2017.01.11 – Il ParadisoTerrestre – 7° parte

Posted by Presidenza on 11 Gennaio 2017
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Foto della terra da internet

Dopo “La Grande Truffa” proponiamo un altro libro di Paolo Maleddu: IL PARADISO TERRESTRE.

In questa sua opera Paolo continua la sensibilizzazione su temi scottanti e semisconosciuti dalla popolazione:

Perché viviamo perennemente angosciati e pesantemente indebitati? E con chi ?

Ci verrà semplicemente dimostrato che viviamo vittime di pochi carnefici che con subdoli mezzi ci sottraggono il frutto di tutto il nostro lavoro e ci riducono in schiavitù.

Grazie Paolo

 

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Il ParadisoTerrestre

7° parte

 

…………

Che sia ben chiaro, una volta per tutte: le spese di uno Stato Sovrano in

infrastrutture e servizi per la popolazione non sono costi, ma ricchezza per

tutti noi.

Lo Stato (sempre noi …) non deve chiedere soldi in prestito, non si indebita,

non deve aspettare lo stipendio, non gli mancano mai i soldi …

Che problema c’è a stampare un certificato di un lavoro svolto ogniqualvolta

qualcuno realizzi un lavoro o esegua un servizio per la comunità?

Nessun problema, i certificati non possono mai mancare se il lavoro è stato

svolto: sono una semplice formalità.

 

Troppo bello per essere vero?”

 

Sì, è tutto molto bello perché è la semplicissima verità: viviamo nel Paradiso

Terrestre, ma non lo sappiamo.

C’è chi fa di tutto per impedirci di saperlo.

Abbiamo inventato lo Stato per averne dei benefici, ma gli Usurai, con i loro

potenti mezzi, per loro fini criminali, riescono a convincerci che la priorità è

tenere i conti in ordine, pur sacrificando milioni di vite umane.

E noi, ammaliati da tanto lucido fanatismo, continuiamo ad avviarci verso il

baratro senza capire.

È incredibile.

La storia continua ad essere costellata di assassini eccellenti e guerre

sanguinose proprio per impedire che il popolo si renda conto di vivere nel

Paradiso Terrestre e pretenda ciò che gli spetta: una vita serena.

 

Capitolo V

Il Paradiso Terrestre : disegno di Tonino

 Il reddito di cittadinanza

 

Una volta assimilato il concetto che i soldi, essendo una semplice formalità,

non possono mancare, e che la ricchezza di un Paese dipende dall’intelligenza e

dalle capacità dei suoi abitanti di utilizzare le risorse disponibili sul territorio,

iniziamo ad intravedere che in questo Paradiso non può mancare a nessun

essere umano il necessario per vivere una esistenza dignitosa.

Sparisce quindi la paura del futuro, la necessità di accumulare in previsione di

chissà quale catastrofe, crisi, fallimento.

Spariscono l’angoscia, la disperazione e la tristezza.

Ritorna la fiducia in un futuro migliore, la speranza, la serenità,

l’aspettativa, il sogno, l’entusiasmo, la gioia di vivere.

L’insieme di sentimenti ed emozioni che riempiono la vita dell’essere umano.

Si inizia a vivere.

I grandi Manovratori vorrebbero imporci una cultura della scarsità, della

tristezza, della miseria materiale e spirituale. Si alimenta la paura della

malattia incurabile, dei terroristi fanatici, i dittatori che mangiano i bambini, la

bomba nucleare di Ahmadinejad, il cambio climatico, il petrolio che scarseggia,

non c’è acqua, non c’è lavoro, non ci sono soldi …

Ma per fortuna ci sono loro, perennemente riuniti in vertici G8, G20, Imf, Wto,

incontri bilaterali, Trilateral, Riia, Bilderberg, Cfr … i salvatori ai quali affidarsi

per risolvere i problemi.

Niente di più falso.

Studiamoci i meccanismi del sistema monetario, cosa è, come funziona e a chi

appartiene la moneta: la truffa ci apparirà in tutta la sua meschinità.

Rifiutiamoci di vivere angosciati: riscopriamo la bellezza della vita.

 

Allegria, Serenità. Ottimismo.

Una vita semplice, da uomini liberi.

 

Utilizzando la moneta nel modo corretto per pagare infrastrutture e dipendenti

statali, rendendo cioè possibile qualsiasi opera che l’unione di tecnologia e

lavoro possono realizzare, l’essere umano risolve tutti i problemi economici.

Soluzione dei problemi economici significa comprendere che il benessere

prodotto deve essere giustamente ripartito tra tutti, assicurando a ciascuno di

noi un minimo indispensabile per portare avanti una vita semplice ma dignitosa

attraverso l’erogazione di un Reddito di Cittadinanza.

Il diritto alla Vita, quello che in questo momento ci viene negato da un elite

dominante imbevuta di fanatismo e delirio di onnipotenza.

Il Reddito di Cittadinanza non è altro che la ripartizione tra tutti i membri della

società di un piccolo compenso mensile derivante dalla ricchezza che la società

produce nel suo insieme con la trasformazione continua di risorse naturali in

beni materiali fruibili e la conseguente immissione di liquidità monetaria che

ne ha consentito la realizzazione.

L’allargamento alla totalità dei cittadini di ciò che già avviene con l’erogazione a determinate

categorie di persone di pensioni sociali, pensioni di invalidità, pensioni reversibili al coniuge,

vitalizi, buonuscita dal mondo del lavoro, sussididi disoccupazione, borse di studio per studenti

o altre che magari dimentico.

Perché è innegabile che l’attività umana, applicata alle risorse che la Natura ci

offre gratuitamente, produce un gran benessere sociale, che nel mondo attuale

però si accumula solamente nelle mani dei grandi Parassiti.

Costoro, con un cinismo, una costanza e una abilità diabolica che vanno loro

riconosciute, hanno nel tempo plasmato una forma di società civile che lavora

per riuscire a mantenersi in vita con grande difficoltà, consegnando invece, per

lo più inconsapevolmente, ai grandi Architetti sociali la gran parte della

ricchezza prodotta.

Come si spiegherebbero altrimenti le immense fortune accumulate dalle grandi

dinastie di banchieri Usurai i cui nomi non appaiono mai nelle cronache

quotidiane e nella storia del mondo?

È ora di dire basta a questa ingiustizia palese e a disparità così accentuate di

ripartizione di risorse di tutti, che permettono che troppi patiscano la fame e si

tolgano la vita nello stesso Pianeta dell’Abbondanza nel quale altri hanno a

disposizione quantità di beni materiali che non potranno consumare in

generazioni a venire.

Una tranquillità economica equamente diffusa permetterebbe il raggiungimento

di un livello di vita ben più elevato e umano: conoscenza e Coscienza del Sé,

spostamento netto di interessi dalla parte materiale dell’esistenza a quella

spirituale latente in ogni essere umano.

Lo studio approfondito e la comprensione di essere quantum infinitesimali

dell’ Energia Cosmica che pervade l’Universo.

Siamo Uno.

 

Capitolo VI

La vera funzione delle tasse

 

Invece … nella cultura della scarsità e del terrorismo mediatico,

viviamo terrorizzati.

Le tasse non servono per l’ordinaria amministrazione dello Stato, ma per

costringerci ad usare la moneta imposta, toglierci potere d’acquisto e

costringerci ad un lavoro infinito: limitare cioè benessere e libertà.

Sì, perchè nonostante tutte le difficoltà appositamente create, la combinazione

tra abbondanza gratuita della Natura e applicazione umana riesce ugualmente

a produrre grande ricchezza materiale. Ed allora questo straripante e

inarrestabile benessere prodotto viene altrettanto prepotentemente azzerato.

Se la moneta di proprietà del popolo sovrano emessa dallo Stato (noi) a costo

zero (senza interessi) ci permette già di realizzare e mantenere tutte le

infrastrutture necessarie e pagare l’ordinaria amministrazione, che

senso ha il prelievo fiscale?

Con la nostra moneta costruiamo autostrade, scuole ed ospedali; quindi

paghiamo la necessaria manutenzione, i professori ed il personale

universitario, medici ed infermieri, le attrezzature, i materiali, tutti i dipendenti

della pubblica amministrazione: paghiamo ogni bene prodotto.

 

Perché dovremmo ripagare tutto con le tasse?

 

L’inganno non percepito è molto semplice, ma difficilmente individuabile.

Il dogma radicato nella nostra mente dal brainwashing mediatico ci induce a

pensare allo Stato come al buon padre di famiglia (forse non più in questi

ultimi tempi …), premuroso e protettore.

Con la prudenza che dovrebbe contraddistinguerlo e per impossibilità

oggettive, un buon capo famiglia cerca di non spendere più di quello che

incassa, evitando, per quanto possibile, di chiedere soldi in prestito alle

banche.

