2015.12.10 – La Grande Truffa – 21° parte

Posted by Presidenza on 10 Dicembre 2015
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A grande richiesta proponiamo, a puntate, il libro “La Grande Truffa” di Paolo Maleddu, uno di noi, un grande uomo che per il suo coraggio, la sua lealtà e la sua voglia di verità si trova oggi sotto l’attacco duro e sleale dello Stato italiano, uno Stato burattino delle lobbies bancarie internazionali

 

 

 

 

 

Paolo MALEDDU: “Ho scritto questo libro per una incontenibile necessità di condividere con quante più persone possibile un insieme di informazioni nelle quali mi sono imbattuto, e che hanno gradualmente aperto davanti ai miei occhi una visione del tutto nuova della realtà del mondo nel quale viviamo.

Una realtà insospettata, spaventosa, nella quale siamo immersi ma che non riusciamo a vedere, perché confusa dietro una barriera di notizie ed immagini sapientemente filtrate, falsate o anche solamente ignorate.
Le notizie che non vengono divulgate sono le più importanti.
C’è un mondo reale nel quale gli eventi scorrono così come avvengono, lieti o dolorosi che siano, in un flusso continuo. E uno parallelo, virtuale, creato dalla rappresentazione che i media danno di questa successione di eventi.
Noi viviamo nel mondo virtuale che ogni giorno radio, giornali, televisioni e cinema costruiscono per noi. “Educati” sin dai primi anni di scuola ad essere prigionieri di verità ufficiali, ci è poi difficile accettare versioni diverse, scomode, che non rientrano nei nostri orizzonti.”
“Esistono due storie: la storia ufficiale, menzognera, che si insegna “ad usum Delphini”, e la storia segreta, in cui si rinvengono le vere cause degli avvenimenti, una storia vergognosa.”

 

La Grande Truffa – dalla 1° alla 20°parte

 

 

 

L’emissione monetaria

LA GRANDE TRUFFA

Come gli usurai internazionali si impossessano
di tutta la ricchezza prodotta dalla popolazione mondiale

21° parte

 

……………

Esattamente la situazione che stiamo vivendo in questi anni, già vissuta altre volte, ma non in maniera tanto acuta.

Dopo il raddoppio del tasso di sconto, passato dal 2 al 4% nei primi anni dell’euro, e lo scoppio della crisi nel 2007/2008, il sistema bancario ha chiuso il rubinetto del credito.
Nonostante il costo del denaro nei paesi dell’euro sia sceso ai minimi storici, l’economia non riparte per la mancanza dei mezzi di scambio. La deflazione continua più forte che mai perché le banche continuano a non prestare soldi.

Sono in grossa difficoltà anche loro. Piuttosto che investire nel mondo del lavoro, hanno preferito dirottare grosse quantità di denaro in attività speculative ad alto rischio subendo considerevoli perdite.

Nonostante gli interventi dei vari governi che preferiscono finanziare e salvare le banche piuttosto che le popolazioni, confermando qualora ce ne fosse bisogno la complicità con il grande capitale internazionale, la crisi continua e pare ora inarrestabile. I grandi fondi di investimento e gli speculatori internazionali che dispongono di ingenti capitali, stanno scommettendo sul fallimento degli stati europei che hanno adottato l’euro. Sanno bene che questi paesi, privati della loro sovranità monetaria ceduta alla Bce, non possono stampare moneta a costo zero in nome del popolo. Debbono indebitarsi sempre più per avere denaro, innescando quel meccanismo del debito infinito dal quale non riusciranno più a liberarsi e che li porterà all’insolvenza.

I politici complici e gli “esperti” in economia, le televisioni dei padroni e la stampa “indipendente” raccontano al popolo che la colpa è del debito pubblico, che dovrà essere abbassato con l’aumento del prelievo fiscale e tagli alla spesa. Più tasse e meno servizi per noi. Abbassamento degli stipendi, precarietà diffusa, disoccupazione.
La grande menzogna.

Nessuno, nel mondo virtuale di stampa e televisione mainstream, ci spiega che noi, il popolo sovrano, potremmo stampare la nostra moneta a costo zero, senza indebitarci con nessuno, favorendo un benessere diffuso con la piena occupazione e un reddito sicuro per ogni cittadino.

Saremo ancora noi a pagare. Saranno grossi sacrifici per tutti e miseria dilagante. Disperazione e delinquenza. L’aumento degli assalti con violenza a stazioni di servizio o attività commerciali per portare via pochi spiccioli, ne sono già un chiaro sintomo. Se poi, tralasciando i ricorrenti suicidi per insolvenza, trapelano notizie di padri di famiglia disperati che per poter dar da mangiare ai figli mettono in vendita organi del loro corpo, la rabbia e la vergogna per una situazione che non ha motivo d’essere si fanno insopportabili.

Non ci credete?

Digitate “si vendono organi umani” o “traffico di organi” in google, rimarrete spiacevolmente sorpresi.
Le banche immobilizzano grandi quantità di denaro sottraendole al mercato produttivo del lavoro, preferendo dirottarle in borsa e nel molto più redditizio mercato speculativo finanziario.
È risaputo ormai che oltre il 95% della massa monetaria venga impiegata nel mercato finanziario e meno del 5% nel mondo del lavoro per produzione e consumo.

Le banche non concedono prestiti.

La società non riesce a consumare ciò che produce non a causa di una sovrapproduzione, ma di un sottoconsumo, che è altra cosa.
Per l’impossibilità di pagare la rata del mutuo della casa o del locale commerciale, saltiamo una scadenza e veniamo subito schedati come pagatori inaffidabili.

La banca ci blocca il conto, invitandoci a rientrare.

Mettiamo in vendita la casa o un locale ad un prezzo di occasione, ma rimane invenduta perché tutti sono nelle stesse condizioni: non hanno né contanti né credito dal banchiere.

Siamo quasi al capolinea, la fine del ciclo di recessione creato dal sistema bancario, che a questo punto “deve” (preferirebbe avere denari) iniziare a pignorare immobili.

Inizia uno “shopping” in grande stile a prezzi di occasione.
Case, terreni, palazzi, industrie. I banchieri possono impossessarsi di tutto semplicemente togliendo denaro dalla circolazione.
Sono i più grandi proprietari e agenti immobiliari esistenti.

Le proprietà messe assieme con il lavoro di una vita o di più generazioni familiari, perdute senza possibilità di opporre resistenza ed ignorando la grande truffa della quale siamo vittime.
A chi pensate appartengano tutti i migliori edifici e palazzi nei centri storici di qualsiasi città del mondo?
Alle banche.

Una volta soddisfatti del bottino raccolto, i banchieri decidono che è giunto il momento di cambiare rotta. Scende il costo del denaro, si riaprono i rubinetti del credito, privati ed imprenditori si riavvicinano a chiedere soldi in prestito, riappaiono in circolazione i mezzi di scambio misteriosamente scomparsi.

Ripartono consumi, produzione e commercio, il mercato immobiliare si risveglia, si impenna l’erogazione di nuovi mutui: la nuova fase di espansione è servita.
Sino a quando i banchieri, con tanta gente indebitata e troppi crediti a rischio in circolazione, decideranno di invertire nuovamente la rotta.

Contrariamente a ciò che ci ripetono sino alla nausea banchieri e politici nei loro giornali e nelle loro televisioni, la stabilità monetaria e la lotta all’inflazione non interessano.
È dalla instabilità che traggono i massimi profitti.

L’alternanza dei cicli economici provocata ad arte.

Collegato al fenomeno di inflazione e deflazione è il meccanismo della tassazione diretta ed indiretta, e la riscossione dell’Iva in particolare.

Abbiamo detto che il 95/96% del valore monetario circolante è denaro scritturale che esiste solo all’interno delle registrazioni contabili di computer e conti bancari. La continua produzione di questo credito è necessaria per poter permettere ai debitori di restituire i prestiti e mantenere in vita il sistema. Marco Saba, autore di “Bankenstein” e “O la banca o la vita”, dice in un video in internet che l’aumento di massa monetaria (nel nostro paese) procede ultimamente ad un ritmo di circa 15/20 % all’anno. Una cifra di molto superiore alla crescita del prodotto interno lordo nazionale, che in teoria non dovrebbe superare. I banchieri continuano a rubarci potere d’acquisto inflazionando di denaro il mercato rispetto alle merci.

