Un articolo dello storico Eric Zuesse, pubblicato da Zero Hedge, illustra alcuni sviluppi inquietanti del TTIP. Anche se molto viene tenuto segreto —con modalità che non hanno nulla a che fare con la democrazia— ciò che trapela indica che alcune condizioni del TTIP entreranno in vigore ancora prima che l’accordo sia formalmente (e comunque segretamente) concluso. Zuesse definisce tutto ciò nel modo opportuno: fascismo internazionale.
di Eric Zuesse, 20 ottobre 2015

 

Pubblicazione1

 

I termini del TPP, il trattato sul “commercio” proposto da Obama alle nazioni asiatiche, non saranno resi pubblici fino a che il trattato non sarà in vigore da almeno quattro anni. I termini del TISA (accordo sul commercio dei servizi), proposto da Obama a 52 nazioni, non saranno resi pubblici fino a che il trattato non sarà in vigore da almeno cinque anni. Il TTIP, il trattato proposto da Obama ai paesi europei, è stato tenuto nascosto così bene che non si sa nemmeno per quanti anni dovrà essere tenuto nascosto all’opinione pubblica. Buongiorno, fascismo internazionale! — tutto fatto in segreto, fino al punto in cui è troppo tardi perché l’opinione pubblica possa reagire.

In Europa si sta andando proprio di corsa, per scongiurare che venga meno la segretezza, e il trattato non riesca quindi a passare. L’Unione Europea sta già segretamente imponendo le disposizioni stabilite dal (segreto) Trattato Transatlantico sul Commercio e gli Investimenti (TTIP), ancora prima che venga firmato, e perfino prima che sia formalmente approvato da qualsiasi nazione. Ciò è stato rivelato lo scorso fine settimana in due circostanze:

La sera del 17 ottobre Phillip Inman, che gestisce la versione online del Guardian, ha intitolato (in un articolo che il Guardian non ha voluto pubblicare sulla versione cartacea) “La prospettiva del TTIP sta già minando gli standard alimentari UE, dicono gli attivisti“, e ha riportato che:

Nick Dearden, direttore del gruppo anti-povertà “Global Justice Now”, dice che il consulente capo per il trattato, Damien Levie, ha fatto trapelare che il trattato sul libero commercio implica la riduzione degli standard minimi concordati in UE.
Dearden riporta che secondo il resoconto della newsletter [disponibile agli iscritti] del Washington Trade Daily, Levie ad una conferenza tenuta presso il gruppo “US free market” al Cato Institute (che è di proprietà dei fratelli Koch, investitori miliardari del petrolio e anti-regolamentazioni) ha affermato che le sementi geneticamente modificate e le carni bovine trattate chimicamente potranno essere commercializzate in UE già prima della conclusione del trattato.
Secondo il report, Levie avrebbe detto ai paesi membri dell’UE che “sono state aumentate le revisioni e approvati nuovi organismi geneticamente modificati per un totale di cinque prodotti fino ad ora”.
Levie … ha detto alla conferenza del Cato Institute che entrambe le parti vogliono raggiungere un accordo economiconientemeno che completo. Ha ammesso che l’accordo potrebbe naufragare per la resistenza degli USA ad includere i servizi finanziari nel trattato, e per la riluttanza di Washington ad aprire gli appalti locali e nazionali alle offerte delle imprese europee.

In precedenza, le informazioni che venivano rese pubbliche tramite wikileaks avevano chiarito che nelle trattative sul TTIP erano gli USA il paese più aggressivo che spinge affinché le imprese multinazionali possano modellare le leggi dei singoli paesi — e questa è anche la posizione dei fratelli Koch.

Il 18 ottobre Lauren McCauley nel Common Dreams ha intitolato “Il TTIP sta già ‘Riscrivendo le regole’ degli standard europei per il cibo, rivela un nuovo report“, e afferma che un’organizzazione britannica progressista, Global Justice Now, ha pubblicato unostudio il 18 ottobre nel quale si nota che:

I funzionari USA sono riusciti a usare la prospettiva del TTIP per forzare l’UE all’abbandono del piano di bandire 31 pesticidi pericolosi dai generi alimentari, pesticidi che sono stati dimostrati essere causa di cancro e infertilità.

Un destino simile ha colpito le regolamentazioni sul trattamento della carne con acido lattico. Questo tipo di trattamento era stato proibito in Europa per la paura che venisse usato per nascondere pratiche di cattiva igiene. Il divieto è poi stato abrogato dai parlamentari europei della Commissione per la salute pubblica e la sicurezza alimentare, dopo che la Commissione Europea ha suggerito che le trattative sul TTIP sarebbero state a rischio se il divieto non fosse stato tolto.

Sul cambiamento climatico, il Direttivo europeo sulla qualità dei carburanti, che era determinato a vietare il petrolio canadese ottenuto da sabbie bituminose (il peggiore petrolio del mondo dal punto di vista degli effetti sul clima globale) si è arreso di fronte alle forti pressioni lobbistiche americane e canadesi sia sul TTIP che sull’accordo CETA (tra UE e Canada).

Come ho riportato il 2 febbraio del 2014:

La conduttura Keystone XL non contribuirà alla produzione di energia in USA, ma all’espotazione del peggiore petrolio dal punto di vista ambientale, verso Canada, Europa e Sud America. Trasporterà il petrolio delle sabbie bituminose della regione dell’Alberta (Canada) —metà del cui petrolio è di proprietà dei Koch— a sud verso le raffinerie dei Koch nella costa del golfo texano, per essere poi imbarcato soprattutto verso l’Europa.

Il presidente Obama sta perciò cercando di portare l’Europa ad un maggiore relax sugli standard contro il riscaldamento globale, al fine di farle importare il petrolio statunitense, che è assolutamente il peggiore del mondo dal punto di vista ambientale.

Inoltre, “al momento, la maggior parte del petrolio proveniente dalle sabbie bituminose del Canada viene esportato solo verso gli Stati Uniti centrali, a causa della mancanza di infrastrutture di trasporto”. Questo fatto (la mancanza di “infrastrutture” di trasporto per spostare il petrolio verso i mercati internazionali) causa l’abbassamento non solo del prezzo che i Koch riescono a ottenere per il loro petrolio (dato che non può essere venduto internazionalmente), ma limita anche fortemente la quantità totale del petrolio che riescono a vendere (indipendentemente dal prezzo), perché il mercato locale degli Stati Uniti centrali è ridotto. Il Keystone XL, pertanto, aumenterebbe enormemente le vendite annuali di petrolio estratto dalle sabbie.

Oltretutto, se questo lurido petrolio non viene venduto rapidamente, non verrà venduto affatto, ed ecco perché, secondo quanto spiegato da nientemeno che l’Oil & Gas Sector Analyst alla maggiore banca mondiale (in termini di asset):

Dice, “Tra il 60 e l’80% delle attuali riserve di carburante fossile presenti sul mercato globale non possono essere consumate, se dobbiamo limitare l’aumento delle temperature globali a due gradi Celsius”, e questa è l’aumento della temperatura criticosecondo il 97% dei climatologi come punto di non ritorno verso un cambiamento climatico da evitare, se non si vuole una distruzione della biosfera del pianeta così come l’abbiamo sempre conosciuta.

Pertanto, il presidente USA Obama ha spinto aggressivamente affinché il petrolio da sabbie bituminose canadesi, posseduto in gran parte dai Koch, venisse ammesso all’interno del mercato europeo, al fine che una parte delle loro riserve di petrolio — ma anche di quelle di Exxon, ecc. — venissero vendute, prima che sia troppo tardi.

I frateli Koch sono considerati in genere i maggiori finanziatori del Partito Repubblicano negli USA. Il 5 gennaio 2012, il Washington Post intitolava “Coalizione politica sostenuta dai Koch, fatta per tutelare i donatori, ha raccolto 400 milioni di dollari nel 2012“, e Matea Gold ha riportato che “le risorse e l’ampiezza di questa organizzazione la rende qualcosa di singolare nella politica americana” e che “i suoi finanziatori restano ampiamente ignoti”. Tuttavia, un membro autodichiarato,

Jack Schuler, un imprenditore dell’assistenza sanitaria, è stato a uno degli incontri dei finanziatori dei Koch, a Beaver Creek, Colorado, molti anni fa, e ha contribuito con la somma di 100.000 dollari all’anno al loro sforzo. “Si presentano come dei tizi che stanno mettendo privatamente un sacco di soldi in questo progetto”, ha detto Schuler. “Hanno una parlata morbida, non urlano e non strepitano. Offrono una guida e uno staff — senza una tale struttura dietro, io non ce la farei da solo”.

Una gran parte dei 400 milioni di dollari sono andati alla campagna di Mitt Romney contro Barack Obama. Obama stesso sosteneva i Koch finanziariamente, eppure loro gli preferivano il candidato repubblicano.

I Koch hanno quindi già incassato il successo di Obama nel battere gli standard UE sulla qualità dei carburanti, perfino nel caso in cui il TTIP dovesse essere rifiutato. L’UE lo ha fatto senza nemmeno bisogno di intraprendere tutta la strada percorsa per mettere in atto il TTIP.

NOTA: Il titolo di questo articolo dice “A Dispetto della Schiacciante Contrarietà dell’Opinione Pubblica”, ma gli stessi sondaggi disponibili sul tema di questi accordi segreti sono manipolati. All’inizio i sondaggi chiedevano se le persone approvavano il “libero commercio”, o altre bizzarrie simili, e ovviamente i rispondenti dicevano di sì. Poi i sondaggi si sono semplicemente fermati, con l’idea che i trattati sul “commercio” siano popolari. Ma le enormi manifestazioni pubbliche, e tutto il resto, che da allora si scagliano contro questi trattati, hanno reso sempre più chiaro che, nella misura in cui l’opinione pubblica conosce effettivamente i trattati sul “commercio” proposti da Obama (specialmente in Europa, che non è così corrotta come gli USA, e dunque meno cittadini sono totalmente all’oscuro), essa si oppone fortemente, e potrebbe perfino rivoltarsi violentemente se questo fosse l’unico modo per impedire che il trattato venga approvato. Notizie come quelle che state leggendo sono state inviate a tutti gli organi di informazione occidentali, ma sono ben pochi quelli che le pubblicano. I più importanti gestori degli organi di informazione hanno partecipato direttamente ale commissioni che definivano questi trattati, e presumibilmente non sono molto contenti se i loro manoscritti vengono divulgati al pubblico in tempo perché questo possa impedire che entrino in vigore.

tratto da: (clicca qui)

 

2015.10.20 – CLAMOROSO! L’ESERCITO ASSALTA LA FED!

