2016.09.23 – Riparare l’Italia? Impossibile, se gli Usa non vogliono

Posted by Presidenza on 23 Settembre 2016
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Marco Della Luna: <<Inutile illudersi che possa davvero cambiare qualcosa se prima non si stracciano i trattati di sudditanza verso gli Usa e, in Europa, verso la Germania. Si dovrebbero prima verificare quali siano gli spazi di manovra consentiti all’Italia dai vincoli esterni, e in primo luogo dai trattati di pace e relativi protocolli anche riservati, seguiti alla fine della II Guerra Mondiale, e configuranti per l’Italia una sovranità limitata in subordinazione agli Usa>>.

 

Arrivano i nostri e sistemeranno tutto, con riforme dettate dal buon senso? Perfetto, in teoria. In pratica, però, non succede mai. Motivo? Semplice: le soluzioni esistono, ma non ci è permesso adottarle. Da chi? Dalla ristrettissima élite finanziaria che ha in mano il sistema economico. Le cose vanno male (per noi) perché così hanno deciso loro. Inutile illudersi che possa davvero cambiare qualcosa, dice l’avvocato Marco Della Luna, se prima non si stracciano i trattati di sudditanza verso gli Usa e, in Europa, verso la Germania, il vassallo incaricato di frenare – con la crisi indotta – lo sviluppo del vecchio continente, allo scopo di sabotarne la sovranità e quindi la vitalità. Il pericolo, per loro, è sempre lo stesso: la nostra libertà d’azione. «Un ristretto numero di grandi famiglie bancarie, cioè l’establishment angloamericano e poc’altro, detiene nel mondo il potere economico, quindi politico e militare; il suo consenso è indispensabile per ogni significativa riforma in ogni paese dell’area del dollaro. Impone spesso, nel proprio interesse, riforme contrarie all’interesse collettivo, come l’abolizione del Glass Steagal Act, e le mantiene anche dopo che si è manifestata la loro nocività».

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Marco Della Luna

 

 

Un giorno anche questo “impero” crollerà, come tutti gli altri, aggiunge Della Luna nel suo blog. Ma a farlo collassare non saranno certo i ragazzi di “Occupy Wall Street” o del movimento di Grillo. «Siamo inclini ancora oggi a pensare che i policy-makers, i decision-makers, siano tuttora gli Stati, i governi, i parlamenti». Ma in realtà «non lo sono più da molto tempo: essi sono controllati da chi li finanzia, detiene il loro debito, gli fa il rating». Siamo portati a pensare e a promettere: prendiamo la maggioranza assoluta e aggiustiamo le cose per il paese. Ma non funziona così: «I vincoli e i poteri esterni sono ampiamente preponderanti e dettano ciò che puoi e ciò che devi fare, e se non ottemperi ti fanno cadere, mobilitando mass media e giustizia». In piccolo, la falsa partenza della giunta Raggi a Roma dimostra la stessa verità: anche per cambiare le cose in una città non basta avere i voti, «bisogna fare i conti con interessi consolidati appoggiati da ampi settori istituzionali, mediatici e “religiosi”».

Sul piano tecnico, continua Della Luna, i metodi per risanare il sistema bancario italiano e per rilanciare l’economia con idonei finanziamenti di ampio respiro sono già disponibili e più volte descritti. Ma, per introdurre riforme importanti, bisogna fare i conti con l’oste: «Chi avanza proposte di riforma di qualche rilevanza, soprattutto in ambiti economico-finanziari, geostrategici, scientifico-tecnologico (soprattutto energetici), dovrebbe preliminarmente verificare se il predetto consenso vi è o non vi è – il cosiddetto “Washington consensus” (e “Berlin consensus”), esponente degli interessi di quell’establishment finanziario-militare-politico che già Dwight Eisenhower indicava come incompatibile con la democrazia e che ancora prima Charles Wright Mills denominò “power elite”». Non se parla mai, «perché discuterne è sgradevole, scabroso». Chi fa proposte di riforma sostanziale dovrebbe prima verificare «quali siano gli spazi di manovra consentiti all’Italia dai vincoli esterni, e in primo luogo dai trattati di pace e relativi protocolli anche riservati, seguiti alla fine della II Guerra Mondiale, e configuranti per l’Italia una sovranità limitata in subordinazione agli Usa».

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Dwight Eisenhower

 

 

Lo stesso vale per la Germania: «Ogni cancelliere tedesco, prima di assumere il suo ufficio, deve sottoscrivere la “Kanzlerakte”, ossia un impegno di obbedienza alla Casa Bianca». E un protocollo riservato del trattato di pace con gli Usa «attribuisce a questi la “Medienhoheit”, ossia la sovranità sui mass media tedeschi». Ma se la Germania è “previsto” che sia efficiente, per l’Italia le cose cambiano: Della Luna parla di «obblighi verso gli Usa che impongono all’Italia di restare inefficiente in determinati settori e di subire, nascondendolo all’opinione pubblica, prelievi di ricchezza e di altri assets da parte degli Usa o di loro soggetti imprenditoriali. Prelievi che si traducono in tasse e tagli». L’Italia, poi, è costretta a subire «la sistematica violazione delle regole fiscali europee» da parte della Germania, nonché «lo shopping delle sue aziende migliori». Abbiamo «subito passivamente l’attacco ai Btp per imporre il “regime change” nel 2011 con la leva dello spread». E fu il cancelliere Kohl, racconta Della Luna nel saggio “Polli da spennare” (Nexus, 2008) a frenare la riforma italiana dell’efficienza.

Piatto forte, comunque, i nostri soldi da versare al sistema finanziario americano: «Negli anni ’90, i governanti italiani – costretti o corrotti – hanno stipulato con primarie banche statunitensi contratti derivati Irs del tipo “banca vince se tassi calano” quando già era determinato che sarebbero calati; quindi l’Italia, il contribuente italiano, sta pagando centinaia di miliardi di perdite su questi contratti, e questi pagamenti chiaramente costituiscono la corresponsione di un tributo alla potenza vincitrice da parte del paese sconfitto e sottomesso». Una pratica turpe, rinnovata «anche grazie all’“Europa”». Per non parlare degli F-35, aerei-rottame, o delle guerre in Iraq, Afghanistan e Libia, «contrarie agli interessi italiani». La prima vittima? Enrico Mattei: «Fu ucciso mentre, come presidente dell’Eni, disturbava il cartello petrolifero angloamericano».

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Enrico Mattei

 

 

L’indurre destabilizzazioni finanziarie, civili e politiche nei vari paesi della loro zona di influenza, a scopo di sottometterli e sfruttarne le risorse, è una prassi costante delle multinazionali americane, come ben illustrato e documentato da uno dei principali esecutori, John Perkins, nel saggio “Confessioni di un sicario dell’economia” (Minimum Fax). Gli Usa sono il peggior “Stato-canaglia” del pianeta? Già, ma «la sua forza imperiale e il suo controllo dell’informazione gli consente di non apparire tale, in superficie». Della Luna indica una direzione di ricerca, quella dei «protocolli riservati annessi ai trattati di pace e relativi al Piano Marshall». Se risulterà che ci sono e che non permettono le progettate riforme, allora è inutile insistere nel portarle avanti, conclude il saggista. Meglio, a quel punto, progettare «una vasta campagna globale di informazione su quei vincoli, sulla loro dannosità, sulla loro iniquità, al fine di contestare la loro validità e compatibilità coi diritti dell’uomo e coi principi democratici», in modo che americani (e tedeschi) scendano dal trono.

tratto da: (clicca qui)

 

Sarebbe stato politicamente scorretto attaccare le più grandi banche d’investimento di Wall Street in un momento in cui le famiglie piangevano la perdita dei loro cari

 

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I cittadini americani sono ancora allo’oscuro di quelle centinaia di miliardi di dollari di movimenti finanziari che la Federal Reserve gestì nei giorni, settimane e mesi successivi al 9/11.

Quello che ancora manca nel Rapporto Ufficiale della Commissione 9/11, nelle audizioni del Congresso e negli studi accademici, è che Wall Street, il giorno in cui gli aerei colpirono le torri del World Trade Center, era sul punto di ricevere una denuncia dal Procuratore Generale dello Stato di New York, Eliot Spitzer, per aver orchestrato una frode di proporzioni senza precedenti ai danni degli investitori pubblici.  Tale indagine fu bloccata per più di sei mesi: sarebbe stato politicamente scorretto attaccare le più grandi banche d’investimento di Wall Street in un momento in cui le famiglie piangevano la perdita dei loro cari, alcuni titoli di risparmio Statunitensi venivano chiamati “Patriottici” e il Congresso rendeva omaggio alle eroiche grandi banche, alla Borsa e alla Federal Reserve per aver rimesso in moto tutto il sistema finanziario nel giro di una sola settimana dalla tragedia.

Anche le folli politiche di ‘laissez-faire’ dell’ex-presidente della FED Alan Greenspan, seguace adoratore di Ayn Rand, ci hanno guadagnato dagli     eventi del 9/11. Il 20 settembre del 2001 i membri della Commissione Bancaria del Senato elogiarono Greenspan per la sua mirabile performance. Stranamente, nel corso di quell’udienza del Senato tenutasi solo nove giorni dopo i tragici eventi, nessun senatore presente si scomodò a chiedergli quanto fosse costato alla FED e a chi era stato destinato il denaro. La crisi di Wall Street è stata come ‘sospesa’ per sette anni, fino al 2008, quando fu impossibile negare che le politiche di deregolamentazione finanziaria e l’abrogazione della Legge Glass-Steagall promosse da Greenspan, avevano distrutto Wall Street, e senza ricorrere ad alcun attacco aereo.

