E ora cosa faranno gli Stati Uniti e le oligarchie finanziarie dell’Unione Europea ? Finanzieranno dei disordini anche in Lituania ?

lunedì 3 marzo 2014

LONDRA – Il governo lituano, seguendo l’esempio della Lettonia, sta lavorando per adottare l’euro nel 2015 sebbene la maggior parte dei cittadini lituani e’ contraria a entrare nella moneta unica.

Per questo motivo e’ nato un comitato che sta organizzando un referendum contro l’adozione della moneta unica e lo scopo non e’ tanto quello di dare ai cittadini l’opportunita’ di decidere su una questione che puo’ cambiare per sempre le loro vite ma anche di constringere il governo a spiegare il perche’ ha tanta fretta di adottare l’euro.

Romualdas Ozolas, uno dei promotori di questa iniziativa, ha sotttolineato come gli stati baltici hanno affrontato la crisi meglio di altri paesi grazie al fatto che hanno mantenuto le loro monete e quindi hanno potuto adoottare politiche monetarie che hanno permesso loro di minimizzare in parte gli effetti negativi e questa decisione di voler adottare l’euro a tutti i costi e’ un atto di violenza contro la nazione.

L’economista Audrius Rudys ha invece sottolineato come i trattati europei, sebbene obblighino le nazioni ad adottare l’euro, non stabiliscano delle scadenze per cui il governo e’ libero di aspettare fino a quando non ci sono le condizioni ottimali.

Effettivamente i promotori di questo referendum hanno puntato il dito sulla mancanza di democrazia e sull’atteggiamento arrogante della classe dirigente che pensa di avere il diritto di andare contro la volonta’ dei propri cittadini.

Ovviamente e’ ancora troppo presto per fare delle previsioni ma sicuramente e’ da lodare il fatto che anche in Lituania la gente inizia a opporsi alla follia della moneta unica con buona pace di chi sostiene che l’euro e’ stato un grande successo.

Sarebbe ora che anche gli italiani prendessero esempio chiedendo di poter ritornare alla lira.

GIUSEPPE DE SANTIS  – Londra

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L’ennesima farsa, tutta da ridere !!!

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO

Il 20 febbraio 2014, la Provincia di Milano ha votato favorevolmente sulla mozione di CoLoR44 (Comitato Lombardo Risoluzione 44) che prevede l’indizione da parte delle Istituzioni Regionali di un referendum sull’indipendenza della Lombardia.

Insomma, la Provincia di Milano si è espressa a favore del diritto dei cittadini milanesi e lombardi di poter essere consultati sullo status del territorio in cui vivono, un territorio che sotto l’amministrazione italiana è privato ogni anno di circa 60 miliardi di Euro, persi in rivoli dallo Stato centrale e utilizzati per sprechi e spese clientelari.

(Qui il comunicato completo) 

FONTE: http://www.dirittodivoto.org/

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domenica 2 marzo 2014

CRIMEA – Combat Alert, pericolo di guerra. Cosi’ l’Huffington Post titola la sua homepage dedicata interamente ai drammatici sviluppi della crisi ucraina. E sotto: “L’Ucraina si prepara all’invasione, Putin ignora gli avvertimenti dell’occidente”. Quindi il sito di sinistra, citando un anonimo alto esponente di una cancelleria occidentale, osserva che si tratta “probabilmente della situazione piu’ pericolosa dai tempi dell’invasione sovietica di Praga del 1968”. “Ormai dobbiamo dare per scontato il fatto che la Crimea sia in mano russe. Ma ora – aggiunge questa fonte – il problema e’ evitare che la Russia si impossessi anche della parte russofona dell’Ucraina orientale”. 

