2016.06.26 – La Grande Truffa – 27° parte

Posted by Presidenza on 26 Giugno 2016
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A grande richiesta proponiamo, a puntate, il libro “La Grande Truffa” di Paolo Maleddu, uno di noi, un grande uomo che per il suo coraggio, la sua lealtà e la sua voglia di verità si trova oggi sotto l’attacco duro e sleale dello Stato italiano, uno Stato burattino delle lobbies bancarie internazionali

 

 

 

 

 

 

 

 

Paolo MALEDDU: “Ho scritto questo libro per una incontenibile necessità di condividere con quante più persone possibile un insieme di informazioni nelle quali mi sono imbattuto, e che hanno gradualmente aperto davanti ai miei occhi una visione del tutto nuova della realtà del mondo nel quale viviamo.

Una realtà insospettata, spaventosa, nella quale siamo immersi ma che non riusciamo a vedere, perché confusa dietro una barriera di notizie ed immagini sapientemente filtrate, falsate o anche solamente ignorate.
Le notizie che non vengono divulgate sono le più importanti.
C’è un mondo reale nel quale gli eventi scorrono così come avvengono, lieti o dolorosi che siano, in un flusso continuo. E uno parallelo, virtuale, creato dalla rappresentazione che i media danno di questa successione di eventi.
Noi viviamo nel mondo virtuale che ogni giorno radio, giornali, televisioni e cinema costruiscono per noi. “Educati” sin dai primi anni di scuola ad essere prigionieri di verità ufficiali, ci è poi difficile accettare versioni diverse, scomode, che non rientrano nei nostri orizzonti.”

“Esistono due storie: la storia ufficiale, menzognera, che si insegna “ad usum Delphini”, e la storia segreta, in cui si rinvengono le vere cause degli avvenimenti, una storia vergognosa.”

 

La Grande Truffa – dalla 1° alla 20°parte                   La Grande Truffa – 21°parte

La Grande Truffa – 22° parte                                  La Grande Truffa – 23° parte

La Grande Truffa – 24° parte                                  La Grande Truffa – 25° parte

La Grande Truffa – 26° parte

 

 

L’emissione monetaria

LA GRANDE TRUFFA

Come gli usurai internazionali si impossessano
di tutta la ricchezza prodotta dalla popolazione mondiale

27° parte

 

 

…………….

Capitolo XX

I politici. Grandi stipendi per piccoli uomini

 

I politici sono i camerieri dei banchieri”.

La definizione, attribuita ad Ezra Pound, è più che mai attuale. Non era forse nelle intenzioni del poeta attribuire ai politici un atteggiamento servile.

Il proposito era probabilmente quello di evidenziare la totale dipendenza del potere politico da quello finanziario.

Ezra Pound ha trascorso la propria vita a combattere con ostinazione ciò che egli semplicemente chiamava Usura.

Naturalmente i Grandi Usurai non gradiscono intromissioni di personaggi influenti che possano in qualche modo risvegliare i popoli dal loro sonno profondo, si sono accaniti in modo particolare contro il poeta americano, perché, come dice Giano Accame nel suo “Ezra Pound Economista”,

 

indicò nelle manipolazioni monetarie, piuttosto che nella lotta di classe, il problema del secolo”.

 

 Bollato come pazzo, anche per la sua simpatia per il regime fascista, venne letteralmente rinchiuso  in una gabbia senza processo prima,  per poi essere costretto a trascorrere ben 12 anni in un manicomio statunitense.

Questo fatto, insieme alle tante morti eccellenti coperte dal silenzio mediatico,  dà la misura di quanto importante sia per il Potere Occulto mantenere il monopolio monetario.

 

La classe politica, ormai quasi completamente vuotata di ogni potere, può fare ben poco per contrastare la grande finanza internazionale.

Il concetto è ben riassunto nelle parole di Fray Beto, ministro della cultura del governo brasiliano, pronunciate dopo la vittoria del suo amico Lula Da Silva alle elezioni del suo paese:

Lula Da Silva ha conquistato il governo, non il potere”.

 

Ma c’è anche una frase di Lenin, molto significativa al riguardo:

Lo Stato non funziona come avremmo desiderato. La macchina non ubbidisce. Un uomo è al volante e crede di guidarla, ma la macchina non va nella direzione voluta. Si muove secondo il desiderio di un’altra forza.”

Chi comanda all’interno dei partiti e del parlamento sono un esiguo numero di persone, i leader, coloro che dettano le linee di condotta. Tutti gli altri, i cosiddetti peones, non hanno voce in capitolo, sono profumatamente remunerati per subire decisioni prese da altri e aiutare a sfornare una quantità di leggi che non risolvono problemi, ma che servono solo a restringere gli spazi di libertà, tenerci a bada, complicarci la vita e limitare ulteriormente i nostri diritti.

 

Anche ai leader è rimasto solo “il potere di subire” le decisioni dei veri dominatori.

Il Potere economico/finanziario ha un controllo ormai totale del potere politico.

Il commento di Mark Alonzo Hanna, mitica figura di organizzatore di campagne elettorali, espresso nel 1896 mentre era consulente del presidente americano William McKinley, rende bene l’idea:

 

Per vincere occorrono due cose. La prima è avere molti soldi . . . la seconda . . non me la ricordo”.

 

Le elezioni sono appannaggio di chi ha più soldi da spendere, non del miglior candidato.

Siccome il mezzo monetario è in mano alla Grande Finanza, il Capitale decide chi mettere al comando. Ecco perché possono arrivare a ricoprire la carica di presidente degli Stati Uniti, solo apparentemente l’individuo con maggior peso politico nel mondo attuale, uomini come Ronald Reagan, o i due Bush, padre e figlio.

In una elezione nella quale le capacità intellettuali e le qualità morali fossero determinanti, difficilmente questi signori sarebbero arrivati a ricoprire tale incarico. Ma non sono queste le qualità fondamentali necessarie.

Sono piuttosto l’obbedienza e la sottomissione al Grande Capitale.

Senza l’appoggio dei banchieri nessun singolo uomo può sperare di arrivare alla presidenza degli Stati Uniti grazie alla forza delle proprie idee.

È pura utopia.

I banchieri finanziano quasi tutti i candidati, gli ultimi dieci, poi gli ultimi sei, ed infine entrambi i contendenti finali, il rappresentante democratico e quello repubblicano. Chiunque vinca è uomo loro.

Per vincere c’è bisogno di capitali enormi.

Barack Obama, primo nero nella storia, è stato eletto presidente degli Stati Uniti d’America.

Anche a noi avrebbe fatto piacere credere alle speranze di cambiamento che la sua elezione aveva suscitato nel popolo ingenuo, ma da subito pareva trovarsi  in uno stato di “libertà vigilata”.

 Non può cambiar niente. Dove avrebbe preso Obama i soldi necessari all’elezione? Dai contributi di venti dollari inviati da privati cittadini così come si era letto sulla stampa dei padroni? Quello è il mondo virtuale, rappresentato a nostro uso e consumo.

Obama è un piccolo cambio di facciata, perché tutto rimanga come prima: ha a disposizione solo lo spazio che la Grande Finanza internazionale decide di concedergli, né più né meno.

L’ultimo Bush, trascinando (non per suo volere) l’occidente in una guerra senza fine, aveva portato la spesa bellica americana a livelli mai raggiunti in precedenza:  con Obama il budget è in costante aumento.

 

La carica politica è a termine, il Potere Invisibile continua a dirigere la società con sempre nuovi burattini.

Quando i politici o i dittatori di un qualsiasi paese non si allineano al vero potere, vengono detronizzati con le buone, perdendo elezioni popolari contro avversari designati dall’elite, o con le cattive, spazzati via per mezzo di guerre e rivoluzioni appositamente organizzate, assassinati o comunque eliminati in qualche modo.

La lista, con tanti nomi eccellenti, è abbondantemente incompleta: Abraham Lincoln, lo Zar di Russia nel 1917, Hitler e Mussolini, Mohammad Mossadecq in Iran nel 1953, Jacobo Arbenz in Guatemala nel 1954, Omar Torrijos a Panama nel 1981, Jaime Roldòs in Ecuador nel 1981, Noriega di nuovo a Panama, John Fitzgerald Kennedy, Salvador Allende, Saddam Hussein, ed innumerevoli altri nei paesi del terzo mondo ed in Africa in particolare.

Esagerazioni?

Solo per coloro “educati” dalla storia ufficiale.

Cercate in google Thomas Sankara, giovane leader del Burkina Faso assassinato nel 1987:  la sua storia è significativa, ed il suo famoso discorso sul debito degno di tutta la nostra ammirazione.

 

Rientrando nei confini del nostro paese, diciamo che i politici fanno di tutto per rendersi particolarmente antipatici ai nostri occhi, coi loro comportamenti arroganti ed una straripante  presenza sugli schermi televisivi.

Il delirio di onnipotenza e l’ipocrisia che trapelano dai loro discorsi sono  insopportabili: pensano sempre di parlare ad un pubblico di analfabeti creduloni da prendere per i fondelli.

Non è il caso comunque che ci lasciamo andare a facili e poco utili invettive.

Tutto è stato probabilmente già detto su di loro, nel bene e nel male.

Non sono e non possono essere i colpevoli di ogni male, sarebbe attribuir loro un potere che in realtà non hanno.

Limitiamoci ad alcune pacate riflessioni.

 

Le retribuzioni dei politici sono troppo elevate.

Questo fa  si che il 99% delle persone che si avvicina alla politica non abbia in mente di risolvere i problemi della comunità, quanto piuttosto le loro personalissime situazioni economiche. 

Non è accettabile che il compenso mensile di un parlamentare regionale o nazionale sia dieci volte quello di un normale cittadino. Tre, quattro volte il valore di uno stipendio medio dovrebbe essere una cifra dignitosa che non faccia gridare allo scandalo.

Ora anche a livello comunale gli stipendi stanno assumendo proporzioni considerevolmente superiori alle retribuzioni dei normali lavoratori.

