2016.05.28 – La Grande Truffa – 25° parte

Posted by Presidenza on 27 Maggio 2016
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A grande richiesta proponiamo, a puntate, il libro “La Grande Truffa” di Paolo Maleddu, uno di noi, un grande uomo che per il suo coraggio, la sua lealtà e la sua voglia di verità si trova oggi sotto l’attacco duro e sleale dello Stato italiano, uno Stato burattino delle lobbies bancarie internazionali

 

 


 

 

 

 

Paolo MALEDDU: “Ho scritto questo libro per una incontenibile necessità di condividere con quante più persone possibile un insieme di informazioni nelle quali mi sono imbattuto, e che hanno gradualmente aperto davanti ai miei occhi una visione del tutto nuova della realtà del mondo nel quale viviamo. 

Una realtà insospettata, spaventosa, nella quale siamo immersi ma che non riusciamo a vedere, perché confusa dietro una barriera di notizie ed immagini sapientemente filtrate, falsate o anche solamente ignorate. 

Le notizie che non vengono divulgate sono le più importanti.

C’è un mondo reale nel quale gli eventi scorrono così come avvengono, lieti o dolorosi che siano, in un flusso continuo. E uno parallelo, virtuale, creato dalla rappresentazione che i media danno di questa successione di eventi. 

Noi viviamo nel mondo virtuale che ogni giorno radio, giornali, televisioni e cinema costruiscono per noi. “Educati” sin dai primi anni di scuola ad essere prigionieri di verità ufficiali, ci è poi difficile accettare versioni diverse, scomode, che non rientrano nei nostri orizzonti.” 

Esistono due storie: la storia ufficiale, menzognera, che si insegna “ad usum Delphini”, e la storia segreta, in cui si rinvengono le vere cause degli avvenimenti, una storia vergognosa.”

 

La Grande Truffa – dalla 1° alla 20°parte                   La Grande Truffa – 21°parte

La Grande Truffa – 22° parte                                  La Grande Truffa – 23° parte

La Grande Truffa – 24° parte

 

 

 

L’emissione monetaria

LA GRANDE TRUFFA

Come gli usurai internazionali si impossessano
di tutta la ricchezza prodotta dalla popolazione mondiale

25° parte

 

Capitolo XVIII

Il reddito di cittadinanza

 

Dopo aver conosciuto i meccanismi e le distorsioni dell’uso dello strumento monetario messe in atto dagli Usurai per rubarci la vita, vorrei dedicare un brevissimo capitolo a ciò che numerosi economisti “eretici” propongono da almeno cento anni: un reddito spettante a ciascun membro della società come diritto di cittadinanza.

 

Un diritto attinente allo status di cittadino”, come dice Auriti.

 

Come esseri viventi, ancor prima che cittadini, dal momento che nella società attuale il cibo si può ormai acquisire quasi esclusivamente attraverso lo strumento monetario, un minimo di denaro garantito a disposizione di ogni essere umano rappresenta un semplice diritto alla vita.

 

“…la Vita stessa conferisce di per sé un diritto al denaro…“ e tutte le persone, dal momento della nascita, dovrebbero ricevere un “Dividendo Nazionale” in quanto azionisti della società statale od europea”, come dice Bochaca nel suo “El enigma capitalista”.

 

Un reddito minimo garantito a tutti, in sostituzione degli umilianti sussidi erogati come sostegno alla disoccupazione elargiti come elemosine di stato per brevi periodi.

Questa giusta, quantunque minima, garanzia di ripartizione dei benefici come diritto alla vita, togliendoci l’ansia creata dalla mancanza di certezze nel futuro, trasformerebbe già di per sé la nostra esistenza in una esperienza più serena, come dovrebbe essere. La liberazione dalla prima delle preoccupazioni, il problema della sussistenza, restituirebbe a tutti il sorriso e quella gioia di vivere insita nell’animo umano.

 

Partiamo dall’art. 53 della Costituzione italiana che dice testualmente:

Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva”.

Penso che la stragrande maggioranza dei cittadini concordi sulla validità di questo principio, nonostante anche qui ci sarebbe qualcosa da puntualizzare.

Non credo che, considerato l’enorme carico di tributi che dobbiamo sopportare, si possa negare che il nostro contributo alla spesa pubblica vada già ben oltre il normale, per tutte le ragioni sin qui esposte. Semmai, si potrebbe obiettare che non tutti danno il contributo dovuto, dal momento che la plutocrazia e i grandi finanzieri internazionali che controllano banche, multinazionali e politiche dei governi, riescono a porre i loro capitali al riparo da grossi prelievi fiscali grazie a leggi favorevoli, fondazioni e paradisi fiscali appositamente creati.

Ma se tutti siamo d’accordo sul dare il contributo al bene comune, perché privarci del diritto di partecipare pure al godimento della ricchezza prodotta dal lavoro di tutti e dalla sua oggettivizzazione nel simbolo (il valore monetario)?

Perché così vogliono gli Usurai?

 

Tutti noi membri della società abbiamo diritto ad un reddito di cittadinanza perché contribuiamo con la sola nostra presenza (per il solo fatto di essere membri della società) alla creazione del valore monetario.

Se sull’isola deserta c’è solo il fabbricatore del simbolo (il banchiere), la banconota è semplice cartastraccia.

Acquisisce valore monetario nel momento in cui un secondo abitante (la società) accettandola in cambio di un bene materiale reale,  induce in quella carta il valore nominale impresso su di essa (equivalente al valore della merce scambiata), facendole così assumere uno status  di moneta.

Noi, con la nostra accettazione, creiamo il valore monetario.

 

Lo Stato dovrebbe stampare a titolo originario la moneta di proprietà popolare, non emessa come debito e perciò non gravata da interesse, da immettere in circolazione come pagamento per tutta quella serie di infrastrutture, strade, ponti, scuole, ospedali, parchi, case, etc., necessarie a migliorare la qualità della vita di tutti noi cittadini, la componente umana dello stato, o come retribuzioni per tutti i dipendenti statali.

Il “certificato di un lavoro svolto”, non falso denaro creato dal nulla a costo zero e cancellabile in qualsiasi momento dai fabbricanti del simbolo per ridurci in miseria.

La moneta entrerebbe in circolazione come moneta credito, non moneta debito, data in prestito agli imprenditori senza nessun interesse da pagare, ed una volta restituita ed incamerata dallo stato, dovrebbe essere ripartita tra tutti i cittadini come reddito di cittadinanza.

È questa la funzione della moneta: facilitare, non impedire, il raggiungimento di un benessere diffuso nella società.

C’è di più. Prima di ridistribuirla al popolo come reddito di cittadinanza, uno stato che finalmente agisse per migliorare la qualità della nostra vita, non  per remunerare unicamente il capitale della finanza internazionale, tratterrebbe una giusta percentuale di moneta necessaria alla ordinaria amministrazione, smantellando così l’enorme e crudele apparato repressivo di prelievo fiscale messo in piedi dagli usurai per espropriarci in maniera coatta del frutto del nostro lavoro.

Niente più tasse da pagare.

Eliminata all’istante qualsiasi evasione fiscale, pretesto giustificativo per questa piovra gigantesca dai mille tentacoli che come unico scopo reale ha quello di soffocare l’attività economica, impedirci di vivere serenamente,  limitare le nostre libertà individuali e renderci inoffensivi.

In tutti i casi, spendendo per infrastrutture e lavoro dei dipendenti statali, le tasse non avrebbero più ragione di esistere.

Diverrebbero superflue in quanto i costi di costruzione di un ospedale, delle attrezzature, dei materiali e del personale, medici ed infermieri, sarebbero già coperti dal denaro creato da tutti noi, lo Stato.

