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Paolo Leone Biancu

 

 

 

 

 

CI TENGU MEDA A PONNI IN CRARU UNA COSA KI IN MEDAS NO’ ANT CUMPRENDIU POITA COMUNICADAS IN D’UNA FORMA KI PODET CREARE INFORMATZIONE NON CORRETA.

Mi dispraxit ki de ariseru, ddu depi cummentai un’ atra borta, ma cussu ki narat MAURO PILI apitzus de unu REFERENDUM, ki si depet preguntai a s’Istadu est unu errore mannu de su puntu de vista de sa LEI e de su Deretu Internatzionale de is POPULUS.
EST a Nai, ki si unu ISCRAVU si bollit liberai de su mere po andai a solo, depet andai a preguntare sa CRAI de sa LIBERTADE a su propriu mere, in sa forma de REFERENDUM?
Sa Libertade est unu Deretu de s’omine, de totus sos omines e non depet essere preguntada a nemus. Si ddas depeus pigai.
Non est unu presente (dono) de deppi preguntai a Laura Boldrini o a atrus italianus, poita comente omine ki fait parte de su POPULU SARDU, deu non ddu cunsideru.
MAURO si depet liberai de su cuntzetu ki is ominis de su POPULU SARDU dipendent de s’ ITALIA-STATO, ISTADU ki non esistit jai prus de su 1934. Comente deputau, continuat a interpretai (e mi ndi dispraxit) custas cosas cun sa conca apicigada a is categorias juridicas de sa Lei Italiana, kene cussiderai de manera nixiuna su DERETU INTERNATZIONALE..

S’Indipendentzia arribat cun su processu de Autodeterminatzione.

La Dichiarazione di Autodeterminazione del Popolo Sardo, che porterà alla Indipendenza statuale, non si chiede allo Stato con Referendum, perché i DIRITTI non si chiedono a chi ci opprime ma si esercitano e vanno dichiarati nel momento in cui ci saranno le condizioni oggettive, ovvero quando la maggioranza del Popolo sardo si sarà convinto che é giunto il momento di auto-gestirsi.
* Il DIRITTO all’autodeterminazione del POPOLO SARDO per avere la propria INDIPENDENZA si deduce dalle Norme del Diritto Internazionale, che non comporta il riconoscimento automatico dei diritti fondamentali di individui, appartenenti a un dato POPOLO.
*Rispetto ad altri “TRADIZIONALI” diritti umani si osserva che l’esercizio del diritto ad autodeterminarsi non é demandato al singolo individuo, ma ad un gruppo coeso (MLNS) di cui esso fa parte, che si avvale di tutte le norme stabilite, anche se ogni componente del gruppo medesimo ne possiede la titolarità.

Lo Sviluppo del Dir. Internazionale inserisce l’autodeterminazione nei due patti delle Nazioni Unite, quello sui diritti umani del 1966 che si rafforza con la Carta di Algeri del 1976sui Diritti dei Popoli.

AUTODETERMINAZIONE è:
Un principio, appartenente alla sfera del Diritto, che ha alla base i concetti di democrazia e libertà delle persone.
Un principio che postula il potere di CIASCUN POPOLO di poter scegliere come amministrarsi:
(A) sia come forma politico-istituzionale con cui collocarsi nel sistema delle relazioni internazionali (stato indipendente, federale o confederale, fusione con altro stato),
(B) sia come regime politico, economico e sociale all’interno del proprio stato.

INDIPENDENZA é:
lo Status che s’ottiene seguendo e mettendo in atto in modo responsabile le norme del Diritto Internazionale riguardanti l’Autodeterminazione dei Popoli.
L’Indipendentismo sardo è un modo di pensare, di sentirsi parte di un popolo-nazione che non é l’ITALIA, per costruire relazioni per gli interessi dei Sardi e non per gli interessi de “Is Istrangius”.
L’Indipendentismo sardo è anche un modello culturale, la forma in cui “Is sentidus” diventano coscienza di essere sardi e solamente sardi, per riappropriarci della memoria, della storia, dei valori, del nostro modo di gestire le relazioni e la comunicazione, senza dipendere da nessuno, secondo una prospettiva tutta nostra.

Paolo Leone Biancu
(Direttivo MLNS e Capo Dip. Economia Guvernu Sardu Provvisoriu)

 

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Pili: “Sì a referendum su Indipendenza”

tratto da: (clicca qui)

 

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Mauro PILI

 

 

 

 

 

 

 

 

“Lo Stato nega alla Sardegna i diritti fondamentali, dai trasporti all’energia, dal riequilibrio insulare a quello infrastrutturale. E tratta l’Isola come una colonia sottomessa, scaraventa sulla nostra terra tutte le attività più invasive e pericolose, dalle basi militari a quelle inquinanti”

 

“Lo Stato nega alla Sardegna i diritti fondamentali, dai trasporti all’energia, dal riequilibrio insulare a quello infrastrutturale. E tratta l’Isola come una colonia sottomessa, scaraventa sulla nostra terra tutte le attività più invasive e pericolose, dalle basi militari a quelle inquinanti”, così il deputato di Unidos Mauro Pili nel pomeriggio, davanti alla fortezza nuragica di Losa, nel centro Sardegna, ha annunciato la presentazione alla Camera, per la prima volta dopo 68 anni dalla Costituzione, di una proposta di legge per un Referendum popolare teso al riconoscimento dell’indipendenza e per l’autodeterminazione del Popolo Sardo.
“Lo Stato usa banche e Equitalia per sfrattare povera gente e mettere in ginocchio imprese e cittadini – ha sottolineato Pili – tenta di sfruttare il nostro isolamento per collocare scorie nucleari e isolare profughi, usa indisturbato ruspe di Stato sui Giganti di Monte Prama, cancella la dignità dei docenti sardi e devasta la scuola. Un Popolo libero e coraggioso, una comunità che non vuole continuare a subire e soccombere, deve reagire.
Per questa ragione dinanzi ad impegni disattesi, alle continue violazioni di norme costituzionali, ai reiterati tentativi di annientare lo Statuto Sardo bisogna mettere in campo azioni straordinarie a partire dall’autodeterminazione del Popolo. Dopo reiterate azioni dello Stato, attraverso i governi di ieri e di oggi, tutte tese a ridurre i poteri speciali della Sardegna, non resta che perseguire una strada obbligata: l’autodeterminazione e l’indipendenza. Non indipendenza velleitaria ed estremista, ma razionale e moderna, non isolazionista ma aperta al mondo. In questa direzione la strategia è chiara: libertà statuale, economica, culturale. Il processo per l’autodeterminazione sarà legislativo, giudiziario e politico-culturale”.
“E’ un passo decisivo che apre uno scenario inedito per la Sardegna – ha aggiunto Pili – perché per la prima volta lo Stato, a partire dal Parlamento, dovrà prendere atto di un percorso concreto e definito per l’autodeterminazione. La proposta costituzionale che traccia un percorso legislativo definito e verificato dovrà essere vagliata nei prossimi giorni dalla Presidenza della Camera. Il primo passo è stato compiuto il 22 settembre scorso con la presentazione a mia firma alla Camera della proposta di legge recante: Norme costituzionali per il riconoscimento dell’autodeterminazione del Popolo Sardo attraverso referendum popolare”.