Aspetta pazientemente che i soldi entrino in casa prima di poterli spendere.

I meccanismi macroeconomici sono però molto differenti.

Lo Stato, ente virtuale creato dalla nostra mente, non deve attendere di aver in

mano lo stipendio per poter spendere. Meglio ancora, non ha necessità di

prelevare i soldi dalle tasche dei cittadini con un inumano (nella forma e

nelle dimensioni) prelievo fiscale, per poterli spendere per l’ordinaria

amministrazione.

Lo Stato (tutti noi) è già ricco di per sé, essendo proprietario di tutto il

territorio nazionale e di tutte le risorse contenute al suo interno.

Dal momento che è (era …) sovrano, la massima autorità sul territorio, può

emettere una sua moneta ufficiale e legale a titolo originario, senza doverla

chiedere “ai mercati” o indebitarsi con alcuno.

L’emissione monetaria, oltre ad essere il maggior privilegio dello Stato sovrano,

è anche un dovere nei confronti della società alla quale deve essere fornito

gratuitamente il mezzo di scambio necessario a far girare l’economia.

Se ci sono dieci lettere da consegnare, la Posta Centrale deve stampare dieci

francobolli per farle partire; con dieci pasti da consumare è naturale che la

Banca Centrale metta in circolazione dieci banconote che permettano a dieci

persone di consumarli.

Cento lettere cento francobolli, cento pasti cento monete, ricordate?

Lo Stato deve battere moneta per far funzionare in modo armonioso la

semplicissima economia (produzione, distribuzione, consumo) della società, e,

a tal scopo, è dotato di un macchina autorizzata a stampare valore monetario

ogniqualvolta necessario per costruire grandi infrastrutture e pagare il lavoro di

tutti i dipendenti statali.

Il simbolo stampato dallo Stato viene riempito di potere d’acquisto

dall’accettazione dei cittadini, garantito dalle loro proprietà, dal loro lavoro e da

tutte le risorse del territorio nazionale.

Dal credito del Paese.

Lo Stato monetizza il credito del Paese, non ha bisogno di imporre tasse per

raccogliere i soldi per poi poter fare le strade: crea a costo zero (carta e

penna) il certificato di un lavoro svolto dovuto in pagamento.

Le tasse, assieme al Debito Pubblico, sono una grande Menzogna Globale.

In mano agli Usurai sono uno strumento per imporre l’uso della valuta ufficiale

costringendoci a lavorare per qualsiasi retribuzione pur di procurarcela,

limitando così a loro piacimento il nostro benessere.

Con l’acqua ci facciamo imbambolare alla stessa maniera.

Paghiamo la costruzione di dighe, acquedotti, condotte comunali per portare

dove necessario il prezioso liquido che scende dal cielo e sorge poi spontaneo

da mille sorgenti: per quale motivo dovremmo comprare l’acqua dalle

multinazionali degli Usurai pagandola al prezzo da loro stabilito?

L’acqua, elemento base per la vita del pianeta in combinazione con sole ed

ossigeno, è un diritto di ogni essere vivente, non una merce.

Così come non è nemmeno concepibile (per ora, ma non è detto …) una

discussione sull’opportunità o meno di far pagare l’inspirazione dell’ossigeno o

l’esposizione ai raggi solari, allo stesso modo dovremmo cogliere il ridicolo e la

pericolosità di dover pagare ad un padrone privato l’ingestione dell’acqua.

 

Non si può pagare l’acqua.

 

É la vita stessa sulla Terra, come evidente dalla foto in copertina.

La vita è, non si può pagare.

 

Con i soldi del popolo è stata costruita una estesa rete ferroviaria, abbiamo

acquistato i treni delle Ferrovie dello Stato da imprese statali, paghiamo

controllori e capistazione: dovremmo usufruirne gratuitamente.

 

Stesso discorso per Traghetti di Stato, Compagnia di Bandiera, Ospedali,

Trasporti Pubblici, Telefonia di Stato, Ente Nazionale Energia Elettrica: tutto è

già pagato con i soldi del popolo.

E ripagato con biglietti di accesso e bollette varie.

Ma allora, perché l’inganno di questo disumano prelievo fiscale?

Per non farci godere del frutto del nostro lavoro.

Impoverirci.

L’elite dominante ci vuole poveri, angosciati e sottomessi.

Ma noi saremo benestanti, spensierati e pieni di vita.

Il valore monetario trova origine nella mente degli esseri umani e si può

manifestare solo all’interno della loro società.

La moneta è … un rapporto sociale.

Solo il popolo può emetterla e darle valore accettandola, da autentico ed unico

proprietario.

Lo Stato, in rappresentanza del popolo, è colui che spende per primo: se le

tasse veramente servissero a far strade e pagare l’ordinaria amministrazione,

la cosa più semplice da fare sarebbe trattenere all’origine le somme necessarie

per le esigenze primarie, prima di mettere il denaro in circolazione.

É una successione logica elementare.

Che senso ha mettere in circolazione ingenti somme di denaro sapendo di

doverle recuperare per ri-spenderle?

Rispenderle in cosa, se quelle cifre sono state immesse in circolazione proprio

per pagare tutte le infrastrutture e il lavoro dei dipendenti pubblici?

Se la moneta copre tutte le spese necessarie all’ordinaria

amministrazione dello Stato, che rimane da pagare?

Nulla.

Davvero si vuole eliminare l’evasione fiscale?

Una emissione monetaria che copra tutte le spese dello Stato rende

assolutamente inutile ogni prelievo fiscale, eliminando contestualmente

qualsiasi evasione.

Ma renderebbe superfluo anche il mastodontico apparato di controllo messo in

piedi a tal scopo: migliaia di leggi e disposizioni fiscali, tonnellate di carte

contabili, organismi quali Agenzia delle Entrate, Guardia di Finanza, Ispettorati

vari, Polizia Tributaria, organi giudicanti, la sete di sangue umano di Equitalia,

commercialisti, ragionieri, consulenti del lavoro, Inps … tutti immediatamente

inutili.

Ma non è ciò che vogliono i Grandi Manovratori.

La tassazione è il pretesto giustificativo dell’invasivo apparato di controllo che

viola gli aspetti più intimi della nostra vita privata (altro che Garante della

privacy!), col potere di limitare in qualsiasi momento le nostre libertà

individuali, addebitando le difficoltà monetarie ora alla crisi, ora agli evasori o

all’aumento del prezzo del petrolio, secondo le necessità contingenti dei Grandi

Usurai.

 

Le tasse sono una invenzione che serve da supporto ad un’altra falsità: il

Debito Pubblico.

Un dogma che giustifica l’altro.

Entrambi completamente metabolizzati dal nostro cervello.

 

“Così ad esempio l’imposta sul valore aggiunto (Iva) realizza un prelievo di

denaro senza corrispettivo (a ben guardare anche il furto è prelievo senza

corrispettivo), proprio nel momento in cui sarebbe giustificato un incremento

di emissione monetaria.

Come è noto, infatti, il prelievo qui avviene nel momento in cui il prodotto è

immesso sul mercato, sicchè si verifica contestualmente l’incremento dei beni

reali ed il prosciugamento della liquidità monetaria … ora lo scopo del prelievo

fiscale è diventato il prosciugamento monetario del mercato senza altro

corrispettivo che quello di “prosciugarlo” … sicchè ogni aumento di produzione

accelera il contestuale prelievo di moneta, realizzando una dinamica

deflazionistica che predispone al fallimento le aziende produttrici di beni reali e

rende sempre più florida quella dell’usura.

 

Lo scopo vero dell’Imposta sul Valore Aggiunto è dunque quello di consentire al

Sistema Bancario di dare in prestito agli operatori economici il loro denaro ad

usura dopo averlo prelevato gratuitamente”.

Giacinto Auriti

 

La vera funzione dell’imposizione fiscale (impoverirci per toglierci libertà, oltre

alla costrizione dell’accettazione della valuta ufficiale) sarebbe palese se ci

venisse prelevato il 100 per cento del denaro guadagnato con il lavoro.

Anche chi continua a non vedere l’evidenza si chiederebbe: che senso ha

lavorare per poi riconsegnare tutto il denaro guadagnato?

Lo stato di schiavitù totale sarebbe sotto gli occhi di tutti: lavoro senza

contropartita, assenza di tempo libero, nessun potere d’acquisto.

Ci sarebbe una rivoluzione spontanea.