Ecco come si presentava la situazione di Wall Street e dell’economia statunitense il 10 settembre 2001, il giorno prima che gli attacchi a Manhattan dessero alla FED un pretesto per inondare Wall Street – senza dare troppo nell’occhio – di fiumi di denaro liquido: il mercato azionario Nasdaq, zeppo di titoli truccati creati dalle aziende iconiche di Wall Street (poi bersaglio delle indagini di Spitzer), era imploso, perdendo il 66 per cento del suo valore ‘pompato’ e spazzando via $4 miliardi di dollari di ricchezza. Anche se non era ancora noto al momento, essendo stato rivelato ufficialmente molto tempo dopo il 9/11, l’economia degli Stati Uniti si era fortemente contratta per due trimestri consecutivi e davanti l’attendeva un altro trimestre di crescita negativa.

Fu indubbiamente un vantaggio per l’eredità di Alan Greenspan come Presidente della FED – poiché avrebbe potuto essere una crisi economica ancora peggiore – aver avuto carta bianca per convogliare dopo il 9/11 centinaia di miliardi di dollari su Wall Street, con il Governo Federale che da parte sua pompava altri miliardi in incentivi fiscali.

Secondo un rapporto dalla FED di New York, fu pompato nel sistema una quantità di denaro liquido senza precedenti. Il Centro Studi e Ricerche del Congresso quantificò la somma “senza precedenti” di “$100 miliardi di dollari al giorno” per tre giorni consecutivi a partire dal 9/11. Ma è sbagliato pensare che il salvataggio durò solo tre giorni. I bilanci consolidati     annuali della FED mostrano che il suo stato patrimoniale passò da $609.9 miliardi alla fine del 2000 a $654.9 miliardi alla fine del 2001, a $730.9 miliardi alla fine del 2002 e a $771.5 miliardi al 31 dicembre del 2003.

Secondo il Rapporto Annuale 2001 della FED di Chicago, una banca non nominata fu così grata alla FED per i generosi flussi monetari ricevuti che inviò “mille confezioni di caramelle LifeSavers  a ogni ufficio FED”.

Un rapporto redatto da Stacy Panigay Coleman per la Divisione Operazioni di Riserve Bancarie e Sistemi di Pagamento ha mostrato che il flusso di denaro avvenne sotto diverse forme il 9/11 e successivamente:

“In quel momento, un numero consistente di grande banche – non nominate – di Wall Street erano drammaticamente ‘scoperte’, con un picco noto di 150 miliardi di dollari il 14 settembre del 2001, il livello più alto mai raggiunto prima, più del 60% del livello abituale…”. Secondo i rapporti annuali di banche regionali della FED, questa coprì quegli enormi scoperti.

Coleman riportò che il 12 settembre del 2011 “… i prestiti condonati passarono da $200 milioni a circa $45 miliardi.”

Gail Makinen, Specialista Coordinatrice della Divisione Finanza, Governo e Politica Economica del Centro Studi e Ricerche del Congresso produsse un rapporto di 60 pagine su altri flussi di denaro legati al 9/11. Makinen riportò che la Città di New York, a partire dalla data del suo rapporto nel Settembre 2002 aveva ricevuto quanto segue:

“$11.2 miliardi stanziati nel Settembre del 2001 per la rimozione dei detriti e aiuti diretti a individui e aziende colpite (aziende, anche qui, non nominate); più di $5 miliardi di dollari di incentivi di sviluppo approvati nel Marzo del 2002; e altri $5.5 miliardi in diversi progetti infrastrutturali per la città di New York approvati in Agosto 2002.”

La vacillante economia di Greenspan riuscì a salvarsi ancora una volta. Come scrive Makinen:

“Anche se i provvedimenti iniziali si rivolgevano a quei lavoratori direttamente colpiti dagli eventi del 9/11, quelli che alla fine passarono si riferivano al quadro generale di recessione economica. Prolungavano gli assegni di disoccupazione (UC) di 13 settimane per quelli che non ne avevano più diritto; e a quelli tra questi che appartenevano a ‘stati ad alta disoccupazione’, venivano concesse ulteriori 13 settimane oltre all’estensione generale di 13 settimane.”

Il Centro Studi e Ricerche del Congresso sottolineò anche che nel terzo trimestre del 2001     “gli straordinari corrisposti ai poliziotti e ai pompieri innalzarono il reddito nazionale di $0.8 miliardi”.

Poi si passò al salvataggio delle compagnie aerie. Makinen riporta:

Al tempo del 9/11, l’industria era già in difficoltà finanziaria a causa della recessione. Il 9/11 aggravò ulteriormente il problema. Anche se il governo federale rispose rapidamente con un pacchetto di aiuti che diede alle compagnie aeree accesso a 15 miliardi di dollari (di cui 5 miliardi in assistenza a breve termine e 10 miliardi in garanzie sui prestiti). Ciò non toglie che l’industria avrebbe dovuto essere sottoposta ad una profonda riorganizzazione, che la US Airways avrebbe dovuto presentare domanda di fallimento secondo l’art.11 e che la United molto probabilmente avrebbe dovuto seguire lo stesso percorso”.

I rapidi tagli effettuati dopo il 9/11 dalla FED sul Tasso dei Fondi Federali e sul Tasso di Sconto equivalevano a centinaia di miliardi di dollari in più per le grandi banche di Wall Street, essendosi così ridotti i loro costi di finanziamento. Il 17 settembre, prima ancora che il mercato azionario riaprisse dopo l’attacco del 9/11, la FED annunciò i tagli sul Tasso dei Fondi Federali e sul Tasso di Sconto di 50 punti base (mezzo punto percentuale). Due settimane più tardi, il 2 Ottobre, la FED tagliò entrambi i tassi di altri 50 punti base. Incredibilmente, il 6 Novembre, un mese più tardi, i due tassi furono nuovamente ridotti di altri 50 punti base, portando il tasso dei Federal Funds al 2% e quello di Sconto al 1-1.2%. L’ 11 Dicembre del 2001 entrambi i tassi subirono un ennesimo taglio, ma questa volta di soli 25 punti base. A quel momento, il Tasso dei Federal Funds era al livello più basso da 40 anni a quella parte.

Poi la FED si prese una pausa fino al Novembre dell’anno successivo, quando tagliò di altri 50 punti base sia il Tasso dei Federal Funds sia quello di Sconto. A quel momento, il tasso dei Federal Funds era al 1-1.4%; quello di Sconto ad un insignificante ¾ %.

Quando il Presidente George W. Bush presentò nel Gennaio del 2002 il bilancio federale, più volte diede questa falsa rappresentazione dei fatti: “Gli attacchi terroristici hanno portato la nostra già incerta economia sull’orlo di uno spaventoso baratro”. Quella falsa versione ufficiale dei fatti servì molto ad ammorbidire e mitigare gli sporchi traffici che Greenspan aveva portato a termine durante il suo incarico presidenziale alla FED.

Ma nel Marzo del 2002, non fu più possibile utilizzare il 9/11 come pretesto: l’Ufficio Nazionale di Ricerche Economiche annunciò che l’economia statunitense era in una fase di recessione fin dal Marzo del 2001, ovvero sei mesi prima degli attacchi. Il 29 luglio del 2002 il Dipartimento per il Commercio rincarò la dose, mostrando che il PIL statunitense non aveva smesso di contrarsi fin dal primo trimestre del 2001. Altro che “incerta economia portata sull’orlo del baratro”: è molto probabile invece che quella sconsiderata pioggia di denaro da parte della FED e del Governo dopo il 9/11 offuscò la gravità di una crisi economica già in atto.

Il Rapporto Annuale 2001 della FED Chicago contiene ulteriori informazioni sulle enormi somme di denaro trasferite dalla FED. Ecco cosa dice il Rapporto in questione riguardo alle attività immediatamente successive al 9/11:

La FED iniziò a inondare il sistema finanziario con quantità record di liquidità attraverso accordi di riacquisto. Questi prestiti lampo collateralizzati con titoli di stato si utilizzano in normali operazioni di mercato aperto, ma raramente raggiungono cifre dell’ordine di qualche miliardo di dollari al giorno Mercoledì 12 Settembre la FED trasferì 38 miliardi di dollari     – più del doppio delle cifre precedenti. Giovedì 13 Settembre la FED quasi raddoppiò, con 70 miliardi di dollari. Il giorno appresso, la FED trasferì una somma ancora maggiore – 81 miliardi di dollari”. (Ma chi erano le banche beneficiarie di quei trasferimenti di denaro? I cittadini americani ancora non lo sanno).

Inoltre, la FED non compensò il vuoto generato dal ritardo nell’elaborazione dei controlli. Di solito, se le procedure di controllo generano ritardi, la FED riempie il ‘vuoto’ con operazioni di mercato aperto. La FED scelse invece di mantenerlo, fornendo liquidità aggiuntiva. Risultato: 23 miliardi di dollari di ‘buco’ il 12 Settembre, e una media giornaliera di 28 miliardi di $ nella settimana terminata il 19 Settembre.”

Il Rapporto della FED Chicago indica anche che attraverso un accordo swap con BCE, Bank of Canada e Bank of England, si aggiunsero altri 90 miliardi di dollari.

Va poi considerato il forte stimolo all’economia del tempo rappresentato dalla creazione di quel colosso meglio noto come il Department of Homeland Security. Secondo un rapporto del Government Accountability Office del 2011, questo nuovo organismo federale nel 2011 ha rappresentato il terzo più importante dipartimento federale, con più di 200.000 dipendenti e un budget annuale di oltre $50 miliardi di dollari.

Ma la FED non fu l’unico ente regolatore di Wall Street ad aver avuto carta bianca al tempo del 9/11. Il Presidente del SEC di allora, Harvey Pitt, avvocato con una lunga esperienza nelle banche di Wall Street, il 20 Settembre del 2001 testimoniò davanti alla Commissione Bancaria del Senato che per la prima volta il SEC “si era avvalso degli aiuti straordinari previsti nello stato di emergenza, diritto che lo Stato Federale gli aveva conferito”. Secondo la testimonianza resa in quella stessa udienza dal Segretario del Tesoro statunitense, Paul O’Neill, la richiesta di aiuti straordinari invocata dal SEC “comprendeva anche i benefici previsti dalla norma 10b–18, che costituisce un porto sicuro dalle accuse di manipolazioni finanziarie derivanti dall’ auto-riacquisto di propri titoli. I benefici previsti dalla suddetta norma, attribuì agli emettitori, in quella settimana, un più ampio spazio di manovra per il reperimento di liquidità necessarie per gli acquisti.”