L’ipocrisia degli Stati Uniti e delle oligarchie fnanziarie dell’Unione Europa al riguardo degli sviluppi in Ucraina è micidiale: hanno finanziato, armato e sostenuto in ogni modo bande armate d’estrema destra a Kiev che hanno preso il potere con le armi in pugno destituendo quello legittimamente eletto dal popolo ucraino e hanno anche riconosciuto per “legittimo” un sedicente governo “dell’Ucraina” insediatosi a Kiev manu militari come i golpisti delle “rivoluzioni sudamericane”. Adesso, questi stessi piagnucolano se metà dell’Ucraina popolata da persone che parlano russo, che pensano alla Russia e non alla Germania o Bruxelles come l’alleato naturale, si ribellano e chiamano – sì, chiamano – Mosca in soccorso.  Torniamo alle notizie.

In Crimea militari russi hanno sequestrato tutte le armi in una base radar e in un’accademia della Marina militare ucraina: lo ha reso noto fonti del sedicente ministero della Difesa di Kiev, spiegando che i russi hanno esortato il personale delle due strutture a schierarsi con quelli che hanno definito i “legittimi” leader della penisola. Dalla base radar di Sudak sono stati portati via fucili, pistole e munizioni, caricati su un’auto. Armi sono state prelevate anche dalla struttura per l’addestramento della Marina a Sebastopoli, la citta’ sul Mar Nero che ospita una base della Flotta russa.

Inoltre, questa mattina miliziani della Crimea – non forze militari russe – armati fino ai denti hanno impedito l’accesso a diversi giornalisti stranieri al check-point nei pressi di Armiank, nel nord della Crimea. Lo ha constatato l’inviato ANSA. Tra le troupe respinte quelle di Bbc, della tv pubblica olandese Nos e di Mtv Finlandia. Ai reporter sono anche stati requisiti i giubbotti antiproiettile. Lungo la “linea di frontiera” i miliziani scavano buche per posizionare armamenti difensivi e cecchini.

Ed è notizia dell’ultimora quella di 12 mezzi militari corazzati russi, con a bordo soldati e mitragliatrici, sulla strada che da Sebastopoli porta a Sinferopoli. I giornalisti di Associated Press che si trovano nella zona riferiscono che il convoglio militare – che conta centinaia di soldati – è diretto verso la capitale della Crimea. Insieme ai mezzi corazzati ci sono anche due ambulanze.

Se l’Unione Europea credeva di poter devastare e sgretolare l’Ucraina senza che reagissero tanto le popolazioni quanto la Russia, è servita: ha preparato lo scenario per una guerra in Europa.

Non solo la UE ha devastato intere nazioni nel Vecchio continente con politiche economiche folli che hanno provocato, per colpa della difesa dell’indifendibile euro, un vero e proprio macello economico e sociale in Grecia, Italia, Francia, Spagna, Portogallo, Irlanda e Olanda. La UE si di mostra alla prova dei fatti anche molto pericolosa per la pace mondiale per colpa di una politica estera espansionsita identica a quella della Germania nazista. 

L’espansionismo della UE nell’oriente europeo non nulla di diverso da quello hitleriano. Nel 1938 i nazisti pretesero di annettersi la Polonia sostenendo fosse “tedesca e necessaria alla Gemania” . In questi tragici anni Dieci del nuovo millennio oligarchie criminali al comando dell’Unione Europea hanno fatto altrettanto con l’Ucraina. 

La guerra in Europa si avvicina. 

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max parisi

di Enrico Novissimo

Il processo di Unità di Italia ha visto come protagonisti una sfilza di uomini più o meno celebri, i cosiddetti padri del Risorgimento. Dal nord al sud Italia ogni piazza o via principale si fregia di nomi illustri: Garibaldi, Mazzini, Cavour, Vittorio Emanuele etc.

Il popolo viene indottrinato fin dalla più tenera età a considerare costoro dei veri eroi, gli artisti li raffigurano esaltando il loro valore in maniera da rafforzare il mito che li circonda. Innumerevoli sono infatti le opere d’arte che ritraggono l’eroe dei due Mondi ora a cavallo…ora in piedi che impugna alta la sua spada, alcune volte indossa la celebre camicia rossa…altre volte si regge su un paio di stampelle come un martire. Tuttavia un ritratto che di certo non vedremo mai vorrebbe il Gran Maestro massone, Giuseppe Garibaldi, privo dei lobi delle orecchie. E dire che nessuna raffigurazione potrebbe essere più realistica poiché al nostro falso eroe furono davvero mozzate le orecchie, la mutilazione avvenne esattamente in Sud America, dove l’intrepido Garibaldi fu punito per furto di bestiame, si vocifera che fosse un ladro di cavalli. Naturalmente nessuna fonte ufficiale racconta questa vicenda.