 

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Questo fine settimana, la lunga corsa della Catalogna per l’indipendenza dalla Spagna potrebbe ottenere una spinta se i separatisti riusciranno a garantire una maggioranza parlamentare assoluta nelle elezioni regionali. Ecco un breve riassunto da FT per chi non conosce la situazione:

Se il movimento indipendentista va per la sua strada, l’elezione regionale catalana di domenica porterà [il processo di indipendenza] ad una situazione drammatica . Se le parti pro-secessione otterranno la maggioranza assoluta in parlamento, si porterà avanti un piano per separare questa ricca regione dal resto della Spagna entro 18 mesi.
Entrambe le parti pro e anti-indipendenza guardano a Barcellona come il campo di battaglia cruciale. Polo turistico globale, città che ha ospitato le olimpiadi e gioello architettonico tout court, la città è tradizionalmente visto come una strada in salita per la campagna per l’indipendenza. I sostenitori del sindacato con la Spagna si aspettano di Barcellona e la sua periferia densamente popolate ad agire come loro principale linea di difesa contro l’assalto dei secessionisti.
“Cosa succederà in Catalogna il 27 settembre, non dipenderà dagli indipendentisti. Dipenderà dagli uomini e dalle donne dellì’area metropolitana di Barcellona che non sono indipendentisti, e che tradizionalmente non votano alle elezioni regionali. Se voteranno questa volta, nessuno sarà in grado di separare la Catalogna dal resto della Spagna,” Così ha dichiarato questa settimana Xavier García Albiol, il leader del Partito Popolare Conservatore Catalano.
Per quanto riguarda, come è probabile, la Convergenza Democratica di Catalogna CDC) e la Sinistra Repubblicana di Catalogna (Esquerra Republicana de Catalunya, ERC) saranno in grado di garantire i 68 posti di cui hanno bisogno per andare avanti con l’indipendenza, il Citi (Centre for the Sociological Studies e Citi research) ritiene che deluderanno le aspettative ma come i grafici seguenti mostrano, si tratta di un invito a chiudere:

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In tale contesto, vi segnaliamo questa notizia, senza ulteriori commenti, se non per dire che forse la Banca di Spagna ne sa qualcosa più di chiunque altro e si sta forse preparando ad ogni evenienza.

Via VilaWeb (Google tradotto):

Questo pomeriggio c’è stato un movimento insolito in una succursale della Banca di Spagna, Barcellona, ?? In Catalogna Square. Oltre trenta furgoni blindati sono entrati poi hanno lasciato l’edificio poco dopo per una direzione sconosciuta. Molte persone hanno scattato fotografie. La Banca di Spagna hnon ha voluto commentare l’operazione e dire ciosa è successo, ma le persone che lavorano nella zona hanno detto che non è una dispiegamento normale.

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Diversi lettori di Vilaweb hanno riferito che lunedi mattina presto c’è stato un dispiegamento simile

tratto da: (clicca qui)

 

 

2015.09.23 – La Grande Truffa – 10° parte

Posted by Presidenza on 23 Settembre 2015
Posted in articoli 

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A grande richiesta proponiamo, a puntate, il libro “La Grande Truffa” di Paolo Maleddu, uno di noi, un grande uomo che per il suo coraggio, la sua lealtà e la sua voglia di verità si trova oggi sotto l’attacco duro e sleale dello Stato italiano, uno Stato burattino delle lobbies bancarie internazionali

 

 

 

 

 

 

Paolo MALEDDU: “Ho scritto questo libro per una incontenibile necessità di condividere con quante più persone possibile un insieme di informazioni nelle quali mi sono imbattuto, e che hanno gradualmente aperto davanti ai miei occhi una visione del tutto nuova della realtà del mondo nel quale viviamo.
Una realtà insospettata, spaventosa, nella quale siamo immersi ma che non riusciamo a vedere, perché confusa dietro una barriera di notizie ed immagini sapientemente filtrate, falsate o anche solamente ignorate.
Le notizie che non vengono divulgate sono le più importanti.
C’è un mondo reale nel quale gli eventi scorrono così come avvengono, lieti o dolorosi che siano, in un flusso continuo. E uno parallelo, virtuale, creato dalla rappresentazione che i media danno di questa successione di eventi.
Noi viviamo nel mondo virtuale che ogni giorno radio, giornali, televisioni e cinema costruiscono per noi. “Educati” sin dai primi anni di scuola ad essere prigionieri di verità ufficiali, ci è poi difficile accettare versioni diverse, scomode, che non rientrano nei nostri orizzonti.”
“Esistono due storie: la storia ufficiale, menzognera, che si insegna “ad usum Delphini”, e la storia segreta, in cui si rinvengono le vere cause degli avvenimenti, una storia vergognosa.”

La Grande Truffa – 1° parte                                     La Grande Truffa – 2° parte

La Grande Truffa – 3° parte                                     La Grande Truffa – 4° parte

La Grande Truffa – 5° parte                                     La Grande Truffa – 6° parte

La Grande Truffa – 7° parte                                     La Grande Truffa – 8° parte

La Grande Truffa – 9° parte

 

 

 

 

L’emissione monetaria

LA GRANDE TRUFFA

Come gli usurai internazionali si impossessano
di tutta la ricchezza prodotta dalla popolazione mondiale

10° parte

 

 

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Quando il pescatore di Cabras mette in vendita i pesci, chiede 20 euro in cambio. Se nessuno riconosce ai suoi muggini quel valore, dovrà accontentarsi dei 15 o dei 10 che gli vengono offerti.
Quella cifra costituirà il prezzo, il punto di incontro tra domanda ed offerta.

Questa è però una trattativa libera, aperta, un accordo che può concludersi oppure no, ed i soldi offerti, da tempo in circolazione, hanno un valore già riconosciuto, accettato precedentemente da altri percettori.
I rapporti tra Stato Italiano e Banca Centrale seguono invece un iter burocratico ufficiale, che esautora lo Stato dalla propria sovranità monetaria.

La Banca d’Italia dà una merce che vale pochi centesimi ad un interlocutore che è obbligato ad accettarla, secondo accordi precedentemente siglati.

Lo Stato Italiano, oltre ad essere obbligato, avendo esso stesso designato la Banca d’Italia come unica emittente della valuta statale, è anche il primo percettore. Accettando di scambiare quei biglietti con una cambiale, diciamo di 100 milioni di euro, riconosce ufficialmente quel valore ad un prodotto tipografico che vale invece solo pochi centesimi.

La Banca d’Italia è una società privata ingannevolmente spacciata come banca degli italiani.
Quei biglietti di carta valgono pochi centesimi ma il popolo inconsapevole è costretto con l’inganno a pagarli 100 milioni di euro più interessi a degli anonimi Usurai internazionali.

Tutto ciò può naturalmente avvenire grazie alla complicità di una classe politica e di una magistratura che, remunerati con alti stipendi ed una lunga serie di privilegi, non vedono o preferiscono non vedere l’inganno.