 

Con il reddito di cittadinanza cesserebbe ogni competizione e lotta fratricida per la sopravvivenza alla ricerca di quella percentuale di interesse impossibile da restituire in quanto mai stampata dai banchieri, inesistente.

La salvezza stessa del nostro pianeta verrebbe conseguita con l’abolizione dell’interesse, perché per far fronte alla sua crescita esponenziale  ci vediamo costretti ad una continua ricerca di crescita produttiva con conseguente insostenibile sfruttamento delle limitate risorse naturali.

L’energia di milioni di cittadini liberata per poter essere dedicata al tempo libero, agli anziani, alla cura della nostra terra, da riconvertire in un giardino fiorito dopo gli scempi commessi impunemente dalle multinazionali per avidità.

Una vita serena in armonia con la natura.

 

Una moneta senza debito e senza interesse da pagare, di proprietà del popolo, è la sola ed unica via di uscita dalla crisi.

 

La moneta di proprietà popolare dà un lavoro sicuro a tutti i disoccupati domani mattina.

 Non tra un anno, domani mattina.

 

Abbiamo idea di come potrebbe cambiare la vita se solo ci riappropriassimo del nostro denaro eliminando l’interesse, cioè la moneta debito?

 

Capitolo XIX

Evoluzione e trasformazione della moneta

 

Ora, con un balzo indietro che ci riporta all’inizio del libro, vorrei portare all’attenzione del lettore una versione sintetica ed un po’ differente della funzione ed evoluzione della moneta che ci dà Thomas H. Greco, in alcuni suoi scritti disponibili gratuitamente per tutti in internet in forma riassuntiva.

Questo capitolo si basa su una mia libera traduzione commentata di alcune parti di “Money, understanding and creating alternatives to legal tender ”, e “The evolution and transformation of money”.

 

Al denaro sta succedendo qualcosa di straordinario. Viene reinventato. E questo processo di nuova invenzione produrrà sicuramente nel tempo importanti effetti su ogni aspetto della vita di tutti coloro che vivono nel mondo odierno.

Ma cosa è il denaro? Da dove viene? Che ruolo svolge? E come si inserisce nel più grande schema di tutte le cose?”

 

Gli aspetti sociali, politici, economici, culturali ed ecologici della vita non possono essere isolati gli uni dagli altri. Qualsiasi condizionamento ad uno di questi aspetti, condiziona, in qualche modo o misura, tutti gli altri.”                                                

                                                                        Thomas H. Greco

 

Una volta che la suddivisione del lavoro si sarà instaurata completamente, soltanto una piccola parte delle esigenze umane saranno soddisfatte dal proprio lavoro . .”

                                                Adam Smith, “Wealth of nations”

 

L’evoluzione sociale ha portato ad una specializzazione del lavoro e ad una rilevanza sempre maggiore degli scambi commerciali nell’attività economica.

 Per cui si è resa necessaria anche una corrispondente evoluzione di moneta e mercati, tuttora in atto.

Mentre il commercio intensifica i suoi traffici ed è costretto ad una globalizzazione forzata che lascia molte vittime per strada a causa della spinta continua della finanza internazionale verso il dominio totale e lo sfruttamento di popolazioni e risorse, tutto ciò che riguarda la materia monetaria continua ad essere avvolto in un alone di mistero e di intenzionale mistificazione da parte di banchieri, economisti e politici.

Il denaro è un soggetto che ancora troppo poca gente può affermare di conoscere in profondità.

Lo usiamo tutti i giorni, ci è familiare, ma lo diamo per scontato e non prestiamo molta attenzione al ruolo che ricopre.

Come l’acqua per i pesci, la qualità del denaro è per noi vitale. Se l’acqua è inquinata, i pesci si ammalano e muoiono; nello stesso modo la qualità delle nostre esistenze dipende dalla qualità del denaro che maneggiamo. Quando la moneta è “inquinata”, il processo economico funziona male, le necessità materiali non vengono soddisfatte e la dinamica della società viene condizionata negativamente.

La moneta è una invenzione umana, e se non agisce come dovrebbe, possiamo reinventarla per raggiungere il nostro fine: una vita degna per tutti.

Siamo quotidianamente impegnati a recuperarne quanta più possibile per risolvere i problemi, ma non ci fermiamo mai a pensare da dove viene o come nasce.

Paghiamo un prezzo enorme per la nostra ignoranza.

 

I tre principali motivi indicati da Thomas Greco per il malfunzionamento del denaro sono:

 

1) la sua scarsità; non ce n’è mai abbastanza per assolvere i compiti per i quali è stato creato.

 

2) non viene consegnato a chi più ne ha necessità e ne farebbe un uso efficiente, la popolazione, ma ai centri di potere politico, specialmente governi centrali, e a grandi gruppi multinazionali che già ne dispongono in abbondanza. 

 

3) trasferisce sistematicamente ricchezza dalle classi inferiori a quella dei ricchi.

 

Per comprendere perchè mai le cose vadano così, bisogna prima capire come il denaro viene creato.

In generale, si crede che sia il governo a crearlo, ma non è così.

Il denaro viene oggi creato dalle banche sotto forma di credito che deve essere messo in circolazione attraverso un prestito.

In altre parole, il denaro è ormai una semplice registrazione numerica, un accredito in conto corrente, un debito gravato da interesse.

Il prodotto di un monopolio bancario in mano a privati.

Il contante, le banconote che usiamo tutti i giorni, sono semplici simboli palpabili di denaro precedentemente creato come credito bancario. L’uso degli assegni, che non sono denaro, permette solo di trasferire credito bancario da un conto vostro a quello di qualche altro.

Neanche le carte di credito sono denaro, ma ti permettono di crearlo, hanno potere d’acquisto, facendoti andare a debito nel tuo conto corrente bancario.

La cosa principale da capire è che per far entrare denaro in circolazione, qualcuno deve indebitarsi con una banca.

Senza debito verso le banche, non ci sarebbe denaro in circolazione.

Così semplice come lo leggete.

 

Il processo attraverso il quale le banche creano denaro è talmente semplice che la mente rifiuta di accettarlo”.       

John Kenneth Galbraith

 

Dal momento che le banche fanno pagare interessi sui debiti, ed il denaro per ripagare gli interessi può solo venire da un ulteriore debito, questo cresce come un cancro all’interno dell’organo economico.

 

Questo debito obbligato dà origine ad una crescita obbligata che ci sta forzando a distruggere i sistemi che permettono l’esistenza della vita sul pianeta.

La creazione di ricchezza e la creazione di denaro sono due cose totalmente differenti.

La ricchezza è creata dall’applicazione dell’abilità pratica umana alle risorse naturali in una miriade di modi che producono beni utili e servizi. Seminare piantagioni, assemblare computers, costruire case, e pubblicare un giornale sono tutti esempi di produzione di ricchezza. Il denaro, d’altra parte, è una invenzione umana; è un simbolo creato da un determinato processo che coinvolge delle entità chiamate banche.”                                       Thomas H. Greco

 

Cosa è dunque il denaro oggi?

È un accredito della banca sul conto corrente del cliente, una passività nei confronti del cliente, una somma che la banca deve a me ed a voi: questo è il denaro. Trova origine nella concessione di un prestito a qualcuno. Sul conto di questo qualcuno viene accreditata una cifra, e del nuovo denaro è creato. Quando il titolare del conto inizia a spendere, inizia la circolazione, e magari qualche soldo finisce anche nel mio o nel vostro conto.

“Come?”, potreste chiedervi, “Io pensavo che le banche prestassero denaro depositato precedentemente da altre persone.”

Ciò è vero solo in parte. Nella veste di custodi di denaro, gli istituti di credito prestano anche parte di quello depositato dai clienti, ma nel ruolo di banche di emissione creano nuovo denaro concedendo prestiti.

Le banche sono le sorgenti del denaro.