I politici sanno bene di essere una classe privilegiata. L’entità degli stipendi ricevuti, o se preferite, la possibilità di perderli (assieme a tanti privilegi),  li rende ricattabili al volere dei poteri forti, e gli interessi strettamente economici hanno la meglio sugli ideali.

Le cariche pubbliche nei punti chiave dell’amministrazione vanno necessariamente assegnate: se le persone oneste continuano a stare lontano  dalla politica per naturale rigetto, quegli incarichi verranno ricoperti da individui attratti dalle elevate retribuzioni piuttosto che dal perseguimento del bene pubblico.

Gli amministratori, comprendendo anche oscuri burocrati e funzionari delle istituzioni pubbliche,  sono ormai un esercito: la popolazione lavoratrice non può più onestamente sopportare il carico di tanti e tanto lauti stipendi.

Per non parlare dei vitalizi.

La nostra scarsa partecipazione alla vita pubblica e la mancata assunzione di responsabilità che invece competono a tutti i cittadini, hanno reso possibili tutta una serie di avvenimenti, quali il furto del valore monetario, la costruzione del mondo virtuale, la perdita della sovranità popolare, l’insopportabile pressione fiscale, l’azzeramento della democrazia.

Abbiamo concesso troppo spazio ai politici. Moltissimi di loro hanno ceduto al richiamo del denaro, servono il Grande Capitale piuttosto che il popolo,  non possiedono quell’autorità morale necessaria per dettare le regole di comportamento.

Ci sarebbe  bisogno di una rivoluzione pacifica, popolare, senza armi.

Il cambiamento deve venire da noi, i cittadini elettori, attraverso un maggior coinvolgimento nella res publica.

 

Ci sono due tipi di politici: quelli imposti dall’alto dal potere dell’elite economico/finanziaria, e gli altri eletti dal popolo.

Purtroppo, sono i primi che hanno il potere di condizionare la vita politica.

I Ciampi, Carli, Prodi, Dini, Draghi, per nominare solo i più noti, sono uomini imposti dalle banche, non rappresentanti del popolo.

Noi abbiamo bisogno di  nostri rappresentanti.

Partiamo dalle elezioni comunali, quelle che più possiamo controllare.

Iniziamo, per esempio, con il non votare liste di candidati imposti da Roma o da Milano.

I partiti sono fabbriche di liste e candidati, ha detto qualcuno.

Puniamo coloro che si presentano in liste comunali che devono essere approvate da leader nazionali che mettono piede sul nostro territorio solo in occasione delle elezioni.

Che senso ha dover avere il visto buono di famosi politici socialisti, comunisti o democratici che siano, per poi occuparsi di piano urbanistico comunale, ritiro dei rifiuti, decoro urbano?

Le persone che vivono i problemi locali sono quelle più adatte a risolverli.

Coloro che hanno invece una tendenza a servire questi fasulli prodotti delle televisioni, che vadano a servirli a casa loro.

Noi abbiamo bisogno di uomini non sottomessi, orgogliosi delle loro radici, che trattino chiunque con rispetto sì, ma con pari dignità, liberi da servilismo, che non subiscano ma contrastino decisioni ingiuste del governo centrale, forti del mandato e dell’appoggio di un popolo che  deve essere sovrano.

Votiamo solo coloro che hanno il coraggio di presentarsi in liste civiche locali, e soprattutto indichiamo noi stessi coloro che nella comunità ci sembrano i cittadini più meritevoli di rappresentarci.

Scegliamoci i candidati senza aspettare liste stilate da chissà chi.

Quegli stessi uomini che iniziano facendo esperienza politica a livello locale, e dei quali possiamo controllare il comportamento corretto perché vivono nella nostra stessa comunità, potranno in seguito rappresentarci a livello regionale e nazionale.

Senza privilegi, stucchevoli consacrazioni e stipendi spropositati: hanno già l’onore e l’onere di rappresentare la propria comunità, con la comprensibile popolarità che ne consegue, insieme alla stima dei conterranei.

Da questi uomini potremmo pretendere che si battano per le giuste richieste delle popolazioni rappresentate, controllandone l’operato e chiamandoli a risponderne.

Potremmo per esempio condizionare la loro elezione alla promessa di battersi per la riconsegna al popolo della sovranità monetaria, agire nell’interesse dell’essere umano non del capitale, impedire la privatizzazione dell’acqua e degli altri beni e servizi indispensabili, seguirli e appoggiarli nelle battaglie da intraprendere, consigliarli in nuove iniziative.

Insomma, veri servitori del popolo, non servi di capi partito a loro volta camerieri di Usurai non umani.

La soluzione del problema monetario è politica. Se in un sussulto di coraggio e dignità un qualche leader politico portasse alla luce il problema della   moneta che nasce come debito informando la popolazione nazionale in termini chiari e comprensibili, si potrebbe finalmente affrontare e risolvere l’inganno, restituendo al popolo la propria sovranità monetaria e con essa libertà e benessere.

In assenza di tale iniziativa politica, è il popolo stesso che deve prendere finalmente (non lo ha mai avuto) il comando delle operazioni.

La consapevolezza della truffa e la spinta popolare che inizi a livello locale e regionale con la elezione di rappresentanti politici che si battano per la proprietà popolare della moneta e per i nostri interessi in generale, sono i presupposti iniziali.

 

Capitolo XXI

Lo Stato. Funzione virtuale e funzione reale

 

Lo Stato è l’unione  di un popolo, un territorio ed un governo.

Un ente sovrano, costituito da una comunità di persone che abitano un territorio e si danno delle regole di convivenza civile attraverso dei loro rappresentanti, eletti e riuniti in un governo, per fini d’ordine, di giustizia, di difesa, di benessere e di progresso sociale.

Questa è, più o meno, la descrizione classica di ciò che dovrebbe essere oggi un moderno stato democratico.

 

Leggiamo ora l’opinione di Marco Della Luna, tratta dal suo libro               “Le chiavi del potere”:

 

“ . . l’essenza dello Stato, quella che resiste fino all’ultimo, quando il resto cade a pezzi, è la riscossione e la spartizione (tra i governanti) del gettito fiscale.

(…)

Lo Stato origina dalla riuscita attuazione di una periodica riscossione fiscale su uno stabile insieme di soggetti – e a essa si riduce nei momenti di grave decadenza. Lo Stato è lo strumento mediante cui il secondo insieme di soggetti si mantiene al potere, si auto-legittima e si arricchisce a spese del primo insieme di soggetti. Le istituzioni sono sempre quelle cose che stanno al punto terminale del flusso tributario.

(…)

Altrimenti detto, lo Stato è un quid bipolare, dove un polo è costituito dalla banda dei prenditori-beneficiari delle tasse, pattiziamente coalizzato da tale vantaggio; e l’altro polo dal gregge dei contribuenti ( e dei prestatori coatti di lavoro). Quando in una popolazione si forma tale bipolarismo, allora possiamo dire che essa si è costituita in Stato.”

 

Scioccante, no?

L’essenza dello Stato, che resiste anche quando il resto cade a pezzi, è la spartizione del gettito fiscale tra la banda dei prenditori – beneficiari!

Per coloro i quali si imbattono per la prima volta in questi punti di vista alternativi di analizzare i meccanismi del mondo reale,  questa descrizione può sembrare eccessiva.

Ma se confrontiamo pensioni e stipendi popolari da 500/800/1000 euro con quelli ben più consistenti degli amministratori di grandi aziende statali, presentatori Rai o funzionari di stato, magari quelle affermazioni  non vi sembreranno così scioccanti.

 Adesso che sappiamo come funziona il sistema monetario e quali incredibili macchinazioni nasconde ai nostri occhi ingenui, non dovremmo essere sorpresi più di tanto.

 

Funzione virtuale dello stato moderno: facilitare la vita dei cittadini, diffondere benessere e progresso sociale, assicurare giustizia, pace, ordine, lavoro, libertà.

Funzione reale: rendere il popolo schiavo del lavoro per produrre la ricchezza che le verrà espropriata con l’inganno dall’elite dominante, la Grande Usura internazionale; tutto ciò per mezzo dello strumento monetario ed un ingente prelievo fiscale, grazie alla complicità di una classe politica succube che partecipa alla spartizione.

Riempire la nostra esistenza di regole burocratiche, renderci precari, disoccupati, senza certezze per il futuro, disperati.

 

Lo “stato democratico” è ormai l’unica forma di  organizzazione sociale accettata dalle popolazioni mondiali, dopo la scomparsa delle monarchie assolute, le dittature ed il  crollo dei regimi comunisti.

Il Potere Occulto è sempre riuscito ad abbattere sia dittatori o monarchi riottosi che stati democratici non allineati, infiltrando con propri uomini classi politiche perennemente assetate di denaro e potere.

La Grande Usura però sta ora portando a compimento  un grande progetto di ingegneria sociale: trasferire ogni  potere decisionale dagli stati sovrani ad entità sopranazionali controllate dal Grande Capitale.

Il progetto mira ad esautorare gli “stati democratici” di qualsiasi loro residua sovranità, sottraendola ai parlamenti nazionali, e quindi al popolo stesso.

Non più uomini eletti, ma una elite di  prescelti, come annunciato da David Rockefeller anni fa.

 

Gli Stati Uniti d’America sono considerati, grazie ad una martellante propaganda intensificatasi negli ultimi 60 anni, il paese democratico per eccellenza.

In verità, non c’è bisogno di analisi tanto profonde per rendersi conto che la realtà americana è ben distante dall’immagine virtuale che viene venduta al mondo intero, che la democrazia assomiglia piuttosto ad una plutocrazia saldamente eretta, grazie ad una indiscussa superiorità militare, su un ingente e continuo esproprio di valore monetario e di risorse, petrolio e minerali soprattutto, appartenenti all’intera popolazione mondiale.

continua…

 

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Paolo MALEDDU

 

 

 

 

Il vero terrorismo è un’illusione. Non esiste nessuna forma di vero terrorismo che non sia sponsorizzata da almeno uno, o da più governi.