È dunque lecito chiedersi quante altre accuse infanghino le gesta degli eroi risorgimentali? Quante altre macchie vennero lavate a colpi d’inchiostro da una storiografia corrotta e pilotata? Ma soprattutto quale fu il ruolo dei banchieri Rothschild nel processo di Unità d’Italia?

La Banca Nazionale degli Stati Sardi era sotto il controllo di Camillo Benso conte di Cavour, grazie alle cui pressioni divenne una autentica Tesoreria di Stato. Difatti era l’unica banca ad emettere una moneta fatta di semplice carta straccia. Inizialmente la riserva aurea ammontava ad appena 20 milioni ma questa somma ben presto sfumò perché reinvestita nella politica guerrafondaia dei Savoia. Il Banco delle Due Sicilie, sotto il controllo dei Borbone, possedeva invece un capitale enormemente più alto e costituito di solo oro e argento, una riserva tale da poter emettere moneta per 1.200 milioni ed assumere così il controllo dei mercati.

Cavour e gli stessi Savoia avevano ormai messo in ginocchio l’economia piemontese, si erano indebitati verso i Rothschild per svariati milioni e divennero in breve due burattini nelle loro mani. Fu così che i Savoia presero di mira il bottino dei Borbone. La rinascita economica piemontese avvenne mediante un operazione militare espansionistica a cui fu dato il nome in codice di Unità d’Italia, un classico esempio di colonialismo sotto mentite spoglie. L’intero progetto fu diretto dalla massoneria britannica, vero collante del Risorgimento. Non a caso i suddetti eroi furono tutti rigorosamente massoni.

La storia ufficiale racconta che i Mille guidati da Giuseppe Garibaldi, benché disorganizzati e privi di alcuna esperienza in campo militare, avrebbero prevalso su un esercito di settanta mila soldati ben addestrati e ben equipaggiati quale era l’esercito borbonico. In realtà l’impresa di Garibaldi riuscì solo grazie ai finanziamenti dei Rothschild, con i loro soldi i Savoia corruppero gli alti ufficiali dell’esercito borbonico che alla vista dei Mille batterono in ritirata, consentendo così la disfatta sul campo. Dunque non ci fu mai una vera battaglia, neppure la storiografia ufficiale ha potuto insabbiare le prove del fatto che molti ufficiali dell’esercito borbonico furono condannati per alto tradimento alla corona. Il sud fu presto invaso e depredato di ogni ricchezza, l’oro dei Borbone scomparve per sempre. Stupri, esecuzioni di massa, crimini di guerra e violenze di ogni genere erano all’ ordine del giorno. L’unica alternativa alla morte fu l’emigrazione. Il popolo cominciò a lasciare le campagne per trovare altrove una via di fuga. Ben presto il malcontento generale fomentò la ribellione dei sopravvissuti, si trattava di poveri contadini e gente di fatica che la propaganda savoiarda bollò con il dispregiativo di “briganti”, così da giustificarne la brutale soppressione.

A 150 anni di distanza si parla ancora di questione meridionale. Anche i più distratti scoveranno diverse analogie con quella che oggi viene invece definita questione palestinese. Stesse tecniche di disinformazione, stesse mire espansionistiche e soprattutto stesse famiglie di banchieri.

Solo che un tempo gli oppressi erano chiamati briganti…oggi invece sono i cattivi terroristi.

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di SALVATORE ANTONACI

Ogni settimana, compare una nuova minaccia da parte degli inglesi, con riferimento al referendum scozzese per l’Indipendenza. Una quindicina di giorni fa, il ministro dell’economia ha detto che una Scozia indipendente non farà parte della sterlina. E ora?