Normalmente, alle aziende non è consentito riacquistare le proprie azioni nei primi minuti di riapertura del mercato azionario. Secondo le dichiarazioni di O’Neill all’audizione del Senato, è probabile che al mattino del 17 Settembre 2001, alla riapertura del mercato azionario, ci fu una deroga a tale norma.

Il 14 Aprile del 2002 – sette lunghi mesi dopo il 9/11 – i cittadini americani vennero a conoscenza di quello che Eliot Spitzer sapeva, cioé di come la gente fosse stata ingannata dalle grandi banche di Wall Street. Spitzer rilasciò una dichiarazione depositata presso la Corte Suprema dello Stato di New York che dimostrava che quell’indagine era iniziata nel giugno del 2001.

John Cassidy del Newyorker ha molto ben descritto il pasticcio provocato da Greenspan e dall’amministrazione Clinton con l’abrogazione della legge Glass-Steagall, che creò una separazione tra le banche in possesso di depositi assicurati dalle aziende commerciali e di sottoscrizione di Wall Street:

“Furono allentate le restrizioni da tempo esistenti nel settore finanziario, consentendo a tutti i tipi di imprese di raggrupparsi: l’ Unione di Banche Svizzere acquisì PaineWebber; Salomon si fuse con Smith Barney, che apparteneva a Travelers Group, che poi si fuse con Citicorp. Queste operazioni, e molte altre come loro, offuscarono quella linea tradizionale che separava i broker al dettaglio, come Merrill Lynch e Dean Witter – che trattava principalmente con gli investitori privati – dalle banche d’investimenti, come Morgan Stanley e Goldman Sachs – che trattavano soprattutto con le imprese. I nuovi ‘supermercati’ finanziari risultato dell’ondata di fusioni, come Citigroup, JP Morgan Chase e Morgan Stanley Dean Witter, erano, secondo Paul Volcker, ex presidente della FED, ‘un guazzabuglio di conflitti di interessi’. “

L’ufficio di Spitzer in seguito scoprì migliaia di e-mail di Salomon Smith Barney, la banca d’investimento e di intermediazione al dettaglio, braccio destro del colosso bancario Citigroup, che dimostrarono che nel 2000 e nel 2001, prima del 9/11, i broker al dettaglio di Salomon Smith Barney erano furiosi con Jack Grubman, l’analista di telecomunicazioni che aveva emesso valutazioni di acquisto su start-up rivelatesi poi un flop. In una mail, un mediatore scriveva che Grubman non era che una ‘troia delle banche d’investimento’. “La maggior parte dei nostri clienti bancari sono quasi a zero e voi sapete bene che mesi fa volevo abbasargli il rating, ma ho ricevuto forti pressioni contrarie dal mondo bancario”.

In alcune delle più grandi banche di Wall Street, gli analisti incoraggiavano il pubblico a comprare, comprare, comprare, mentre nelle mail inviate a loro colleghi dicevano che si trattava di titoli “merda” e “spazzatura”, come si è potuto chiaramente leggere nei messaggi di posta diffusi da Spitzer.

Nell’Aprile del 2003, dieci tra le banche indagate patteggiarono per una multa di $1.4 miliardi di dollari – segnando l’inizio di un’era di innumerevoli multe e di pochi cambiamenti significativi a Wall Street. I capi delle divisioni che sovrintendevano questa massiccia frode non sono mai stati perseguiti. PBS racconta così:

Due tra i più noti analisti, che sono divenuti il simbolo dei conflitti di interesse del mercato al rialzo degli anni ’90, sono stati multati e banditi a vita dal settore mobiliare. A Henry Blodget di Merrill Lynch fu applicata una multa di $4 milioni; a Jack Grubman di Salomon Smith Barney una di $15 milioni. Inoltre, a Sanford I. Weill, amministratore delegato di Citigroup, fu interdetto dal comunicare con gli analisti della sua azienda circa la loro ricerca se non in presenza di legali.”

Weill lasciò Citigroup con un indennizzo che lo rese miliardario. Grubman pagò i 15 milioni di dollari di multa ma il compenso ricevuto dalla Salomon Smith Barney di Citigroup è stato di “più di 67.5 milioni di dollari, compresa la sua liquidazione multimilionaria” secondo SEC. (N.B. a Wall Street in caso di frode uno riceve pure la liquidazione). Si è poi scoperto che Blodget si sarebbe in ogni caso tenuto una buona quota del sito internet finanzario “Business Insider” – che l’anno scorso é stato venduto per $343 milioni di dollari.

Come se la sono cavata gli azionisti di Citigroup e Merrill Lynch? Citigroup è attualmente sul mercato (nonostante un frazionamento azionario 1-per-10 per tentare di vestire il suo prezzo) al 10% di quanto si scambiava un decennio fa. Merrill Lynch, durante il crollo di Wall Street del 2008, ha ceduto tra le braccia di Bank of America, trascinando gli azionisti della Bank of America in quello che è stato definito dal Wall Street Journal “l’affare infernale da 50 miliardi di dollari.” Il giornale ha rilevato inoltre che l’amministratore delegato di Merrill, John Thain, “aveva nel suo ufficio un tappeto da $ 87.000, aveva preparato pacchetti di uscita da 25 milioni di dollari per i propri assunti e, prima della chiusura dell’acquisizione, aveva distribuito miliardi di dollari in bonus dell’ultimo minuto per il proprio staff.”

Dove ha imparato Wall Street a incamerare miliardi di dollari senza mai andare in prigione? Semplice: ha avuto come mentore la Federal Reserve.

Pam Martens e Russ Martens

tratto da: (clicca qui)

2016.09.05 – La Grande Truffa – 31° parte

Posted by Presidenza on 5 Settembre 2016
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A grande richiesta proponiamo, a puntate, il libro “La Grande Truffa” di Paolo Maleddu, uno di noi, un grande uomo che per il suo coraggio, la sua lealtà e la sua voglia di verità si trova oggi sotto l’attacco duro e sleale dello Stato italiano, uno Stato burattino delle lobbies bancarie internazionali

 

 

 

 

 

 

Paolo MALEDDU: “Ho scritto questo libro per una incontenibile necessità di condividere con quante più persone possibile un insieme di informazioni nelle quali mi sono imbattuto, e che hanno gradualmente aperto davanti ai miei occhi una visione del tutto nuova della realtà del mondo nel quale viviamo.

Una realtà insospettata, spaventosa, nella quale siamo immersi ma che non riusciamo a vedere, perché confusa dietro una barriera di notizie ed immagini sapientemente filtrate, falsate o anche solamente ignorate. Le notizie che non vengono divulgate sono le più importanti. C’è un mondo reale nel quale gli eventi scorrono così come avvengono, lieti o dolorosi che siano, in un flusso continuo. E uno parallelo, virtuale, creato dalla rappresentazione che i media danno di questa successione di eventi. Noi viviamo nel mondo virtuale che ogni giorno radio, giornali, televisioni e cinema costruiscono per noi. “Educati” sin dai primi anni di scuola ad essere prigionieri di verità ufficiali, ci è poi difficile accettare versioni diverse, scomode, che non rientrano nei nostri orizzonti.”

“Esistono due storie: la storia ufficiale, menzognera, che si insegna “ad usum Delphini”, e la storia segreta, in cui si rinvengono le vere cause degli avvenimenti, una storia vergognosa.”

 

La Grande Truffa – dalla 1° alla 30°parte

 

 

 

 

 

L’emissione monetaria

LA GRANDE TRUFFA

Come gli usurai internazionali si impossessano di tutta la ricchezza prodotta dalla popolazione mondiale

31° parte

 

 

……….

Conclusione

 

La realtà del mondo è un qualcosa di molto distante dalla rappresentazione di essa che noi percepiamo.

L’immagine proiettata per noi è sempre più simile ad uno di quei film di Hollywood che ci trasporta in mondi fantastici, irreali, nei quali, sovrapponendo fantasia a realtà, restiamo emozionalmente intrappolati e dai quali non riusciamo a separarci completamente al termine della visione. Sistemati di fronte ad uno schermo gigante, vediamo scorrere quella storia del mondo appositamente confezionata per noi da manovratori invisibili che stanno dietro le quinte.

Con la nostra ingenuità di bambini creduloni subiamo passivamente la menzogna spacciata per verità, la accettiamo sempre più incondizionatamente, la facciamo nostra, ed ad un certo punto non siamo più in grado di distinguere fantasia da realtà.

Siamo persi. Le nostre difese sono abbattute, non opponiamo resistenza.

Le notizie possono entrare liberamente non trovando più nessun ostacolo.

Si crea una situazione nella quale la storia fantastica è molto più facile da vivere della realtà, non più accettata come tale.

Ed allora succede che verità clamorose non passano, sono  allontanate.

La nostra mente rifiuta di prenderle in considerazione, troppo in contrasto con la verità ufficiale, quella comoda, conformista, che non crea fastidi e non genera stress perché ti fa sentire in sintonia con il resto dei tuoi simili, sicuro all’interno del gregge.

Verità clamorose come l’attacco alle Twin Towers di New York non riescono ancora ad emergere dopo 10 anni, e la storia continua ad essere falsata e ad allontanarci dalla realtà.

Viviamo dentro una fiction.

Semplici comparse manovrate da una regia  invisibile, non ne verremo  più fuori se non iniziamo a vedere e capire.

Ogni volta che con amici o familiari commentiamo una notizia economico/politica/monetaria apparsa sul giornale o ascoltata in televisione, veniamo catturati, presi al laccio, fatti prigionieri.

Iniziamo un percorso mentale (da soli o con altri interlocutori) partendo da un presupposto falso, spacciato come dogma indiscutibile e inconsapevolmente assimilato dalla nostra mente: la moneta è debito, nasce come  prestito ad interesse ed appartiene alla banca.

Fine delle trasmissioni, abbiamo già perso, nessuna via d’uscita.

