Dopo alcuni mesi di pausa, dovuta a problemi dell’autore, siamo lieti di riprendere la pubblicazione del libro “La Grande Truffa” di Paolo Maleddu

 

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A grande richiesta proponiamo, a puntate, il libro “La Grande Truffa” di Paolo Maleddu, uno di noi, un grande uomo che per il suo coraggio, la sua lealtà e la sua voglia di verità si trova oggi sotto l’attacco duro e sleale dello Stato italiano, uno Stato burattino delle lobbies bancarie internazionali

 

 

 

 

 

 

 

Paolo MALEDDU: “Ho scritto questo libro per una incontenibile necessità di condividere con quante più persone possibile un insieme di informazioni nelle quali mi sono imbattuto, e che hanno gradualmente aperto davanti ai miei occhi una visione del tutto nuova della realtà del mondo nel quale viviamo. 

Una realtà insospettata, spaventosa, nella quale siamo immersi ma che non riusciamo a vedere, perché confusa dietro una barriera di notizie ed immagini sapientemente filtrate, falsate o anche solamente ignorate. 

Le notizie che non vengono divulgate sono le più importanti.

C’è un mondo reale nel quale gli eventi scorrono così come avvengono, lieti o dolorosi che siano, in un flusso continuo. E uno parallelo, virtuale, creato dalla rappresentazione che i media danno di questa successione di eventi. 

Noi viviamo nel mondo virtuale che ogni giorno radio, giornali, televisioni e cinema costruiscono per noi. “Educati” sin dai primi anni di scuola ad essere prigionieri di verità ufficiali, ci è poi difficile accettare versioni diverse, scomode, che non rientrano nei nostri orizzonti.” 

Esistono due storie: la storia ufficiale, menzognera, che si insegna “ad usum Delphini”, e la storia segreta, in cui si rinvengono le vere cause degli avvenimenti, una storia vergognosa.”

 

La Grande Truffa – dalla 1° alla 20°parte                      La Grande Truffa – 21°parte

 

 

L’emissione monetaria

LA GRANDE TRUFFA

Come gli usurai internazionali si impossessano
di tutta la ricchezza prodotta dalla popolazione mondiale

22° parte

 

………………….

George Soros è stato condannato all’ergastolo in contumacia da un tribunale in Indonesia per speculazioni sulla moneta locale, è indagato da alcune procure italiane per la speculazione contro la lira di Settembre 1992, ma l’università di Bologna, grazie pare ad un interessamento di Romano Prodi, gli  ha assegnato una laurea “honoris causa”.

Recentemente ho visto una fugace immagine televisiva di Soros con  sovrimpressa la scritta: filantropo.

 Così funziona il mondo virtuale.

La filantropia è l’attività alla quale si dedicano tutte le “first ladies”  dei grandi magnati, e gli stessi grandi gruppi bancari, elargendo elemosine nel tentativo di lavare l’immagine compromessa dalla fraudolenta provenienza delle loro fortune.

 

Sapete quali sono le uniche organizzazioni che possono riciclare grosse quantità di denaro sporco?

Le banche.

Avrei una gran voglia di parlarvi di Euroclear e Clearstream, di Sindona, Calvi e della banca vaticana, lo IOR (istituto delle opere religiose).

Ma è un’altra storia.

 

Se 50 persone volessero ritirare in contanti i 10.000 euro dal conto?

Beh, sarebbe un inconveniente, ma di non difficile soluzione.

Se uno volesse ritirare un milione di euro in contanti?

Questo è già un problema che non potrebbe essere risolto immediatamente. Le banche hanno difficoltà a cambiare assegni anche di due o tremila euro, a molti di voi sarà già capitato.

Soprattutto, c’è da tenere presente un fatto non trascurabile: far uscire contanti dalla banca equivale a far mancare la base di un credito 50 volte superiore. Cioè: un milione in contanti “garantisce” 50 milioni di credito, di promesse di pagamento, che la banca si vedrebbe obbligata a “richiamare” per non correre rischi che vadano oltre la già precaria riserva del 2%.

Quindi inizierebbe a telefonare ai clienti, chiedendo loro di versare per diminuire il “rosso” del conto corrente, pena la revoca del fido, con tutte le conseguenze del caso.

