Foto della terra da internet
Dopo “La Grande Truffa” proponiamo un altro libro di Paolo Maleddu: IL PARADISO TERRESTRE.
In questa sua opera Paolo continua la sensibilizzazione su temi scottanti e semisconosciuti dalla popolazione:
Perché viviamo perennemente angosciati e pesantemente indebitati? E con chi ?
Ci verrà semplicemente dimostrato che viviamo vittime di pochi carnefici che con subdoli mezzi ci sottraggono il frutto di tutto il nostro lavoro e ci riducono in schiavitù.
Grazie Paolo
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Il ParadisoTerrestre
8° parte
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Ricapitolando, la riscossione delle tasse serve come pretesto giustificativo di
un imponente apparato di controllo sul gregge umano, per imporre d’autorità
la moneta degli Usurai, per impedirci di godere eccessivamente del frutto del
nostro lavoro, alimentare la precarietà, la minaccia del pignoramento della casa
per seminare insicurezza sociale, tensioni, divisioni …
Tutto per costruire una società omologata verso il basso, angosciata, ignorante,
prigioniera di regole e desideri indotti, priva di veri valori, egoista, divisa,
desensibilizzata dall’altrimenti incomprensibile enorme quantità di violenza
gratuita della produzione di Hollywood, e quindi violenta contro i nostri stessi
simili ai quali ci unisce invece una innata solidarietà.
Completo stravolgimento del sentire umano.
C’era una volta …
Ora, per riprenderci la serenità necessaria per affrontare questioni di vitale
importanza per il nostro futuro, vi racconterò una storiella già divulgata da altri
e riadattata per fare un po’ più di chiarezza sul meccanismo del funzionamento
della cartamoneta.
Come tutte le fiabe, inizia così:
C’era una volta … un paesino di provincia dove la vita scorre lenta e con le
difficoltà ben note perchè, si sente dire, “ non ci sono soldi … c’è la crisi…”.
Una mattina si presenta all’alberghetto del paese un turista per prenotare una
camera non per la stessa notte, ma per quella successiva. Nessuna difficoltà
per l’albergatore, che da troppo tempo non riesce più ad affittare le camere,
ma il turista vuole la sicurezza della disponibilità, e a tal proposito pone 100
euro sul banco a garanzia, con l’accordo che, se proprio dovesse cambiare
idea, si presenterà la mattina seguente alle nove in punto per ritirare i soldi.
Appena uscito il turista, l’albergatore rivolge uno sguardo profondo alla
banconota, considerando che se fosse già sua gli consentirebbe di saldare
finalmente quel vecchio debito pendente con il panettiere suo amico che sta
all’altra parte della strada. Ma quel denaro è ancora proprietà del turista …
Dopo pochi attimi di incertezza, vincendo quel pessimismo latente che la crisi
riesce purtroppo a radicare nell’animo di tutti, si avvia a passo deciso al
panificio e mette la banconota sul banco di un piacevolmente sorpreso
panettiere: “Sono felice di poterti finalmente saldare il mio debito”, gli dice con
viso raggiante e un sospiro di sollievo.
Mezzora più tardi, il panettiere ripone pala e farina, si infila un giubbotto e si
avvia al vicino Frutta e verdura, per consegnare la banconota al fruttivendolo,
chiedendogli di cancellarlo finalmente dalla lunga lista di tutti coloro che in
paese, affidandosi al suo buon cuore, sono costretti ad acquistare a credito.
Quella banconota oggi non ne vuole proprio sentire di chiudersi in un cassetto,
e anche il fruttivendolo è ben contento di consegnarla di primo pomeriggio al
suo amico barista per tutti i cicchetti che si è abituato a bere per arginare in
qualche modo il malessere che questa interminabile crisi ci lascia dentro.
Rimasto nuovamente solo nel suo bar, dopo aver allegramente celebrato con il
fruttivendolo con una coppa di ottima Malvasia di Sardegna l’estinzione del
debito, il barista chiama a sé la giovane cliente che se ne sta tutta sola in un
tavolino appartato del locale, consumando in tutta discrezione il suo aperitivo
preferito.