Posted by Presidenza on 20 Ottobre 2015
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Notizia in attesa di conferma….

 

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La cricca Khazariana è in fuga
dopo che i militari USA hanno rilevato la Federal Reserve Board

 

di Benjamin Fulford

 

L’esercito americano, sotto la nuova leadership del Comandante in capo dello Stato Maggiore generale dei Marines Joseph Dunford (subentrante al dimissionario Dempsey; ndt), è intervenuto con le armi in pugno per liberare il popolo degli Stati Uniti e il mondo.

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Il generale Joseph Dunford – Nato a Boston nel 1955

 

 

 

Sotto il suo comando, i militari statunitensi hanno rimosso la fonte principale della mafia khazariana al potere, la Federal Reserve Board.

A conferma di ciò, andate a visitare la home page del consiglio di amministrazione della Federal Reserve, che non è più http://www.federalreserve.org, ma corrisponde ora a http://www.federalreserve.gov/ – vale a dire governativa.

I cinesi, in linea con questa mossa, annunciano il proprio metodo alternativo dei pagamenti internazionali SWIFT controllato dai khazariani.

Ciò significa che la loro presa di potere sul sistema del dollaro americano, al di fuori degli Stati Uniti, è avvenuta come previsto. L’implosione delle grandi banche mafiose khazariane è adesso solo una questione di tempo.

Inoltre, ci sono stati enormi movimenti militari in Medio Oriente miranti a rimuovere il governo khazariano Nazi-sionista di Benyamin Netanyahu in Israele, secondo fonti del Pentagono e della Russia.

Per facilitare l’epurazione di Putin dagli adoratori di Satana nazi-sionisti dal Medio Oriente, lo stesso Pentagono ha ritirato tutte le sue portaerei dal Golfo Persico.

http://www.presstv.ir/Detail/2015/10/10/432800/US-warship-Persian-Gulf

Il regime canaglia di Netanyahu ha solo aggiunto benzina sul fuoco la scorsa settimana, simulando un raid aereo statunitense contro le forze del governo siriano ad Aleppo, secondo altre fonti del Pentagono.

I russi non sono stati ingannati da questa manovra e hanno risposto con l’invio di missili e aerei da combattimento attraverso i cieli iraniani (con l’ovvio permesso dell’Iran) per attaccare bersagli multipli in Medio Oriente, uccidendo centinaia di soldati israeliani, sauditi e turchi che operano contro il diritto internazionale in Siria e in Iraq; hanno ancora detto fonti del Pentagono.

Il vero messaggio, naturalmente, è che l’esercito americano sia stato pronto a farsi da parte e a permettere ai russi di ripulire la babele in Medio Oriente.

Temendo per la sua vita e quella del suo regime, il re Salman dell’Arabia Saudita si è fatto ricoverare in ospedale rivendicando il grave morbo di Alzheimer mentre suo figlio, il vero potere, Ministro della Difesa e principe ereditario, è volato in Russia, dove, secondo il Pentagono e informazioni russe ha offerto la resa del suo regime.

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Il Principe Mohammed bin Salman

 

 

 

Per addolcire la pillola, Salman ha offerto di rimborsare il pagamento effettuato dal Cremlino per le due Mistral francesi portaelicotteri, che l’Egitto ora sta acquistando, dopo che la Francia è stata costretta ad annullarne la consegna alla Russia.

I sovietici hanno convenuto con i sauditi che una sorta di “soluzione politica” fosse necessaria, compresa la fine del falso califfato terrorista ISIS.

Tuttavia, insieme ai cinesi, ai russi e agli iraniani, supportare le forze yemenite, impadronendosi dei campi petroliferi-chiave dei sauditi, evidenzia sempre più come questa “soluzione politica” consista nell’abdicazione di quell’odiosa famiglia pseudo-musulmana, e nella sua cessione dal controllo delle terre sante locali in cambio della propria vita.

Forse una pensione confortevole in Costa Azzurra potrebbe essere organizzata… Sarebbe senza dubbio preferibile alla decapitazione che molti di loro meritano e che certuni sicuramente avranno.

L’altro autocrate medio-orientale che si trova in un profondo stato di paura è il presidente turco Erdogan. Il Pentagono sta ritirando tutte le sue forze e le difese anti-missile dalla Turchia come parte del suo disimpegno generale nella regione.

Le uniche cose che mantiene, e che continueranno ad arrivare, sono le forniture regolari di benzina per i loro motori militari ad alto consumo.

Erdogan è stato sorpreso a bombardare i curdi nel suo paese, a rubare infrastrutture industriali alla Siria, ad operare con Israele e, in generale, ad essere un fautore di agitazioni antisociali.

Come conseguenza, gli oleodotti Rothschild che veicolano petrolio siriano ed iracheno rubato attraverso la Turchia vengono deviati dai russi e dai curdi.

Il blocco del flusso monetario medio orientale dovuto all’oro nero sta per essere l’ultimo chiodo nella bara per le molte mega-banche criminali che sono sopravvissute grazie ai petrodollari.

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Questo è uno dei motivi principali per cui il FMI, l’ONU, la BRI, la Citibank, la Banca d’Inghilterra ed altri sono stati premonitori di una crisi finanziaria incombente.

La testa della piovra finanziaria Nazi-sionista viene adesso tagliata e ben presto i vari tentacoli si fermeranno dallo strangolare le loro vittime predestinate.

Con l’imminente rimozione dal potere dei suoi sponsor europei ed americani, il destino del regime Nazi-sionista di Netanyahu in Israele viene anch’esso ora praticamente sigillato.

Egli è stato costretto ad annullare la prevista visita in Germania perché la cancelliera Angela Merkel ed il governo tedesco gli hanno riferito di non avere più nessuna intenzione di fornirgli alcun tipo di sommergibile.

Il ricatto contro le case automobilistiche tedesche, come la Volkswagen, la Mercedes-Benz, ecc. ‒ per mezzo dello “scandalo delle emissioni” truccate ‒ è servito solo a rafforzare la determinazione teutonica a lavorare con i russi contro i loro aguzzini khazariani.

Il flusso di milioni di “rifugiati siriani”, molti dei quali addestrati come agenti sabotatori e non provenienti dalla Siria, ha allarmato numerosi tedeschi sensibili.

La Germania si prepara, se necessario, a ristampare i marchi e a migliorare i suoi rapporti con il governo cristiano di Putin in Russia.

Anche i francesi hanno gettato la spugna e non stanno più cooperando con la mafia khazariana, secondo l’Intelligence britannica MI5.

I cugini d’oltralpe hanno detto agli inglesi che sta attuandosi l’integrazione della UE con la Russia e nel caso essi risultassero contrari, dovrebbero abbandonare il progetto europeo, hanno riferito le fonti.

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In Estremo Oriente, nel frattempo, alcuni grandi cambiamenti stanno inoltre cominciando ad essere visti. La Cina e la Corea del Nord hanno messo una toppa alle loro divergenze.

L’annuncio da parte dei nord-coreani che avevano missili balistici nucleari inter-continentali in grado di colpire gli Stati Uniti e l’Europa era un segno che il Giappone e la penisola coreana non erano più soggetti al ricatto atomico dei Khazariani e al calo della loro collezione di governi schiavi; hanno riferito fonti nord-coreane e cinesi.

La CIA ha mandato un avvertimento alla Società del Drago Bianco che i Khazariani stavano cercando di provocare uno scandalo sulle emissioni di gas (simile a quello tedesco, ed altri ancora) a carico delle società giapponesi come la Mitsubishi, l’Honda, la Toyota, la Mazda ecc.

Questo, con lo scopo di costringere gli industriali nipponici a continuare la loro sottomissione. Ma qualsiasi tentativo fallirà perché il regime schiavo di Abe sta perdendo il sostegno dopo aver forzato l’accordo della Trans Pacific Partnership (TPP) tra la sua gente e l’industria.

Sebbene la TPP sia in gran parte il risultato di una complicata negoziazione tecnocratica e non avrà altro che un effetto minimo sull’economia reale, il fatto che sia avvenuto in segreto e abbia dato di nascosto dei poteri a selezionati tribunali corporativi sopra il governo giapponese, ha fatto arrabbiare i nazionalisti, qui.

In ogni caso, anche se il governo servile di Abe si aggrappasse al dominio, un’offensiva contro i suoi restanti padroni negli USA è ormai a buon punto. E sebbene la questione sia andata in stampa, i burattinai di Abe hanno contattato il WDS (Società del Drago Bianco; ndt) per negoziare un accordo di pace.

Nel frattempo, Papa Francesco dovrebbe presentarsi in Messico dove, pare, prenderà in cosiderazione l’annuncio di una guerra santa contro la mafia Khazariana ancora aggrappata al potere negli Stati Uniti e in alcuni paesi dell’America Latina, dicono fonti massoniche della P2.

L’ex presidente degli Stati Uniti, e a lungo termine Fuhrer Nazi-sionista, George Bush Senior ha mostrato la sua paura recentemente quando gli è stata posta una domanda sul segreto continuato del governo statunitense sugli UFO.

Bush ha risposto che “gli americani non possono trattare la verità”, prima che l’interrogatorio fosse fermato dagli organizzatori della campagna presidenziale per l’altro suo figlio Jeb.

http://worldnewsdailyreport.com/george-bush-senior-on-ufos-americans-cant-handle-the-truth/

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George Bush Senior

 

 

Di quali verità non può parlare Bush Senior? Di quella che abbia fatto assassinare il presidente John F. Kennedy, Martin Luther King e migliaia d’altri? Che si sia appropriato dei fondi destinati alla gente di tutto il mondo e li abbia usati per ampliare il genocida Nuovo Ordine Mondiale?

Che lui e i suoi compagni Nazi-sionisti abbiano prodotto e diffuso malattie mortali come l’HIV, l’Ebola, l’influenza aviaria, la SARS ecc? Che abbia venduto i nostri segreti militari ai cinesi e ai nordcoreani?

E ancora, che la sua banda abbia ucciso quasi 3.000 persone l’11 settembre 2001 per mettere in scena un colpo di stato fascista? E che dire delle scie chimiche, del piano per i microchip alla gente, e via dicendo?

L’elenco potrebbe continuare ma, cerchiamo di affrontarlo sapendo che, come ha detto lo stesso Bush alla giornalista Sarah Mclendon nel 1992:

“Se mai il popolo americano scoprisse ciò che abbiamo fatto, ci inseguirebbe per strada e ci lincerebbe.”