Ciononostante la liquidità in circolazione è sempre insufficiente.
Come mai?

In primo luogo perché quella massa monetaria non arriva a circolare tra i cittadini, ma viene dirottata verso il mercato finanziario. Poi perché il perverso meccanismo di questo sistema monetario continuamente perfezionato da Usurai e politici a loro esclusivo vantaggio, provvede con uno spropositato prelievo fiscale a rastrellare continuamente grandi quantità di denaro dalle nostre tasche.

Relativamente al prelievo fiscale, il caso dell’Iva è clamoroso: proprio quando si crea appunto “valore aggiunto” e c’è più bisogno di mezzi di scambio per consentire il consumo dei nuovi beni prodotti, si procede a ritirare sistematicamente, a scadenze fisse, grandi somme di denaro dalla società, impedendo così, di proposito, il normale sviluppo del processo economico ed il raggiungimento di un minimo di benessere.

“Così ad esempio l’imposta di valore aggiunto (I.V.A.) realizza un prelievo di denaro senza corrispettivo (a ben guardare anche il furto è prelievo senza corrispettivo), proprio nel momento in cui sarebbe giustificato un incremento di emissione monetaria.

Come è noto, infatti, il prelievo qui avviene nel momento in cui il prodotto è immesso sul mercato, sicchè si verifica contestualmente l’incremento dei beni reali ed il prosciugamento della liquidità monetaria.

In tal modo tutto il sistema fiscale è stravolto e deformato. Mentre il tributo tradizionale era il corrispettivo delle funzioni e dei servizi resi dallo Stato, ora lo scopo del prelievo fiscale è diventato il prosciugamento monetario del mercato senza altro corrispettivo che quello di “prosciugarlo”, col pretesto di combattere spinte inflazionistiche. Sicchè ogni aumento di produzione accelera il contestuale prelievo di moneta, realizzando una dinamica deflazionistica che predispone al fallimento le aziende produttrici di beni reali e rende sempre più florida quella dell’usura.

I gruppi di potere che strumentalizzano il sistema bancario possono acquisire il controllo dei valori monetari esistenti sul mercato senza sottrarre ai cittadini la proprietà del denaro. A loro è, infatti, sufficiente che il denaro sia sottratto temporaneamente dalla circolazione a cicli annuali che annualmente si rinnovano – come appunto avviene con l’IVA – per il semplice fatto che:

a) la residua moneta rimasta sul mercato aumenta automaticamente di valore, cioè di un potere d’acquisto esattamente proporzionale alla arbitraria rarefazione di moneta causata dall’imposta;

b) il sistema bancario è sempre nella condizione di sostituire al costo tipografico altrettanta moneta in luogo di quella prelevata, conseguendo così non solo un arricchimento equivalente a quello di tutta la moneta tolta dalla circolazione, ma altresì l’ulteriore lucro dei relativi interessi bancari.

Il denaro prelevato da questa imposta, essendo già nelle tasche dell’operatore economico, è anche quello che egli potrebbe utilizzare senza pagare quegli interessi bancari che invece dovrà pagare quando avrà bisogno di denaro.

Lo scopo vero dell’Imposta di Valore Aggiunto è dunque quello di consentire al Sistema bancario di dare in prestito agli operatori economici il loro denaro ad usura dopo averlo prelevato gratuitamente.

Per rendersi conto della gravità degli inconvenienti dell’attuale sistema basti considerare l’enormità dei poteri consentiti ai gruppi che strumentalizzano il sistema delle banche centrali. Mentre l’emissione monetaria è effettuata dal sistema bancario senza altro costo che quello del simbolo, il pagamento fatto dal contribuente ha un costo reale, perché quel denaro è stato da lui conseguito come corrispettivo di un’attività lavorativa. Ecco perché, avendo quel denaro un valore sostanziale corrispondente a quello da lui legittimamente prodotto, quando il fisco lo preleva senza corrispettivo, realizza un indebito impoverimento del contribuente.

Come se ciò non bastasse, le società strumentalizzanti i vari sistemi politici e bancari, avendo il potere di conoscere esattamente, per la denuncia resa dal contribuente negli usuali formulari, i margini di profitto, i costi e gli investimenti, sono anche in grado di dosare l’entità del tributo, in modo da ottenere il massimo lucro e stabilire arbitrariamente quanto lasciare all’operatore economico come margine di profitto. A ciò si aggiunga il grave inconveniente dei costi indotti di questo sistema fiscale per cui, ricadendo sul contribuente la responsabilità delle registrazioni contabili, si vengono a sterilizzare quantitativi enormi di ore lavorative, destinate a mere attività ragionieristiche.

Se poi si pensa che l’ imposta di valore aggiunto varia non solo da prodotto a prodotto, ma anche fra i vari mercati, il sistema è in grado a proprio insindacabile arbitrio di causare sviluppo o recessione economica dove e quando vuole, perché è in grado di alterare i margini di profitto consentiti.

È sin troppo evidente che questi gravissimi inconvenienti del sistema potranno essere eliminati solo a patto che i prelievi fiscali siano effettuati al solo fine di coprire i costi delle funzioni e dei servizi resi dallo stato alla collettività.”

Come potremo mai ringraziare il professor Auriti? Ancora una volta le sue parole fanno luce su punti oscuri del sistema, mettendone in rilievo i perversi meccanismi che in modo così subdolo ci sottraggono il frutto del nostro lavoro, causando tanta sofferenza nella collettività.

 

Capitolo XV

 

RISERVA FRAZIONARIA

 

Ricordate quando gli orafi, considerando che solo una persona su dieci veniva a riconvertire la ricevuta cartacea in oro, iniziarono ad emettere ricevute che eccedevano in valore la riserva aurea depositata?

Erano le origini del cosiddetto sistema a riserva frazionaria.

Gli orafi agivano in modo disonesto, emettendo ricevute false.
Erano dei falsari, e continuarono ad esserlo sino a quando Guglielmo d’Orange, nel 1694, rese legale la truffa, permettendo ai banchieri la emissione di valore monetario non coperto e garantito da una riserva, non prodotto da un lavoro o da un bene preesistente.
“Out of thin air” dicono negli Stati Uniti, fatto di aria fina, cioè … dal nulla.

Oggi la creazione di denaro dal nulla con conseguente esproprio della ricchezza prodotta dalla popolazione, è la principale attività delle banche, il compimento del maggior furto di tutti i tempi.

La banca è un istituto che in qualche modo ha a che fare con lo Stato, dotato di una spessa e superprotetta cassaforte nella quale affluiscono soldi dei risparmiatori per essere custoditi.
Certo, non abbiamo mai visto con i nostri occhi questa famosa cassaforte, ma chissà quante volte al cinema, soprattutto nei film americani.
Tutti un po’ datati per la verità, ma quella è l’immagine che ci è rimasta impressa nella retina.
Potenza del cinema di Hollywood!

Completamente sotto il controllo della Cia dal 1953 (proprio così! Cercate in internet: Usia, Us information agency) e di società di pochi magnati multimilionari, che controllano allo stesso tempo le società di distribuzione, le sale cinematografiche ed anche le banche che finanziano l’industria cinematografica. Quale tipo di film produrre e mandare nelle sale sono decisioni che devono avere l’approvazione loro e della Cia. Con la conseguenza di un enorme influenza e condizionamento della cultura e dello stile di vita della società dei quali non siamo assolutamente consapevoli.

Pensiamo alla grande produzione statunitense di film di guerra, dove la nobiltà dei buoni (loro) che combattono i cattivi (tutti gli altri) in tante guerre in giro per il pianeta costituisce il filo conduttore: gli americani sono gli unici che continuano a produrre questo genere di cinematografia che somiglia molto ad un grande spot pubblicitario e per trovare ragazzi da arruolare e per pubblicizzare le ultime sofisticate armi da guerra, carri armati e nuovi aerei invisibili ai radar e senza equipaggio: non sarà perchè gli stessi onnipotenti magnati Usurai (l’establishment) controllano pure le grandi multinazionali degli armamenti?