È inutile parlare di Monti, spread, Draghi, liberalizzazioni . . . tempo perso.

Siamo già stati trasportati all’interno di un recinto chiuso, prigionieri in una cella virtuale, l’ovile dei pastori sardi. Siamo liberi di girovagare eternamente al suo interno, senza meta, per non arrivare da nessuna parte.

La vera libertà è fuori dal recinto, e questa è la chiave per la nostra salvezza : la moneta appartiene al popolo, è nostra, l’abbiamo creata noi per dare un pasto, un lavoro ed una casa a tutti. Le diamo valore accettandola e dobbiamo stamparla noi senza costi per nessuno.

Veniamo fuori dalla cella nella quale siamo stati confinati.

Massa facilmente plasmabile, educati ad ubbidire e subire passivamente vessazioni vendute come giusti provvedimenti, continuiamo a girovagare senza direzione, prigionieri di un mondo virtuale dal quale sarà sempre più difficile uscire, dal momento che non riusciamo più a discernere menzogna da verità.

Come potremmo, se non ci è consentito l’accesso alle conoscenze necessarie per poter elaborare un giudizio con cognizione di causa?

Ci mancano le informazioni per poter avere una visione chiara della vita reale, tutto è distorto.

Non c’è futuro senza la conoscenza della realtà passata e presente.

Non possiamo avere una visione globale perché viviamo prigionieri all’interno dei limitati spazi concessi dalla cultura ufficiale.

Noi riceviamo una educazione mirata a mantenerci massa ignorante ma lavoratrice, mentre i rampolli dell’elite dominante hanno accesso ad una conoscenza superiore ed apprendono i meccanismi di controllo sociale  che permetteranno loro di continuare a dominarci.

La nostra istruzione ci trasforma in camerieri, operai specializzati, medici, ingegneri. È una preparazione al mondo del lavoro; loro, con il monopolio di economia e finanza, continuano a non lavorare ed essere i signori del mondo.

Perché ciò sia possibile, la storia che noi apprendiamo deve essere  necessariamente falsata, trasformata in quella “storia ufficiale, menzognera, che si insegna ad usum Delphini” della citazione iniziale di Honorè de Balzac.

 

Usciamo dal buio, riprendiamo il controllo della nostra vita, rimettiamo in moto il cervello e riscriviamo le norme che regolano la vita degli uomini.

Quelle in vigore sono state fatte da cinici manovratori per il loro modello di società, nella quale l’essere umano è una pedina anonima, innocua, anestetizzata, il cui unico compito è quello di produrre e poi consumare una immensa quantità di prodotti per lo più inutili.

Un individuo con molti doveri, ma i cui diritti sono completamente imbrigliati.

Con la libertà di accedere ad una educazione preconfezionata, finalizzata ad una perfetta emarginazione in siffatta società di automi intercambiabili.

Un individuo libero di disinformarsi con la stampa indipendente, di intrattenersi con ore di programmi televisivi adeguati al livello di cultura che gli è consentito raggiungere, e di continuare ad essere indottrinato dal cinema di Hollywood.

Tutto per annullare la sua arma più potente: il cervello.

Noi invece dobbiamo ripartire proprio dalla nostra intelligenza, base fondamentale per creare una società veramente umana, per prenderci per la prima volta nella storia il potere  di decidere del  futuro nostro e dei nostri figli.

La vera rivoluzione deve avvenire dentro di noi, un cambiamento mentale radicale.

Non c’è nessun salvatore tra coloro che sanno ed ancor meno tra gli altri che non sanno.

Noi dobbiamo spezzare questa terribile combinazione di inganno mediatico e analfabetismo in materia monetaria.

Senza l’illusione di irraggiungibili democrazie, ma con la consapevolezza di poter limitare quanto più possibile inganno e corruzione, rimettendo l’essere umano al centro dell’attenzione. Stimolandolo a sviluppare la sua illimitata potenzialità creativa, che ci permetterà di vivere in armonia con il mondo animale e vegetale su un pianeta generoso che fornisce in abbondanza i mezzi per condurre un’esistenza degna di essere vissuta, ricca non di cose, ma di amore e di affetti, con la innata, naturale solidarietà umana ad impedire che chiunque di noi sia abbandonato a sé stesso nella sofferenza.

 

Appendice

 

– 1 –

 

 

Guerre, banche, debito, denaro e democrazia

 

 

Gli usurai provocano guerre per creare debiti

                                                                           Ezra Pound

 

La nostra politica è quella di fomentare le guerre, ma dirigendo Conferenze di Pace, in modo che nessuna delle parti in conflitto possa ottenere guadagni territoriali. Le guerre devono essere dirette in modo tale che le Nazioni, coinvolte in entrambi gli schieramenti, sprofondino sempre più nel loro debito e, quindi, sempre di più sotto il nostro potere.”

                                                 Amschel Mayer Rothschild, 1773

 

“La guerra genera eserciti; da questi vengono debiti e tasse; e armi, debiti e tasse sono i noti strumenti per asservire i molti sotto il dominio di pochi. In guerra il potere dell’Esecutivo è ampliato; e tutti i mezzi di sedurre le menti si aggiungono a quelli che assoggettano la forza del popolo. Nessuna nazione può preservare la libertà nel mezzo di uno stato di guerra continuo”.

                                                                       James Madison

 

Durante la Guerra Civile americana, i Rothschild di Londra finanziarono il Nord, i Rothschild di Parigi il Sud”.

                                                          Nereo Villa, Internet, 2003

 

“…i proprietari delle Banche Centrali – famiglie reali, governanti e finanzieri – possono arricchirsi, in particolare, attraverso ogni guerra, anche se lo Stato di cui sono cittadini o regnanti la perde. Infatti, si arricchiscono attraverso l’indebitamento del loro Stato e del popolo del loro Stato nei confronti delle loro banche.

(…)

La comunità dei grandi finanzieri non ha caratteri nazionali, è al di sopra dei confini politici e dei conflitti bellici. Per essa, gli uni e gli altri costituiscono, di volta in volta, opportunità o limitazioni ad attività affaristiche.

Non è improbabile la situazione che un paese X sia in guerra con un paese Y, e che le banche centrali di entrambi i paesi siano controllate dai medesimi azionisti internazionali, che hanno suscitato la guerra stessa per aumentare le proprie ricchezze a spese dei popoli di X e di Y, nonché il loro potere finanziario e politico su di essi. Naturalmente questi due popoli, che tra loro non si conoscono, saranno spinti ad odiarsi dalle rispettive propagande e a credere di combattere ciascuno per la giustizia, per la libertà, per la democrazia, etc.

Le due guerre mondiali, la guerra del Vietnam, le guerre contro l’Iraq, aumentarono o aumentano di molto il debito pubblico, quindi il potere dei banchieri sulla società e sulle istituzioni supposte democratiche.

In tempo di guerra gli Stati contraggono fortissimi prestiti presso le banche, e la gente accetta ciò perché la necessità di difendersi viene prima di tutto.”

 

       Tratto da “Euroschiavi” di Antonio Miclavez e Marco Della Luna.

 

Il grande debito al quale i capitalisti mirano viene dalla guerra,

e deve essere usato come strumento di controllo del denaro.” 

                                                            Hazard Circular, 1862                                        

 

 

“Naturalmente ai banchieri centrali le questioni politiche legate alla guerra non interessano affatto quanto il potenziale profitto. E nulla crea debito quanto una guerra.

(…)

Nel corso della Prima Guerra Mondiale i Rothschild tedeschi prestarono denaro ai tedeschi, i Rothschild inglesi prestarono denaro agli inglesi, e i Rothschild francesi prestarono denaro ai francesi. Negli Stati Uniti,  J.P. Morgan vendette materiale bellico sia agli inglesi che ai francesi.

Infatti, sei mesi dopo l’inizio della guerra, Morgan era diventato il più grande consumatore del pianeta, spendendo dieci milioni di dollari al giorno.

(…)

Molti altri banchieri di New York ebbero altrettanto successo con la guerra. Il Presidente Wilson nominò Bernard Baruch a capo del Consiglio dell’Industria Bellica e, secondo lo storico James Perloff, sia Baruch che i Rockefeller guadagnarono qualcosa come 200 milioni di dollari nel corso della guerra. Ma il guadagno non era il loro unico motivo. C’era anche la vendetta. I cambiavalute non avevano mai dimenticato l’appoggio che gli Zar diedero a Lincoln nel corso della Guerra Civile. Inoltre, la Russia era l’ultima grande nazione europea che si rifiutava di cedere al progetto della banca centrale in mani private. Tre anni dopo lo scoppio della Prima Guerra Mondiale, la Rivoluzione Russa spodestò lo Zar e insediò il flagello del Comunismo. Jacob Schiff della Kuhn, Loeb & Co., dal suo letto di morte si vantò di aver speso 20 milioni di dollari per appoggiare la disfatta degli Zar. Il denaro veniva incanalato anche dall’Inghilterra per appoggiare la rivoluzione.

Perché mai alcuni degli uomini più facoltosi del mondo avrebbero finanziato l’ascesa del comunismo, il sistema che aveva la manifesta intenzione di distruggere il cosiddetto capitalismo che li aveva resi ricchi? Il ricercatore Gary Allen lo spiega in questo modo:

Se si comprende che il socialismo non è un programma per la condivisione della ricchezza, ma in realtà un metodo per consolidarla e controllarla, allora l’apparente paradosso degli uomini super ricchi che promuovono il socialismo non appare affatto tale. Al contrario, diventa logico, che esso è addirittura lo strumento ideale per i megalomani assetati di potere.”

“Il comunismo, o più precisamente il socialismo, non è il movimento delle masse oppresse, ma dell’elite economica.”           (Gary Allen)

(…)

I Grandi Burattinai cercarono di controllare i gruppi di rivoluzionari comunisti sostenendoli con grandi quantità di denaro quando scelsero di ubbidire, e interruppero il sostegno finanziario o addirittura finanziarono l’opposizione quando sfuggirono al loro controllo. Lenin iniziò a comprendere che, nonostante fosse il dittatore assoluto della Nuova Unione Sovietica, non era lui a muovere i fili della finanza. C’era qualcun altro che esercitava il suo silenzioso controllo.