Togliendoci solamente l’80 per cento (tra imposte dirette ed indirette, nonché

il velenoso interesse della moneta/debito presente in quantità

predominante in tutte le merci in circolazione) di ciò che guadagniamo, ci

resta l’illusione di essere liberi di spendere il restante 20 per cento in bollette

dell’energia elettrica, del gas e dell’acqua (tutte obbligatorie), libri di scuola per

i figli (facoltativo?), assicurazione dell’auto (obbligatoria), oppure per fare il

pieno di benzina (facoltativo?), pagarsi l’alloggio, vestirsi e mangiare

(facoltativi?).

continua…..

 

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Paolo Maleddu

Ogni banca che opera a livello internazionale può essere ricattata dal governo degli Stati Uniti se non esegue i suoi ordini, dal momento che gli USA potrebbero revocare la licenza di fare business negli Stati Uniti o di fare operazioni in dollari, fino a portarla alla chiusura. Se si raggiunge  la forza di poter mandare in bancarotta le banche più grandi, anche quelle di grandi paesi, si ha potere su tutti i loro governi. Meno quantità di  denaro è in circolazione, maggiore, più ampio e sicuro è questo dominio.

 

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di Norbert Haring

 

All’inizio di novembre, senza nessun preavviso, il Governo Indiano ha dichiarato non più valide le due banconote più diffuse nel paese, abolendo la validità di oltre l’80% del denaro in circolazione. In mezzo a tutto questo trambusto e  tutta l’indignazione che questa decisione ha provocato, nessuno sembra aver preso atto del ruolo decisivo che ha giocato Washington  in tutto questo. E’ una cosa sorprendente, per il fatto che il ruolo svolto da Washington è stato coperto solo molto superficialmente.

Il presidente USA, Barack Obama, ha dichiarato che la partnership strategica  con l’India è una priorità della sua politica estera. La Cina ha bisogno di essere frenata, quindi, nel contesto di questa collaborazione, l’Agenzia per lo sviluppo del governo americano USAID ha negoziato alcuni accordi di cooperazione con il Ministero delle Finanze indiano. Uno di questi  accordi ha come obiettivo dichiarato limitare al massimo l’uso del contante e favorire i pagamenti digitali in India e nel mondo.

L’8 novembre, il Primo Ministro indiano Narendra Modi ha annunciato che –  con effetto quasi immediato – le due banconote di taglio più grande non potevano più essere utilizzate per i pagamenti . Chi ne fosse stato in possesso avrebbe potuto recuperare il controvalore depositandole su un conto bancario entro un breve periodo di grazia che sarebbe scaduto a fine anno, cosa che molte persone e imprese non sono riuscite a fare, per le lunghe file davanti alle banche. La quantità di denaro che le banche sono state autorizzate a pagare ai singoli clienti è stata fortemente limitata, quasi la metà degli indiani non ha un conto in banca e molti non hanno nemmeno una banca nelle vicinanze. L’economia è in gran parte basata sul contanti. Così, si è verificata una grave carenza di liquidità  e chi ha  sofferto di più sono stati i più poveri e i più vulnerabili per effetto di queste altre difficoltà per guadagnarsi qualcosa e per riuscire a vivere o per pagarsi beni e servizi essenziali, come cibo, medicine o ospedali. Il   Caos e ogni tipo di imbrogli  hanno dominato tutto il mese di dicembre.

 

Quattro settimane prima

Nemmeno quattro settimane prima di questo assalto agli indiani, USAID aveva annunciato la creazione di “Catalyst: Una Partnership per pagamenti senza contanti“, con l’obiettivo di far fare un salto di qualità ai pagamenti senza contanti in India. Il comunicato stampa del 14 ottobre diceva che Catalyst “segna un altro passo della partnership tra USAID e il Ministero delle Finanze per facilitare una inclusione finanziaria universale”. La dichiarazione non compare nella lista dei comunicati  stampa sul sito web di USAID ( non più?). Nemmeno filtrando le dichiarazioni con la parola “India” si riesce a trovarlo. Per trovarlo, bisogna conoscerne l’ esistenza, o inciamparci, per caso, in una ricerca sul web. In effetti, questo e altre dichiarazioni, che sembravano piuttosto noiose prima, sono diventate molto più interessante e chiarificatrici  dopo l’8 novembre.

Leggendo le dichiarazioni con il senno del poi diventa chiaro, che sia Catalyst che la partnership tra USAID e il Ministero delle Finanze indiano, da cui Catalyst ha avuto origine, sono poco più di un fronte usato  per potersi  preparare all’assalto di tutti quegli indiani che usano i contanti, senza destare indebiti sospetti. Anche lo stesso nome Catalyst suona molto più inquietante, dopo che si conosce quello che è successo il 9 novembre.

Il Direttore del progetto di incubazione di Catalyst è Alok Gupta, già Direttore Generale del World Resources Institute di Washington, di cui  USAID è  uno dei suoi principali sponsor. Inoltre è stato membro originale del team che sviluppò Aadhaar, un sistema di identificazione biometrica, tipo Grande-Fratello .. ..

Secondo un  rapporto del  Economic Times  indiano, USAID si è impegnato a finanziare Catalyst per tre anni. Gli importi sono tenuti segreti.

Badal Malick, ex  Vice Presidente di India Snapdeal, la più importante impresa sul mercato online indiano , prima di essere nominato AD di Catalyst. Ha commentato:

“La missione di Catalyst è risolvere i molteplici problemi di coordinamento che hanno bloccato la penetrazione dei pagamenti digitali tra commercianti e consumatori a basso reddito. Non vediamo l’ora di creare un modello sostenibile e replicabile. (…) Contemporaneamente c’è stata (…) una spinta concertata per i pagamenti digitali da parte del governo, ma c’è ancora un ultimo miglio da percorrere  quando si tratta della accettazione dei commerciante e dei problemi di coordinamento. Vogliamo portare un approccio ecosistemico olistico a questi problemi. “

 

Dieci Mesi Prima

Il problema del coordinamento multiplo e dell’ecosistema-dei-pagamenti-per-contanti di cui parla Malick  era stato analizzato in un rapporto che USAID ha commissionato nel 2015 e presentato a  gennaio 2016, nel quadro del partenariato anti-contanti con il Ministero delle Finanze indiano. Nemmeno il comunicato stampa su questa presentazione è nella lista dei comunicati stampa di USAID (ancora una volta?). Il titolo dello studio era   “Oltre i Contanti – Beyond Cash”.

“I commercianti, come  i consumatori, sono intrappolati dall’ ecosistema del contanti, cosa che inibisce il loro interesse” per il pagamento digitale, si legge nel rapporto. Dal momento che alcuni commercianti accettano i pagamenti digitali, solo pochi consumatori ne sono interessati, e dal momento che solo alcuni consumatori utilizzano i pagamenti digitali, solo alcuni commercianti ne sono interessati. Dato che sia le banche che i fornitori dei mezzi di pagamento fanno pagare una tassa per l’apparecchio che si usa, anche solo per provare il pagamento digitale, serve un forte impulso esterno per raggiungere un livello di penetrazione delle carte e per creare un reciproco interesse da entrambe le parti a favore della scelta di pagamento digitale.

Si è scoperto che quando a novembre si parlava di un  “approccio all’ecosistema olistico” per creare questo impulso, si intendeva distruggere l’ecosistema di cassa per un periodo di tempo limitato, per poi ricostruirlo lentamente, limitando la disponibilità del denaro delle banche a disposizione dei singoli clienti. Dal momento che questa aggressione doveva essere una sorpresa per raggiungere un vero effetto-catalizzatore, la pubblicazione dello Studio (Oltre il Contanti) ed i protagonisti di Catalyst non potevano descrivere apertamente i loro piani. Hanno usato un trucco intelligente per mascherarsi e per essere ancora in grado di fare apertamente i preparativi necessari, tra cui anche sentire le idee degli esperti. Hanno sempre detto che stavano progettando (apparentemente) un esperimento su campo regionale .

