2016.11.26 – È morto Fidel Castro, portò la rivoluzione a Cuba

Posted by Presidenza on 26 Novembre 2016
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Fidel Castro: “Le idee non hanno bisogno di armi, se sono in grado di convincere le grandi masse.”

Questo è il principio che ispira il Movimentu de Liberatzioni Natzionali Sardu.

Grazie Fidel, sei mancato fisicamente ma il tuo esempio di libertà ed i tuoi insegnamenti non finiranno mai di accompagnarci

 

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Il leader cubano, ex presidente, scomparso all’età di 90 anni. Dalla presa del potere insieme al Che alla deriva autoritaria

 

FIDEL CASTRO è morto a Cuba: aveva 90 anni. La notizia della scomparsa del leader cubano arriva dalla Tv nazionale dell’isola dal fratello, Raul Castro. Aveva lasciato il potere nel 2006 a causa di una malattia, i cui dettagli non sono mai stati rivelati. È morto alle 22.29 ora cubana (le 4.29 italiane), sarà cremato nelle prossime ore. Raul Castro ha concluso il suo commosso annuncio con lo slogan tanto caro al fratello maggiore che gli aveva trasferito tutti i poteri nel 2008: “Hasta la victoria, siempre”.

Morto Fidel Castro, l’annuncio del fratello Raul ai cubani

 

La sua storia. L’uomo che entra trionfalmente all’Avana l’8 gennaio del 1959 in piedi su una jeep è un giovanotto di 32 anni, alto 1.90, molto miope, con una lunga barba e una divisa militare verde oliva. Nato sotto il segno del Leone il 13 agosto del 1926, è laureato in legge. Si è già sposato e ha divorziato. Ha tre figli: Fidelito, nato dal matrimonio con Mirta Diaz Balart; Jorge Angel e Alina, frutto di due relazioni extraconiugali.

È già stato in carcere per aver guidato, sei anni prima, un disastroso assalto di ribelli al cuartel Moncada, una caserma dell’esercito vicino a Santiago, la seconda città dell’isola. Arrestato e condannato a 15 anni, ne sconterà poco più di uno. È stato in esilio diciotto mesi, fra Messico e Stati Uniti. E il 2 dicembre del ’56, è tornato clandestinamente con un piccolo yacht, il “Granma”, e 88 compagni. La maggior parte moriranno subito dopo lo sbarco ma, insieme a lui, una quindicina – dodici come gli apostoli secondo la leggenda – riusciranno a raggiungere le montagne, la Sierra Maestra, per dare inizio alla guerriglia vittoriosa.

Quell’8 gennaio Fidel Castro è già il capo indiscusso di una rivoluzione che allora nessuno sa dove andrà ma che ha appena liberato Cuba, l’isola più grande dei Caraibi, da un dittatore, Fulgencio Batista, legato alla Mafia italo-americana e a Lucky Luciano, che nella notte di Capodanno del ’59 è volato via con 100 milioni di dollari e pochi fedelissimi per rifugiarsi nella Repubblica Dominicana.

Fidel Castro, a Legendary Life

 

L’impatto mondiale del trionfo dei “barbudos”, non più di 800 guerriglieri in tutto, è immenso. Uno squarcio nello scacchiere della Guerra Fredda. Il primo viaggio all’estero di Fidel Castro è negli Stati Uniti, nell’aprile del ’59, su invito della Società degli editori di giornali. Nei suoi discorsi americani Castro sosterrà che la sua rivoluzione è “umanista”, prometterà di convocare libere elezioni e di difendere la proprietà privata. Alla Casa Bianca lo riceve Nixon, allora vicepresidente, mentre Eisenhower gioca a golf. “E’ un tipo naif, ma non necessariamente un comunista”, riferirà Nixon al presidente.

Ma le relazioni tra i due paesi, separati appena da 90 miglia d’acqua, peggioreranno in fretta. All’Avana sono mesi caotici con i processi sommari e centinaia di condanne a morte per chi, militari e civili, aveva collaborato con il regime di Batista e era accusato di crimini di guerra. Per tutto il 1959 all’interno del gruppo dirigente dei barbudos si sviluppa lo scontro, sempre più aspro, sul futuro della rivoluzione. Raùl e Che Guevara premono per la via socialista; Camilo Cienfuegos, Sori Marin e Huber Matos per il ritorno alla Costituzione del 1940, libere elezioni e democrazia. Camilo Cienfuegos morirà in un incidente aereo il 28 ottobre del 1959. Huber Matos, l’altro comandante che si ribella alla deriva socialista della rivoluzione, sarà processato e condannnato a vent’anni di carcere.

A febbraio del ’60, la svolta. Il primo ministro sovietico, Anastas Mikojan, arriva all’Avana e firma l’accordo commerciale che provocherà la rottura delle relazioni con Washington, il via libera alle operazioni della Cia e ai numerosi tentativi americani di assassinare Fidel Castro.

Il 17 aprile 1961 un piccolo esercito d’invasione composto da 1500 esuli cubani, addestrati e finanziati dalla Cia, proverà a sbarcare sull’isola per rovesciare i barbudos. È la Baia dei Porci che finirà tragicamente per gli assalitori soprattutto perché John Kennedy, succeduto a Nixon e a Eisenhower, si rifiuterà di timbrare come sua un’operazione decisa da altri e impedirà ai caccia dell’aviazione Usa di appoggiare lo sbarco.


Un anno e mezzo dopo, nell’ottobre del ’62 la crisi dei missili: quando gli americani scopriranno l’installazione di rampe di lancio sovietiche per testate nucleari, il mondo bipolare dell’epoca sarà, per 13 giorni, sull’orlo della guerra atomica. Finché Nikita Krusciov non accetterà il compromesso secondo il quale Washington prometteva di non promuovere nuove invasioni dell’isola e Mosca di non armarla con testate nucleari. Castro, non consultato, venne colto di sorpresa dal “cedimento” di Krusciov. E da quel momento il leader sovietico diventerà a Cuba Nikita mariquita, Nikita il frocetto.