 

Se 50 clienti volessero tutti trasformare il loro credito di un milione in banconote “vere”?

Questo sì che sarebbe un grosso guaio.

Sarebbe costretta ad intervenire la banca centrale emittente (prestatore di ultima istanza), che è stata appunto fondata non per perseguire la stabilità monetaria come sbandierato, ma aiutare le banche commerciali in caso di necessità ed impedire il crollo di tutto il sistema bancario.

Dal momento che quei 50 milioni non esistono se non in una eterea scrittura elettronica del computer, la banca centrale dovrebbe portarli in vita, renderli palpabili, mettendo in moto a tutta velocità la stampante e trasformare carta in banconote.

Se poi qualche centinaio di clienti si presentassero in più agenzie bancarie per riscuotere i propri crediti, sarebbe l’inizio della fine. Le centinaia si trasformerebbero presto in migliaia, e l’insolvenza del sistema bancario verrebbe alla luce.

Le banche sono nell’impossibilità di mantener fede agli impegni presi perché non hanno quei soldi che dicono di aver prestato. Hanno, forse, solo il 2% che la legge obbliga loro a tenere come riserva.

 

Le banche sono insolventi, si trovano in una situazione di bancarotta di fatto, ma non ufficialmente dichiarata.

 

Se tutti coloro che hanno dei risparmi depositati in banca sapessero della situazione esistente, la tentazione di ritirarli subito sarebbe forte.

E non sarebbe la miglior soluzione.

Scoppierebbe il caos, ed ancora una volta sarebbe la popolazione a rimetterci. Tutti i contribuenti, non solo quelli che hanno qualche risparmio depositato.

Conviene stare al gioco, sin quando dura, e cambiare il sistema prima che crolli.

Perché una cosa è certa: questo sistema è destinato a crollare.

Quando il sistema bancario è in pericolo e qualche banca è in procinto di fallire, il governo interviene in aiuto spendendo i nostri soldi, messi insieme con le difficoltà che ben sappiamo, frutto del lavoro e del sudore della nostra fronte, ma sequestratici con mille odiosi balzelli.

Le somme sempre più esigue destinate ad infrastrutture e servizi di cui tanto c’è bisogno, vengono dirottate in aiuto ai banchieri.

I politici, camerieri dei banchieri, ci costringono a lavorare per salvare i nostri aguzzini.

 

Tenete sempre bene a mente che tutta la ricchezza esistente nel mondo è prodotta dal popolo con un semplice lavoro di trasformazione e utilizzo delle ricchezze naturali.

Pertanto tutte le risorse necessarie a pagare gli errori dei politici e del sistema bancario, vengono dal nostro lavoro.

In definitiva, in questo sistema monetario noi lavoriamo tutti i giorni per i banchieri, dal momento che i nostri soldi vanno a finire nelle loro tasche, quando le cose vanno normalmente.

Se poi i banchieri dovessero esagerare con i loro sotterfugi e la banca si dovesse trovare in pericolo di insolvenza, sono sempre i nostri soldi che accorrono a salvarla.

Siamo sempre noi che paghiamo il conto.

Come le cronache di questi ultimi anni ci hanno insegnato, i soldi pubblici (nostri) sono serviti a raddrizzare i bilanci di numerose banche in Europa e negli Usa, ma non per salvare le popolazioni indebitate: sempre più persone perdono il lavoro con tutte le conseguenze che ciò comporta, e le banche  continuano a non concedere credito né alle piccole imprese né ai singoli cittadini.

Ancora una volta,  l’uomo-massa ulteriormente indebitato per l’aumento del debito pubblico, è abbandonato a sé stesso nella disperazione, questa sì da condividere con i familiari, a far fronte ad una situazione che non comprende.

Fallimenti, disoccupazione e sofferenza continuano ad aumentare tra le popolazioni, ma i grandi banchieri sono salvi.

Ci vogliamo rendere conto di quanto dobbiamo subire a causa della complicità tra banchieri e politici?

 

Succede a volte che lo stesso sistema bancario permetta che qualche banca minore chiuda, non accorrendo a salvarla, per eliminare e punire qualche banchiere poco accorto o non allineato.

È successo nella grande depressione del 1929 con un consistente numero di istituti di credito, e di nuovo qualche caso recentemente.