Il trucco vistoso e l’abbigliamento vivace non lasciano dubbi sul lavoro al quale
la giovane si è dovuta dedicare da quando questa maledetta crisi ha stravolto
vita e abitudini di tutti gli abitanti del paese.
Anche il barista, consegnando con un sorriso i 100 euro alla sua amica, può
finalmente pagare le sue consumazioni arretrate.
Neanche stavolta però la banconota riesce a stare a lungo nella borsetta nella
quale era stata momentaneamente riposta. Infatti, quella stessa sera, ormai al
tramonto, viene nuovamente depositata sul banco della Reception
dell’alberghetto dal quale la mattina aveva preso il via per il tour del paese.
Senza riuscire a nascondere il sollievo per quel gradito ritorno, l’albergatore
riceve la banconota dalle mani della giovane, a saldo del conto della camera
che lei è solita affittare per i suoi sempre più rari appuntamenti di lavoro.
L’indomani mattina, alle nove in punto, con la restituzione dei 100 euro per
mano di un visibilmente soddisfatto e finalmente rilassato albergatore al turista
legittimo proprietario, si conclude il breve ma gradito soggiorno della
banconota nel nostro paesino.
Cosa è successo?
Prima osservazione: la semplice circolazione della banconota è riuscita a
sanare tutti i debiti del paese.
In assenza di iniziativa da parte dell’imprenditore-albergatore, quel biglietto
sarebbe rimasto fermo nel cassetto senza assolvere quella funzione di mezzo di
scambio che è la ragione stessa della sua esistenza. La banconota chiusa nel
cassetto o accumulata e tenuta ferma nei conti correnti dei miliardari non è
denaro, non acquista e non compra merci e servizi (lavoro).
La moneta nasce per circolare.
Le tasche dei cittadini sono l’habitat ideale delle monete, pronte ad essere
spese.
“Le tasche della gente sono il posto più sicuro per conservare il potere
d’acquisto”
Ezra Pound in “Social credit:an impact”, 1935
Seconda osservazione: la banconota del turista non ha aumentato la ricchezza
del paese quando è arrivata, né l’ha diminuita quando si è allontanata perché
la moneta non è ricchezza in sé.
Il benessere del paese dipende dall’intelligenza e la capacità (tecnologia) dei
suoi abitanti di far fruttare le risorse che qualsiasi territorio possiede. L’abilità
dei paesani di produrre sui terreni comunali il grano che il panettiere userà per
fare il pane, gli ortaggi, la frutta e la verdura in vendita dal fruttivendolo o il
latte e il vino necessari al barista per rifocillare i suoi clienti costituiscono la
vera ricchezza del paese.
L’autosufficienza alimentare già di per sé ci rende liberi, indipendenti e in grado
di programmarci un futuro migliore.
I soldi non si mangiano, quindi non si può morire di fame solo perché
“ … non ci sono soldi…”.
È solo uno dei tanti inganni che i media dei padroni hanno radicato nelle nostre
menti ingenue.
Se ci sono i frutti della terra, si mangia; ed i frutti della terra ci sono sempre.
Guai a chi li distrugge o li nasconde per mantenerne alto il prezzo, facendo
morire di fame degli esseri umani!
Terza osservazione:
“Il denaro … deve il proprio valore … alla propria scambiabilità.”
Georg Simmel, “La psicologia del denaro”, 1889
Quindi nessun fantasioso caveaux sotterraneo traboccante di oro o enormi
quantità di banconote appena stampate dalla Banca Centrale che le Tv degli
stessi banchieri ci mostrano sempre quando si parla di denaro per ingannarci
con messaggi subliminali e tenerci dentro il recinto ….
È la nostra accettazione che dà valore monetario ad un simbolo
altrimenti vuoto.
Ecco perché solo noi, il popolo, possiamo essere i proprietari della moneta
emessa dallo Stato in nome nostro.
Mai e poi mai un qualsiasi banchiere privato.
