Emmanuel Macron si deve occupare di tenere botta in vista delle europee, ma pure degli affari interni. Non bastavano le barricate dei gilet gialli e l’annunciata rivolta elettorale del ceto medio, pure le richieste dei corsi finiscono sull’agenda dell’inquilino dell’Eliseo. E non potrebbe essere altrimenti, considerato che la Corsica sta domandando, con tutti gli strumenti giuridici del caso, di venir meno all’annessione francese. L’atto centrale risale al 30 novembre del 1789.
In questa storia, per comprendere qualcosa in più, bisogna tornare indietro nel tempo. La base giuridica delle tesi degli indipendentisti – come sottolineato su Libero – è la presunta mancata ratifica dei trattati con cui i transalpini si sono aggiudicati l’isola. Per far sì che il sogno secessionista abbia qualche possibilità concreta, dovremmo mettere in campo qualcosa di nostro. Sono i genovesi, stando a quei documenti, a essersi riservati il diritto di procedere con una sorta di contro – riscatto. Ma la questione, nel Belpaese, non è di stretta attualità. Marine Le Pen e il suo Rassemblement National, in Corsica, sembrano non bastare più e forse non sono mai bastati.
Tempo fa quei territori, almeno in parte, potevano essere considerati una roccaforte lepenista. Il distacco dei corsi dalla terraferma, nel tempo, è divenuto radicale e i partiti tradizionali hanno smesso da tempo di dettare l’agenda. Gli indipendentisti non hanno mai mollato. Sembra mancare un novello Pascal Paoli, un leader unificante. Certo, c’è Jean Guy Talamoni, ma è molto distante dalle istanze che definiremmo populiste, sovraniste e quindi nazionaliste in senso stretto. Anzi, il presidente dell’Assemblea nazionale è un’aperturista in materia di gestione dei fenomeni migratori. In questa chiave di lettura, che è tutta ideologica, possono essere operate delle analogie tra quanto sta accadendo in Corsica e quanto è già avvenuto in Catalogna.
Il “processo di Matignon”, comunque sia, non basta più. L’appello non riguarda uno status giuridico speciale, ma una vera e propria liberazione da quelle che vengono percepite come barriere oppressive. La Corte di giustizia della Unione europea, con ogni probabilità, sarà costretta a pronunciarsi sul caso di specie.
Poi c’è quel rifiuto assoluto del neo – bonapartismo incarnato da Emmanuel Macron. Stando a quanto si apprende sul quotidiano citato, sembra quasi che il presidente della Repubblica francese non possa visitare quelle terre. Viene volentieri rimbalzato da quei leader indipendentisti, che non si palesano nel corso delle occasioni pubbliche.
I sondaggi sulle elezioni europee di maggio, per il leader de La Republique En Marche!, non sono così negativi. Pare che i progressisti d’oltralpe possano sperare almeno di affiancare Marine Le Pen e i suoi. Non in Corsica, però, Macron può solo provare a limitare i danni: la sua presidenza ha contribuito a inasprire le richieste dei secessionisti.
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