L’esercito americano sotto il comando del generale Dunford ha compiuto un primo passo importante nella nazionalizzazione della Federal Reserve Board, ma molto di più deve essere fatto.

Perché ancora Obama sta raccontando pubblicamente bugie sulla Siria, sull’11 settembre, sull’Ucraina, sull’11 marzo 2011 (Fukushima; ndt) ecc? Perché l’esercito non ha iniziato gli arresti di massa dei noti criminali dietro la tragedia delle Torri gemelle, la frode di Wall Street, la massiccia politica di corruzione ed altro?

Come hanno sottolineato molti cittadini americani informati, e numerosi sono anche all’interno del Pentagono e delle agenzie governative, questo è alto tradimento e deve essere affrontato da uomini armati perché nessun altro ha il potere di far rispettare la Costituzione degli Stati Uniti e le leggi del paese.

Venga generale Dunford con i patrioti dell’esercito degli Stati Uniti; i libri di storia aspettano la sua decisione. Sarà un eroe dell’Umanità o finirà nel dimenticatoio della storia con una bocciatura? La gente di tutto il mondo è in attesa… e spera per il meglio.

tratto da: (clicca qui)

 

 

 

 

2015.10.20 – La Grande Truffa – 14° parte

Posted by Presidenza on 20 Ottobre 2015
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index

 

 

A grande richiesta proponiamo, a puntate, il libro “La Grande Truffa” di Paolo Maleddu, uno di noi, un grande uomo che per il suo coraggio, la sua lealtà e la sua voglia di verità si trova oggi sotto l’attacco duro e sleale dello Stato italiano, uno Stato burattino delle lobbies bancarie internazionali

 

 

 

 

 

Paolo MALEDDU: “Ho scritto questo libro per una incontenibile necessità di condividere con quante più persone possibile un insieme di informazioni nelle quali mi sono imbattuto, e che hanno gradualmente aperto davanti ai miei occhi una visione del tutto nuova della realtà del mondo nel quale viviamo.
Una realtà insospettata, spaventosa, nella quale siamo immersi ma che non riusciamo a vedere, perché confusa dietro una barriera di notizie ed immagini sapientemente filtrate, falsate o anche solamente ignorate.
Le notizie che non vengono divulgate sono le più importanti.
C’è un mondo reale nel quale gli eventi scorrono così come avvengono, lieti o dolorosi che siano, in un flusso continuo. E uno parallelo, virtuale, creato dalla rappresentazione che i media danno di questa successione di eventi.
Noi viviamo nel mondo virtuale che ogni giorno radio, giornali, televisioni e cinema costruiscono per noi. “Educati” sin dai primi anni di scuola ad essere prigionieri di verità ufficiali, ci è poi difficile accettare versioni diverse, scomode, che non rientrano nei nostri orizzonti.”
“Esistono due storie: la storia ufficiale, menzognera, che si insegna “ad usum Delphini”, e la storia segreta, in cui si rinvengono le vere cause degli avvenimenti, una storia vergognosa.”

 

La Grande Truffa – dalla 1° alla 10°parte                        La Grande Truffa – 11°parte

La Grande Truffa – 12°parte                                         La Grande Truffa – 13°parte

 

 

 

 

 

L’emissione monetaria
LA GRANDE TRUFFA

Come gli usurai internazionali si impossessano
di tutta la ricchezza prodotta dalla popolazione mondiale
14° parte

 

…………….

Per gli abitanti del mondo virtuale, basta la versione ufficiale della “commissione Warren”, con pallottole che fanno miracoli e Lee Oswald assassino senza movente.
Curioso ma vero, tra i membri della commissione c’era un banchiere, John J. Mccloy, ex-presidente della Banca Mondiale e della Chase Manhattan Bank: non si capisce (si fa per dire . .) a che scopo e con quali competenze specifiche. Era stato nominato membro della commissione da Lyndon Johnson, il successore di Kennedy che appena preso potere impedì che si continuassero a stampare i biglietti di stato liberi da debito.

Perché, dunque, ci limitiamo a coniare le monetine?

Fa parte degli accordi di “spartizione” dettati dai banchieri, ne abbiamo parlato nell’ultima parte del primo capitolo; le monetine rappresentano solo il 3% del contante circolante, gli spiccioli, e servono alla costruzione della menzogna virtuale: il denaro viene emesso dallo Stato.
I banchieri preferiscono tenere per sé il ben più consistente signoraggio (la differenza tra costo di stampa e valore nominale stampato sulla cartamoneta), sull’intero ammontare delle banconote emesse e ancor di più su tutto il denaro scritturale.

Il signoraggio non è altro che il compimento della truffa. Le banconote stampate al costo di 30 centesimi l’una e vendute agli sprovveduti popoli europei al costo nominale impresso su di esse.
Il biglietto di maggior taglio preso in prestito da noi a 500 euro più interessi, consente al sistema europeo delle banche centrali di lucrare più di 499, 70 euro!

Una clamorosa conferma di ciò che stiamo dicendo viene dalle parole autorevoli in materia dell’olandese Wim Duisemberg, che precedette Trichet e Draghi alla presidenza della Banca Centrale Europea.
Quando il ministro Tremonti qualche anno fa fece la proposta di trasformare in banconote le monete da uno e due euro, adducendo come motivazione il fatto che sottoforma di monetine il valore dell’euro venisse in qualche modo sottostimato, Duisemberg gli fece notare che così facendo lo stato italiano avrebbe perso il guadagno derivante dal signoraggio del conio.

Il signoraggio ben più consistente sulla cartamoneta è appannaggio della Banca Centrale Europea, che se lo spartisce con le banche centrali dei paesi membri, a noi rimangono gli spiccioli del conio delle monetine.

più gli interessi, ci viene sottratto attraverso il prelievo fiscale e divorato dalle voraci fauci del sistema bancario.
Praticamente l’intero ammontare del valore delle banconote emesse Un enorme debito che ci perseguita da quando apriamo gli occhi per la prima volta, a quando li chiudiamo definitivamente. Senza essere stati capaci di “vedere” il terribile inganno nel corso di una intera vita.

Il signoraggio pagato sulla produzione del contante rappresenta però solo il 4 o 5 % del volume della truffa.
Se infatti consideriamo che il 95 o 96 % del denaro emesso è scritturale e nasce come credito con un input elettronico sul computer (ma ripagato da noi con denaro “vero”), possiamo farci una prima idea delle dimensioni della truffa portata avanti ai nostri danni.
Teniamo bene a mente che il denaro è solo il mezzo di scambio che ci consente l’accesso ai beni necessari, e che dovrebbe entrare in circolazione senza nessun costo a noi addebitabile.
È solo uno strumento, una misura del valore.

Il governo ci indebita a nostra insaputa per farci avere il mezzo di scambio che è già nostro e non dovremmo pagare.
Per facilitare il compimento della truffa, è necessario che il popolo non comprenda come funziona il sistema e abbia solo una vaga idea che il denaro provenga dalla Zecca di Stato, e che la Banca d’Italia sia degli italiani.
È chiaro il motivo per il quale deve essere mantenuta in piedi la messinscena virtuale?

La Banca d’Italia nasce con la legge 443 del 10 Agosto 1893.
Il presidente del consiglio in carica, Giovanni Giolitti, volle darle da subito una ampia autonomia dal potere politico, evitando che fosse il governo a nominarne i vertici, e strutturandola come una società anonima nella quale la nomina degli organi amministrativi e di controllo spettassero all’assemblea dei soci, non certo al governo italiano.

Con regio decreto 28 Aprile 1910, all’art. 1, fu data facoltà alla Banca d’Italia, al Banco di Napoli ed al Banco di Sicilia, di emettere banconote “pagabili al portatore ed a vista”.
Tra il 1926 ed il 1927 una serie di decreti legge lasciò alla sola Banca d’Italia la facoltà dell’emissione delle banconote, affidandole il ruolo di Banca Centrale.

L’autonomia dal potere politico venne definitivamente ratificata da alcuni altri decreti legge tra il 1936 e 1938, con le quali per la prima volta si qualificava la Banca d’Italia come “Istituto di diritto pubblico”, nonostante si mantenesse la sua organizzazione interna di società anonima con ripartizione di utili tra i partecipanti, e si confermava un grandissimo potere autonomo nella figura del governatore (eletto dal Consiglio Superiore della banca) che aveva facoltà di fissare la ragione del tasso di sconto e la misura dell’interesse sulle anticipazioni in conto corrente presso la Banca d’Italia.

Considerando che la carica di governatore non aveva limiti temporali se non per dimissioni o revoca decisa sempre dal proprio Consiglio Superiore, ci si può rendere conto dell’enorme potere di condizionamento della vita economica e finanziaria dello stato concentrata in una sola persona non eletta dai cittadini, non controllabile dalle istituzioni ed a capo di una anonima impresa privata che detiene il monopolio dell’emissione monetaria.

Il 7 febbraio 1992 poi il definitivo distacco dallo Stato, con l’attribuzione alla banca centrale della facoltà di disporre le variazioni del tasso di sconto senza neanche dover consultare il ministro del Tesoro, grazie all’opera di Guido Carli, ex-governatore della Banca d’Italia, al tempo alla guida del ministero del Tesoro.

Se prima ci doveva essere una approvazione, seppure meramente formale da parte dello Stato, a partire da quella data non è più necessaria. Tutto ciò naturalmente per preparare la cessione della sovranità monetaria al Sistema Europeo delle Banche Centrali (Sebc) con il trattato di Maastricht, gli accordi per il quale venivano firmati, inquietante coincidenza, nello stesso giorno:
7 Febbraio 1992.

Una manovra minuziosamente preparata e condotta in maniera subdola alle spalle di un disinformato popolo italiano. Ancora una volta, un banchiere prestato alla politica che continua a fare gli interessi dei suoi veri padroni.
Dall’anno della sua fondazione e sino al 2005, l’informazione sulla proprietà della Banca d’Italia è sempre stata piuttosto riservata.

Il popolo è abbastanza maturo per lavorare e sobbarcarsi un enorme prelievo fiscale, ma non per sapere chi siano i veri proprietari della banca centrale emittente la valuta nazionale.
Trasparenza democratica.

“Se democrazia vuol dire trasparenza, come sosteneva Norberto Bobbio nei suoi scritti, la democrazia è ancora molto lontana.”, (Falco Accame in “Bankenstein”, di Marco Saba).