Torniamo alla definizione di banca.

Riconoscendo un interesse quanto più basso possibile a chi deposita denaro, e pretendendone uno molto più alto a chi chiede un prestito, gli istituti di credito traggono il loro guadagno dalle differenze tra i tassi d’interesse dati e richiesti.

La banca presta a me ad un tasso dell’otto per cento annuo i soldi depositati da qualcun altro che riceve uno 0,5 per cento di interesse.
È l’idea che noi dobbiamo avere della banca nel mondo virtuale, anche se neanche in questo modo l’attività bancaria potrebbe essere giudicata etica.

L’Usura (prestito ad interesse) è immorale, devastante.

È la rovina della società, la causa di tanta sofferenza umana.

Ma allora, cos’è e come funziona una banca?

Leggo da un dizionario della lingua italiana: istituto di credito che, con debite garanzie, presta capitali avuti in prestito.
La descrizione è perfetta, sembra pubblicità a pagamento, non mi meraviglierebbe che lo fosse.
Certamente risente del condizionamento del grande capitale sull’editoria.

Ma siamo comunque molto lontani dalla realtà; perché se tutti sapessimo la verità, molti di coloro che hanno soldi depositati, correrebbero in banca a prelevarli.
Con poche possibilità di riuscirci.

Vi farò leggere la descrizione che dà Sandro Pascucci nel suo sito, www.signoraggio.com., della riserva frazionaria. Un po’ cruda, come spesso è la realtà occultata:

“La riserva frazionaria è legale, come era legale possedere schiavi alcuni anni or sono. La riserva frazionaria permette di prestare 5.000 quando hai solo 100 e di quei 100, nessuno è tuo. Un po’ come Gesù Cristo che da 5 pani e 2 pesci ha sfamato una moltitudine …

Il sistema della “riserva frazionaria” è una truffa. Certo si tratta di una truffa legale, come quasi tutte le truffe economiche e monetarie. Vediamo come funziona concretamente: quando depositiamo 100 euro in una banca commerciale, questa apre un conto corrente a nostro nome e si impegna a custodire la nostra banconota (vedi “signoraggio”) nel suo caveau, al sicuro dai ladri.

Il banchiere a questo punto usa una statistica ormai centenaria che gli dice una cosa molto semplice: solo una parte del deposito appena creato verrà usata (“movimentata”) dal cliente.

Quindi il banchiere sa che “quasi sicuramente” la maggior parte dei nostri soldi, dati in sua custodia, saranno immobili nel conto (nella cassaforte) per mesi, per anni. Ricordiamo che il banchiere non è proprietario della nostra moneta, dei nostri soldi, ma ne è solo custode. Ciò nonostante il banchiere considera uno spreco questa immobilità e decide di prestare quanto c’è sul nostro c/c. Oltre alla nostra “comoda disattenzione” il banchiere ha bisogno del politico corrotto che legalizzi questa truffa con una legge creata appositamente.

Si chiama “Misure dell’accantonamento alla riserva obbligatoria” o più semplicemente “riserva frazionaria” ed è smerciata alla pubblica opinione in modo tale che appaia come una forma di tutela per il correntista.

Ormai l’arroganza del binomio banchiere-politico è tale che oltre al danno si aggiunge la beffa: palesando questa legge come un limite al potere del banchiere di creare denaro da prestare, il politico si presenta come tutore dei nostri interessi ma, per fare un esempio, è come se lo stesso politico decretasse “il numero massimo di frustate da somministrare ad uno schiavo” e nel far questo volesse il plauso pubblico per essere stato un paladino dei diritti dell’uomo.

Ma espressamente, cosa dice questa legge? Semplicemente mette un limite alla quantità minima di denaro che i banchieri devono tenere in cassa.

Questo cosa comporta per noi?

Per noi cambia poco, anzi nulla. Se 100 persone versano 100 euro sarebbe legittimo aspettarsi che in qualsiasi momento TUTTI i 100 neocorrentisti possano ritirare i propri 100 euro, no?

Nella realtà, il banchiere, come detto all’inizio, considera uno spreco tutto quel denaro fermo nei suoi caveau, e dal momento che conosce (statisticamente) quanto denaro viene ritirato in media dai correntisti, presta il resto, come fosse denaro suo. Se statisticamente solo il 10% viene “movimentato” (ritirato, speso, versato, spostato, ecc..) vuol dire che la banca ha 100 c/c con 100 euro ognuno, quindi 10.000 euro e di questi 10.000 euro solo 1.000 euro servono in contanti (in cassa) per le operazioni quotidiane (il 10% che dice la famosa statistica, ricordate?).

Quindi 9.000 euro si possono prendere e usare (prestare) anche se non sono proprietà della banca!
Non dimenticate mai questo concetto. Ve lo immaginate il custode del parcheggio dove lasciate l’automobile mentre siete al lavoro che prende la vostra auto, va in giro a caricarci della merce (anche illecita) senza dirvi nulla e corrispondervi nulla? Sì, è vero, la banca dà un “interesse”, se “interesse” si può chiamare lo 0,0005 % che dà oggi!

Cosa cambia per il banchiere?

Per il banchiere cambia molto perché più è bassa la percentuale da tenere in contanti più egli può prestare. Nel 1957 le banche erano tenute a tenere in riserva il 25 % del deposito, nel 1970 erano scese al (circa) 15% e oggi solo il 2% (e in alcuni casi lo 0%). Quindi oggi la banca può ricevere 10.000 euro e prestarne 9.800 (non suoi!) e questo grazie alla legge sulla “riserva obbligatoria e frazionaria”.

Ma la truffa non finisce qui.

Quei 9.800 euro prestati andranno prima o poi versati in un altro conto (magari della stessa banca o di altre banche, ma poco cambia dato che il sistema bancario è un “cartello”, come quello della droga). Nel nuovo c/c basterà tenere contanti per 196 euro (9.800 x 2%) e si potranno prestare i restanti 9.604 euro (9.800 – 196) e il ciclo continuerà sul nuovo conto corrente. Alla fine della fiera, partendo da 10.000 euro, la banca potrà creare e prestare 500.000 euro, ossia 50 volte di più e incamerare i relativi interessi. Tutto senza avere altro che i 10.000 reali iniziali (e che andavano solo custoditi!).

Ora si capisce la potenza delle banche commerciali che possono creare denaro dal nulla (o meglio: moltiplicare quello dei correntisti) con la complicità dei politici corrotti, che danno legalità alla truffa. Voi pensate che per scoprire il trucco basterà andare in 100 allo sportello per riprendersi i 100 euro, giusto? Sbagliato.

Matematicamente basterebbe che i primi 3 clienti pretendessero indietro i propri soldi per far cadere il sistema, poiché con la riserva al 2% solo i primi due (del gruppo dei cento iniziali) troverebbero ancora qualcosina .. il terzo rimarrebbe con un pugno di mosche. E così il quarto e tutti gli altri .. purtroppo il sistema accorrerebbe in soccorso della banca in difficoltà e scenderebbe in campo la Banca Centrale in persona a stampare ciò che non è mai esistito (come accade in questi giorni alla Northern Rock Bank).

Un giorno un tale sfamò un mucchio di persone con 5 pani e 2 pesci e in occasione di un pranzo di nozze dissetò tutti gli invitati mescendo vino da un otre semivuoto, ma questa è la vecchia religione.

La nuova religione del Dio Denaro prevede una nuova figura. Il banchiere di Caanan, che crea e moltiplica all’infinito denaro. E debito per noi popolino.”

Quindi, ricapitolando: in seguito ad un nostro versamento di 10.000 euro, il sistema bancario può prestarne, successivamente, 500.000.

Se uno di voi versa 1 milione, 50 possono essere ceduti in prestito, tutti “coperti” dal vostro.

Un miracolo?
No, perché quantunque anch’essi difficilmente spiegabili, i miracoli pare siano fenomeni rari, fuori dall’ordinario.

Questa magia della creazione di capitali è ordinaria amministrazione per il sistema bancario, si ripete tutti i giorni.