I rapporti di Fidel Castro con la famiglia non sono mai stati facili. Suo padre, don Angel, gestiva una fattoria di 10mila ettari e coltivava la canna da zucchero, a Biran nell’Oriente dell’isola. Sua madre, Lina, era la giovane colf che don Angel aveva sedotto ma che sposerà solo nel 1943, quando Fidel ha 17 anni, dopo la morte della sua prima moglie. Don Angel, che manteneva Fidel e Raul nei loro studi all’Avana, si rifiuterà di partecipare al matrimonio di suo figlio con Mirta Diaz-Balart nel 1948 perché voleva che studiasse e diventasse avvocato.

 

Morirà nel ’56 mentre Fidel e Raul sono in esilio a Città del Messico. Ma l’episodio più tragico che dividerà per sempre la famiglia Castro è del 1964 quando Juanita, la sorella minore, lascia Cuba diretta in Messico dove rivela di aver lavorato, contro i due fratelli, come agente della Cia. Nome in codice: “Donna”. A provocare il tradimento di Juanita era stata la condanna a morte di Humberto Sori Marin, comandante dell’esercito rivoluzionario sulla Sierra che dopo la vittoria si oppose alla svolta marxista-leninista organizzando una ribellione armata.
Fra il 1963 e il ’64 con due viaggi a Mosca Fidel Castro stringerà  l’alleanza con l’Urss e il Patto di Varsavia che collocherà definitivamente Cuba nell’orbita dei paesi socialisti. Il primo effetto sarà il dissenso con Che Guevara che deluso (la sua opinione è che l’Urss sia per il Terzo mondo una potenza imperialista come gli Stati Uniti) si allontanerà progressivamente dal gruppo dirigente cubano fino alla tragica avventura in Bolivia dove verrà assassinato nell’ottobre del 1967.

L’alleanza con Mosca modifica un po’ tutte le idee e progetti dei primi anni della Rivoluzione quando anche Fidel Castro puntava sull’industrializzazione di Cuba per rompere le catene della monocultura dello zucchero. Per compiacere Breznev che, nel frattempo, è subentrato a Krusciov al Cremlino, il leader cubano lancerà la famosa “zafra” (la raccolta della canna da zucchero) dei dieci milioni di tonnellate. Cifra che non si raggiungerà mai ma che mobiliterà l’isola in una battaglia nazionale di consenso popolare verso Fidel.

Negli anni successivi l’isola si riempirà di consulenti sovietici e, sotto l’impulso di Raul, che sarà sempre il più filo-Mosca tra i dirigenti cubani, attuerà i piani quinquennali, la burocrazia, e soprattutto il sistema di controllo, mutuato dal Kgb, voluti dall’Urss. Fino alla fine degli anni Ottanta, Cuba scambierà con il Patto di Varsavia zucchero con aiuti di tutti i generi: dalle lattine di fagioli per i soldati, alle auto, ad ogni altro genere di prodotto e aiuto.

Fidel Castro, le frasi

 

L’Urss investirà miliardi per conservare l’avamposto strategico di Cuba a 90 miglia dagli Stati Uniti. E per Fidel saranno anni abbastanza dorati nel corso dei quali l’isola sarà portata ad esempio per la qualità del suo socialismo: scuole e ospedali soprattutto. Il leader cubano sarà costretto però a tenere a freno tutte le velleità rivoluzionarie nel resto del continente americano anche se continuerà a finanziare guerriglie in po’ ovunque.

Per compiacere Mosca approverà l’invasione di Praga mentre all’interno dell’isola si stringeranno sempre di più i cordoni della censura, la caccia al dissidente e il conflitto con gli intellettuali. Il caso più famoso della “sovietizzazione” del socialismo caraibico sarà, nel 1970, l’arresto di Heberto Padilla, un poeta che aveva scritto versi critici e che sarà costretto ad una pubblica abiura. Il caso Padilla provocherà la rottura del regime cubano con numerosi intellettuali europei e latinoamericani. Ma Fidel resterà per molti anni ancora un “tiranno fashion”, coccolato e vezzeggiato da molti, come Oliver Stone e Garcìa Màrquez.

FIDEL CASTRO Rivoluzionario e Líder Máximo

 

Il momento più critico degli anni “sovietici” sarà nell’aprile dell’80 con quello che si ricorda come “l’esodo del Mariel” (per il nome del porto) quando migliaia di cubani raggiunsero gli Stati Uniti grazie ad un accordo con il presidente Carter dopo giorni di proteste nelle strade dell’Avana. Poi le cose fileranno lisce fino all’89. L’avvio della perestrojka nell’Urss avrà molti estimatori a Cuba. Primo fra tutti Raul, il fratello minore del lider maximo. Invece Fidel vedrà immediatamente nelle riforme di Gorbaciov l’inizio della fine. E si batterà contro tutti per evitare qualsiasi contagio.

Così mentre il socialismo reale implode, il tempo a Cuba verrà scandito dalla ‘Causa numero 1’, il processo contro alcuni uomini molto importanti della nomenclatura castrista: il generale Orlando Ochoa, eroe dell’Angola; e i due gemelli Tony e Patricio de la Guardia, cervelli di molte operazioni segrete. Una epurazione interna, Ochoa e Tony de la Guardia furono condannati a morte e giustiziati, che servì soprattutto a serrare, con il terrore, le fila intorno al comandante en jefe nella fragilissima stagione della perdita dell’Urss.