Ora, cosa fa di questa moneta un mezzo di pagamento credibile e generalmente accettato da tutti?

Tutti siamo ansiosi di accettare e possedere moneta.

Perché?

La risposta è che chiunque può rivolgersi alla banca e ritirare del contante dal proprio conto.

Questo contante, sottoforma di banconote, è valuta legale che nessuno può rifiutare come pagamento di un debito, sia verso privati che verso lo stato.

La cartamoneta rappresenta un credito della banca. Gli istituti di credito la rilasciano quando i depositanti preferiscono avere contante nelle loro tasche. Qualunque sia la somma di denaro che voi ritirate, viene addebitata sul vostro conto corrente. Quindi, anche quella parte di denaro che circola come cartamoneta, ha origine come un debito sul quale la banca applica un interesse.

Circa il 96-97% della moneta in circolazione si basa su debiti gravati da un interesse. Solo il restante 3%, le monetine coniate dalla Zecca di Stato, non trovano origine nelle banche.

Naturalmente, gli istituti di credito prima di accreditare delle cifre sul vostro conto corrente pretendono in cambio delle garanzie reali, preferibilmente ipoteche su beni immobili, che iscrivono tra le voci attive dei loro bilanci. Rappresentano dei diritti nei confronti delle vostre proprietà, e per voi, debiti verso le banche.

I debitori devono pagare interessi sui prestiti. Le banche prestano qualcosa che creano dal niente, e pretendono che colui che prende in prestito questo “niente” dia in garanzia delle proprietà che gli verranno sequestrate nel caso  non riuscisse a ripagare il debito.

La cifra dei debiti gravati da interesse cresce con il trascorrere del tempo, ma la quantità di denaro necessaria a ripagarla può aumentare solamente con la nascita di ulteriori debiti. Il capitale prestato si crea al momento della concessione del credito, ma il denaro per pagare gli interessi non viene messo in circolazione.

L’insieme dei debitori si trova nella scomoda posizione di dovere più denaro di quello esistente sul mercato. Sono quindi obbligati, per la penuria di moneta, insufficiente a ripagare tutti i debiti, a competere tra di loro nel vano tentativo di evitare l’insolvenza.

Ma qualcuno non la potrà evitare, e finirà col perdere le proprietà date in garanzia.

continua…..

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Paolo MALEDDU

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

2016.05.26 – Strategia del golpe globale

Posted by Presidenza on 26 Maggio 2016
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La Nato opera per eliminare qualsiasi Stato o movimento politico/sociale minacci gli interessi politici, economici e militari degli Stati Uniti

 

 

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Quale collegamento c’è tra società geograficamente, storicamente e culturalmente distanti, dal Kosovo alla Libia e alla Siria, dall’Iraq all’Afghanistan, dall’Ucraina al Brasile e al Venezuela?

Quello di essere coinvolte nella strategia globale degli Stati uniti, esemplificata dalla «geografia» del Pentagono.

 

 

 

Il mondo intero viene diviso in «aree di responsabilità», ciascuna affidata a uno dei sei «comandi combattenti unificati» degli Stati uniti: il Comando Nord copre il Nordamerica, il Comando Sud il Sudamerica, il Comando Europeo la regione comprendente Europa e Russia, il Comando Africa il continente africano, il Comando Centrale Medioriente e Asia Centrale, il Comando Pacifico la regione Asia/Pacifico.

Ai 6 comandi geografici se ne aggiungono 3 operativi su scala globale: il Comando strategico (responsabile delle forze nucleari), il Comando per le operazioni speciali, il Comando per il trasporto. A capo del Comando Europeo c’è un generale o ammiraglio nominato dal presidente degli Stati uniti, che assume automaticamente la carica di Comandante supremo alleato in Europa.

La Nato è quindi inserita nella catena di comando del Pentagono, opera cioè fondamentalmente in funzione della strategia statunitense. Essa consiste nell’eliminare qualsiasi Stato o movimento politico/sociale minacci gli interessi politici, economici e militari degli Stati uniti che, pur essendo ancora la maggiore potenza mondiale, stanno perdendo terreno di fronte all’emergere di nuovi soggetti statuali e sociali.

Gli strumenti di tale strategia sono molteplici: dalla guerra aperta – vedi gli attacchi aeronavali e terrestri in Iugoslavia, Afghanistan, Iraq, Libia – alle operazioni coperte condotte sia in questi che in altri paesi, ultimamente in Siria e Ucraina. Per tali operazioni il Pentagono dispone delle forze speciali, circa 70000 specialisti che «ogni giorno operano in oltre 80 paesi su scala mondiale». Dispone inoltre di un esercito ombra di contractors (mercenari): in Afghanistan, documenta Foreign Policy, i mercenari del Pentagono sono circa 29.000, ossia tre per ogni soldato Usa; in Iraq circa 8.000, due per ogni soldato Usa.

Ai mercenari del Pentagono si aggiungono quelli della tentacolare Comunità di intelligence comprendente, oltre la Cia, altre 15 agenzie federali.

I mercenari sono doppiamente utili: possono assassinare e torturare, senza che ciò sia attribuito agli Usa, e quando sono uccisi i loro nomi non compaiono nella lista dei caduti. Inoltre il Pentagono e i servizi segreti dispongono dei gruppi che essi armano e addestrano, tipo quelli islamici usati per attaccare dall’interno la Libia e la Siria, e quelli neonazisti usati per il colpo di stato in Ucraina.

Altro strumento della stessa strategia sono quelle «organizzazioni non-governative» che, dotate di ingenti mezzi, vengono usate dalla Cia e dal Dipartimento di stato per azioni di destabilizzazione interna in nome della «difesa dei diritti dei cittadini».

Nello stesso quadro rientra l’azione del gruppo Bilderberg – che il magistrato Ferdinando Imposimato denuncia come «uno dei responsabili della strategia della tensione e delle stragi» in Italia – e quella della Open Society dell’«investitore e filantropo George Soros», artefice delle «rivoluzioni colorate».

Nel mirino della strategia golpista di Washington vi sono oggi il Brasile, per minare dall’interno i Brics, e il Venezuela per minare l’Alleanza Bolivariana per le Americhe. Per destabiizzare il Venezuela – indica il Comando Sud in un documento venuto alla luce – si deve provocare «uno scenario di tensione che permetta di combinare azioni di strada con l’impiego dosato della violenza armata».

di Manlio Dinucci

tratto da: (clicca qui)

Giulietto Chiesa: “La Francia è stata punita in quanto il suo presidente, François Hollande, ha chiesto l’annullamento delle sanzioni alla Russia”

 

«La Francia è stata punita in quanto il suo presidente, François Hollande, ha chiesto l’annullamento delle sanzioni alla Russia. Inoltre in questo momento l’obiettivo delle forze che vogliono destabilizzare il mondo è quello di mettere in ginocchio l’Egitto. Dopo avere distrutto Libia e Siria, adesso hanno preso di mira anche il Cairo. Quindi le due cose sono perfettamente coincidenti». Così Giulietto Chiesa commenta la scomparsa dell’Airbus della compagnia EgyptAir con a bordo 66 persone, inabissatosi tra l’isola greca di Karpathos e la costa egiziana dopo essere scomparso dai radar. Il volo, diretto al Cairo, era partito da Parigi. Fonti anonime della Casa Bianca affermano che la dinamica del disastro rivela che a bordo del velivolo è esplosa una bomba. «Non c’è il minimo dubbio sul fatto che sia stato un attentato», dice Chiesa, intervistato da Pietro Invernizzi del “Sussidiario”. «E’ una punizione inflitta contemporaneamente all’Egitto e alla Francia». Per cosa? «La Francia ha cercato di muoversi per conto suo e ne ha pagato il conto. In grande, si ripete quanto era avvenuto a Enrico Mattei. Siccome è più facile fermare un solo uomo come Mattei che non un intero paese come la Francia, si incomincia con l’abbatterne un aereo».