“L’obiettivo è scegliere una città dove aumentare i pagamenti digitali di 10 volte  in sei/dodici mesi”, ha detto Malick meno di quattro settimane prima che la maggior parte del denaro in contanti fosse abolita in tutta l’India. Per non trovare ostacoli nel preparare l’esperimento su una sola città, la relazione “Oltre il Cash”  e Catalyst continuavano a parlare di una serie di regioni che stavano esaminando,  per decidere  poi quale sarebbe stata la città o regione migliore  per fare un esperimento sul campo. Solo nel mese di novembre si è fatto chiaro che tutta l’India sarebbe stata la regione-cavia per un esperimento globale per mettere fine alla dipendenza dal denaro. Leggendo – col senno del poi – una dichiarazione dell’Ambasciatore Jonathan Addleton, direttore di USAID Mission in India,  diventa chiaro quello che annunciava, di soppiatto, quattro settimane prima:

“L’India è in prima linea negli sforzi globali per digitalizzare le economie e per creare nuove opportunità economiche che si estendano a popolazioni difficili da raggiungere. Catalyst sosterrà questi sforzi concentrandosi sulla sfida per poter fare gli acquisti di tutti i giorni senza usare contanti. “

 

I veterani delle guerra al contanti in azione

Ma quali sono le istituzioni che stanno dietro questo attacco decisivo contro il contanti? Al momento della presentazione del rapporto Beyond-Cash, USAID ha dichiarato: ” Oltre 35 importanti organizzazioni indiane, americane e internazionali hanno collaborato con il Ministero delle Finanze e con USAID in questa iniziativa” Sul sito minacciosamente chiamato http://cashlesscatalyst.org / si può vedere che si tratta per lo più di fornitori di servizi  IT e di servizi di pagamento che vogliono far soldi con i pagamenti digitali o con la raccolta dei dati da assemblare sugli utenti. Molti sono vecchie volpi in questo campo che  un alto funzionario della Deutsche Bundesbank  ha chiamato “guerra delle istituzioni finanziarie contro il cash” (in Tedesco)  e comprendono l’ Alleanza  “Better Than Cash”, la Gates Foundation (Microsoft), Omidyar Network (eBay),  Dell Foundation Mastercard, Visa, Metlife Foundation.

 

L’ Alleanza “Better Than Cash”

C’è una ragione perché la  Better Than Cash Alliance, che ha  USAID come socio, è menzionata per prima. Fu fondata nel 2012 per contrastare il contanti su scala globale. La sua segreteria è ospitata presso il United Nations Capital Development Fund (UNCDP) di New York, e questo potrebbe avere la sua ragione nel fatto che questa povera piccola organizzazione dell’ONU voleva esprimere la sua felicità per aver avuto la Gates-Foundation e la Master-Card-Foundatione tra i suoi donatori più generosi negli ultimi due anni.

I membri dell’Alleanza sono le maggiori istituzioni USA che beneficerebbero maggiormente dalla limitazione del contanti, vale a dire le compagnie di  carte di credito Mastercard e Visa, e anche altre istituzioni americane i cui nomi spiccano sui libri di storia dei servizi segreti USA, come la Ford Foundation e USAID. Membro di spicco è anche la Gates Foundation-  ma anche la Omidyar Network di eBay- del suo fondatore Pierre Omidyar e la Citi sono donatori importanti. Quasi tutti  sono individualmente partner di questa iniziativa  USAID-India per mettere fine alla dipendenza dal denaro in India e non solo. L’iniziativa e il programma Catalyst  sembrano qualcosa di più e di meglio della Cash Alliance, per l’entrata di organizzazioni indiane e asiatiche che hanno un forte interesse commerciale per una forte diminuzione dell’uso di denaro contante.

 

La Reserve Bank of India e  i Chicago Boy del FMI

La partnership per preparare il temporaneo divieto della maggior parte di denaro circolante in India coincide grosso modo con il mandato di Raghuram Rajan alla guida della Reserve Bank of India da settembre 2013 a settembre 2016. Rajan (53) era, ed è ora di nuovo, professore di Economia presso l’Università di Chicago. Dal 2003 al 2006  fu capo economista del Fondo monetario internazionale (FMI) a Washington. (Questo è il suo CV che condivide con un altro importante guerriero contro i contanti, Ken Rogoff.) E’ membro del Gruppo dei Trenta,  una organizzazione piuttosto oscura, dove  i sommi Capi delle più importanti istituzioni finanziarie e commerciali del mondo condividono i loro pensieri e i loro progetti con i presidenti delle più importanti banche centrali, a porte chiuse e senza nessuna minuta su quello che dicono. Diventa sempre più evidente che il Gruppo dei Trenta è uno dei maggiori centri di coordinamento della guerra  al contanti in tutto il mondo. Ne fanno parte altri warriers importanti  come Rogoff, Larry Summers e altri.

Raghuram Rajan ha valide ragioni per aspettarsi di salire sui gradini della finanza internazionale ancora più alti e, quindi, ha avuto buone ragioni per giocare bene la sua partita con Washington. E’ già stato presidente della American Finance Association ed ha ricevuto il primo Fisher-Black-Prize assegnato in ricerca finanziaria. Ha vinto premi generosi da Infosys per la ricerca economica e dalla Deutsche Bank per economia finanziaria, nonché  il  Financial Times/Goldman Sachs Prize per il miglior libro di economia. E ‘stato dichiarato indiano dell’anno da NASSCOM e miglior Banchiere Centrale  dell’anno da Euromoney e da The Banker. E ‘considerato un possibile successore di Christine Lagard alla guida del Fondo Monetario Internazionale, ma può certamente anche aspettarsi di essere preso in considerazione per altri e maggiori incarichi nella finanza internazionale.

Come governatore della Banca centrale, Rajan è ben-voluto e rispettato dal settore finanziario, ma è risultato molto antipatico a chi lavora nella società reale (quella che produce), nonostante il suo debole per  la deregolamentazione e per le  riforme economiche. Il motivo principale è la sua politica monetaria restrittiva che ha introdotto e la sua strenua difesa. Dopo essere stato duramente criticato dalle fila del partito di governo, a giugno ha dichiarato che non si sarebbe ripresentato per un secondo mandato nel mese di settembre. In seguito ha detto al New York Times che sarebbe rimasto, ma non per un intero mandato. Un ex Ministro del Commercio e della Giustizia, Mr. Swamy, ha detto, in occasione dell’uscita di Rajan, che questo avrebbe reso  felici molti industriali indiani:

“Io sicuramente volevo che se ne andasse, e l’ho detto chiaramente al primo ministro, il più chiaro possibile. (…) I suoi sostenitori  erano essenzialmente gli occidentali, e i suoi sostenitori in India, sono persone trapiantate dalla società occidentalizzata. Ci sono persone che vengono regolarmente a casa mia per spingermi  a fare qualcosa al riguardo. “

 

Un disastro che doveva succedere

Non è chiaro se Rajan sia stato coinvolto nella preparazione di questo assalto che ha reso la maggior parte delle banconote indiane illegali – ma ci dovrebbero essere pochi dubbi a riguardo, dati i suoi legami personali e istituzionali e data l’importanza della Reserve Bank of India per fornire denaro – infatti aveva  buone ragioni per non farsi notare. Dopo tutto, non può aver sorpreso nessuno che conoscesse la materia, che questa scelta si sarebbe trasformata in un caos e in disagi estremi, in particolare per la maggior parte dei poveri e delle classi rurali indiane, proprio quelli che dovevano essere i presunti beneficiari di questa mal-denominata  “inclusione-finanziaria”.  USAID e i suoi partner hanno accuratamente analizzato la situazione ed hanno trovato nel rapporto di Beyind-Cash che il 97% delle transazioni vengono effettuate in contanti e che solo il 55% degli indiani ha un conto in banca, Ma hanno anche scoperto che di questi conti bancari , “solo il 29% è stato utilizzato negli ultimi tre mesi“.

Tutto questo era ben noto e poteva dare la certezza che abolire improvvisamente la maggior parte del denaro contanti avrebbe causato problemi gravi e persino esistenziali per molti piccoli commercianti e produttori e per molta gente che vive in regioni remote, senza banche. Quando hanno messo in atto questa strategia, è diventato evidente, quanto fosse stata falsa la promessa della inclusione finanziaria  con la digitalizzazione dei pagamenti e della limitazione del denaro contante. Semplicemente non c’è altro mezzo di pagamento capace  di competere con il denaro contante nel permettere a tutti di partecipare all’economia di mercato senza ostacoli.

Comunque per Visa, Mastercard e per altri fornitori di servizi di pagamento, che non sono stati colpiti da nessun problema esistenziale, come quelli che hanno colpito le masse in fila davanti alle banche, questo assalto al denaro-contanti si rivelerà molto probabilmente un grande successo, sarà un loro “scaling up” dei pagamenti digitali nella “regione in cui si effettua l’esperimento”. Dopo tutto questo caos e tutte le perdite che hanno dovuto sopportare, tutti i commercianti che possono permetterselo, stanno correndo ad assicurarsi di poter accettare, in futuro, i pagamenti digitali. E i consumatori, quelli a cui adesso vengono messi limiti sulla quantità di denaro che possono prendere in banca, cercheranno qualsiasi modo per pagare con le carte, con grande beneficio di Visa, Mastercard e degli altri membri allargati della Better Than Cash Alliance.