Ora si conoscono, se non i proprietari reali, almeno i nomi degli istituti di credito che ne detengono le quote. Non certo perché siano stati costretti a venire allo scoperto da un intervento della magistratura o di qualche altro organo di stato, ma perché Famiglia Cristiana ed Il sole24ore hanno potuto risalire ad essi indagando e trovando quote del pacchetto azionario di Bankitalia nel capitale sociale delle varie banche.

L’art. 3 dello statuto della Banca d’Italia sancisce che la sua maggioranza debba essere pubblica, mentre non lo è.

È lecito quindi dubitare che dal momento della sua fondazione, oltre 110 anni, si trovi in uno status di illegalità tollerata da classe politica e magistratura.

O meglio, si trovava, perché recentemente le cose sono state “sistemate”.

In seguito allo scandalo nel 2005 delle intercettazioni telefoniche dell’ex-governatore Antonio Fazio e delle sue conseguenti dimissioni, il governo Berlusconi passava una riforma sul risparmio nella quale trovava spazio pure una nazionalizzazione di Bankitalia, con il passaggio ad enti pubblici delle quote possedute da banche private.

Questa eventualità non era per niente gradita ai banchieri internazionali, ed il 31 maggio 2006, Mario Draghi, governatore in carica proveniente da Goldman Sachs, in chiusura dell’assemblea dei partecipanti della banca, dava indicazioni che erano in effetti ordini: no alla graduale nazionalizzazione proposta.

Il 16 dicembre 2006, il nuovo governo guidato da un altro uomo di Goldman Sachs, Romano Prodi, dando, qualora ce ne fosse ancora bisogno, ampia dimostrazione di completa sudditanza verso il sistema bancario, cambiava l’art. 3 dello statuto della Banca d’Italia, annullando l’obbligatorietà della proprietà pubblica.
Tutto sistemato.

Invece di punire il reato, si modificano le regole, ed il reato cessa di sussistere.

E quella storia de “la legge è uguale per tutti”?

I reati sono punibili quando commessi da noi contribuenti, individui con pochi diritti e molti doveri ammassati in un popolo-gregge. Quando commessi dai potenti, si possono sempre “aggiustare”.
Tornano in mente le parole di Howard Zinn: le leggi sono imposte dai potenti a loro esclusivo vantaggio. Questa sistemata ne è una conferma clamorosa.

Chi fa le leggi, noi?

No, noi siamo artigiani, operai, impiegate, commesse.

Quanti elettricisti o casalinghe siedono oggi in parlamento?

Con il regio decreto del 1936 la Banca d’Italia riuscì a farsi denominare “Istituto di diritto pubblico”, nonostante rimanesse strutturata come una società anonima di capitali, ed ad imporre per statuto la non revocabilità del governatore da parte del potere politico.
Il governatore, che già con la facoltà di fissare il tasso di sconto del denaro si trova a gestire un potere enorme, diventa un intoccabile.

Nel 1981, con Beniamino Andreatta ministro del Tesoro e Carlo Azeglio Ciampi governatore di Bankitalia, si giunse a sancire il diritto di quest’ultima a non sottoscrivere i titoli di stato.
Dopo aver ceduto alla banca centrale il privilegio di battere moneta, i politici la liberano anche dall’obbligo di prestarcela. Lo Stato chiede e la Banca d’Italia ha facoltà di negare il prestito, confermando di non essere degli, ma piuttosto contro gli italiani.

La Banca d’Italia, non acquistando i buoni del Tesoro italiani alle aste primarie, smette di essere il prestatore di ultima istanza (la ragione stessa dell’esistenza di una banca centrale) dando in pasto l’Italia alle voraci fauci dell’Usura internazionale.

Per il popolo ignaro, costretto a chiedere in prestito a privati a tassi usurai il denaro che già gli appartiene, inizia il tormentone di un debito pubblico inestingubile che cresce a partire da quegli stessi anni in maniera esponenziale.

Dopo essere stati privati del nostro sangue, ci dobbiamo umiliare a chiederlo in prestito a tassi usurai a dei privati nonostante noi stessi potremmo produrne in abbondanza gratuitamente.

Un grazie ad Andreatta e a Ciampi per i servigi resi al popolo italiano.

Un distacco sempre più netto tra Banca d’Italia e istituzioni, culminato con la già ricordata legge 82 del 7 Febbraio 1992 che attribuiva alla Banca d’Italia la facoltà di stabilire il tasso ufficiale di sconto senza doverlo più concordare con il ministero del Tesoro.

Cioè noi tutti, lo stato italiano, dopo aver ceduto a dei banchieri privati il privilegio di emettere la nostra moneta appropriandosene e prestandocela ad interesse, concediamo loro pure la facoltà di fissare unilateralmente il costo del denaro.

Il debitore (noi, lo Stato) rinuncia al diritto di essere consultato e di poter trattare il prezzo al quale il creditore (la banca) gli presterà il denaro.

Che potere reale avrà un governo che non ha il controllo del costo del denaro?

Che possibilità avrà di programmare un piano economico se non sa quanto gli costerà il denaro che preferisce prendere in prestito?

Che senso ha eleggere democraticamente dei rappresentanti privi di potere che invece di servire il popolo si trasformano in meschini servi di potenti finanzieri internazionali?

Voi vi sentite rappresentati da questi uomini senza dignità o vedete una qualche parvenza di democrazia (potere del popolo) in tutto ciò?

Dell’approvazione di questa legge che consegnava definitivamente ad una banca privata la sovranità monetaria e di conseguenza anche la sovranità popolare, ma varata come una qualsiasi leggina di poca importanza in un ambiente di smobilitazione per lo scioglimento anticipato delle camere, dobbiamo ringraziare, come no, ancora una volta, un ex-governatore della Banca d’Italia, Guido Carli, nelle vesti di ministro del Tesoro.

Le vesti cambiano, l’uomo è lo stesso: nei panni di rappresentante del popolo, stava facendo i nostri interessi o quelli dei banchieri?

Altri protagonisti da ringraziare: Gianni de Michelis, Ministro degli Esteri, Giulio Andreotti, Presidente del Consiglio, ed Azeglio Ciampi, controparte, Governatore della Banca d’Italia in carica e in procinto di diventare Presidente del Consiglio dei Ministri.

Vediamo di fare alcune considerazioni guidati solo dal buon senso comune.

I proprietari di Bankitalia vogliono mantenere l’anonimato, ci sono riusciti per oltre un secolo e ancora oggi noi non riusciamo ad intravedere fattezze umane dietro questa cortina fumogena formata da sigle ed astratte persone giuridiche (BNL, San Paolo, Imi, Unicredit, Capitalia, e così via).

Vogliono sicuramente farci credere che la loro banca sia nostra chiamandola appunto “d’Italia” e “Istituto di diritto pubblico”, ma appena si presenta l’occasione di nazionalizzarla lo impediscono con la complicità di tutta la classe politica, governo Prodi e opposizione di Berlusconi, sinistra e destra.

Perché?
L’anonimato ha senso solo quando si vuole nascondere qualcosa.

La segretezza, la società segreta, il segreto di stato, sanno molto di qualcosa di inconfessabile, di decisioni prese lontano dagli occhi del popolo sovrano, antitesi di democrazia.

“Il segreto serve essenzialmente per prevenire la democrazia. Occhio non vede, cuore non duole.”
Marco Saba nel suo “Bankenstein”

Cosa cercano di nasconderci?

Perché vogliono che noi crediamo che sia la” banca degli italiani” ma allo stesso tempo non vogliono mollare la presa su di essa?

Quali valori morali possono ispirare l’azione di questi banchieri senza volto che tentano in modo così subdolo di ingannarci spacciandosi per ciò che non sono, desiderosi di trovare una sorta di legittimazione con una identificazione solo formale con il popolo?

Cercano di non farci capire che, lungi dall’essere il popolo sovrano, somigliamo piuttosto a un gregge di pecore facilmente controllabile.

Con la cessione dell’emissione e proprietà della moneta a privati da parte dei nostri rappresentanti politici, alla Banca d’Italia prima, ed alla Banca Centrale Europea adesso, abbiamo perso la sovranità monetaria, e di conseguenza siamo stati costretti a cedere anche ciò che di per se è incedibile: la sovranità popolare.

L’art. 1 dello statuto della Banca d’Italia dice che “ … la Banca d’Italia e i componenti dei suoi organi … non possono sollecitare o accettare istruzioni da altri soggetti pubblici e privati.”

Quindi neanche il nostro governo può interferire.

Se noi (il nostro governo) non possiamo interferire nella gestione della moneta, lasciamo la nostra vita e il futuro dei nostri figli in mano di onnipotenti Usurai che non brillano certo per dirittura morale.

Per quanto riguarda l’altro inganno di aver fortemente voluto l’appellativo di “Istituto di diritto pubblico” da mettere bene in mostra subito dopo quello di Banca d’Italia, riporto alcune righe da “O la Banca o la Vita” di Marco Saba:

“..infatti, come ribadito anche dalla Cassazione, un ente viene definito pubblico quando, pur essendo privatizzato, ha un fine pubblico e un sistema di controlli pubblici. La Banca d’Italia risponde però a tali requisiti?
Sul fine pubblico nulla quaestio, trattandosi di un istituto di emissione; il problema sono i controlli da parte dello Stato, che nella sostanza non esistono”.

A seguire da “Euroschiavi” di Della Luna e Miclavez :

“Un punto di massimo interesse nell’ordinamento della Banca d’Italia è il principio di assoluta irresponsabilità del suo Governatore. Il Governatore della Banca d’Italia, di fatto e di diritto, è una sorta di gestore, di amministratore delegato di una s.p.a. privata. Ma, a differenza di tutti gli altri amministratori, non è responsabile delle proprie azioni e dei propri abusi. Di fatto, non viene nemmeno criticato per quelli che commette. È un intoccabile per lo Stato.
Così è avvenuto che nessuno ha chiamato il Governatore in carica nel 1992 a rendere conto del fatto che, nell’autunno di quell’anno, per sua propria decisione bruciò in due settimane inutilmente ben settantamila miliardi di Lire per ritardare di due settimane il crollo della Lira, quando si sapeva con certezza che la Lira stava per perdere ineluttabilmente circa il 25-30% sulle principali monete europee a causa del differenziale di svalutazione accumulato tra queste e la Lira italiana, nel corso di diversi anni, per i quali i rapporti di cambio tra le monete comunitarie erano stati bloccati, anche se le diverse monete si svalutavano a tassi molto diversi tra loro, sicchè la Lira aveva perso il 30% del potere d’acquisto rispetto al Marco tedesco. Eppure l’errore o abuso era clamoroso, e il danno per lo Stato è stato enorme e noi ne paghiamo ogni giorno le conseguenze di tasca nostra, mentre quei settantamila miliardi, denari dei contribuenti italiani, si trasferirono bellamente nelle tasche degli speculatori internazionali. Non solo nessuno lo chiamò a rispondere del suo operato, o anche solo a giustificarlo, fosse anche in sede politica, come si sarebbe fatto con un ministro che avesse cagionato un simile disastro nazionale: lo fecero superministro dell’economia, capo del governo e infine capo dello Stato”.