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Giulietto Chiesa

 

 

Oggi le misure di sicurezza negli aeroporti sono molto rafforzate. Come è stato possibile aggirarle? «I servizi segreti sono in grado di aggirare queste misure. Un tempo li si definivano servizi deviati, mentre oggi sono i padroni della politica in alcuni paesi chiave. Questi apparati possono superare qualunque ostacolo. Avendo a disposizione sterminate quantità di denaro, possono infatti permettersi di comprare chiunque inclusi pezzi di servizi segreti di paesi terzi». Chi c’è dietro ai servizi deviati? «Per capire di chi sto parlando – continua Giulietto Chiesa – basta andare per esclusione togliendo Russia e Cina. Ci sono forze che vogliono annichilire la Francia ogni volta che l’Eliseo cerca di alzare la testa. Queste stesse forze hanno l’obiettivo di creare il caos in tutto il Medio Oriente, e nello stesso tempo vogliono la guerra con la Russia». Esiste «una coalizione della guerra, rappresentata dai neocon americani e da quanti sono collegati con loro», non necessariamente alle dipendenze di Washington. Di fatto, «i neocon hanno elaborato la strategia politica degli Stati Uniti negli ultimi 15 anni: è da lì che vengono l’ispirazione e i soldi che stanno dietro all’abbattimento dell’Airbus EgyptAir».

Non è difficile finanziare questo terrorismo pilotato: «L’Arabia Saudita, che è una filiale della Cia, negli ultimi anni ha accumulato 10-12 trilioni di dollari. E’ quindi uno gioco da ragazzi trovare un miliardo di dollari per corrompere 500 agenti di polizia e servizi segreti in modo che mettano una bomba». Perché i servizi francesi non sono riusciti a sventare l’attentato? «Perché fino a ieri la Francia di Hollande è stata una pedina nelle mani degli Usa», sostiene Chiesa. «Il fatto che ora Parigi chieda la fine delle sanzioni alla Russia è visto da chi è al potere come una provocazione intollerabile. Il potere infatti non ammette degli alleati a metà». E il caso Regeni? E’ estraneo a questa vicenda dell’Airbus EgyptAir? «No, il caso Regeni fa parte di questa stessa strategia. L’uccisione del ricercatore italiano è stata montata ad arte per colpire tanto l’Egitto quanto l’Italia, che aveva avviato una politica di riguardo verso il Cairo. Si è creata quindi una trappola politica, nella quale sono caduti naturalmente la stragrande maggioranza dei commentatori italiani. Questi ultimi, invece di fare gli interessi dell’Italia, stanno facendo quelli di una cosca mafiosa e criminale che sta organizzando il terrorismo in tutto il mondo».

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Il generale Al-Sisi

 

 

Perché la politica di Al-Sisi dà fastidio? «Non si vuole colpire Al-Sisi ma l’Egitto in quanto tale. Quest’ultimo non va bene, in quanto è un paese relativamente stabile, e dunque bisogna distruggerlo». Per Giulietto Chiesa, «si stanno creando le condizioni per abbattere l’Egitto anche dal punto di vista economico: l’obiettivo è fare saltare Al-Sisi per mettere al suo posto i Fratelli Musulmani». Ricapitolando: perché i neocon vogliono creare il caos in Medio Oriente? «Perché gli Stati Uniti stanno precipitando a una velocità vertiginosa, e i neocon hanno capito che prima che ciò avvenga bisogna mettere tutto il mondo in uno stato di guerra. Se non si fa così l’America perderà il suo ruolo di dominio imperiale». Ma se i neocon sono così potenti, insiste Invernizzi, perché non riescono a vincere le elezioni Usa? «Come no, le vinceranno eccome». E con chi? «Se vince la Clinton i loro problemi sono già risolti, in quanto l’ex first lady ha le stesse identiche posizioni dei neocon. Hillary è una guerrafondaia fanatica e pericolosa. Dal momento che è una donna di scarsa intelligenza, come peraltro suo marito, mira al potere e di conseguenza si fa manovrare facilmente». Fantastico. E se vincesse Trump? «Se vince Trump lo rimetteranno al suo posto come hanno già fatto altre volte, per esempio con Kennedy».

tratto da: (clicca qui)

 

 

 

2016.05.19 – La Grande Truffa – 24° parte

Posted by Presidenza on 19 Maggio 2016
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A grande richiesta proponiamo, a puntate, il libro “La Grande Truffa” di Paolo Maleddu, uno di noi, un grande uomo che per il suo coraggio, la sua lealtà e la sua voglia di verità si trova oggi sotto l’attacco duro e sleale dello Stato italiano, uno Stato burattino delle lobbies bancarie internazionali

 

 

 

 

 

 

Paolo MALEDDU: “Ho scritto questo libro per una incontenibile necessità di condividere con quante più persone possibile un insieme di informazioni nelle quali mi sono imbattuto, e che hanno gradualmente aperto davanti ai miei occhi una visione del tutto nuova della realtà del mondo nel quale viviamo. 

Una realtà insospettata, spaventosa, nella quale siamo immersi ma che non riusciamo a vedere, perché confusa dietro una barriera di notizie ed immagini sapientemente filtrate, falsate o anche solamente ignorate. 

Le notizie che non vengono divulgate sono le più importanti.

C’è un mondo reale nel quale gli eventi scorrono così come avvengono, lieti o dolorosi che siano, in un flusso continuo. E uno parallelo, virtuale, creato dalla rappresentazione che i media danno di questa successione di eventi. 

Noi viviamo nel mondo virtuale che ogni giorno radio, giornali, televisioni e cinema costruiscono per noi. “Educati” sin dai primi anni di scuola ad essere prigionieri di verità ufficiali, ci è poi difficile accettare versioni diverse, scomode, che non rientrano nei nostri orizzonti.” 

Esistono due storie: la storia ufficiale, menzognera, che si insegna “ad usum Delphini”, e la storia segreta, in cui si rinvengono le vere cause degli avvenimenti, una storia vergognosa.”

 

La Grande Truffa – dalla 1° alla 20°parte                         La Grande Truffa – 21°parte

La Grande Truffa – 22° parte                                        La Grande Truffa – 23° parte

 

 

 

L’emissione monetaria

LA GRANDE TRUFFA

Come gli usurai internazionali si impossessano
di tutta la ricchezza prodotta dalla popolazione mondiale

24° parte

 

 

…………………….

I problemi iniziarono a sorgere quando i metalli assunsero un valore nominale, fittizio, non corrispondente ma superiore a quello del suo peso.

Quando il sovrano, l’imperatore romano od il signorotto locale fondevano le monete d’oro per poterne poi coniare un numero maggiore con la stessa quantità di metallo, più leggere ma con lo stesso valore nominale delle precedenti, in pratica creavano nuovo potere d’acquisto, rubandolo a quelle già esistenti. Svalutavano il valore di ogni singola moneta, aumentate di numero e valore complessivo, senza un aumento corrispondente delle merci da scambiare.

Con la cartamoneta a valore nominale, il problema si ingigantisce, esplode.

La fede di deposito emessa dall’orafo aveva valore creditizio, certificava un valore custodito come riserva, l’oro o l’argento, che garantivano il valore della promessa cartacea.

Ma le ricevute che eccedevano il valore della riserva si basavano solamente sulla fiducia, non essendo coperte dall’oro. Avevano un valore fiduciario, ed erano in realtà falsa moneta.

I buoni ordinari del Tesoro hanno anche essi un valore fiduciario, reso certo però dal lavoro e dalle proprietà di un intero popolo, e dalla forza della legge che verrà impiegata per espropriare immobili o altri beni ai cittadini che non potranno pagare le tasse con denaro.