Con gli anni Novanta inizia il periodo più travagliato per il regime. Mosca chiude i rubinetti dei fondi a perdere iniettati per più di un quarto di secolo nell’avamposto socialista dei Caraibi. L’economia crolla e Cuba, che importa quasi tutto quello di cui ha bisogno, entra in una drammatica carestia che Fidel battezzerà come “Periodo especial” imponendo  sacrifici alla popolazione in nome di nazionalismo, indipendenza e socialismo.

Per salvarsi, dopo anni di autarchia finanziata da Mosca, Cuba spalancherà le porte al turismo e alle rimesse degli esuli. Un processo che, con la liberalizzazione dell’uso dei dollari, cambierà il volto dell’isola rovesciandone la piramide sociale. Ricchi diventano tutti quelli che hanno relazioni con il turismo del biglietto verde: impiegati d’albergo, taxisti, jineteras; poveri e poverissimi gli insegnanti, i medici, i funzionari di Stato.

L’ultimo fenomeno degli anni Novanta saranno i “balseros” in fuga verso la Florida sulle zattere. Boat people disperati spinti via dalla fame. Infine a partire dal 1998 la Cuba di Fidel riuscirà in parte a sostituire quello che fu l’ombrello sovietico con il Venezuela di Chavez. Greggio e fratellanza ideologica.

Tra il ’92 e il 2006 Fidel Castro ha due gravissime crisi per la diverticolite all’intestino. Tutte e due le volte rischia la morte dopo l’intervento chirurgico. Nell’estate del 2006 cede temporaneamente il potere ad una giunta formata da fedelissimi insieme al fratello Raúl che nel 2008 gli subentra definitivamente come presidente e capo del partito (Pcc). Ora Fidel se n’è andato mentre i suoi eredi s’impegnano con cura a smontare il sistema che ha costruito per conservare il potere. Lascia, insieme alla moglie Dalia, più di dieci figli, solo sei legittimi da due matrimoni. Una scia di grandi passioni senza mediazione tra l’amore e l’odio più viscerali. E più di tre milioni di esuli dispersi tra Stati Uniti, Messico e Spagna.

L’ultima grande stagione politica di Fidel Castro fu quella che si ricorda come la Primavera Negra del 2003 e dei cosidetti “Talibani”, un gruppo di giovani dirigenti a lui fedelissimi, uniti nella difesa dei principi del socialismo nell’isola. Una settantina di esponenti dell’opposizione, tra cui il poeta Raúl Rivero, che oggi vive tra Madrid e Miami, vennero incarcerati, processati e condannati a pene pesanti. Ma furono gli ultimi fuochi.

Con la malattia e l’avvento al potere di Raúl tutti le personalità più vicine a Fidel vennero allontanate dai posti di comando. Alcuni, come Carlos Lage e l’ex ministro degli esteri Felipe Perez Roque, in circostanze ancora tutte da chiarire. In poco tempo Raúl smontò gran parte del sistema costruito dal fratello, sostituendo i funzionari civili con i militari che lui aveva formato e cresciuto come Capo delle Forze armate di Cuba. E concedendo molte nuove libertà.

Come il passaporto per viaggiare all’estero, assolutamente proibito negli anni di Fidel. Una lenta apertura del regime, soprattutto in economia, con la nascita delle attività private: dal barbiere ai proprietari di stanze per i turisti. Processo portato a compimento da Raúl
con la pace, nel dicembre 2014, firmata con i grandi nemici di Fidel: gli Stati Uniti d’America. Lui non lo avrebbe fatto. E quando ne ebbe la possibilità criticò la svolta del fratello minore.

http://www.repubblica.it/esteri/2016/03/21/news/obama_usa_cuba-135977189/

Forse, essendo sopravvissuto a una infinità di presidenti americani, aveva già immaginato che dopo “l’amico” Obama nei circoli della Casa Bianca sarebbero tornati in auge i suoi acerrimi nemici della diaspora cubana, quelli che sconfisse il primo gennaio del 1959.

Fidel Castro critica a Obama

 

tratto da: (clicca qui)



 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La repressione da parte dell’Unione Europea prosegue senza ritegno.

“Il presidente russo Vladimir Putin ha redarguito la UE ricordando a tutti come l’Europa dia regolarmente “lezioni” di democrazia alla Russia, sebbene in realtà essa stessa non ne rispetti alcuna.”

 

cattura

 

 

Un post rilanciato da Zero Hedge commenta la mozione di questa settimana del Parlamento Europeo contro la presunta “propaganda anti-UE” di matrice russa che sarebbe portata avanti da fonti come Russia Today, Sputnik news, o altre non specificate. L’obiettivo sarebbe contrattaccare le presunte “false notizie” che la Russia diffonderebbe per diffamare la UE e creare divisioni negli elettorati europei. Additare nemici esterni nel vano tentativo di ammansire un’opinione pubblica sempre più ostile è l’ultima spiaggia delle screditate élite occidentali. I cittadini chiedono verità e varietà di informazione, non opinioni preconfezionate, e fare mozioni per contrastare le fonti di notizie alternative non risolverà i problemi.

 

di Tom Luego, via Zero Hedge – 24 novembre 2016

Il Parlamento Europeo ha approvato la proposta di legge di una parlamentare polacca per contrastare la “propaganda” delle fonti giornalistiche russe. Tra le fonti citate ci sono Russia Today (RT) e Sputnik news. Questo è l’ennesimo esempio della reazione da parte delle élite occidentali alla sconfitta nelle elezioni presidenziali americane e alla prospettiva di un disgelo tra Russia ed Europa, che potrebbe avvenire sotto l’amministrazione Trump.

La legge è passata con meno della maggioranza dei 691 membri del parlamento UE a causa di 208 astenuti. La proposta di legge è stata approvata infatti con soli 304 voti.

Il presidente russo Vladimir Putin ha redarguito la UE su questo punto, ricordando a tutti come l’Europa dia regolarmente “lezioni” di democrazia alla Russia, sebbene in realtà essa stessa non ne rispetti alcuna.