 

Perché Washington sta conducendo una guerra globale contro il denaro contante

Gli interessi commerciali della società USA che dominano il sistema globale del business IT e dei pagamento Gobal sono un motivo importante per lo zelo della governo USA nella sua spinta per ridurre l’uso del denaro contante in tutto il mondo, ma questo non è l’unico motivo e potrebbe anche non essere il più importante. Un altro motivo è il potere di sorveglianza che aumenterebbe con un maggiore utilizzo di pagamenti digitali. Gli enti di  intelligence USA e le aziende IT insieme possono verificare tutti i pagamenti internazionali effettuati per mezzo delle banche e possono monitorare la maggior parte del flusso generale di dati digitali. I dati finanziari tendono a diventare i più importanti e preziosi.

Ancora più importanti sarebbero lo status del dollaro come valuta mondiale di riferimento ed la supremazia delle imprese statunitensi nella finanza internazionale che fornirebbero al governo degli Stati Uniti  un enorme potere su tutti i partecipanti al sistema finanziario formale, quelli non-cash. Questo potrebbe rendere tutti i paesi conformi alla legge americana, piuttosto che alle leggi locali o internazionali. Il quotidiano tedesco Frankfurter Allgemeine Zeitung ha recentemente trattato una storia agghiacciante dove si descrive come funziona (in Tedesco). I dipendenti di una società di  Geran-prodotti per l’informatica  facevano affari del tutto legali con l’Iran, ma sono stati messi su una lista terrorista degli Stati Uniti, il che significa che sono stati banditi dalla maggior parte del sistema finanziario e anche da alcune aziende di logistica che non hanno più voluto trasportare le loro merci. Una grande banca tedesca è stata costretta a licenziare alcuni dipendenti, su richiesta degli Stati Uniti, anche se non avevano fatto niente di irregolare o di  illegale.

Ci sono molti altri esempi. Ogni banca che opera a livello internazionale può essere ricattata dal governo degli Stati Uniti se non esegue i suoi ordini, dal momento che gli USA potrebbero revocare la licenza di fare business negli Stati Uniti o di fare operazioni in dollari, fino a portarla alla chiusura. Basti pensare alla Deutsche Bank, che ha dovuto negoziare con il Tesoro degli Stati Uniti per mesi se avesse dovuto pagare una multa  di 14 miliardi di dollari – e molto probabilmente andare in rovina – o se cavarsela con soli sette miliardi e poter sopravvivere. Se si raggiunge  la forza di poter mandare in bancarotta le banche più grandi, anche quelle di grandi paesi, si ha potere su tutti i loro governi. Questo potere che si ottiene con il dominio sul sistema finanziario e dei dati associati già esiste. Meno quantità di  denaro è in circolazione, maggiore, più ampio e sicuro è questo dominio, dato che l’uso del denaro contante è un modo molto importante per poter eludere questo potere.

tratto da: (clicca qui)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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di Marcello Ricci

Durante gli otto anni di presidenza di Barack Obama Premio Nobel per la Pace, gli Stati Uniti hanno bombardato: Afghanistan, Libia, Somalia, Pakistan, Yemen, Iraq e Siria determinando il rafforzamento dell’islamico e  causando conflitti militari in diversi paesi. Senza dichiarazioni di guerra, ha  attaccato e invaso altri paesi.  Nel dicembre 2009, subito dopo aver ricevuto il Nobel per la Pace, Obama ha inviato in Afghanistan  30.000 soldati, ha intensificato gli attacchi con i droni  in Yemen, in Pakistan e Somalia. In cifre i 506 attacchi in questi paesi, hanno ucciso più di 3.000 persone, tra cui 400 civili.  Insieme alla Francia hanno devastato la Libia (marzo 2011) per uccidere Muammar Gheddafi.  Di conseguenza, biascicando slogan democratici hanno innescato la lotta armata portando la Libia alla effettiva disintegrazione  alla diffusione ed al rafforzamento del terrorismo che si concreta anche con l’invasione migratoria che trovato comode basi proprio in Libia.  Durante la campagna elettorale del 2011, Obama annunciò il ritiro delle truppe statunitensi dall’Iraq, che mai avvenne.   Obama per rovesciare  Bashar al-Assad, ha armato l’opposizione siriana, determinando l’espansione e il rafforzamento dello Stato Islamico e ancor oggi questi gruppi radicali terrorizzano  Siria e Iraq.  Nell’agosto 2014 Obama ha autorizzato gli attacchi aerei contro le postazioni dell’ISIS in Iraq e nel settembre dello stesso anno gli Usa hanno  bombato la Siria, senza il consenso della Siria stessa e senza realizzare il dichiarato obbiettivo di combattere l’Isis non ha dato i suoi frutti.  Ha fomentato le proteste scoppiate a Kiev nel novembre 2013, attraverso la Cia l ‘opposizione ucraina, per rovesciare il governo democraticamente eletto di Viktor Yanukovich.  Nel febbraio 2014 con un colpo di stato fu sollevato dal potere il legittimo Presidente dell’Ucraina, seguirono elezioni anticipate, scioglimento la Corte costituzionale e revoca della legge che concedeva alla lingua russa lo status di lingua ufficiale in Crimea e in altre regioni.  Prima e dopo le elezioni presidenziali in Ucraina, Obama ha dato il suo sostegno morale per l’attuale presidente dell’Ucraina,  Petro Oleksijovyč Porošenko a cui gli USA hanno fornito armi letali.

Ora l’inquilino della Casa Bianca prima di lasciarla, per creare difficoltà al suo successore, con l’intelligenza di un cretino, ha espulso 35 diplomatici russi.

Putin ha reagito invitando i figli dei diplomatici USA in Russia al Cremlino per festeggiare e fare loro doni. Putin ha commentato: “ è triste che Obama esca di scena così”. No, Obama è coerente con se stesso, ragiona come una scimmia e agisce come un caratteriale che giocando a pallone e perdendo si porta via la palla. Fortunatamente  tornerà nella giungla suo habitat e foRtunatamente anche la Clinton è stata asfaltata.

 Russia e Usa non saranno più due grandi paesi contrapposti, ma dialoganti, con le reciproche sfere d’influenza, i loro interessi da contrattare e discutere.

 E’ iniziato un nuovo anno, un nuovo corso speriamo che giunga anche qui inghiottendo nani e ballerine cortigiani dichiarati di Obama che hanno permesso che l’Italia sia colonia o protettorato degli USA

tratto da: (clicca qui)

2016.12.26 – Il Paradiso Terrestre – 6° parte

Posted by Presidenza on 26 Dicembre 2016
Posted in articoli 

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Foto della terra da internet

Dopo “La Grande Truffa” proponiamo un altro libro di Paolo Maleddu: IL PARADISO TERRESTRE.

In questa sua opera Paolo continua la sensibilizzazione su temi scottanti e semisconosciuti dalla popolazione:

Perché viviamo perennemente angosciati e pesantemente indebitati? E con chi ?

Ci verrà semplicemente dimostrato che viviamo vittime di pochi carnefici che con subdoli mezzi ci sottraggono il frutto di tutto il nostro lavoro e ci riducono in schiavitù.

Grazie Paolo

 

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Il ParadisoTerrestre

6° parte

 

…………

Ci sono tra le righe alcune asserzioni assolutamente rivelatrici che mi permetto

di porre in evidenza.

A parte le ripetute conferme che “ …l’effettiva creazione di denaro coinvolge

sempre l’estensione del credito da parte delle banche commerciali private”

(riserva frazionaria e creazione di danaro), “Sia nella pratica degli orafi che nel

moderno sistema bancario, si crea nuovo denaro offrendo prestiti ai

clienti. Una banca commerciale privata … può emettere in prestito grosso

modo sei dollari per ogni dollaro in riserva … come può tirar fuori sei

dollari da uno? Annota semplicemente delle scritture contabili per i

suoi clienti dicendo ” hai un deposito in conto di sei dollari presso di

noi”,

ci sono delle frasi che vanno dritte al cuore dell’inganno monetario all’origine

di tanta sofferenza per tutti noi.

 

“Quando la Fed compra Titoli di Stato, paga con un assegno proprio”.

 

Questo è un assegno a vuoto. I Grandi Usurai proprietari della Banca

Centrale americana si impossessano di tutta la ricchezza prodotta dal popolo

dando carta (assegni a vuoto) in cambio di un valore certo, le cambiali

(Titoli di Stato) garantite dal lavoro e dalle proprietà del popolo, che sarà

costretto ad onorarle con l’imposizione fiscale o il pignoramento delle proprietà

qualora non riuscisse a pagare qualcuno delle migliaia di balzelli imposti.

La conferma nelle frasi precedenti “ … si crea nuovo denaro offrendo prestiti…

annota semplicemente delle scritture contabili … hai un deposito in conto …

presso di noi”.

 

Più avanti c’è un ulteriore chiarimento:

 

“La Banca della Federal Reserve … riceve i biglietti dal Bureau of Engraving and

Printing (Agenzia di incisione e stampa) del United States Treasury

Department (Ministero del Tesoro).