È un modo di consolidare in modo naturale il sistema bancario nel suo insieme, tagliando qualche ramo secco e concentrando il potere in mano di poche ma ben più potenti superbanche “too big to fail” (troppo grandi per fallire).

I dipendenti, uomini del popolo, non certo dell’elite finanziaria, perderanno il posto di lavoro con tutte le conseguenze possibili ed immaginabili.

La banca come impresa perderà niente altro che la propria credibilità.

Poco più di nulla aveva quando ha iniziato, poco più di nulla può rimetterci.

Gli azionisti ci rimettono il capitale sociale, non grandi cifre rispetto al volume d’affari (la Banca d’Italia ha un capitale sociale di soli 156 mila euro).

Ma noi siamo buoni, quando gli stessi banchieri riapriranno i battenti sotto altre insegne, accorreremo di nuovo a farci ingannare, non avendo alternative.

Sino a quando non ci riprenderemo la proprietà e il controllo della moneta.

 

Legge non è uguale a giustizia.

Un comportamento moralmente inaccettabile non cesserà di esserlo per il semplice motivo che un re poco onesto nel caso della Banca d’Inghilterra o dei politici corrotti al giorno d’oggi, lo legalizzino.

La storia e le leggi vengono scritte dai potenti, a loro esclusivo vantaggio.

La riserva frazionaria e tutte le norme bancarie che noi dobbiamo osservare, ne sono una conferma.

L’ingiustizia rimane tale, pur se legale.

La riserva frazionaria è una truffa, e, quantunque legalizzata, non può durare.

Potrete ingannare tutti per un po’. Potrete ingannare qualcuno per sempre. Ma non potrete ingannare tutti per sempre.”      

 

                                                                     Abraham Lincoln

 

La riserva frazionaria e l’interesse che genera hanno già decretato la fine di questo sistema monetario.

Non si sa ancora quando, domani o tra qualche anno.

L’unica cosa certa è che crollerà.

Capitolo XVI

La moneta è debito

 

Per poter capire sino in fondo perché il crollo di questo sistema monetario è inevitabile, dobbiamo prima prendere in esame un altro paradosso, l’ennesimo di questo sistema monetario.

Abbiamo già visto che quando ha bisogno di denaro per realizzare una nuova struttura ospedaliera lo Stato si indebita. Più esattamente: il governo prende in prestito i soldi, li spende cercando anche di comprarsi il consenso necessario per mantenersi al potere, ed indebita il popolo.

Ricordiamo che lo stato può procurarsi i soldi per la gestione ordinaria   vendendo beni di sua proprietà (aziende, immobili), o esercitando il proprio diritto sovrano di emettere valuta di Stato, semplicemente stampando moneta a titolo originario per pagare infrastrutture.

L’emissione monetaria è un diritto che trova origine nella sovranità del popolo, non derivato cioè da altre autorità, essendo il popolo stesso la massima autorità su tutto il territorio nazionale.

Quindi noi non abbiamo bisogno di indebitarci per avere il mezzo di scambio necessario a far funzionare l’economia, in quanto possiamo produrlo gratuitamente.

 

La scelta del governo di indebitare la popolazione è dettata dalla complicità e sudditanza della classe politica nei confronti della Grande Finanza internazionale.

Il ministero del Tesoro, guidato spesso e volentieri da  banchieri prestati alla politica che continuano a fare gli interessi delle banche e non quelli della popolazione, emette delle cambiali, i Titoli di Stato, che noi saremo costretti a ripagare con un iniquo prelievo fiscale.

Quando ad acquistare i Buoni del Tesoro sono i cittadini, questi consegnano in cambio dei soldi veri, guadagnati con ore di duro lavoro; quando lo scambio viene effettuato con il sistema bancario privato, questo consegna della carta colorata appena stampata per l’occasione, ed ancora di nessun valore.

L’indebitamento collettivo che ne deriva, avviene nel momento dell’accettazione, ed innesca quel meccanismo ormai noto del debito infinito, con conseguenze devastanti sul popolo.

L’inestinguibile debito pubblico è la manifestazione del malaffare.