Ricordate che fu il Presidente della Commissione Europea, Jean-Claude Juncker, a dire nel 2015 la famosa frase:

Non può esserci scelta democratica contro i trattati europei

Secondo RT, la stessa proposta di legge si sarebbe basata su un report volto a contrastare la propaganda proveniente da fonti terze:

Il report, scritto da Anna Fotyga, membro parlamentare polacco del gruppo Conservatori e Riformisti Europei, asseriva che Mosca stesse cercando di “distorcere la verità, provocare dubbi, dividere l’Unione Europea e i suoi partner nord-americani, paralizzare il processo politico decisionale, screditare le istituzioni UE e indurre sentimenti di paura e incertezza tra i cittadini UE”.

In altre parole sarebbe imperativo soffocare ogni e qualsiasi discussione che contravvenga alle necessità dell’Unione Europea e degli Stati Uniti di attuare i propri piani. Possano gli dèi perdonare la plebe di tutta Europa se questa dovesse mai scoprire cosa accade a Bruxelles.

 

Il “contro-colpo di stato” dei media

Questa è solo un’estensione dell’argomento di discussione iniziato questa settimana riguardo le “fake news” [notizie false, bufale]. Come riportato dal mio collega Joe Jankowski all’inizio di questa settimana, nientemeno che il New York Times ha messo in discussione il servizio fatto da Planet Free Will sulla controversia del cosiddetto “Pizza Gate”, che è sorta attorno a Comet Ping Pong.

I mezzi di stampa ufficiali stanno cercando a tutto campo di marginalizzare le fonti di notizie alternative, in una sorprendente rivelazione di quanto le élite culturali occidentali siano repressive. Il dissenso e la tolleranza possono stare nell’ordine del giorno nella misura in cui voi dissentite o tollerate nella maniera approvata.

Tutto il resto è “notizia falsa“, “propaganda” o “danno per la democrazia“.

Nulla potrebbe essere più lontano dalla verità. Date un’occhiata alla “crisi” del giorno, la crescita dei suprematisti bianchi di “Alt-Right” negli Stati Uniti.

Oooh, ecco che si rigiocano la carta razziale!

L’obiettivo è quello di dipingere, nel modo più ampio possibile, chiunque abbia sostenuto la candidatura di Donald Trump come membro di Alt-Right.

Ma chiunque sappia qualcosa di Alt-Right sa dove è iniziata e dove si trova ora. Sono al più una dozzina di neo-nazisti, bravi disegnatori di meme, che su Twitter si dedicano a trollare ciò che resta della giustizia sociale.

Ecco, più o meno, la sostanza e l’estensione del problema.

Tutto il resto che è stato fatto passare è un’invenzione dei media o della giunta Soros-Clinton per cercare di sovvertire l’amministrazione Trump prima ancora che possa insediarsi.

È anche importante cercare di scongiurare qualsiasi possibile cambiamento nelle relazioni UE/Russia e avvelenarle per bene prima di consegnarle al presidente eletto Donald Trump.

 

La fine dei vecchi media

Questa mossa del Parlamento Europeo è, in ultima analisi, priva di senso. Tutto ciò che potrà fare sarà di determinare un altro trasferimento di ricchezza dai contribuenti europei a qualche think-tank tecnocratico in cerca di sede.

Apparentemente inizieranno con appena un milione di euro. È abbastanza, comunque, per fare grandi titoli.

Buona fortuna, allora, nel contrastare la “enorme” audience che RT ha nel mondo. Questa invidiabile audience è stata costruita alla solita vecchia maniera: essendo unici sul mercato.

Sì, RT ha una certa inclinazione pro-Russia e non lo nasconde affatto.

RT spiega gli eventi globali in un modo che è l’opposto delle storie che vengono promulgate in Occidente. A giudicare da quanto duramente le leadership europee si stanno scagliando contro RT, va detto che quest’ultima sta funzionando alquanto bene.

Le regole per il successo imprenditoriale sono sempre le stesse, non importa in quale mercato vi troviate: offrire al consumatore un prodotto unico, servire quelli che non sono attualmente soddisfatti dall’elenco dei prodotti disponibili.

RT lo ha fatto nel momento stesso in cui ha iniziato a trasmettere. E così all’inizio anche Fox News. Entrambi venivano odiati per questo. Oggi Fox è diventato indistinguibile rispetto a CNN e MSNBC. I suoi indici di ascolto e, cosa più importante, le tariffe per gli annunci pubblicitari, sono in caduta libera.

RT invece si è mantenuta sulla sua linea e, così facendo, sta crescendo di giorno in giorno.

Il Parlamento Europeo ha dimostrato solo di non avere contatto con la realtà di un panorama mediatico che sta cambiando. Il modello dei giornali aziendali sta morendo. Il pubblico vuole informazione vera, non informazione preconfezionata in argomenti di discussione da ripetere all’infinito, alla maniera goebbelsiana, con la complicità degli organi di stampa.

Trump ha iniziato il processo di neutralizzazione dei media statunitensi rivolgendosi direttamente alla gente via YouTube la scorsa settimana. Come prossimo passo aspettatevi le “fireside chat” [conversazioni informali tra un moderatore e un ospite seduti uno di fronte all’altro].

La vittoria di Trump, come la Brexit, ha dimostrato quanto poco controllo si possa esercitare tramite il vecchio modello. E non c’è legislazione non vincolante che possa cambiare questa situazione.

tratto da: (clicca qui)

 

 

 

 

 

 

 

 

TESTATA  SEZ. AGRICOLTURA

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

2016-11-21-la-politica-terrorista-e-razzista-imposta-dallo-stato-colonizzatore-verso-la-nostra-cultura-e-verso-i-nostri-prodotti

 

 

Sardinnia, 21.11.2016

 

LA POLITICA TERRORISTA E RAZZISTA, IMPOSTA DALLO STATO COLONIZZATORE, VERSO LA NOSTRA CULTURA E VERSO I NOSTRI PRODOTTI

 

Noi che lottiamo contro l’occupatore per riportare la legalità nella Natzione Sarda vorremo che si urlasse la verità.