Paga al Bureau il costo di produzione dei biglietti.”

 

Quanto può costare la stampa di una banconota da 100 dollari, 10-20-30

centesimi?

Quindi detraendo 30 centesimi per la stampa dal valore nominale impresso

100, rimane un utile di ben 99,70.

Tutto molto chiaro, no?

Per niente.

 

Infatti, “… la Banca emittente registra sia una passività che un attivo quando

riceve i biglietti dal Bureau of Engraving and Printing, ed in tal modo non

contabilizza nessun guadagno come risultato della transazione.”

 

Qui c’è qualcosa che non quadra. Come mai se il costo di produzione è 30

centesimi (ciò che paga la banca, a detta del venditore, il Ministero del Tesoro)

e il valore nominale 100, la banca chiude in pareggio?

Forse rivende le banconote da 100 dollari a 30 centesimi?

A qualcuno di voi è mai capitata una banca che vi abbia dato 100 euro a 30

centesimi? Non credo.

Inoltre, è spiegato chiaramente poco prima che “… una banca commerciale …

può avere banconote della Federal Reserve … ma deve pagarle in full (in

pieno, per intero, integralmente), dollaro su dollaro …”.

 

Non ci possono essere dubbi: questo è il furto del denaro del popolo

confermato dal Department of Treasury degli Stati Uniti.

Ancora:

“Le banconote della Federal Reserve non sono rimborsabili in oro o argento o

in nessun altra merce. Non sono rimborsabili dal 1933 … non sono state

garantite da niente dal 1933. Non hanno valore di per sé, ma valgono

per ciò che comprano. In altre parole, dal momento che sono moneta legale

a corso forzoso, le banconote della Federal Reserve sono “coperte” da tutti i

beni e servizi presenti nell’economia”.

Non credo ci sia molto da aggiungere.

 

Capitolo IV

Milan – Juventus

Lo Stato deve battere moneta.

La moneta elimina la disoccupazione.

 

Due brevi brani tratti da “La grande truffa”:

 

“Milan – Juve

 

Domenica c’è Milan – Juventus a San Siro. Forza Juve!

Giocando in casa, tutto il lavoro di preparazione della partita è sulle spalle del

Milan. I dirigenti del club contrattano imprese di pulizia per tirare a lucido lo

stadio, chiamano i giardinieri per curare il tappeto erboso, fanno controllare i

riflettori, prendono accordi con giornali e televisioni per pubblicizzare l’incontro,

pagano profumatamente calciatori e allenatori. Come nella società degli

uomini, c’è tanto lavoro da svolgere e una moltitudine di persone coinvolte.

Le squadre di calcio sono un microcosmo, il lavoro è ripartito tra tutti per il

raggiungimento del bene sociale: l’incasso della partita, il reddito da

distribuire.

Un dirigente va a ritirare gli 80 mila biglietti d’ingresso fatti stampare dalla

Tipografia Centrale. Con sua grande sorpresa, invece delle poche migliaia di

euro che si aspettava di dover pagare per il semplice lavoro di stampa dei

biglietti, il tipografo chiede l’intero valore nominale impresso su di essi: 100

euro per ogni biglietto di tribuna centrale coperta, 60 euro per quelli di tribuna

laterale, 20 euro per le curve.

Al dirigente viene da sorridere.

La Tipografia Centrale vorrebbe impossessarsi di tutto l’incasso solo per aver

stampato i mezzi di scambio che lo rappresentano.

Il Milan fa tutto il lavoro per produrre un reddito, il tipografo vorrebbe

sottrarglielo.

Secondo voi, a chi dovrebbe andare l’incasso?

La risposta è scontata, pare ridicolo anche porsi la domanda.

Un onesto dirigente del Milan, nonostante l’offerta del tipografo di una

generosa fetta della torta da spartire, non si presta a partecipare ad una truffa

tanto ignobile.

Ebbene, ciò che in questa metafora appare tanto assurdo è ancor più grave

nella vita reale.

Noi, il popolo, facciamo tutto il lavoro fisico. Dovremmo dividerci l’incasso, ma i

nostri dirigenti/rappresentanti politici acquistano i biglietti al valore nominale,

consegnando quindi alla Banca d’Italia tutto l’incasso, il frutto del nostro

lavoro.

La popolazione fa tutto il lavoro, le banche prendono l’incasso.

Il popolo semina, i banchieri raccolgono i frutti.

Tutta la ricchezza prodotta finisce nelle mani della grande Usura.

I politici consegnano ai banchieri, con le obbligazioni di Stato garantite dal

prelievo fiscale, il reddito nazionale da noi prodotto, in cambio di banconote

costate il valore della stampa.

La Banca Centrale, per nostra sfortuna, a differenza della Tipografia Centrale,

non si è ancora imbattuta in dirigenti onesti.

 

Il dirigente del Milan ha una soluzione facile facile: si rivolge ad un’altra

tipografia. A noi ciò non è permesso, perché in ciascun paese c’è una sola

Banca Centrale, con il monopolio dell’emissione monetaria.

Noi siamo costretti a comprare quei biglietti al valore nominale impresso sugli

stessi, gravati per di più di un interesse assassino.

Il dirigente che acquista quei biglietti al valore nominale mette il Milan in

grande difficoltà: dopo aver pagato operai e calciatori, i soldi rimasti non sono

sufficienti per saldare il debito con la Tipografia Centrale.

Che fare?

Il Milan è costretto a spiegare ai propri dipendenti che deve tassare,

riprendersi cioè gran parte dello stipendio appena consegnato, per poter tutti

assieme contribuire a saldare il debito con il tipografo.

Ai lavoratori rimangono giusto i soldi per pagare l’affitto, la luce, il gas, l’acqua,

il ritiro rifiuti, la rata dell’auto, il bollo, l’assicurazione, la benzina per andare al

lavoro, il canone Tv, i vestiti e il pane.

Ed il tipografo?

Se riesce a corrompere i dirigenti di tutte le squadre facendoli partecipare alla

spartizione del bottino, si arricchisce a dismisura partita dopo partita.

Solamente stampando biglietti di carta, si impossessa degli incassi di tutte le

partite.

Sottrae alle squadre di tutto il mondo la ricchezza prodotta con il loro lavoro.

 

Il Governo, invece di far stampare gratuitamente i biglietti dal Ministero del

Tesoro, preferisce prenderli in prestito ad interesse dal banchiere e lasciare noi

nei guai: con il nostro lavoro dovremo cercare di mantenerci in vita e ripagare,

con un abnorme prelievo fiscale, il debito contratto con la Banca Centrale.

Impossibile.

Più avanti capiremo che il debito gravato da interesse è di per sé

inestinguibile.

All’interno dell’attuale sistema monetario è matematicamente impossibile

che nel mondo tutti riusciamo a sopravvivere, e che si possa estinguere il

debito con la Banca Centrale.

Per quale motivo continuiamo a lavorare se l’incasso è già stato scippato nello

scambio tra Governo e Grande Usura?

Non ne siamo consapevoli, la truffa si compie davanti ai nostri occhi, ma noi

non la “vediamo”.

Per chi stiamo dunque lavorando?

Per i Grandi Usurai internazionali.

Chi sono? “

* * * *

 

Lo Stato deve battere moneta

La moneta elimina la disoccupazione

 

“Restiamo con il pescatore di Cabras.

Abbiamo visto che, in assenza di denaro, lo scambio tra muggini ed energia

con l’Enel si inceppa, non può avvenire per ovvi motivi.

A questo punto deve intervenire lo Stato. Tra i suoi compiti, quello di gran

lunga più importante è di fornire al popolo il mezzo di scambio necessario a far

girare l’economia e raggiungere un dignitoso benessere.

Lo Stato deve battere moneta.

È un suo diritto/dovere.

Deve fornire al pescatore (al popolo) il mezzo di scambio per raggiungere il

bene desiderato: l’energia.

Essendo solo un mezzo di scambio (il valore sta nei muggini e nell’energia),

deve essere reso disponibile gratuitamente.

Come?

Immettendo denaro nella società. Spendendo …

Lo Stato non saprebbe che farsene dei muggini, ma può certamente comprare

il lavoro degli impiegati che servono per portare avanti l’ordinaria

amministrazione, degli operai che costruiscono un nuovo ponte o una

autostrada, pagare i materiali di costruzione e le attrezzature di una nuova

Università.

Queste retribuzioni, in mano ad operai ed impiegati, sono il “certificato del

lavoro svolto” di Ezra Pound, “un titolo di richiesta per ottenere beni reali e

servizi” di Gertrude Coogan, il “biglietto universale” di Joaquin Bochaca: il

mezzo di scambio che fa girare l’economia.

