2016.09.24 – La Grande Truffa – 32° parte (ultima)

Posted by Presidenza on 24 Settembre 2016
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A grande richiesta proponiamo, a puntate, il libro “La Grande Truffa” di Paolo Maleddu, uno di noi, un grande uomo che per il suo coraggio, la sua lealtà e la sua voglia di verità si trova oggi sotto l’attacco duro e sleale dello Stato italiano, uno Stato burattino delle lobbies bancarie internazionali

 

 

 

Paolo MALEDDU: “Ho scritto questo libro per una incontenibile necessità di condividere con quante più persone possibile un insieme di informazioni nelle quali mi sono imbattuto, e che hanno gradualmente aperto davanti ai miei occhi una visione del tutto nuova della realtà del mondo nel quale viviamo.

Una realtà insospettata, spaventosa, nella quale siamo immersi ma che non riusciamo a vedere, perché confusa dietro una barriera di notizie ed immagini sapientemente filtrate, falsate o anche solamente ignorate. Le notizie che non vengono divulgate sono le più importanti. C’è un mondo reale nel quale gli eventi scorrono così come avvengono, lieti o dolorosi che siano, in un flusso continuo. E uno parallelo, virtuale, creato dalla rappresentazione che i media danno di questa successione di eventi. Noi viviamo nel mondo virtuale che ogni giorno radio, giornali, televisioni e cinema costruiscono per noi. “Educati” sin dai primi anni di scuola ad essere prigionieri di verità ufficiali, ci è poi difficile accettare versioni diverse, scomode, che non rientrano nei nostri orizzonti.”

“Esistono due storie: la storia ufficiale, menzognera, che si insegna “ad usum Delphini”, e la storia segreta, in cui si rinvengono le vere cause degli avvenimenti, una storia vergognosa.”

La Grande Truffa – dalla 1° alla 30°parte                        La Grande Truffa – 31° parte

 

 

L’emissione monetaria

LA GRANDE TRUFFA

Come gli usurai internazionali si impossessano di tutta la ricchezza prodotta dalla popolazione mondiale

32° parte

 

………………

E nel 1923 fu ancora un magnate americano, Max May della “Morgan Guaranty”, a co-dirigere la “Ruskom Bank”, la prima banca commerciale sovietica, creata dalla “Nya Banken” di Oslo che apparteneva a due ebrei svedesi, Aschberg e Rubinstein. Era stata la comunità ebraica americana, del resto, a mandare in Russia il correligionario Lev Bronstein, detto Trotsky, un mese prima di Lenin, fornendolo di un passaporto americano e di diecimila dollari-oro, perché accendesse i fuochi della rivolta. Nel 1921, quando il giovane Armand Hammer entrò per la prima volta nella Russia rivoluzionaria, la rete di salvataggio al regime stesa dai finanzieri americani era in piena funzione, e Hammer vi si muoveva come un pesce nell’acqua.

(…)

Ai “particolari” pensava Dzerzhinsky, il famigerato capo della polizia, cui Lenin ingiunse di appianare ad Hammer tutte le vie. Così, mentre milioni di russi morivano di fame e di paura, al giovane americano fu dato alloggio nella “Casa bruna”, una splendida magione requisita a nobili zaristi, dove riceveva i suoi amici (…) e da cui conduceva i suoi affari (…). Lenin, da lontano, controllava tutto. “

  1. Blondet, “Hammer il miliardario rosso”, Il Giornale, 18 maggio 1986

I poteri del capitalismo finanziario decisero un piano di ampia portata, nient’altro che creare un sistema su scala mondiale per il controllo finanziario in mani private, in grado di dominare i sistemi politici di ogni paese e l’intera economia del mondo. Il sistema sarebbe governato in modo feudale dalle banche centrali di tutto il mondo agendo di concerto, attraverso accordi segreti presi in frequenti incontri e conferenze.

 Il vertice del sistema sarebbe stato la Banca dei Regolamenti Internazionali a Basilea, in Svizzera, una banca privata posseduta e controllata da tutte le banche centrali del mondo che erano a loro volta società per azioni private. Ogni banca centrale avrebbe cercato di dominare il suo governo attraverso l’abilità di controllare i prestiti al Tesoro, di manipolare scambi con l’estero, di influenzare il livello di attività economica nel paese ed influenzare gli uomini politici disposti a collaborare attraverso ulteriori ricompense economiche nel mondo degli affari.”

 Carroll Quigley, Professore all’università di Georgetown e consigliere del presidente Clinton

“Un nuovo tipo di shock faceva notizia: il Volcker Shock. Gli economisti impiegano questo termine per descrivere l’impatto avuto dalla decisione presa dal presidente della Federal Reserve, Paul Volcker, di aumentare di molto i tassi di interesse negli Stati Uniti, lasciandoli crescere sino al 21 per cento, con un picco nel 1981, che si protrasse sino a meta del decennio. Negli Stati Uniti, l’aumento dei tassi d’interesse portò a un’ondata di bancarotte, e nel 1983 il numero di persone che mancava i pagamenti del mutuo triplicò.

Il dolore più forte, però, fu avvertito fuori dagli Stati Uniti.

Nei Paesi in via di sviluppo molto indebitati, il Volcker Shock – anche noto come “shock del debito” o “crisi del debito” – fu come una pistola laser che sparava scariche elettriche da Washington, gettando i Paesi poveri nelle convulsioni. L’aumento dei tassi di interesse significò rate più alte per la restituzione dei prestiti esteri, e spesso per pagare era necessario chiedere altri prestiti. La spirale del debito era nata. In Argentina, il già enorme debito di 45 miliardi di dollari lasciato in eredità dalla giunta crebbe rapidamente fino a toccare i 65 miliardi nel 1989; una situazione che si ripresentò identica nei Paesi poveri di tutto il mondo. Fu dopo il Volcker Shock che il debito del Brasile esplose, raddoppiando da 50 a 100 miliardi di dollari in sei anni. Molti Paesi africani, che avevano chiesto grossi prestiti negli anni Settanta, si ritrovarono in guai simili: il debito della Nigeria nello stesso breve lasso di tempo passò da 9 a 29 miliardi di dollari.”

      Naomi Klein, “Shock economy, l’ascesa del capitalismo dei disastri”.

Ho riportato citazioni di autori diversi, e se ne potrebbero aggiungere molte altre, per evidenziare il fatto che per i prestatori di denaro privato è importante generare guerre e fare prestiti agli stati, indipendentemente dall’ideologia prevalente.

Dividere le popolazioni, finanziare armamenti e ricostruzioni, che siano monarchie, dittature, democrazie o regimi totalitari socialisti o comunisti, il business degli Usurai è dare denaro in prestito e legare a sé popoli e governanti con le catene del debito.

Il modello da seguire è quello di infiltrare propri uomini nelle classi politiche governanti, corrompendole con la forza del denaro e facendole partecipi dell’esproprio delle ricchezze delle popolazioni sulle quali viene scaricato l’onere del pagamento dei debiti attraverso il prelievo fiscale.

Quando poi monarchi, dittatori e presidenti eletti oppongono resistenza, gli Usurai non si scompongono: hanno dato in passato prova della loro enorme potenza distruttrice spazzandoli via dalla storia del mondo, come successo in Russia con lo Zar e la rivoluzione bolscevica, in Nord America con Abraham Lincoln, in Sud America con Allende, Roldòs, Torrijos …

– 2 – La moneta inconvertibile di corso legale: “debito inesigibile”.

Ora che dovremmo avere le idee un po’ più chiare in materia, leggiamo con attenzione una definizione di moneta alla quale abbiamo fatto cenno nel capitolo sulla evasione delle banche centrali, per mettere in risalto l’uso,  all’interno delle istituzioni, di un linguaggio volutamente ambiguo per confondere ed ingannare una popolazione inconsapevole.

È una descrizione della moneta “approvata” dai nostri legislatori.

La definizione viene evidenziata dal Prof. Auriti (Comune di Atri, Abruzzo, 1996) nella presentazione di un corso dell’Università degli Studi di Teramo, “La Moneta del 2000, Nuove Linee di Teoria Monetaria”.

Nella relazione al disegno di legge sul conto intrattenuto dal Ministero del Tesoro presso la Banca d’Italia, approvato dal Consiglio dei Ministri il 10 febbraio 1993, è contenuta una preziosa dichiarazione, rara per la sua impudente sincerità: “La ratio di queste disposizioni” recita testualmente la relazione “è evidente: garantire la piena indipendenza delle Banche Centrali e della Banca Centrale Europea, nella gestione della politica monetaria . . . In conseguenza non è consentito agli esecutivi degli stati firmatari del Trattato, di esercitare signoraggio in senso stretto: ovvero di appropriarsi di risorse (sic!) attraverso l’emissione di quella forma di debito inesigibile che è la moneta inconvertibile di corso legale”.

 Dunque:

 

  1. aa) esistono risorse che, ovviamente, non sono di chi se ne appropria, altrimenti sarebbe impossibile appropriarsene;

 

  1. bb) normalmente non dovrebbe essere consentito a nessuno di appropriarsi di “risorse” altrui e non solamente agli Stati firmatari del Trattato, mentre ciò è consentito alle Banche Centrali e alla Banca Centrale Europea che – come si sa – emettono “debito inesigibile”, cioè “moneta inconvertibile di corso legale”.

 Le “risorse” (altrui) di cui parla la relazione alla legge, altro non è che il valore indotto della moneta creato dalla collettività. Le banche centrali hanno raggiunto un tale grado di professionalità nell’appropriarsi di risorse altrui, da avere consolidato in se stesse, e nei governi il convincimento di avere il diritto di farlo, mediante una vera e propria forma di furto legalizzato”.

