A grande richiesta proponiamo, a puntate, il libro “La Grande Truffa” di Paolo Maleddu, uno di noi, un grande uomo che per il suo coraggio, la sua lealtà e la sua voglia di verità si trova oggi sotto l’attacco duro e sleale dello Stato italiano, uno Stato burattino delle lobbies bancarie internazionali
Paolo MALEDDU: “Ho scritto questo libro per una incontenibile necessità di condividere con quante più persone possibile un insieme di informazioni nelle quali mi sono imbattuto, e che hanno gradualmente aperto davanti ai miei occhi una visione del tutto nuova della realtà del mondo nel quale viviamo.
Una realtà insospettata, spaventosa, nella quale siamo immersi ma che non riusciamo a vedere, perché confusa dietro una barriera di notizie ed immagini sapientemente filtrate, falsate o anche solamente ignorate.
Le notizie che non vengono divulgate sono le più importanti.
C’è un mondo reale nel quale gli eventi scorrono così come avvengono, lieti o dolorosi che siano, in un flusso continuo. E uno parallelo, virtuale, creato dalla rappresentazione che i media danno di questa successione di eventi.
Noi viviamo nel mondo virtuale che ogni giorno radio, giornali, televisioni e cinema costruiscono per noi. “Educati” sin dai primi anni di scuola ad essere prigionieri di verità ufficiali, ci è poi difficile accettare versioni diverse, scomode, che non rientrano nei nostri orizzonti.”
“Esistono due storie: la storia ufficiale, menzognera, che si insegna “ad usum Delphini”, e la storia segreta, in cui si rinvengono le vere cause degli avvenimenti, una storia vergognosa.”
La Grande Truffa – dalla 1° alla 20°parte La Grande Truffa – 21°parte
La Grande Truffa – 22° parte La Grande Truffa – 23° parte
L’emissione monetaria
LA GRANDE TRUFFA
Come gli usurai internazionali si impossessano
di tutta la ricchezza prodotta dalla popolazione mondiale
25° parte
Capitolo XVIII
Il reddito di cittadinanza
Dopo aver conosciuto i meccanismi e le distorsioni dell’uso dello strumento monetario messe in atto dagli Usurai per rubarci la vita, vorrei dedicare un brevissimo capitolo a ciò che numerosi economisti “eretici” propongono da almeno cento anni: un reddito spettante a ciascun membro della società come diritto di cittadinanza.
“Un diritto attinente allo status di cittadino”, come dice Auriti.
Come esseri viventi, ancor prima che cittadini, dal momento che nella società attuale il cibo si può ormai acquisire quasi esclusivamente attraverso lo strumento monetario, un minimo di denaro garantito a disposizione di ogni essere umano rappresenta un semplice diritto alla vita.
“…la Vita stessa conferisce di per sé un diritto al denaro…“ e tutte le persone, dal momento della nascita, dovrebbero ricevere un “Dividendo Nazionale” in quanto azionisti della società statale od europea”, come dice Bochaca nel suo “El enigma capitalista”.
Un reddito minimo garantito a tutti, in sostituzione degli umilianti sussidi erogati come sostegno alla disoccupazione elargiti come elemosine di stato per brevi periodi.
Questa giusta, quantunque minima, garanzia di ripartizione dei benefici come diritto alla vita, togliendoci l’ansia creata dalla mancanza di certezze nel futuro, trasformerebbe già di per sé la nostra esistenza in una esperienza più serena, come dovrebbe essere. La liberazione dalla prima delle preoccupazioni, il problema della sussistenza, restituirebbe a tutti il sorriso e quella gioia di vivere insita nell’animo umano.
Partiamo dall’art. 53 della Costituzione italiana che dice testualmente:
“Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva”.
Penso che la stragrande maggioranza dei cittadini concordi sulla validità di questo principio, nonostante anche qui ci sarebbe qualcosa da puntualizzare.
Non credo che, considerato l’enorme carico di tributi che dobbiamo sopportare, si possa negare che il nostro contributo alla spesa pubblica vada già ben oltre il normale, per tutte le ragioni sin qui esposte. Semmai, si potrebbe obiettare che non tutti danno il contributo dovuto, dal momento che la plutocrazia e i grandi finanzieri internazionali che controllano banche, multinazionali e politiche dei governi, riescono a porre i loro capitali al riparo da grossi prelievi fiscali grazie a leggi favorevoli, fondazioni e paradisi fiscali appositamente creati.