Come il cliente che accetta di pagare solamente un prezzo adeguato al valore di una qualsiasi merce, un popolo consapevole non accetterebbe mai di pagare i 100 milioni del nostro esempio per quella carta colorata.

Ma le regole scritte insieme da banchieri e politici, con quella aureola di ufficialità necessaria per ingannare un popolo ingenuo, lo obbligano all’acquisto. Solo il sistema bancario emette cartamoneta.

E la maggior truffa di tutti i tempi continua a compiersi.

Gli anonimi banchieri che controllano il sistema monetario concludono il loro “malaffare” ricevendo un valore certo, la cambiale firmata dai cittadini.
Le banconote, richieste di merci e servizi, entreranno in circolazione alla ricerca dei propri debitori, i lavoratori che daranno delle merci in cambio. Continueranno a circolare come un credito/debito per i singoli individui che ne verranno momentaneamente in possesso, ma solo come debito per la società nel suo insieme, perché il credito corrispondente le è già stato sottratto in origine.

Il primo percettore, il popolo, consegna a degli anonimi Usurai internazionali proprietari delle banche centrali e degli istituti di credito, un valore di oltre 100 milioni di euro senza ricevere in cambio nessun corrispettivo.
O se preferite, una merce di costo zero.

Come si può sottrarre 100 milioni di valore alla società senza dare niente in cambio?

Chiunque di noi ha varie possibilità di procurarsi denaro: lavorare, chiederlo in prestito o vendere qualche bene di proprietà.
Il popolo ha una possibilità in più che gli viene dalla sua qualità di essere sovrano: può stampare a titolo originario la valuta ufficiale del paese, valida su tutto il territorio nazionale, a costo zero.
I nostri politici da lungo tempo hanno però deciso di chiederla in prestito, indebitando noi e le generazioni future di un debito inestinguibile.

Il governo, il potere esecutivo dello Stato, ha bisogno di soldi. Servono per la costruzione di un nuovo ospedale, di un ponte, di un aeroporto, di una università.
Come abbiamo visto in precedenza i soldi sono solo mezzi di scambio che permettono la circolazione delle merci. Dal momento che si stanno producendo nuovi beni, è assolutamente necessario creare una pari quantità di mezzi di scambio.

Questo equilibrio è fondamentale per la stabilità dei prezzi, che in sua assenza, come abbiamo visto con l’inflazione (più soldi che beni), si alterano.
Lo Stato, che ha il diritto e l’obbligo di dotarsi di una valuta ufficiale all’interno del proprio territorio nazionale per non tornare al baratto, dovrebbe semplicemente stampare, attraverso il ministero del Tesoro, un numero adeguato di mezzi di scambio.
Una frase resa celebre da Ezra Pound, rende chiara la situazione:

“La frase non è mia, ma è troppo bella perché non sia messa in circolazione: quando un banchiere o un professore afferma che un paese non può fare questo o quello perché manca il denaro, afferma una menzogna vile e stupida quanto sarebbe dire che non si possono costruire strade per mancanza di chilometri.”

Perché dunque lo Stato non stampa la moneta necessaria a svolgere l’ordinaria amministrazione e far girare l’economia?

Noi saremmo pure il popolo sovrano, ma all’interno dello Stato il potere di decidere è delegato al governo.
Abbiamo affidato al governo il potere esecutivo, ma in questa falsa democrazia spesso, nei momenti cruciali, i ministri economici non sono uomini eletti da noi.
Quindi, le decisioni più importanti che riguardano il benessere del paese sono prese da uomini che non rappresentano il popolo sovrano.

Riporto da un qualsiasi dizionario della lingua italiana :

“Democrazia: forma di governo nel quale la sovranità spetta al popolo che la esercita mediante i suoi rappresentanti liberamente eletti”.

Vi sembra una rappresentazione di ciò che succede nel nostro paese?
Io non ho dubiti in proposito: assolutamente no.

Ciascuno di voi avrà la propria personalissima opinione in merito.

Aggiungo che ora, con il trattato di Maastricht e l’ancor più vergognoso trattato di Lisbona, la sovranità popolare è stata completamente cancellata a nostra insaputa. Noi naturalmente non ce ne rendiamo ancora conto perché su giornali e televisioni dei padroni va in onda la rappresentazione virtuale, non la realtà.

Il nostro governo, come quelli di tanti altri stati democratici, preferisce indebitare la popolazione chiedendo i soldi in prestito al grande capitale privato piuttosto che stampare da sé le banconote a costo zero.

Le banche centrali emittenti presteranno ai politici tutto il denaro che vorranno, fintanto che essi garantiranno il debito con il prelievo fiscale.

Chi garantisce che la cambiale verrà pagata alla scadenza?
Il popolo italiano, indicato dal governo come debitore.

Come pagheremo tutti noi il debito contratto subdolamente a nostro nome?
Con le imposte.

Il popolo italiano per usare dei semplici mezzi di scambio necessari a far girare l’economia si deve indebitare.
Ricordiamoci che i mezzi di scambio potrebbero essere, come già avvenuto in passato, semplici conchiglie o foglie di tè, e che non costituiscono ricchezza, che risiede nei beni.

Ci stiamo indebitando per usare il mezzo inventato dalla nostra mente come unità di misura del valore.
Ci indebitiamo per poter solamente usare tonnellate di conchiglie, di foglie di tè o, nel nostro caso, di carta, semplicissima carta colorata sulla quale vengono stampate delle cifre.

Immaginiamo per assurdo che esista un individuo che abbia tanta disponibilità di denaro da poter acquistare tutti i Bot emessi volta per volta dal governo. Gli è possibile coprire tutte le richieste di prestito dello Stato perché ha a disposizione la macchina per stampare moneta.
Darebbe carta stampata in cambio della cambiale firmata dal popolo ed onorata con il denaro guadagnato in una vita di duro lavoro.

Un individuo in tale posizione avrebbe un potere enorme, perché diventerebbe il finanziatore unico dello stato, colui che presta i soldi necessari al popolo per vivere, il dispensatore di vita.

Tutti dipenderebbero dalle sue arbitrarie decisioni di concedere o negare credito. Costui potrebbe decidere chi far diventare miliardario finanziandolo, o chi far morire di stenti negandogli il prestito del mezzo di scambio.Potrebbe comprarsi (o condizionare con la pubblicità) le società editrici di stampa e libri, le emittenti televisive, le produzioni cinematografiche, le scuole e le facoltà di economia e diritto, medicina ed ingegneria.

Condurre l’organizzazione sociale verso uno sfruttamento intensivo e sfrenato delle risorse disponibili invece che su un consumo ecologico sostenibile, decidere per convenienza personale di “bruciare” petrolio, gas, carbone o foreste invece che utilizzare una parte infinitesimale di una illimitata energia solare.
Mettere in piedi una enorme produzione di sofisticate armi da guerra, obbligando gli stati ad acquistarle, usarle e rimpiazzarle continuamente.
Finanziare eserciti, dittatori e leader politici per scatenare guerre, indebitando i governi prima per l’acquisto di armi, aerei e sottomarini atomici, poi per la ricostruzione dei paesi distrutti.
Fomentare l’odio invece della solidarietà per dividere la popolazione mondiale in comunisti e democratici, cristiani e musulmani, bianchi e neri, ricchi e poveri, destra e sinistra, “liberali” e conservatori, operai ed imprenditori, dipendenti pubblici ed autonomi.