Queste poche righe costituiscono un incredibile atto di ammissione di più reati compiuti ai danni del Popolo italiano con l’approvazione del Consiglio dei Ministri, l’organo garante dell’attuazione di una sana economia nel paese per permettere che le risorse disponibili arrivino a tutti noi.

Sono una chiara conferma, semmai ce ne fosse bisogno, dell’esistenza dell’appropriazione di “risorse altrui” attraverso l’emissione monetaria.

Che tale appropriazione non è consentita agli esecutivi degli stati membri, ma certamente alla Banca Centrale Europea e alla Banca d’Italia, cioè alla Grande Usura  che le controlla. 

Il professor Auriti ha voluto porre in risalto il “furto legalizzato” dell’intero valore monetario sottratto alla collettività, il signoraggio, e l’arroganza, derivante dalla certezza dell’impunità, con la quale viene attuato.

Oltre a ciò, io vorrei portare di nuovo la vostra attenzione su un altro reato annunciato: la proclamazione di “assoluta indipendenza” delle Banche Centrali e della Banca Centrale Europea nella gestione della politica monetaria.

Completa di dichiarazione di inammissibilità di alcuna ingerenza da parte dei governi degli stati membri, sancita da alcuni articoli del trattato di Maastricht, come abbiamo avuto modo di commentare nel capitolo sulla Banca Centrale Europea.

È una clamorosa dichiarazione di indipendenza da qualsiasi controllo popolare di un centro di potere costituito.

Un’abdicazione al potere (lo abbiamo mai avuto?) da parte nostra.

Quel potere che, secondo la favola dello stato democratico costituzionale, dovrebbe appartenerci e che noi ci illudiamo di trasmettere per delega ai nostri rappresentanti con la farsa elettorale, è stato consegnato al “sistema” europeo delle banche centrali.

Da chi?

Da quel potere esecutivo al quale noi abbiamo affidato il futuro nostro e dei nostri figli, i tanti governi che si sono succeduti alla guida dello Stato.

I traditori che ci hanno venduto agli aguzzini.

Quegli stessi signori che tutti i giorni, con la loro straripante e fastidiosa presenza, dagli schermi televisivi ci inondano di fiumi di parole vuote di significato, riguardanti temi secondari, guardandosi bene dal rendere pubblici gli argomenti più importanti.

L’abituale tecnica di diffusione della grande menzogna virtuale.

Si è compiuto un autentico golpe senza colpo ferire: la perdita della sovranità monetaria/popolare e l’instaurazione della dittatura dei Grandi Usurai internazionali.

 Uomini non eletti da noi, che si sono fatti consegnare in maniera autoritaria ed arrogante dagli esecutivi nazionali il controllo di ciascun paese, a plateale conferma della completa sudditanza della classe politica.

Abbiamo visto, nel corso dei vari capitoli, i meccanismi attraverso i quali gli Usurai si impossessano, come e quando vogliono, della ricchezza prodotta dal popolo, alternando periodi di crisi ad altri di espansione economica; come condizionano l’emanazione di leggi a loro favorevoli, imponendo con lo strapotere dei soldi loro uomini nei ruoli chiave dell’apparato statale; come, con uno spropositato prelievo fiscale ed una serie sempre crescente di regole da osservare, ci stiano restringendo le libertà civili, impoverendoci e riducendoci a prigionieri inconsapevoli in una società immobilizzata dalle catene del debito infinito.

Come autentici dittatori, non sono responsabili di fronte alla legge delle loro malefatte nei nostri confronti, dal momento che non agiscono in prima persona, non si rendono “visibili”, e le loro società, pur avendo il monopolio dell’emissione monetaria, sono assolutamente indipendenti dall’ Unione Europea, come abbiamo visto.

Per maggior sicurezza, hanno provveduto a proteggere con un avvolgente scudo di immunità legali anche i loro camerieri, coloro che ricoprono gli incarichi ufficiali, esposti alla vista di noi comuni mortali.

Il popolo ignora totalmente i nomi ed i volti degli Usurai e persino la loro esistenza.

L’Unione Europea, spacciata per fratellanza dei popoli europei dalla propaganda liberal, trasformata in dittatura della Grande Usura.

Primo passo del tratto finale di un cammino che vorrebbe condurci all’unione fraterna di tutte le popolazioni sotto una dittatura mondiale, con un unico governo invisibile e non eletto che già da decenni sta guidando il mondo a nostra insaputa, una forza di repressione poliziesca pagata da noi per proteggere l’elite dominante dalla nostra ira, se mai dovesse scoppiare; un pensiero unico omologato; la sparizione della moneta, lo strumento di distribuzione dei mezzi di sostentamento, che ci verranno così centellinati dagli Usurai nella quantità da loro ritenute opportune.

Fortunatamente, questi fanatici criminali non riusciranno nel loro intento.

Debito inesigibile è una definizione inaccettabile, una manifestazione di disonestà intellettuale in quanto mira solamente a confondere.

Imposta d’autorità da chi controlla il potere.

Se non esiste l’obbligo della restituzione, non si capisce come la falsa cambiale emessa sotto forma di banconota possa essere considerata un debito ed appostata al passivo nel bilancio della banche emittenti.

Allo stesso tempo risulta arduo spiegare che questo finto debito è addirittura capace di fruttare interessi.

Insomma, l’enorme ammontare del denaro messo in circolazione non può essere contabilizzato al passivo nel bilancio di Bankitalia, e non può controbilanciare l’attivo costituito dai buoni ordinari del tesoro in entrata. Pertanto vengono clamorosamente confermati i dubbi su un bilancio credibile, e la segnalazione di conti alle isole Cayman portati alla luce dall’ingegner Fedrigo e mai smentiti, non aiutano a pensar bene.

– 3 –

MOVIMENTO ZERO

 I PADRONI DELLA CRISI

 Appello contro la Dittatura Bancaria e Tecnofinanziaria

 No alla vita basata sul prestito e sull’usura

No al debito eterno degli Stati, dei Popoli e dei Cittadini

Il Popolo (attraverso lo Stato) torni titolare della Sovranità Monetaria

 La questione della Sovranità Monetaria non è questione economica. Riguarda tutti gli aspetti della nostra vita. La Banca Centrale Europea, proprietà delle Banche Nazionali Europee, come Bankitalia, emette le banconote di Euro. Per questa stampa pretende un controvalore al 100% del valore nominale della banconota (100 euro per la banconota da 100 Euro), appropriandosi del potere d’acquisto del denaro che crea a costo zero e senza garantirlo minimamente.

È un’incredibile regalia truffaldina ai danni della popolazione intera. Gli Stati pagano questa cifra con titoli di Stato, quindi indebitandosi. Su questo debito inestinguibile, pagheranno (pagheremo) gli interessi passivi per sempre. Con le tasse dei cittadini, o vendendo a privati beni primari, come le fonti d’acqua. Per contenere il debito pubblico, che è generato soprattutto dal costo dell’emissione del denaro che lo Stato paga alla BCE, ogni governo è costretto ad aumentare una pressione contributiva diretta ed indiretta sempre più alta nel tempo, che per alcuni soggetti, i più deboli, corrisponde ad un prelievo forzoso di oltre il 60% del proprio guadagno.

Questo enorme profitto è incamerato ingiustamente, illegittimamente ed anticostituzionalmente dalla BCE, ovvero dai suoi soci, le Banche Nazionali, a loro volta controllate da soggetti privati.

Queste Banche sono di proprietà privata, e, soprattutto, di gestione privata, anche se ingannevolmente vengono fatte passare per “pubbliche”. Gli utili che traggono dalla emissione monetaria vengono occultati attraverso bilanci ingannevoli, in cui si fa un’arbitraria compensazione dei guadagni da Signoraggio con inesistenti uscite patrimoniali. Dopo 60 anni di Signoraggio (il guadagno sull’emissione) esercitato da Bankitalia e BCE, l’Italia ha un enorme debito pubblico generato esclusivamente dai costi per l’emissione del denaro pagati alle Banche Centrali.

Se l’emissione del denaro fosse affidata allo Stato, senza creare debito, oggi non avremmo un solo euro di debito pubblico e le tasse da reddito potrebbero non esistere o incidere minimamente sui redditi da lavoro. Tutti i costi sociali (pubblico impiego, opere, scuole, ospedali) si sarebbero potuti coprire coi proventi da IVA (imposta sul valore aggiunto) magari maggiorata al 30% per i prodotti di lusso e non popolari, e da tasse su transazioni soggette a pubblica registrazione.

Senza usura contro lo Stato da parte delle Banche Centrali, che ha costretto lo Stato a vessare i propri cittadini con tasse spropositate (ricordate il prelievo sul conto corrente voluto dal banchiere Ciampi, travestito da uomo politico?), non bisognerebbe lavorare 30 anni per comprare una piccola casa, pagando tassi da usura. Non esisterebbe il degrado sociale, la povertà, il precariato, la delinquenza come mezzo di sopravvivenza di massa. Senza il Signoraggio delle Banche Centrali gli Stati non avrebbero più debiti e non sarebbero più costretti a tassare e tartassare i propri cittadini, a sottoporli a forme di controllo poliziesco per la determinazione dei redditi. I guadagni da lavoro dipendente ed autonomo sarebbero tutti legittimi, provabili e dichiarabili senza timore, senza evasione, senza elusione, e l’unica tassa da riscuotere sarebbe quella sull’acquisto di beni e servizi, favorendo quelli per la sussistenza con aliquote più basse ed alzando le aliquote per prodotti voluttuari e di lusso.