Ma se tutti siamo d’accordo sul dare il contributo al bene comune, perché privarci del diritto di partecipare pure al godimento della ricchezza prodotta dal lavoro di tutti e dalla sua oggettivizzazione nel simbolo (il valore monetario)?
Perché così vogliono gli Usurai?
Tutti noi membri della società abbiamo diritto ad un reddito di cittadinanza perché contribuiamo con la sola nostra presenza (per il solo fatto di essere membri della società) alla creazione del valore monetario.
Se sull’isola deserta c’è solo il fabbricatore del simbolo (il banchiere), la banconota è semplice cartastraccia.
Acquisisce valore monetario nel momento in cui un secondo abitante (la società) accettandola in cambio di un bene materiale reale, induce in quella carta il valore nominale impresso su di essa (equivalente al valore della merce scambiata), facendole così assumere uno status di moneta.
Noi, con la nostra accettazione, creiamo il valore monetario.
Lo Stato dovrebbe stampare a titolo originario la moneta di proprietà popolare, non emessa come debito e perciò non gravata da interesse, da immettere in circolazione come pagamento per tutta quella serie di infrastrutture, strade, ponti, scuole, ospedali, parchi, case, etc., necessarie a migliorare la qualità della vita di tutti noi cittadini, la componente umana dello stato, o come retribuzioni per tutti i dipendenti statali.
Il “certificato di un lavoro svolto”, non falso denaro creato dal nulla a costo zero e cancellabile in qualsiasi momento dai fabbricanti del simbolo per ridurci in miseria.
La moneta entrerebbe in circolazione come moneta credito, non moneta debito, data in prestito agli imprenditori senza nessun interesse da pagare, ed una volta restituita ed incamerata dallo stato, dovrebbe essere ripartita tra tutti i cittadini come reddito di cittadinanza.
È questa la funzione della moneta: facilitare, non impedire, il raggiungimento di un benessere diffuso nella società.
C’è di più. Prima di ridistribuirla al popolo come reddito di cittadinanza, uno stato che finalmente agisse per migliorare la qualità della nostra vita, non per remunerare unicamente il capitale della finanza internazionale, tratterrebbe una giusta percentuale di moneta necessaria alla ordinaria amministrazione, smantellando così l’enorme e crudele apparato repressivo di prelievo fiscale messo in piedi dagli usurai per espropriarci in maniera coatta del frutto del nostro lavoro.
Niente più tasse da pagare.
Eliminata all’istante qualsiasi evasione fiscale, pretesto giustificativo per questa piovra gigantesca dai mille tentacoli che come unico scopo reale ha quello di soffocare l’attività economica, impedirci di vivere serenamente, limitare le nostre libertà individuali e renderci inoffensivi.
In tutti i casi, spendendo per infrastrutture e lavoro dei dipendenti statali, le tasse non avrebbero più ragione di esistere.
Diverrebbero superflue in quanto i costi di costruzione di un ospedale, delle attrezzature, dei materiali e del personale, medici ed infermieri, sarebbero già coperti dal denaro creato da tutti noi, lo Stato.
Con il reddito di cittadinanza cesserebbe ogni competizione e lotta fratricida per la sopravvivenza alla ricerca di quella percentuale di interesse impossibile da restituire in quanto mai stampata dai banchieri, inesistente.
La salvezza stessa del nostro pianeta verrebbe conseguita con l’abolizione dell’interesse, perché per far fronte alla sua crescita esponenziale ci vediamo costretti ad una continua ricerca di crescita produttiva con conseguente insostenibile sfruttamento delle limitate risorse naturali.
L’energia di milioni di cittadini liberata per poter essere dedicata al tempo libero, agli anziani, alla cura della nostra terra, da riconvertire in un giardino fiorito dopo gli scempi commessi impunemente dalle multinazionali per avidità.
Una vita serena in armonia con la natura.
Una moneta senza debito e senza interesse da pagare, di proprietà del popolo, è la sola ed unica via di uscita dalla crisi.
La moneta di proprietà popolare dà un lavoro sicuro a tutti i disoccupati domani mattina.
Non tra un anno, domani mattina.
Abbiamo idea di come potrebbe cambiare la vita se solo ci riappropriassimo del nostro denaro eliminando l’interesse, cioè la moneta debito?