La banconota del turista sarebbe anche potuta essere falsa, oppure neanche
essere denaro ma semplice promessa di pagamento (un assegno) per svolgere
esattamente la stessa funzione di mezzo di scambio con potere d’acquisto.
Di più: anche un assegno a vuoto, senza fondi, avrebbe, con la propria
circolazione tra i vari imprenditori del paese, saldato i debiti di tutti.
Come mai?
La nostra convenzione e convinzione dà lo status di denaro ad un semplice
foglio di carta colorata senza nessuna copertura.
Siamo noi che induciamo valore monetario in un simbolo cartaceo altrimenti
vuoto. Lo riempiamo di valore.
“ In breve il simbolo acquista valore monetario per il semplice fatto che ci si
mette d’accordo che lo abbia.” ci ha insegnato un grandissimo Giacinto Auriti.
È una convenzione sociale, un accordo, un semplice simbolo da utilizzare come
mezzo di scambio ogniqualvolta ci siano merci da scambiare.
Un simbolo … la misura del valore … il simbolo che misura il valore della casa
da acquistare (il mutuo erogato) non può raddoppiare per gli interessi e noi
essere costretti a restituire il doppio dei simboli per la stessa casa …
È un inganno colossale.
Quando riusciremo finalmente a “vederlo”?
La ricchezza del paese sono le risorse in esso presenti, trasformate dall’abilità
dell’uomo: le camere da affittare, il pane prodotto quotidianamente con acqua,
farina e lavoro del panettiere, la frutta coltivata nei campi che circondano il
paese rivenduta dal fruttivendolo, un buon caffè caldo e un bicchiere di vino
locale offerti dal barista, la pulizia di strade e parchi, il decoro delle case, la
cordialità dei suoi abitanti, il lavoro umano.
Valori, sentimenti, calore umano, conoscenza, filosofia di vita: il valore è un
concetto mentale, una dimensione dello spirito.
Non può stare nella materia inerte.
Il biglietto di carta al quale noi, il popolo, con la nostra accettazione
riconosciamo lo status di denaro, riesce solo a spostare merci e servizi
(ricchezza) già esistenti.
La sua presenza è però fondamentale per l’economia.
Essendo da tutti accettato come mezzo di scambio universale, permette a
ciascun membro della comunità di barattare il proprio lavoro con quello di altri:
le merci e i servizi disponibili all’interno della società, la cooperativa alla quale
tutti noi cooperiamo per raggiungere l’obiettivo sociale: un dignitoso
benessere.
Il biglietto-denaro facilita il baratto di merci e servizi, che risulterebbe
altrimenti alquanto difficoltoso perché il panettiere, dormendo a casa sua, non
può compensare il credito vantato con l’offerta di camere dell’albergatore.
I servizi offerti dalla bella giovane non interessano un albergatore felicemente
sposato e dominatore non dominato dei desideri.
Domanda e offerta non si incontrano.
Solo il giovane barista, esuberante e single, è interessato ai servizi della
donna, la quale però non può certo consumare cento caffè al giorno per
compensare le consumazioni del suo cliente.
Ultimo commento: l’importanza della velocità di circolazione.
Poco denaro che si muove velocemente di tasca in tasca, è molto meglio di
tanto denaro che si muove però lentamente.
Tornando all’osservazione iniziale, il denaro accumulato e tenuto fermo non
svolge la sua funzione di mezzo di scambio che compra beni e servizi mettendo
in moto l’economia a beneficio di tutti. La tesaurizzazione del denaro da parte
di chi ne ha molto e ne vuole sempre più, crea disagi, rallenta l’economia,
impedisce che il benessere prodotto raggiunga tutti.
“Quando desideriamo mangiare più del necessario, creiamo automaticamente
molti inconvenienti alla vita”, ci insegna Bhaktivedanta Swami Prabhupada
nella sua introduzione degli antichi Testi Sacri Veda.
La storiella prosegue con una seconda parte.
Una settimana dopo viene in paese un altro turista che, allo stesso modo,
lascia una banconota per un giorno per poi riportarsela via.