Ritornando la sovranità monetaria nelle mani degli Stati sovrani si eliminerebbe il debito degli stessi e di conseguenza di larga parte della popolazione. L’esistenza di noi tutti, condizionata e vincolata sin dalla nascita dal principio usurocratico del debito sarebbe sollevata dall’angoscia da rata, da scoperto di conto corrente, da pignoramento, da sfratto, da banca dati della puntualità dei pagamenti. Le nostre vite sarebbero liberate dall’assillo dal lavoro, del doppio lavoro, del bisogno di guadagnare tanto, per poi pagare il 60% del proprio guadagno allo Stato, perché lo Stato è sotto l’usura dei Banchieri.

Merita trattazione a parte l’analisi delle influenze sulla nostra vita dell’assillo economico. Influenze negative di carattere psichico, culturale, sociale. Con i drammi della povertà, dell’emigrazione, del doppio lavoro familiare, del lavoro precario, del lavoro insicuro, delle pensioni minime, che, senza la voracità da usura delle Banche Centrali, si sarebbero potuti evitare. Sottoponiamo l’appello a deputati, senatori, giornalisti, intellettuali, contestatori, anticonformisti, per promuovere la proposta di legge che faccia tornare l’emissione monetaria in mano statale, ovvero politica e popolare. Diffondiamo la verità negata: viviamo in una dittatura bancaria che impone a tutti l’angoscia esistenziale della vita basata sui debiti.

Azzeriamo il debito degli Stati

Eliminiamo la schiavitù degli indebitati per sopravvivere

Riprendiamoci la nostra vita e le nostre libertà

Massimo Fini

Marco Francesco De Marco

Valerio Lo Monaco

Alessio Mannino

Andrea Marcon

 

– 4 –

“La finanza e il potere”

Brano finale del libro scritto da Joaquìn Bochaca nel 1979:

“Abbiamo esposto, a grandi linee elementari, il sistema finanziario. Alla radice di questo sistema si situa una menzogna. La menzogna di un uomo che, essendosi obbligato a pagare nove volte più di quel che possiede (a semplice titolo di custodia), si suppone sia in grado di adempiere a tale impegno. E da essa scaturiscono in frotta ulteriori menzogne: la menzogna che una cessione di oro costituisca una sventura nazionale; la frottola che i cambi con le valute estere debbano mantenersi fissi; la fandonia che i prezzi e i salari non possono stabilizzarsi; la bubbola che un Paese sopravvivrebbe solo mercè le sue esportazioni; l’impostura che il mercato interno debba subordinarsi a quello estero; l’inganno che salari elevati rappresentino un pericolo; il mendacio che un paese, le cui importazioni superino le esportazioni, “viva al di sopra dei propri mezzi”, e la spudoratezza che il rimedio alla sovrapproduzione sia quello di appiccicare il fuoco ai raccolti, a tutela dei … prezzi.

E, congiunto a questa piramide di menzogne, lo spettacolo del trionfo della tecnica, con stocks straripanti di merci che non si possono distribuire . . per l’unico motivo che, a dispetto dell’evidenza, bisogna puntellare l’impero della menzogna.

Ci piaccia o no, è necessario riconoscere che nella nostra era sussiste una certa interdipendenza fra Danaro e Potere. E poiché la finanza è, per sua natura, internazionale, il potere che essa persegue ha, parimenti, carattere internazionale. I mondialisti, gli apologeti dell’O.N.U., sono finanzieri o loro rappresentanti. Il mondo d’oggi è governato, tanto in politica che in economia, da ben precisi individui al servizio di Forze ben identificate, che in Nord America vengono indicate con il termine “Establishment”. Detti individui occupano posizioni chiave anche se il loro rango politico non è necessariamente vistoso. Così, per fare un esempio, risulta curioso constatare come i presidenti degli Stati Uniti, eletti a suffragio universale, sembrino incapaci di prendere una qualsiasi decisione senza essersi preventivamente consultati con una sorta di “visir” imposti loro d’autorità. Nixon aveva Kissinger, proveniente dalla potentissima Banca Goldmann, Sachs and Co., come Johnson e Eisenhower avevano Sidney Weinberg, del medesimo istituto bancario, a sua volta legato a doppio filo ai Rockefeller; e Kennedy, Truman e Roosevelt avevano Bernard Mannes Baruch, consigliere in 29 banche, oltre a Felix Frankfurter, uomo dei Warburg, gli onnipotenti della Federal Reserve Board. Nixon, Johnson, Kennedy, Roosevelt avevano …? O, piuttosto, Kissinger, Weinberg, Frankfurter o Baruch avevano a disposizione i primi? Chi dominava e chi era dominato?…Per rispondere a questo dilemma basterà rammentare la lapidaria affermazione di Cèline: “La democrazia è plutocrazia”. Nelle elezioni esce regolarmente vincitore il candidato che può disporre di maggior denaro per pagarsi la campagna elettorale, costosissima parata spettacolare che soltanto la Finanza può permettersi. E già si sa: chi paga comanda. In Inghilterra, quando governano i conservatori è cosa pubblica e notoria che le “eminenze grigie” son Charles Clore e Jack Cotton, due super finanzieri della City londinese; quando invece al governo ci sono i laburisti compaiono, come entourage di Harold Wilson, finanzieri di un altro gruppo: Wolfson, Zuckerman e Maxwell, tutti strettamente legati alla potentissima Banca Lazard. Così come risultano vincolati ai Lazard e ai Rothschild la maggioranza degli uomini politici di qualche rilievo in Francia, siano essi etichettati di sinistra, di destra o di centro.

L’”Establishment” mondiale è composto da circa trecento famiglie (d’antico e nobile lignaggio!) fra loro strettamente intrecciate da vincoli di parentela e di economia. Esso controlla in maniera praticamente totale il mercato dell’informazione: stampa, radio e televisione. Il mercato mondiale dei cereali si sposa al nome di Dreyfuss. Nell’industria chimica, sette grandi consorzi, tra i quali risalta il trust “Imperial Chemical Industries”, creatura della famiglia Melchett Mond Moritz, totalizzano da soli il novanta per cento della produzione mondiale. Il mercato del nichelio è un condominio delle famiglie Mond e Rothschild. Sempre i Rothschild sono la prima potenza del mercato mondiale del mercurio. I mercati dei diamanti, argento, oro, rame ed acciaio si associano ai nomi di Oppenheimer, Barnato, Beit, Goldschmidt, Guggenheim, Wernek, De Wendel, Lewisson, Rothschild, Bleichroeder, Japhet, Seligman, Lazard, Morgenthau, Schiff e Warburg. La famiglia Zemurray, proprietaria della “United Fruit”, controlla mezza dozzina di repubbliche centroamericane ed esercita grande influenza anche in Sudamerica. La famiglia Gunzburg possiede grossi interessi in Giappone, dove controlla numerose industrie (i Gunzburg furono, unitamente ai Warburg, Schiff e Kahn, i finanziatori della Rivoluzione Sovietica dell’ottobre 1917). Risulterebbe prolisso elencare la serie completa delle famiglie che formano l’”Establishment”. E tratteggiarne, sia pur molto sommariamente, tutte le attività, richiederebbe un volume a ciò solo dedicato; quindi lasceremo l’argomento a una migliore occasione.

Qui basti puntualizzare che per l’”Establishment” non esistono frontiere, né “cortine di ferro” . . : così, per esempio, la famiglia Aschberg fin dal 1917 ha interessi connessi alla banca di Stato sovietica. Gli Aschberg del Nya Banken di Stoccolma sono ritenuti gli agenti della casa Rothschild per l’Europa settentrionale.

L’”Establishment” raramente agisce in modo diretto. I baroni dell’alta finanza agiscono per interposta persona tramite i loro fidecommissari che hanno il ferreo controllo del potere politico e amministrativo. In Francia, un paese libero il cui emblema democratico viene scolpito sui frontoni dei pubblici edifici, “ogni attività economica è rigidamente controllata dall’establishment; c’è un dittatore per il credito, il sig. Bloch-Lainè; un dittatore per la politica agricola, il sig. Rosenstock-Franck; un dittatore per la produzione, il sig. Ardano; e un dittatore per il piano di sviluppo, il sig. Etienne Hirsch”.

Nel corso di soli tre secoli, la feccia più miserabile d’Europa ha scalato il pinnacolo dell’economia mondiale. Ormai manca solo il consolidamento definitivo della stessa, ovvero la sintesi Capitalismo-Comunismo, dopo la quale albeggerà “la pace”. La pace senza giustizia: una pace satanica. La pace dell’armento umano, con circa trecento pastori e qualche migliaio di cani poliziotto. Per arrivare al vertice, alcuni individui disseminati nel Vecchio Continente e disprezzati da tutta l’umanità , escogitarono, trecento anni orsono, il massimo Furto della storia.

Attualmente, nel nostro “civile” e “democratico” ventesimo secolo, i discendenti dei predetti individui, in piena legalità e con in più la patente di onorabilità, regnano, occultamente ma dispoticamente, su tutta la razza umana. È il secolo dei Furti”.

 

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Paolo MALEDDU

 

 

 

2016.09.23 – Riparare l’Italia? Impossibile, se gli Usa non vogliono

Posted by Presidenza on 23 Settembre 2016
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Marco Della Luna: <<Inutile illudersi che possa davvero cambiare qualcosa se prima non si stracciano i trattati di sudditanza verso gli Usa e, in Europa, verso la Germania. Si dovrebbero prima verificare quali siano gli spazi di manovra consentiti all’Italia dai vincoli esterni, e in primo luogo dai trattati di pace e relativi protocolli anche riservati, seguiti alla fine della II Guerra Mondiale, e configuranti per l’Italia una sovranità limitata in subordinazione agli Usa>>.