L’odierna banconota in euro dal costo nullo ed a valore nominale, è anch’essa moneta fiduciaria. Una fiducia molto mal riposta, come ben sappiamo.

 La cartamoneta continua a essere spacciata come moneta a valore creditizio, nonostante non esista più nessuna riserva aurea.

I banchieri, prestandolo ad interesse al popolo grazie alla complicità della classe politica, si appropriano ingiustamente del valore monetario.

Spacciandosi per proprietari, emettono la banconota come un prestito con interesse concesso al richiedente, essendo il prestare prerogativa di chi possiede il bene.

La banconota nasce quindi come credito del banchiere e come debito del ricevente.

La moneta è la manifestazione di un debito.

 

Essendo in questo malvagio sistema monetario il debito inestinguibile, la moneta rappresenta di fatto la catena che ci lega al padrone.

Lo strumento che rende il banchiere padrone e noi schiavi.

Il mezzo di scambio trasformato in mezzo di controllo.

 

Vorrei farvi leggere alcuni brani estratti dalle opere di Giacinto Auriti e Francesco Cianciarelli, assolutamente indispensabili per capire a fondo l’essenza del segreto del valore nominale della moneta cartacea a costo nullo. Non prima di richiamare la vostra attenzione sul mamrè: leggendo il settimo versetto dell’estratto del Deuteronomio (quinto libro del Pentateutico, Antico Testamento) riportato, risulta evidente come l’aiuto generoso ed il prestito al fratello bisognoso sia praticamente un obbligo imposto dalla religione. Il mamrè non è altro che il riconoscimento scritto, emesso dal ricevente in favore del donatore, di un prestito ricevuto, un debito contratto. Un debito più che altro simbolico, effimero, dal momento che verrà condonato, e che trova origine in un lodevole atto di carità.

La moneta nasce come atto di amore e solidarietà, caratteristiche che le sono proprie, ma che purtroppo perderà presto a causa della perversa manipolazione operata dal banchiere.

 

Da “Le origini storiche della moneta e la sua influenza nelle vicende umane” del prof. Cianciarelli:

 

“Il più antico documento, antenato della nostra cartamoneta, è il mamrè di cui si parla diffusamente nella Bibbia, al libro di Tobia. Il mamrè costituiva il vero “strumento monetario” degli Israeliti la cui “emissione” era affidata alla sensibilità “religiosa” ed alla responsabilità dei singoli credenti, ed era protetto e sostenuto da una “solidarietà creditizia” che si estendeva a tutto il Popolo di Dio.”

 

“Al <debito dotato di potere di circolazione senza bisogno di girata>, la Bibbia non dedica alcuni versetti ma un intero libro, tanto era importante la <istituzione dello strumento monetario> e non ne parla in forma astratta, ma con un linguaggio semplice e chiaro, comprensibile a tutti. La istituzione del mamrè viene trasmessa di generazione in generazione come mezzo per attirare su di sé le benedizioni divine, l’esercizio della carità; il dono e il prestito senza interesse sono la fonte della vita che libera dal male.”

“La “dottrina sociale monetaria” di Mosè è contenuta nel Deuteronomio e si fonda essenzialmente su tre principi:

  • Tutti i credenti in Dio debbono farsi reciprocamente tra di loro “prestiti” senza “interesse”, nella misura delle loro necessità.
  • Il “prestito” ha una vita effimera: ogni 7 anni viene annullato, anche se non è stato pagato (= anno sabbatico).
  • Nessun credente può fare immagini di Dio, né intagliate, né incise, né stampate, né su pietra, né sui metalli. I metalli preziosi possono essere usati come merce e non come moneta. Da queste tre premesse scaturisce un quarto principio: “Poiché i credenti in Dio tra loro debbono farsi “credito”, nella misura della loro necessità, qualsiasi “debitore”, in qualsiasi momento, avrebbe potuto estinguere il proprio “debito” col ricavo di un “nuovo” debito contratto verso un “nuovo” creditore. Per cui il Comandamento di Mosè rendeva impossibile l’insolvibilità del debito; ed inoltre, a conseguenza dell’impossibilità di “coniare” monete in metalli preziosi, si faceva necessariamente ricorso ad un’altra moneta. Questa moneta era formata “dalle ricevute di credito” che rilasciavano i debitori; esse circolavano senza bisogno di “girata”, ed erano chiamate mamrè : l’antenato della nostra carta-moneta.

Il mamrè è nato come un “perfetto” strumento di carità e fratellanza. Il Comandamento “creditizio” ha istituito un “patto” ben preciso tra Dio ed il Suo popolo che mediante questo strumento ha ottenuto una particolare “struttura sociale”, unica nella storia antica, perché in sostanza le aveva dato la “struttura” di una “Cooperativa Creditizia”, e la possibilità di creare dal nulla una moneta nominale (cartacea) di costo nullo, ma di un valore effettivo, arbitrario e convenzionale, e dotato di una garanzia assoluta perché protetto dalla “solvibilità” di tutto il popolo di Dio. Questo Comandamento era una promessa per il genere umano. Era uno strumento di carità, di amore e di benessere per tutte le genti! Ma è stato trasformato in uno strumento di preda e di pianto e di sofferenza!”

 

“Ciò significa che il Comandamento di Mosè è stato rivelato per tutti i popoli della terra, che ancora attendono lo “strumento”, la “istituzionalità” che renda possibile la fraternità e l’amore: la moneta; ma usata nei “modi” e “termini” prescritti da Dio e rivelati per bocca di Mosè.

I mamrè ben presto si diffusero anche fuori dai confini dello Stato di Israele, poiché i mercanti stranieri erano ben disposti ad accettare questi “simboli” monetari in luogo delle monete d’oro; primo, perché evitavano di essere depredati; secondo, perché avevano, nel simbolo, il “massimo” affidamento, in quanto la “ricevuta” di pagamento emessa dal singolo ebreo era garantita solidalmente da tutto il popolo ebraico. La certezza dell’adempimento divenne tale che chi aveva in mano il “titolo di credito”, riteneva più comodo trattenerlo presso di sé che presentarlo piuttosto “all’incasso”. A questo punto, la natura “originaria” del “documento” veniva modificata poiché perdeva la funzione di “documento creditizio” per diventare quello di “valore convenzionale monetario”! Detto “valore convenzionale” gli veniva conferito dagli stessi operatori economici, come conseguenza della certezza di poterlo esigere alla scadenza; ed essi, quindi, si ritenevano soddisfatti semplicemente nel possederlo (detto documento), senza presentarlo all’incasso. Ecco perché nella pratica mercantile, il documento monetario, emesso da un semplice componente del popolo ebraico, acquistò un valore equivalente, se non superiore, a quello dell’oro.

La comunità ebraica poteva immettere sul mercato una quantità illimitata di mamrè che “acquistavano” un “valore reale”, ( riconosciutogli dai singoli operatori economici che li accettavano come mezzo di pagamento), ma in realtà di “costo nullo” (solo carta e inchiostro). I mamrè non provocavano l’accumulazione delle “passività” ( tra gli ebrei) perché ogni sette anni, secondo il Comandamento Mosaico, tutto il “debito” veniva annullato; però venivano ad appropriarsi di tutti i beni, oggetto di scambi, in quanto, come abbiamo visto, i mercanti lo preferivano all’oro stesso, per cui il mamrè continuava il suo cammino da confine a confine, essendo i possessori certi della solvibilità ed esigibilità . .