Importiamo l’85 % del nostro fabbisogno alimentare e ancora chiediamo ai famigerati carrozzoni il marchio di qualità per tutelare i nostri prodotti; questi dovrebbero essere, prima di tutto, competitivi nel nostro territorio mentre il loro costo troppo oneroso li rende quasi impossibili da acquistare.

Dovremmo pensare, oltre all’incremento della produzione per il nostro fabbisogno, anche all’esportazione; si parla di 100.000 posti di lavoro, pari al valore di circa 2 miliardi di euro, e di inserire i giovani in agricoltura ma si continuano ad imporre veti costosissimi e a doppio taglio. La politica imposta ai politicanti italo-sardi mira ad eliminare i prodotti di cultura alimentare autoctona, spesso usando inganni e atti che si potrebbero tranquillamente definire al limite del terrorismo razzista verso la nostra cultura e i nostri prodotti, vengono imposti divieti e regole atte ad ingrassare esclusivamente le case-lobbies farmaceutiche e veterinarie ed i carrozzoni che hanno al seguito.

Sono riusciti, grazie all’elargizione di qualche poltrona e di parecchi stipendi, a creare disagi per poi far credere di essere in grado di risolverli (peste suina, blu tongue, mucca pazza, aviaria, ecc.). Dopo decenni questi disagi sono rimasti  irrisolti ma hanno raggiunto l’obiettivo terroristico, quello per cui sono stati creati, nei confronti delle nostre filiere decimando la produzione del suino e dimezzando il comparto ovino,oltre a portare quasi ad estinzione il comparto avicolo .

Non voglio entrare in merito nella questione della produzione del pomodoro, della barbabietola, del grano e di cereali vari perché dovrei parlare di sterminio.

Solo detassando il comparto agro pastorale la macchina economica della Nazione sarda potrà iniziare a creare P.I.L. eliminando tutte le pagliacciate di contributi, di sovvenzioni ed indennizzi creati a D.O.C.  per sterminare una cultura scomoda alle lobbies delle armi, del riciclo chimico e di quello energetico le quali sono intenzionate a far del nostro paradiso una terra da adibire ad immondezzaio

 

                                                                                            Luisu Zucca

                                                                      (Provv. Gen. Sez. Agricoltura MLNS/GSP)

 

 

 

2016.11.21 – Il ParadisoTerrestre – 4° parte

Posted by Presidenza on 21 Novembre 2016
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Foto della terra da internet

Dopo “La Grande Truffa” proponiamo un altro libro di Paolo Maleddu: IL PARADISO TERRESTRE.

In questa sua opera Paolo continua la sensibilizzazione su temi scottanti e semisconosciuti dalla popolazione:

Perché viviamo perennemente angosciati e pesantemente indebitati? E con chi ?

Ci verrà semplicemente dimostrato che viviamo vittime di pochi carnefici che con subdoli mezzi ci sottraggono il frutto di tutto il nostro lavoro e ci riducono in schiavitù.

Grazie Paolo

 

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il-paradisoterrestre-3-parte

 

Il ParadisoTerrestre

4° parte

 

 

……………….

 I certificati ora in possesso di ingegneri ed operai finiranno nelle tasche di

panettieri, falegnami o proprietari di ristoranti.

L’origine del valore monetario, manifestato in un simbolo, è nella capacità

dell’uomo di utilizzare e trasformare risorse naturali in beni materiali utili.

La sua funzione è quella di rappresentare il valore del lavoro svolto e poterlo

barattare con merci prodotte da altri.

La capacità (tecnologia) umana, grazie all’intelligenza che contraddistingue la

nostra specie, cresce esponenzialmente, e le risorse che Madre Natura ci mette

a disposizione sono praticamente illimitate: non ci manca niente, siamo

potenzialmente ricchissimi.

 

Ecco perché “La moneta è un dono. Uno straordinario strumento di creazione e

diffusione di benessere per tutta l’Umanità. Non può esserlo solo per una

esigua schiera di Usurai fanatici e criminali”.

 

Domanda: cosa hanno a che fare i banchieri con tutto ciò?

Assolutamente nulla.

 

Perché emettono loro e non lo Stato in nostra rappresentanza i certificati di

lavoro svolto necessari?

Perché, a nostra insaputa, da secoli, si sono comprati l’omertà e la complicità

di una classe politica meschina e sottomessa.

 

Per quale motivo dobbiamo pagare il valore nominale impresso sui certificati

una prima volta ai banchieri ed una seconda volta agli operai?

 

Chi ha eseguito il lavoro?

 

Che c’entrano i banchieri con le infrastrutture realizzate?

 

Perchè nessuno ci ha mai spiegato cosa è la moneta, quale sia la sua funzione

ed a chi appartenga il valore monetario impresso sulla moneta al momento

dell’emissione?

 

Per quale motivo nessun grande economista o leader politico eleva la propria

voce a denunciare la più grande truffa di tutti i tempi?

 

Perché si lascia morire di fame un numero impressionante di esseri umani con

la menzogna della mancanza di cibo nel pianeta dell’abbondanza?

 

Per quale motivo tanta sofferenza, disoccupazione, miseria e suicidi perchè (ci

viene riferito) “… non ci sono soldi?”

 

Perché lo Stato riesce a stampare tutti i francobolli-carta indispensabili per

distribuire le lettere ma non la carta-moneta necessaria a distribuire i pasti?

Perché continuiamo a rieleggere politici che non riescono a risolvere le crisi

ricorrenti?

