Tra giovedì e venerdì è arrivata l’approvazione a maggioranza assoluta della legge di “rottura”
Ieri la Corte costituzionale spagnola ha dichiarato illegale il referendum ma nella notte il Parlamento regionale ha comunque approvato la legge di secessione: entrerà in vigore in caso di vittoria del sì
Barcellona non si ferma e rilancia la sua sfida a Madrid in quella che tutti considerano la crisi istituzionale più grave dalla morte del dittatore Francisco Franco nel 1975.
Il parlamento catalano ha approvato nella notte la legge per il distacco dalla Spagna, che entrerà in vigore se il «sì» vincerà al referendum di autodeterminazione indetto per il 1° ottobre. Una consultazione dichiarata «illegale» da Madrid.
Lo stop dei giudici
Proprio ieri la Corte costituzionale spagnola, su richiesta del governo centrale, aveva sospeso con un provvedimento d’urgenza il decreto di convocazione per il 1° ottobre del referendum sulla secessione, decretoapprovato mercoledì dalla Generalitat . La Consulta iberica aveva anche intimato ai 947 sindaci catalani che dovranno fornire i seggi di non partecipare in alcun modo all’organizzazione della consultazione, considerata illegale.
Come chiesto dal governo spagnolo, la consulta ha avvertito personalmente il presidente e i ministri catalani, la presidenza del parlamento di Barcellona, diversi alti funzionari e i 947 sindaci dei comuni della Catalogna – che dovranno fornire i seggi – di non partecipare alla organizzazione del referendum, pena sanzioni penali.
Il procuratore generale dello Stato José Manuel Maza ha già annunciato di aver denunciato Puigdemont, i ministri catalani e la presidenza del «Parlament» per disobbedienza, abuso di potere e malversazione di danaro pubblico. Rischiano il carcere.
Perquisizioni e sequestri
La macchina dello Stato è stata mobilitata da un Rajoy furioso e determinato (il referendum «non si farà, farò il necessario, senza rinunciare a nulla, per impedirlo», ha promesso. Il referendum era già stato dichiarato fuorilegge da precedenti sentenze della consulta. La costituzione del 1979 dichiara indivisibile il territorio dello Stato spagnolo. Il procuratore Maza ha detto anche di aver ordinato alla polizia di indagare su ogni azione «volta alla tenuta del referendum illegale». Sono iniziate perquisizioni in tipografie sospettate di produrre materiale per il voto.
La Guardia Civil spagnola ha rafforzato la propria presenza in Catalogna e la notte scorsa è stato annullato il trasferimento di 200 agenti in altre regioni. Uno dei primi obiettivi della polizia spagnola sarà cercare di trovare e sequestrare le 6mila urne che Puigdemont ha detto di avere già.
Barcellona non si piega
Ma la pressione sempre più forte di Madrid e i moniti di Rajoy – «fermatevi prima del precipizio!» – non frenano il governo catalano. Puigdemont e il vice-president Oriol Junqueras hanno confermato che andranno avanti, pronti a uscire dalla legalità spagnola in nome della «legittimità catalana». Così nella notte tra giovedì e venerdì è arrivata l’approvazione a maggioranza assoluta della legge di «rottura. Al voto del parlamento catalano non hanno partecipato gli unionisti della minoranza, usciti dall’aula. La legge sulla Transitorietà giuridica e la fondazione della repubblica è considerata la base giuridica nella transizione verso un futuro stato indipendente catalano.
Il braccio di ferro tra Barcellona e la capitale continua.
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