Tutta una serie di tranelli nei quali continuiamo a cadere molto ingenuamente.
In definitiva, questo cambiavalute potrebbe manovrare a suo piacimento le classi politiche governanti che egli stesso finanzia verso il potere, avrebbe un dominio assoluto sulle popolazioni, interi paesi ai suoi piedi.

È così importante il controllo della moneta? I primi coloni americani, ben consapevoli del diritto inalienabile di creare il loro stesso mezzo di scambio, pur di non farselo sottrarre dai banchieri privati intrapresero una guerra di indipendenza contro la madrepatria inglese, già nella morsa degli Usurai.

Sentite cosa disse in proposito uno che di controllo totale era un maestro, Mayer Amschel Rothschild, capostipite della dinastia :

“Datemi il controllo sulla moneta di un paese, e non dovrò preoccuparmi di coloro che fanno le leggi”.

Più chiaro di così…

Tornando al nostro cambiavalute con la macchinetta per stampare denaro, la situazione nella quale ci troviamo è purtroppo molto più grave, perché se non una persona, esiste un sistema bancario che ha nelle proprie mani la possibilità di controllare l’emissione monetaria.

In tal modo è in grado di acquistare, quando e nella quantità che vuole, i buoni fruttiferi del Tesoro, o, se preferite, il debito di Stato.
Acquistare quei titoli equivale a prestare al popolo denaro ad interesse che il governo spenderà.

Il governo, tra avere una disponibilità illimitata a titolo gratuito di denaro, o prendere il denaro in prestito ad interesse dai banchieri indebitandoci, ha ritenuto più conveniente questa seconda opportunità.

Tutti sappiamo bene cosa significhi essere indebitati, e comprendiamo il rapporto di sudditanza che si crea tra colui che riceve e colui che concede il prestito.
Se il prestatore, come avviene nel nostro caso specifico, detta le condizioni e stabilisce arbitrariamente il tasso di sconto del denaro, cioè quanto far pagare il prestito, la sudditanza è totale.
Il ricevente è nella situazione di colui che si mette nelle mani di un usuraio, non ha margine di contrattazione, deve subire le pretese del più forte, prendere o lasciare.
Il popolo italiano è in una posizione di sottomissione totale nei confronti del sistema bancario e del grande capitale privato internazionale.

Questo sistema è così composto: alcuni istituti di credito italiani si dividono il pacchetto azionario della Banca d’Italia, la quale a sua volta, assieme alle banche centrali degli altri paesi membri, è proprietaria della Banca Centrale Europea.

Per evitare la falsa sensazione di un controllo italiano, faccio presente al lettore che c’è molto capitale francese nella proprietà delle più importanti banche commerciali italiane. E siccome è un mondo di scatole cinesi dove una scompare dentro l’altra, per sapere chi sono i controllori bisogna risalire ai proprietari delle banche francesi, e così di seguito.

Il mondo finanziario transalpino è dominato da secoli dal ramo francese della dinastia Rothschild.
Il sistema bancario internazionale ha un potere assoluto nel nostro paese, detta le regole dell’organizzazione sociale a politici succubi ai quali non rimane altro che eseguire e dai quali si era fatto consegnare la macchina stampante. In quanto sistema, è praticamente invisibile ai nostri occhi.

Naturalmente le decisioni che contano sono prese da uomini in carne ed ossa come noi, con un volto che noi difficilmente identificheremo. Sono i banchieri internazionali, i grandi finanzieri, gli Usurai e Parassiti che vivono di rendite provenienti dal nostro lavoro quotidiano.

Costoro da centinaia di anni stanno combattendo una guerra contro la popolazione mondiale per il controllo dello strumento monetario. Si tratta di continue battaglie condotte in modo vile e disonesto, non a viso aperto. Noi non sappiamo di essere in piena guerra perché non ci è stata mai dichiarata apertamente. Non sappiamo di preciso quali sono i nostri nemici e non ci stiamo difendendo. Coloro che abbiamo delegato a difenderci sono passati con il nemico, nonostante siano pagati da noi profumatamente.

Per tutti questi motivi stiamo vivendo tutti una situazione di estremo disagio.

“La popolazione non capisce il nostro sistema bancario e monetario, perché se lo capisse credo che prima di domani scoppierebbe la rivoluzione.”

Parole di Henry Ford, l’industriale automobilistico, pronunciate cento anni orsono …

Chi ha ceduto a nostra insaputa a private società anonime che lavorano per fare profitti il diritto di emettere gli euro?

Perché i politici non muovono un dito per proteggere il popolo che dovrebbero rappresentare e dal quale ricevono i loro scandalosamente alti compensi mensili?

Ci sarà mai in Italia un leader politico coraggioso ed onesto che porti clamorosamente alla luce questa truffa ignobile?

Negli Stati Uniti la lotta di onesti capi di stato agli Usurai internazionali è sempre stata accesa.
La morte di diversi presidenti è in qualche modo ricollegabile alla lunga guerra combattuta per cercare di restituire al popolo americano la proprietà della moneta.
La Costituzione americana attribuisce senza equivoci al Congresso il compito e l’obbligo dell’emissione monetaria, già nell’art. 1:

“Il Congresso avrà le seguenti attribuzioni: (…) battere moneta, stabilire il valore di quest’ultima e quello delle monete straniere (…)”.

Perché la Costituzione italiana omette clamorosamente di assegnare al popolo sovrano il diritto dell’emissione della moneta?

Perché da sempre questo argomento è clamorosamente assente dalle prime pagine dei giornali e dagli schermi televisivi?

Il popolo sovrano non ha bisogno di indebitarsi per avere denaro, non deve firmare nessuna cambiale.
In quanto sovrano, ha il diritto e la facoltà di dotarsi di una valuta ufficiale sul proprio territorio nazionale.
Non c’è nessuno al di sopra del popolo sovrano che possa impedirci di stampare la nostra moneta.

Il fatto che la Zecca di Stato possa coniare le monetine senza doverle acquistare dai banchieri, ne è una conferma. Le monete metalliche sono denaro emesso dallo stato, con il solo costo del materiale e del conio.

Lo stato non indebita il popolo per il conio delle monete metalliche.

Perché dunque non si emette più denaro metallico non gravato da debito?

I Parassiti internazionali ci hanno concesso gli spiccioli, ma li tengono ugualmente sotto controllo: è la Banca Centrale Europea a decidere il volume di denaro metallico che può entrare in circolazione.

Come già detto, sono varie le possibilità che abbiamo di procurarci il denaro necessario a portare avanti una esistenza dignitosa: prenderlo in prestito, lavorare, vendere delle proprietà.
Ciascuno di noi sceglie il da farsi, è responsabile delle proprie decisioni e ne subisce le conseguenze.

Indebitarsi con le banche è qualcosa di molto poco consigliabile.

Rimangono lavoro e vendita di proprietà.