 

Per quale motivo i politici si circondano di economisti che non riescono a

risolvere le crisi ricorrenti?

 

Perché tutti coloro che invece hanno in passato tentato di spiegarcelo sono

scomparsi dalla storiografia ufficiale?

 

Perchè?

 

La creazione monetaria spiegata dal “Department of Treasury” degli Stati Uniti d’America

 

Dopo aver letto e capito cosa sia in realtà la moneta e cosa rappresenti,

passiamo a leggere come il Ministero del Tesoro statunitense, con una prosa

semplice e chiara (a parte qualche accettabile messaggio subliminale in difesa

propria) ci spiega l’emissione monetaria in una lettera inviata nel Novembre del

1982 al signor Byron Dale, che poneva ripetute domande sul sistema

monetario americano. Byron Dale, presente in internet con numerosi video, è

tuttora pienamente impegnato nella battaglia per far emergere la verità e

smascherare la grande truffa dell’emissione della moneta sottoforma di debito

del popolo da parte delle banche private.

Un grazie a Marco Saba per aver portato alla luce l’esistenza di questa lettera

rivelatrice, presente nell’ultimo suo libro “Moneta nostra” (del quale consiglio

sicuramente la lettura), scaricabile gratuitamente dal sito dell’autore.

 

 

Department of Treasury

Office of the General Counsel

Washington, D.C. 20220

Nov 1, 1982

 

 

Caro Sig. Dale:

La presente in risposta alla sua lettera del 9 di Ottobre all’Ufficio del Consiglio

Generale nella quale ha sollevato una serie di quesiti.

Il Board of Governors della Federal Reserve System ha la responsabilità di determinare la politica monetaria degli Stati Uniti. Con l’assistenza delle dodici Banche Federal Reserve, il Board gestisce l’offerta monetaria della Nazione.

Quando l’economia cresce, ci sono più transazioni economiche, ed è necessario più denaro per pagarle. Se il Board diminuisse la disponibilità monetaria in un periodo di crescita economica, potrebbe fermare la crescita. Naturalmente, se il Board aumenta l’offerta troppo rapidamente, può causare inflazione.

Se si vuole aumentare la disponibilità monetaria, deve essere creato denaro.

 

Il Board della Federal Reserve (o “la Fed” come viene spesso chiamata) ha

molteplici modi per far sì che il denaro venga creato, ma l’effettiva creazione di

denaro ha sempre a che fare con l’estensione del credito da parte di banche

commerciali private.

La moderna tecnica bancaria è spesso spiegata con l’analogia con la pratica

degli orafi dei primi anni del diciassettesimo secolo in Inghilterra. Questi orafi

tenevano l’oro dei loro clienti in custodia ed emettevano in cambio delle

ricevute, promettendo di consegnare l’oro a richiesta. Gli orafi scoprirono che i

clienti non avrebbero tutti ritirato l’oro contemporaneamente, così sarebbe

stato sicuro prestare l’oro a qualcun altro nel frattempo. Quando l’orafo

prestava denaro, creava denaro. Ovviamente, la quantità di denaro non era

aumentata, ma le ricevute che promettevano di pagare in oro circolavano

come denaro allo stesso modo dell’oro su cui si basavano – prima

dell’intervento dell’orafo solo l’oro circolava come denaro. Non c’era nessuna

limitazione al numero di ricevute che l’orafo poteva emettere,

a parte il fatto che avrebbe dovuto pagare oro a chiunque gliele avesse presentate.

Se ne avesse emesso troppe, la gente non avrebbe creduto che sarebbe stato capace di

pagare, e si sarebbe rifiutata di accettarle. Per evitare questo problema, orafi

prudenti – più avanti, banchieri prudenti – mantenevano sempre una certa

quantità d’oro a portata di mano come riserva.

 

Le banche moderne operano in modo analogo, con alcune importanti

differenze. Una è che sono obbligate per legge ad avere riserve uguali ad una

percentuale dei loro depositi. La Fed ha il potere di cambiare questo “obbligo di

riserva” ma, in generale, la ratio tra giacenze e riserve è tenuta attorno a sei

per uno. Ciò significa che le banche commerciali private non possono creare

tutta la moneta che potrebbero voler creare. Sono limitate dalla quantità di

riserve in loro possesso. Un’altra differenza è che le riserve ora consistono di

contante (monete e cartamoneta) e depositi presso le dodici Banche della

Federal Reserve, invece che oro. (Le dodici Banche della Federal Reserve sono

chiamate “banche dei banchieri”, perché vi tengono dei depositi le banche che

ne fanno parte, il Governo degli Stati Uniti e governi stranieri).

 

In entrambi i casi, modo di agire degli orafi e moderno sistema bancario, si

crea nuovo denaro offrendo prestiti ai clienti. Una banca commerciale privata

che ha già ricevuto riserve extra dalla Fed (prestando riserve, per esempio)

può emettere all’incirca sei dollari in prestito per ogni dollaro in riserva che

ottiene dalla Fed. Come può ricavare sei dollari da uno? Fa semplicemente delle

annotazioni contabili per i suoi prestiti, dicendo ai clienti “hai un saldo attivo di

sei dollari presso di noi”. Come può essere – come può la banca consegnare

denaro a tutti coloro ai quali è stato accordato il prestito?

La risposta è che in realtà i creditori non prelevano il loro denaro nello stesso

momento, niente più di quanto facessero i clienti degli orafi nel diciassettesimo

secolo, specialmente da quando l’Assicurazione Federale sui Depositi assicura

che i clienti possono lasciare il denaro in banca senza preoccuparsi di poterlo

perdere. (In realtà i creditori potrebbero portare i loro depositi in altre banche,

ma il risultato – la creazione di denaro – è esattamente uguale se uno guarda

alle banche come un insieme piuttosto che alla banca che ha fatto il prestito

iniziale).