Capitolo XIX
Evoluzione e trasformazione della moneta
Ora, con un balzo indietro che ci riporta all’inizio del libro, vorrei portare all’attenzione del lettore una versione sintetica ed un po’ differente della funzione ed evoluzione della moneta che ci dà Thomas H. Greco, in alcuni suoi scritti disponibili gratuitamente per tutti in internet in forma riassuntiva.
Questo capitolo si basa su una mia libera traduzione commentata di alcune parti di “Money, understanding and creating alternatives to legal tender ”, e “The evolution and transformation of money”.
“Al denaro sta succedendo qualcosa di straordinario. Viene reinventato. E questo processo di nuova invenzione produrrà sicuramente nel tempo importanti effetti su ogni aspetto della vita di tutti coloro che vivono nel mondo odierno.
Ma cosa è il denaro? Da dove viene? Che ruolo svolge? E come si inserisce nel più grande schema di tutte le cose?”
“Gli aspetti sociali, politici, economici, culturali ed ecologici della vita non possono essere isolati gli uni dagli altri. Qualsiasi condizionamento ad uno di questi aspetti, condiziona, in qualche modo o misura, tutti gli altri.”
Thomas H. Greco
“Una volta che la suddivisione del lavoro si sarà instaurata completamente, soltanto una piccola parte delle esigenze umane saranno soddisfatte dal proprio lavoro . .”
Adam Smith, “Wealth of nations”
L’evoluzione sociale ha portato ad una specializzazione del lavoro e ad una rilevanza sempre maggiore degli scambi commerciali nell’attività economica.
Per cui si è resa necessaria anche una corrispondente evoluzione di moneta e mercati, tuttora in atto.
Mentre il commercio intensifica i suoi traffici ed è costretto ad una globalizzazione forzata che lascia molte vittime per strada a causa della spinta continua della finanza internazionale verso il dominio totale e lo sfruttamento di popolazioni e risorse, tutto ciò che riguarda la materia monetaria continua ad essere avvolto in un alone di mistero e di intenzionale mistificazione da parte di banchieri, economisti e politici.
Il denaro è un soggetto che ancora troppo poca gente può affermare di conoscere in profondità.
Lo usiamo tutti i giorni, ci è familiare, ma lo diamo per scontato e non prestiamo molta attenzione al ruolo che ricopre.
Come l’acqua per i pesci, la qualità del denaro è per noi vitale. Se l’acqua è inquinata, i pesci si ammalano e muoiono; nello stesso modo la qualità delle nostre esistenze dipende dalla qualità del denaro che maneggiamo. Quando la moneta è “inquinata”, il processo economico funziona male, le necessità materiali non vengono soddisfatte e la dinamica della società viene condizionata negativamente.
La moneta è una invenzione umana, e se non agisce come dovrebbe, possiamo reinventarla per raggiungere il nostro fine: una vita degna per tutti.
Siamo quotidianamente impegnati a recuperarne quanta più possibile per risolvere i problemi, ma non ci fermiamo mai a pensare da dove viene o come nasce.
Paghiamo un prezzo enorme per la nostra ignoranza.
I tre principali motivi indicati da Thomas Greco per il malfunzionamento del denaro sono:
1) la sua scarsità; non ce n’è mai abbastanza per assolvere i compiti per i quali è stato creato.
2) non viene consegnato a chi più ne ha necessità e ne farebbe un uso efficiente, la popolazione, ma ai centri di potere politico, specialmente governi centrali, e a grandi gruppi multinazionali che già ne dispongono in abbondanza.
3) trasferisce sistematicamente ricchezza dalle classi inferiori a quella dei ricchi.
Per comprendere perchè mai le cose vadano così, bisogna prima capire come il denaro viene creato.
In generale, si crede che sia il governo a crearlo, ma non è così.
Il denaro viene oggi creato dalle banche sotto forma di credito che deve essere messo in circolazione attraverso un prestito.
In altre parole, il denaro è ormai una semplice registrazione numerica, un accredito in conto corrente, un debito gravato da interesse.
Il prodotto di un monopolio bancario in mano a privati.
Il contante, le banconote che usiamo tutti i giorni, sono semplici simboli palpabili di denaro precedentemente creato come credito bancario. L’uso degli assegni, che non sono denaro, permette solo di trasferire credito bancario da un conto vostro a quello di qualche altro.
Neanche le carte di credito sono denaro, ma ti permettono di crearlo, hanno potere d’acquisto, facendoti andare a debito nel tuo conto corrente bancario.