Lo scopo del terrorismo non è quello di uccidere la gente, è quello di renderci tutti stupidi. I veri bersagli di questo attacco siamo tutti noi.

 

La pista del “omofobo islamico” ha mangiato la polvere in meno di 24 ore.

Fin dall’inizio, non avevo capito il significato della sparatoria di Orlando e lo avevo detto chiaro e tondo in un articolo che avevo postato il giorno stesso. Potete leggere il testo completo qui, per cui mi limiterò a riportare solo mia la conclusione finale: questo fatto non ha nulla a che vedere con l’omosessualità, l’Islam o le armi e perciò:

Se non riguarda l’omosessualità, l’Islam o le armi, di che cosa stiamo parlando?
Stiamo parlando del fatto che vogliono farci credere che riguardi l’omosessualità, l’Islam e le armi, naturalmente!

Meno di 24 ore dopo, due degli aspetti chiave della narrativa ufficiale (in realtà “propaganda”) stanno già andando in pezzi.

Omofobia

I media maistream erano pieni di articoli che mettevano in risalto la presunta “omofobia”dello sparatore. Anche i cosiddetti “alternativi” o “indipendenti” riprendevano queste stupidaggini (vedere qui e qui). E ora scopriamo che lo sparatore in persona era omosessuale e che usava “applicazioni per incontri gay”. Per cui, a meno che non ridefiniamo Omar Mateeen come un “omosessuale che odiava sè stesso”, sarà difficile fa passare questo atto come un “crimine legato all’odio omofobico”.

Islam

Qui andiamo un po’ meglio. Anche se quasi tutti abbiamo sentito che Omar Mateen era Mussulmano e che aveva giurato fedeltà al Daesh, adesso scopriamo che aveva giurato fedeltà sia all’ISIS che ad Hezbollah! Vale la pena ricordare che, anche se nominalmente ISIS ed Hezbollah sono “Mussulmani”, i Tafkiri dell’ISIS considerano gli Sciiti “kafir”, o apostati che hanno tradito il vero Islam e si sono dati all’idolatria. Li considerano anche “agenti iraniani”. Per quanto riguarda Hezbollah, questi sono il nemico Numero Uno (tutto maiuscolo) dell’ISIS/Daesh, e quando parlano di questi Tafkiri squilibrati li chiamano “demoni” (shaitan). Il significato di tutto ciò è abbastanza semplice e lascia aperte solo poche possibilità:

1 o Mateen non sapeva nulla riguardo all’Islam
2 o Omar Mateen è stato costretto a fare questa dichiarazione, e lui stesso ha voluto renderla deliberatamente senza senso
3 o Omar Mateen non ha mai detto una cosa del genere.

Scegliete voi l’ipotesi preferita, ma quello che è assolutamente certo è che il contesto della sua cosiddetta dichiarazione manda in frantumi la “teoria islamica”. Non c’è assolutamente alcuna possibilità che un vero Mussulmano giuri fedeltà contemporaneamente all’ISIS e ad Hezbollah.

(Certo, chi odia ferocemente l’Islam, continuerà a dire che è tutta colpa dell’Islam, proprio come quelli che odiano Putin daranno la colpa a Putin, e gli antisemiti incolperanno gli Ebrei, ma il fondamento effettivo della “teoria islamica” ora viene a mancare).

Per cui, di tutte le motivazioni approvate dai media, ne rimane solo una: le armi.

Ho già scritto della totale inutilità della fobia per le armi, e non starò a ripetere tutto qui, salvo ribadire come in questo caso non si possa chiaramente dare la colpa del massacro ad una “legislazione insufficiente sulle armi”, semplicemente perché le leggi statunitensi sulle armi, sia federali che della Florida, sono state violate deliberatamente e pesantemente da Omar Mateen.

La frottola delle “leggi sul controllo delle armi”

La cosiddetta “legislazione insufficiente sulle armi” degli Stati Uniti è abbastanza chiara: non si possono comprare armi da fuoco se:

1 si è schedati per abuso di stupefacenti
2 si è schedati per atti di violenza (compresa la violenza domestica)
3 si hanno problemi mentali.

Date un’occhiata al modulo ATF 4473 che tutti devono compilare prima di acquistare un’arma da fuoco.

Pubblicazione1

Notate che i punti e, f, h e probabilmente anche ‘i’ avrebbero tutti invalidato la richiesta di Omar Mateen, in quanto ora sappiamo che:

1 aveva avuto un problema di abuso di sostanza proibite (steroidi, sostanze controllate di classe III)
2 aveva avuto una storia di violenza domestica
3 era bipolare.

Per cui, secondo le leggi federali degli Stati Uniti, Omar Mateen non avrebbe potuto acquistare legalmente le sue armi. E, dal momento che a lui, in ogni caso, non importava nulla delle leggi americane, le armi avrebbe potuto comunque comprarsele all’angolo della strada con la massima facilità.

Ma tutto questo riguarda ben poco la legislazione sulle armi da fuoco. Si scopre che Omar Mateen aveva lavorato come guardia giurata presso un tribunale, come addetto alla sicurezza armata per la G4S, e come guardia carceraria. Per ciascuno di questi incarichi ci sarebbe voluta un’indagine sui precedenti penali, e sembra proprio che nessuno (dei suoi datori di lavoro) si sia accorto che Omar Mateen era chiaramente uno spostato ed una bomba ad orologeria. Perciò il problema non è la “legislazione carente sulle armi”, ma il fatto che i costi di un’indagine investigativa sulla persona, fatta come si deve, sono troppo elevati per essere affrontati dalla maggior parte delle agenzie o aziende private. Come regola, queste indagini personali e queste investigazioni interne semplicemente non funzionano.

Che cosa ne direste di una pista completamente nuova?

Voglio contribuire qui con un’altra teoria. Non una a cui io creda particolarmente, ma una che è plausibile almeno come le altre tre e che non è mai, ma proprio mai, stata menzionata dai media corporativi (e anche dagli indipendenti) buonisti e benpensanti: e se radici della follia violenta di Omar Mateen fossero da ricercare nella sua omosessualità? (Cosa ve ne pare di questo come psicoreato, è abbastanza grave?)

Qualcuno forse ricorda il caso di Vester Lee Flanagan II, alias “Bryce Williams”, l’omosessuale di colore che aveva sparato a due suoi colleghi giornalisti mentre stavano registrando un ‘intervista in diretta? Per qualche motivo, questo episodio non era stato presentato come un “crimine dovuto all’odio” a sfondo razziale, nè, per giunta, come un caso violento di “eterofobia”. Può essere che ci sia qualcosa nella condizione mentale degli omosessuali che li porta ad agire contro sè stessi (“omofobia omosessuale contro sè stessi”) o nei confronti degli altri (“eterofobia”)? Sappiamo che Flanagan II-Williams aveva scritto un manifesto di 23 pagine per giustificare le sue azioni, ma non è mai stato pubblicato. Sono il solo a chiedersi perché? Potrebbe essere correlato al fatto che lavorava come “escort maschile”?

Abbiamo avuto due dei crimini più feroci e a più alta visibilità nella storia recente degli Stati Uniti commessi da omosessuali, uno dei quali da un nero nei confronti di bianchi, e nessuno si domanda se possono essere correlati alla razza o all’omosessualità (beh, quasi nessuno, Ron Unz ha scritto un’analisi assolutamente superba sul problema della razza e della criminalità negli Stati Uniti).

Sappiamo che fra gli omosessuali c’è una maggior percentuale di abuso di stupefacenti, un più alto tasso di suicidi e anche maggiori episodi di violenza domestica rispetto agli eterosessuali; e allora, come mai l’opinione pubblica dei buonisti benpensanti non inizia ad indagare sulla possibile “violenza epidemica omosessuale” (come la definirebbero loro)?

Ora, permettetemi di essere onesto e di ammettere che in realtà non credo che gli omosessuali abbiano più probabilità di commettere crimini violenti rispetto agli eterosessuali. Non lo credo semplicemente perché non ho ragioni per crederlo. Ma rimango comunque aperto all’idea. Il mio vero motivo, per sollevare ora l’argomento, è  far capire come ci abbiano ormai lavato il cervello, almeno fino ad un certo punto, tanto da farci accettare o rifiutare determinate tesi o argomentazioni, indipendentemente dalle prove empiriche che le sostengono. Siamo stati condizionati ad accettare anche quella che io chiamo la “proprietà intransitiva” dei “blocchi ideologici” delle argomentazioni politicamente corrette. La realtà di un qualcosa chiamato “omofobia” che viene accettato come un dogma. La possibilità che esista qualcosa chiamata “eterofobia” è rigettata di primo acchito come eresia. Allo stesso modo, l’antisemitismo è un concetto universalmente accettato, ma l’odio per i goyim no. Questi sono solo due, fra i tanti esistenti, dei tipici “blocchi mentali a senso unico”. Aggiungeteci qualche altro centinaio di “blocchi mentali a senso unico” ed avrete una società in cui la stragrande maggioranza delle persone accetterà automaticamente l’idea che un “Islamico omofobo” possa sparare da solo a più di 100 persone e che, se la legislazione della Florida sulle armi fosse stata più restrittiva, tutto questo non sarebbe accaduto.

Amici miei, questa non è una coincidenza. Questo è un “sistema” studiato per farci diventare tutti stupidi e creduloni.

Quello a cui ci troviamo di fronte è un omosessuale pseudo-mussulmano, drogato e mentalmente instabile, che ha violato entrambe le leggi sul controllo delle armi, quella federale e quella nazionale, e che è riuscito a compiere la mirabolante impresa di assalire da solo circa 320 adulti, sparando ad oltre 100 persone nel corso di un massacro durato diverse ore, senza venire neanche ostacolato, usando solo due armi lunghe (incapaci di funzionare in modo completamente automatico!). Poi ci hanno detto che lo sparatore si era barricato con degli ostaggi nella toilette e che era molto calmo mentre parlava con i poliziotti. Vi sembra che tutto questo abbia un senso?