Come è possibile che 50 persone possano avere un milione se ne esiste solo uno?
Infatti non è possibile, è un inganno, una illusione.

Il denaro è si una creazione umana e si basa sulla fiducia, ma, più che sulla fiducia, i banchieri puntano tutto sulla nostra ignoranza.
Se sapessimo, la fiducia non tarderebbe a svanire.

Se uno di voi depositasse un milione in contanti e la banca prestasse quel milione ad un imprenditore che ne facesse richiesta, tutto rientrerebbe nella normalità di una corretta prassi bancaria. Ma il banchiere tiene il milione depositato come “riserva”, e apre un credito di 50 inesistenti milioni alla società.

Le banche non prestano soldi veri, fanno aperture di credito in conto corrente.

Digitano una cifra nel computer.

Danno un libretto di assegni, “promesse” di essere trasformati in soldi autentici.

Promesse che non possono essere, nè verranno, mantenute.

Infatti, l’assegno non avrà bisogno di adempiere alla promessa perché ritorna in banca senza essere stato trasformato in denaro vero.
Rimane una promessa, incompiuta.
Ecco perché gli assegni sono tutti non trasferibili ormai.

In modo che rimangano promesse e tornino immediatamente nel sistema bancario, che così non sarà obbligato a mantenere la promessa e trasformarli in denaro, mettendo allo scoperto il fatto che 49 di quei 50 milioni non esistono

Altro che assegni non trasferibili per la lotta al riciclaggio!

Riciclaggio di che?

Soldi provenienti dalla droga?

Volete sapere chi manovra la droga nel mondo?

Digitate in google “droga e Cia”, “Bush sr., droga e Cia”, “Soros, droga e Cia”, oppure “Soros, svalutazione lira, droga e Cia”.

continua…..

 

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Paolo MALEDDU

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BERLINO – La notizia è davvero clamorosa. Il fatto che non solo la Banca centrale europea ma anche le banche centrali dei singoli Stati della Ue possano comprare titoli di credito e, in cambio, pompare denaro fresco sul mercato, sta mettendo in allarme il mondo politico tedesco e non solo tedesco E che allarme!

Diversi esponenti dei governi europei – senza che la notizia sia stata resa pubblica dai mezzi d’informazione – hanno chiesto e chiedono anche questa mattina alla Bce di pubblicare l’accordo con le banche centrali nazionali rimasto finora segreto.

Quindi, esiste un accordo segreto stretto da Draghi con le banche centrali dei Paesi della zona euro.

Il presidente Mario Draghi dovrebbe “dare informazioni esaurienti sui curiosi incrementi di denaro di molte banche d’emissione nazionali”, ha dichiarato il delegato del gruppo parlamentare tedesco dell’Unione di centrodestra e presidente dell’Unione del ceto medio della Csu, Hans Michelbach.

Berlino e con essa tutto il blocco degli stati del nord Europa che usano l’euro, temono infatti che Draghi stia portando avanti un “finanziamento segreto degli Stati”.

“Finora il Signor Draghi ha sempre smentito questa possibilita’ ma, in realta’, in alcuni paesi stanno stampando banconote in grande quantita’”, ha commentato Michelbach. “Se adesso Draghi rifiuta qualsiasi spiegazione pubblica su quello che sta succedendo in Italia e in Francia, allora sara’ chiaro che ha qualcosa da nascondere”, ha aggiunto l’esponente della Csu.

Anche il vice-capogruppo dell’Unione di centro-destra Michael Fuchs chiede piu’ trasparenza: “La Bce dovrebbe rivelare l’entita’ degli acquisti di titoli effettuati dalle banche d’emissione nazionali nel sistema europeo delle banche centrali (Sebc)”, ha dichiarato Fuchs, secondo cui “anche le banche d’emissione nazionali sottostanno al divieto del finanziamento monetario degli Stati. La Bce e la Sebc devono attenersi rigorosamente al loro mandato”.

Quindi, in concreto la Banca d’Italia “sta stampando banconote in grande quantità” e con questo denaro contante starebbe acquistando titoli di stato italiani in nome e per conto della Bce, ma certamente con una procedura non ortosossa e soprattutto segreta.

tratto da: (clicca qui)

2015.12.06 – Abolire la guerra, unica speranza per l’umanità

Posted by Presidenza on 6 Dicembre 2015
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Ecco il testo integrale del discorso pronunciato da Gino Strada, fondatore di EMERGENCY, nel corso della cerimonia di consegna del Right Livelihood Award 2015, il “premio Nobel alternativo”

 

 

Onorevoli Membri del Parlamento, onorevoli membri del Governo svedese, membri della Fondazione RLA, colleghi vincitori del Premio, Eccellenze, amici, signore e signori.

È per me un grande onore ricevere questo prestigioso riconoscimento, che considero un segno di apprezzamento per l’eccezionale lavoro svolto dall’organizzazione umanitaria Emergency in questi 21 anni, a favore delle vittime della guerra e della povertà.

Io sono un chirurgo. Ho visto i feriti (e i morti) di vari conflitti in Asia, Africa, Medio Oriente, America Latina e Europa. Ho operato migliaia di persone, ferite da proiettili, frammenti di bombe o missili.

A Quetta, la città pakistana vicina al confine afgano, ho incontrato per la prima volta le vittime delle mine antiuomo. Ho operato molti bambini feriti dalle cosiddette “mine giocattolo”, piccoli pappagalli verdi di plastica grandi come un pacchetto di sigarette. Sparse nei campi, queste armi aspettano solo che un bambino curioso le prenda e ci giochi per un po’, fino a quando esplodono: una o due mani perse, ustioni su petto, viso e occhi. Bambini senza braccia e ciechi. Conservo ancora un vivido ricordo di quelle vittime e l’aver visto tali atrocità mi ha cambiato la vita.

Mi è occorso del tempo per accettare l’idea che una “strategia di guerra” possa includere prassi come quella di inserire, tra gli obiettivi, i bambini e la mutilazione dei bambini del “paese nemico”. Armi progettate non per uccidere, ma per infliggere orribili sofferenze a bambini innocenti, ponendo a carico delle famiglie e della società un terribile peso. Ancora oggi quei bambini sono per me il simbolo vivente delle guerre contemporanee, una costante forma di terrorismo nei confronti dei civili.

Alcuni anni fa, a Kabul, ho esaminato le cartelle cliniche di circa 1200 pazienti per scoprire che meno del 10% erano presumibilmente dei militari. Il 90% delle vittime erano civili, un terzo dei quali bambini. È quindi questo “il nemico”? Chi paga il prezzo della guerra?

Nel secolo scorso, la percentuale di civili morti aveva fatto registrare un forte incremento passando dal 15% circa nella prima guerra mondiale a oltre il 60% nella seconda. E nei 160 e più “conflitti rilevanti” che il pianeta ha vissuto dopo la fine della seconda guerra mondiale, con un costo di oltre 25 milioni di vite umane, la percentuale di vittime civili si aggirava costantemente intorno al 90% del totale, livello del tutto simile a quello riscontrato nel conflitto afgano.
Lavorando in regioni devastate dalle guerre da ormai più di 25 anni, ho potuto toccare con mano questa crudele e triste realtà e ho percepito l’entità di questa tragedia sociale, di questa carneficina di civili, che si consuma nella maggior parte dei casi in aree in cui le strutture sanitarie sono praticamente inesistenti.

Negli anni, EMERGENCY ha costruito e gestito ospedali con centri chirurgici per le vittime di guerra in Ruanda, Cambogia, Iraq, Afghanistan, Sierra Leone e in molti altri paesi, ampliando in seguito le proprie attività in ambito medico con l’inclusione di centri pediatrici e reparti maternità, centri di riabilitazione, ambulatori e servizi di pronto soccorso.

L’origine e la fondazione di EMERGENCY, avvenuta nel 1994, non deriva da una serie di principi e dichiarazioni. È stata piuttosto concepita su tavoli operatori e in corsie d’ospedale. Curare i feriti non è né generoso né misericordioso, è semplicemente giusto. Lo si deve fare.