La cosa principale da capire è che per far entrare denaro in circolazione, qualcuno deve indebitarsi con una banca.
Senza debito verso le banche, non ci sarebbe denaro in circolazione.
Così semplice come lo leggete.
“Il processo attraverso il quale le banche creano denaro è talmente semplice che la mente rifiuta di accettarlo”.
John Kenneth Galbraith
Dal momento che le banche fanno pagare interessi sui debiti, ed il denaro per ripagare gli interessi può solo venire da un ulteriore debito, questo cresce come un cancro all’interno dell’organo economico.
“Questo debito obbligato dà origine ad una crescita obbligata che ci sta forzando a distruggere i sistemi che permettono l’esistenza della vita sul pianeta.
La creazione di ricchezza e la creazione di denaro sono due cose totalmente differenti.
La ricchezza è creata dall’applicazione dell’abilità pratica umana alle risorse naturali in una miriade di modi che producono beni utili e servizi. Seminare piantagioni, assemblare computers, costruire case, e pubblicare un giornale sono tutti esempi di produzione di ricchezza. Il denaro, d’altra parte, è una invenzione umana; è un simbolo creato da un determinato processo che coinvolge delle entità chiamate banche.” Thomas H. Greco
Cosa è dunque il denaro oggi?
È un accredito della banca sul conto corrente del cliente, una passività nei confronti del cliente, una somma che la banca deve a me ed a voi: questo è il denaro. Trova origine nella concessione di un prestito a qualcuno. Sul conto di questo qualcuno viene accreditata una cifra, e del nuovo denaro è creato. Quando il titolare del conto inizia a spendere, inizia la circolazione, e magari qualche soldo finisce anche nel mio o nel vostro conto.
“Come?”, potreste chiedervi, “Io pensavo che le banche prestassero denaro depositato precedentemente da altre persone.”
Ciò è vero solo in parte. Nella veste di custodi di denaro, gli istituti di credito prestano anche parte di quello depositato dai clienti, ma nel ruolo di banche di emissione creano nuovo denaro concedendo prestiti.
Le banche sono le sorgenti del denaro.
Ora, cosa fa di questa moneta un mezzo di pagamento credibile e generalmente accettato da tutti?
Tutti siamo ansiosi di accettare e possedere moneta.
Perché?
La risposta è che chiunque può rivolgersi alla banca e ritirare del contante dal proprio conto.
Questo contante, sottoforma di banconote, è valuta legale che nessuno può rifiutare come pagamento di un debito, sia verso privati che verso lo stato.
La cartamoneta rappresenta un credito della banca. Gli istituti di credito la rilasciano quando i depositanti preferiscono avere contante nelle loro tasche. Qualunque sia la somma di denaro che voi ritirate, viene addebitata sul vostro conto corrente. Quindi, anche quella parte di denaro che circola come cartamoneta, ha origine come un debito sul quale la banca applica un interesse.
Circa il 96-97% della moneta in circolazione si basa su debiti gravati da un interesse. Solo il restante 3%, le monetine coniate dalla Zecca di Stato, non trovano origine nelle banche.
Naturalmente, gli istituti di credito prima di accreditare delle cifre sul vostro conto corrente pretendono in cambio delle garanzie reali, preferibilmente ipoteche su beni immobili, che iscrivono tra le voci attive dei loro bilanci. Rappresentano dei diritti nei confronti delle vostre proprietà, e per voi, debiti verso le banche.
I debitori devono pagare interessi sui prestiti. Le banche prestano qualcosa che creano dal niente, e pretendono che colui che prende in prestito questo “niente” dia in garanzia delle proprietà che gli verranno sequestrate nel caso non riuscisse a ripagare il debito.
La cifra dei debiti gravati da interesse cresce con il trascorrere del tempo, ma la quantità di denaro necessaria a ripagarla può aumentare solamente con la nascita di ulteriori debiti. Il capitale prestato si crea al momento della concessione del credito, ma il denaro per pagare gli interessi non viene messo in circolazione.
L’insieme dei debitori si trova nella scomoda posizione di dovere più denaro di quello esistente sul mercato. Sono quindi obbligati, per la penuria di moneta, insufficiente a ripagare tutti i debiti, a competere tra di loro nel vano tentativo di evitare l’insolvenza.
Ma qualcuno non la potrà evitare, e finirà col perdere le proprietà date in garanzia.
continua…..
Paolo MALEDDU