«Un venetista non può essere giudicato da un magistrato italiano»

“Esplosiva” richiesta di scarcerazione dei legali di Luigi Faccia, arrestato per banda armata prima dell’occupazione di piazza San Marco

di Ugo Dinello

14 maggio 2014

«Un giudice italiano non può giudicare Luigi Faccia», parola di avvocato. Depositata ieri e, con ogni probabilità, esaminata questa mattina. È la richiesta di scarcerazione di Luigi Faccia, il venetista che progettava una seconda occupazione di piazza San Marco con un “tanko” e che è stato arrestato il 2 aprile nel corso dell’operazione “Smile” su ordine del Tribunale di Brescia. L’operazione dei carabinieri del Reparto Operativo Speciale (R.O.S.) era volta ad impedire, prevenendo, supposte azioni terroristiche finalizzate a “costringere i legittimi poteri pubblici ad acconsentire all’indipendenza del Veneto e di altre regioni del nord Italia, così determinando lo scioglimento dell’unità dello Stato in violazione dell’art. 5 della Costituzione”. Tra le accuse a Faccia anche quelle di “banda armata”.

Così i legali di Faccia, gli avvocati vicentini Alessandro Zagonel e Andrea Aarman, hanno presentato richiesta di scarcerazione al Tribunale di Veicenza. Ma nel suo scritto depositato per ottenere la libertà del proprio assistito, Zagonel presenta come prima motivazione “Difetto di giurisdizione del Giudice italiano”, una tesi che farà sobbalzare i magistrati che dovranno analizzarla.

Dopo aver presentato la storia del Veneto e della liberazione dall’occupazione asburgica, Zagonel infatti presenta la successiva richiesta di annessione del Veneto all’Italia, votata a stragrande maggioranza dai veneti di allora, come un “raggiro” e documenta l’attualità della sua tesi con delle votazione dello stesso Consiglio regionale, risalenti al 1998 (16 anni fa) in cui si sostiene il diritto all’autodeterminazione di tutti i popoli.

C’è però un “inghippo tecnico” ricordato con obiettività dallo stesso avvocato Zagonel: Il 4 aprile 2014, nel dare le proprie generalità nel corso dell’interrogatorio di garanzia, primo contatto con la magistratura dopo l’arresto, Luigi Faccia si dichiarava di cittadinanza veneta e chiedeva la verbalizzazione delle seguenti parole: «Mi dichiaro prigioniero di guerra in qualità di responsabile del Fronte di Liberazione e servitore della Serenissima Repubblica del Veneto». In pratica Faccia si avvaleva poi della facoltà di non rispondere e non avanzava alcuna richiesta né di riesame né di scarcerazione.

Il legale però cerca di riparare osservando che: «La posizione di Luigi Faccia può apparire frutto di allucinazione o essere considerata antistorica, ma, indipendentemente dalle analisi delle idee del proprio assistito, ritiene questo patrocinio che: nessuno possa essere privato della libertà personale per il fatto di avere un obbiettivo politico, di sostenerlo, di raccogliere fondi per il suo affermarsi, di diffonderlo anche per mezzo di iconografie financo progettando azioni eclatanti atte ad attirar l’attenzione dell’opinione pubblica». In pratica il legale difende attaccando e sostenendo il diritto di Faccia a manifestare il proprio credo, liqyuidando però l’accusa di “banda armata” con “progetto di azioni eclatanti”.

Per questo, dopo una lunga digressione storica, l’avvocato Zagonel chiede che il suo assistito: “sia rimesso in libertà in attesa della decisione sull’eccepito difetto di giurisdizione del Giudice Italiano e in attesa dell’eventuale giudizio avanti l’organismo che vorrà ritenersi o che sarà ritenuto aver giurisdizione”. In pratica sostenendo che nessun magistrato della Repubblica Italiana ha diritto di giudicare Faccia. Per questo Zagonel annuncia che: « Sarà cura dei sottoscritti difensori, per i motivi di seguito brevemente esposti e nel testo del presente atto nuovamente ripresi, recapitare nei modi appropriati il presente atto anche alle seguenti istituzioni: alla Corte Penale Internazionale con sede Aja, affinché possa ravvisare la propria giurisdizione e competenza, all’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani (United Nations High Commissioner for Human Rights), al Commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa, all’Istituto internazionale delle Nazioni Unite per la ricerca sul crimine e la giustizia (United Nations Interregional Crime and Justice Research Institute) al fine di informare tali enti di quanto si andrà ad esporre e sollecitare il loro intervento, al Ministro della Giustizia della Repubblica Italiana, che vorrà verificare il funzionamento degli uffici di competenza e nel caso prendere gli opportuni provvedimenti; al Presidente del Consiglio dei Ministri, così possa aver coscienza di quanto si andrà ad esporre; al Governatore della Regione Veneto per stimolarne l’azione, alla Procura Generale presso la Corte dei Conti, per le valutazioni sull’utilizzo di ingenti risorse pubbliche; al Comitato della Croce Rossa Internazionale, per opportuno aggiornamento dopo le richieste già trasmesse; al U.N.P.O., Organizzazione delle Nazioni e Popoli non rappresentati al fine di sollecitarne la tutela».