In 21 anni di attività, EMERGENCY ha fornito assistenza medico-chirurgica a oltre 6,5 milioni di persone. Una goccia nell’oceano, si potrebbe dire, ma quella goccia ha fatto la differenza per molti. In qualche modo ha anche cambiato la vita di coloro che, come me, hanno condiviso l’esperienza di EMERGENCY.

Ogni volta, nei vari conflitti nell’ambito dei quali abbiamo lavorato, indipendentemente da chi combattesse contro chi e per quale ragione, il risultato era sempre lo stesso: la guerra non significava altro che l’uccisione di civili, morte, distruzione. La tragedia delle vittime è la sola verità della guerra.

Confrontandoci quotidianamente con questa terribile realtà, abbiamo concepito l’idea di una comunità in cui i rapporti umani fossero fondati sulla solidarietà e il rispetto reciproco.

In realtà, questa era la speranza condivisa in tutto il mondo all’indomani della seconda guerra mondiale. Tale speranza ha condotto all’istituzione delle Nazioni Unite, come dichiarato nella Premessa dello Statuto dell’ONU: “Salvare le future generazioni dal flagello della guerra, che per due volte nel corso di questa generazione ha portato indicibili afflizioni all’umanità, riaffermare la fede nei diritti fondamentali dell’uomo, nella dignità e nel valore della persona umana, nell’uguaglianza dei diritti degli uomini e delle donne e delle nazioni grandi e piccole”.

Il legame indissolubile tra diritti umani e pace e il rapporto di reciproca esclusione tra guerra e diritti erano stati inoltre sottolineati nella Dichiarazione universale dei diritti umani, sottoscritta nel 1948. “Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti” e il “riconoscimento della dignità inerente a tutti i membri della famiglia umana e dei loro diritti, uguali ed inalienabili, costituisce il fondamento della libertà, della giustizia e della pace nel mondo”.

70 anni dopo, quella Dichiarazione appare provocatoria, offensiva e chiaramente falsa. A oggi, non uno degli stati firmatari ha applicato completamente i diritti universali che si è impegnato a rispettare: il diritto a una vita dignitosa, a un lavoro e a una casa, all’istruzione e alla sanità. In una parola, il diritto alla giustizia sociale. All’inizio del nuovo millennio non vi sono diritti per tutti, ma privilegi per pochi.

La più aberrante in assoluto, diffusa e costante violazione dei diritti umani è la guerra, in tutte le sue forme. Cancellando il diritto di vivere, la guerra nega tutti i diritti umani.

Vorrei sottolineare ancora una volta che, nella maggior parte dei paesi sconvolti dalla violenza, coloro che pagano il prezzo più alto sono uomini e donne come noi, nove volte su dieci. Non dobbiamo mai dimenticarlo.
Solo nel mese di novembre 2015, sono stati uccisi oltre 4000 civili in vari paesi, tra cui Afghanistan, Egitto, Francia, Iraq, Libia, Mali, Nigeria, Siria e Somalia. Molte più persone sono state ferite e mutilate, o costrette a lasciare le loro case.

In qualità di testimone delle atrocità della guerra, ho potuto vedere come la scelta della violenza abbia – nella maggior parte dei casi – portato con sé solo un incremento della violenza e delle sofferenze. La guerra è un atto di terrorismo e il terrorismo è un atto di guerra: il denominatore è comune, l’uso della violenza.

Sessanta anni dopo, ci troviamo ancora davanti al dilemma posto nel 1955 dai più importanti scienziati del mondo nel cosiddetto Manifesto di Russell-Einstein: “Metteremo fine al genere umano o l’umanità saprà rinunciare alla guerra?”. È possibile un mondo senza guerra per garantire un futuro al genere umano?

Molti potrebbero eccepire che le guerre sono sempre esistite. È vero, ma ciò non dimostra che il ricorso alla guerra sia inevitabile, né possiamo presumere che un mondo senza guerra sia un traguardo impossibile da raggiungere. Il fatto che la guerra abbia segnato il nostro passato non significa che debba essere parte anche del nostro futuro.

Come le malattie, anche la guerra deve essere considerata un problema da risolvere e non un destino da abbracciare o apprezzare.
Come medico, potrei paragonare la guerra al cancro. Il cancro opprime l’umanità e miete molte vittime: significa forse che tutti gli sforzi compiuti dalla medicina sono inutili? Al contrario, è proprio il persistere di questa devastante malattia che ci spinge a moltiplicare gli sforzi per prevenirla e sconfiggerla.

Concepire un mondo senza guerra è il problema più stimolante al quale il genere umano debba far fronte. È anche il più urgente. Gli scienziati atomici, con il loro Orologio dell’apocalisse, stanno mettendo in guardia gli esseri umani: “L’orologio ora si trova ad appena tre minuti dalla mezzanotte perché i leader internazionali non stanno eseguendo il loro compito più importante: assicurare e preservare la salute e la vita della civiltà umana”.

La maggiore sfida dei prossimi decenni consisterà nell’immaginare, progettare e implementare le condizioni che permettano di ridurre il ricorso alla forza e alla violenza di massa fino alla completa disapplicazione di questi metodi. La guerra, come le malattie letali, deve essere prevenuta e curata. La violenza non è la medicina giusta: non cura la malattia, uccide il paziente.

L’abolizione della guerra è il primo e indispensabile passo in questa direzione.

Possiamo chiamarla “utopia”, visto che non è mai accaduto prima. Tuttavia, il termine utopia non indica qualcosa di assurdo, ma piuttosto una possibilità non ancora esplorata e portata a compimento.

Molti anni fa anche l’abolizione della schiavitù sembrava “utopistica”. Nel XVII secolo, “possedere degli schiavi” era ritenuto “normale”, fisiologico.
Un movimento di massa, che negli anni, nei decenni e nei secoli ha raccolto il consenso di centinaia di migliaia di cittadini, ha cambiato la percezione della schiavitù: oggi l’idea di esseri umani incatenati e ridotti in schiavitù ci repelle. Quell’utopia è divenuta realtà.
Un mondo senza guerra è un’altra utopia che non possiamo attendere oltre a vedere trasformata in realtà.

Dobbiamo convincere milioni di persone del fatto che abolire la guerra è una necessità urgente e un obiettivo realizzabile. Questo concetto deve penetrare in profondità nelle nostre coscienze, fino a che l’idea della guerra divenga un tabù e sia eliminata dalla storia dell’umanità.

Ricevere il Premio “Right Livelihood Award” incoraggia me personalmente ed Emergency nel suo insieme a moltiplicare gli sforzi: prendersi cura delle vittime e promuovere un movimento culturale per l’abolizione della guerra.
Approfitto di questa occasione per fare appello a voi tutti, alla comunità dei colleghi vincitori del Premio, affinché uniamo le forze a sostegno di questa iniziativa.
Lavorare insieme per un mondo senza guerra è la miglior cosa che possiamo fare per le generazioni future.

Grazie.

Gino Strada, Stoccolma, 30 novembre 2015

tratto da: (clicca qui)

 

 

 

 

2015.12.01 – La Grande Truffa – 20° parte

Posted by Presidenza on 1 Dicembre 2015
Posted in articoli 

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A grande richiesta proponiamo, a puntate, il libro “La Grande Truffa” di Paolo Maleddu, uno di noi, un grande uomo che per il suo coraggio, la sua lealtà e la sua voglia di verità si trova oggi sotto l’attacco duro e sleale dello Stato italiano, uno Stato burattino delle lobbies bancarie internazionali

 

 

 

 

 

 

 

Paolo MALEDDU: “Ho scritto questo libro per una incontenibile necessità di condividere con quante più persone possibile un insieme di informazioni nelle quali mi sono imbattuto, e che hanno gradualmente aperto davanti ai miei occhi una visione del tutto nuova della realtà del mondo nel quale viviamo.
Una realtà insospettata, spaventosa, nella quale siamo immersi ma che non riusciamo a vedere, perché confusa dietro una barriera di notizie ed immagini sapientemente filtrate, falsate o anche solamente ignorate.
Le notizie che non vengono divulgate sono le più importanti.
C’è un mondo reale nel quale gli eventi scorrono così come avvengono, lieti o dolorosi che siano, in un flusso continuo. E uno parallelo, virtuale, creato dalla rappresentazione che i media danno di questa successione di eventi.
Noi viviamo nel mondo virtuale che ogni giorno radio, giornali, televisioni e cinema costruiscono per noi. “Educati” sin dai primi anni di scuola ad essere prigionieri di verità ufficiali, ci è poi difficile accettare versioni diverse, scomode, che non rientrano nei nostri orizzonti.”
“Esistono due storie: la storia ufficiale, menzognera, che si insegna “ad usum Delphini”, e la storia segreta, in cui si rinvengono le vere cause degli avvenimenti, una storia vergognosa.”