Questa volta in paese non ci sono più debiti, già tutti estinti. Quindi quei soldi
che circolano possono essere utilizzati dal panettiere per comprarsi una
impastatrice più grande, dal barista per fare una veranda coperta davanti al
bar, e dall’albergatore per un bel sito web in internet e far arrivare turisti da
tutta l’Europa.
Gli imprenditori, ai quali è tornato il sorriso sulle labbra, riprendono ad
investire nelle loro attività e a creare opportunità di benessere.
Gioia di vivere, progetti e fiducia in un futuro migliore: la dimensione umana.
Basterebbe che arrivassero quattro o addirittura dieci turisti alla settimana per
stare tutti molto meglio, è il pensiero ricorrente tra gli abitanti del paese.
Ma perché questi turisti dovrebbero venire proprio da noi?
Con il presupposto che qualsiasi territorio ha delle risorse da sfruttare, la
magia del deserto o i silenzi dell’Antartide, le vette più alte o le profondità
marine, perché il valore è un concetto mentale, qualità dello spirito più
che della materia, magari vengono da noi perché abbiamo delle belle
spiagge o montagne con boschi e parchi pubblici immersi nel verde, un paese
pulito ed accogliente, cordialità diffusa, ottimi vini e cibo saporito a prezzi
onesti.
Tutto ciò che i turisti in cerca di pace lontano dalle città apprezzano di più.
Il futuro appare un po’ più azzurro, ma … magari un giorno potrebbero
smettere di arrivare perché nei loro paesi, dicono … “ non ci sono soldi … c’è
crisi …”, e potrebbero non potersi più permettere di viaggiare.
Ci verrebbe di nuovo a mancare quella banconota che fa girare l’economia.
Dobbiamo diventare autosufficienti, bastare a noi stessi, farcela con le nostre
forze. Renderci indipendenti in campo alimentare, producendo in loco tutto ciò
di cui abbiamo bisogno, perché un popolo autosufficiente per il suo nutrimento
è un popolo libero.
Dopodichè produrre localmente anche quel biglietto che funge da mezzo di
scambio, proprio come la banconota del turista, per scambiarci le merci
all’interno del territorio.
Creiamo un simbolo di carta accettato da tutti noi che circoli assieme alle
sempre più poche banconote in euro già esistenti: stampiamo una moneta
locale.
Come?
Non è facilissimo, ma senz’altro meno complicato di quanto si possa pensare.
La cosa principale a proposito del denaro è capire che il valore monetario è una
invenzione della mente umana manifestata in un simbolo inanimato.
È la nostra mente che vede una qualche utilità in un determinato materiale o
oggetto. Due sassi possono essere insignificanti o avere gran valore, a seconda
della tua percezione: se tu vedi la scintilla che è in loro, quel fuoco ti scalderà
sempre.
Abbiamo già detto che siamo noi, la popolazione, che accettandolo come
mezzo di scambio, diamo valore di denaro al simbolo.
Se io scrivo su un foglietto di carta 100 euro e tu lo accetti in cambio della tua
giacca, sei tu che gli dai lo status di denaro accettandolo in cambio di un bene
materiale reale. E sei sempre tu che metti in gioco il tuo bene (la giacca) che
permette al simbolo (il biglietto con la scritta 100 euro) che lo rappresenta di
entrare in circolazione. La tua accettazione con la cessione della giacca ha
dato al mio biglietto un potere d’acquisto che a me è costato solamente carta e
un tratto di penna.
Io non avevo niente da darti, eppure la tua accettazione mi permette di creare
un valore 100 che incasso immediatamente.
Allo stesso modo agisce il banchiere nei nostri confronti. Egli dice:
“Io ho 100 in cassaforte, te li presto con interessi e segno in bilancio -100.
Quando tu me li restituisci, li rimetto in cassaforte, vado in pareggio e il mio
guadagno, giustamente, sono gli interessi …”.
Grandissima menzogna.
Il banchiere non presta niente di suo.