Con la “diaspora”, il popolo ebraico conquistò la “sovranità monetaria” presso tutti i popoli del mondo, mediante appunto il monopolio del conio dei simboli monetari di costo nullo, reso possibile dalla “esclusività” del “segreto monetario” instaurato tra le “colonie israelite” della Legge mosaica. La carta-moneta ebraica veniva in effetti a fare concorrenza alle attività di coloro che si servivano di moneta merce (= oro, argento, bronzo, bestiame, sale, ecc.). La potenzialità di scambio di coloro che usavano la moneta-merce, infatti, era vincolata dalla quantità di queste merci pregiate disponibili, mentre la carta moneta era inesauribile. La conseguenza di questo stato di cose fu che ovunque si inserì l’attività mercantile della “diaspora” ebraica, l’uso della moneta-creditizia (aggiungendosi alla moneta-aurea, argentea o bronzea) rendeva tutta la moneta più abbondante. Conseguentemente, l’oro, l’argento ed il bronzo avevano sempre meno valore là dove aumentava la circolazione di carta-moneta.

La “moneta cattiva” (di costo nullo) cacciava quindi la “moneta buona”. Il fatto si è verificato nei primi tre secoli dell’impero Romano. L’immensa potenza degli Ebrei, di cui parla Tacito, fu creditizia, economica, e la demonetizzazione di tutti i popoli del Mediterraneo provocò il crollo dell’Impero Romano. Circolazione ed indebitamento di Roma verso Israele fu come mettersi il “cappio alla gola”! Per tutto il “Medioevo”, ed ancora ai nostri giorni, nessuno dei glossatori Cristiani del Deuteronomio è riuscito a squarciare il velo di mistero in esso contenuto; nessuno è penetrato nel segreto che Dio ha affidato alla tradizione orale del popolo ebraico, segreto tenuto ben custodito dal momento che nessuno è mai riuscito a svelarlo! Nessuno si è reso conto che i popoli romani erano demonetizzati, non già perché subivano prestiti ed interessi esosi e strozzineschi, ma perché, in effetti, con i loro traffici veniva a stabilirsi sul mercato monetario una moneta che era una “tassa”! Per cui i popoli non venivano espropriati degli interessi, ma del valore relativo al capitale monetario creato dal nulla (mamrè) e dato loro in prestito!!!

 

Da quando esiste il mondo, da che esiste moneta, cioè dall’epoca (della seconda rivelazione) di Mosè, non si conoscono che due procedimenti per fare moneta:

 

  • Conferire questo ruolo ad una merce; che presenta una certezza perché ha valore (oro, argento, rame);
  • Conferire questo ruolo alla fiducia, cioè al credito: che presenta una certezza perché dà valore ad una concezione dello spirito (promessa di pagamento, individuale o bancaria o statale), raffrontandola con garanzie legali.

 

La strategia consiste nel far passare il mondo dalla moneta che < ha valore> alla moneta a cui si <dà valore>.

Fondare una moneta sulla fiducia e sul credito, porta a conferire fiducia all’autorità che gestisce questo credito. L’esperienza insegna che le banche nazionali, i governi nazionali, e i governi e le autorità internazionali, hanno sempre abusato del loro potere.

(…)

Nessuna strategia di dominazione è frutto di una improvvisazione: e la strategia monetaria, ha raggiunto il capolavoro della  “INVERSIONE CONTABILE”  grazie a una lunga pazienza. Dietro alle sue spalle c’è una azione che è appunto millenaria.

La “inversione contabile” si attua equivocando sul concetto di “pagamento”; cosa si intende per pagamento? Quindi di “mezzo o strumento” nella storia economica.

Il pagamento ha due aspetti : un aspetto REALE ed un aspetto FORMALE.

Il pagamento è reale se viene effettuato con un bene reale dotato di un proprio valore intrinseco: una merce.

Il pagamento è invece formale se viene effettuato per giro di scrittura, (o con carta-moneta). È formale, perché provoca solo un riconoscimento formale del debito. La cessione di un documento (carta-moneta) che non conferisce al creditore un bene reale! Ma solo un diritto a pretenderlo. Il pagamento formale provoca un cambiamento di debitore: il debito non si estingue, ma solo si trasferisce. In questo caso il pagamento si perfeziona ( e diventa reale ed effettivo) solo quando il NUOVO debitore, sostituisce il “pagherò” con una prestazione effettiva, cioè una merce.

È una concezione antica. Dice infatti Aristotele: “Il pagamento è perfetto e reale insieme, se viene fatto con moneta reale di materia pregiata; è formale solamente se per giro di scrittura, o con moneta di carta, perché allora si ha solo cambiamento del debitore, ed il pagamento non è perfetto fintanto che il nuovo debitore non ha dato la moneta pregiata, o lo Stato NON HA CAMBIATO IN MONETA BUONA QUELLA STRAORDINARIA”.

È chiaro che questi concetti sono stati dimenticati.

Il pubblico oggi non conosce che il pagamento effettuato con il biglietto. Per l’abitudine di usare la carta, la gente ha fatto della carta-moneta la sola moneta dei paesi civili. Il pubblico non richiede più la trasformazione di carta-moneta in oro. Non pensa che essa è un DEBITO DI BANCA.

Questi sono i fatti: sostituendo nelle abitudini l’uso del pagamento formale a quello del pagamento reale, si abbandona al Sistema bancario la Rendita Netta corrispondente alla moneta cartacea e creditizia che il Sistema crea senza suo costo e tutto il Reddito Monetario si trasferisce dalla colonna delle Attività del produttore, a quella delle Passività.

Questa surrogazione di una Moneta (prodotta attiva) con una Antimoneta (non prodotta, ma accettata per consuetudine e convenzione) senza valore intrinseco, rappresentativa di un debito, e quindi passiva, compie una Rivoluzione Sociale che trasferisce il Potere delle classi produttrici a quelle contabili.”

 

Un ringraziamento al professor Cianciarelli, non avrebbe potuto essere più chiaro nella sua esposizione del segreto del valore della cartamoneta.

Sono concetti fondamentali da leggere e rileggere per una comprensione profonda del valore monetario.

Infine, un brano tratto da “L’ordinamento internazionale del sistema monetario” del prof. Giacinto Auriti:

 

Non si può comprendere come sia stata possibile la realizzazione storica di questa strategia monetaria, se non si considera la fondamentale esperienza del popolo ebraico dopo la fuga dall’Egitto. Questo popolo si fermò e visse per quarant’anni nel deserto del Sinai, in un periodo storico in cui l’economia era prevalentemente agricola. Per sopravvivere non aveva altra alternativa che spendere il tesoro sottratto agli egiziani, consumando definitivamente la ricchezza acquistata, ovvero trovare un espediente per appropriarsi senza costo dei beni prodotti dagli altri popoli.

 

È storicamente provato che il popolo ebraico, invece di comprare merce mediante l’oro e l’argento, introdusse nel mercato come mezzi di pagamento, i titoli rappresentativi dell’oro e dell’argento, ed i mercanti stranieri erano ben disposti ad acquistare questi simboli (mamrè o memrà) in luogo delle monete metalliche, sia perché, usando i titoli rappresentativi evitavano il rischio di essere depredati dai predoni (che non avendo alcuna cultura scritturale non raffiguravano nei simboli documentali alcun valore monetario), sia perché avevano nel simbolo il massimo affidamento, in quanto questa cambiale emessa dal popolo israelita era garantita solidalmente da tutta la collettività ebraica.

 

Non ci si può spiegare infatti l’assoluta fiducia riconosciuta dal mercato al simbolo documentale, così come se fosse stato esso stesso d’oro, se non si considera il poderoso influsso che ebbero nel popolo ebraico alcuni fondamentali comandamenti mosaici. Mosè infatti comandò al suo popolo l’obbligo del prestito reciproco in caso di bisogno e la remissione dei debiti ogni sette anni, in ricorrenza del cosiddetto anno sabbatico (Deuteronomio, 15, 1-7).