 

La Grande Truffa – dalla 1° alla 10°parte                           La Grande Truffa – 11°parte

La Grande Truffa – 12°parte                                            La Grande Truffa – 13°parte

La Grande Truffa – 14°parte                                            La Grande Truffa – 15°parte

La Grande Truffa – 16°parte                                            La Grande Truffa – 17°parte

La Grande Truffa – 18°parte                                            La Grande Truffa – 19°parte

 

 

L’emissione monetaria

LA GRANDE TRUFFA

Come gli usurai internazionali si impossessano
di tutta la ricchezza prodotta dalla popolazione mondiale

20° parte

 

…………….

Come posso mettere a passivo in bilancio un valore che non ho mai posseduto?

Nei fatti, Bankitalia apposta al passivo 100 milioni come se quella “semplice merce” fosse già “moneta” di sua proprietà.
Considerandosi proprietaria, si sente autorizzata a chiedere un interesse sul valore che presta allo stato.

In pratica vuole trasmettere questo messaggio equivoco: vi presto ad interesse parte dell’oro che tengo in cassaforte, consegnandovi però le banconote che lo rappresentano. Dal momento che possono essere cambiate in oro in qualsiasi momento, questi biglietti rappresentano un mio debito nei vostri confronti.
Ecco perché vengono contabilizzati come passivo.

Li considera un debito, però si fa pagare gli interessi.

Come può pretendere di riscuotere interessi su un debito?

Gli interessi si riscuotono sui crediti, non sui debiti!

Vi è mai capitato di ricevere, invece di pagare, interessi sui vostri debiti bancari?
Certamente no.

Queste cose sono permesse solo ai Grandi Usurai, che scrivono e riscrivono le regole a loro piacimento, come solo agli autentici dittatori è permesso.

“Mentre, quindi, nei casi normali, il creditore percepisce gli interessi dalla moneta che presta, ed è il debitore che paga quegli interessi, nel caso in esame le posizioni appaiono stranamente invertite, con un debitore che, anziché pagare, incassa gli utili.”
Bruno Tarquini, già Procuratore Generale della Repubblica presso la Corte d’Appello dell’Aquila, nel suo “La banca, la moneta e l’usura. La Costituzione tradita”
Non è finita.

Le stesse “autorità monetarie” riescono (vedi brano in appendice) a definire “la moneta inconvertibile di corso legale” un “debito inesigibile”.

Per confonderci meglio le idee viene coniata la definizione di . . . debito inesigibile!
Caos completo.

“Una cosa è dire che “il credito” è inesigibile perché il debitore non può pagare, altra cosa è invece dire che esso è inesigibile perché il debitore (la Banca Centrale) per legge ha la garanzia di non dover pagare.”
Bruno Tarquini

Considerandosi in modo del tutto arbitrario “proprietaria” del valore monetario, la banca centrale pone al passivo la moneta per tutta la durata della circolazione.
Può dichiarare debito e mettere al passivo l’intero ammontare dell’emissione monetaria per incassarlo come “nero” e non pagare tasse. Allo stesso tempo riscuotere interessi su un debito che non dovrà mai restituire perché dichiarato, da rappresentanti delle istituzioni, inesigibile!

Inaudito.
La legalizzazione di una evidente anomalia con possibile evasione fiscale.

Con quale autorità morale possono i nostri politici continuare a chiedere sacrifici alla popolazione, bollare come evasori intere classi di imprenditori ed artigiani, pretendere il pagamento di imposte spropositate, vessarci con disposizioni sempre più onerose e impossibili da osservare?

E cosa impedisce al popolo di ribellarsi a tanta ingiustizia?
L’assoluta mancanza di cultura monetaria, l’inconsapevolezza dell’inganno.

In conseguenza di questo poco credibile pareggio di bilancio, viene a mancare alla società civile anche l’intero ammontare del prelievo fiscale dovuto per l’enorme guadagno derivante dal signoraggio monetario.

Noi sappiamo bene che al momento della emissione i simboli vuoti, i biglietti appena stampati, sono solo una merce di scarso valore, carta stampata.
La stessa Banca d’Italia lo ha confermato.

Quindi il conteggio corretto sarebbe : + 100 milioni di attivo in entrata (i Bot), e, diciamo, – 30 mila euro (il costo della carta stampata) in uscita.
Per un ricavo totale di 99 milioni e 970 mila euro di imponibile sul quale calcolare la percentuale di imposte da pagare.

Con l’accredito elettronico via computer, ormai in quasi la totalità dei casi, il costo è praticamente uguale a zero, ed il signoraggio corrisponde all’intera cifra: 100 milioni.

Prelievo fiscale totalmente evaso dalla banca centrale, con ulteriore danno e beffa per i cittadini perseguitati invece da un fisco spietato.
Tutto ciò nel più vergognoso silenzio di politici, Guardia di Finanza e Magistratura che non parlano, non vedono, non sentono.

Per quale motivo gli organi preposti si accaniscono contro un piccolo artigiano costretto a fare dei lavoretti in nero per sopravvivere e non intervengono all’origine nella più grande delle evasioni fiscali?

Una spiegazione plausibile potrebbe essere che solo pochissimi leader politici ed una esigua minoranza dei vertici di Magistratura e Guardia di Finanza capiscono a fondo la truffa monetaria.

E, naturalmente, tacciono.
Tutti gli altri componenti di tali organismi di sorveglianza agiscono da utili idioti nell’adempimento del proprio dovere.

La Banca d’Italia non avrebbe nessuna difficoltà a pagare qualsiasi ammontare di tasse dal momento che può emettere a costo zero tutto il denaro necessario, il problema sarebbe piuttosto che tale quantità di valore monetario dovrebbe essere fatto rientrare nei (falsi) bilanci dello Stato, e quindi nella disponibilità della classe politica.
Come mai non è stata mai ufficialmente smentita la notizia data dall’ingegner Argo Fedrigo qualche anno fa nel corso di una trasmissione televisiva, secondo la quale sono stati rinvenuti alle Isole Cayman, noto paradiso fiscale, due conti correnti bancari intestati alla Banca d’Italia?

Perché sicuramente i conti esistono, ma non certo per occultare redditi da signoraggio.
Una banca emittente non dovrebbe avere necessità di occultare denaro, dal momento che ha la possibilità di crearlo dal nulla in qualsiasi momento..

La notizia, come sempre in questi casi, viene ignorata per spegnersi lentamente. Nonostante l’ingegnere abbia esortato la magistratura ad indagare e si sia messo a disposizione per essere interrogato, nessuno si è fatto avanti per far luce sull’argomento.

Questa passività in bilancio serve piuttosto a controllare (diminuire) la quantità di denaro spettante allo Stato per reddito da signoraggio, dal momento che, è bene precisare sempre e comunque, la gran parte di tale reddito torna allo Stato in varie maniere. È la successiva gestione di questo denaro da parte della classe politica che lascia perplessi.

Il nodo centrale del problema rimane la moneta presa a prestito dai Grandi Usurai in sostituzione dell’unica, autentica moneta possibile: quella stampata a titolo originario dallo Stato (tutti noi) e gestita a beneficio dei popoli.

Il governo Prodi ha costretto, dal 1 ottobre 2006, tutti i possessori di partita Iva ad aprire un conto in banca, motivandolo, come sempre, con ragioni d’urgenza in materia di evasione fiscale e riciclaggio.

Ora che conosciamo il quantomeno equivoco comportamento dell’altisonante Banca d’Italia, riusciamo a vedere l’inganno in tali provvedimenti?

