoli a livello globale specifica Lagos in Nigeria, con 20 milioni di abitanti, per uno dei suddetti motivi riportati dagli studi.
Thomas Gaist
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