 

Lo Stato non funziona come avremmo desiderato. La macchina non ubbidisce. Un uomo è al volante e crede di guidarla, ma la macchina non va nella direzione voluta. Si muove secondo il desiderio di un’altra forza.”                                                    

                                                                         (Vladimir Lenin)

 

Chi c’era dietro? Il deputato Louis T. McFadden, che ricoprì la carica di Presidente della Commissione sul Sistema Bancario e la Valuta nel corso degli anni ’20 fino alla Grande Depressione degli anni ’30, si espresse in questi termini:

 

Invero il corso della storia russa è stato generalmente influenzato dalle operazioni dei banchieri internazionali. Il governo sovietico ricevette fondi del Tesoro degli Stati Uniti per ordine della Federal Reserve, agendo attraverso la Chase Bank.”

 

L’Inghilterra ha ricevuto denaro da noi attraverso le banche della Federal Reserve e li ha a sua volta prestati ad interessi più alti al governo sovietico. La diga Dnieperstory è stata costruita con fondi illegalmente sottratti al Tesoro degli Stati Uniti da parte del corrotto e disonesto Consiglio della Federal Reserve e dalle Banche della Federal Reserve.”

                                                          (Deputato Louis McFadden)

 

In altre parole, la Fed e la Banca d’Inghilterra, per ordine dei banchieri internazionali che la controllavano, stavano costruendo un mostro che, come non era mai accaduto prima, avrebbe alimentato sette decenni di rivoluzione comunista, guerra, e, soprattutto, morte.”

                  Da “The money masters” di Patrick Carmack e Bill Still

 

James Madison riteneva che il potere dovesse essere delegato ai “ricchi della nazione”. Al “gruppo degli uomini più capaci”, consapevoli che il ruolo del governo è “proteggere la minoranza ricca dalla maggioranza”.”

                           Noam Chomsky, in “Egemonia o sopravvivenza

 

“In generale si può affermare, senza oltraggio alla verità, che quanto più “liberale” e “democratico” sia il regime di un popolo, tanto maggiore sarà l’influenza del denaro. In effetti, i politici di professione, per ottenere un mandato parlamentare, hanno bisogno del voto della massa. Una campagna elettorale per conseguire, per comprare tali voti è costosissima. Le elezioni si trasformano in un torneo pubblicitario nel quale, con monotona regolarità, finisce con il trionfare il candidato che ha potuto spendere più soldi in propaganda elettorale. Però, dal momento che nella maggioranza dei casi detto personaggio non possiede il favoloso capitale necessario per pagarsi la propria campagna elettorale, deve prenderlo in prestito. E nessuno dà né presta niente in cambio di niente; ed ancor meno, qualcuno che si occupi di finanza. Per poter comprare i suoi voti e, con essi, la sua promozione all’invidiato mandato di “padre della Patria”, il politico di professione ha dovuto vendere o ipotecare la sua indipendenza personale al finanziatore o al gruppo di interesse che la utilizzeranno a proprio beneficio. La conseguenza è che, in un regime democratico o supposto tale, i governi termineranno con l’essere i Consigli di Amministrazione di giganteschi trusts e monopoli. E la democrazia si trasforma in plutocrazia.”

 

                               Joaquìn Bochaca, “Historia de los vencidos”

 

“Otto anni prima che Hitler invadesse la Polonia, il deputato Louis McFadden, presidente della Commissione sul Sistema Bancario e la Valuta, avvertì il Congresso che gli americani stavano finanziando la sua ascesa al potere.

Dopo la Prima Guerra Mondiale la Germania cadde nelle mani dei banchieri internazionali tedeschi, che la comprarono e che ora possiedono completamente. Hanno comprato le sue industrie, hanno ipoteche sui terreni, controllano la sua produzione, controllano tutto il suo comparto pubblico.

I banchieri internazionali tedeschi hanno sovvenzionato l’attuale governo tedesco e hanno fornito anche ogni singolo dollaro che Adolf Hitler ha utilizzato nella propria sontuosa campagna per riuscire a trasformarsi in una minaccia per il governo Bruning.

 Quando Bruning si rifiutò di ubbidire agli ordini dei banchieri internazionali tedeschi, venne sostenuto Hitler per spaventare la popolazione tedesca fino alla sua sottomissione.

 Attraverso il Consiglio della Federal Reserve . . . oltre 30 miliardi di dollari di valuta americana furono fatti entrare in Germania. Avete tutti sentito parlare delle grandi spese che ebbero luogo in Germania . . palazzi d’avanguardia, i suoi grandi planetari, le sue palestre, le sue piscine, le sue ottime autostrade, le sue fabbriche perfette. Tutto ciò fu realizzato grazie al nostro denaro, dato ai tedeschi dal Consiglio della Federal Reserve.

 Il Consiglio della Federal Reserve ha fatto entrare in Germania così tanti dollari che non hanno nemmeno il coraggio di fornire la somma totale.” Deputato Louis McFadden”

                                                      Da “The money masters”

 

I grandi banchieri si sono accorti che con oculati “prestiti di guerra” si fanno i più eccellenti affari. Infatti, per avere a disposizione abbondanti finanze e speranza di vincere la guerra, ogni Stato è disposto a fare grandi sacrifici, a cedere le riserve auree e la comproprietà delle attività minerarie, agricole, commerciali, industriali, nazionali, e pagare alti interessi. I grandi banchieri, inoltre, si sono resi multinazionali, per cui le diverse filiali della stessa banca hanno prestato contemporaneamente agli opposti contendenti e guerreggianti. Spesso, facendosi persino riconoscere dal futuro “vincitore” (per questo più lautamente finanziato ed armato), il diritto privilegiato di ottenere la garanzia del pagamento di tutto il prestito concesso alla parte “vinta” (ovviamente mediante espropriazione dei beni della nazione vinta). Un solo esempio tipico, quello dei Rothschild nella Seconda Guerra mondiale. I rami americano, inglese, russo, etc. hanno prestato denaro ai loro governanti e hanno fatto ottimi affari. Ma ha fatto ottimi affari anche il ramo tedesco. I Rothschild tedeschi si sono offerti di procurare al Reich nazista i rifornimenti desiderati, richiedendo di essere pagati in oro e valute pregiate che hanno depositato in Svizzera. Alla fine della guerra, la Germania era semidistrutta, le casse dello Stato totalmente vuote, i grandi industriali – ad es. i Krupp (produttori di acciaio e di armi) – ridotti sul lastrico, mentre i Rothschild, anch’essi tedeschi, erano diventati ancora più ricchi e più potenti di prima! Ne consegue che, ricevendo enormi benefici dalle guerre (quali concessori dei prestiti bancari e quali proprietari dell’industria bellica che vende armi), i grandi banchieri sono i principali interessati a soffiare sui contrasti nazionali ed interetnici ed a fare scoppiare ovunque le guerre. Come diceva A. M. Rothschild: “La guerra è la nostra industria più redditizia!”. “

                  Chiesa Viva, N. 363, Luglio-Agosto 2004, Internet

 

“ . . si può affermare che nella storia del XX secolo il solo Stato veramente totalitario sia stato quello organizzato in Germania dal regime nazista, il quale, infatti, con la nazionalizzazione della Reichsbank, restituì allo stato anche la sovranità monetaria. Si può anzi aggiungere che nello stesso anno (il 1937) mentre in Germania avveniva la nazionalizzazione della Banca Centrale, in Unione Sovietica, molto significativamente, si dava luogo alla privatizzazione della Gosbank (l’Istituto di Emissione sovietico), del cui consiglio di amministrazione fu chiamato a far parte anche il multimiliardario ebreo-americano Armand Hammer, amico personale di tutti i segretari del Pcus da Lenin fino al 1989, anno della sua morte”.

 

  1. Tarquini in “La banca, la moneta e l’usura”, citando M. Blondet.

 

“In quegli anni, una gran parte del potere finanziario di Wall Street s’era mobilitata per sostenere il neonato potere sovietico. Il solo Jacob Schiff, padrone della potente banca “Khun e Loeb” e capo della comunità israelitica di New York, tra il 1905 e il 1922 aveva versato ai gruppi rivoluzionari russi venti milioni di dollari. Il direttore dell’importantissima “Federal Reserve Bank”, William Thompson, nel 1917, aveva regalato personalmente un milione di dollari ai bolscevichi, “per aiutarli a diffondere la loro dottrina in Germania”. Il miliardario Joseph Fels, sposato a una Rothschild, aveva donato cinquecentomila sterline. La maggior parte di questi donatori erano ricchi ebrei di origine russa che, memori delle persecuzioni che la loro gente aveva subito sotto lo Zar, miravano a creare, con l’invisibile potenza del denaro, in Russia e dovunque fosse possibile, un potere totalmente laico, egualitario, dove ogni distinzione di razza fosse cancellata. Il banchiere J.P. Warburg lo disse chiaramente nel 1932: “Dobbiamo promuovere un’economia pianificata e socialista, e poi integrarla in un sistema socialista mondiale”.

continua…

 

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Paolo MALEDDU

2016.08.30 – DICHIARAZIONE DI CONSTATAZIONE DELLO STATO DI BELLIGERANZA

Posted by Presidenza on 30 Agosto 2016
Posted in articoli 

Il documento è stato inoltrato in lingua sarda e in lingua inglese

 

TESTATA PRESIDENZA

 

 

 

 

 

 

 

 

2016.08.04 – DECLARATION OF OBSERVATION OF THE STATE OF BELLIGERENCY

2016.08.04 – DECRARADURA DE APPURAMENTU DE ISTÉTTIU DE GHERRA

 

Cagliari, 04 agosto 2016

 

 

SPETT.LE

O.N.U

SECRETARY GENERAL                                                      

Mr Ban Ki-moon

 

O.N.U

 Human Rights Committee

 Petitions Team

Office of the High Commissioner for Human Rights

 

 

OGGETTO: DICHIARAZIONE DI CONSTATAZIONE DELLO STATO DI BELLIGERANZA

 

La popolazione della Nazione Sarda ha vissuto libera e sovrana per tanto tempo ma ha dovuto sottostare alla conquista della propria terra da parte di popoli ben più numerosi, l’ultimo dei quali è lo Stato Italiano.