 

Arrivano i nostri e sistemeranno tutto, con riforme dettate dal buon senso? Perfetto, in teoria. In pratica, però, non succede mai. Motivo? Semplice: le soluzioni esistono, ma non ci è permesso adottarle. Da chi? Dalla ristrettissima élite finanziaria che ha in mano il sistema economico. Le cose vanno male (per noi) perché così hanno deciso loro. Inutile illudersi che possa davvero cambiare qualcosa, dice l’avvocato Marco Della Luna, se prima non si stracciano i trattati di sudditanza verso gli Usa e, in Europa, verso la Germania, il vassallo incaricato di frenare – con la crisi indotta – lo sviluppo del vecchio continente, allo scopo di sabotarne la sovranità e quindi la vitalità. Il pericolo, per loro, è sempre lo stesso: la nostra libertà d’azione. «Un ristretto numero di grandi famiglie bancarie, cioè l’establishment angloamericano e poc’altro, detiene nel mondo il potere economico, quindi politico e militare; il suo consenso è indispensabile per ogni significativa riforma in ogni paese dell’area del dollaro. Impone spesso, nel proprio interesse, riforme contrarie all’interesse collettivo, come l’abolizione del Glass Steagal Act, e le mantiene anche dopo che si è manifestata la loro nocività».

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Marco Della Luna

 

 

Un giorno anche questo “impero” crollerà, come tutti gli altri, aggiunge Della Luna nel suo blog. Ma a farlo collassare non saranno certo i ragazzi di “Occupy Wall Street” o del movimento di Grillo. «Siamo inclini ancora oggi a pensare che i policy-makers, i decision-makers, siano tuttora gli Stati, i governi, i parlamenti». Ma in realtà «non lo sono più da molto tempo: essi sono controllati da chi li finanzia, detiene il loro debito, gli fa il rating». Siamo portati a pensare e a promettere: prendiamo la maggioranza assoluta e aggiustiamo le cose per il paese. Ma non funziona così: «I vincoli e i poteri esterni sono ampiamente preponderanti e dettano ciò che puoi e ciò che devi fare, e se non ottemperi ti fanno cadere, mobilitando mass media e giustizia». In piccolo, la falsa partenza della giunta Raggi a Roma dimostra la stessa verità: anche per cambiare le cose in una città non basta avere i voti, «bisogna fare i conti con interessi consolidati appoggiati da ampi settori istituzionali, mediatici e “religiosi”».

Sul piano tecnico, continua Della Luna, i metodi per risanare il sistema bancario italiano e per rilanciare l’economia con idonei finanziamenti di ampio respiro sono già disponibili e più volte descritti. Ma, per introdurre riforme importanti, bisogna fare i conti con l’oste: «Chi avanza proposte di riforma di qualche rilevanza, soprattutto in ambiti economico-finanziari, geostrategici, scientifico-tecnologico (soprattutto energetici), dovrebbe preliminarmente verificare se il predetto consenso vi è o non vi è – il cosiddetto “Washington consensus” (e “Berlin consensus”), esponente degli interessi di quell’establishment finanziario-militare-politico che già Dwight Eisenhower indicava come incompatibile con la democrazia e che ancora prima Charles Wright Mills denominò “power elite”». Non se parla mai, «perché discuterne è sgradevole, scabroso». Chi fa proposte di riforma sostanziale dovrebbe prima verificare «quali siano gli spazi di manovra consentiti all’Italia dai vincoli esterni, e in primo luogo dai trattati di pace e relativi protocolli anche riservati, seguiti alla fine della II Guerra Mondiale, e configuranti per l’Italia una sovranità limitata in subordinazione agli Usa».

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Dwight Eisenhower

 

 

Lo stesso vale per la Germania: «Ogni cancelliere tedesco, prima di assumere il suo ufficio, deve sottoscrivere la “Kanzlerakte”, ossia un impegno di obbedienza alla Casa Bianca». E un protocollo riservato del trattato di pace con gli Usa «attribuisce a questi la “Medienhoheit”, ossia la sovranità sui mass media tedeschi». Ma se la Germania è “previsto” che sia efficiente, per l’Italia le cose cambiano: Della Luna parla di «obblighi verso gli Usa che impongono all’Italia di restare inefficiente in determinati settori e di subire, nascondendolo all’opinione pubblica, prelievi di ricchezza e di altri assets da parte degli Usa o di loro soggetti imprenditoriali. Prelievi che si traducono in tasse e tagli». L’Italia, poi, è costretta a subire «la sistematica violazione delle regole fiscali europee» da parte della Germania, nonché «lo shopping delle sue aziende migliori». Abbiamo «subito passivamente l’attacco ai Btp per imporre il “regime change” nel 2011 con la leva dello spread». E fu il cancelliere Kohl, racconta Della Luna nel saggio “Polli da spennare” (Nexus, 2008) a frenare la riforma italiana dell’efficienza.

Piatto forte, comunque, i nostri soldi da versare al sistema finanziario americano: «Negli anni ’90, i governanti italiani – costretti o corrotti – hanno stipulato con primarie banche statunitensi contratti derivati Irs del tipo “banca vince se tassi calano” quando già era determinato che sarebbero calati; quindi l’Italia, il contribuente italiano, sta pagando centinaia di miliardi di perdite su questi contratti, e questi pagamenti chiaramente costituiscono la corresponsione di un tributo alla potenza vincitrice da parte del paese sconfitto e sottomesso». Una pratica turpe, rinnovata «anche grazie all’“Europa”». Per non parlare degli F-35, aerei-rottame, o delle guerre in Iraq, Afghanistan e Libia, «contrarie agli interessi italiani». La prima vittima? Enrico Mattei: «Fu ucciso mentre, come presidente dell’Eni, disturbava il cartello petrolifero angloamericano».

pubblicazione3

 

 

Enrico Mattei

 

 

L’indurre destabilizzazioni finanziarie, civili e politiche nei vari paesi della loro zona di influenza, a scopo di sottometterli e sfruttarne le risorse, è una prassi costante delle multinazionali americane, come ben illustrato e documentato da uno dei principali esecutori, John Perkins, nel saggio “Confessioni di un sicario dell’economia” (Minimum Fax). Gli Usa sono il peggior “Stato-canaglia” del pianeta? Già, ma «la sua forza imperiale e il suo controllo dell’informazione gli consente di non apparire tale, in superficie». Della Luna indica una direzione di ricerca, quella dei «protocolli riservati annessi ai trattati di pace e relativi al Piano Marshall». Se risulterà che ci sono e che non permettono le progettate riforme, allora è inutile insistere nel portarle avanti, conclude il saggista. Meglio, a quel punto, progettare «una vasta campagna globale di informazione su quei vincoli, sulla loro dannosità, sulla loro iniquità, al fine di contestare la loro validità e compatibilità coi diritti dell’uomo e coi principi democratici», in modo che americani (e tedeschi) scendano dal trono.

tratto da: (clicca qui)

 

Sarebbe stato politicamente scorretto attaccare le più grandi banche d’investimento di Wall Street in un momento in cui le famiglie piangevano la perdita dei loro cari

 

pubblicazione1

 

 

I cittadini americani sono ancora allo’oscuro di quelle centinaia di miliardi di dollari di movimenti finanziari che la Federal Reserve gestì nei giorni, settimane e mesi successivi al 9/11.

Quello che ancora manca nel Rapporto Ufficiale della Commissione 9/11, nelle audizioni del Congresso e negli studi accademici, è che Wall Street, il giorno in cui gli aerei colpirono le torri del World Trade Center, era sul punto di ricevere una denuncia dal Procuratore Generale dello Stato di New York, Eliot Spitzer, per aver orchestrato una frode di proporzioni senza precedenti ai danni degli investitori pubblici.  Tale indagine fu bloccata per più di sei mesi: sarebbe stato politicamente scorretto attaccare le più grandi banche d’investimento di Wall Street in un momento in cui le famiglie piangevano la perdita dei loro cari, alcuni titoli di risparmio Statunitensi venivano chiamati “Patriottici” e il Congresso rendeva omaggio alle eroiche grandi banche, alla Borsa e alla Federal Reserve per aver rimesso in moto tutto il sistema finanziario nel giro di una sola settimana dalla tragedia.

Anche le folli politiche di ‘laissez-faire’ dell’ex-presidente della FED Alan Greenspan, seguace adoratore di Ayn Rand, ci hanno guadagnato dagli     eventi del 9/11. Il 20 settembre del 2001 i membri della Commissione Bancaria del Senato elogiarono Greenspan per la sua mirabile performance. Stranamente, nel corso di quell’udienza del Senato tenutasi solo nove giorni dopo i tragici eventi, nessun senatore presente si scomodò a chiedergli quanto fosse costato alla FED e a chi era stato destinato il denaro. La crisi di Wall Street è stata come ‘sospesa’ per sette anni, fino al 2008, quando fu impossibile negare che le politiche di deregolamentazione finanziaria e l’abrogazione della Legge Glass-Steagall promosse da Greenspan, avevano distrutto Wall Street, e senza ricorrere ad alcun attacco aereo.

Ecco come si presentava la situazione di Wall Street e dell’economia statunitense il 10 settembre 2001, il giorno prima che gli attacchi a Manhattan dessero alla FED un pretesto per inondare Wall Street – senza dare troppo nell’occhio – di fiumi di denaro liquido: il mercato azionario Nasdaq, zeppo di titoli truccati creati dalle aziende iconiche di Wall Street (poi bersaglio delle indagini di Spitzer), era imploso, perdendo il 66 per cento del suo valore ‘pompato’ e spazzando via $4 miliardi di dollari di ricchezza. Anche se non era ancora noto al momento, essendo stato rivelato ufficialmente molto tempo dopo il 9/11, l’economia degli Stati Uniti si era fortemente contratta per due trimestri consecutivi e davanti l’attendeva un altro trimestre di crescita negativa.