Nel rispetto collettivo di questi precetti, per l’ebreo era indifferente prestare o non prestare denaro al proprio fratello, perché avendo prestato denaro, ognuno a sua volta era in condizioni di pretendere il prestito da un altro ebreo, ed era altresì indifferente che nell’anno sabbatico si avesse la remissione dei debiti perché – per quanto grande fosse stato l’ammontare dei debiti estinti – si era sempre nella condizione di poterli riaccendere all’inizio del nuovo settennio.

 

Da questi comandamenti mosaici derivò che, ogni qual volta la cambiale veniva presentata per l’incasso, veniva regolarmente pagata, perché il debitore insolvente poteva rivolgersi per un prestito ad un altro ebreo, e questi glielo concedeva per comandamento religioso, tanto più perché, se a sua volta avesse avuto necessità di denaro, poteva pretenderlo nei confronti di altro componente il popolo ebraico. Così avvenne che ogni titolo di credito emesso da un qualunque componente il popolo ebraico, era sorretto dalla responsabilità solidale di tutti gli ebrei.

 

La certezza dell’adempimento divenne tale che, chi aveva in mano il titolo di credito, riteneva più comodo tenerlo presso di sé, piuttosto che presentarlo all’incasso. Infatti, il valore originariamente previsto come conseguibile alla scadenza del credito, ovvero alla presentazione dell’incasso, diveniva un valore conseguito immediatamente, mediante il possesso del documento, per la certezza del diritto nata dalla fiducia e dalla esperienza mercantile. Era, infatti, la certezza del diritto a causare nell’animus del creditore portatore del titolo, l’anticipazione al momento attuale dei valori previsti come conseguibili al momento della scadenza ed a far si che il titolo di credito acquistasse immediatamente un valore nuovo, attuale ed autonomo. Così ci si spiega come il portatore si riteneva soddisfatto del credito rappresentato nel titolo, senza presentarlo all’incasso, per il solo fatto di avere in mano il documento.

 

Si modificava in tal modo la natura originaria del documento perché esso perdeva la natura creditizia per assumere quella di valore convenzionale monetario. Ecco perché nella pratica mercantile il documento monetario emesso dal componente il popolo ebraico acquistò un valore equivalente o addirittura maggiore di quello dell’oro.

 

La monetizzazione dei debiti come espediente per spacciare moneta di costo nullo è acutamente rilevata da Ezra Pound quando afferma : “La Banca d’Inghilterra fu basata sulla scoperta che, invece di prestare denaro, si sarebbero potute prestare le cambiali della Banca”. È evidente che, su queste basi, ha avuto origine una vera e propria strategia di dominazione in cui il sistema bancario riesce ad indebitare i mercati del valore monetario che crea dal nulla, e con tanta maggior efficacia, in quanto all’incorporazione del valore monetario nei simboli cartacei, corrisponde la contestuale demonetizzazione dell’oro, dell’argento ed in genere di tutte le merci tradizionali.

 

È ovvio infatti che, con la emissione e circolazione dell’oro carta, la gran parte del potere d’acquisto monetario veniva estratto dai simboli merce ed incorporato nei simboli di costo nullo. Questa alterazione dell’equilibrio monetario è stata una delle cause determinanti dei sistemi politici. Così, per esempio, non è senza significato la circostanza che la decadenza dell’Impero Romano si verifichi contestualmente alla tosatura delle monete, operata dagli imperatori per colmare i vuoti monetari causati nell’erario dalla demonetizzazione dell’oro. Sicchè si era costretti, per conservare una adeguata liquidità monetaria, a ridurre il peso delle monete o a fondere nel conio metalli nobili con metalli vili, come è provato dalla storia numismatica.

 

Il sistema bancario ha quindi compreso che, spostando la convenzione monetaria dal simbolo merce al simbolo di costo nullo, del quale peraltro controllava il monopolio dell’emissione per privilegio legislativamente riconosciuto, poteva conseguire il risultato di appropriarsi del valore monetario creato dal mercato. Su questo principio, per successivi graduali passaggi, il sistema bancario ha estratto dall’oro la gran parte, se non addirittura, in alcuni casi, la totalità del valore dell’oro.

 

La demonetizzazione dell’oro, conseguente a questa strategia di dominazione dei mercati, ha sottratto ai vertici economici e politici tradizionali il valore monetario di cui disponevano, cioè la loro stessa potenzialità economica, e con essa, la sovranità politica. Si è realizzata così una forma macroscopica ed occulta di lucro, in cui i forzieri pieni d’oro delle monarchie della vecchia Europa e di tutti i risparmiatori, che erano per tradizione assuefatti a fare affidamento su questo simbolo monetario, erano svuotati non del loro contenuto materiale, ma del contenuto immateriale: il valore.

 

Su questi presupposti la decadenza dei sistemi politici è regolarmente causata dall’esplosione dei debiti che, non a caso, nella storia ha sempre coinciso con la demonetizzazione dell’oro. Una volta estratto dall’oro il suo valore monetario, esso era acquistato dal sistema bancario, cioè dai produttori di simboli monetari di costo nullo, che diventavano i nuovi padroni del mondo.

 

La realizzazione di questo strumento è stato possibile mediante il dominio assoluto della forma (monopolio dell’emissione), oltre che dalla consapevolezza culturale che la incorporazione del valore convenzionale nel simbolo consente la possibilità di oggettivare il valore in un nuovo bene, manifestarlo, conservarlo ed attribuirne la proprietà al portatore del documento. Su questa premessa, poiché il primo portatore è l’emittente, la banca si attribuisce la proprietà del denaro che emette, tanto è vero che lo emette prestandolo e, come si sa, prestare denaro è una prerogativa esclusiva del proprietario. La famosa frase del Paterson: “Il banco trae beneficio dall’interesse su tutta la moneta che crea dal nulla”, che appare spregiudicatamente sincera, in effetti nasconde la parte più importante della verità, perché non è vero che il banco si arricchisce solo dell’interesse, ma anche ed innanzi tutto della stessa moneta, il cui valore – come abbiamo visto – non è creato dalla banca, ma dalla collettività.”

Credo che con questi ultimi brani si faccia chiarezza completa sul segreto della creazione del valore monetario e della trasformazione del simbolo in un vero e proprio debito utilizzato per espropriare il ricevente dell’equivalente del valore scambiato.

Con il baratto e con la moneta merce lo scambio veniva concluso perché si trasferivano contestualmente dei beni reali.

Con la cartamoneta di costo nullo si scambia un bene reale con una scrittura contabile. La banconota è solo un diritto ad avere una merce, e lo scambio sarà concluso solo quando il portatore del biglietto lo cambierà con un bene reale. Ma la cambiale continuerà a circolare, il debito si è solo trasferito, rimane in attesa di individuare il successivo debitore.

Il gran beneficiato rimane il produttore di quel simbolo, colui che si impossessa di merce dando in cambio un biglietto di carta di costo nullo.

Continuando ad immettere nella società tali banconote, si impossessa  della ricchezza prodotta dalla comunità, grazie al rovesciamento contabile che ha trasformato il primo ricevente in debitore del valore monetario. Il primo ricevente dà una merce in cambio di un biglietto di carta, e per sua fortuna si rifarà nel momento in cui trasferirà quel debito ad un successivo portatore, facendosi consegnare un bene reale.

Così come i popoli antichi accettavano la cambiale firmata da un membro della comunità ebrea per la certezza di poterla riscuotere, così noi con la stessa sicurezza accettiamo oggi convenzionalmente un biglietto di carta come moneta, sapendo che altri ce la cambieranno con beni reali.

Agiamo così per consuetudine, senza capire cosa sia il denaro e chiederci da dove provenga il suo valore.