Non mi consegna denaro contante già disponibile in cassaforte. Mi accredita
una cifra in un conto corrente digitando dei numeri sul computer, creando
credito (non denaro) in quello stesso istante, girandomi un valore che
io porto in banca facendomi ipotecare degli immobili o firmando una
fideiussione. Nel momento in cui saldo il debito, la banca, che non mi ha dato
denaro già esistente nella propria disponibilità, partendo da zero dovrebbe
segnare in entrata +100, oltre agli interessi. Cosa che non fa, dicendo di
partire da -100 e chiudere in pareggio (dichiarando come attivo solo gli
interessi) e occultando così un guadagno equivalente a tutti i prestiti erogati:
cifre enormi.
L’emittente (il banchiere) è il grande beneficiario. Incassa un valore certo e
mette in circolazione una moneta-debito gravata di un interesse velenoso
e inestinguibile che la società nel suo insieme tenterà invano di ripagare.
Ecco perché il banchiere Usuraio riesce ad accumulare immensi capitali.
Stampa e ci consegna un simbolo vuoto che noi riempiamo di un potere
d’acquisto del valore della merce che stiamo cedendo in cambio, nello stesso
istante in cui lo accettiamo come mezzo di scambio.
L’inganno non percepito è il credere che il banchiere ci consegni un valore che
egli già possiede. Assolutamente falso.
Egli unicamente ci restituisce un valore che noi stessi gli consegniamo senza
esserne coscienti.
Con un particolare di fondamentale importanza: nel primo scambio (Titoli di
Stato contro cartamoneta) egli si impossessa della ricchezza che una intera
nazione si accinge a produrre solo per ripagare il debito.
Abbiamo già visto nel meccanismo dell’erogazione di un mutuo (La grande
truffa, p. 172/3/4) che tutta l’operazione si basa su un capitale nostro, e che la
banca non possiede assolutamente nulla.
Noi, il popolo, siamo gli unici autentici proprietari delle ricchezze del territorio e
della carta-moneta che ci permette di coglierle, trasformarle, utilizzarle.
Ci sono ancora dei dubbi?
Capitolo VII
Sovranità, globalizzazione, libero mercato …
Il Cfr, Council on Foreign Relations
Prima di introdurre l’articolo scritto nel Febbraio 2006 dal presidente del
Council on Foreign Relations (Cfr), Richard N. Haass, e apparso nel loro sito
web www.cfr.org, andiamo indietro nel tempo sino alle origini di tale
organizzazione, seguendo le indicazioni di Eustace Mullins, riportate nel suo
“Secrets of the Federal Reserve”, per comprendere bene con quali poderose
forze abbiamo a che fare:
“… il 5 Febbraio 1891, una associazione segreta conosciuta come il Gruppo
della Tavola Rotonda fu formata a Londra da Cecil Rodhes, il suo banchiere,
Lord Rothschild, il parente acquisito di Rothschild, Lord Rosebery, e Lord
Curzon.
Dopo la Prima Guerra Mondiale, il Gruppo della Tavola Rotonda divenne noto
come il Council on Foreign Relations negli Stati Uniti, e il Royal Institute of
International Affairs a Londra. Gli uomini di governo, sia in Inghilterra che
negli Stati Uniti, venivano scelti tra i loro membri.