Allora facciamo un po’ di conti. 1 sparatore, 320 persone, 49 morti, 53 feriti. E ci hanno anche detto che gli SWAT teams americani sono i migliori del mondo. Ricordate quando i terroristi wahabiti ceceni avevano preso in ostaggio più di 900 persone al Teatro Dubrovka di Mosca? Certo, stiamo parlando di novecento ostaggi. Tenuti prigionieri da quaranta (40) terroristi. Quando le forze speciali russe avevano preso d’assalto il teatro, non era morto neanche un ostaggio, anche se molti terroristi indossavano vere cinture esplosive e c’era una grossa bomba nel centro dell’edificio. Per cui: 40 terroristi, 900 ostaggi, zero morti, zero feriti. Certo, dopo l’assalto erano morte da 140 a 174 persone a causa del gas usato dalle forze speciali per far addormentare tutti (terroristi ed ostaggi) istantaneamente. Il Pronto Soccorso locale non aveva abbastanza personale ed equipaggiamento per “invertire” così tante persone intossicate da un gas sconosciuto (molti erano morti durante il trasporto all’ospedale). Ma anche se addossiamo alle forze speciali la colpa dei 174 morti, rimangono ancora comunque 726 persone salvate su 900. E questo è il risultato delle forze speciali russe che dicono “scarsamente addestrate”. Come fanno allora i migliori SWAT teams del pianeta a farsi ammazzare e ferire 50 e più persone da un singolo (inesperto) sequestratore? I casi sono due: o non sono così bravi come pensa la gente, o stanno mentendo su ciò che è veramente accaduto.

Qualcuno ha forse pensato a Waco?

Ma, di nuovo, queste domande non le fa nessuno.

E invece abbiamo Hillary, il probabile nuovo Presidente degli Stati Uniti (che Dio ci aiuti) che vomita le solite stupidaggini, parlando di un pazzo “consumato dall’odio nei confronti della comunità LGBT americana” che “aveva giurato fedeltà all’ISIS”, aggiungendo:

L’attacco di Orlando rende ancora più chiaro che non possiamo controllare questa minaccia. Dobbiamo sconfiggerla. E la buona notizia è che gli sforzi della coalizione in Siria e in Iraq hanno portato nuovi risultati negli ultimi mesi. Perciò dobbiamo tenere alta la pressione per intensificare la campagna aerea, accelerare gli aiuti ai nostri amici che combattono e mantengono le posizioni e spingere i nostri partners nella regione a fare ancora di più.

Perfetto! Da Orlando ad intensificare la campagna aerea in Medio Oriente per sostenere i “nostri amici” (che, naturalmente, sono Daesh, ISIS, al-Qaeda & compagni!). E poi, fedele a sé stessa ed alla sua visione dogmatica del mondo, ha dichiarato che erano state usate “armi d’assalto” e che:

Io credo che per le armi da guerra non ci sia posto nelle nostre strade e possiamo anche essere in disaccordo sulla regolamentazione delle armi, ma dovremmo essere in grado di concordare su alcune cose essenziali. Se si è sotto sorveglianza dell’FBI per il sospetto di legami al terrorismo, non bisognerebbe essere in grado di andare e comprare un’arma senza che vengano fatte domande. E non bisognerebbe essere in grado di poter usare delle scappatoie ed evitare i controlli sulla fedina penale acquistando online o alle fiere delle armi. E, certo, se in America si è troppo pericolosi per salire su un aereo, bisognerebbe essere anche troppo pericolosi per poter comprare un’arma. Adesso io so che qualcuno dirà che le armi da assalto e il controllo dei precedenti sono questioni completamente separate, che nulla hanno a che fare con il terrorismo. Beh, a Orlando e a San Bernardino i terroristi hanno usato armi da assalto. l’AR-15. E le hanno usate per uccidere degli Americani. E’ lo stesso tipo di fucile da assalto usato per uccidere i bambini di Sandy Hook.

La verità è che nessuna delle armi usate (non un AR-15, ma un fucile Sig Sauer MCX e una pistola Glock 17) sono “armi da assalto” e, nel modo più assoluto, non sono “armi da guerra”. Se con il termine “arma da assalto” (una evidente traduzione dal tedesco di Sturmgewher) ci si riferisce ad un’arma utilizzabile in un attacco militare, allora occorre che sia in grado di sparare in modo completamente automatico (come indicato dal termine russo avtomat). Ad Orlando solo i poliziotti avevano vere armi da guerra, “armi d’assalto” completamente automatiche, non Mateen, anche se la cosa non sembra essere stata loro di molto aiuto. E per quanto riguarda le cosiddette “scappatoie” del comprare online o alle fiere, non solo queste sono un mito, ma non si applicano neanche al caso di Mateen, che aveva acquistato le sue armi legalmente in negozio, con il controllo dei precedenti e tutto il resto.

Ma quella è solo Hillary che ci tratta tutti quanti da idioti ignoranti (e la stessa cosa fa la Casa Bianca).

Quello che fa paura è che Hillary sta ora proponendo un sistema completamente arbitrario per negare agli Americani il diritto al 2° Emendamento, basato sulla arcinota “no fly list”. Se questo non è un altro attacco frontale ai nostri diritti civili fondamentali, allora non so di che cosa si tratta!

Conclusione

Come avevo scritto ieri, il terrorismo è veramente un’illusione. In primo luogo, non conosco nessuna forma di vero terrorismo che non sia sponsorizzata da almeno uno, o da più governi. Inoltre, questa crudeltà, per quanto orribile sia, è solo la causa scatenante per un attacco molto più importante alle nostre menti. Si potrebbe dire che lo scopo del terrorismo non è quello di uccidere la gente, è quello di renderci tutti stupidi. Appena lo si capisce, ci si rende immediatamente conto che, secondo questa logica, le 50 persone uccise ad Orlando erano in realtà solo “danni collaterali” e che i veri bersagli di questo attacco siamo tutti noi. Ma sta a noi accettare se essere le vittime di questo assalto alle nostre menti o rigettarlo e rifiutarci di pensare lungo gli stretti confini dei “blocchi mentali a senso unico” che l’1% al potere sta cercando di imporci. Infatti, l’unico sistema sensato per combattere il terrorismo è rifiutarsi di pensare nel modo in cui gli eventi terroristici vorrebbero farci pensare.

Le persone uccise ad Orlando non avevano altra scelta se non quella di essere vittime di questa ultima “sparatoria di massa”. Noi ce l’abbiamo. E penso che, piuttosto che tenerci per mano, singhiozzare e impegnarci in tutte le altre stupide attività a cui così tanta gente si dedica dopo un evento del genere, la cosa migliore che possiamo fare per onorare la memoria di tutti quelli uccisi, è rifiutarci di credere a tutte le stupidaggini e le bugie che circondano questo atto brutale.

The Saker

tratto da: (clicca qui)

 

 

 TESTATA  SEZ. AGRICOLTURA

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Marrubiu, 13 giugno 2016

 

L’acqua, in mano ai mercanti e soggetta alle leggi della domanda e dell’offerta, arriverà solo a chi avrà i soldi per pagarla.

I governi, ancora una volta, fanno gli interessi delle multinazionali di proprietà dei banchieri, piuttosto che quelli dei popoli che dovrebbero rappresentare.

Al benessere dei cittadini viene anteposto il profitto di pochi.

La rendita del capitale degli Usurai è più importante della nostra vita.

Le virtuali persone giuridiche contano più delle persone fisiche.

Le risorse di tutti vanno a beneficio esclusivo dei soliti pochi Finanzieri Capitalisti.

La Grande Finanza ha messo le mani sulla preda, usando ancora e sempre il denaro come arma per poter costringere i paesi  poveri e non, a consegnarle tutta una serie di servizi, tra i quali quelli idrici, in cambio degli indispensabili finanziamenti.

Naturalmente, governi meschini, corrotti e complici si piegano a condizioni altrimenti inaccettabili, e la Grande Finanza internazionale, attraverso le multinazionali del settore, sta procedendo a tappe forzate ad accaparrarsi tutta l’acqua del pianeta.

La rivista “Fortune”, in un numero speciale del maggio del 2000 dedicato all’industria mondiale dell’acqua, dichiarava: “L’acqua promette di essere per il XXI secolo quello che il petrolio è stato per il XX: una merce preziosa, in grado di determinare la ricchezza delle nazioni”.

…Secondo l’analisi di Fortune, le entrate annuali dell’industria dell’acqua ammontano circa al 40% di quelle del settore petrolifero e sono già superiori di un terzo rispetto a quelle del settore farmaceutico.

 L’industria mondiale dell’acqua è dominata da dieci multinazionali, ma le prime due, Vivendi Universal e Suez, da sole si dividono il 70% del mercato globale.

A livello locale, solo pochi sindaci coraggiosi, comprendendo bene l’importanza del problema acqua, si battono contro amministrazioni regionali e nazionali che spingono alla vendita, e contro gli altri loro colleghi sindaci che, nell’errata convinzione di fare il bene dei loro concittadini, si battono con tutte le loro forze facendo gli interessi dei grandi gruppi: questi ultimi sono gli “utili idioti”

In Sardegna una società appositamente fondata, “Abbanoa Spa”, ha  acquisito il monopolio della nostra acqua, e subito i costi del prezioso liquido e dei servizi correlati sono aumentati in maniera vertiginosa. È solo l’inizio, perché questa nuova società sarà costretta prima o poi a consegnarsi allo strapotere di una qualche multinazionale del settore alla quale non potrà opporsi.

Ed ancora una volta noi cittadini ci vedremo costretti a rivolgerci ai Grandi Usurai per pagare prima i mezzi di scambio che già ci appartengono, e con questi poter comprare dalle multinazionali straniere degli stessi soggetti, il prezioso liquido che sgorga dalle sorgenti sarde e del quale pure siamo gli unici proprietari.