Il Popolo sardo subisce da parte dello Stato italiano occupante l’imposizione della loro lingua, di usi e costumi estranei alla Gente sarda, la disgregazione delle comunità locali e dei  settori economici tradizionali, costruisce basi e servitù militari di vario tipo, in terra, in mare e in cielo, limitando i trasporti, le attività agricole e la pesca, testando armi di ogni tipo, inquinando il territorio e facendo subire alla popolazione inevitabili danni alla  salute, gestisce con disinvoltura le concessioni per la installazione di attività produttive industriali inquinanti e, per di più, anche di attività estrattive minerarie senza che le aziende beneficiarie dei permessi fornissero tutte le garanzie, pretende rafforzare l’operazione di genocidio del Popolo sardo, utilizzando altre porzioni del suo territorio come sito di stoccaggio per scorie nucleari, nonostante un referendum popolare che ne vieta l’uso.

La Nazione  Sarda è costretta a subire gli attacchi persecutori dello Stato occupante italiano sul territorio della nostra Patria, attacchi che si indirizzano, in modo particolare, a smembrare il già precario sistema economico della Nazione Sarda con atti di forza ingiustificata contro la proprietà individuale e collettiva dei suoi cittadini, l’arroganza fiscale italiana  sta portando la popolazione sarda alla disperazione, mettendo intere famiglie sulla strada, senza avere più la possibilità di lavoro e di un tenore di vita che ne garantisca l’indispensabile necessario.

Il Movimentu de Liberatzioni Natzionali Sardu (MLNS) costituitosi il 31 agosto 2011 al fine di rivendicare la sovranità del Popolo sardo sui suoi territori e portare la Nazione sarda a libere elezioni, in cui i cittadini avranno la possibilità di eleggere democraticamente i propri rappresentanti, ha sempre seguito la via diplomatica, nell’assoluto rispetto per la legalità internazionale e ottemperato alle norme del diritto internazionale, tra l’altro ratificate anche dallo Stato italiano (vedasi legge 881/77 di ratifica dei patti di New York), ma le autorità italiane insistono con l’abusare delle proprie funzioni e attaccano i membri del MLNS con inconsistenti pretesti.

Lo Stato straniero occupante italiano ha sferrato un violento attacco contro il Movimentu de Liberatzioni Natzionali Sardu con il pretesto di un’inchiesta giudiziaria strumentale, calunniosa e creata in modo subdolo al solo fine di poter ipotizzare, l’esistenza di circostanze fantasiose e reati di fatto inesistenti, quali la costituzione di una fantomatica associazione militare, in presunta violazione di una legge italiana del secondo dopoguerra, il decreto legislativo 14 febbraio 1948, n. 43. E’ intervenuta pesantemente in forze e con armamento da guerra contro il MLNS. Con una improvvisa incursione ha sottoposto a perquisizione il Presidente e fondatore del MLNS, più alcuni altri appartenenti al MLNS ed altri cittadini del Popolo Sardo, le loro abitazioni private, i luoghi dei loro posti di lavoro e i loro autoveicoli, sottraendo illegalmente beni ed effetti personali e strumentali di lavoro, terrorizzando le loro famiglie ed i loro conoscenti, e poi li ha sequestrati, segregati e sorvegliati a vista per molte ore, sottoponendoli ad informali interrogatori e a inaudite violenze morali e psicologiche

E’ in atto, da parte dello Stato straniero italiano nei confronti del Popolo sardo e del MLNS, una sistematica e volontaria opera di annientamento per mezzo di una cruenta e smisurata dominazione coloniale e razzista.

Questa opera di annientamento condotta con una serie interminabile e quotidiana di atti di guerra contro la Nazione sarda e contro il MLNS la si può tradurre solo in un vero e proprio STATO DI BELLIGERANZA  che lo Stato italiano, pur non affermandolo ufficialmente, ha dichiarato alla Nazione Sarda.

In base a quanto su esposto il Movimentu de Liberatzioni Natzionali Sardu, in rappresentanza di tutta la Nazione Sarda, prende atto di questa realtà e si dichiara, suo malgrado, parte in conflitto nello  STATO DI BELLIGERANZA  esistente tra lo Stato italiano e la Nazione sarda.

Questa situazione fa si che vengano in essere tutte le Convenzioni di Ginevra ed i successivi Protocolli aggiuntivi dal 1949 ad oggi

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2016.08.16 – La Grande Truffa – 30° parte

Posted by Presidenza on 16 Agosto 2016
Posted in articoli 

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A grande richiesta proponiamo, a puntate, il libro “La Grande Truffa” di Paolo Maleddu, uno di noi, un grande uomo che per il suo coraggio, la sua lealtà e la sua voglia di verità si trova oggi sotto l’attacco duro e sleale dello Stato italiano, uno Stato burattino delle lobbies bancarie internazionali

 

 

 

 

 

Paolo MALEDDU: “Ho scritto questo libro per una incontenibile necessità di condividere con quante più persone possibile un insieme di informazioni nelle quali mi sono imbattuto, e che hanno gradualmente aperto davanti ai miei occhi una visione del tutto nuova della realtà del mondo nel quale viviamo.

Una realtà insospettata, spaventosa, nella quale siamo immersi ma che non riusciamo a vedere, perché confusa dietro una barriera di notizie ed immagini sapientemente filtrate, falsate o anche solamente ignorate. Le notizie che non vengono divulgate sono le più importanti. C’è un mondo reale nel quale gli eventi scorrono così come avvengono, lieti o dolorosi che siano, in un flusso continuo. E uno parallelo, virtuale, creato dalla rappresentazione che i media danno di questa successione di eventi. Noi viviamo nel mondo virtuale che ogni giorno radio, giornali, televisioni e cinema costruiscono per noi. “Educati” sin dai primi anni di scuola ad essere prigionieri di verità ufficiali, ci è poi difficile accettare versioni diverse, scomode, che non rientrano nei nostri orizzonti.”

“Esistono due storie: la storia ufficiale, menzognera, che si insegna “ad usum Delphini”, e la storia segreta, in cui si rinvengono le vere cause degli avvenimenti, una storia vergognosa.”

La Grande Truffa – dalla 1° alla 20°parte                            La Grande Truffa – 21°parte

La Grande Truffa – 22° parte                                              La Grande Truffa – 23° parte

La Grande Truffa – 24° parte                                              La Grande Truffa – 25° parte

La Grande Truffa – 26° parte                                              La Grande Truffa – 27° parte

La Grande Truffa – 28° parte                                              La Grande Truffa – 29° parte

 

 

 

L’emissione monetaria

LA GRANDE TRUFFA

Come gli usurai internazionali si impossessano

di tutta la ricchezza prodotta dalla popolazione mondiale

30° parte

 

 

…………………

Ci vogliamo rendere conto della gravità della situazione?

L’acqua è un diritto, non una merce. Appartiene a tutte le specie viventi sulla terra, non a chi avrà il denaro per comprarla.

L’acqua è uno degli elementi base grazie ai quali si è potuta sviluppare la vita sul nostro pianeta. Noi veniamo dal mare e l’embrione umano si sviluppa nel liquido della placenta delle nostre madri.

Non può essere voluttuario, un bene assolutamente indispensabile al mantenimento della vita.

Ora che anch’essa è stata trasformata in merce, di liberamente fruibile è rimasta soltanto l’aria che respiriamo. L’aria non è commerciabile perché è talmente abbondante che ciascuno di noi ne può usufruire gratuitamente.

Da sola però non garantisce la continuità della vita.

Le regole dettate da un elite dominante  portano ad una interruzione della vita umana: la negazione del diritto alla vita per mancanza non di cibo e acqua, ma di un biglietto di carta colorata che ci fanno credere indispensabile per acquistarli.

L’acqua deve essere dichiarata un diritto di tutte le specie viventi, non può essere una merce.

 La proprietà della moneta, che pure era nostra, già ci è stata sottratta. Ora, in conseguenza del primo furto, siamo costretti a subirne una serie innumerevole di altri di importanza non certo trascurabile, come quello dell’acqua potabile.

Il controllo dell’emissione monetaria permette a banchieri criminali di allungare le mani su tutte le ricchezze del mondo.

Se noi non comprendiamo questi semplici meccanismi, il futuro dei nostri figli si farà veramente difficile.

 

Considerazioni finali

 

Spero che la lettura del libro possa in qualche modo contribuire ad un interessamento di sempre più persone alla materia monetaria. C’è bisogno del contributo di tutti per riappropriarci della moneta, dal momento che è una creazione del popolo che le dà valore accettandola e facendola circolare.

Gli appartiene a titolo originario in virtù della sua qualità di essere sovrano sul proprio territorio nazionale.

In quanto mezzo di scambio, è la linfa vitale per il buon funzionamento dell’economia, processo essenziale per una equa ripartizione della ricchezza prodotta.

Monarchi e politici corrotti, hanno consegnato ai Banchieri la sovranità monetaria, e di conseguenza anche quella popolare, all’insaputa dei popoli, tenuti volutamente ignoranti in materia.

I Banchieri, depositari del monopolio dell’emissione monetaria, creano denaro dal nulla, a costo zero, scambiando carta con la ricchezza prodotta dal lavoro dei popoli.

Emettendo il vuoto simbolo monetario come debito per di più gravato da un interesse inestinguibile.

Il popolo, costretto a riconoscere inconsapevolmente la banca come proprietaria della moneta, viene trasformato da proprietario in debitore della stessa.

Controllando l’erogazione della moneta della quale tutti hanno bisogno, i Banchieri condizionano i principali governi mondiali, vuotandoli di ogni potere decisionale e costringendoli ad accettare norme che permettono loro di creare credito da immettere e ritirare dalla circolazione a proprio piacimento.