La certezza della riscossione, oggi garantita dalla legge che dichiara la banconota moneta legale dello stato a corso forzoso e senza riserva, permette l’anticipazione del valore, trasformando subito la carta in denaro.

La cambiale non è più tale e viene resa superflua l’attesa di una riscossione che non ci sarà.

Nel mondo ebraico, come abbiamo visto, il simbolo cartaceo del debito del singolo individuo aveva valore per la certezza della riscossione in quanto garantito in solido da un intero popolo. Questo principio è lo stesso che continua oggi a dare valore alla carta moneta. È il popolo nel suo insieme che garantisce, con il proprio lavoro e le proprietà, il valore della cartamoneta.

I banchieri disonesti, detentori da millenni del monopolio della cultura monetaria, alimentando la nostra ignoranza, continuano ad impossessarsi di tutto il valore monetario emesso, e con esso di tutta la ricchezza da noi prodotta, spacciandosi per proprietari della moneta.

Mentre al massimo potrebbero essere fabbricanti del simbolo, per nostra concessione.

Il popolo inconsapevole non percepisce l’inganno, e viene per di più tradito e venduto da una classe politica profumatamente pagata per difenderlo e rappresentarlo.

Il popolo viene trasformato, con l’inganno di una democrazia fittizia e di un inesistente stato di diritto, in un gregge indifeso al quale si sottrae tutto ciò che è possibile, compresa la vita stessa.

Il valore monetario appartiene al popolo a titolo originario in quanto sovrano.

La popolazione mondiale, non il banchiere, deve essere proprietaria del  valore monetario.

 

La moneta è uno straordinario strumento di ricchezza per tutta l’Umanità, non può esserlo solo per un esiguo numero di Usurai fanatici e criminali.

continua…….

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Paolo MALEDDU

“criptosimbolismo” – ossia lo studio del simbolo nei suoi diversi livelli di significato e la sua applicazione occulta nella società – e di come sia stato praticato da una élite originariamente proveniente dai “Popoli del mare”

 

L’aristocrazia nera, ovvero: storia occulta dell’élite che da secoli controlla la guerra, il culto, la cultura e l’economia. E’ il teama dell’ultima indagine di Riccardo Tristano Tuis, saggista e musicista. Punto di partenza: quali sono le origini della cosiddetta aristocrazia nera? Che cosa si nasconde dietro ai simboli, l’araldica e le gesta di certi casati nobiliari? Che rapporto hanno con il potere? «Nel corso dei secoli – scrive Tuis – i simboli e le religioni si sono trasformati in diábolos, strumenti d’inganno per separare anziché essere impiegati nella loro funzione naturale di unità (symbolon)», all’insegna del “divide et impera”, che «è stata da sempre la regina delle strategie finalizzata al mantenimento del potere dell’aristocrazia nera sul territorio». Poche famiglie, da sempre, controllano la nostra vita. «Le radici della sanguinaria storia dell’aristocrazia nera, che nel tempo prende le sembianze delle famiglie di banchieri europei legate alla Chiesa e ad alcune specifiche casate reali eurasiatiche, vanno cercate al di fuori dell’Europa, in popoli noti come Kazari, Sarmati e Sadducei che a un certo punto conversero all’interno di un gruppo noto come Ashkenaziti, mascherandosi come ebrei ortodossi o paladini della Cristianità, raggiungendo le più alte cariche in tutta Europa».

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L’aristocrazia nera, il libro di Tuis

 

 

Queste famiglie – scrive Uno Editori – iniziarono a spartirsi gli Stati europei, dando così vita a faide interne come quella dei guelfi e dei ghibellini e a uno scontro diretto con tutti i loro oppositori, fino a giungere all’attuale costituzione di un Nuovo Ordine Mondiale con il suo occulto controllo globale attraverso una rete di organi sovranazionali, congregazioni religiose, corporazioni economiche e di comunicazione di massa». L’autore mostra inoltre alcuni dei più intimi segreti di questa oscura élite, smascherando l’intricata rete che lega le religioni con i movimenti spirituali e le società segrete con la politica e i servizi segreti. L’opera presenta come chiave di lettura il cosiddetto “criptosimbolismo” – ossia lo studio del simbolo nei suoi diversi livelli di significato e la sua applicazione occulta nella società – e di come sia stato praticato da una élite originariamente proveniente dai “Popoli del mare” che colonizzarono le aree in cui si fondarono la civiltà fenicia, del Mar Nero, della Valle dell’Indo, nonché quelle sumera, cinese, egizia e mesoamericana, per poi diversificarsi nei ceppi sarmato-sadduceo che diedero i natali all’élite sacerdotale del Tempio della Palestina e dei cavalieri nomadi degli Urali, da cui ebbero a loro volta origine le casate europee.

«Questa élite ha rappresentato la casta sacerdotale, guerriera e mercantile del tessuto sociale ove si infiltrava e ha sempre detenuto il potere religioso, militare e finanziario e dunque politico fin dai tempi della Sumeria e dell’antico Egitto», continua l’ediore. «Solo negli ultimi secoli il suo potere si è esteso al punto che, per proteggersi, si è dovuta celare sotto falsi nomi e mansioni, senza così esporsi all’attenzione delle masse, tranne nel caso dei reali inglesi che sono pubblicamente a capo dello Stato e della Chiesa anglicana, caso che si ripresenta anche in Norvegia e Andorra». L’aristocrazia nera, infatti, «fa di tutto per mantenere nascoste le sue oscure origini e le sue trame per manipolare la storia: troppo spesso i tiranni o dittatori che muoiono ghigliottinati, fucilati o per mano della folla sono in realtà solo dei burattini, teleguidati dai veri governanti che si nascondono dietro di loro». Attraverso il Sacro Romano Impero, sostiene Tuis, questa élite occulta conquistò l’Europa e alcune aree limitrofe, poi con le Repubbliche marinare si espanse nel Mediterraneo ed esplorò nuove aree di colonizzazione, infine con l’Impero britannico raggiunse tutti e cinque i continenti che, attualmente, sono per la maggior parte posti sotto il protettorato militare degli Stati Uniti d’America.

Pubblicazione1-

 

 

Riccardo Tristano Tuis

 

 

«Se gli Stati Uniti sono divenuti il braccio armato dell’aristocrazia nera, restano al momento ancora Roma e Londra le due capitali del loro potere». Spiegazione: «Roma è la caput mundi del culto in tutte le sue diversificazioni, mentre Londra è la stanza dei bottoni in cui si controlla il mondo attraverso l’ingegneria sociale, l’alta finanza e il signoraggio bancario». Quella dei grandi banchieri internazionali, che stampano moneta privata e la vendono agli Stati, «è la secolare truffa che ha permesso ad alcune specifiche famiglie di acquisire i mercati, i monopoli, le Repubbliche e monarchie infiltrandosi nelle casate europee al punto da sostituirsi a buona parte di esse». L’autore mostra come le famiglie di banchieri europei, legate alla Chiesa e ad alcune specifiche casate reali, non siano realmente europee ma provengano invece da alcune popolazioni asiatiche. «Tutti i presidenti degli Stati Uniti d’America provengono dalla schiatta dei Plantageneti, nello specifico da Re Giovanni d’Inghilterra». E la casata dei Plantageneti «è in realtà una ramificazione guelfa di quella che è stata la potente e stratificata casata europea, l’aristocrazia nera per eccellenza: i Welfen».

tratto da: (clicca qui)

 

 

 

 

 

 

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Sabato 14 maggio 2016 al baretto di Porto Ferro (SS) in via Airatu, 21

Giancarlo Di Tiamat terrà una Conferenza/Assemblea sul tema:

SOVRANITA’ INDIVIDUALE APPLICATA

“Le origini della grande frode”

“La matrix moderna”

“La schiavitù del denaro”

 “Le menzogne delle ex Istituzioni”

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