Gli Usurai ci prestano i nostri soldi, indebitandoci per sempre, per riprenderceli vendendoci a caro prezzo un’altra risorsa fondamentale precedentemente sottrattaci: l’acqua.

I soldi dei nostri padri hanno permesso che l’acqua delle sorgenti arrivasse sino alle nostre città ed alle nostre case con la costruzione degli acquedotti ed una fitta rete di condotte. Noi paghiamo ancora con le tasse il mantenimento e qualsiasi miglioramento del sistema idrico, paghiamo  allacci e smaltimento delle nostre case ed infine la stessa erogazione dell’acqua, che dovrebbe invece essere gratuita: abbiamo già pagato tutto.

Perché vogliamo cedere un bene reale ed indispensabile come l’acqua in cambio di banconote di carta colorata?

Questo liquido indispensabile è dentro di noi, è parte preponderante dell’organismo umano e pertanto un nostro inalienabile diritto averla a disposizione gratuitamente.

Cosa c’entrano con l’acqua che in Sardegna ci cade addosso per poi sgorgare dalle nostre sorgenti, le multinazionali dei Grandi Usurai con sedi in paesi lontani?

 A chi appartengono le sorgenti, i fiumi, i mari e l’acqua che cade dal cielo?

La sorgente che dà da bere al mondo non può appartenere ad un privato.

Costui avrebbe la nostra vita nelle sue mani.

Potrà decidere chi tra noi può vivere o deve morire.

Ci vogliamo rendere conto della gravità della situazione?

L’acqua è un diritto, non una merce. Appartiene a tutte le specie viventi sulla terra, non a chi avrà il denaro per comprarla.

L’acqua è uno degli elementi base grazie ai quali si è potuta sviluppare la vita sul nostro pianeta. Noi veniamo dal mare e l’embrione umano si sviluppa nel liquido della placenta delle nostre madri.

Non può essere voluttuario, un bene assolutamente indispensabile al mantenimento della vita.

Ora che anch’essa è stata trasformata in merce, di liberamente fruibile è rimasta soltanto l’aria che respiriamo. L’aria non è commerciabile perché è talmente abbondante che ciascuno di noi ne può usufruire gratuitamente.

Da sola però non garantisce la continuità della vita.

Le regole dettate da un elite dominante  portano ad una interruzione della vita umana

Signori dell’acqua di Abbanoa, costituiti in S.p.A., credo sia necessario far sapere ai cittadini cosa avete fatto, anzi meglio cosa non siete capaci di fare, con la complicità dei  comuni che hanno aderito ad i vostri pseudo servizi e che tutt’ora mettono la testa sotto la sabbia per non vedere.

Siete riusciti ad intimidire il popolo attraverso bollette pazze,conguagli arretrati, cauzioni non pagate, ecc.

Abbiamo il trenta per cento dell’acqua non potabile, perdite da film dell’orrore, condotte intasate e addirittura trasportate ancora acqua in tubi carcerogeni (vetro amianto). Il popolo attraverso le tasse vi ha costruito condotte, depositi, palazzi, e pagato stipendi dorati.

Ora dovete spiegare, se ne avete capacità, cosa ne fate dei soldi estorti ?

Teniamo presente che i piccoli lavori di adeguamento sono sostenuti da finanziamenti extra sardi e italici e che i 1700 posti di lavoro che fornite sono pagati con il sudore dei poveri contribuenti.

Ogni sindaco che si rispetti, eletto e pagato dai cittadini che lo hanno eletto e che avrebbe il dovere di tutelare, dovrebbe avere il coraggio di far rispettare la legge del 2014 che prevede il divieto di slaccio agli utenti morosi e di attivare, sempre con la stessa legge, il fondo di garanzia per i non aventi reddito in modo tale da non far ricadere la spesa in eccesso sui cittadini e, nello stesso tempo, di rompere l’accordo con l’associazione a delinquere denominata Abbanoa S.p.A. e denunciarla per disastro ambientale, estorsioni continuate ed aggravate con atti intimidatori e oltraggio continuato ai diritti dell’uomo e del cittadino come già fatto dal MLNS/GSP con denuncia inoltrata agli enti e ad i Tribunali Internazionali in data 08 gennaio 2016.

Ad oggi non siete stati in grado di progettare un piano strutturale di rinnovo linee e nemmeno di censire le condotte da rinnovare, possiamo legittimamente essere incazzati in quanto usate i soldi rapinati dalle nostre tasche esclusivamente per auto stipendiarvi e non per creare servizio ma per distruggere quel poco che è rimasto, con l’unico ormai chiaro scopo di accelerare la privatizzazione del bene pubblico, con un forte dubbio di favoreggiamento, infatti state solamente creando disagi senza porre alcun rimedio.

Cari signori di Abbanoa S.p.A., siete solo una spregevole banda di delinquenti amministrati, anche localmente, da personaggi pluri inquisiti dalla magistratura che sprezzanti della dignità personale continuano imperterriti a tenere il culo attaccato alle poltrone che vi permettono di continuare a succhiare il sangue degli onesti lavoratori sardi e, se aveste ancora un minimo di coscienza, dovreste andare a nascondervi sotto terra.

Attenzione a quello che fate perché molto presto dovrete rendere conto delle vostre malefatte….e la giustizia sarda non sarà tenera con voi.

Luisu Zucca (Provv. Gen. Sez. Agricoltura MLNS/ Guvernu Sardu Provvisoriu)

2016.06.10 – La Grande Truffa – 26° parte

Posted by Presidenza on 10 Giugno 2016
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A grande richiesta proponiamo, a puntate, il libro “La Grande Truffa” di Paolo Maleddu, uno di noi, un grande uomo che per il suo coraggio, la sua lealtà e la sua voglia di verità si trova oggi sotto l’attacco duro e sleale dello Stato italiano, uno Stato burattino delle lobbies bancarie internazionali

 

 

 

 

 

 

 

 

Paolo MALEDDU: “Ho scritto questo libro per una incontenibile necessità di condividere con quante più persone possibile un insieme di informazioni nelle quali mi sono imbattuto, e che hanno gradualmente aperto davanti ai miei occhi una visione del tutto nuova della realtà del mondo nel quale viviamo.

Una realtà insospettata, spaventosa, nella quale siamo immersi ma che non riusciamo a vedere, perché confusa dietro una barriera di notizie ed immagini sapientemente filtrate, falsate o anche solamente ignorate.
Le notizie che non vengono divulgate sono le più importanti.
C’è un mondo reale nel quale gli eventi scorrono così come avvengono, lieti o dolorosi che siano, in un flusso continuo. E uno parallelo, virtuale, creato dalla rappresentazione che i media danno di questa successione di eventi.
Noi viviamo nel mondo virtuale che ogni giorno radio, giornali, televisioni e cinema costruiscono per noi. “Educati” sin dai primi anni di scuola ad essere prigionieri di verità ufficiali, ci è poi difficile accettare versioni diverse, scomode, che non rientrano nei nostri orizzonti.”

“Esistono due storie: la storia ufficiale, menzognera, che si insegna “ad usum Delphini”, e la storia segreta, in cui si rinvengono le vere cause degli avvenimenti, una storia vergognosa.”

 

La Grande Truffa – dalla 1° alla 20°parte                 La Grande Truffa – 21°parte

La Grande Truffa – 22° parte                                La Grande Truffa – 23° parte

La Grande Truffa – 24° parte                                La Grande Truffa – 25° parte

 

 

 

L’emissione monetaria

LA GRANDE TRUFFA

Come gli usurai internazionali si impossessano
di tutta la ricchezza prodotta dalla popolazione mondiale

26° parte

 

…………….

La banca centrale americana ammette spudoratamente in una delle sue pubblicazioni ufficiali di mantenere la scarsità monetaria in quanto il valore del denaro viene dalla sua scarsità.

 

“Il valore del denaro, come di qualsiasi altra cosa, deriva dalla sua scarsità in relazione alla sua utilità. Beni e servizi hanno più o meno valore a seconda della disponibilità in relazione alla quantità richiesta dalla gente”.

         Modern Money Mechanics,  Federal Reserve Bank of Chicago

 

Se l’obiettivo della grande finanza è quello di appropriarsi di gran parte della ricchezza esistente, la disponibilità di denaro per chiunque altro deve obbligatoriamente essere limitata.

Il presente sistema è basato sul mantenimento della scarsità monetaria, ma il mondo ha necessità di una struttura che si confronti con l’abbondanza di risorse dell’universo.

Questo non significa un sistema che permetta disuguaglianza e spreco, ma una organizzazione efficiente, democratica, sostenibile e non condizionata. Che permetta ad ogni singolo individuo di soddisfare le sue necessità di base.

 

Il denaro, da ciò che emerge dal comportamento delle banche emittenti, non è distribuito in maniera onesta. Le decisioni non sono democratiche, ma prese piuttosto da una elite dominante di banchieri che non sono proprio affidabili. Essi perseguono i propri interessi, guadagno e crescita continua.

 

“È triste ma scandaloso che l’attività bancaria sia condotta oggi come un affare da individui che si dichiarano uomini d’affari – che presumibilmente significa una impresa condotta per profitto. Nella sua natura essenziale, l’attività bancaria è una professione, e come ogni professione dovrebbe essere condotta per rendere un servizio da uomini la cui motivazione, prima, dopo e sempre, è rendere un servizio. Essi dovrebbero, naturalmente, avere la giusta ricompensa per il loro lavoro, ma questa, in essenza, dovrebbe essere un onorario da professionista, non un profitto di impresa.”

                                                                       Ralph Borsodi

 

La ingiusta ripartizione del credito è un problema che è ampiamente riconosciuto e discusso, ma nessuna misura viene adottata in proposito. Proprio in questo periodo, 2009/2011, nonostante il prezzo dell’euro fissato dalla banca centrale europea sia sceso sino all’uno per cento, minimo storico mai raggiunto in precedenza, il credito continua ad essere negato a persone ed imprese, che sono così costrette all’insolvenza e a vedersi di conseguenza pignorare le proprietà.