Prestando a interi  popoli o singoli individui denaro inesistente, credito creato dal nulla negli schermi dei computer, e ritirandolo una volta che questi soggetti siano abbondantemente indebitati, impediscono loro di vivere una vita serena impoverendoli ed espropriando le proprietà date in garanzia.

È  la creazione ad arte delle crisi economiche, spacciate per naturali e cicliche dai media di proprietà, e della trasformazione della società civile in una grande esattoria dove i politici, camerieri dei banchieri, fungono da esattori di una scandalosa quantità di tributi imposta al popolo.

Con la globalizzazione e l’apertura dei mercati, imposte dagli Usurai per impossessarsi delle principali risorse del pianeta espropriandole alla popolazione mondiale, tutto è vendibile.

Settori fondamentali della vita pubblica come sanità, cultura, istruzione, patrimonio demaniale ed artistico, patrimonio genetico, sementi ed acqua, di per sé invendibili, sono ridotti a semplici merci cedute alle multinazionali della Finanza internazionale.

 

Il lavoro precede il capitale e non dipende da esso. Il capitale è semplicemente il frutto del lavoro, e non potrebbe mai esistere se non fosse prima esistito il lavoro.”

                                                                   Abraham Lincoln

 

Dobbiamo comprendere che il miglioramento delle condizioni di vita dell’intera società mondiale sarà impossibile da raggiungere se non impediremo a Usurai ed economisti prezzolati di mettere come obiettivo primario la retribuzione del capitale piuttosto che il benessere dell’uomo.

Il sistema capitalistico, come pure quello comunista ormai estinto, funziona come un gran parassita che per nutrirsi deve succhiare il sangue ad un organismo il quale, per questo motivo, è destinato a consumarsi e morire.

 Il capitalismo ha quindi necessità di sempre nuova linfa vitale: una vittima dopo l’altra della quale nutrirsi.

L’organismo del quale la Grande Finanza ha bisogno per poter vivere da parassita è il popolo che, consumato ma rinnovato generazione dopo generazione, produce quella ricchezza necessaria a retribuire il capitale, trasformando e consumando le risorse naturali. Ma:

“I bisogni reali dell’uomo raggiungono un punto di saturazione naturale, dopo il quale – per quante suggestioni e trucchi metta in scena la pubblicità – è difficile convincere il consumatore a consumare di più. Così, il sistema bancario alimenta di capitali soprattutto settori dove la saturazione può essere rimandata all’infinito o con suggestioni psicologiche (la moda, le auto ultimo modello, i superflui gadget elettronici che non potete fare a meno di avere se volete apparire all’altezza: in una parola, la società dello spettacolo che vi vende illusioni), o con manovre politiche. È questo il caso, tragico, dell’industria dell’armamento. L’arsenale di armi di uno Stato non basterà mai, finchè sarà possibile far credere ai politici che il nemico si sta armando ancora di più.  Per decenni, il gioco è riuscito ingigantendo la minaccia del nemico sovietico; oggi, il gioco continua con un nemico ancora più fantastico, il terrorismo globale. La guerra globale al terrorismo proclamata dall’amministrazione Bush jr. è la grande, estrema invenzione per stimolare l’economia usuraria e retribuire sempre più il capitale. Mentre nei settori civili il capitale investito non può lucrare più del 5%, nel settore militare non sono rari ritorni del 50 per cento: specie se è in corso una guerra globale e senza fine.

 Ma la vera grande invenzione per retribuire il capitale a danno di tutti, è la speculazione finanziaria. Il gioco della Borsa, continuamente alimentato da nuovi strumenti finanziari creativi. Questo gioco, proprio perché non soddisfa alcun bisogno naturale, ma suscita una fame insaziabile di arricchimento, può essere condotto realmente senza fine. I fondi e le società  d’investimento propongono tassi elevati per attrarre i capitali dei risparmiatori; qui comincia tutta la giostra. Segue, periodica e ineluttabile, una bolla finanziaria, che in sé favorisce ulteriore eccessiva retribuzione del capitale.

Per un po’, gli incauti risparmiatori si sentono ricchi, e vogliono essere più ricchi. I loro consulenti, fondi e banche li allettano con frutti sempre maggiori  che in qualche modo, e per qualche tempo, devono anche poter esibire.

Bisogna ripetere ancora una volta che tutta la crescita in campo finanziario è falsa.  La finanza non produce ricchezza: chi guadagna con essa, lo fa a spese di qualcun altro, che s’impoverisce. In realtà, ricchezze incredibili vengono distrutte dalla Borsa e dalla speculazione. Peggio: la bolla finanziaria ha bisogno di sempre nuovi incauti entranti, li risucchia perché è a loro spese che si gonfia e i pochi s’arricchiscono.”

                                    Maurizio Blondet, “Schiavi delle banche”

 È nostro dovere sforzarci di capire e diffondere la comprensione della funzione del denaro all’interno della collettività, specialmente tra i giovani, per iniziare a dissolvere quella ignoranza costruita con una educazione virtuale. Per poterci opporre con possibilità di successo all’ideologia imposta dall’elite dominante che, attraverso una vastissima rete di migliaia di “think tanks” (serbatoi di pensiero) e altre organizzazioni complementari che letteralmente pianificano e controllano incessantemente la geopolitica planetaria, continua a spingere verso organizzazioni sociali dove l’uomo-massa viene totalmente emarginato.

Tra questi numerosi centri di elaborazione di potere, finanziati dalla Grande Usura, i più importanti sono il “Bilderberg”, la “Trilateral Commission”, ed il “Council for Foreign Relations”. Quest’ultimo, fondato nel 1919, ha pesantemente condizionato, controllato od organizzato tutti i maggiori eventi degli ultimi 90 anni in ogni angolo della terra.

Questa sorta di “club di gentlemen” riuniscono capi di stato, banchieri, monarchi, economisti, direttori di giornali e televisioni, amministratori di grandi multinazionali, speculatori internazionali ed ogni genere di personaggi influenti, in località sempre diverse del pianeta, sufficientemente appartate dagli occhi indiscreti dei cittadini, per decidere le linee guida delle politiche mondiali.

Decidono chi saranno i capi di stato, come organizzare la società degli uomini, dove far scoppiare una crisi o una guerra, quali popoli dovranno soffrire o morire di fame.

Rendendo tutti i partecipanti corresponsabili di sofferenze e privazioni inflitte all’intera popolazione planetaria.

Un elite selezionata di persone che rappresentano i maggiori gruppi di potere economico/finanziario, dettano ai politici le regole da seguire nelle scelte politiche mondiali.

 

In uno dei primi rapporti a metà degli anni ’70 intitolato “La crisi della democrazia“, la Commissione Trilaterale affermava che il problema politico più importante negli Stati Uniti fosse  rappresentato da un “eccesso di democrazia”.

Avete capito bene, troppa democrazia infastidisce i manovratori.

Per questo motivo, mentre continuano ad abbattere tutte le barriere e le leggi promulgate da fastidiosi governi nazionali che rallentano la libera circolazione dei loro capitali e delle merci, riempiono la vita di noi cittadini di migliaia di regole e paletti che limitano le nostre libertà civili.

 

Gli Usurai possono spostare  centinaia di milioni di euro o dollari alla ricerca di fruttuose speculazioni in giro per il mondo, gentile omaggio della globalizzazione da loro imposta, mentre ai cittadini viene impedito di spostare poche migliaia di euro con la scusa della lotta all’evasione.

Con grande enfasi sugli schermi tv, per meglio ingannare una massa perennemente sintonizzata, si presentano evasione fiscale e stipendi della casta come principali responsabili dello sfacelo generale.

Non che non siano importanti, ma costituiscono solo un arma di distrazione di massa per distogliere l’attenzione dalla causa principale, la moneta di proprietà privata emessa come debito.

Si dà una facilmente condivisibile valvola di sfogo alla montante rabbia popolare, troppo pericolosa se repressa, per deviarla verso bersagli secondari.

Ci tengono in pugno con una infinità di norme e balzelli, ingerenze continue nella nostra vita privata, che sfociano in una conflittualità permanente all’interno di una società esasperata e appositamente divisa in mille fazioni in guerra tra loro.

Così succede che a livello nazionale continuiamo ad essere divisi in opposti schieramenti in appoggio a governi di destra e sinistra, che ormai possono solamente decidere su questioni tanto determinanti come i colori da dare alle panchine del parco pubblico, visto che le regole importanti vengono dettate dall’alto.

Una produzione abnorme di leggi che non risolvono niente, dal momento che la soluzione del problema principale, la proprietà del denaro, è accuratamente evitata di essere presa in esame, esasperano quotidianamente lo stato d’animo di noi sudditi.

Le comunità locali vengono lacerate da conflitti tra cittadini che rappresentano le istituzioni e che si sentono investiti del sacro compito di far rispettare le regole che arrivano chissà da dove, e altri che percepiscono quelle norme come veri e propri abusi e vessazioni, e devono subirle.

Divide et impera.

 

Così succede che un figlio del popolo con la divisa da vigile urbano o poliziotto deve infliggere delle sanzioni pecuniarie spropositate a suoi compaesani per “far rispettare la legge” e per procurare per i comuni quei soldi che non possono più arrivare dal governo perché impegnati a pagare gli interessi sul debito pubblico.

Si va dal ritiro del libretto di circolazione e dal sequestro dell’auto perché non ci siamo ricordati della revisione biennale, con l’aggiunta di una sanzione astronomica, al terrore di bere un aperitivo con gli amici ed incappare in un controllo alcolemico che potrebbe sfociare in un ritiro della patente di guida con le ripercussioni che ciò comporta nella vita lavorativa e privata di ciascuno di noi.

Se il telegiornale ha di proposito appena presentato un servizio su una strage del sabato sera con il conducente ubriaco, chi ha il coraggio di non essere d’accordo subito dopo con le restrizioni?