Meglio il lavoro. La vendita delle proprietà è un’ultima risorsa alla quale non ci sarebbe necessità di arrivare, dal momento che la popolazione mondiale è potenzialmente ricchissima per il semplice fatto che una natura generosa ha messo a nostra disposizione tutto ciò che ci serve per vivere.

La vita si è sviluppata e conservata sul pianeta terra grazie all’abbondanza di risorse presenti.
Nel corso della propria storia l’uomo non ha fatto altro che monetizzare i beni che la natura gli ha offerto in maniera estremamente generosa.

Il nostro compito è semplice: dobbiamo solamente trarre dalla natura ciò che ci serve per vivere tutti dignitosamente, stando attenti a non prendere più del necessario per non pregiudicare l’approvvigionamento al quale hanno diritto le generazioni future.

Il consumo sostenibile di cui tanto parlano i politici, ma che non è possibile perché proprio loro lo impediscono permettendo alle multinazionali di saccheggiare le risorse di tutti per l’arricchimento di pochi.

Con poco lavoro da parte di tutti, e con la spinta decisiva di una tecnologia inarrestabile, una casa ed una alimentazione adeguata per tutti gli esseri umani sarebbe un obbiettivo facilmente raggiungibile.

Sofferenza e fame diventerebbero presto un lontano ricordo.

Non dovremmo più assistere a quei lunghi viaggi per mare di masse di disperati in fuga dalla loro terra, che così spesso si trasformano in tragedia.

I giovani americani, ingannati dai loro governanti, non avrebbero più necessità di spargere terrore e morte tra i civili in paesi lontani ed a costo della propria vita, combattendo una guerra dopo l’altra per procurare petrolio ed altre risorse alle avide multinazionali.

La sopraffazione dell’uomo sull’uomo impedisce una ripartizione onesta delle ricchezze offerte gratuitamente da madrenatura. Se noi occidentali continueremo a consumare senza freno petrolio, minerali e risorse naturali del pianeta sottraendole al resto della popolazione mondiale, non ci saranno mai giustizia e pace su questa terra.

Se continueremo a permettere a banchieri e speculatori di sottrarci tutta la ricchezza prodotta, povertà, sofferenza e disperazione saranno sempre più protagoniste anche della vita della società occidentale.

Perché firmiamo una cambiale per avere i soldi necessari?

Noi non la firmiamo.
Lo fanno per noi un esiguo numero di politici disonesti con la complicità di un ristretto gruppo di Parassiti internazionali.

Come possono indebitarci a nostra insaputa?

In virtù della delega a rappresentarci che noi diamo loro attraverso le elezioni democratiche.
La sovranità popolare si perde nei meccanismi di trasferimento del potere dal popolo ai politici.
Soprattutto i ministeri economici (tesoro, finanze, economia, bilancio) sono da sempre molto frequentati da uomini provenienti dal mondo delle banche che, mentre ricoprono incarichi di stato, continuano a lavorare per i banchieri privati, proponendo ed appoggiando leggi a loro favorevoli.

I ministri non sono obbligatoriamente parlamentari eletti da noi, possono essere dei tecnici chiamati a ricoprire tale incarico.

La massiccia presenza di banchieri nella politica è in costante aumento.
Gli esempi più clamorosi nel nostro paese sono Luigi Einaudi e Carlo Azeglio Ciampi.

Il primo, mentre ricopriva la carica di governatore della Banca d’Italia dal 5 Gennaio 1945 all’11 Maggio 1948, era pure deputato al parlamento. Riuscì a partecipare alla stesura della Costituzione italiana nel 1945/46, quindi ad essere vicepresidente del consiglio nel 1947, ministro del bilancio nello stesso anno, ministro delle finanze successivamente, e dall’11 Maggio 1948, secondo presidente della repubblica italiana.

Il capo dell’esercito del nostro acerrimo nemico ricopre pure incarichi di comando nel nostro governo.

Niente è impossibile nel nostro paese.

Un popolo distrutto e di proposito mantenuto ignorante, lontanissimo dai centri di potere, come poteva rendersi conto di ciò che avveniva sul ponte di comando?

Inspiegabilmente la Costituzione italiana non fa nessun accenno ad un argomento tanto importante come il sistema monetario, l’emissione della moneta, la sua proprietà.

Che senso dobbiamo attribuire alla partecipazione del Governatore in carica della Banca d’Italia alla stesura della Costituzione italiana?

Per Einaudi l’emissione monetaria era il pane quotidiano: avrà ritenuto l’argomento non abbastanza rilevante da meritare di essere citato nella Costituzione ? O doveva forse impedire che ciò accadesse?

Il secondo personaggio, Ciampi, ha lavorato per 47 lunghi anni in Bankitalia, dal 1979 al 1993 come governatore. Nel ’93 divenne Presidente del Consiglio di un governo “tecnico” di transizione, primo cittadino italiano non eletto in parlamento a ricoprire tale incarico. Dopo di lui anche Lamberto Dini, ugualmente proveniente da Bankitalia (direttore) e non eletto dagli italiani, presiederà nel 1995 un governo tecnico formato interamente da ministri non eletti.

Quali forze a noi invisibili hanno permesso a Ciampi di diventare l’uomo con maggior potere del paese senza essere stato eletto dal popolo, dopo aver ricoperto l’incarico di responsabile della banca che sta riducendo alla disperazione la popolazione italiana?

Sono gli stessi centri di potere che in seguito alla famosa riunione del 1992 sul “Britannia”, panfilo dei reali inglesi, al largo delle coste italiane hanno dato un impulso decisivo alla privatizzazione/spartizione di gran parte delle migliori aziende italiane a prezzi stracciati per la contemporanea svalutazione della lira? È quella stessa grande finanza internazionale che negli stessi anni ha portato avanti gli accordi sul trattato di Maastricht, primo esperimento mondiale di una dittatura delle banche, in un momento nel quale l’attenzione della popolazione italiana era tutta centrata sulle vicende di tangentopoli e sugli assassinii di Falcone e Borsellino?

Il governo “tecnico” di Ciampi era infarcito di uomini delle banche. Alcuni nomi: Piero Barucci, ministro del tesoro, Antonio Maccanico, vicepresidente del consiglio, Paolo Savona e Paolo Baratta, ministri dell’industria.

La maggior parte di loro non erano stati eletti dal popolo italiano.

Dove è finita la rappresentanza “democratica”?

Subito dopo essere stato presidente del consiglio dei ministri, Ciampi nel ’94 rientrava nei vertici bancari mondiali ricoprendo l’incarico di vicepresidente della “Banca dei Regolamenti Internazionali” di Basilea, la banca delle banche centrali.

Quindi un ritorno ai massimi livelli della politica italiana, ministro del Tesoro e del Bilancio nel governo Prodi dal ’96 al 1999.

Sin qui, 3/4 anni da uomo politico e quasi 50 nelle banche, quel che è peggio alternando incarichi nei posti di comando delle banche sfruttatrici ad altri nel mondo delle loro vittime.
Dal ‘99 Presidente della Repubblica, e quindi senatore a vita.
Le banche ed il popolo nell’organizzazione sociale si trovano ai poli opposti: il popolo è produttore di ricchezza, i banchieri si impossessano di gran parte della ricchezza prodotta.