tratto da: (clicca qui)

 

LOGO GSP UFF. GUVERNU SARDU    

     PROVVISORIU     

    Sardinian Provisional Government  

 

 

 

 

DECRETO N° 01/PR/2014 DEL 14 MAGGIO 2014

Questo Governo Sardo Provvisorio (GSP) istituito dal Movimentu de Liberatzioni Natzionali Sardu (MLNS) ai sensi e per gli effetti dell’art.96.3 del Primo Protocollo di Ginevra del 1977

 

DISPONE

 

Con effetto retroattivo, e a decorrere dalla data del 01 gennaio 1861, tutti gli atti e/o provvedimenti di pignoramento, di confisca, di sequestro di beni immobili e/o mobili registrati, e in ogni caso tutti gli atti e/o provvedimenti esecutivi e/o ablativi comunque denominati, posti in essere da qualsiasi autorità di occupazione straniera e/o ente concessionario incaricato, sono privi di qualsiasi effetto giuridico in quanto posti in essere in difetto assoluto di giurisdizione nei Territori occupati della Nazione Sarda ed altresì in difetto assoluto di competenza, ovvero in regime di incompetenza assoluta per materia e per territorio.
Pertanto, ogni e qualsiasi atto e/o provvedimento in parola, in ogni sua fase e/o grado del procedimento comunque iniziato, di qualsiasi autorità e/o ente e/o concessionario straniero italiano è a tutti gli effetti INESISTENTE, ovvero tamquam non esset.
Per l’effetto, ogni e qualsiasi bene immobile e/o mobile registrato rimane a tutti gli effetti di proprietà dei soggetti esecutati, e deve essere reintegrato senza indugio nel pieno possesso e disponibilità degli aventi diritto o loro eredi, previa integrale indennizzo e risarcimento a cura e spese dei responsabili.
L’indennizzo e il risarcimento, per quei beni immobili o mobili registrati non più restituibili, in quanto non più esistenti o non più esigibili, sono determinati entrambi nell’importo minimo non inferiore al doppio del loro effettivo valore e/o stima alla data dell’adozione del provvedimento esecutivo/ablativo, rivalutati all’indice dei prezzi dei beni di pari categoria.
Ciò posto, chiunque a qualsiasi titolo acquista e/o riceve qualsiasi bene immobile o mobile registrato oggetto di tali provvedimenti esecutivi/ablativi, ovvero in violazione del presente decreto, sarà obbligato a risponderne alla Giustizia Sarda, previo consenso comunque manifestato degli aventi diritto interessati.

Ciò posto, si diffida lo Stato straniero occupante italiano, e qualsiasi altro ente o società privata da esso incaricato, dal porre in essere qualsiasi atto di alienazione e/o comunque di disposizione del Territorio della Nazione Sarda e delle proprietà dei suoi cittadini e/o dei suoi beni mobili e/o immobili e/o dei suoi patrimoni storici, artistici, culturali e letterari.
Si avvisa sin d’ora che ogni atto di tal fatta sarà non solo nullo di diritto, ma obbligherà altresì al risarcimento di tutti i danni derivanti alla Nazione Sarda.

 

 

Sergio PES (Presidente GSP)

2014.05.14 – DECRETO N° 01-PR-2014 DEL 14 MAGGIO 2014 – GIU’ LE MANI DALLE PROPRIETA’ DEI SARDI

                              

            

            

 


 

                                                                      



giovedì 8 maggio 2014

BUDAPEST – La crescita della produzione industriale ungherese ha un’accelerazione insapettata perfino per gli analisti più ottimisti. Gli ultimi dati resi noti per il mese di febbraio 2014 mostrano un tasso di sviluppo e di crescita che è il più alto e veloce degli ultimi tre anni. Questo indicano i dati preliminari dell’Ufficio Centrale di Statistica ungherese resi pubblici ieri.