Ripeto che il debito pubblico in un paese con moneta sovrana, appartenente cioè allo Stato (tutti noi), è un falso problema, un dogma che ci viene inculcato per terrorizzarci e sottrarci (con le imposte) soldi da consegnare alla Grande Finanza internazionale.

Come ci fa giustamente osservare Paolo Barnard nel suo “Il più grande crimine” (cercatelo in internet), in Italia il debito pubblico ammonta al 120% del prodotto interno lordo (Pil), ed il nostro paese viene attaccato dalla grande speculazione internazionale che ci costringe ad alzare i rendimenti dei Bot per poterli vendere. Mancanza di fiducia nella nostra possibilità di poter rendere i soldi, dal momento che non abbiamo più una nostra moneta.

Il Giappone ha un debito pubblico che ammonta al 200% del Pil. Avete mai letto che il paese del sol levante è in difficoltà economiche perché sotto attacco degli speculatori internazionali?

No. Il Giappone ha una moneta sovrana, lo yen. I capitali internazionali non l’attaccano perché sanno bene che in caso di necessità quel paese può stampare (o produrre elettronicamente) tutta la moneta che le serve per pagare i debiti. 

Il popolo sovrano non ha bisogno di indebitarsi per avere il mezzo di scambio, invece in questo mondo virtuale nel quale siamo immersi, la moneta nasce come debito.

Cosa significa?

 

A livello individuale, ciascuno di noi ha la possibilità di procurarsi denaro lavorando, vendendo qualche proprietà o chiedendolo in prestito. Trascuriamo situazioni particolari come eredità, vincite al totocalcio, et cetera.

Quando ci presentiamo in una qualsiasi agenzia bancaria per chiedere un prestito, con la soggezione di chi, ignorando la verità, attribuisce all’istituto di credito la proprietà della moneta, per avere 100 mila euro dobbiamo praticamente trasferire prima alla banca la proprietà di almeno 200 mila euro di nostri immobili.

Punto fondamentale dell’accordo, il nostro impegno a pagare una certa somma gravata da interessi in un determinato numero di anni precede il prestito da erogare.

La banca, ipotecando i nostri immobili, acquisisce un diritto reale sulle proprietà che portiamo in garanzia, e solo in un secondo momento concede di prestarci il denaro richiesto.

Naturalmente, non si tratta di denaro contante, ma di credito erogato con una scrittura contabile nel conto corrente, una promessa di pagare denaro a richiesta del titolare.

L’assegno che useremo per pagare l’appartamento che stiamo acquistando, è una semplice ricevuta cartacea convertibile in denaro. Non è contante.

Quando accettato, assolve la stessa funzione del denaro (movimentare merci), senza però esserlo.

Il costruttore che ci vende l’appartamento, appena ricevuto l’assegno, essendo questo “non trasferibile”, non potrà far altro che versarlo in banca sul proprio conto.

Da che cosa è garantita l’intera operazione?

Dal valore dei nostri beni immobili.

Noi, in sostanza, cediamo alla banca gratuitamente per mezzo dell’ipoteca la proprietà dei nostri immobili, mantenendone il possesso.

La banca, sulla base di un capitale esistente, nostro, di 200 mila euro, ce ne presta 100, questa volta non certo a titolo gratuito, ma con un interesse velenoso, creando per sé un credito, diciamo approssimativamente (a seconda del costo e degli anni di restituzione) di 150 mila euro (capitale + interesse).

Un credito che verrà subito registrato come attivo nel bilancio societario, e che non sarà certo tenuto nel cassetto in attesa delle scadenze stabilite. Verrà piuttosto impacchettato assieme ad altre promesse ed illusioni create dai “maghi della finanza” in veri e propri “pacchi” da offrire, con nomi ingannevoli (“Futuro sereno”) e formati incomprensibili, all’ingenuo risparmiatore al quale verrà poi rifilato.

 

 

La banca ha creato per sé nuovo valore monetario, non proveniente dal proprio lavoro, ma estratto dalle nostre proprietà e capacità lavorative.

Infatti, al momento della nostra richiesta di prestito, la banca non possedeva quel denaro.

Il banchiere non va a prendere i soldi in cassaforte per consegnarceli.

Li crea sul momento con una scrittura contabile, una cifra sul nostro conto corrente. Ci gira il valore che noi gli portiamo.