Gli autori non lo nominano, ma il personaggio in questione è Ciampi.

È una immagine diversa da quella stereotipata data dai servili media nazionali che ce lo hanno sempre presentato come un bonario padre di famiglia, il nonnino ideale per i nostri nipotini.

Vogliamo leggere cosa dice di lui Maurizio Blondet in un articolo (Abbiamo due Governi) del 2005 apparso sul suo giornale online www.effedieffe.com?

“In realtà abbiamo due governi.
Berlusconi viene accusato di essere l’artefice del “declino italiano” (effetto di incrostate ignoranze e provincialismi culturali e scientifici coltivati nell’ultimo mezzo secolo), e Ciampi va in India e in Cina ad invitare gli imprenditori italiani a investire là. Lo ringrazino i lavoratori italiani che perderanno il posto: in Cina la paga media ammonta a 1300 euro l’anno, quella si che è competitività.

Ciampi fa la sua politica, distinta e separata da quella di Berlusconi. Abbiamo un governo eletto, e un governo presidenziale autonomo, non eletto. Berlusconi è ampiamente criticato e spernacchiato dai grandi media nazionali. Ciampi è circondato solo da corale devozione. Si riportano con mistico rapimento le sue banalità, si esalta la sua “umanità”, si prendono per oro colato i suoi “paterni consigli”.

Nessuno, proprio nessuno, ricorda i danni che Ciampi ha ripetutamente fatto all’Italia durante la sua permanenza a Bankitalia e, peggio, come capo del governo sostenuto dalle sinistre. Ciampi ha dilapidato almeno 60 mila miliardi di lire (denaro nostro) in una “difesa della lira” stolta, incompetente e dissennata. Fu quando lo speculatore George Soros, utilizzando la leva dei derivati, attaccò insieme lira e sterlina: data la tecnica della manovra, qualunque economista capiva che Bankitalia non poteva farcela da sola. Il governatore (Ciampi) avrebbe dovuto fare una cosa: telefonare alle Banche Centrali d’Europa, Bundesbank e Banca di Francia, e chiedere il loro aiuto. Ad una risposta negativa, avrebbe dovuto immediatamente smettere di spendere soldi italiani per una difesa senza speranza. Per un atto di simile incompetenza, il Governatore della Banca Centrale tailandese finì addirittura sotto processo.

Ciampi come capo del governo fece alcune “privatizzazioni” che sarà bene ricordare. Per esempio, vendette un gioiello dell’Iri, con avanzatissima ricerca interna, leader mondiale di mercato nelle turbine a gas – la Nuova Pignone – agli americani. Più precisamente, al concorrente americano della Nuova Pignone. E per quanto? Per mille miliardi. Ora, bisogna sapere che in quel momento la Nuovo Pignone aveva in corso ordinativi per . . . mille miliardi. La ditta fu dunque regalata da Ciampi, cosi buono e umano, cosi pensoso dei destini degli italiani, al suo competitore Usa.
Ciampi chiuse l’azienda Enichem di Crotone che produceva fosforo, unica in Europa, perchè in quel momento – del tutto temporaneamente – sui mercati mondiali il fosforo costava meno di quello prodotto in Italia. Fu cosi chiusa una fabbrica che aveva dato a Crotone una classe operaia e tecnica, e aveva una perdita momentanea di pochi miliardi di lire (l’intera produzione valeva 12 miliardi annui, e dava lavoro a 5000 addetti). Poi il prezzo del fosforo si rialzò sui mercati mondiali, e ora dobbiamo comprarlo all’estero: pagandolo in dollari e non in lire o euro. Ma intanto Ciampi aveva dato il suo degno contributo al Meridione.

In compenso, Ciampi inaugurò in pompa magna il “modernissimo stabilimento della Fiat a Melfi”. Che non ha dato lavoro, essendo completamente robotizzato, e che la Fiat ha avuto gratis perché è stato lo Stato (i contribuenti) a pagarglielo, con 5 mila miliardi di lire.
La conclusione è una sola: come presidente, Ciampi non è competitivo. Il presidente americano costa molto meno (600 mila dollari l’anno), la Corte d’Inghilterra molto meno del Quirinale. Dovremmo prenderlo in parola, e assumere in sua vece un presidente cinese o indiano. Se Ciampi vuole davvero rendersi utile, si tagli lo stipendio presidenziale, che ammonta a parecchi miliardi di lire l’anno. Riduca i 5 mila dipendenti del Quirinale. Dimezzi lo stipendio al suo segretario preferito Gaetano Gifuni: da 2 miliardi a 1 miliardo annuo; di fame non morirà.”

Sarebbe interessante studiarsi gli avvenimenti che precedettero la fondazione della Banca d’Italia. In particolare lo scandalo di fine 1800 che coinvolse diverse banche, il trasferimento al nord, voluto da Cavour, di tutto “l’oro di Napoli”, qui inteso come metallo giallo, non certo come pasta e pizza, e dell’aggressione del pacifico Regno delle Due Sicilie, venduta per unità d’Italia.

Altra menzogna virtuale appresa sui banchi di scuola.

continua…..

 

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Paolo MALEDDU

La Commissione Europea non fa mistero del fatto che riceve istruzioni dalle lobby dell’industria come “BusinessEurope e European Services Forum”. Non sorprende che i negoziati TTIP sono impostati per servire gli interessi corporativi, e non i bisogni pubblici.

 

Pubblicazione1Cecilia Malmström

L’Independent riporta le inquietanti parole del Commissario Europeo (C. Malmström) che decide il nostro destino in materia di trattati commerciali. La Malmström ammette tranquillamente che il popolo europeo non vuole la firma del TTIP, ma questo non importa perché lei (come tutti gli altri membri della Commissione) non deve rispondere delle sue azioni al popolo. Pertanto il Commissario proseguirà nella firma del trattato, perché così le viene richiesto dai suoi veri mandanti, ossia le élite, i lobbisti delle grandi multinazionali che impongono al popolo di fare ciò che ritengono sia giusto. Il buon vecchio metodo paternalistico europeo, già da tempo denunciato da Bagnai, viene ormai ammesso apertamente senza che l’informazione mainstream dia il giusto risalto alla sua gravità.

 

di John Hilary , 13 ottobre 2015

 

Recentemente ho potuto gettare uno sguardo dietro la facciata ufficiale dell’Unione Europea, avendo incontrato il Commissario per il commercio nel suo ufficio di Bruxelles. Ci sono stato per discutere l’accordo transatlantico su commercio e investimenti (TTIP), il controverso trattato attualmente in fase di negoziazione tra l’UE e gli USA.

Come Commissario al commercio, Cecilia Malmström occupa una posizione importante nell’apparato dell’Unione Europea. Lei è a capo della direzione del commercio della Commissione Europea, essendo succeduta a Peter Mandelson, da quando egli fu costretto ad abbandonare la politica di prima linea nel Regno Unito. Questo fa di lei la responsabile della politica commerciale e di investimento per tutti i 28 Stati membri dell’UE, e sono i suoi funzionari che stanno attualmente cercando di finalizzare l’accordo TTIP con gli Stati Uniti.

In questo nostro incontro, ho interrogato la Malmström riguardo l’enorme opposizione al TTIP in tutta Europa. Nell’ultimo anno, il numero record di tre milioni e 250 mila cittadini europei hanno firmato la petizione contro di esso. Ci sono state centinaia di riunioni e proteste in tutti i 28 Stati membri dell’UE, inclusa una spettacolare dimostrazione di 250.000 persone a Berlino in questo fine settimana.

Interrogata a riguardo, la Malmström ha riconosciuto che nessun accordo commerciale ha mai suscitato un’opposizione così appassionata e diffusa. Ma quando le ho chiesto come avrebbe potuto continuare il suo continuo appoggio all’accordo, di fronte a tale massiccia opposizione pubblica, la sua risposta mi ha gelato: “Il mio mandato non viene dal popolo europeo.”

Allora da dove prende il suo mandato Cecilia Malmström?

Ufficialmente, i commissari dell’UE sono tenuti a riportare ai governi eletti dell’Europa. Ma la Commissione europea sta portando avanti i negoziati TTIP a porte chiuse senza un adeguato coinvolgimento dei governi europei, figuriamoci quindi quello dei parlamentari o membri del pubblico. I funzionari britannici hanno ammesso di essere stati tenuti all’oscuro durante i colloqui del TTIP, e che ciò rende impossibile il loro lavoro.

In realtà, come ha appena rivelato un nuovo rapporto di War on Want, la Malmström riceve gli ordini direttamente dai lobbisti delle aziende multinazionali che pullulano intorno a Bruxelles. La Commissione Europea non fa mistero del fatto che riceve istruzioni dalle lobby dell’industria come BusinessEurope e European Services Forum, proprio come una segretaria scrive sotto dettatura. Non sorprende che i negoziati TTIP sono impostati per servire gli interessi corporativi, e non i bisogni pubblici.

Entro i prossimi due anni, il popolo britannico dovrà decidere se uscire o rimanere nell’Unione Europea. Sono fiero di essere europeo e non ho legami con l’allarmismo xenofobo di quei piccoli “nativi inglesi” che vorrebbero chiudere i nostri confini. Io credo in un’Europa dei cittadini, un’Europa sociale dove possiamo collaborare con gli altri nel nostro continente – e al di fuori di esso – per costruire un futuro comune di là degli interessi commerciali di una piccola élite.

Ma la domanda a cui dovremo rispondere al referendum non è se vogliamo rimanere europei, come se una domanda del genere potesse avere un significato. Piuttosto, ci verrà chiesto se desideriamo restare soggetti alle istituzioni dell’Unione Europea, tra cui la Commissione non eletta. Come ha imparato il popolo greco attraverso l’amara esperienza, quelle istituzioni non accetteranno alcuna riforma o modifica dal loro modello di austerità permanente e dominio delle multinazionali.