Fu indubbiamente un vantaggio per l’eredità di Alan Greenspan come Presidente della FED – poiché avrebbe potuto essere una crisi economica ancora peggiore – aver avuto carta bianca per convogliare dopo il 9/11 centinaia di miliardi di dollari su Wall Street, con il Governo Federale che da parte sua pompava altri miliardi in incentivi fiscali.

Secondo un rapporto dalla FED di New York, fu pompato nel sistema una quantità di denaro liquido senza precedenti. Il Centro Studi e Ricerche del Congresso quantificò la somma “senza precedenti” di “$100 miliardi di dollari al giorno” per tre giorni consecutivi a partire dal 9/11. Ma è sbagliato pensare che il salvataggio durò solo tre giorni. I bilanci consolidati     annuali della FED mostrano che il suo stato patrimoniale passò da $609.9 miliardi alla fine del 2000 a $654.9 miliardi alla fine del 2001, a $730.9 miliardi alla fine del 2002 e a $771.5 miliardi al 31 dicembre del 2003.

Secondo il Rapporto Annuale 2001 della FED di Chicago, una banca non nominata fu così grata alla FED per i generosi flussi monetari ricevuti che inviò “mille confezioni di caramelle LifeSavers  a ogni ufficio FED”.

Un rapporto redatto da Stacy Panigay Coleman per la Divisione Operazioni di Riserve Bancarie e Sistemi di Pagamento ha mostrato che il flusso di denaro avvenne sotto diverse forme il 9/11 e successivamente:

“In quel momento, un numero consistente di grande banche – non nominate – di Wall Street erano drammaticamente ‘scoperte’, con un picco noto di 150 miliardi di dollari il 14 settembre del 2001, il livello più alto mai raggiunto prima, più del 60% del livello abituale…”. Secondo i rapporti annuali di banche regionali della FED, questa coprì quegli enormi scoperti.

Coleman riportò che il 12 settembre del 2011 “… i prestiti condonati passarono da $200 milioni a circa $45 miliardi.”

Gail Makinen, Specialista Coordinatrice della Divisione Finanza, Governo e Politica Economica del Centro Studi e Ricerche del Congresso produsse un rapporto di 60 pagine su altri flussi di denaro legati al 9/11. Makinen riportò che la Città di New York, a partire dalla data del suo rapporto nel Settembre 2002 aveva ricevuto quanto segue:

“$11.2 miliardi stanziati nel Settembre del 2001 per la rimozione dei detriti e aiuti diretti a individui e aziende colpite (aziende, anche qui, non nominate); più di $5 miliardi di dollari di incentivi di sviluppo approvati nel Marzo del 2002; e altri $5.5 miliardi in diversi progetti infrastrutturali per la città di New York approvati in Agosto 2002.”

La vacillante economia di Greenspan riuscì a salvarsi ancora una volta. Come scrive Makinen:

“Anche se i provvedimenti iniziali si rivolgevano a quei lavoratori direttamente colpiti dagli eventi del 9/11, quelli che alla fine passarono si riferivano al quadro generale di recessione economica. Prolungavano gli assegni di disoccupazione (UC) di 13 settimane per quelli che non ne avevano più diritto; e a quelli tra questi che appartenevano a ‘stati ad alta disoccupazione’, venivano concesse ulteriori 13 settimane oltre all’estensione generale di 13 settimane.”

Il Centro Studi e Ricerche del Congresso sottolineò anche che nel terzo trimestre del 2001     “gli straordinari corrisposti ai poliziotti e ai pompieri innalzarono il reddito nazionale di $0.8 miliardi”.

Poi si passò al salvataggio delle compagnie aerie. Makinen riporta:

Al tempo del 9/11, l’industria era già in difficoltà finanziaria a causa della recessione. Il 9/11 aggravò ulteriormente il problema. Anche se il governo federale rispose rapidamente con un pacchetto di aiuti che diede alle compagnie aeree accesso a 15 miliardi di dollari (di cui 5 miliardi in assistenza a breve termine e 10 miliardi in garanzie sui prestiti). Ciò non toglie che l’industria avrebbe dovuto essere sottoposta ad una profonda riorganizzazione, che la US Airways avrebbe dovuto presentare domanda di fallimento secondo l’art.11 e che la United molto probabilmente avrebbe dovuto seguire lo stesso percorso”.

I rapidi tagli effettuati dopo il 9/11 dalla FED sul Tasso dei Fondi Federali e sul Tasso di Sconto equivalevano a centinaia di miliardi di dollari in più per le grandi banche di Wall Street, essendosi così ridotti i loro costi di finanziamento. Il 17 settembre, prima ancora che il mercato azionario riaprisse dopo l’attacco del 9/11, la FED annunciò i tagli sul Tasso dei Fondi Federali e sul Tasso di Sconto di 50 punti base (mezzo punto percentuale). Due settimane più tardi, il 2 Ottobre, la FED tagliò entrambi i tassi di altri 50 punti base. Incredibilmente, il 6 Novembre, un mese più tardi, i due tassi furono nuovamente ridotti di altri 50 punti base, portando il tasso dei Federal Funds al 2% e quello di Sconto al 1-1.2%. L’ 11 Dicembre del 2001 entrambi i tassi subirono un ennesimo taglio, ma questa volta di soli 25 punti base. A quel momento, il Tasso dei Federal Funds era al livello più basso da 40 anni a quella parte.

Poi la FED si prese una pausa fino al Novembre dell’anno successivo, quando tagliò di altri 50 punti base sia il Tasso dei Federal Funds sia quello di Sconto. A quel momento, il tasso dei Federal Funds era al 1-1.4%; quello di Sconto ad un insignificante ¾ %.

Quando il Presidente George W. Bush presentò nel Gennaio del 2002 il bilancio federale, più volte diede questa falsa rappresentazione dei fatti: “Gli attacchi terroristici hanno portato la nostra già incerta economia sull’orlo di uno spaventoso baratro”. Quella falsa versione ufficiale dei fatti servì molto ad ammorbidire e mitigare gli sporchi traffici che Greenspan aveva portato a termine durante il suo incarico presidenziale alla FED.

Ma nel Marzo del 2002, non fu più possibile utilizzare il 9/11 come pretesto: l’Ufficio Nazionale di Ricerche Economiche annunciò che l’economia statunitense era in una fase di recessione fin dal Marzo del 2001, ovvero sei mesi prima degli attacchi. Il 29 luglio del 2002 il Dipartimento per il Commercio rincarò la dose, mostrando che il PIL statunitense non aveva smesso di contrarsi fin dal primo trimestre del 2001. Altro che “incerta economia portata sull’orlo del baratro”: è molto probabile invece che quella sconsiderata pioggia di denaro da parte della FED e del Governo dopo il 9/11 offuscò la gravità di una crisi economica già in atto.

Il Rapporto Annuale 2001 della FED Chicago contiene ulteriori informazioni sulle enormi somme di denaro trasferite dalla FED. Ecco cosa dice il Rapporto in questione riguardo alle attività immediatamente successive al 9/11:

La FED iniziò a inondare il sistema finanziario con quantità record di liquidità attraverso accordi di riacquisto. Questi prestiti lampo collateralizzati con titoli di stato si utilizzano in normali operazioni di mercato aperto, ma raramente raggiungono cifre dell’ordine di qualche miliardo di dollari al giorno Mercoledì 12 Settembre la FED trasferì 38 miliardi di dollari     – più del doppio delle cifre precedenti. Giovedì 13 Settembre la FED quasi raddoppiò, con 70 miliardi di dollari. Il giorno appresso, la FED trasferì una somma ancora maggiore – 81 miliardi di dollari”. (Ma chi erano le banche beneficiarie di quei trasferimenti di denaro? I cittadini americani ancora non lo sanno).

Inoltre, la FED non compensò il vuoto generato dal ritardo nell’elaborazione dei controlli. Di solito, se le procedure di controllo generano ritardi, la FED riempie il ‘vuoto’ con operazioni di mercato aperto. La FED scelse invece di mantenerlo, fornendo liquidità aggiuntiva. Risultato: 23 miliardi di dollari di ‘buco’ il 12 Settembre, e una media giornaliera di 28 miliardi di $ nella settimana terminata il 19 Settembre.”

Il Rapporto della FED Chicago indica anche che attraverso un accordo swap con BCE, Bank of Canada e Bank of England, si aggiunsero altri 90 miliardi di dollari.

Va poi considerato il forte stimolo all’economia del tempo rappresentato dalla creazione di quel colosso meglio noto come il Department of Homeland Security. Secondo un rapporto del Government Accountability Office del 2011, questo nuovo organismo federale nel 2011 ha rappresentato il terzo più importante dipartimento federale, con più di 200.000 dipendenti e un budget annuale di oltre $50 miliardi di dollari.

Ma la FED non fu l’unico ente regolatore di Wall Street ad aver avuto carta bianca al tempo del 9/11. Il Presidente del SEC di allora, Harvey Pitt, avvocato con una lunga esperienza nelle banche di Wall Street, il 20 Settembre del 2001 testimoniò davanti alla Commissione Bancaria del Senato che per la prima volta il SEC “si era avvalso degli aiuti straordinari previsti nello stato di emergenza, diritto che lo Stato Federale gli aveva conferito”. Secondo la testimonianza resa in quella stessa udienza dal Segretario del Tesoro statunitense, Paul O’Neill, la richiesta di aiuti straordinari invocata dal SEC “comprendeva anche i benefici previsti dalla norma 10b–18, che costituisce un porto sicuro dalle accuse di manipolazioni finanziarie derivanti dall’ auto-riacquisto di propri titoli. I benefici previsti dalla suddetta norma, attribuì agli emettitori, in quella settimana, un più ampio spazio di manovra per il reperimento di liquidità necessarie per gli acquisti.”

