Un concerto allo stadio Nou Campdi Barcellona il 29 giugno 2013 per sostenere il referendum di indipendenza dalla Spagna. (Gustau Nacarino, Reuters/Contrasto)

Il 12 dicembre in Catalogna i partiti indipendentisti hanno fissato la data per il referendum sull’indipendenza della Catalogna dalla Spagna, ma il governo spagnolo ha annunciato che bloccherà il referendum che ha definito “incostituzionale”.

La consultazione dovrebbe tenersi il 9 novembre del 2014, secondo quanto annunciato dai partiti catalani Convergencia i uniò (Ciu), partito catalano nazionalista moderato attualmente al governo della regione autonoma, Esquerra republicana de Catalunya (Erc), il partito indipendentista di sinistra che appoggia dall’esterno il governo locale e Iniciativa per Catalunya-verds (Icv), federazione verde e comunista catalana.

Il referendum sarà articolato in due quesiti. Il primo chiede ai cittadini: “Volete che la Catalogna sia uno stato?”, mentre il secondo precisa: “Volete che la Catalogna sia uno stato indipendente?”. Alcuni partiti, infatti, sono favorevoli a uno stato all’interno di una confederazione spagnola, mentre altri chiedono di diventare stato sovrano e indipendente.

Il 12 dicembre il governo spagnolo ha reagito dicendo che il referendum sull’indipendenza della Catalogna “non avrà luogo”. “Il voto non si terrà e non si terrà perché la nostra costituzione non autorizza nessuna comunità autonoma a sottoporre a un voto o a un referendum le questioni relative alla sovranità nazionale”, ha dichiarato il ministro della giustizia spagnolo Alberto Ruiz-Gallardón.

Tutti in piazza. Secondo i sondaggi sono favorevoli al referendum più del 75 per cento dei 7,5 milioni di catalani. La spinta autonomista, molto diffusa in una comunità con una forte identità culturale e linguistica, si è radicalizzata negli ultimi anni. Nel 2012 a Barcellona l’Assemblea nacional Catalana (Anc), una rete di associazioni e partiti per l’indipendeza, ha portato in piazza a Barcellona almeno un milione di persone per la festa nazionale catalana dell’11 settembre. L’11 settembre si ricorda l’11 settembre del 1714, quando Barcellona, dopo un lungo assedio delle truppe borboniche, fu occupata militarmente dai Borboni per più di un secolo e mezzo e perse tutte le sue istituzioni locali.

L’11 settembre 2013 l’Anc ha organizzato una catena umana di quattrocento chilometri, che ha attraversato tutta la Catalogna, a cui hanno partecipato centinaia di migliaia di catalani. Secondo i sondaggi, circa il 52 per cento dei catalani è favorevole all’indipendenza, il 10 o 15 per cento in più rispetto a qualche anno fa.

Una delle rivendicazioni dei catalani, forse la principale, è quella di ottenere un trattamento fiscale più favorevole. In Catalogna si produce un quarto del pil spagnolo e la regione ha grande autonomia di spesa, mentre non ha potere di riscossione fiscale. Con la crisi economica la regione ha dovuto tagliare la spesa pubblica – soprattutto sanità e istruzione – ma continua a trasferire nello stato centrale più di quello che spende. Secondo gli indipendentisti la Catalogna versa nelle casse di Madrid 16 miliardi di euro in più rispetto a quelli che riceve.

Un altro motivo di risentimento verso Madrid è stata la decisione, nel 201o, del tribunale costituzionale spagnolo di dichiarare incostituzionali numerosi articoli dello Statuto autonomico della Catalogna. Lo statuto era entrato in vigore nel 2006, dopo l’approvazione del parlamento catalano e di quello spagnolo ed era stato legittimato anche da un referendum popolare in Catalogna.

La Catalogna ha già proclamato l’indipendenza due volte nel corso del novecento: nel 1931 e nel 1934. Nel 1931 fu approvato lo Statuto di autonomia regionale, mentre nel 1934 la spinta indipendentista fu repressa militarmente da Madrid.

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