Il vantaggio di creare denaro moltiplicando i prestiti consiste nel fatto che il

nuovo denaro va alle persone che le banche ritengono capaci di restituirli.

In generale, ciò significa che il denaro andrà alla gente impegnata in attività

economiche produttive. In linea di principio, la nuova moneta servirà a

canalizzare risorse verso usi produttivi e, idealmente, il nuovo denaro verrà

creato dalle banche solo quando c’è una richiesta di credito in primo luogo,

cioè, solo quando si sta attivando una maggiore attività economica e c’è

bisogno di più denaro per finanziarla. Lei vorrebbe sapere se la banca è colei

che trae profitto dalla nuova moneta, dal momento che la banca è proprietaria

del nuovo denaro mentre il cliente lo ha solo preso in prestito. In realtà è la

banca che guadagna dall’emissione della nuova moneta.

Comunque, se la banca dovesse perdere riserve per una qualsiasi ragione

(diciamo ricomprando alle Banche della Federal Reserve le riserve prese in

prestito), deve far rientrare i suoi prestiti e cessare di farne di nuovi sino a

quando non avrà ridotto la sua esposizione di sei dollari per ogni dollaro di

riserva che perde. In questo caso l’offerta monetaria diminuisce, ed è la banca

che soffre per la perdita di denaro.

 

Le banche creavano moneta in questo modo molto tempo prima che la Federal

Reserve System esistesse. La Federal Reserve System limita la possibilità delle

banche di creare denaro, in modo da assicurarsi che la nostra valuta, il nostro

sistema monetario, la nostra economia siano sani. Altrimenti, le banche

tenderebbero a creare troppo denaro, come fecero in passato prima che

fossero effettivamente controllate dai governi. (Nel diciannovesimo secolo le

banche creavano denaro principalmente aprendo conti correnti in quanto gli

assegni sostituivano le banconote).

 

“Moneta” è spesso intesa essere contante (cartamoneta) e monete metalliche,

oltre a conti correnti e conti di risparmio. Il contante e le monete sono in realtà

le parti meno rilevanti dell’offerta monetaria, perché ce n’è meno. Nel Giugno

del 1981 l’offerta monetaria consisteva più o meno in $ 120 miliardi di

contante, $ 10 miliardi in monete, $ 240 miliardi in depositi a vista, $ 70

miliardi in altri conti correnti e $ 360 miliardi in depositi di risparmio.

 

Molti autori semplicemente affermano che la Fed crea denaro, senza

menzionare le banche. Questo perché suppongono che le banche prestino sino

al limite consentito dalla legge, e, infatti, le banche tentano di utilizzare tutta le

loro riserve perché ne hanno dei profitti. Ciò dà alla Fed la scelta politica –

l’opportunità di regolare l’offerta monetaria attraverso il controllo

dell’ammontare delle riserve disponibili per le banche.

continua…………..

 

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Paolo Maleddu

 

 

 

“ORA SUICIDATEVI VOI !”. Tagliente  risposta del movimento AntiEquitalia allo sciopero dei dipendenti del famigerato Ente che protestano sull’incertezza del loro futuro lavorativo

 

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RISPOSTA SFERZANTE  degli ANTI-Equitalia allo sciopero ” Fabi ” (Sindacato dipendenti bancari), che non vuole concorsi o selezioni  ma ripristinare l ‘aggio di riscossione (ai danni degli utenti morosi per difficoltà) per garantirsi, a prepotenza, lo status di intoccabili accozzati ;

<< RENZI  MERCOLEDI’ CI SENTIRA’ !!! >>  

BASTA REGALI ALLE BANCHE : ai veri evasori dei paradisi fiscali UE, i banchieri padroni di Bankitalia, per i loro 10.000 esuberi, già parcheggiati “provvisoriamente” in Equitalia, l’ erario versa stipendi e contributi, prelevandoli dai pagamenti dei poveri utenti vessati. 

Senza concorso pubblico e con contratto privato bancario (da 14 mensilità), la pubblica funzione, in sfregio ad ogni principio costituzionale di trasparenza e legalità, abdica ancora ai comodi dei poteri forti, ladri così, anche dei posti di lavoro altrui;

Vedi www.AntiEquitalia.org

 

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2016.11.11 – Biometria facciale, già foto-schedato un americano su due

Posted by Presidenza on 11 Novembre 2016
Posted in articoli 

L’Italia per ora lancia un bando: “Strumento utile per l’antiterrorismo”. Il ministro dell’interno Angelino Alfano ha annunciato un potenziamento del sistema di sicurezza che include anche questo genere di tecnologia.

 

Oggi, Facebook vanta oltre un miliardo e mezzo di utenti. Le loro facce sono pubbliche. Una colossale auto-schedatura planetaria. Non è uno scherzo: c’è chi sta lavorando per “classificare” ogni inviduo, magari utilizzando telecamere di sorveglianza nelle strade. Oggi, un americano adulto su due – cioè 117 milioni di persone – ha già avuto le sue foto sottoposte a questo genere di ricerche. In pratica, scrive la “Stampa”, si impiegano «algoritmi utilizzati dalle polizie di una trentina di Stati come fossero un semplice motore di ricerca». All’occorrenza, «si immette l’immagine del presunto criminale e si cerca un possibile collegamento con una foto tratta dalle banche dati delle patenti di guida o delle carte d’identità». O magari da Facebook, che è così comodo – ora, scrive Gianfranco Carpeoro proprio nella sua pagina Fb, meglio si capisce il nome, “faccia-libro”, del mega-network creato da Mark Zuckerberg all’indomani dell’11 Settembre, quando la Cia scoprì la necessità di dover controllare l’identità, l’orientamento e i movimenti di milioni di individui.