Negli anni ’60, come cresceva l’attenzione sulle surrettizie attività governative
del Council on Foreign Relations, gruppi sussidiari, conosciuti come la
Commissione Trilaterale e i Bilderbergs, in rappresentanza degli stessi
interessi, iniziarono ad operare …
Secondo William Guy Carr, in “Pawns In The Game”, l’incontro iniziale di questi
programmatori ex-officio ebbe luogo nel Laboratorio Orafo di Mayer Amschel
Bauer a Francoforte nel 1773. Bauer, che adottò il nome di Rothschild o Scudo
Rosso, dallo scudo rosso che appese sulla porta per pubblicizzare la propria
attività, “aveva solamente trentanni di età quando invitò ad incontrarsi a
Francoforte dodici altri uomini ricchi e influenti. Era sua intenzione convincerli
che se avessero acconsentito ad unire le loro risorse, avrebbero potuto
finanziare e controllare il Movimento Rivoluzionario Mondiale e usarlo come
loro Manuale di Azione per conquistare il controllo totale della ricchezza, le
risorse naturali e la forza lavoro del mondo intero. Raggiunto tale accordo,
Mayer dispiegò il suo piano rivoluzionario. Il progetto sarebbe stato appoggiato
da tutto il potere che sarebbe stato possibile comprare con le loro risorse
unite. Con l’uso astuto della ricchezza comune sarebbe stato possibile creare
tali avverse condizioni economiche che le masse sarebbero state ridotte ad uno
stato prossimo alla morte per fame a causa della disoccupazione … I loro
propagandisti assoldati avrebbero alimentato sentimenti di odio e vendetta
contro la classe al potere, rivelando stravaganze reali e inventate,
comportamenti licenziosi, ingiustizie, oppressione e persecuzione. Avrebbero
pure inventato atti infamanti per screditare altri che, se lasciati liberi di agire,
avrebbero potuto interferire con il loro piano complessivo …
Rothschild si incentrò su un manoscritto e iniziò a leggere un piano d’azione
accuratamente preparato.
- Egli dichiarava che la LEGGE non è altro che FORZA sotto mentite
spoglie. Sosteneva che era logico concludere che “Per legge della natura,
il diritto risiede nella forza”. 2. La libertà politica è un’idea, non un fatto.
Per impossessarsi del potere politico tutto ciò che era necessario era
predicare “Liberalismo” in modo che l’elettorato, in nome di un ideale,
avrebbe consegnato parti di potere e prerogative che i complottisti
avrebbero potuto allora riunire nelle loro mani. 3. Il relatore asseriva
che il Potere dell’Oro aveva usurpato il potere dei governanti Liberali …
Fece notare che era irrilevante per il successo del loro piano che i
governi al comando venissero sconfitti da nemici esterni o interni, dal
momento che il vincitore avrebbe necessariamente chiesto l’aiuto del
“Capitale” che “ È interamente nelle nostre mani.” 4. Sosteneva che l’uso
di qualsiasi mezzo disponibile per raggiungere il loro obiettivo era
giustificato per il fatto che il governante che amministrava secondo etica
non era un abile politico perché si era reso vulnerabile e si era messo in
una posizione precaria. 5. Asseriva che “Il nostro diritto risiede nella
forza. La parola DIRITTO è un pensiero astratto e non prova nulla. Io
trovo un nuovo DIRITTO … di attaccare con il DIRITTO del FORTE, per
ricostruire tutte le istituzioni esistenti, e diventare Signore sovrano di
tutti coloro che ci lasciarono Diritti sui loro poteri offrendoceli con il loro
liberalismo. 6. Il potere delle nostre risorse deve restare invisibile
sino al momento in cui avrà acquisito una forza tale che nessun inganno
o forza possa metterlo in pericolo. Continuò sottolineando venticinque
punti. Il numero 8 aveva a che fare con l’uso di bevande alcoliche,
droghe, corruzione, e tutti i vizi con i quali corrompere sistematicamente
la gioventù di qualsiasi nazione. 9. Si riservavano il diritto di sequestrare
le proprietà private con ogni mezzo e senza esitazione, se così facendo si
assicuravano sottomissione e sovranità. 10. Noi saremmo stati i primi a
mettere gli slogans Libertà, Uguaglianza e Fraternità nella bocca delle
masse, per preparare una nuova aristocrazia. La qualifica per questa
aristocrazia è la RICCHEZZA che dipende da noi. 11. Le guerre devono
essere indirizzate in modo tale che le nazioni impegnate su entrambi i
lati siano ancora più indebitate con noi. 12. I candidati a cariche
pubbliche devono essere servili e obbedienti ai nostri ordini, in modo da
poter essere prontamente disponibili. 13. Propaganda – la loro ricchezza
congiunta avrebbe controllato ogni fonte di informazione. 14. Instabilità
e depressioni finanziarie avrebbero infine condotto a un Governo
Mondiale, un nuovo ordine di un unico governo mondiale.”
continua……
Paolo Maleddu