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Martin Luther King moriva 50 anni fa, assassinato pur di sostenere fino in fondo il suo sogno, quello di una Nazione libera dalle discriminazioni

Era il 4 aprile del 1968 quando Martin Luther King, icona della lotta per i diritti dei neri, veniva assasinato, sulla terrazza di un hotel di Memphis, in Tennessee, a soli 39 anni.

L’emblema della battaglia anti razzista aveva iniziato la sua lotta nel 1955, con il boiccottaggio degli autobus dove erano previsti posti a sedere separati tra bianchi e neri, che riuscì a far abolire la segregazione raziale sui mezzi di trasporto. Le proteste contro le discriminazioni continuarono e il leader nero fu più volte incarcerato. Nel 1963, King organizzò una marcia a Washington per il Lavoro e la Libertà, a cui parteciparono 250 mila persone, al termine della quale pronunciò il suo discorso più celebre I have a dream. Grazie a quella mobilitazione, nel 1964 venne approvato il Civil Rights Act, la legge che poneva fine alle disuguaglianze tra bianchi e neri negli Stati Uniti. Nello stesso anno ricevette il premio Nobel per la pace, ma non smise di continuare a lottare contro le tante discriminazioni e persecuzioni che ancora si consumavano a danno degli afroamericani.

La non violenza usata per alzare la voce contro troppe ingiustizie, la preghiera contro le armi, le parole gentili contro gli insulti: così combatteva Martin Luther King. Tutto per un sogno. Un sogno che, 50 anni dopo resta un esempio saldo nella storia del mondo, come ha sottolineato il premier uscente Paolo Gentiloni, che scrive su Twitter: “I suoi sogni ne hanno fatta di strada. Il suo esempio resta attuale”.

Per l’anniversario della morte del leader nero, numerose iniziative si svolgeranno oggi in tutto il mondo. Alle 18 e un minuto, ora in cui un proiettile colpì Martin Luther King, decine di campane suoneranno all’unisomo 39 rintocchi, uno per ogni suo anno di vita. Un gesto che vuole commemorare l’uomo con un sogno che sembrava impossibile, ma che ha dimostrato che possiamo essere in grado “di lavorare insieme, di pregare insieme, di lottare insieme, di andare insieme in carcere, di difendere insieme la libertà, sapendo che un giorno saremo liberi”.

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