È probabile che il nostro caro presidente Ciampi, riverito e mitizzato dalle televisioni di stato, stia ricevendo più pensioni che complessivamente non dovrebbero essere inferiori a qualche decina di migliaia di euro mensili: una offesa a quanti quotidianamente combattono per sfuggire ad una povertà dilagante.

continua…..

 

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Paolo MALEDDU

La gente continua a lavorare ma c’è una consapevolezza politica che prima assolutamente non c’era. C’è una consapevolezza delle proprie origini perché ben parte della popolazione è di origine russa o comunque sono russofoni, ucraini che parlano russo.

 

In Italia e recentemente uscito il libro di Max Bonelli “Antimaidan – i motivi del genocidio del popolo dell’Est Ucraina”. Il tema del volume e la cronistoria della rivolta dell’Euromaidan nell’inverno 2013-2014 a Kiev e la successiva contro-rivolta nelle regioni del sud-est del paese, che ha portato alla guerra nel Donbass.

Vengono riportati la descrizione degli avvenimenti da parte dei principali media italiani e, in parallelo, il punto di vista di diversi attori: un italiano all’estero il cui legame sentimentale lo fa interessare alle vicende ucraine fino a coinvolgerlo completamente; la sua compagna abitante di Donetsk la cui vita viene stravolta dalla guerra civile; i cittadini russofoni del Sud-Est Ucraina vittime della repressione. Nello svolgersi del libro, con il precipitare degli eventi storici, si delineano le conseguenze morali e materiali sui singoli personaggi, inseriti nella descrizione geopolitica degli avvenimenti e delle cause che li originano.
Max Bonelli che ha appena tornato da Donetsk e Lugansk, parla a Sputnik-Italia del suo libro e del suo ultimo viaggio nelle regioni del sud-est ucraino.

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Donetsk tra guerra e pace

— Che cosa l’ha ispirata a scrivere questo libro?

— Ho deciso di scrivere questo libro la notte del 2 maggio nel 2014 dopo che ho visto un video che avevano postato i nazisti ucraini sulla strage che avevano fatto a Odessa. Un video compromettente che sono riuscito a salvare privatamente perché dopo un paio di giorni è stato cancellato e negato l’accesso a Youtube. Quindi, sentivo che dovevo fare qualche cosa. Le strage simili di carattere nazista le abbiamo visto tante volte nei film e documentari sulla seconda guerra mondiale. Pero adesso, negli anni 2000, questo tipo di comportamento è proprio inaccettabile e mi ha spinto a iniziare a scrivere questo libro. La motivazione è aumentata nel momento in cui vedevo tutto questo evento così inumano e grave, che senza ombra di dubbio, veniva censurato dai media italiani e da quelli europei in generale.
— Ho deciso di scrivere questo libro la notte del 2 maggio nel 2014 dopo che ho visto un video che avevano postato i nazisti ucraini sulla strage che avevano fatto a Odessa. Un video compromettente che sono riuscito a salvare privatamente perché dopo un paio di giorni è stato cancellato e negato l’accesso a Youtube. Quindi, sentivo che dovevo fare qualche cosa. Le strage simili di carattere nazista le abbiamo visto tante volte nei film e documentari sulla seconda guerra mondiale. Pero adesso, negli anni 2000, questo tipo di comportamento è proprio inaccettabile e mi ha spinto a iniziare a scrivere questo libro. La motivazione è aumentata nel momento in cui vedevo tutto questo evento così inumano e grave, che senza ombra di dubbio, veniva censurato dai media italiani e da quelli europei in generale.

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Manifestazione in memoria del massacro di Odessa del 2 maggio 2014

 

— Come definirebbe messaggio principale di questo volume?

— Volevo appunto far vedere con questo libro che quando comincia a esserci qualche censura su fatti così enormi, viene meno il concetto stesso della democrazia. Cioè se non abbiamo accesso alla verità, all’oggettività del fatto, viene a mancare la possibilità di poter decidere con esattezza quali sono le espirazioni e le pressioni alle quali sono sottoposti i nostri politici. Praticamente al momento del voto noi non abbiamo più le informazioni su quale politica debba seguire il nostro paese. Quindi, questo libro mostra che l’Italia è adesso un paese senza sovranità perché i giornali italiani evitano di parlare di stragi come quello di 9 maggio a Mariupol, dove 20 persone sono stati uccise, oppure come quello di Odessa del 2 maggio.

2Premier Yatsenyuk

— Secondo lei perchè i media occidentali non vogliono raccontare tutta la verità su questo conflitto?

— Perché siamo schiavizzati dagli Stati Uniti. Il nostro governo non è libero di decidere. Renzi sta sotto il diktat internazionale che lo obbliga prendere questo tipo di linea in politica estera. Lo abbiamo visto con l’introduzione delle sanzioni nei confronti della Russia a causa delle quali è stata colpita tutta l’economia italiana. Per questo l’altro messaggio molto forte di questo libro è che gli italiani hanno oggi due possibilità: di essere liberi e di continuare di essere schiavi di una dominazione straniera. Quindi, possiamo definire il mio volume come un libro sovranista.

3non solo Crimea, venite a visitare anche il Donbass

 

— Nel passato è stato nelle regioni del Sud-Est ucraino per almeno cinque volte. È stato diverso questo viaggio da quelli precedenti? Che cosa lo ha colpito di più durante la Sua ultima missione in questa zona?

— Sono stato sia a Donetsk che a Lugansk con una missione di solidarietà. Mi ha colpito innanzitutto come è cambiata la gente del Donbass: prima di questo golpe di Kiev loro pensavano a fare i soldi, a cercare di avere una vita serena. Durante il mio ultimo viaggio ho trovato due regioni completamente diverse — nel senso che la gente continua a lavorare ma c’è una consapevolezza politica che prima assolutamente non c’era. C’è una consapevolezza delle proprie origini perché ben parte della popolazione è di origine russa o comunque sono russofoni — ucraini che parlano russo. Un’altra cosa che io dimostro in questo libro è che non tutti gli ucraini hanno accettato il golpe di Kiev. C’è una parte consistente di ucraini, soprattutto quelli russofoni, che si sono trovati a combattere contro il regime di Kiev. Per questo ci sono tantissimi ucraini (giornalisti e avversari politici di questo regime) che spariscono, o vengono uccisi, o sono costretti a rifugiarsi in Russia.

 

In questo video dall’alto Donetsk, oggi:

 

— Lei, come persona che ha visto questo conflitto da vicino, pensa che la risoluzione della crisi ucraina potrebbe arrivare in tempi brevi? Cosa occorrerebbe fare per raggiungere questo scopo cosi atteso dal popolo?

— In questo momento la situazione è stata congelata, a mio parere, per i grandi sforzi della Russia e per una certa difficoltà interna che si sta manifestando in Ucraina. Adesso l’Ucraina di Poroshenko è fortemente destabilizzata. Penso che questa guerra potrebbe concludersi con il collasso interno del governo ucraino dovuto ai conflitti fra diverse frazioni all’interno del parlamento ucraino. Oppure potrebbe avvenire uno scontro molto grande con l’obiettivo di riconquistare la terra dell’Est dell’ Ucraina. Per adesso la situazione è congelata ma sono sicuro che questo conflitto non finisce qui, ci sarà una evoluzione, magari in primavera.