L’impotenza dei politici viene clamorosamente alla luce quando  esortano le banche a riaprire la concessione dei crediti alle imprese ed ai singoli cittadini, senza che i banchieri si degnino persino di rispondere.

Ulteriore dimostrazione che il potere è in mano all’Usura internazionale e che i politici svolgono la funzione di “camerieri” dei banchieri.

E noi ingenuamente continuiamo a credere nella democrazia, e con il nostro voto legittimiamo l’operato dell’intera classe politica e la sua complicità con l’Usura internazionale nella manipolazione disonesta del sistema monetario.

Complicità ricompensata con una adeguata retribuzione mensile.

In anni nei quali per le persone normali i mesi sono diventati troppo lunghi per gli stipendi, è possibile che i politici non sentano nessun disagio al momento di ricevere i loro scandalosamente alti compensi  e privilegi vari?

 

Negli ultimi anni, le banche locali sono state progressivamente acquisite da grandi gruppi bancari internazionali. La concessione dei prestiti vengono decise in uffici lontani, i risparmi raccolti localmente vengono inviati all’estero alla ricerca di investimenti più redditizi, lasciando quindi le comunità in sofferenza per deficit di liquidità. Con le liberalizzazioni che permettono alle grandi banche d’investimento di acquisire pacchetti azionari di multinazionali ed essere protagonisti in attività produttrici e commerciali, il problema si fa ancora più grave. Il sistema bancario, la cui attività di servizio è da sempre stata deficitaria nei confronti delle collettività locali dalle quali trae i propri guadagni, cesserà di essere membro attivo ed importante di tali comunità.

Con il controllo remoto, sarà sempre meno interessato ai bisogni locali, attratto da nuove speculazioni e lontani mercati da sfruttare.

E nuove popolazioni da ridurre in schiavitù con la catena del debito.

 

Gli abusi più grandi, comunque, derivano dalla politicizzazione del denaro, dell’attività bancaria e della finanza. Gli interessi bancari privati e del governo centrale sono intrecciati e mutuamente dipendenti. Come ricompensa per la posizione privilegiata, il cartello bancario deve assicurare che il governo centrale possa prendere in prestito e spendere praticamente qualsiasi somma di denaro che desideri. Il sistema bancario, nonostante la pubblica retorica della responsabilità fiscale, “coprirà” sempre i necessari deficit del governo centrale, “monetizzando” il debito. Significa che il sistema bancario creerà abbastanza denaro affinché il mercato possa assorbire le nuove obbligazioni del governo che verranno emesse per finanziare il deficit. In questo modo permette al governo di spendere quanto vuole senza un aumento delle imposte dirette. L’aspetto più distruttivo di questa quasi illimitata possibilità di spendere è che, come ha scritto E. C. Riegel, “permette ad uomini ambiziosi o con molti progetti o fanatici che hanno il controllo del governo, di accendere il fuoco della guerra.” Se ai governi fosse richiesto di chiedere prima al popolo il denaro per combattere, ci sarebbero ben poche, o forse nessuna guerra.

L’effetto sull’economia della monetizzazione del debito del governo è che provoca un aumento dei prezzi. Questo fenomeno è chiamato “inflazione”, che è stata chiamata una ”tassa occulta”. Come dice il celebre economista Milton Friedman, “l’inflazione è un fenomeno monetario.” Significa che l’aumento dei prezzi non è dovuto al fatto che beni e servizi valgano di più, ma che il denaro vale meno.

Gli economisti sostengono spesso che l’inflazione è causata da troppo denaro in circolazione. Ciò sembrerebbe invalidare la mia opinione che l’ammontare della moneta circolante è cronicamente insufficiente. La risposta è che l’inflazione non è causata di per sé dall’ammontare di denaro, ma dal fatto che parte del denaro in circolazione è emesso in modo non corretto e mal distribuito.

È ciò che succede quando il sistema bancario “monetizza” il debito del governo, come descritto in precedenza. Possiamo pensare quel denaro essere falso, seppur legalmente falso. Viene speso all’interno dell’economia senza introdurre nuovi beni e servizi nel mercato; in questo modo, come si suol dire “c’è troppo denaro per troppo pochi beni”. I commercianti, sentendo la presenza di eccessivo (falso) denaro, aumentano i prezzi per compensare. Altri partecipanti del processo economico (fornitori, lavoratori, e così via) seguono l’esempio per quanto è loro possibile.

(…)

Nella nostra economia il popolo viene tagliato fuori dalla maggior parte del processo decisionale, quello che determina come l’insieme della ricchezza della nazione, il frutto del lavoro di tutti, verrà speso. Alcuni degli abusi commessi sono ingenti spese per armamenti; interventi militari; “aiuti esteri” in supporto di governi amici; e salvataggi di grandi società per azioni e governi del terzo mondo, che beneficiano principalmente le banche ed i pochi ricchi ben introdotti, aumentando il divario tra ricchi e poveri.

 

Come il Denaro Pompa Ricchezza dai Poveri ai Ricchi

Quando dico che il denaro sposta ricchezza dai poveri ai ricchi, non parlo dei molto poveri, che hanno scarsa o quasi nessuna possibilità di produrre ricchezza, ma della stragrande maggioranza delle persone che lavorano per tirare avanti ma hanno poco o nessun “patrimonio finanziario”.

La “trappola del debito” è la rovina di quel tipo di persone. Dentro l’attuale sistema il debito è distruttivo in due modi, prima a causa dell’interesse (usura) che deve essere pagato per l’uso del denaro (credito bancario), ed in secondo luogo, per le proprietà immobiliari date in garanzia che vengono confiscate quando il debitore è nell’impossibilità di effettuare i pagamenti. La cronica insufficienza di denaro assicura che ci sarà inevitabilmente qualche pignoramento. È interessante notare che la parola mortgage (ipoteca) viene da radici che significano “pegno di morte”, una specie di gioco d’azzardo. È quasi impossibile ormai per una famiglia entrare in possesso di una casa senza sottoscrivere il “rischio di morte”. Mio nonno, assieme a tanti altri, ha perso quel gioco e la casa durante la Grande Depressione, quando a causa della disoccupazione si trovò nell’impossibilità di ripagare l’ipoteca alla banca.

Se l’informazione è la qualità essenziale della moneta, la logica conseguente domanda è, Che tipo di informazione deve portare? La risposta che si presenta immediatamente è che dovrebbe trasportare informazione sul “merito”. Se il denaro da il diritto al portatore di pretendere ricchezza dalla comunità, su cosa si basa quella pretesa? Il possesso del denaro dovrebbe essere la prova che il possessore ha consegnato un certo valore alla comunità (sottoforma di beni o servizi) ed è quindi in diritto di riavere in cambio un uguale ammontare di valore.

Se il denaro viene emesso in modo non corretto, l’informazione che porta con sé è inquinata in origine. Consegnando denaro a clienti improduttivi e privilegiati del monopolio monetario a condizioni più favorevoli, e chiedendo maggiori tassi di interesse agli altri, il sistema bancario ridistribuisce ricchezza da coloro che producono a privilegiati che non producono niente. Il modello coerente di comportamento ufficiale di diverse decadi trascorse è stato di concentrare il potere economico attraverso la centralizzazione del mezzo di scambio, limitandone l’accesso, e ricaricando prezzi esorbitanti (sottoforma di interesse/usura) per il suo uso. La moneta porta con sé informazione, ma il presente sistema monetario funziona male perché porta informazioni non corrette.”

                                                                          Thomas Greco

 

Ora, considerando la crisi che colpisce attualmente l’economia mondiale, è chiaro che devono essere introdotti dei cambiamenti nella distribuzione del potere politico/economico e delle risorse disponibili.

Il sistema di controllo di denaro e finanza, favorisce la concentrazione in sempre meno mani, aumenta le ingiustizie nella ripartizione della ricchezza, ed aumenta il degrado sociale ed economico.

Il denaro raccolto localmente dalle banche sparse nel territorio, con decisioni prese in centri di comando lontani da manovratori senza volto, viene indirizzato ad investimenti più redditizi in altri paesi, privando le comunità della linfa vitale.

La comprensione e creazione di un sistema complementare di emissione di una valuta da affiancare a quella legale dello stato, porta indubbiamente dei benefici all’economia locale.

L’introduzione di un mezzo di pagamento che riempia il vuoto artificialmente creato dalla scarsità della valuta ufficiale, permette che si riallaccino i rapporti, interrotti per mancanza di denaro, tra compratori e venditori, tra lavoratori e lavoro da svolgere.

La valuta locale non emigra, viene spesa in loco dai membri della comunità che acquistano e consumano le merci che essi stessi producono, ricoprendo quel doppio ruolo di produttori/consumatori che permette un regolare e sano svolgimento del processo economico.

Le tre fasi di produzione, distribuzione e consumo, non più interrotte dalla mancanza del mezzo distributivo, possono essere portate a termine con grande giovamento di tutti i membri della comunità.

La diffusione delle monete locali è una realtà da sempre presente ma poco pubblicizzata dalla stampa ufficiale di proprietà della Grande Usura, per ostacolare la comprensione della funzione elementare del mezzo di scambio.

I vantaggi più immediati, oltre a quello di rimettere in moto il processo economico locale, sono il coinvolgimento dei componenti della comunità con la partecipazione al potere decisionale ed il recupero dell’autostima, la comprensione della elementare funzione dello strumento monetario e la creazione di un’alternativa all’Usura dei banchieri per scrollarci di dosso quel senso di impotenza che ci impedisce di reagire a norme che privilegiano solo ed esclusivamente gli Usurai.

 

In “The evolution and trasformation of money”, da cui riporto i concetti più interessanti, Thomas Greco sottolinea immediatamente che senza una adeguata comprensione delle funzioni del denaro, non se ne può fare un buon uso:

 

“Gran parte dell’attuale miseria nel mondo è originata da una incomprensione della natura della moneta, dell’attività bancaria e del credito.