L’evasore è il calzolaio, quei pochi che sono riusciti a sopravvivere, che per continuare a lavorare deve obbligatoriamente aprire un conto corrente in un istituto bancario e sottomettersi a tutte le vessazioni che ciò comporta, comprare un bel computer e pagare gli F24 online.
Colpo di grazia per l’ennesima categoria di artigiani, loro sì evasori, che nel dopoguerra riuscivano a mantenere dignitosamente una famiglia con il loro lavoro, ma che le misure adottate da politici “camerieri dei banchieri”, hanno costretto a chiudere.

È la sistematica distruzione di una piccola classe media imprenditrice che prosegue a ritmo crescente, con regole e costi di lavoro troppo onerosi per poter essere rispettati, e le banche che rifiutano credito ai piccoli imprenditori, creando nel tessuto commerciale della società un vuoto che viene riempito dalla grande distribuzione in mano alle multinazionali del grande capitale internazionale.

In favore di chi agiva il presidente del consiglio Prodi, già consulente della poderosa Goldman Sachs, dei cittadini o dei banchieri?

Ci vogliamo rendere finalmente conto che questo rapporto obbligatorio con le banche non è altro che una forma di controllo e costante prelievo su noi tutti, con conseguente soffocamento delle attività produttive?

È così difficile intravedere nei continui provvedimenti adottati, carte di credito e rintracciabilità di ogni singola operazione, un avvicinamento verso la realizzazione di una società senza contante totalmente controllata?

Quando oggi avete qualche problema con la carta di credito, il denaro contante risolve la situazione.
Ma non lascia tracce. Al Vero Potere che ci controlla piace sapere dove, quando, a che ora e per cosa avete usato la carta. Rintracciabilità completa, altro che privacy, menzogna virtuale.

Già oggi molte catene di hotel internazionali appartenenti, partecipate, o semplicemente indebitate e quindi condizionate dal potere bancario, vi rifiutano l’alloggio se non disponete di una carta di credito. Domani inizieranno catene di negozi hi-fi o ristoranti, fornitori di telefonia o energia.

Molte polizze assicurative si possono pagare esclusivamente con assegno.
Lo Stato si è già allineato, dal momento che i detentori di partita Iva devono obbligatoriamente pagare per via telematica. È uno di quei molti casi nei quali lo stato non si identifica con il popolo, ma piuttosto con le decisioni prese da banchieri che ricoprono incarichi di governo, come visto nei capitoli precedenti.

Se già da oggi voi avete qualche problema con un istituto bancario (come è possibile non averne con tutto ciò che stiamo subendo?), questo potrà mettervi fuori dalla società civile semplicemente ritirandovi la carta di credito e chiudendovi il conto corrente.

Vi ritroverete emarginato e nell’impossibilità di intraprendere una qualsiasi attività solamente per essere stato schedato come “cattivo pagatore” (chi non lo è con l’attuale situazione economica?) o non esservi allineato alle sempre più severe norme bancarie, pur senza aver mai infranto una legge dello stato.

Tutto ciò non può non portarci alla conclusione che non si tratta di disposizioni contingenti adottate con il pretesto di una ridicola lotta al riciclaggio (da parte di chi? del popolo ridotto in miseria?), ma piuttosto la normale attuazione di un progetto sapientemente preparato nei minimi dettagli.

A cosa mira questo progetto?

Ad espropriarci dei frutti del nostro lavoro attraverso il sistema monetario e tenerci sotto controllo. Impoverirci.

Questo per la semplice ragione che un popolo schiavo e sottomesso è, per ovvi motivi, molto più facile da governare di uno libero e benestante.

Ci vuole un esercito bene armato e ben pagato per tenere in piedi una dittatura.
Nei paesi occidentali la dittatura dei banchieri internazionali, opportunamente occultata dietro una democrazia virtuale, si sta attuando a nostra insaputa con il controllo dell’emissione monetaria.
Già nel 1934 Gertrude Coogan scriveva nel suo “I creatori di moneta”:

“Oggi, il nostro sistema monetario non funziona come mezzo per lo scambio dei beni. È un mezzo di controllo: un controllo esercitato sugli esseri umani, molto più disumano di quello a cui furono sottoposti, in ogni epoca della storia mondiale, gli schiavi utilizzati sulle navi”.

La moneta è lo strumento usato per sottometterci, il debito è la catena che ci tiene prigionieri.
Gli Usurai internazionali sono in guerra contro di noi da secoli. Noi non ci stiamo difendendo perché non sappiamo di essere in guerra, dal momento che non ci è mai stata dichiarata, a conferma del comportamento meschino e vile sempre tenuto dai nostri nemici.

Sarebbe bene che iniziassimo a prendere coscienza della realtà dei fatti per poter quindi recuperare quello status di uomini liberi, prima che sia troppo tardi.
Prendiamo coscienza della gravità della situazione. Non lasciamoci fuorviare da tesi di fantasiosi complotti, ma cerchiamo conferme nelle situazioni di perenne disagio economico e finanziario che siamo costretti a vivere a causa delle regole restrittive dettate da banche private.

Leggetevi in internet “Il più grande crimine” di Paolo Barnard. Capirete quanto meticolosamente e con quanti capitali investiti l’elite dominante ha ripreso il controllo totale del pianeta imponendoci neoliberismo e globalizzazione selvaggia.

Ripetiamolo ancora una volta: non ci può essere penuria di mezzi di scambio.
La scarsità è ciò che fa aumentare il valore del denaro. Pertanto viene mantenuta dai banchieri ed usata come un’ arma.

Solo una pesante manipolazione del sistema monetario può causare inflazione e deflazione, fenomeni facilmente controllabili quando, raramente ed in forma lieve, avvengono per motivi di mercato.
La scarsità è creata ad arte per impoverirci, limitando così i nostri diritti di liberi cittadini.

Assumete un atteggiamento critico nei confronti di qualsiasi informazione, non prendete per buone le “verità” di giornali e televisioni, diffidate pure delle mie parole e di ciò che avete letto sino ad ora in questo libro.
Il mio obiettivo è solo quello di insinuare in voi un qualche ragionevole dubbio, sperando di esserci riuscito.

Ma, per favore, entrate in internet, cercate conferme, continuate ad informarvi.

Digitate sul vostro motore di ricerca preferito parole come signoraggio, sovranità monetaria, riserva frazionaria, emissione monetaria, etc., tutto un nuovo mondo vi si aprirà davanti.
Un mondo sino ad ora sconosciuto ai più: il mondo reale.

 

Capitolo XIV

 

“Se il popolo americano permetterà mai che banche
private controllino l’emissione della valuta, le banche
e le società che proliferano intorno ad esse, prima
tramite l’inflazione e poi tramite la deflazione,
priveranno il popolo di tutte le sue proprietà fino
al momento in cui i figli si ritroveranno senza
tetto nel continente conquistato dai padri”

Thomas Jefferson, terzo presidente degli Stati Uniti

 

INFLAZIONE E DEFLAZIONE

 

Ci siamo ripetutamente imbattuti nell’inflazione nei capitoli precedenti.

Per completarne la definizione in maniera semplice, torniamo volentieri nella nostra bella isola di Maldiventre.

Ammettiamo che vivano sull’isola dieci persone, ognuna delle quali esercita un proprio mestiere. Uno fa il muratore e costruisce case, un pescatore fornisce il pesce, un terzo ha aperto una mescita di vino prodotto nel suo vigneto, un allevatore distribuisce latte e formaggi, e così via.

Ciascun abitante dell’isola possiede 100 euro in contanti.
A Maldiventre circolano quindi 1.000 euro, che equivalgono al valore delle ricchezze dell’isola.
Cioè, la somma dei valori delle case, della barca del pescatore, del vigneto, del bestiame e degli altri beni presenti sull’isola è ciò che il denaro circolante può comprare.

Un bel giorno … chiedo scusa, un tristissimo giorno per il futuro degli abitanti di Maldiventre, una banca inizia l’attività sull’isola.
Dopo aver studiato un po’ la situazione economica sull’isola, il banchiere immette in circolazione altri 1.000 euro.

Cosa succede?
Si sta creando inflazione.

Sono raddoppiati i mezzi di scambio a disposizione, senza che siano aumentati contemporaneamente i beni commerciabili.