Marina Tantushyan

tratto da: (clicca qui)

 

 

 

 

 

 

2015.09.19 – La Grande Truffa – 9° parte

Posted by Presidenza on 19 Settembre 2015
Posted in articoli 

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A grande richiesta proponiamo, a puntate, il libro “La Grande Truffa” di Paolo Maleddu, uno di noi, un grande uomo che per il suo coraggio, la sua lealtà e la sua voglia di verità si trova oggi sotto l’attacco duro e sleale dello Stato italiano, uno Stato burattino delle lobbies bancarie internazionali

 

 

 

 

 

 

Paolo MALEDDU: “Ho scritto questo libro per una incontenibile necessità di condividere con quante più persone possibile un insieme di informazioni nelle quali mi sono imbattuto, e che hanno gradualmente aperto davanti ai miei occhi una visione del tutto nuova della realtà del mondo nel quale viviamo.
Una realtà insospettata, spaventosa, nella quale siamo immersi ma che non riusciamo a vedere, perché confusa dietro una barriera di notizie ed immagini sapientemente filtrate, falsate o anche solamente ignorate.
Le notizie che non vengono divulgate sono le più importanti.
C’è un mondo reale nel quale gli eventi scorrono così come avvengono, lieti o dolorosi che siano, in un flusso continuo. E uno parallelo, virtuale, creato dalla rappresentazione che i media danno di questa successione di eventi.
Noi viviamo nel mondo virtuale che ogni giorno radio, giornali, televisioni e cinema costruiscono per noi. “Educati” sin dai primi anni di scuola ad essere prigionieri di verità ufficiali, ci è poi difficile accettare versioni diverse, scomode, che non rientrano nei nostri orizzonti.”
“Esistono due storie: la storia ufficiale, menzognera, che si insegna “ad usum Delphini”, e la storia segreta, in cui si rinvengono le vere cause degli avvenimenti, una storia vergognosa.”

La Grande Truffa – 1° parte                                        La Grande Truffa – 2° parte

La Grande Truffa – 3° parte                                        La Grande Truffa – 4° parte

La Grande Truffa – 5° parte                                        La Grande Truffa – 6° parte

La Grande Truffa – 7° parte                                        La Grande Truffa – 8° parte

 

 

 

L’emissione monetaria

LA GRANDE TRUFFA

Come gli usurai internazionali si impossessano
di tutta la ricchezza prodotta dalla popolazione mondiale

9° parte

 

…………………….

Ancora dal video documentario “The money masters”:

“Secondo quanto scrisse John Kenneth Galbraight nel libro “Il grande crollo”: quando la fase di vendita frenetica raggiunse il culmine, Bernard Baruch portò Winston Churchill nella galleria dei visitatori della Borsa di New York, qui, per testimoniare il panico e impressionarlo del potere che aveva sugli eventi sconvolgenti che accadevano giù in sala”.

Una curiosità a proposito di Churchill: dopo essere stato scaricato dai banchieri che lo avevano fatto primo ministro per trascinare alla guerra il Regno Unito al posto del pacifista Chamberlain che avrebbe voluto volentieri evitare il conflitto, gli fu assegnato un contrastato premio Nobel per la letteratura nel 1953.
Un Nobel non si nega a nessun servitore della Grande Usura.

“Nel 1930 all’America non mancavano capacità industriale, fertili terreni per le fattorie, lavoratori abili e volenterosi o famiglie intraprendenti, Aveva un vasto ed efficiente sistema di trasporto nelle ferrovie, collegamenti stradali, vie di comunicazione marittime sia all’interno che all’esterno del paese. Non c’era nessuna guerra a devastare le città o la campagna, nessuna pestilenza indeboliva la popolazione, nessuna carestia serpeggiava nel paese. Agli Stati Uniti, nel 1930, mancava solo una cosa: una adeguata quantità di denaro in circolazione per portare avanti scambi e rapporti commerciali. Nei primi anni ’30, i Banchieri, l’unica fonte di credito e nuovo denaro, rifiutarono deliberatamente di fare prestiti ad industrie, attività commerciali ed agricole.
I pagamenti dei prestiti esistenti erano comunque richiesti, e la moneta sparì rapidamente dalla circolazione.
C’erano beni disponibili per essere acquistati, lavori in attesa di essere svolti, ma la mancanza di denaro portò il paese alla paralisi. Con questa semplice manovra l’America fu posta in “depressione”, e gli avidi Banchieri presero possesso di centinaia di migliaia di fattorie, case ed immobili commerciali. Alla gente veniva ripetuto “sono tempi duri” e “non ci sono soldi”.
Non comprendendo il sistema, alle persone venivano cinicamente sottratti i loro guadagni, i risparmi, e le proprietà.”
Sheldon Emry, “Miliardi per i Banchieri, debiti per il popolo”

Solamente cambiando le date, la situazione appena descritta potrebbe essere un quadro fedele di ciò che i banchieri programmarono per il Settembre del 1894 come abbiamo letto poco fa nella nota dell’ABA, della Grande Depressione del 1929 alla quale si riferisce, o per il terribile momento di crisi profonda che stiamo attualmente vivendo.

A conferma che i troppo frequenti periodi di crisi non avvengono occasionalmente ed inevitabilmente, obbedendo a chissà quali leggi economiche come si vorrebbe dare ad intendere, ma sono orchestrati dagli avidi Usurai internazionali a proprio piacimento.

Al giorno d’oggi possiamo vantare una vasta rete di comunicazioni stradali, aeree, marittime ed informatiche ben più efficiente di quella esistente negli anni trenta del secolo scorso, una quasi illimitata capacità produttiva, enorme disponibilità di merci da acquistare, una gran parte della popolazione mondiale vogliosa di lavorare e consumare. Ma siamo alle solite: gli Usurai internazionali hanno deciso di indebitarci e portarci via le nostre proprietà.

Essendosi impossessati del monopolio dell’emissione monetaria con la corruzione, l’inganno e l’eliminazione sistematica di coloro che si interponevano sul loro cammino, fanno mancare di proposito lo strumento monetario, paralizzando in questo modo scambi commerciali e consumo.

Proprio come descritto da Sheldon Emry, stanno espropriando case e proprietà immobiliari ad una popolazione inconsapevole alla quale viene ripetuto che “sono tempi duri” e che “non ci sono soldi”. La pressione fiscale sta aumentando, nessuna concessione ai contribuenti, i debiti esplodono, le aziende falliscono ed i pignoramenti si velocizzano.
Tutto secondo programma.

Se ci sono dieci banconote e dieci persone, tutte avranno accesso al cibo; se ci sino due banconote e dieci persone, otto non potranno nutrirsi.

Attualmente ci troviamo nel bel mezzo di una crisi di enormi dimensioni, sfuggita anche al controllo degli stessi banchieri che se la devono vedere con la forza finanziaria di poderosi fondi d’investimento e grandi speculatori privati.