 

Le tipologie basiche dell’interazione economica sono:

regalo – trasferimento di un valore senza particolare attesa di qualcosa in cambio;

trasferimenti non volontari – per esempio, furto, rapina, estorsione, tasse;

scambio reciproco – scambio di pari valore tra due parti per mezzo di un accordo volontario.

 

Il denaro svolge la propria funzione nell’azione di scambio reciproco.

 

Le fasi nello sviluppo dello scambio reciproco sono : il baratto, la moneta merce, la moneta simbolica, la moneta credito, la compensazione (clearing).

 

La specializzazione del lavoro fa dello scambio economico una necessità fondamentale.

 

Quali sono i presupposti per uno scambio efficiente, reale ed onesto?

Un libero mercato, un onesto mezzo di scambio o di pagamento, una stabile ed oggettiva unità di misura del valore.

 

Il baratto è la prima forma di scambio reciproco, coinvolge due persone ognuna delle quali ha qualcosa che l’altra vuole.

 

Il primo passo nell’evoluzione monetaria: dal baratto alla moneta merce.

Il baratto dipende dalla coincidenza di volere e necessità, la moneta agisce da “deposito di valore” che permette che le necessità siano soddisfatte ogniqualvolta le merci richieste siano disponibili.

 

La moneta merce è la più primitiva forma di denaro, usata sia come mezzo di pagamento che come misura del valore.

Bestiame, tabacco, zucchero, cereali, chiodi, conchiglie, pelli, metalli, etc., sono stato usati come denaro, ma lo scambio continua ad essere essenzialmente un baratto tra due merci o servizi.

 

I metalli divennero la moneta merce per eccellenza, perché sono duraturi, frazionabili e facilmente trasportabili.

 

La forma più semplice di moneta simbolica è la ricevuta di un deposito, o “titolo di richiesta” di una qualche merce depositata da qualche parte.

Per esempio, ricevute di ammasso di cereali, tagliandi per il ritiro di beni vari precedentemente depositati, valuta convertibile in oro o argento.

 

Le prime note del banco, banconote, erano moneta simbolica, ricevute di deposito per oro o argento lasciato in custodia.

 

Secondo passo nell’evoluzione monetaria: dalla moneta merce al credito.

 

L’introduzione delle banconote fu il primo passo nello sviluppo della “fabbricazione del credito”.

In principio le banconote, convertibili a richiesta in moneta merce (oro o argento), erano moneta simbolica, trasformata in seguito in moneta credito.

 

Le banche emettevano quindi due tipi di moneta che la gente non riusciva a distinguere tra loro, perché uguali nella forma. La stessa banconota rappresentava la moneta simbolica e la moneta credito.

 

La banconota era fonte di problemi perché metteva in circolazione due tipi differenti di cartamoneta, una “ricevuta” per oro depositato ed uno strumento di credito emesso come promessa di pagamento coperta da beni dati in garanzia, ma entrambi convertibili in oro.

Non ci fu mai abbastanza oro per coprire tutte le banconote, così questo sistema venne conosciuto come sistema bancario a “riserva frazionaria”.

 

Alla fine, non ci fu più la possibilità della conversione e la moneta simbolica sparì dalla circolazione.

Ora praticamente tutta la moneta in circolazione è credito che esiste solamente nei conti correnti bancari. Esiste solo una minima quantità di contante e moneta metallica.

 

Il sistema bancario e la moneta sono stati politicizzati. È stata diffusa la credenza, generale ma errata, che il potere dell’emissione monetaria debba essere dominio esclusivo del governo, centralizzato. I governi hanno ceduto questo potere di emissione ai banchieri, garantendo per di più lo status di valuta legale ed obbligando le popolazioni ad accettarla.

 

Terzo passo nell’evoluzione monetaria: dal credito alla compensazione (clearing).

La moneta termina di essere materiale, per diventare un semplice sistema di registrazione contabile. La moneta è la registrazione di dare ed avere.

 

Così come la luce può essere definita un’onda o una particella, la moneta può essere qualcosa di palpabile od un fluttuante saldo di conto corrente basato su reciproci accordi.

 

Il clearing, passo finale dell’evoluzione monetaria.

Il clearing è il più semplice ed efficiente meccanismo di mediazione degli scambi, di compensazione tra debiti e crediti, acquisti e vendite.

 

“Se non ci fosse denaro, qualsiasi sistema di accredito ai venditori ed addebito ai compratori potrebbe svolgere completamente il lavoro svolto dal denaro”, Bilgram & Levy, 1914

 

Come funziona il clearing?

Quando vendi qualcosa, sul tuo conto il valore della vendita viene accreditato (incrementato); quando compri, viene addebitato (detratto).

 

Il credito bancario viene già adoperato per compensare i debiti tra le grandi società d’affari, mentre gli interessi vengono pagati alle banche per il credito ricevuto. “

 

Thomas Greco introduce a questo punto alcune forme alternative di moneta e spiega come poter organizzare in una comunità un mezzo di scambio locale, da affiancare alla circolazione della valuta ufficiale.

Quali sono i vantaggi più evidenti di una sana moneta locale?

Lo si è già accennato: aiutano l’economia della comunità in quanto sopperiscono alla cronica insufficienza di denaro, che come abbiamo detto, viene inviato in luoghi lontani alla ricerca di investimenti speculativi che danno dei profitti in tempi brevi.

La moneta locale non “emigra”, rimane all’interno della comunità dove è conosciuta e viene accettata, mantenendo abbondante la liquidità monetaria e la fluidità degli scambi.

Indirizza i consumi verso merci prodotte nel territorio da fornitori e produttori locali che hanno tutto l’interesse ad aderire all’iniziativa, circola tra la popolazione invece di essere tenuta in banca a produrre interessi, ed è perciò distribuita più democraticamente all’interno della società.

Soprattutto, non nasce di proprietà delle banche, non è quindi gravata da interesse e non può essere addebitata alle popolazioni. Nessun signoraggio bancario.

Attenzione però: la moneta locale è solo un palliativo, non la soluzione. Infatti non risolve il problema principale in modo radicale, e viene contestata da molti come elemento che ci allontana dalla soluzione reale, che rimane la restituzione al popolo della proprietà della moneta al momento dell’emissione.

 

Piccola curiosità: ogniqualvolta la digito sul computer, la parola signoraggio viene automaticamente sottolineata in rosso, come tutti i termini che il programma non accetta perchè non appartenenti alla lingua italiana e/o segnalati come errori.

Per il programma immesso nel computer la parola signoraggio  non esiste.

 

Torniamo all’ultimo stadio dell’evoluzione della moneta: la compensazione o clearing.

I rapporti tra le banche avvengono già per compensazione. Non c’è più nessun passaggio materiale di denaro tra gli istituti di credito, ma nei rapporti con noi clienti i banchieri preferiscono dare l’impressione di prestarci un “qualcosa” di materiale, denaro.

Mentre in effetti non ci prestano niente.

 

“Le banche preferiscono agire come se il denaro fosse una cosa da “prestare” ad interesse.

 

Cos’altro fanno le banche?

Autorizzano alcuni dei loro clienti ad introdurre del denaro in circolazione.

Lo fanno dopo aver valutato la solvibilità del cliente ed il valore dei suoi beni, garantendogli un ”prestito”.

Questo processo si chiama “monetizzazione”, perchè trasforma in liquidità il valore di beni immobili.

 

Il sistema della moneta debito.

Le banche chiamano questo modo di agire, “fare un prestito”, nonostante niente venga prestato.

Le banche addebitano un interesse su questi “prestiti”.

Ciò trasforma il “credito” in moneta debito gravata da interesse.

Che origina un obbligo di crescita che destabilizza l’intera economia”.

Sin qui Thomas Greco.

 

Siamo quindi tornati alla competizione per quell’interesse mancante che i banchieri non mettono in circolazione, costringendoci ad una lotta fratricida per la sopravvivenza, al fallimento sicuro di parte degli operatori economici, con il corollario dei pignoramenti dei beni di proprietà.

Il raggiungimento dell’obiettivo ultimo: soffocare l’economia per impoverirci e poterci meglio controllare.

Come si può, con questi presupposti, non considerare un crimine ben pianificato il sequestro della casa di abitazione di un cittadino che non è nelle condizioni di estinguere il debito infinito?

Per poter permettere che almeno una parte della popolazione paghi i debiti contratti, le banche continuano a “prestare” denaro obbligando le attività produttive ad una crescita infinita insostenibile in un mondo finito, nel tentativo, vano per molti, di ripagare il debito crescente.

È chiaro che questo sistema è destinato a crollare su sé stesso, dal momento che il debito sarà sempre più grande del capitale “prestato”.

 

Le banche ormai emettono solo moneta debito sottoforma di accrediti in conto corrente ogni volta che un prestito venga garantito da una ipoteca su beni immobili.

 

In conclusione, attualmente, solo per l’utilizzo del mezzo di scambio che già ci dovrebbe appartenere paghiamo il valore nominale su di esso riportato, 100 euro per una banconota di tale valore, oltre ad un interesse inestinguibile.

Con la graduale ma crescente scomparsa delle banconote, sostituite dalla carta di credito, il denaro si ridurrà definitivamente ad una semplice registrazione numerica.

Gli Usurai non avranno neanche più necessità di stampare carta, dovranno solo accreditare e addebitare dei numeri nei conti correnti, e continueranno a sottrarci tutto il valore monetario, cioè tutta una vita di lavoro, ansia e sofferenza, solo tenendoci la contabilità.

Naturalmente, il lavoro contabile sarà affidato per intero ai politici “camerieri”, lautamente retribuiti per nascondere la verità al popolo. A sua volta, la classe politica farà svolgere il lavoro vero e proprio ad un esercito di dipendenti pubblici, mentre i Grandi Parassiti internazionali continueranno da chissà dove a dettare al gregge umano le regole da seguire per rinforzare la gabbia virtuale che ci tiene prigionieri.