In mano allo Stato la moneta è uno straordinario strumento di ricchezza

per i popoli. Lo Stato infatti può costruire tutti gli ospedali che servono alla

comunità, tutte le scuole pubbliche, gli aeroporti, le stazioni ferroviarie, le

autostrade, i ponti, le case da dare a riscatto alle giovani coppie che entrano

nel mondo del lavoro, le case di accoglienza per anziani e i parchi pubblici,

pagando con cartamoneta stampata nell’occasione in nome del popolo.

Uno Stato sovrano padrone della propria moneta può comprare tutto il

lavoro che serve per far funzionare ospedali, scuole, aeroporti, ferrovie, case

di accoglienza, per la manutenzione di strade, acquedotti, giardini pubblici,

parchi, foreste.

In poche parole, può eliminare la disoccupazione.

 

La moneta è uno strumento di benessere, nata per servire il popolo.

Noi siamo il popolo e anche i disoccupati …

La nostra mente ha inventato la moneta, ed ora i nostri rappresentanti la

utilizzano per arricchire coloro che ricchi lo sono già (solo materialmente,

ahimè), ma non i poveri che ne hanno realmente bisogno.

C’è qualcosa che non va …

 

Spendendo la moneta del popolo in infrastrutture e retribuzioni per i dipendenti

statali, lo Stato arricchisce la comunità con le proprietà immobiliari costruite e

con la liquidità immessa in circolazione.

continua…..

 

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Paolo Maleddu

 

TESTATA SEZ. AGRICOLTURA

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Sardinnia, 21 de Idas 2016

 

SARDU COMPORA SARDU

UNA NOTIZIA DI ALTO LIVELLO CHE VUOLE PASSARE IN SORDINA

 

Un sincero ringraziamento va a chi è riuscito finalmente a farne parlare. Anni di slogan, di proteste, ma finalmente oggi leggo di una proposta che và assolutamente cavalcata.

Giustissimo far suonare le campane e pubblicizzare un progetto essenziale per arrivare a quel fatidico traguardo culturale, socio produttivo ed economico chiamato Natzione Sarda.

E’ un progetto che sicuramente ha bisogno del supporto di ciascun sardo senza che se ne pretenda la paternità o dei progetti alternativi.

Personalmente integrerei il “compara sardu” con il “produci sardo in Sardegna per i sardi” per far si che aumenti la competizione con il mercato che inibisce la produzione autoctona.

Non dimentichiamo che produciamo solamente il 15% del nostro fabbisogno alimentare mentre importiamo 2 miliardi di euro di alimenti trash, equivalenti a circa 120.000 posti di lavoro tra agricoltura e indotto; abbiamo 350.000 ettari di terreni incolti di cui 90.000 irrigui. Ecco perchè bisogna supportare l’iniziativa di uomini sardi che amano la Natzione Sarda e lottano per tutti, indipendentemente dai colori e dalle ideologie personali.

Gratzias de coru

                                                                     Luisu Zucca

                                                                      (Provv. Gen. Sez. Agricoltura MLNS/GSP)

2016-12-21-sardu-compora-sardu

 

 

 

Putin, limpido, ha spiegato: «L’assassinio (dell’ambasciatore) è una provocazione mirante a impedire il miglioramento delle relazioni russo-turche, minare il processo di pace in Siria promosso da Russia, Turchia, Iran ed altri paesi interessati a risolvere il conflitto in Siria».

Il MLNS, in questo drammatico momento, è solidale e vicino al popolo russo e alle sue istituzioni.

 

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È stato vittima di un’esecuzione quasi in diretta l’ambasciatore russo in Turchia, Andrei Karlov, freddato con una raffica di colpi alla Galleria d’Arte Moderna d’Ankara: le grida dell’omicida, un poliziotto poco più che 20enne, inducono i media a parlare di terrorismo di matrice islamista, una vendetta per le vicende di Aleppo. Diversi elementi suggeriscono che la pista dell’estremismo religioso sia solo un paravento e che dietro l’assassinio si nascondano i servizi atlantici, ancora radicati in Turchia grazie alla rete dell’imam Fethullah Gülen. Difficilmente tra Russia e Turchia scenderà il gelo, perché così facendo il Cremlino il gioco dei mandanti: l’omicidio dell’ambasciatore Karlov è però una spia dell’attuale clima internazionale. L’establishment atlantico agisce sempre più come un cane rabbioso.

 

No, non ci sarà nessuna rottura russo-turca

Lunedì 19 dicembre, Ankara, Galleria d’Arte moderna: l’ambasciatore russo in Turchia, Andrei Karlov, sta tenendo un discorso all’inaugurazione della mostra “la Russia vista dai Turchi”. Prima che inizi a parlare, si posiziona alle sue spalle un uomo: è vestito con camicia bianca e cravatta nera, giovane, ben rasato e composto. L’ambasciatore russo si cimenta nel classico discorso di routine per simili occasioni.

2

 

 

Andrei Karlov

 

 

Il ragazzo alle sue spalle estrae la pistola e gli scarica diversi colpi in corpo, in una drammatica sequenza immortalata dalle telecamere rivolte verso Karlov1.

L’attentatore non fugge, né esce dal campo delle telecamere, ma rivendica platealmente il gesto: “Allaha Akbahar”, “Non dimenticate Aleppo, non dimenticate la Siria”, “noi moriamo in Siria voi morite qua”, etc. etc. A quel punto il racconto video si interrompe: intervengono le forze di sicurezza, liquidano il terrorista e, per soddisfare il pubblico che ama il feticcio dei cadaveri, sarà pubblicata solo la sua foto dopo il blitz, riverso a terra e sanguinante, sullo sfondo di un muro crivellato.

3

 

Andrei Karlov è dichiarato ufficialmente morto poco dopo, ottenendo così il triste primato di primo ambasciatore russo ucciso in servizio in quasi due secoli di storia: bisogna infatti risalire all’assalto alla delegazione russa a Teheran, nel 1829, per trovare un caso analogo. Trascorrano poche ore ancora e anche l’omicida riceve un nome: è Mevlut Mert Altintas, 22enne, di professione poliziotto. Sfruttando il tesserino, Altintas ha potuto introdursi armato in sala, posizionarsi alle spalle dell’ambasciatore e freddarlo al momento opportuno.

A corroborare la pista jihadista interviene, come sempre in questi casi, l’israeliana Rita Katz e la sua società Site Intelligence Group, che sondano la rete alla ricerca di ciò che l’ISIS pensa e dice: il loro lavoro è così prezioso che, in sua assenza, il Califfato sarebbe senza voce. La galassia dell’ISIS, dice la Katz, è in grande fermento per l’assassinio di Karlov e saluta il terrorista come un eroe, caduto difendendo gli eroi di Aleppo.

 

 

 

 

 

4

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La matrice “islamista” dell’attentato è credibile? L’assassinio è il secondo, drammatico, atto di un’escalation tra Russia e Turchia dopo l’abbattimento del Su-24 russo nel novembre 2015? C’è da attendersi un repentino deterioramento delle relazioni russo-turche?

La risposta a tutte le domande è: no.

Seguendo il classico ragionamento deduttivo, partiremo dal generale per scendere al particolare, dimostrando come la clamorosa uccisione dell’ambasciatore russo in Turchia non sia opera di un fanatico isolato, ma dei servizi atlantici, decisi a sabotare qualsiasi intesa tra Mosca ed Ankara in un momento cruciale del conflitto siriano. Partiremo quindi dall’analisi geopolitica per scendere ai dettagli dell’omicidio di Karlov: sarà un percorso agevole e lineare, che non lascerà alcun dubbio sulla matrice “NATO” dell’attentato.

La Russia e la Turchia sono state, per quasi cinque anni, sul lato opposto della barricata nella guerra siriana: Mosca a sostegno di Bashar Assad, Ankara a fianco dell’insurrezione armata e poi dell’ISIS. La prima difendendo uno storico alleato regionale, la seconda allettata da sogni neo-ottomani, sapientemente alimentati dagli angloamericani che hanno sfruttato la Turchia per i loro piani di destabilizzazione del Medio Oriente. Dalla Turchia, partono armi e terroristi, verso la Turchia, viaggiano i camion cisterna carichi di petrolio da cui il Califatto trae il suo sostentamento.

Mosca, nell’autunno 2015, scende direttamente in campo inviando una spedizione militare che nel volgere di poche settimane sposta gli equilibri del conflitto a favore di Damasco. Ankara, sobillata dagli angloamericani (che promettono probabilmente a Recep Erdogan di schierarsi a fianco dell’alleato NATO qualsiasi cosa capiti), reagisce abbattendo il Su-24 russo nei cieli siriani: i rapporti tra Ankara e Mosca precipitano ed il Cremlino adotta una serie di misure economiche in rappresaglia.