Il TTIP offre uno scorcio dell’incubo che la Commissione Europea ha in serbo per ognuno di noi. Cecilia Malmström ci ha mostrato il disprezzo con cui lei e i suoi colleghi commissari vedono il popolo europeo.

Siamo stati avvertiti

tratto da: (clicca qui)

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di Sergio Cararo

 

L’incontro internazionale “Eurostop , popoli dell’Europa solleviamoci”, tenutosi a Barcellona sabato e domenica scorsi, è avvenuto in un clima politico che potremmo definire febbrile. L’esito delle elezioni in Catalogna e l’avvicinarsi di quelle generali fissate per il 20 dicembre, si sono interconnesse in molti aspetti con la discussione nei due intensissimi giorni del forum.

Il forum convocato dalla “Piattaforma per l’uscita dall’euro” nata tre anni da un appello sottoscritto da centinaia di attivisti ed intellettuali, intendeva mettere a fuoco una piattaforma e una strategia di azione coordinata con le forze che negli altri paesi europei –e in quelli del Sud Europa soprattutto – intendono portare nell’agenda politica l’opzione della fuoriuscita dalla gabbia della moneta unica ma anche dell’Unione Europea e della Nato. In questo senso sono andati gli interventi dei compagni della campagna italiana Eurostop.

L’affermazione delle forze indipendentiste in Catalogna, e soprattutto il risultato che ha reso la Cup (Candidatura Unitaria Popolare) decisiva per le sorti del governo catalano, condizionano la vita politica in quella che è un po’ la gallina dalle uova d’oro dello Stato Spagnolo.

Contestualmente, il venir meno dell’accordo tra Izquierda Unida e Podemos, ha rimescolato completamente le carte delle alleanze in vista delle prossime elezioni. Mentre Podemos conferma tutti i punti di ambiguità via via emersi, Izquierda Unida (e il Partito Comunista di Spagna, Pce) manifesta la necessità di ricavarsi uno spazio politico “a sinistra” per non vedere i propri consensi defluire verso Podemos. Questa virata di attenzione di Izquierda Unida/Pce verso i temi sollevati dal forum Eurostop, erano leggibili nella lettera inviata dal segretario del Pce Josè Luis Centella e dal videomessaggio di Anguita (che è stato un po’ il padre storico della piattaforma per l’uscita dall’euro).

Certo, in questi due interventi è emersa anche una apertura di credito verso il Piano B presentato a Parigi da Lafontaine, Melenchon, Varoufakis, Fassina, un passo in avanti sicuramente, ma anche il segno della preoccupazione della “socialdemocrazia di sinistra” di non poter più eludere la questione della rottura della gabbia dell’euro e dei trattati dell’Unione Europea come fatto fino ad oggi.

Per due giorni, a Barcellona, si è discusso molto ed a fondo con decine di interventi, sia di realtà dello Stato Spagnolo (da Euskadi all’Estremadura) che da paesi come Italia, Grecia, Francia. Anche la Cup ha partecipato alla discussione con due interventi (un deputato e un ex deputato). Assenti, ovviamente, gli esponenti di Podemos che hanno confermato di non voler mettere in discussione né l’euro né l’Unione Europea.

La discussione nel forum di Barcellona, ha prodotto alcuni passi in avanti importanti come il delinearsi una piattaforma che chiede la fuoriuscita dalla gabbia dell’euro, dall’Unione Europea e dalla Nato come pacchetto complessivo di una alternativa all’apparato edificato dalle classi dominanti in Europa. La sola richiesta di uscita dall’euro, infatti, portava con sé i limiti dell’economicismo e il rischio che si perdesse di vita la dimensione politica e strategica dell’Unione Europea così come è stata costruita e imposta in questi ultimi venti anni (dal Trattato di Maastricht in poi). Non solo. Esiste anche il rischio di ragionare su fotografie superate dalla realtà quando si parla di una Unione Europea perennemente in crisi o subalterna agli Usa. In tal senso la lotta per l’uscita dalla Nato è tornata ad essere punto di attualità e di piattaforma.

La realtà ci dice cose molto diverse, inclusa una capacità di egemonia dell’imperialismo europeo che non mostra solo il suo volto arrogante come in Grecia ma anche quello di “frontiera della speranza” come avvenuto nel caso dei profughi siriani.

Una parte della discussione, soprattutto nella giornata di domenica, ha ruotato anche intorno ai temi della sovranità con accezioni molto diverse tra loro. L’importanza e la sensibilità sulla questione nazionale nello Stato Spagnolo infatti non è riproducibile automaticamente nelle altre realtà, mentre si confonde spesso l’idea della necessità dell’alleanza dei Pigs – cioè i paesi debitori dell’Europa del Sud – come un ostacolo alla rottura in un singolo paese.

E’ il segno che la discussione sulle alternative e la “rottura della Ue e con l’euro” è cominciata e non è affatto conclusa, ma rispetto a solo un anno fa, oggi è entrata di forza nell’agenda politica in Italia, Grecia, Stato Spagnolo ed anche in Francia e Portogallo. Merito sicuramente della realtà e di quanto avvenuto in Grecia negli ultimi nove mesi, una realtà che ha spazzato via molte illusioni della sinistra europeista sulla riformabilità dell’Unione Europea.

Molto importante, in tal senso, sono stati anche gli incontri bilaterali che la delegazione italiana ha avuto con i compagni della Cup della Catalogna, i quali hanno assunto in pieno i temi della campagna Eurostop contro Euro, Unione Europea e Nato e li hanno portati anche dentro la campagna elettorale…. vedendosi premiati per questo.

L’intensa due giorni di discussione del forum Eurostop a Barcellona, ha prodotto anche un documento finale in via di approvazione definitiva e che verrà reso disponibile nei prossimi giorni. Il prossimo appuntamento sarà a Roma in occasione dell’assemblea nazionale di novembre – per costruire un movimento contro l’euro, l’Unione Europea e la Nato – che verrà definita nei prossimi giorni.

tratto da: (clicca qui)

2015.10.12 – La Grande Truffa – 13° parte

Posted by Presidenza on 12 Ottobre 2015
Posted in articoli 

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A grande richiesta proponiamo, a puntate, il libro “La Grande Truffa” di Paolo Maleddu, uno di noi, un grande uomo che per il suo coraggio, la sua lealtà e la sua voglia di verità si trova oggi sotto l’attacco duro e sleale dello Stato italiano, uno Stato burattino delle lobbies bancarie internazionali

 

 

 

 

 

 

Paolo MALEDDU: “Ho scritto questo libro per una incontenibile necessità di condividere con quante più persone possibile un insieme di informazioni nelle quali mi sono imbattuto, e che hanno gradualmente aperto davanti ai miei occhi una visione del tutto nuova della realtà del mondo nel quale viviamo.
Una realtà insospettata, spaventosa, nella quale siamo immersi ma che non riusciamo a vedere, perché confusa dietro una barriera di notizie ed immagini sapientemente filtrate, falsate o anche solamente ignorate.
Le notizie che non vengono divulgate sono le più importanti.
C’è un mondo reale nel quale gli eventi scorrono così come avvengono, lieti o dolorosi che siano, in un flusso continuo. E uno parallelo, virtuale, creato dalla rappresentazione che i media danno di questa successione di eventi.
Noi viviamo nel mondo virtuale che ogni giorno radio, giornali, televisioni e cinema costruiscono per noi. “Educati” sin dai primi anni di scuola ad essere prigionieri di verità ufficiali, ci è poi difficile accettare versioni diverse, scomode, che non rientrano nei nostri orizzonti.”
“Esistono due storie: la storia ufficiale, menzognera, che si insegna “ad usum Delphini”, e la storia segreta, in cui si rinvengono le vere cause degli avvenimenti, una storia vergognosa.”

 

La Grande Truffa – dalla 1° alla 10°parte                          La Grande Truffa – 11°parte

La Grande Truffa – 12°parte

 

 

 

L’emissione monetaria

LA GRANDE TRUFFA

Come gli usurai internazionali si impossessano
di tutta la ricchezza prodotta dalla popolazione mondiale

13° parte

 

 

……………….

È stato usato per ingannarci, non è necessario come mezzo di scambio, qualsiasi materiale può essere usato per svolgere tale funzione.
Un volgare pezzo di plastica può comprare oggi molto oro.

La moneta trova vita nella mente umana, è una nostra invenzione.

È una fattispecie giuridica, come ci ha insegnato Giacinto Auriti: l’insieme delle circostanze che caratterizzano un rapporto giuridico.
La nostra accettazione, la previsione che altri la accetteranno, il corso forzoso e l’essere dichiarata valuta legale del paese sono le circostanze che concorrono a farne una fattispecie giuridica.

Quando i banchieri potevano dire, ingannandoci : ”L’oro è mio e lo presto a chi voglio”, potevano prestarlo ad interesse sottoforma di cartamoneta di valore creditizio.
Ma oggi che non c’è nessuna riserva d’oro, che è palese che la moneta ha valore perché noi così abbiamo deciso accettandola, perché continua ad essere emessa sotto forma di prestito dalla privatissima Banca d’Italia, come se le appartenesse?

Se la ricchezza è racchiusa nei beni e la moneta è solo un mezzo di scambio prodotta a costo zero, come è possibile che nella società ci sia penuria di mezzi di scambio?
Tornando ad Ezra Pound, perché continuano a farci credere che non si possono fare strade per mancanza di chilometri?

E noi, perché continuiamo a crederci?

Perché permettiamo che una parte sempre più consistente della popolazione mondiale continui a non avere accesso al cibo, a soffrire e morire di fame?
Non manca il cibo per sfamare il mondo, ma il nostro cervello è totalmente offuscato da una grande menzogna mediatica che ci fa credere che ci sia penuria di un biglietto di carta che gli Usurai internazionali di proposito mettono in circolazione in numero insufficiente.

Tornando al nostro Milan – Juve, la partita si gioca ma, di nuovo, lo spettacolo è per pochi: ai più viene negato l’accesso perché non sono stati distribuiti biglietti d’ingresso a sufficienza.

 

Capitolo VII

LA BANCA D’INGHILTERRA

 

La fondazione della Banca d’Inghilterra nel 1694 rappresenta la legalizzazione della frode della creazione di denaro dal nulla, il momento forse più importante nella formazione dell’attuale sistema monetario internazionale.

Il denaro emesso non era coperto da una riserva aurea e non proveniva da una attività lavorativa, veniva prodotto con il solo costo di carta ed inchiostro.