Il valore dei beni è ora quantificabile in 2.000 euro.

Il banchiere può potenzialmente impossessarsi di oltre la metà dei beni presenti sull’isola.

Con la stampa dei 1.000 euro ha praticamente rubato dalle tasche di ciascun abitante il 50 % del potere d’acquisto.
La moneta si è svalutata.

Se il pescatore poteva in precedenza con i suoi 100 euro acquistare un decimo dei beni presenti sull’isola (1.000), nella nuova situazione creatasi (2.000 euro in circolazione) può acquisirne solo un ventesimo.

Ma non basta dire che la moneta si è svalutata, è ingannevole, sembra che le perdite siano equamente distribuite.
Non è così.

Chi spende i propri soldi all’inizio del ciclo inflattivo acquisterà a prezzi normali. Mano a mano che l’inflazione sarà più palese ed i prezzi aumenteranno, ci vorranno sempre più mezzi di scambio per accaparrarsi lo stesso quantitativo di merci.

I pensionati, i percettori di reddito fisso e coloro che hanno tenuto i soldi fermi in banca o nel cassetto, saranno i più svantaggiati, subiranno la maggior perdita di potere d’acquisto.
Sino a quando pensioni e stipendi verranno rimessi in linea con i nuovi prezzi.

Chi ha il privilegio di emettere denaro è il gran beneficiato.

Il sistema bancario, trasformando carta in denaro o creando denaro scritturale con il credito, si impossessa del valore monetario prodotto dalla popolazione e dei suoi beni (case, terreni, locali commerciali, aziende, servizi pubblici, etc.) senza aver apportato un lavoro o introdotto merci nella società.

Sottrae a tutti noi potere d’acquisto e il frutto del nostro lavoro, distribuendo biglietti di carta o impulsi elettronici del computer dal costo nullo, sotto forma di credito, promesse di pagamento.

È un valore creato dal nulla sul momento, anche con il miracolo della riserva frazionaria che vedremo tra poco. Diverso sarebbe se le banche prestassero moneta precedentemente guadagnata e depositata da un lavoratore.

I mezzi di scambio che non hanno avuto origine da un lavoro, sono falsi crediti vantati nei confronti di coloro che hanno invece già dato alla società.
False richieste di un servizio non dovuto.

I banchieri che mettono in circolazione tali ricevute, come i falsari, rubano alla società.

I falsari, loro concorrenti e per tale motivo da essi stessi perseguiti, rischiano in proprio.

Gli Usurai internazionali sono legittimati a creare denaro dal nulla da una serie di norme emanate da loro stessi con la complicità di politici prezzolati, e perciò non rischiano nessuna condanna.

L’inflazione non è esattamente, come si suol dire, una tassa occulta.
La tassa è un corrispettivo pagato per un servizio reso dallo Stato ai cittadini.

Quale sarebbe il servizio reso in cambio della perdita di una parte del nostro potere d’acquisto?
L’inflazione non è altro che un continuo travaso, non dovuto, di ricchezza dalle tasche del popolo inconsapevole alle casse dei banchieri.
Un furto.

Per introdurre la deflazione, terribile arma in mano ai Grandi Usurai, ripartiamo dalla definizione iniziale di denaro: misura del valore, mezzo di scambio, contenitore di potere d’acquisto, deposito di ricchezza.

I banchieri, grazie al monopolio che detengono ed all’interesse ingiustamente preteso, trasformano il denaro in una merce soggetta alla legge della domanda e dell’offerta.
Trattenendo contanti e non concedendo crediti, fanno aumentare il valore della moneta che rimane in circolazione.

Se l’inflazione è l’aumento della massa monetaria circolante in rapporto alle merci, la deflazione è il suo contrario: pochi mezzi di scambio per acquistare troppe merci.

I soldi circolanti non riescono ad acquistare tutte le merci prodotte.
Riusciamo a produrre, grazie alla spettacolare tecnologia della quale siamo in possesso una miriade di beni che però non possiamo acquistare.

Perche´?
C’è la crisi, “non ci sono soldi”.

I giornali e le televisioni dei padroni addebitano alla crisi ogni colpa, e noi non riusciamo ad intravedere i veri colpevoli: i banchieri, il sistema monetario esistente, la grande finanza internazionale.

Il sistema bancario non immette in circolazione i mezzi di scambio necessari al funzionamento dell’economia. Crea di proposito una deflazione, unica causa della crisi.

La differenza tra un periodo di “boom” economico e uno di crisi risiede unicamente nel numero di mezzi di scambio in circolazione.

Se ci sono dieci persone e dieci banconote, tutte hanno accesso al cibo; se le banconote sono solo due, otto persone sono in grande difficoltà.
C

’è forse qualcosa di complicato nella stampa dei biglietti di carta?

La stabilità della moneta e la lotta all’inflazione, obiettivi sbandierati dalle banche centrali, sono facilmente raggiungibili mettendo in circolazione un numero di mezzi di scambio adeguato alle merci da scambiare.

Ma la verità è che gli Usurai non vogliono la stabilità monetaria, preferiscono l’inflazione e soprattutto la deflazione.

I banchieri mantengono ad arte in circolazione una insufficiente quantità dei mezzi di scambio.
Una merce molto richiesta della quale c’è poca offerta disponibile, avrà un prezzo altissimo.

Conoscete alcuna merce più richiesta della moneta?
Vi viene in mente qualcosa di cui tutti siamo più a corto?

Come mai?
Chi controlla una merce che tutti vogliono ha in mano un potere enorme.

In una pubblicazione del 1994, Modern Money Mechanichs, la Federal Reserve Bank di Chicago, ammette spudoratamente che il valore del denaro deriva dalla sua scarsità, dando ad intendere di conseguenza che, affinché possa mantenere un certo valore è necessario che ce ne sia in circolazione una quantità inferiore alle esigenze.

I banchieri si sono fatti consegnare dai rappresentanti del popolo il monopolio dell’emissione monetaria, e per accrescere il loro potere sulle popolazioni mondiali, fanno scarseggiare i mezzi di scambio.

Imponendoci il sistema da essi voluto, impediscono ad una parte sempre più rilevante della popolazione mondiale di nutrirsi e dissetarsi senza un biglietto che loro si rifiutano di mettere in circolazione in quantità adeguate.

C’è una bellissima rappresentazione in teatro, ma la sala non si riempie perché non sono stati messi in circolazione sufficienti biglietti d’ingresso.

L’emissione monetaria è l’arma più potente a disposizione degli Usurai per ridurre in schiavitù un essere umano ridotto a massa insignificante.

Per controllare il flusso della moneta circolante, la banca modifica il costo del denaro e manovra il rubinetto del credito.

Se vuole aumentare la massa monetaria in circolazione ed innescare una espansione economica o un vero e proprio “boom”, riduce in maniera consistente l’interesse sui prestiti, concede crediti e sempre più persone accorreranno in banca a chiedere denaro.

Se al contrario vuole farci soffrire perché magari non gradisce le scelte politiche dei governi, la Grande Usura internazionale alza il tasso di interesse, chiude il rubinetto del credito, e fa diminuire la massa monetaria circolante.

Chi è indebitato (chi non lo è?) inizia a soffrire per l’aumento delle rate dei mutui, degli interessi sugli scoperti in conto corrente e per le sempre maggiori difficoltà a reperire denaro.

Il valore della moneta viene fatto arbitrariamente oscillare dagli Usurai, facendo lievitare l’ammontare del denaro che dobbiamo restituir loro.
Il contrario di quanto ingannevolmente sbandierato come obiettivo da tutte le banche centrali: la stabilità della moneta.

Produttori e commercianti vedono ridotti o annullati i loro margini di guadagno. Le vendite calano perché le gente deve dedicare più soldi a ripianare debiti e meno allo shopping.

Il numero delle banconote in circolazione diminuisce rapidamente. Le merci rimangono invendute sugli scaffali dei negozi, la produzione si ferma, le industrie licenziano, la disoccupazione aumenta, sempre meno gente ha soldi per comprare e consumare, in un susseguirsi di causa ed effetto che porta la società alla paralisi.

continua…..

 

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Paolo MALEDDU