Normalmente, alle aziende non è consentito riacquistare le proprie azioni nei primi minuti di riapertura del mercato azionario. Secondo le dichiarazioni di O’Neill all’audizione del Senato, è probabile che al mattino del 17 Settembre 2001, alla riapertura del mercato azionario, ci fu una deroga a tale norma.

Il 14 Aprile del 2002 – sette lunghi mesi dopo il 9/11 – i cittadini americani vennero a conoscenza di quello che Eliot Spitzer sapeva, cioé di come la gente fosse stata ingannata dalle grandi banche di Wall Street. Spitzer rilasciò una dichiarazione depositata presso la Corte Suprema dello Stato di New York che dimostrava che quell’indagine era iniziata nel giugno del 2001.

John Cassidy del Newyorker ha molto ben descritto il pasticcio provocato da Greenspan e dall’amministrazione Clinton con l’abrogazione della legge Glass-Steagall, che creò una separazione tra le banche in possesso di depositi assicurati dalle aziende commerciali e di sottoscrizione di Wall Street:

“Furono allentate le restrizioni da tempo esistenti nel settore finanziario, consentendo a tutti i tipi di imprese di raggrupparsi: l’ Unione di Banche Svizzere acquisì PaineWebber; Salomon si fuse con Smith Barney, che apparteneva a Travelers Group, che poi si fuse con Citicorp. Queste operazioni, e molte altre come loro, offuscarono quella linea tradizionale che separava i broker al dettaglio, come Merrill Lynch e Dean Witter – che trattava principalmente con gli investitori privati – dalle banche d’investimenti, come Morgan Stanley e Goldman Sachs – che trattavano soprattutto con le imprese. I nuovi ‘supermercati’ finanziari risultato dell’ondata di fusioni, come Citigroup, JP Morgan Chase e Morgan Stanley Dean Witter, erano, secondo Paul Volcker, ex presidente della FED, ‘un guazzabuglio di conflitti di interessi’. “

L’ufficio di Spitzer in seguito scoprì migliaia di e-mail di Salomon Smith Barney, la banca d’investimento e di intermediazione al dettaglio, braccio destro del colosso bancario Citigroup, che dimostrarono che nel 2000 e nel 2001, prima del 9/11, i broker al dettaglio di Salomon Smith Barney erano furiosi con Jack Grubman, l’analista di telecomunicazioni che aveva emesso valutazioni di acquisto su start-up rivelatesi poi un flop. In una mail, un mediatore scriveva che Grubman non era che una ‘troia delle banche d’investimento’. “La maggior parte dei nostri clienti bancari sono quasi a zero e voi sapete bene che mesi fa volevo abbasargli il rating, ma ho ricevuto forti pressioni contrarie dal mondo bancario”.

In alcune delle più grandi banche di Wall Street, gli analisti incoraggiavano il pubblico a comprare, comprare, comprare, mentre nelle mail inviate a loro colleghi dicevano che si trattava di titoli “merda” e “spazzatura”, come si è potuto chiaramente leggere nei messaggi di posta diffusi da Spitzer.

Nell’Aprile del 2003, dieci tra le banche indagate patteggiarono per una multa di $1.4 miliardi di dollari – segnando l’inizio di un’era di innumerevoli multe e di pochi cambiamenti significativi a Wall Street. I capi delle divisioni che sovrintendevano questa massiccia frode non sono mai stati perseguiti. PBS racconta così:

Due tra i più noti analisti, che sono divenuti il simbolo dei conflitti di interesse del mercato al rialzo degli anni ’90, sono stati multati e banditi a vita dal settore mobiliare. A Henry Blodget di Merrill Lynch fu applicata una multa di $4 milioni; a Jack Grubman di Salomon Smith Barney una di $15 milioni. Inoltre, a Sanford I. Weill, amministratore delegato di Citigroup, fu interdetto dal comunicare con gli analisti della sua azienda circa la loro ricerca se non in presenza di legali.”

Weill lasciò Citigroup con un indennizzo che lo rese miliardario. Grubman pagò i 15 milioni di dollari di multa ma il compenso ricevuto dalla Salomon Smith Barney di Citigroup è stato di “più di 67.5 milioni di dollari, compresa la sua liquidazione multimilionaria” secondo SEC. (N.B. a Wall Street in caso di frode uno riceve pure la liquidazione). Si è poi scoperto che Blodget si sarebbe in ogni caso tenuto una buona quota del sito internet finanzario “Business Insider” – che l’anno scorso é stato venduto per $343 milioni di dollari.

Come se la sono cavata gli azionisti di Citigroup e Merrill Lynch? Citigroup è attualmente sul mercato (nonostante un frazionamento azionario 1-per-10 per tentare di vestire il suo prezzo) al 10% di quanto si scambiava un decennio fa. Merrill Lynch, durante il crollo di Wall Street del 2008, ha ceduto tra le braccia di Bank of America, trascinando gli azionisti della Bank of America in quello che è stato definito dal Wall Street Journal “l’affare infernale da 50 miliardi di dollari.” Il giornale ha rilevato inoltre che l’amministratore delegato di Merrill, John Thain, “aveva nel suo ufficio un tappeto da $ 87.000, aveva preparato pacchetti di uscita da 25 milioni di dollari per i propri assunti e, prima della chiusura dell’acquisizione, aveva distribuito miliardi di dollari in bonus dell’ultimo minuto per il proprio staff.”

Dove ha imparato Wall Street a incamerare miliardi di dollari senza mai andare in prigione? Semplice: ha avuto come mentore la Federal Reserve.

Pam Martens e Russ Martens

tratto da: (clicca qui)

2016.09.05 – La Grande Truffa – 31° parte

Posted by Presidenza on 5 Settembre 2016
Posted in articoli 

index

 

 

 

 

A grande richiesta proponiamo, a puntate, il libro “La Grande Truffa” di Paolo Maleddu, uno di noi, un grande uomo che per il suo coraggio, la sua lealtà e la sua voglia di verità si trova oggi sotto l’attacco duro e sleale dello Stato italiano, uno Stato burattino delle lobbies bancarie internazionali

 

 

 

 

 

 

Paolo MALEDDU: “Ho scritto questo libro per una incontenibile necessità di condividere con quante più persone possibile un insieme di informazioni nelle quali mi sono imbattuto, e che hanno gradualmente aperto davanti ai miei occhi una visione del tutto nuova della realtà del mondo nel quale viviamo.

Una realtà insospettata, spaventosa, nella quale siamo immersi ma che non riusciamo a vedere, perché confusa dietro una barriera di notizie ed immagini sapientemente filtrate, falsate o anche solamente ignorate. Le notizie che non vengono divulgate sono le più importanti. C’è un mondo reale nel quale gli eventi scorrono così come avvengono, lieti o dolorosi che siano, in un flusso continuo. E uno parallelo, virtuale, creato dalla rappresentazione che i media danno di questa successione di eventi. Noi viviamo nel mondo virtuale che ogni giorno radio, giornali, televisioni e cinema costruiscono per noi. “Educati” sin dai primi anni di scuola ad essere prigionieri di verità ufficiali, ci è poi difficile accettare versioni diverse, scomode, che non rientrano nei nostri orizzonti.”

“Esistono due storie: la storia ufficiale, menzognera, che si insegna “ad usum Delphini”, e la storia segreta, in cui si rinvengono le vere cause degli avvenimenti, una storia vergognosa.”

 

La Grande Truffa – dalla 1° alla 30°parte

 

 

 

 

 

L’emissione monetaria

LA GRANDE TRUFFA

Come gli usurai internazionali si impossessano di tutta la ricchezza prodotta dalla popolazione mondiale

31° parte

 

 

……….

Conclusione

 

La realtà del mondo è un qualcosa di molto distante dalla rappresentazione di essa che noi percepiamo.

L’immagine proiettata per noi è sempre più simile ad uno di quei film di Hollywood che ci trasporta in mondi fantastici, irreali, nei quali, sovrapponendo fantasia a realtà, restiamo emozionalmente intrappolati e dai quali non riusciamo a separarci completamente al termine della visione. Sistemati di fronte ad uno schermo gigante, vediamo scorrere quella storia del mondo appositamente confezionata per noi da manovratori invisibili che stanno dietro le quinte.

Con la nostra ingenuità di bambini creduloni subiamo passivamente la menzogna spacciata per verità, la accettiamo sempre più incondizionatamente, la facciamo nostra, ed ad un certo punto non siamo più in grado di distinguere fantasia da realtà.

Siamo persi. Le nostre difese sono abbattute, non opponiamo resistenza.

Le notizie possono entrare liberamente non trovando più nessun ostacolo.

Si crea una situazione nella quale la storia fantastica è molto più facile da vivere della realtà, non più accettata come tale.

Ed allora succede che verità clamorose non passano, sono  allontanate.

La nostra mente rifiuta di prenderle in considerazione, troppo in contrasto con la verità ufficiale, quella comoda, conformista, che non crea fastidi e non genera stress perché ti fa sentire in sintonia con il resto dei tuoi simili, sicuro all’interno del gregge.

Verità clamorose come l’attacco alle Twin Towers di New York non riescono ancora ad emergere dopo 10 anni, e la storia continua ad essere falsata e ad allontanarci dalla realtà.

Viviamo dentro una fiction.

Semplici comparse manovrate da una regia  invisibile, non ne verremo  più fuori se non iniziamo a vedere e capire.

Ogni volta che con amici o familiari commentiamo una notizia economico/politica/monetaria apparsa sul giornale o ascoltata in televisione, veniamo catturati, presi al laccio, fatti prigionieri.