 

Le transazioni avverranno probabilmente con impulsi elettronici registrabili con i telefonini o magari su chip sottocutanei che possono essere semplicemente spenti ogniqualvolta qualcuno di noi non potrà far fronte ai sempre più numerosi impegni nei confronti delle banche o avesse la temerarietà di sfidarne il volere.

In tal caso ci troveremmo fuori dalla società degli uomini, emarginati e segnalati al pubblico disprezzo, senza aver commesso nessun reato contro la collettività.

Guai a contrastare gli Usurai internazionali, dittatori globali senza volto.

continua…

 

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Paolo MALEDDU

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Oggi il TISA “ostruisce” la capacità normativa degli Stati per imporre la deregolamentazione che le lobby corporative esigono dai paesi negoziatori

 

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La nuova soffiata di Wikileaks che “Publico” ha ottenuto in esclusiva in Spagna, prova che l’accordo sui servizi vuole imporre ai comuni, ai governi regionali e alle amministrazioni centrali, l’obbligo di informare gli altri paesi prima di approvare nuove normative che rientrino nel grande quadro di questa alleanza.

I cinquanta paesi che trattano il patto segreto TiSA aprono le porte dei servizi pubblici al settore privato. Nonostante le crescenti critiche alla politica commerciale della Commissione Europea, Bruxelles ha confermato la sua posizione nelle conversazioni sull’accordo che danneggerà praticamente tutti i servizi, da quelli postali fino ai trasporti, anche se l’Europarlamento esige che il TISA (Trade in Services Agreement) escluda i servizi pubblici. Tutto questo ha luogo in un’atmosfera di segretezza ancor più densa di quella che avvolge il TTIP.

La nuova rivelazione di Wikileaks mostra che le trattative hanno mantenuto, e indurito in alcuni aspetti, la linea resa pubblica da questo giornale nel giugno del 2015.

Uno dei documenti filtrati evidenzia l’obbligo degli stati di informare gli altri paesi, e quindi le loro imprese, prima di approvare normative che possano danneggiare i loro interessi commerciali. E, mentre alcuni stati in trattativa chiedono di delimitare questa imposizione, USA, Canada e altri esigono che si mantenga.

Questo danneggerebbe anche le misure prese di urgenza dai rispettivi governi, dato che non soddisferanno la clausola che obbliga a dare un “tempo ragionevoleal resto degli stati firmatari per fare commenti in base ai propri interessi o delle proprie imprese. Il TiSA impone che le parti abbiano “tempo sufficiente” per commentare, senza delimitare nessun periodo temporale concreto e stabilisce che gli stati “devono considerare” i loro apporti.

Se gli USA riusciranno a imporre la loro posizione, l’obbligo di dare conto al resto degli stati si applicherebbe “a qualsiasi livello di governo”, per il quale secondo gli esperti di Wikileaks, questo obbligherebbe fino al più piccolo comune a dover informare sulle proprie normative da approvare, per il suo possibile impatto negli interessi economici e finanziari degli investitori stranieri.

L’analisi dell’organizzazione che dirige Julian Assange avverte che il testo in questione “porta le trattative molto più in là degli aspetti legittimamente vincolati al commercio, arrivando in un territorio di una agenda politica profondamente liberalizzatrice.” Avverte che com’è contemplato oggi il TiSA “ostruisce” la capacità normativa degli stati per imporre la deregolamentazione che le lobby corporative esigono dai paesi negoziatori.

Tale documento è la bozza sul Regolamento Nazionale del giro di riunioni del 10 ottobre 2015, una versione attualizzata al febbraio dello stesso anno di cui questo giornale ha avuto accesso a metà dell’anno scorso.

Il sogno delle imprese

Nel marzo 2013, al momento dell’inizio delle trattative, l’allora vicepresidente della Coalizione delle industrie dei Servizi, Samuel di Piazza, affermò davanti al congresso degli Stati Uniti che il TiSA deve “modificare o eliminare regole”, come ricordano dall’organizzazione di Assange.

“Le bozze filtrate del TiSA rivelano che i lobbisti corporativi sono convinti che potranno cominciare la loro causa per deregolamentare”.

Nello stesso anno, la National Retail Federation statunitense chiese che l’accordo smussi le normative sulle misure dei locali e sugli orari di apertura e chiusura per ottenere “efficienze operative” e lavorare “relativamente liberi da normative governative”.

Normative meno “gravose del necessario”

Il quadro d’azione dell’accordo è enorme- dalle normative sul rilascio di licenze per prestare servizio, fino a, possibilmente, gli standard tecnici-, e in funzione di quale proposta avrà maggior appoggio, più duro sarà l’accordo finale.

L’accordo pretende accelerare i tempi per prendere quelle decisioni normative nelle quali bisogna contare con le opinioni del resto degli stati.

Una di quelle è impedire che le regolamentazioni siano “più gravose del necessario per assicurare la qualità del servizio”; un’altra è che siano basate su “criteri obiettivi e trasparenti” relazionati alla prestazione, mettendo così in secondo piano gli obiettivi ambientali e sociali.

Al momento di prendere delle decisioni, gli stati membri hanno un “periodo di tempo ragionevole”, senza “ritardi ingiustificati”.

Gli esperti di Wikileaks si domandano se dentro il “ragionevole” ci sia spazio ad esempio per uno studio di impatto ambientale, ma la risposta di nuovo dipenderà dalla proposta che si imporrà alla fine, o dal livello di ambiguità del linguaggio usato nel testo.

Alejandro López De Miguel

 

tratto da: (clicca qui)

Paolo Maleddu:

<< È il rimedio adottato che è errato. Non si possono lasciare milioni di persone alla fame a causa del progresso tecnologico se la ricchezza prodotta è persino aumentata. Vanno diminuite le ore di lavoro permettendo a tutti di partecipare alla giusta ripartizione delle risorse disponibili, indirizzando in altri impieghi socialmente utili i lavoratori in eccesso.

Lo scopo dell’economia è dar da mangiare alle persone, non procurare lavoro alle macchine. Queste ultime servono ad alleggerirci ed anche a liberarci dal lavoro, aumentando allo stesso tempo la quantità di beni a nostra disposizione, non privandocene.

Il problema si presenterebbe nel caso di una diminuzione di risorse, ma noi stiamo addirittura aumentando la ricchezza con meno lavoro. Il problema quindi non esiste, è solo, volutamente e con tutte le peggiori intenzioni, male impostato.>>

 

 

La Foxconn, azienda taiwanese che produce la metà delle componenti dei dispositivi elettronici di consumo venduti nel mondo, ha ridotto la propria forza lavoro, grazie all’introduzione dei robot che sostituiscono gli operai. Un taglio drammatico: da 110.000 ad appena 50.000 operatori. Niente da dire: «Un successo nella riduzione del costo del lavoro». Fino a dieci anni fa, scrive “Contropiano”, per capire dove stava andando il capitalismo occorreva guardare agli Stati Uniti. Ora invece fa testo la Cina, divenuta “la manifattura del mondo” grazie a un costo del lavoro che 40 anni fa era ai minimi mondiali. Altri punti di forza: la concentrazione politica del potere (il sindacato assorbito dal partito unico) e l’apertura agli investimenti stranieri, in cambio della condivisione del know how. Centinaia di milioni di persone avevano così «smesso di essere contadini in esubero per trasformarsi in operai industriali, assicurando un tasso di crescita del Pil superiore al 10% per oltre venti anni e facendo conquistare al paese il ruolo di seconda potenza industriale del pianeta». Ma la musica sta cambiando: «Ogni favola ha una fine, anche e soprattutto quelle capitalistiche».

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Robot alla Foxconn

 

 

La Foxconn, aggiunge “Contropiano”, era anche conosciuta per l’alto tasso di suicidi tra i suoi lavoratori, schiacciati da ritmi infernali. «Ma i robot fanno meglio, più velocemente, senza soste fisiologiche, 24 ore su 24. Non si lamentano, non pretendono adeguamenti salariali, non si ammalano, non scioperano mai e non rischiano di farlo in futuro. Al massimo si rompono e vanno aggiustati». Ed è solo l’inizio: «Decine di altre aziende operanti in Cina stanno per fare lo stesso, magari su scala dimensionale anche superiore al 50% del personale». L’automazione sta conquistando tutte le fabbriche del pianeta. E i “futurologi” «stanno già sfornando elenchi di mansioni lavorative a rischio scomparsa», con «percentuali da capogiro nella sostituzione di uomini e donne con macchine». Attenzione: tutto ciò che è seriale può esser fatto meglio, «non c’è impiegato “di concetto” che possa sentirsi al sicuro: solo le professioni “creative” possono – entro certi limiti, comunque – essere risparmiate da questa corsa alla robotizzazione».

La “quarta rivoluzione industriale”, aggiunge “Contropiano”, ha per orizzonte la produzione senza lavoro umano, o quasi: «Resteranno, seppur molto più limitate, solo le attività di installazione, manutenzione e programmazione dei robot». E quindi, «miliardi di esseri umani non avranno più un’occupazione, né potranno riciclarsi in altre attività in espansione, perché non avranno le cognizioni di base per fare il salto da una all’altra». Facile da capire: «Un tecnico, per quanto bravissimo, non può diventare un ingegnere informatico o elettromeccanico. Se perde il lavoro, mettiamo, intorno a 40 anni, con famiglia e figli a carico, non può tornare all’università per i cinque sei anni necessari a fare l’upgrade delle sue conoscenze. In ogni caso, serviranno assai meno ingegneri di quanti tecnici si troveranno a spasso». Idem per la sicurezza: «I poliziotti “indispensabili” saranno solo quelli necessari per le scorte e il controllo delle manifestazioni di piazza, oltre a informatici e analisti video». Conclusione: «La domanda, epocale, è persino disperatamente semplice. Che fine faranno quei miliardi di esseri umani senza possibilità di guadagnarsi da vivere vendendo la propria forza lavoro?».

tratto da: (clicca qui)