L’indice della produzione industriale è aumentato di uno straordinario 8,1% anno su anno a febbraio, dopo una crescita del 6,1% nel mese di gennaio. Gli economisti avevano previsto una crescita del 5,9 per cento. 

La produzione è cresciuta per il sesto mese consecutivo. Nei primi due mesi dell’anno, la produzione industriale è aumentata mediamente del 7,1% rispetto a un anno fa.  L’ufficio statistico è prevista per rilasciare i dati dettagliati sulla produzione industriale il 14 aprile.

Questo risultato porta l’Ungheria ad affiancare addirittura la Cina quanto a sviluppo dell’attività economica industriale e manifatturiera. E’ fuor di dubbio che questo risultato sia la prova provata della giustezza delle scelte politiche del governo Orban, che ha reciso le catene che costringevano l’Ungheria a sottostare alle folli politiche economiche dell’Unione Europea e della Banca Centrale Europea.

Bruxelles e Francoforte sono state abbandonate da Orban al loro destino infausto, e infatti mentre l’Ungheria sta crescendo al ritmo di Shanghai, la Zona euro si sta inabissando come il Titanic. 

Non pensiamo servano molte altre parole per far capire che senza l’euro-BCE si prospera, con l’euro-BCE si muore. 

max parisi

tratto da: (clicca qui)

L’impegno quotidiano delle Forze dell’Ordine non dovrebbe essere quello di proteggere la banda di criminali delinquenti che governa lo Stato straniero italiano che ha colonizzato la Nazione Sarda ma quello di garantire l’ordine pubblico e di assicurare alla popolazione la dignità, la legalità e il rispetto che essa merita.

Il regolamento di polizia è molto chiaro e opporsi ad un ordine illegittimo è un onere ma anche un dovere.

E’ un dovere per qualunque poliziotto non obbedire a ordini illegittimi e partecipare ad atti e azioni poste in essere in evidente e palese contrasto con le norme di legge e questo non può sfuggire anche alla minima competenza professionale richiesta ad un poliziotto.

Un ordine illegale e illegittimo non può obbligare il destinatario di tale ordine e in caso contrario chi lo esegue non è esente da responsabilità perchè si diventa complici di reati gravissimi e anche il silenzio è complicità.

Un poliziotto che riceve un ordine illegittimo è tenuto alla disobbedienza, su tale ordine, e alla denuncia immediata del superiore che ha impartito questo ordine.

Ammutinamento delle forze dell’ordine, un rischio calcolato

3 magg –  Alla prossima manifestazione dei no-tav, no-gobal, black block, centri sociali, antagonisti, anarchici, pacifinti, e fancazzisti a libro paga delle sinistre ci andranno i parassiti politicanti, ladri e corrotti a mantenere l’ordine pubblico.

La Polizia, attaccata, sbeffeggiata, denigrata, offesa, umiliata, non ne può più. Non basta che queste persone (ricordiamo che anche loro sono persone) debbano lavorare con leggi inadeguate, senza i mezzi necessari e le risorse adeguate, non basta che mettano a repentaglio la propria vita per poco piu’ di 1000 euro al mese, ora devono anche sentirsi messe in discussione dallo stesso capo della Polizia, dalle stesse Istituzioni, da coloro che, se non fosse per le FF-OO, sarebbero già appesi uno ad uno ai pali dell’illuminazione pubblica.

I poliziotti vengono ripagati con lo sciacallaggio mediatico, finalizzato ad una squallida campagna elettorale, a causa di un applauso ripreso in un determinato contesto e strumentalizzato in altro ancora. Ora basta. Anche la Polizia, ha un cuore, anche i poliziotti “tengono famiglia”.

Le istituzioni, corrono un gravissimo pericolo. Mettersi contro la Polizia, contro le FF.OO, non è una mossa strategica corretta. Per questo e tanti altri antichi e validi motivi, c’è il rischio che, durante le prossime manifestazioni, le FF.OO facciano come in Ucraina, dove stanno a guardare fratelli che uccidono altri fratelli. I politicanti corrono seri rischi, ma se non ci sono abituati loro, gli stuntman e acrobati, chi altro?