Iniziamo un percorso mentale (da soli o con altri interlocutori) partendo da un presupposto falso, spacciato come dogma indiscutibile e inconsapevolmente assimilato dalla nostra mente: la moneta è debito, nasce come  prestito ad interesse ed appartiene alla banca.

Fine delle trasmissioni, abbiamo già perso, nessuna via d’uscita.

È inutile parlare di Monti, spread, Draghi, liberalizzazioni . . . tempo perso.

Siamo già stati trasportati all’interno di un recinto chiuso, prigionieri in una cella virtuale, l’ovile dei pastori sardi. Siamo liberi di girovagare eternamente al suo interno, senza meta, per non arrivare da nessuna parte.

La vera libertà è fuori dal recinto, e questa è la chiave per la nostra salvezza : la moneta appartiene al popolo, è nostra, l’abbiamo creata noi per dare un pasto, un lavoro ed una casa a tutti. Le diamo valore accettandola e dobbiamo stamparla noi senza costi per nessuno.

Veniamo fuori dalla cella nella quale siamo stati confinati.

Massa facilmente plasmabile, educati ad ubbidire e subire passivamente vessazioni vendute come giusti provvedimenti, continuiamo a girovagare senza direzione, prigionieri di un mondo virtuale dal quale sarà sempre più difficile uscire, dal momento che non riusciamo più a discernere menzogna da verità.

Come potremmo, se non ci è consentito l’accesso alle conoscenze necessarie per poter elaborare un giudizio con cognizione di causa?

Ci mancano le informazioni per poter avere una visione chiara della vita reale, tutto è distorto.

Non c’è futuro senza la conoscenza della realtà passata e presente.

Non possiamo avere una visione globale perché viviamo prigionieri all’interno dei limitati spazi concessi dalla cultura ufficiale.

Noi riceviamo una educazione mirata a mantenerci massa ignorante ma lavoratrice, mentre i rampolli dell’elite dominante hanno accesso ad una conoscenza superiore ed apprendono i meccanismi di controllo sociale  che permetteranno loro di continuare a dominarci.

La nostra istruzione ci trasforma in camerieri, operai specializzati, medici, ingegneri. È una preparazione al mondo del lavoro; loro, con il monopolio di economia e finanza, continuano a non lavorare ed essere i signori del mondo.

Perché ciò sia possibile, la storia che noi apprendiamo deve essere  necessariamente falsata, trasformata in quella “storia ufficiale, menzognera, che si insegna ad usum Delphini” della citazione iniziale di Honorè de Balzac.

 

Usciamo dal buio, riprendiamo il controllo della nostra vita, rimettiamo in moto il cervello e riscriviamo le norme che regolano la vita degli uomini.

Quelle in vigore sono state fatte da cinici manovratori per il loro modello di società, nella quale l’essere umano è una pedina anonima, innocua, anestetizzata, il cui unico compito è quello di produrre e poi consumare una immensa quantità di prodotti per lo più inutili.

Un individuo con molti doveri, ma i cui diritti sono completamente imbrigliati.

Con la libertà di accedere ad una educazione preconfezionata, finalizzata ad una perfetta emarginazione in siffatta società di automi intercambiabili.

Un individuo libero di disinformarsi con la stampa indipendente, di intrattenersi con ore di programmi televisivi adeguati al livello di cultura che gli è consentito raggiungere, e di continuare ad essere indottrinato dal cinema di Hollywood.

Tutto per annullare la sua arma più potente: il cervello.

Noi invece dobbiamo ripartire proprio dalla nostra intelligenza, base fondamentale per creare una società veramente umana, per prenderci per la prima volta nella storia il potere  di decidere del  futuro nostro e dei nostri figli.

La vera rivoluzione deve avvenire dentro di noi, un cambiamento mentale radicale.

Non c’è nessun salvatore tra coloro che sanno ed ancor meno tra gli altri che non sanno.

Noi dobbiamo spezzare questa terribile combinazione di inganno mediatico e analfabetismo in materia monetaria.

Senza l’illusione di irraggiungibili democrazie, ma con la consapevolezza di poter limitare quanto più possibile inganno e corruzione, rimettendo l’essere umano al centro dell’attenzione. Stimolandolo a sviluppare la sua illimitata potenzialità creativa, che ci permetterà di vivere in armonia con il mondo animale e vegetale su un pianeta generoso che fornisce in abbondanza i mezzi per condurre un’esistenza degna di essere vissuta, ricca non di cose, ma di amore e di affetti, con la innata, naturale solidarietà umana ad impedire che chiunque di noi sia abbandonato a sé stesso nella sofferenza.

 

Appendice

 

– 1 –

 

 

Guerre, banche, debito, denaro e democrazia

 

 

Gli usurai provocano guerre per creare debiti

                                                                           Ezra Pound

 

La nostra politica è quella di fomentare le guerre, ma dirigendo Conferenze di Pace, in modo che nessuna delle parti in conflitto possa ottenere guadagni territoriali. Le guerre devono essere dirette in modo tale che le Nazioni, coinvolte in entrambi gli schieramenti, sprofondino sempre più nel loro debito e, quindi, sempre di più sotto il nostro potere.”

                                                 Amschel Mayer Rothschild, 1773

 

“La guerra genera eserciti; da questi vengono debiti e tasse; e armi, debiti e tasse sono i noti strumenti per asservire i molti sotto il dominio di pochi. In guerra il potere dell’Esecutivo è ampliato; e tutti i mezzi di sedurre le menti si aggiungono a quelli che assoggettano la forza del popolo. Nessuna nazione può preservare la libertà nel mezzo di uno stato di guerra continuo”.

                                                                       James Madison

 

Durante la Guerra Civile americana, i Rothschild di Londra finanziarono il Nord, i Rothschild di Parigi il Sud”.

                                                          Nereo Villa, Internet, 2003

 

“…i proprietari delle Banche Centrali – famiglie reali, governanti e finanzieri – possono arricchirsi, in particolare, attraverso ogni guerra, anche se lo Stato di cui sono cittadini o regnanti la perde. Infatti, si arricchiscono attraverso l’indebitamento del loro Stato e del popolo del loro Stato nei confronti delle loro banche.

(…)

La comunità dei grandi finanzieri non ha caratteri nazionali, è al di sopra dei confini politici e dei conflitti bellici. Per essa, gli uni e gli altri costituiscono, di volta in volta, opportunità o limitazioni ad attività affaristiche.

Non è improbabile la situazione che un paese X sia in guerra con un paese Y, e che le banche centrali di entrambi i paesi siano controllate dai medesimi azionisti internazionali, che hanno suscitato la guerra stessa per aumentare le proprie ricchezze a spese dei popoli di X e di Y, nonché il loro potere finanziario e politico su di essi. Naturalmente questi due popoli, che tra loro non si conoscono, saranno spinti ad odiarsi dalle rispettive propagande e a credere di combattere ciascuno per la giustizia, per la libertà, per la democrazia, etc.

Le due guerre mondiali, la guerra del Vietnam, le guerre contro l’Iraq, aumentarono o aumentano di molto il debito pubblico, quindi il potere dei banchieri sulla società e sulle istituzioni supposte democratiche.

In tempo di guerra gli Stati contraggono fortissimi prestiti presso le banche, e la gente accetta ciò perché la necessità di difendersi viene prima di tutto.”

 

       Tratto da “Euroschiavi” di Antonio Miclavez e Marco Della Luna.

 

Il grande debito al quale i capitalisti mirano viene dalla guerra,

e deve essere usato come strumento di controllo del denaro.” 

                                                            Hazard Circular, 1862                                        

 

 

“Naturalmente ai banchieri centrali le questioni politiche legate alla guerra non interessano affatto quanto il potenziale profitto. E nulla crea debito quanto una guerra.

(…)

Nel corso della Prima Guerra Mondiale i Rothschild tedeschi prestarono denaro ai tedeschi, i Rothschild inglesi prestarono denaro agli inglesi, e i Rothschild francesi prestarono denaro ai francesi. Negli Stati Uniti,  J.P. Morgan vendette materiale bellico sia agli inglesi che ai francesi.

Infatti, sei mesi dopo l’inizio della guerra, Morgan era diventato il più grande consumatore del pianeta, spendendo dieci milioni di dollari al giorno.

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Molti altri banchieri di New York ebbero altrettanto successo con la guerra. Il Presidente Wilson nominò Bernard Baruch a capo del Consiglio dell’Industria Bellica e, secondo lo storico James Perloff, sia Baruch che i Rockefeller guadagnarono qualcosa come 200 milioni di dollari nel corso della guerra. Ma il guadagno non era il loro unico motivo. C’era anche la vendetta. I cambiavalute non avevano mai dimenticato l’appoggio che gli Zar diedero a Lincoln nel corso della Guerra Civile. Inoltre, la Russia era l’ultima grande nazione europea che si rifiutava di cedere al progetto della banca centrale in mani private. Tre anni dopo lo scoppio della Prima Guerra Mondiale, la Rivoluzione Russa spodestò lo Zar e insediò il flagello del Comunismo. Jacob Schiff della Kuhn, Loeb & Co., dal suo letto di morte si vantò di aver speso 20 milioni di dollari per appoggiare la disfatta degli Zar. Il denaro veniva incanalato anche dall’Inghilterra per appoggiare la rivoluzione.

Perché mai alcuni degli uomini più facoltosi del mondo avrebbero finanziato l’ascesa del comunismo, il sistema che aveva la manifesta intenzione di distruggere il cosiddetto capitalismo che li aveva resi ricchi? Il ricercatore Gary Allen lo spiega in questo modo:

Se si comprende che il socialismo non è un programma per la condivisione della ricchezza, ma in realtà un metodo per consolidarla e controllarla, allora l’apparente paradosso degli uomini super ricchi che promuovono il socialismo non appare affatto tale. Al contrario, diventa logico, che esso è addirittura lo strumento ideale per i megalomani assetati di potere.”