L’appoggio angloamericano, però, non supera all’atto pratico qualche tiepido pronunciamento da parte del segretario della NATO, Jens Stoltenberg, e del presidente degli Stati Uniti, Barack Obama: Ankara è sostanzialmente lasciata sola dinnanzi ad una superpotenza nucleare, avvelenata per la pugnalata alle spalle. Non solo. Più i mesi passano e più Recep Erdogan intuisce quali siano i progetti più reconditi “dell’Occidente”: smembrare Siria ed Iraq, a vantaggio di un nascenteKurdistan nel cuore del Medio Oriente. La prospettiva è inquietante per Ankara, perché una simile entità finirebbe, presto o tardi, col cannibalizzare le regioni turche a maggioranza curda.

Tradito ed isolato, il “sultano” Erdogan cambia radicalmente strategia: licenzia Ahmet Davutoglu, artefice della politica neo-ottomana ed anti-russa, e nomina un nuovo premier che, il 13 luglio, apre alla riconciliazione con la Siria e Bashar Assad. Come impedire la defezione di Ankara ed una ricomposizione tra Erdogan e Putin? Semplice: destabilizzando la Turchia. Scatta così il colpo di Stato del 15 luglio che, come analizzammo a suo tempo, non mirava tanto a defenestrare Erdogan per sostituirlo con una giunta militare quanto, piuttosto, a scatenare una guerra civile così da gettare il Paese nel caos, sul modello delle insurrezioni in Libia e Siria.

C’è chi dice che durante le concitate ore del golpe Erdogan fosse nascosto in una base russa; chi dice che Mosca abbia giocato un ruolo di primo piano nello sventare il putsch: di certo sappiamo soltanto che Recep Erdogan, represso col pugno di ferro il colpo di Stato, vola il 9 agosto a San Pietroburgo per incontrarsi con Vladimir Putin, per la prima visita dopo la rottura diplomatica dell’anno precedente. In parallelo, i rapporti con gli USA precipitano: ministri e giornali vicino al governo accusano direttamente Washington di essere all’origine del putsch, mentre lo stesso Erdogan chiede con insistenza l’estradizione dell’imam Fethullah Gülen, suo vecchio padrino politico oggi residente in Pennsylvania e padrone di un impero mediatico-religioso benedetto dalla CIA.

Lo scenario per gli strateghi angloamericani volge al peggio: si è passati dall’auspicato guerra civile tra sciiti e sunniti ad riappacificazione tra Ankara e Teheran, benedetta da Mosca, in chiave anti-curda ed anti-occidentale. “Iran and Turkey agree to cooperate over Syria” scrive con rammarico la qatariota Aljazeera nell’agosto 20162, presagendo il rischio di un’intesa tra i due Paesi a discapito dell’ISIS e dell’insurrezione islamista.

Grazie al disimpegno di Ankara dal dossier siriano (non totale, perché urterebbe troppi interessi nazionali ed internazionali, ma comunque determinante), russi ed iraniani possono infatti stringere il cerchio intorno ad Aleppo, sino alla totale riconquista del 12 dicembre. Il colpo per Washington e le altre cancellerie occidentali che hanno investito un enorme capitale politico sulla caduta di Assad (Londra, Parigi e Tel Aviv) è durissimo: il “regime di Bashar” riporta una vittoria decisiva e Mosca, galvanizzata dal successo, si afferma come il nuovo dominus del Medio Oriente a discapito delle vecchie potenze occidentali. Gli equilibri regionale si decidono ormai al Cremlino che si assume l’onore e l’onore di conciliare gli interessi, spesso divergenti, dei diversi attori.

A distanza di poco più di una settimana dalla liberazione di Aleppo, è in programma infatti a Mosca una trilaterale tra Russia, Iran e Turchia per discutere sul conflitto siriano alla luce degli ultimi sviluppi: “Russia, Iran and Turkey to hold Syria talks in Moscow on Tuesday” scrive la Reuters il 19 dicembre. Nelle stesse ore in cui esce l’agenzia, l’ambasciatore russo Andrei Karlov è ucciso ad Ankara, nella Galleria d’Arte Moderna, per mano del poliziotto Mevlut Mert Altintas.

Possiamo quindi dedurre senza difficoltà l’identità dei mandanti dell’attentato: ad armare la mano dell’assassino di Karlov sono gli stessi che dal 2011 in avanti hanno tentato di rovesciare Assad, gli stessi che hanno inoculato il germe dell’ISIS in Siria, gli stessi che hanno ordito il putsch militare in Turchia della scorsa estate, gli stessi che sognavano un zona d’interdizione di volo sopra la Siria, gli stessi che hanno interesse a sabotare un’intesa tra Turchia, Russia ed Iran. Sono Washington ed i suoi alleati.

Il nostro ragionamento si sposta quindi sulla dinamica dell’omicidio: afferrata le realtà a scala generale, grazie all’analisi geopolitica, non ci resta che calarla nel particolare, evidenziando tutte le peculiarità dell’omicidio Karlov che rivelano l’inconfutabile “zampino” dei servizi segreti atlantici:

  • il poliziotto Mevlut Mert Altintas non avrebbe mai potuto introdursi armato nella Galleria d’Arte moderna e posizionarsi alle spalle dell’ambasciatore, né quest’ultimo essere separato dai propri guardaspalle, se un’attenta regia non avesse pianificato nel minimo dettaglio l’operazione: qualcuno ha agito perché tutte le misure di sicurezza fossero aggirate;
  • la presenza di una regia nell’omicidio di Karlov è testimoniata dalla sua esecuzione “a favore di telecamera” e dalla velocità con cui il video ha lasciato la Galleria d’Arte Moderna per invadere la rete ed i media: è stato quasi un omicidio in diretta, così da aumentarne esponenzialmente l’impatto. Il filmato, in altre circostanze, difficilmente avrebbe lasciato la scena del crimine, certamente non così in fretta. Il killer è stato attentamente istruito per agire dentro il campo della telecamera, così da confezionare un video sulla falsariga di quelli prodotti dall’ISIS o da Al Qaida: il poliziotto Mevlut Mert Altintas è nell’inquadratura delle camere prima, durante e dopo l’omicidio;
  • l’attentatore non è un funzionario di polizia qualsiasi: membro delle unità anti-sommossa, ha fatto parte anche della scorta di Recep Erdogan3. Per avvicinare il presidente turco ed essere assegnato al suo corpo di sicurezza personale, Mevlut Mert Altintas deve aver superato un accurato esame psicofisico e politico. Ciò corrobora la tesi del sindaco di Ankara, Melih Gokcek, secondo cui l’attentatore fosse un membro della rete dell’imam Fethullah Gülen, radicata sia nella magistratura che nelle forze dell’ordine. Ricordiamo che Gülen, mentore di Erdogan e suo alleato fino al 2015, ha orchestrato dall’esilio dorato in Pennsylvania il putsch militare della scorsa estate;
  • la concomitanza dell’omicidio di Karlov con l’attentato di Berlino, una riedizione della strage di Nizza del luglio scorso, indica una comune regia ed un’attenta pianificazione: una serie di attacchi terroristici simultanei o separati da poco tempo, hanno un effetto stordente sull’opinione pubblica, che non ha il tempo per metabolizzare gli avvenimenti né la possibilità di porsi interrogativi su quanto stia realmente avvenendo. Lo si è già visto quest’estate in Francia: il 14 luglio muoiono un’ottantina di persone ed il 26 luglio, quando le domande senza risposta sulla strage abbondano ancora, l’attenzione è già dirottata sulla barbara uccisione del parroco di Rouen.Difficilmente Mosca ed Ankara romperanno i rapporti come lo scorso novembre dopo l’abbattimento del Su-24, perché così facendo agirebbero secondo i piani di chi ha orchestrato l’attentato. L’assassinio dell’ambasciatore è però una spia del clima internazionale che si respira. Il 2016 è stato un annus horribilis per l’establishment euro-atlantico: il referendum inglese di giugno ha decretato l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea, le presidenziali americane hanno incoronato il populista e filo-putiniano Donald Trump, le forze centrifughe in seno all’eurozona hanno raggiunto livelli allarmanti, la Russia si è imposta come potenza di primo piano in Medio Oriente, la guerra siriana ha svoltato a favore di Bashar Assad.
  • Cresce l’impotenza dell’oligarchia e ed aumenta, di conseguenza, la sua ferocia: attentati, omicidi e stragi sono ormai tanto frequenti e clamorosi quanto approssimativi e spudorati. L’esecuzione in diretta dell’ambasciatore Andrei Karlov confermare la sensazione che, avvicinandosi la fine, il Potere si comporti sempre più come un cane rabbioso.
  • Quali conclusioni si possono quindi trarre dall’omicidio Karlov?

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