Vorresti poter obiettare che è giusto punire i colpevoli, anche se sarebbe bene indagare, alla luce di tutto ciò che abbiamo letto sino ad ora, sulle cause all’origine dell’alienazione, emarginazione, infelicità dei giovani che trovano rifugio in bevande alcoliche e droga alle quali viene facilitato l’accesso.

Chi si vuol penalizzare in realtà, il singolo individuo o l’insieme della popolazione che non ha commesso il reato e che era a casa a dormire?

Si vuole limitare la velocità, continuando a sfornare bolidi da 200 chilometri all’ora, invece di confinarli dentro i circuiti delle corse automobilistiche.

Perché continuare con ipocrite campagne televisive pagate dal contribuente contro le mine antiuomo in assenza di autorità e volontà di impedire alle multinazionali degli usurai di fabbricarle e venderle?

Forse per poter finanziare l’immancabile ONG dei padroni?

Perché  far finta di combattere la fame con elemosine ed ipocrite campagne di “aiuti internazionali” invece di permettere alla popolazione mondiale l’accesso al cibo consegnando ciò che già le appartiene, il mezzo di scambio?

 

 

Non è il caso di dilungarsi in esempi di situazioni esasperanti che tutti siamo costretti a subire quotidianamente nei rapporti con banche, poste, società elettriche e di telefonia, amministrazioni comunali, forze dell’ordine, etc. etc.

Quel che è utile far rilevare però, è il fatto che questi piccoli grandi contrattempi quotidiani, erroneamente considerati banali, incidono profondamente sull’equilibrio psico-fisico personale di tutti noi, costringendoci la sera a rientrare a casa distrutti e rifugiarci dietro il telecomando di un televisore che ci rifila in dosi massicce insulsi programmi di intrattenimento. Per seguire i quali, il cervello non ha neanche bisogno di attivarsi, iniziando così il cammino verso uno stato di coma profondo, una completa atrofia per mancato utilizzo.

Proprio ciò che vogliono i manovratori.

Non lasciarci forze e tempo per pensare, potremmo risvegliarci improvvisamente e renderci conto che questa non è una vita da uomini liberi.

 

Attraverso il controllo dei governi, si è già di fatto trasferita la sovranità dei popoli ad entità sopranazionali guidate da banchieri, di cui l’Unione Europea rappresenta solo la fase iniziale.

Sempre più lontani dal controllo popolare perché non eletti e coperti da ogni genere di immunità che li rendono non responsabili delle loro azioni, i Grandi Manovratori  stanno costruendo un mondo globale con un Governo Mondiale non eletto, una moneta unica virtuale, senza contanti, ed un esercito planetario per mantenere la “pax romana”.

Siamo nel bel mezzo di una grande lotta di classe tra una ricchissima oligarchia e noi massa senza volto, della quale solo ultimamente, a causa di continue nuove disposizioni ormai così palesemente anti-popolari, stiamo forse iniziando finalmente a renderci conto.

Ciò che dobbiamo fare è portare al più presto alla luce l’esistenza dell’enorme truffa che si compie tutti i giorni a nostro danno, divulgarla in maniera quanto più semplice possibile specialmente tra i giovani, in modo da poter esporre pubblicamente la classe politica di fronte alle proprie criminali responsabilità.

Un popolo consapevole è praticamente impossibile da sottomettere.

 

La proprietà popolare della moneta significa emissione del denaro dello stato non come debito, ma come pagamenti delle infrastrutture necessarie a rendere più vivibile il pianeta senza distruggerlo.

Significa eliminazione totale delle imposte dirette perché accantonate alla fonte dallo stato al momento dell’emissione, con conseguente eliminazione totale dell’enorme apparato repressivo messo in piedi per l’esproprio dei beni della collettività.

Vuol dire prestito di denaro dello Stato senza interesse alla popolazione, con mezzi e modalità facilmente identificabili.

Significa un giusto sostegno finanziario garantito a tutti per coprire le necessità primarie di ogni essere umano.

In estrema sintesi, una illimitata disponibilità di denaro per il benessere delle popolazioni.

Tutto ciò non è un sogno, ma è qualcosa di assolutamente realizzabile, come hanno ammesso gli stessi Usurai.

Ricordate l’articolo dei banchieri apparso su un loro giornale, il London Times nel 1862, del quale abbiamo fatto cenno nel capitolo dedicato alla Federal Reserve americana?

Leggete con attenzione:

 

..il governo fornirà il suo denaro senza alcun costo. Ripagherà i suoi debiti e rimarrà senza debito. Avrà tutto il denaro necessario per mandare avanti il suo commercio. Diventerà prospero come non mai nella storia del mondo.”

 

Lo dicono gli stessi Usurai, cos’altro serve a convincerci?

Mettiamo fine alla più grande truffa di tutti i tempi.

continua………..

 

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Paolo MALEDDU

 

La repressione ha oramai raggiunto punti estremi e impossibili da sopportare. Fino a quando la popolazione riuscirà a sopportare questo stato di cose ? Possibile che non esista più un briciolo di dignità’ che ci spinga a ribellarci ? A che punto bisognerà arrivare affinchè le persone sarde che continuano ad affermare “sono fiero di essere anche italiano” capiscano l’immensità della loro dabbenaggine ?

 

Sei anni di carcere per i cittadini, i blogger e le testate che pubblichino anche una sola informazione in grado di violare i dati personali o di ledere l’onore e la reputazione di qualsiasi soggetto, con confisca del telefono, del computer e rimozione del contenuto obbligatoria. È questa la novità di agosto (in realtà del 27 luglio) della proposta di legge C 3139 (prima firmataria la senatrice Dem Elena Ferrara) che, con l’accordo di tutte le forze politiche, eccetto alcuni parlamentari di opposizione che ne hanno contestato l’applicazione, verrà votato dalla Camera a partire dal 12 settembre prossimo. La norma che dovrebbe occuparsi di cyberbullismo, quindi teoricamente di tutela del minore, transitando alla Camera, con i relatori Dem Micaela Campana e Paolo Beni è divenuta, con i profondi ritocchi dei relatori e della Commissione riunite Giustizia e Affari sociali, una vera e propria norma ammazza-web, che riguarda anche e soprattutto ogni maggiorenne che si affaccia alla rete Internet.

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La senatrice Pd Elena Ferrara

 

 

E sì, perché diversamente dalla disposizione originaria approvata anche dal Senato, che era incentrata principalmente sulla tutela del minore, il testo uscito il 27 luglio,  è stato completamente stravolto, divenendo una norma repressiva sul web a tutti gli effetti. Le Commissioni hanno approvato diversi emendamenti tra i quali questo testo: “2-bis. Ai fini della presente legge, con il termine ‘cyberbullismo’ si intende qualunque comportamento o atto, anche non reiterato, rientrante fra quelli indicati al comma 2 e perpetrato attraverso l’utilizzo della rete telefonica, della rete internet, della messaggistica istantanea, di social network o altre piattaforme telematiche. Per cyberbullismo si intendono, inoltre, la realizzazione, la pubblicazione e la diffusione on line attraverso la rete internet, chat-room, blog o forum, di immagini, registrazioni audio o video o altri contenuti multimediali effettuate allo scopo di offendere l’onore, il decoro e la reputazione di una o più vittime, nonché il furto di identità e la sostituzione di persona operate mediante mezzi informatici e rete telematica al fine di acquisire e manipolare dati personali, nonché pubblicare informazioni lesive dell’onore, del decoro e della reputazione della vittima”.

Nel testo e nelle altre disposizioni scompaiono i riferimenti ai minori al fine di delimitare l’ambito di applicazione della norma. In base a questa questa, qualsiasi attività, anche isolata (e quindi effettuata anche una sola volta), compiuta dai cittadini anche maggiorenni sul web conferisce la possibilità a chiunque (altra innovazione portata dalla Camera) di ordinare la cancellazione di contenuti, salva la possibilità che questa attività venga ordinata dal garante privacy. E chi non si adegua? Rimozione e oscuramento dei contenuti e sanzione sino a 6 anni di carcere. In pratica le attività di critica sui social network, attraverso blog o testate telematiche, farà scattare la possibilità di richiedere la rimozione del contenuto, dell’articolo, del messaggio, di qualsiasi cosa insomma sia presente sul web, con la possibilità di far bloccare il contenuto anche rivolgendosi al garante privacy.

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L’avvocato Fulvio Sarzana

 

 

Un blog scomodo, una commento troppo colorito sul forum, una conversazione un po’ ardita tra maggiorenni su Whatsapp, qualsiasi pubblicazione di dati a opera di maggiorenni, qualsiasi notizia data su un blog o su una testata, e che riguardano maggiorenni, ricadranno in quella definizione e saranno oggetto di possibile rimozione. Da Facebook a Whatsapp ai blog tutto viene inserito nella furia iconoclasta del legislatore pronto a punire le attività peccaminose dei maggiorenni sul web. Con buona pace del cyberbullismo sui minori che è divenuto un elemento del tutto residuale della norma. Un bavaglio in piena regola. Per essere sicuri che chiunque potesse essere assoggettato a sanzione i relatori personalmente hanno pensato bene di far approvare una nuova norma (l’articolo 6 bis della proposta) che prevede per tutti i cittadini la possibilità di essere sanzionati con un reato che prevede il carcere fino a 6 anni, e – si badi bene – la confisca di tutto quanto sarebbe servito per commettere il reato.

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Donatella Agostinelli, 5 Stelle

 

 

A opporsi a questa deriva sono stati solo un drappello di parlamentari del Movimento 5 Stelle, Baroni, Lorefice e Agostinelli, che si sono battuti duramente per il ritorno allo spirito originario della norma, ovvero alla tutela attraverso azioni di sostegno e di reazione rapida a beneficio dei minori. Senza però ottenere risultati a quanto pare, dal momento che a partire dal 12 settembre la Camera potrebbe varare definitivamente il testo uscito dalle Commissioni. C’è tempo fino all’8 settembre per emendamenti. Con la speranza che settembre non porti con sé, insieme al fresco, anche la prima norma liberticida per il web del 2016.

tratto da: (clicca qui)