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Biometria

 

 

 

 

A svelare che il 50% della popolazione statunitense è già stata sottoposta a schedatura digitale, con l’impiego di sofisticate tecnologie per il riconoscimento facciale, è un autorevole istituto, il “Center on Privacy & Technology” della Georgetown University. La tesi della ricerca, scrive Carola Frediani sul quotidiano torinese, è che l’adozione del riconoscimento facciale sia inevitabile, anche ai fini di sicurezza, e non possa o debba essere fermato, benché attualmente non sia ancora regolamentato. «Tra le criticità, dice lo studio, c’è il modo in cui sono usati questi sistemi: un conto è fare una ricerca per identificare qualcuno che è stato fermato o arrestato, un altro paio di maniche è avere l’immagine di un sospetto presa da una videocamera e cercarla in un database composto dalle patenti di comuni cittadini o da immagini riprese da videocamere mentre sono per strada». Nel primo caso si tratta di una ricerca mirata e al contempo pubblica, palese; nel secondo è invece tanto generica quanto invisibile. «Oggi, ogni dipartimento o agenzia locale americana fa quello che vuole».

Andando a pescare dagli archivi delle patenti, però, l’Fbi sta costruendo una risorsa di dati biometrici che include cittadini rispettosi della legge, continua la “Stampa”. Storicamente, invece, le impronte digitali e il Dna erano sempre stati raccolti solo in relazione ad arresti o indagini criminali. Tutto ciò, dice lo studio, non ha precedenti ed è problematico. Così come lo è l’impiego di video in tempo reale, registrati dalle telecamere di sorveglianza: sono almeno cinque i dipartimenti di polizia che utilizzano funzioni di riconoscimento facciale di questo tipo su videocamere in strada. Inoltre, continua la Frediani, su 52 agenzie che adottano questa tecnologia, solo una proibisce espressamente il suo utilizzo per monitorare individui coinvolti in attività politiche o religiose. «Il rischio di utilizzi impropri, discriminatori ad esempio verso afroamericani o minoranze, è alto». Senza contare l’affidabilità (relativa) del sistema: solo due agenzie hanno subordinato l’acquisto a test di efficacia. E una delle maggiori aziende del settore, FaceFirst, che sostiene di avere un tasso di accuratezza del 95%, declina ogni responsabilità nel caso in cui non raggiunga la soglia prevista. «A ciò, va aggiunta l’assenza di controlli e meccanismi per rilevare eventuali abusi: solo nove agenzie su 52 registrano le ricerche effettuate nei database dai loro agenti».

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Riconoscimento facciale da videocamere di sorveglianza in strada

 

 

 

E l’Italia? Per ora lancia un bando: “Strumento utile per l’antiterrorismo”. L’industria del riconoscimento facciale, aggiunge Carola Frediani, è spinta anche dalle richieste di sicurezza degli Stati. Tra gli utilizzi più diffusi finora – ad esempio in Turchia – c’è la ricerca del volto di qualcuno fermato a una frontiera, dopo averlo fotografato con lo smartphone, e avendone poi collocata l’immagine su un database di sospettati o criminali. «Più complessa, ma molto ambita dalle forze di sicurezza, la ricerca fatta su immagini registrate da telecamere a circuito chiuso o riprese in tempo reale da videocamere di sorveglianza». Ambizione espressa anche del governo italiano, che con il ministro dell’interno Angelino Alfano aveva annunciato un potenziamento del sistema di sicurezza del nostro paese, che includeva anche questo genere di tecnologia. «Lo scorso novembre è stata indetta una gara pubblica da 56 milioni di euro per la fornitura di sistemi di videosorveglianza (per edifici pubblici e per il territorio) con funzioni di analisi video in tempo reale e riconoscimento facciale».

In mano a uno stalker, però, questo dispositivo può diventare un’arma pericolosa, avverte la “Stampa”: «Una delle applicazioni commerciali più inquietanti del riconoscimento facciale è quella già adottata da alcune piattaforme di appuntamenti, come la russa FindFace», che utilizza una tecnologia avanzata «per abbinare foto scattate a sconosciuti per strada, per esempio attraverso lo smartphone, con i volti dei profili di iscritti a Vkontakte, una sorta di Facebook russo». Secondo i suoi creatori avrebbe un tasso di successo del 70%. Alcuni utenti che lo hanno testato sono riusciti a identificare donne fotografate in altri contesti. «È chiaro che il potenziale per stalking e abusi di ogni tipo è altissimo», ammette Frediani. Tutt’altro utilizzo è invece quello pensato dalla app di dating Heystax, che lavora sullo studio delle espressioni facciali dei suoi utenti mentre sono impegnati in una videochiamata con un potenziale partner. La pretesa qui è solo di «valutare la compatibilità emozionale della coppia».

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Vkontakte, il Facebook russo

 

 

 

Infine, il sistema può permettere l’ingresso in alcuni edifici solo a determinate persone. «L’efficacia maggiore delle tecnologie di riconoscimento facciale avviene nei cosiddetti contesti cooperativi, laddove cioè le persone si fermano e si fanno volutamente inquadrare da videocamere», spiega la giornalista. «Un utilizzo che funziona per dare l’accesso a luoghi riservati: per esempio edifici o cantieri con esigenze particolari di sicurezza». L’azienda israeliana Fst Biometrics pubblicizza da qualche anno un sistema che dovrebbe funzionare da pass di ingresso negli edifici, al posto di chiavi, badge e password. Basta dare inizialmente una propria foto al sistema e poi, al momento dell’accesso, farsi inquadrare dalla videocamera. Tra le aziende in Italia c’è Eurotech a lavorare proprio su questo genere di applicazioni, promettendo un tasso medio di identificazione del 95%. Può monitorare il transito di un visitatore in un edificio o abbinare il suo volto a un documento precedentemente registrato per identificarlo.

tratto da: (clicca qui)