 

A questo proposito apro una piccola parentesi per raccontare ciò che successe nel 1969 negli Stati Uniti, a Montgomery, Minnesota.

La causa della “First National Bank of Montgomery” contro Jerome Daly, un avvocato che si difendeva da sé, portò alla luce due misfatti che continuano a ripetersi quotidianamente: la creazione di denaro dal nulla da parte delle banche, e la conseguente nullità dei contratti di mutuo che continuiamo a stipulare con gli istituti di credito.

Jerome Daly si opponeva, da imputato, al pignoramento della sua casa di abitazione sostenendo che la banca di Montgomery non avesse nessun denaro da offrire come corrispettivo al momento della stipula del contratto di mutuo.

 

Leggiamo dal nostro dizionario enciclopedico alla parola mutuo: contratto con il quale una parte (mutuante) consegna all’altra (mutuatario) una determinata quantità di denaro o di altre cose fungibili e questa si impegna a restituire altrettante cose della stessa specie e qualità. Il mutuo rientra, con il comodato, il deposito ed il pegno, nella categoria dei contratti reali, i quali richiedono, per la loro perfezione, oltre al consenso delle parti, anche la consegna della cosa.

La tesi difensiva di Jerome Daly era imperniata sul fatto che la banca non gli avesse consegnato del denaro depositato precedentemente da altri clienti ed appositamente accantonato per lui, ma che fosse stato “creato” con una semplice scrittura contabile al momento della firma.

La tesi difensiva non appariva molto solida, ma la sorpresa per il giudice Martin Mahoney venne dalle parole del presidente della “First National Bank of Montgomery”, il signor Morgan, quando da testimone ammise che la banca creava dal nulla il denaro che offriva in prestito, nonostante non ci fosse nessuna legge o norma scritta degli Stati Uniti d’America che concedesse tale diritto.

Il giudice stentava a credere alle parole del Morgan, commentando che tutto ciò gli sembrava un grande imbroglio, e che a suo parere soltanto Dio avesse il potere di creare qualcosa “dal nulla”.

Diede ragione a Jerome Daly, consentendogli di conservare la propria abitazione, respingendo la richiesta di pignoramento della banca.

La sentenza non fu mai rovesciata, ma nemmeno mai ripetuta.

Sei mesi più tardi, nel Giugno del 1969, il giudice venne ritrovato morto su una imbarcazione, con chiare tracce di veleno nel suo corpo, in un caso che venne archiviato come incidente di pesca.

Ci vuole ben altro per far fronte allo strapotere e all’arroganza della Grande Usura internazionale.

 

Riprendendo il nostro cammino, noi consegniamo un assegno di 100 mila euro al costruttore che ci sta vendendo l’appartamento.

Quella promessa di pagamento non si dovrà trasformare in denaro, perché obbligata a rientrare immediatamente nel sistema bancario, dalle norme emanate, provate a pensare, da chi ?

Dai banchieri, naturalmente!

Da Basilea, Svizzera, paese per giunta estraneo all’Unione Europea e che si guarda bene dall’entrarci per non perdere  il controllo della propria moneta, la Banca dei Regolamenti Internazionali, la banca delle banche centrali, detta norme (come “Basilea due”) sempre più sfacciatamente contrarie agli interessi delle popolazioni, che vengono integralmente fatte proprie (come potrebbe essere diversamente?) dai politici europei servi degli Usurai internazionali, ed imposte ai sudditi, chiedo scusa, ai popoli sovrani di tutta Europa.

Ma stampa e telegiornali hanno detto che “sono le nuove norme per combattere  riciclaggio ed evasione”, possiamo stare tranquilli.

 

Fine dell’operazione della stipula del contratto di mutuo per la banca, senza aver nulla dato.

E noi?

Ci siamo impegnati a restituire quel prestito, più la montagna di interessi generati, con il lavoro dei 20 anni che verranno.

Sarà denaro vero questa volta, guadagnato col sudore della fronte, non creato dal nulla con un impulso elettronico nel computer.

Pensate un po’, 20 anni della nostra vita e tanti sacrifici, la preoccupazione per la rata variabile e l’incubo dell’insolvenza insita nell’attuale sistema monetario, per tentare di restituire la nostra moneta scippataci con l’inganno.

continua…..

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Paolo Maleddu