“Il comunismo, o più precisamente il socialismo, non è il movimento delle masse oppresse, ma dell’elite economica.”           (Gary Allen)

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I Grandi Burattinai cercarono di controllare i gruppi di rivoluzionari comunisti sostenendoli con grandi quantità di denaro quando scelsero di ubbidire, e interruppero il sostegno finanziario o addirittura finanziarono l’opposizione quando sfuggirono al loro controllo. Lenin iniziò a comprendere che, nonostante fosse il dittatore assoluto della Nuova Unione Sovietica, non era lui a muovere i fili della finanza. C’era qualcun altro che esercitava il suo silenzioso controllo.

 

Lo Stato non funziona come avremmo desiderato. La macchina non ubbidisce. Un uomo è al volante e crede di guidarla, ma la macchina non va nella direzione voluta. Si muove secondo il desiderio di un’altra forza.”                                                    

                                                                         (Vladimir Lenin)

 

Chi c’era dietro? Il deputato Louis T. McFadden, che ricoprì la carica di Presidente della Commissione sul Sistema Bancario e la Valuta nel corso degli anni ’20 fino alla Grande Depressione degli anni ’30, si espresse in questi termini:

 

Invero il corso della storia russa è stato generalmente influenzato dalle operazioni dei banchieri internazionali. Il governo sovietico ricevette fondi del Tesoro degli Stati Uniti per ordine della Federal Reserve, agendo attraverso la Chase Bank.”

 

L’Inghilterra ha ricevuto denaro da noi attraverso le banche della Federal Reserve e li ha a sua volta prestati ad interessi più alti al governo sovietico. La diga Dnieperstory è stata costruita con fondi illegalmente sottratti al Tesoro degli Stati Uniti da parte del corrotto e disonesto Consiglio della Federal Reserve e dalle Banche della Federal Reserve.”

                                                          (Deputato Louis McFadden)

 

In altre parole, la Fed e la Banca d’Inghilterra, per ordine dei banchieri internazionali che la controllavano, stavano costruendo un mostro che, come non era mai accaduto prima, avrebbe alimentato sette decenni di rivoluzione comunista, guerra, e, soprattutto, morte.”

                  Da “The money masters” di Patrick Carmack e Bill Still

 

James Madison riteneva che il potere dovesse essere delegato ai “ricchi della nazione”. Al “gruppo degli uomini più capaci”, consapevoli che il ruolo del governo è “proteggere la minoranza ricca dalla maggioranza”.”

                           Noam Chomsky, in “Egemonia o sopravvivenza

 

“In generale si può affermare, senza oltraggio alla verità, che quanto più “liberale” e “democratico” sia il regime di un popolo, tanto maggiore sarà l’influenza del denaro. In effetti, i politici di professione, per ottenere un mandato parlamentare, hanno bisogno del voto della massa. Una campagna elettorale per conseguire, per comprare tali voti è costosissima. Le elezioni si trasformano in un torneo pubblicitario nel quale, con monotona regolarità, finisce con il trionfare il candidato che ha potuto spendere più soldi in propaganda elettorale. Però, dal momento che nella maggioranza dei casi detto personaggio non possiede il favoloso capitale necessario per pagarsi la propria campagna elettorale, deve prenderlo in prestito. E nessuno dà né presta niente in cambio di niente; ed ancor meno, qualcuno che si occupi di finanza. Per poter comprare i suoi voti e, con essi, la sua promozione all’invidiato mandato di “padre della Patria”, il politico di professione ha dovuto vendere o ipotecare la sua indipendenza personale al finanziatore o al gruppo di interesse che la utilizzeranno a proprio beneficio. La conseguenza è che, in un regime democratico o supposto tale, i governi termineranno con l’essere i Consigli di Amministrazione di giganteschi trusts e monopoli. E la democrazia si trasforma in plutocrazia.”

 

                               Joaquìn Bochaca, “Historia de los vencidos”

 

“Otto anni prima che Hitler invadesse la Polonia, il deputato Louis McFadden, presidente della Commissione sul Sistema Bancario e la Valuta, avvertì il Congresso che gli americani stavano finanziando la sua ascesa al potere.

Dopo la Prima Guerra Mondiale la Germania cadde nelle mani dei banchieri internazionali tedeschi, che la comprarono e che ora possiedono completamente. Hanno comprato le sue industrie, hanno ipoteche sui terreni, controllano la sua produzione, controllano tutto il suo comparto pubblico.

I banchieri internazionali tedeschi hanno sovvenzionato l’attuale governo tedesco e hanno fornito anche ogni singolo dollaro che Adolf Hitler ha utilizzato nella propria sontuosa campagna per riuscire a trasformarsi in una minaccia per il governo Bruning.

 Quando Bruning si rifiutò di ubbidire agli ordini dei banchieri internazionali tedeschi, venne sostenuto Hitler per spaventare la popolazione tedesca fino alla sua sottomissione.

 Attraverso il Consiglio della Federal Reserve . . . oltre 30 miliardi di dollari di valuta americana furono fatti entrare in Germania. Avete tutti sentito parlare delle grandi spese che ebbero luogo in Germania . . palazzi d’avanguardia, i suoi grandi planetari, le sue palestre, le sue piscine, le sue ottime autostrade, le sue fabbriche perfette. Tutto ciò fu realizzato grazie al nostro denaro, dato ai tedeschi dal Consiglio della Federal Reserve.

 Il Consiglio della Federal Reserve ha fatto entrare in Germania così tanti dollari che non hanno nemmeno il coraggio di fornire la somma totale.” Deputato Louis McFadden”

                                                      Da “The money masters”

 

I grandi banchieri si sono accorti che con oculati “prestiti di guerra” si fanno i più eccellenti affari. Infatti, per avere a disposizione abbondanti finanze e speranza di vincere la guerra, ogni Stato è disposto a fare grandi sacrifici, a cedere le riserve auree e la comproprietà delle attività minerarie, agricole, commerciali, industriali, nazionali, e pagare alti interessi. I grandi banchieri, inoltre, si sono resi multinazionali, per cui le diverse filiali della stessa banca hanno prestato contemporaneamente agli opposti contendenti e guerreggianti. Spesso, facendosi persino riconoscere dal futuro “vincitore” (per questo più lautamente finanziato ed armato), il diritto privilegiato di ottenere la garanzia del pagamento di tutto il prestito concesso alla parte “vinta” (ovviamente mediante espropriazione dei beni della nazione vinta). Un solo esempio tipico, quello dei Rothschild nella Seconda Guerra mondiale. I rami americano, inglese, russo, etc. hanno prestato denaro ai loro governanti e hanno fatto ottimi affari. Ma ha fatto ottimi affari anche il ramo tedesco. I Rothschild tedeschi si sono offerti di procurare al Reich nazista i rifornimenti desiderati, richiedendo di essere pagati in oro e valute pregiate che hanno depositato in Svizzera. Alla fine della guerra, la Germania era semidistrutta, le casse dello Stato totalmente vuote, i grandi industriali – ad es. i Krupp (produttori di acciaio e di armi) – ridotti sul lastrico, mentre i Rothschild, anch’essi tedeschi, erano diventati ancora più ricchi e più potenti di prima! Ne consegue che, ricevendo enormi benefici dalle guerre (quali concessori dei prestiti bancari e quali proprietari dell’industria bellica che vende armi), i grandi banchieri sono i principali interessati a soffiare sui contrasti nazionali ed interetnici ed a fare scoppiare ovunque le guerre. Come diceva A. M. Rothschild: “La guerra è la nostra industria più redditizia!”. “

                  Chiesa Viva, N. 363, Luglio-Agosto 2004, Internet

 

“ . . si può affermare che nella storia del XX secolo il solo Stato veramente totalitario sia stato quello organizzato in Germania dal regime nazista, il quale, infatti, con la nazionalizzazione della Reichsbank, restituì allo stato anche la sovranità monetaria. Si può anzi aggiungere che nello stesso anno (il 1937) mentre in Germania avveniva la nazionalizzazione della Banca Centrale, in Unione Sovietica, molto significativamente, si dava luogo alla privatizzazione della Gosbank (l’Istituto di Emissione sovietico), del cui consiglio di amministrazione fu chiamato a far parte anche il multimiliardario ebreo-americano Armand Hammer, amico personale di tutti i segretari del Pcus da Lenin fino al 1989, anno della sua morte”.

 

  1. Tarquini in “La banca, la moneta e l’usura”, citando M. Blondet.

 

“In quegli anni, una gran parte del potere finanziario di Wall Street s’era mobilitata per sostenere il neonato potere sovietico. Il solo Jacob Schiff, padrone della potente banca “Khun e Loeb” e capo della comunità israelitica di New York, tra il 1905 e il 1922 aveva versato ai gruppi rivoluzionari russi venti milioni di dollari. Il direttore dell’importantissima “Federal Reserve Bank”, William Thompson, nel 1917, aveva regalato personalmente un milione di dollari ai bolscevichi, “per aiutarli a diffondere la loro dottrina in Germania”. Il miliardario Joseph Fels, sposato a una Rothschild, aveva donato cinquecentomila sterline. La maggior parte di questi donatori erano ricchi ebrei di origine russa che, memori delle persecuzioni che la loro gente aveva subito sotto lo Zar, miravano a creare, con l’invisibile potenza del denaro, in Russia e dovunque fosse possibile, un potere totalmente laico, egualitario, dove ogni distinzione di razza fosse cancellata. Il banchiere J.P. Warburg lo disse chiaramente nel 1932: “Dobbiamo promuovere un’economia pianificata e socialista, e poi integrarla in un sistema socialista mondiale”.

continua…

 

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Paolo MALEDDU