Alla fine del XVII secolo Guglielmo d’Orange, re d’Inghilterra, avendo continuamente bisogno di denaro per portare avanti le sue guerre, per ottenere prestiti si vide costretto ad accettare le condizioni dei finanzieri internazionali: contestualmente ai prestiti rilasciati al Regno di Inghilterra per accrescere, mantenere e consolidare il proprio impero, essi pretendevano l’autorizzazione a stampare una quantità equivalente di moneta di carta da immettere in circolazione prestandola ai privati ad interesse.

Se cioè la Banca d’Inghilterra avesse prestato alla Corona 100 chili d’oro in monete, avrebbe potuto stampare e prestare ad interesse banconote per lo stesso valore ai propri clienti.

In altre parole si legalizzava la procedura truffaldina portata avanti dagli orefici quando emettevano illegalmente ed a proprio rischio ricevute in eccesso.

Gli orefici erano dei falsari, in quanto emettevano biglietti falsi.

I nuovi banchieri facevano esattamente la stessa cosa, questa volta legalmente, per l’autorizzazione ricevuta dall’autorità massima, il re d’Inghilterra.

Da quel momento in poi tutte le banche centrali presero a modello la Banca d’Inghilterra, e la più grande truffa della storia dell’umanità si consolidava e si perpetuava diventando la base del moderno sistema bancario, con l’appoggio e la complicità di case regnanti e stati costituzionali.

Il re prendeva in prestito dell’oro per finanziare una guerra, autorizzando la banca a trasformare carta in denaro per un valore equivalente e prestarlo alla clientela ad interesse.
I banchieri si intascavano quindi gli interessi sul prestito alla casa regnante, ma l’intero valore del debito, capitale più interessi, contratto dai clienti privati.

Chi restituiva alla banca il denaro preso in prestito dal re maggiorato dell’importo degli interessi?

Il popolo, attraverso il prelievo fiscale imposto dal monarca allora e da tutti i moderni stati costituzionali al giorno d’oggi.

Banchieri, monarchi, dittatori e, nei moderni stati costituzionali “democratici”, la casta dei politici ai vertici del potere, vivono tutti di rendita sulla ricchezza prodotta dal popolo.

Trascrivo da “Euroschiavi” di Marco Della Luna ed Antonio Miclavez, libro del quale consiglio vivamente la lettura:

“Già in epoca tardo-rinascimentale gli Stati (regni di Spagna, Francia, Inghilterra), per le loro spese di guerra, opere pubbliche, etc., emettevano troppo denaro, troppi biglietti di Stato, in rapporto alle riserve auree che possedevano e ai loro introiti; perciò essi fecero ripetutamente bancarotta, ossia insolvenza (parziale o totale, temporanea o definitiva, sul capitale, sugli interessi o su entrambi) nei confronti dei loro creditori (banchieri toscani, genovesi, poi anche tedeschi e olandesi). Successe allora, dalla fine del XVII secolo in poi, una vera rivoluzione del sistema di potere e della struttura dello Stato, la quale configura lo Stato come oggi noi lo troviamo. Successe, in sostanza, che le aristocrazie regnanti nei vari paesi europei si allearono con i banchieri creditori di quei paesi, fondarono banche private in società con loro e trasferirono in queste banche il potere sovrano di emettere denaro – potere che prima veniva esercitato dallo Stato, dal Re”.

Cambiamento determinante: il potere di emettere moneta passa da un’autorità ben identificabile agli occhi del popolo, il Re, a dei privati mimetizzati, assieme allo stesso monarca, all’interno di società anonime.

Nel suo “La Moneta Libera da inflazione ed interesse”, Margrit Kennedy scrive che “Secondo fonti ufficiali, nel 1982 l’entrata giornaliera della regina d’Inghilterra, la donna più ricca al mondo, era di 700.000 sterline (circa due milioni di marchi)”.

Quale attività lavorativa poteva e può produrre quotidianamente un simile reddito?

Ancora da “Euroschiavi”:

“L’importanza di questa trasformazione è unica nella storia dell’umanità. Essa è la più grande e, soprattutto, la più stabile di tutte le rivoluzioni. La Rivoluzione Francese è poca cosa al confronto con essa. Persino l’URSS aveva una banca centrale gestita privatamente da un finanziere ebreo americano.
Basti pensare che, prima di questa trasformazione, il sovrano che spende soldi per costruirsi una reggia sfarzosa o per fare una guerra con cui allargare i propri domini indebita lo Stato, ossia se stesso, verso le banche; mentre, dopo di essa, è il sovrano stesso, assieme ai suoi soci finanzieri, a fungere da banchiere verso lo Stato, attraverso la sua Banca Centrale, e a prestare soldi allo Stato (al popolo) per fare le medesime cose nell’interesse del sovrano e dei suoi soci. Quindi, grazie a questa rivoluzione, il sovrano, quando fa una guerra per aumentare la propria potenza (e quella della classe dirigente che lo sostiene), non solo fa la guerra senza più indebitare se stesso, ma grazie ad essa va a credito di capitale ed interesse verso lo Stato ed i cittadini per le spese di guerra. Ossia, può fare i propri interessi a spese del popolo, e per giunta guadagnandoci sopra. Guadagna indipendentemente da chi vinca la guerra. Si produce una triangolazione tra oligarchia, Stato e nazione: l’oligarchia, per arricchirsi e consolidare il proprio potere, indebita lo stato verso di sé onde prelevare le tasse dal popolo col pretesto del debito pubblico. La spesa pubblica (dalla guerra all’assistenzialismo) e l’indebitamento pubblico che da essa origina, diventano un inesauribile affare per il sovrano e i suoi soci. Anche perché il debito pubblico dà il pretesto allo Stato per imporre alte tasse, quindi crea per i governanti opportunità di arricchirsi maneggiando molto denaro dei cittadini, di distribuire molto denaro per comprare consensi e clientele, nonché di alzare i tassi d’interesse e mandare in rovina per debiti molte imprese e rilevare così per poco le loro aziende e proprietà.
Questo business è l’essenza stessa della politica come praticata da allora ad oggi perlomeno in Occidente. Ovviamente, nessuno ne parla.
In questo modo la classe governante dei vari paesi si distacca dalla nazione e dissocia i propri interessi e le proprie fortune da quelli della nazione stessa, rendendoli indipendenti e perlopiù contrapposti.”

Pesantissime le accuse lanciate dai due autori di “Euroschiavi”, Marco Della Luna e Antonio Miclavez, specialmente con l’ultima frase, alle classi dirigenti di quasi tutti i paesi del pianeta.
Possono apparire incredibili a chi solo ora si avvicina alla questione monetaria: purtroppo rispecchiano la realtà dei fatti.

Il seguente brano è tratto ancora dal video “The money masters – I signori del denaro, come i banchieri internazionali hanno preso il controllo dell’America”, prodotto da Patrick S. J. Carmack e diretto da Bill Still, rintracciabile in internet:

“Alla fine del ‘600 l’Inghilterra si trovava in un disastro finanziario. Cinquanta anni di guerre quasi ininterrotte con Francia e Olanda l’avevano sfinita. Funzionari governativi sconvolti si incontrarono con i cambiavalute ad implorare i prestiti necessari per portare avanti i propri disegni politici. Il prezzo fu elevato: una banca di proprietà privata ratificata dal governo, che poteva emettere moneta dal nulla. Si trattava della prima banca centrale di proprietà privata del mondo moderno, la Banca d’Inghilterra. Anche se fu chiamata formalmente “Banca d’Inghilterra” per far credere alla popolazione che era parte del governo, essa non lo era affatto. Come una qualsiasi società privata, la Banca d’Inghilterra vendeva delle azioni per avviare le proprie attività. Si pensava che gli investitori, i cui nomi non vennero mai rivelati, fornissero un capitale iniziale di 1.250.000 sterline in monete d’oro per acquistare le azioni della banca, ma furono incassate solamente 750.000 sterline. Ciononostante, nel 1694 la banca fu puntualmente creata per statuto e iniziò le proprie attività prestando somme di denaro di parecchie volte superiori alla quantità che apparentemente aveva nelle proprie riserve, il tutto con gli interessi.
In cambio, la nuova banca avrebbe prestato ai politici britannici tutto il denaro che volevano, fintanto che essi potevano garantire il debito con la tassazione diretta sulla popolazione.
Dunque, la legalizzazione della Banca d’Inghilterra non è stata altro che una falsificazione legittima di una valuta nazionale per un profitto privato.
Purtroppo, oggi quasi ogni nazione ha una banca centrale di proprietà privata che utilizza, come modello, la Banca d’Inghilterra.
Il potere di queste banche centrali è tale che presto avranno il controllo totale dell’economia di una nazione. Tra breve non ci sarà altro che una plutocrazia, il dominio dei ricchi. Sarebbe come mettere il controllo dell’esercito nelle mani della mafia, il pericolo di una tirannia sarebbe estremo.”

Per rimarcare ancor più l’importanza fondamentale della legalizzazione della truffa sancita dalla fondazione della Banca d’Inghilterra, voglio portare all’attenzione del lettore un’altro brano, tratto da “El enigma capitalista” di Bochaca:

“La Banca d’Inghilterra fu fondata nell’anno 1694, per una concessione rilasciata da Guglielmo II ad un giudeo di Amsterdam, Manasseh-ben-Israel. Questa concessione si basava in un’altra anteriore, rilasciata da Oliver Cromwell ad Ali-ben-Israel, pure di Amsterdam. Cromwell, che aveva ricevuto l’appoggio economico degli ebrei di Amsterdam nella sua lotta contro la Corona, pagò i favori ricevuti autorizzandoli ad installarsi in Inghilterra ed a dare un 4 e mezzo per cento di interesse a chi depositasse oro nelle loro casseforti (un interesse smisuratamente elevato) ed a loro volta a darlo in prestito al Governo ad un 8 per cento.
La causa della creazione della Banca d’Inghilterra fu un prestito di un milione e duecentomila lire sterline a Guglielmo II. I metodi della Banca non erano nuovi; non fecero altro che seguire i precedenti. Ed i precedenti erano l’usura praticata in quei tempi dagli orefici di Londra (quegli orefici erano un gruppo di ebrei lombardi, che si installarono in Inghilterra essendo stati espulsi da Milano per le loro pratiche usuraie. La strada dove si installarono, “Lombard Street”, continua ad essere occupata dai loro successori), che già attuavano, clandestinamente, prima del legalmente autorizzato Ali-ben-Israel. Quegli orefici, che erano soliti prestare con un interesse del dieci per cento, guardarono in principio con sospetto la nuova Banca, che “solamente” prestava all’8 per cento, anche se presto salì al nove, mentre gli interessi pagati ai depositanti si ridusse ad un mezzo punto per cento.
La Banca d’Inghilterra, il cui nome autentico era “The Governor and Company of the Bank of England (Il Governatore – o Amministratore – e la Compagnia della Banca d’Inghilterra)” introdusse una novità rispetto alle operazioni iniziate dalla Banca di Amsterdam. Iniziò ad emettere biglietti per la quantità che il Governo doveva alla Banca; un privilegio concesso alla Banca da un Governo grato per i servizi da essa resi in varie occasioni. Di modo che, come ringraziamento per quei servigi alla Banca fu concesso il potere di emettere denaro. Però denaro reale, e non già solo promesse di pagare denaro, così come avevano fatto i “pionieri” di Amsterdam o, già in Inghilterra, Ali-ben-Israel col consenso di Cromwell.
La Banca d’Inghilterra – ripetiamo, un’entità privata – fabbricava, letteralmente, denaro. Se la Banca aveva dieci sterline d’oro nei suoi sotterranei e ne prestava cinque al Governo, poteva fabbricare un biglietto da cinque sterline e metterlo in circolazione, ed in questo modo aumentava la quantità di dieci lire sterline ad un totale di quindici; il Governo, che usava cinque e la Banca che ne aveva dieci a disposizione, cinque nuove e cinque vecchie: e l’intera quantità poteva stare in circolazione attiva, una notevole massa di denaro, senza che si fosse ancora creata nuova ricchezza che la giustificasse, cioè, si produceva inflazione.
Però la funzione principale, la essenziale, diremmo, della Banca d’Inghilterra e delle altre banche centrali che sarebbero apparse in tutti i paesi, non era fabbricare denaro, quanto, soprattutto, perpetuare, con l’appoggio della Legge, il sistema bancario moderno; vale a dire, assicurare la perennità delle illegittime attività bancarie”.

Non credo che i brani appena letti lascino dubbi sulle non certo limpide origini dell’attuale sistema monetario e sul fatto che ancora oggi è in pratica basato sulla emissione di biglietti falsi.

Inoltre, come tutti coloro che hanno raggiunto una età matura ben sanno, c’è una conferma che legge e giustizia hanno sempre meno a che vedere l’una con l’altra.

Howard Zinn, sociologo americano della Boston University ed autore di una illuminante “Storia del popolo degli Stati Uniti”, dice, nel suo “Obbedienza e democrazia”, che le leggi sono uno scudo protettivo che i potenti si sono costruiti attorno in secoli di pazienti e continui perfezionamenti, per proteggersi dal popolo.

Come dargli torto?

Leggi e disposizioni varie vengono emanate per regolare e imbrigliare la società civile (la popolazione) in una sorta di camicia di forza per poterla più agevolmente controllare.

Tutto ciò a favore e per conto di coloro che hanno il peso finanziario e quindi politico per poterle condizionare, proprio come continua a succedere molto chiaramente proprio in questi giorni: tutte le decisioni adottate sono spudoratamente in favore del sistema bancario e contro le popolazioni.

Le banche stanno decisamente e rapidamente conducendo la società verso una dittatura dei banchieri.

 

 

Capitolo VIII

 

LA BANCA D’ITALIA

 

Vi siete mai chiesti a chi appartengono i soldi nel momento della emissione?

Non credo. A chi viene in mente una domanda del genere?

Ho fatto la prova con amici, imprenditori, medici, avvocati, per vedere se sapessero rispondere con esattezza: buio completo.
Neanche commercialisti e funzionari di banca, dai quali sarebbe lecito aspettarsi risposte esaurienti, hanno idee chiare in proposito.

Vediamo di rispondere subito in maniera netta a questa domanda fondamentale: non c’è nessuna norma o legge in Italia che attribuisca ad alcun ente, stato od associazione, la proprietà della moneta al momento dell’emissione.

La Costituzione omette clamorosamente di parlarne. Ciononostante, la Banca d’Italia, ora in collaborazione con la Banca Centrale Europea, se ne attribuisce la proprietà e la emette prestandola ad interesse.

Perchè è così importante capire a chi appartiene la moneta al momento dell’emissione?

È chiaro che chi ne ha proprietà e controllo gestisce un potere enorme.
Stiamo parlando del sangue che fa vivere l’organismo, il mezzo che fa girare l’economia, della ridistribuzione della ricchezza nazionale.
Attualmente le banconote in euro vengono fatte stampare, forse nelle Filippine o in Malesia, in Svezia e anche a Roma (come in tutto ciò che riguarda questioni monetarie, non ci sono informazioni precise, tutto è avvolto in un alone di mistero), dal Sistema Europeo delle Banche Centrali (Sebc), organizzazione istituita dal trattato di Maastricht, formata dalla Banca Centrale Europea (Bce) e dalle banche centrali dei paesi membri che aderiscono all’unione.
Ogni stato ha un unico interlocutore, la banca centrale operante nel paese: per noi Bankitalia, la banca emittente.

Il 95% circa delle quote azionarie della Banca d’Italia è in mano a istituti di credito ed assicurazioni private.

Riporto un brano tratto da “O la Banca o la Vita” di Marco Saba, membro dell’Osservatorio sulla Criminalità Organizzata di Ginevra, nonchè attento osservatore di ciò che accade nel mondo della finanza e nel sistema monetario internazionale:

“La Banca d’Italia, come abbiamo detto, è per il 95% in mano a privati. Vediamo chi sono:

Gruppo Intesa 27,2 %
BNL 2,83 %
Gruppo San Paolo 17,23 %
Monte dei Paschi di Siena 2,50 %
Gruppo Capitalia 11,15 %
Gruppo La Fondiaria 2 %
Gruppo Unicredito 10,97 %
Gruppo Premafin 2 %
Assicurazioni Generali 6,33 %
Cassa Risparmio di Firenze 1,85 %
INPS 5 %
RAS 1,33 %
Banca Carige 3,96 %
Privati 5,65 %

Dall’analisi dei soci ci rendiamo conto che solo il 5% del capitale è dell’INPS, ovvero di una società pubblica. La Banca d’Italia è dunque per il 95% in mano a banche private, ma qui risulta evidente la seconda forte anomalia; infatti abbiamo detto che, con la legge bancaria del 1936 alla Banca d’Italia è stato demandato il compito di vigilanza sulle altre banche; ora, se le banche sono proprietarie della banca che dovrebbe su di loro vigilare e, attraverso i consigli di amministrazione, ne nominano i governatori e i direttori, ciò vuol dire, in altre parole, che i controllati controllano i controllori, e non viceversa.”

Conoscere la ripartizione delle azioni di Bankitalia dovrebbe essere sufficiente a dissipare ogni dubbio sul fatto che non è “degli italiani”, e abbattere la falsa immagine virtuale costruita per farci credere che lo sia.

Essendo una società privata a scopo di lucro, la Banca d’Italia, se vuole restare nel mercato, deve obbligatoriamente fare gli interessi dei suoi soci azionisti e ricavare utili dalla popolazione italiana utilizzatrice della moneta.

I suoi interessi sono diametralmente opposti ai nostri, e non potrebbe essere altrimenti.
Il comportamento di una società con scopi di lucro non può essere etico, moralmente corretto.

Se così fosse, il governatore della banca centrale emittente ci direbbe: “Guardate che se non volete continuare ad essere ridotti in schiavitù da questo sistema monetario, è meglio che stampiate da voi la vostra moneta di stato in nome e di proprietà del popolo, senza nessun costo”.

Così facendo decreterebbe la fine dell’esistenza del sistema come perfetto strumento di esproprio di ricchezza e di controllo della popolazione.

Per quanto riguarda il fatto che alla nostra banca centrale sia concesso di autocontrollarsi, vi domando semplicemente: al momento di emanare nuove norme o nell’ipotesi di una disputa tra noi clienti e Banca Intesa – San Paolo, che da sola possiede quasi il 50% di Bankitalia, i diritti di chi pensate possa tutelare la Banca d’Italia, i nostri?

Curioso che proprio recentemente Banca Intesa-San Paolo Imi abbia cambiato immagine: in Sardegna è passata a chiamarsi Banca di Credito Sardo, per dare al pubblico la falsa impressione di essere ciò che non è, una banca locale attenta ai problemi del territorio.

La stesso inganno si ripete in tutte le altre regioni: tra qualche tempo, noi che abbiamo avuto a che fare con la vecchia Banca Commerciale e con Banca Intesa, ci scorderemo delle precedenti denominazioni, mentre i giovanissimi conosceranno solo il nuovo nome, e saranno ingannati ancora meglio.

La costruzione della grande menzogna virtuale è continua e curata nei minimi particolari.

Dall’anno della sua fondazione, 1893, Bankitalia ha facoltà di emettere carta moneta; prima in concorso con altre banche, dal 1926 e sino all’entrata in circolazione dell’euro, in assoluto monopolio.
Il conio delle monete metalliche invece è affidato alla Zecca di Stato attraverso il Ministero del Tesoro. Ma attenzione: dietro approvazione della Banca Centrale Europea per quanto riguarda il volume del conio, come disposto dall’articolo 106 del trattato di Maastricht.

Come mai noi (lo Stato) attraverso il Ministero del Tesoro coniamo le monetine ma non stampiamo le banconote?

Possiamo emettere cartamoneta di Stato?

Certo che possiamo stampare biglietti di Stato, niente e nessuno ce lo impedisce. Non sarebbero gravati da debito perché prodotti a titolo originario, come succedeva sino a pochi anni fa con i biglietti della Repubblica Italiana da cinquecento lire.

Ma i grandi Usurai non gradirebbero, non sono soliti scherzare quando qualcuno cerca di sottrarre loro la proprietà della moneta od intralcia in qualche modo il loro cammino.
Sono numerose le vittime di morti violente sospette che nel corso degli ultimi secoli avevano osato intralciare la strada degli usurai internazionali, tra di loro diversi presidenti degli Stati Uniti.

L’ultimo in ordine di tempo, John Fitzgerald Kennedy, assassinato a Dallas, Texas, nel novembre del 1963, alcuni mesi dopo aver firmato, nel Giugno dello stesso anno, il famoso ordine esecutivo numero 11110 che permetteva al governo americano di emettere a titolo originario biglietti di proprietà del popolo (United States notes) senza debito, in sostituzione di quelli presi in prestito ad interesse dalla banca centrale (Federal Reserve notes).

Per chi vuole approfondire, c’è internet.

continua…..

 

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Paolo MALEDDU