Le FFOO conoscono bene l’Articolo 175 (ammutinamento punisce con la reclusione da sei mesi a tre anni i militari che, riuniti in numero di quattro o più: rifiutano, omettono o ritardano di obbedire a un ordine di un loro superiore. Sanno che, per chi promuove l’ammutinamento, la pena della reclusione è da uno a cinque anni. E sanno anche che la condanna comporta la rimozione. Ma se vogliamo cambiare, e non il Paese come dice quell’idiota di Renzi,  se noi  vogliamo davvero cambiare la testa alla gente, da qualche parte bisogna cominciare….

Armando Manocchia

tratto da: (clicca qui)

2014.04.24 – La Repubblica Italiana è solo una S.p.A.

Posted by Presidenza on 24 Aprile 2014
Posted in articoliNEWSLETTER 

Sergio Pes, Presidente del Governo Provvisorio della Repubblica Sarda racconta perché l’Italia è pignorata.

                     Ufficiale: L’UE approva il meccanismo di prelievo forzoso

La scorsa settimana l’UnioneEuropea ha deciso sanzioni micidiali contro i proprio cittadini che, a differenza della Russia, non possono difendersi. Con il compromesso sull’UnioneBancaria raggiunto il 19 marzo, il Consiglio UE, la Commissione e il Parlamento Europeo hanno creato una macchina criminale che mira ufficialmente a confiscare i risparmi per mantenere in piedi le banche “zombie”.

L’accordo stabilisce che il Meccanismo di Risoluzione Unico (SRM), il cosiddetto “secondo pilastro” dell’Unione Bancaria, sarà operativo nel 2015; due terzi dei 55 miliardi di euro del Fondo di Risoluzione Unico (SRF) possono essere usati dall’inizio e il 70% dopo tre anni. Il fondo sarà finanziato dalle banche, ma non è chiaro se solo dalle 128 banche che fanno parte dell’Unione Bancaria o se da tutte. Le casse di risparmio e le banche cooperative hanno già messo le mani avanti perché non intendono sacrificarsi per salvare le grandi banche.

Il “primo pilastro” dell’UB, il Meccanismo di Supervisione Unico (SSM), come concordato precedentemente, sarà a regime già nel novembre di quest’anno.

L’intero sistema sarà indipendente dai governi nazionali. Il Consiglio sarà interpellato solo se lo decide la Commissione e solo nel caso che la Commissione disapprovi le decisioni prese dalla BCE e dal Consiglio del SRM (probabilità uguale a quella che gli asini volino).

Al cittadino viene spiegato che nel caso di una “risoluzione” (liquidazione) bancaria, verrà per primo utilizzato lo strumento del “bail-in”, e cioè del prelievo forzoso: vengono confiscati, nell’ordine, le azioni, le obbligazioni e i risparmi al di sopra dei centomila euro. Se questi non bastano si ricorre al fondo. Inoltre, i governi possono chiedere un prestito all’ESM, che naturalmente significa consegnarsi alla Troika.

Il Commissario per il Mercato Interno Michel Barnier ha definito l’accordo “il passo più importante…..dopo l’Euro”.

Il ministro del Tesoro tedesco Wolfgang Schaeuble ha ripetuto il mantra che col nuovo meccanismoi contribuenti non dovranno più sobbarcarsi il costo dei salvataggi bancari.

Due osservazioni. Primo, se salta una banca sistemicamente rilevante, la potenza di fuoco del nuovo meccanismo è del tutto insufficiente. Non miliardi ma migliaia di miliardi saranno necessari. Questo significa che i contribuenti non sono affatto al riparo. In secondo luogo, e ancor più importante, è che le nuove regole rovesciano il principio della fiducia su cui si basa ogni sistema di finanza e di credito, e cioè che il risparmio è protetto dalla legge. La maggior parte delle costituzioni nazionali lo afferma esplicitamente. Il nuovo accordo raggiunto dalle istituzioni UE, e che i parlamenti nazionali sono chiamati a ratificare, asserisce invece la supremazia della “stabilità del sistema finanziario” su ogni altro interesse o settore della società, compresi i risparmi.

Come abbiamo già denunciato, le norme di “risoluzione bancaria” affermano che i contratti derivati devono essere onorati se una loro sospensione minaccia “la stabilità del sistema”.

tratto da: (clicca qui)