Ora, dicono, se la Scozia diventerà indipendente dovrà dire addio alla Bbc. Ad avvertire gli scozzesi su questa possibile conseguenza del referendum del 18 settembre è stata il ministro britannico della Cultura, Maria Miller.

Al referendum si deciderà “se la Scozia vuole o meno continuare a far parte del Regno Unito”, se gli elettori vorranno la secessione “sarà un voto per lasciare le istituzioni del Regno Unito e la Bbc è una di queste”, ha detto oggi la Miller, citata dal Guardian mentre interveniva alla Oxford Media Convention.

Beh… se a veneti, lombardi, campani, siciliani o sardi dicessero che se diventassero indipendenti non avrebbero più la Rai fra le scatole, non credo si metterebbero a piangere. Tutt’al più guarderebbero una emittente straniera… e senza pagare il canone.

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giovedì 27 febbraio 2014

MOSCA, 27 FEB – MOSCA, 26 FEB – Prime barricate in Ucraina: le hanno erette alcune centinaia di russofoni davanti alla sede del parlamento di Crimea, a Sinferopoli, la capitale, dove ieri ci sono stati i primi scontri con la minoranza etnica dei tartari, schierati con Kiev. Lo riferisce la tv Rossia 24. Le barricate sono state fatte con legno, pezzi di metallo, botti e pneumatici. I poliziotti per ora non intervengono. L’obiettivo dei russofoni e’ la convocazione di un referendum sulla secessione della Crimea dall’Ucraina. 

Attorno alle 9.00 del mattino – ora locale – un centinaio di persone, secondo Interfax, ha fatto irruzione nel parlamento sparando contro i vetri dell’ingresso. Poi hanno tolto dal pennone la bandiera ucraina e hanno issato il tricolore russo, che sventola insieme a quella della repubblica di Crimea. Il blitz e’ stato confermato anche dall’agenzia di stampa del parlamento.

A compiere il blitz, secondo la tv Rossia 24, sono state forze di autodifesa della popolazione russofona. Gruppi che si stanno organizzando anche in altre citta’ della Crimea e che, secondo Ria Novosti, hanno intenzione di convergere su Sinferopoli. Secondo fonti locali, si tratterebbe di non meno di 20.000 uomini pronti allo scontro militare e armati.

Intanto, i ceceni sono pronti a partire per l’Ucraina se necessario, per proteggere i russi che vi abitano. Lo ha dichiarato poco fa il loro leader, Ramzan Kadyrov, leale al Cremlino. Lo riferisce l’agenzia Interfax. “Ucraina e Russia sono popoli fratelli. Ho molti amici ucraini, e come tutti mi rammarico per quanto sta accadendo”, ha detto Kadyrov.

Mentre tutto ciò sta accadendo, l’autoproclamato presidente ucraino ad interim, il golpista Oleksandr Turchynov, ha messo in guardia la flotta russa del Mar Nero contro ogni aggressione militare. “Mi rivolgo ai dirigenti militari della flotta del mar Nero: tutti i militari devono restare sul territorio previsto dagli accordi. Ogni movimento di truppe armate sarà considerato alla stregua di un’aggressione militare”, ha dichiarato il sedicente “presidente” dell’Ucraina Turchynov poco fa in parlamento a Kiev.

Sul piano militare, i jet da guerra russi lungo i confini occidentali sono stati posti in allerta da combattimento. Lo ha annunciato il ministero della Difesa dopo il blitz degli oppositori ai golpisti di Kiev che hanno preso il controllo delle sedi del parlamento e del governo della Repubblica autonoma di Crimea. “I nostri aerei da guerra stanno effettuando pattugliamenti aerei continui nelle regioni di confine”, si legge in un comunicato. “Al momento hanno ricevuto un segnale di massima allerta”, aggiunge la nota.

In Ucraina, di fatto, è scoppiata la guerra civile. Guerra che potrebbe anche diventare un contronto armato tra NATO e Russia. La situazione è in rapida evoluzione

max parisi

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