Grazie ai soldi pubblici, la crisi sta terminando per i grandi gruppi bancari, che usciranno anche consolidati per la chiusura di qualche banca minore, passaggio obbligato verso quello scenario futuro che prevede la sopravvivenza di pochissime superbanche mondiali.
I cittadini pagano il conto con più tasse e meno servizi , ma dal momento che nessuno obbliga gli istituti di credito a concedere prestiti a privati e piccole imprese, sofferenze e disoccupazione per noi aumenteranno.
Cesseranno se, e quando, “i creatori e prestatori di denaro” vorranno.

Ci rendiamo almeno conto dell’assurdità della situazione?

Mentre assistiamo al solito teatrino di una insulsa classe politica che in presenza di un tumore si preoccupa del raffreddore, supina di fronte allo strapotere dei banchieri, ormai da anni oltre il 95% della massa di denaro in circolazione viene investita nelle borse ed in operazioni speculative in giro per il mondo.
Questo impedisce che i capitali vengano usati nel mondo produttivo del lavoro, facendo mancare la linfa vitale ad aziende e privati.

Totale stravolgimento della funzione del denaro, creato per movimentare merci, ma ora accumulato e usato per generare altro denaro.

La moneta è anche una unità di misura di valore convenzionale, ricordate?

Come può un sistema economico funzionare se il valore dell’unità di misura non è stabile?
Si potrebbero progettare e costruire ponti sui corsi d’acqua o tunnel sotto le montagne se il metro una volta dovesse essere uguale a 50 centimetri, un’altra a 130, per poi tornare ad 80 e così via?
Come può la classe politica proporre un qualche credibile programma finanziario a lunga scadenza se i banchieri possono cambiare a loro piacimento il valore dello strumento di misurazione?

I capitali investiti in finanza pura, alla ricerca di profitti immediati, non riposano mai. Nella ricerca spasmodica di guadagni sempre più veloci, si assumono investimenti speculativi sempre più rischiosi, con la conseguenza che ogni tanto un anello della catena si interrompe, trascinando giù l’intero castello di carte.

Questo sistema monetario sembra proprio arrivato al capolinea, prima o poi imploderà su se stesso perché il crollo è insito nel sistema. Si può solamente rimandare di un certo tempo.
La soluzione, fino a quando lo Stato non riacquisterà la propria sovranità monetaria, è sempre la stessa, e ancora nelle mani dei banchieri: devono mettere e tenere in circolazione una adeguata quantità di denaro per permettere ai cittadini di tornare al lavoro, produrre ed avere i soldi per consumare i beni prodotti.

Il costo del denaro è ai minimi storici, però l’economia non può trarne nessun giovamento perché le banche non concedono prestiti.
Quindi, ancora una volta, i banchieri si stanno impossessando delle nostre proprietà immobiliari e ci stanno riducendo alla fame. Suicidi da insolvenza ed esplosioni di violenza improvvisa aumentano in maniera esponenziale a causa dell’enorme stress sociale causato dalla mancanza programmata di denaro dalla circolazione che ci impedisce di consumare le merci che rimangono, abbondanti ed invendute, negli scaffali dei negozi.

Ancora e sempre “miseria in mezzo all’abbondanza”.

La finalità di scambio propria dell’economia, ti do questo per quello, mutato dal Money Power in un assurdo prestito ad interesse: ti presto questo per quello più interessi . . .

Dopo esserci almeno superficialmente resi conto di come vengano alterate la funzione e le finalità di denaro ed economia, prendiamo in esame la manipolazione dell’intera visione d’insieme della vita economica.

Grazie sempre ai mezzi di comunicazione di massa, gli Usurai hanno stravolto i principi fondamentali, il funzionamento e le finalità dell’economia reale, trasportandoci senza che ce ne accorgessimo su un palcoscenico dove va in scena una rappresentazione, una fiction: l’economia virtuale.
Dalle pagine patinate di riviste di inserzioni pubblicitarie saltuariamente interrotte dagli imperdibili sproloqui di eminenti politici di tutti gli schieramenti, e dagli schermi televisivi che instancabilmente, 24 ore su 24, svolgono la loro funzione narcotizzante, i grandi parassiti trasmettono la loro filosofia di vita, secondo la quale vivere senza lavorare è roba da “dritti”, con la conseguente logica deduzione che chi lavora è un fesso.

“Perché lavorare se i tuoi soldi possono lavorare per te?” è lo spot della tendenza imperante in un mondo di “dritti”.

Come in un casinò dove, attirati da mille luci, rumori ed attrazioni varie, frotte di giocatori accorrono, neanche tanto illusi di poter strappare una qualche somma di denaro ad un banco che sanno sempre vincente, così nella vita virtuale l’economia è stata trasformata, con il mercato borsistico e la finanza, in un colossale gioco d’azzardo nel quale l’unico scopo è estrarre ricchezza dal lavoro altrui (il nostro). Anche noi possiamo partecipare, ma solamente per apportare ingenuamente quel denaro necessario ad alimentare e tenere in vita il gioco. Denaro che ci verrà regolarmente rapinato dai professionisti della finanza.

Con la nostra partecipazione, assumendo la funzione del famoso parco buoi borsistico, oltre a farci tosare dei nostri risparmi, ci rendiamo corresponsabili, dello scempio totale che si fa dei principi di una sana economia che vorrebbe invece soddisfare le esigenze più elementari di tutti gli esseri umani.

Noi siamo e saremo sempre i perdenti, il gregge da condurre al pascolo, ingrassare, tosare e macellare. Ma proprio come qualcuno occasionalmente vince ai tavoli del casinò, l’eccezione che conferma la regola, così nella vita virtuale, per alimentare l’illusione, ogni tanto qualche povero si trasforma in ricco.

Ma è solo un’ illusione per gonzi.

Le regole del gioco vengono stabilite dai gestori del sistema, e sono tutte a loro favore.
Il banco vince sempre, e gli Usurai si prendono tutti i frutti del nostro lavoro.

È matematico.

Capitolo V

L’EMISSIONE DEL DENARO

L’emissione del denaro è il momento nel quale si consuma la truffa ai danni delle popolazioni mondiali.
Questa truffa (prestare il dovuto), è l’origine di fortune immense nelle mani di pochissime persone, in inconcepibile contrasto con milioni di altre alle quali manca il minimo per mantenersi in vita.
Il sistema bancario emette moneta prestandola con interesse alla popolazione. Dal momento che siamo noi che le diamo valore accettandola, non dovremmo indebitarci prendendola in prestito ad interesse.

Come avviene attualmente l’emissione del denaro nel nostro paese?

In due modi: con la vendita dei titoli di Stato da parte del ministero del Tesoro, e con la concessione di prestiti ad interesse a cittadini e aziende da parte delle banche commerciali private.

Primo caso, la vendita di obbligazioni di stato da parte del ministero del Tesoro: buoni ordinari del tesoro, i famosi Bot, certificati di credito del tesoro, i Cct, buoni poliennali, Bpt, o Czt, certificati del tesoro zero coupon.

Cosa è una obbligazione?

Nel mondo della finanza una obbligazione è un titolo di credito fruttifero emesso da una società per azioni o dallo stato.
Praticamente una cambiale, un pagherò: un impegno a restituire con gli interessi ad una data prestabilita una certa somma avuta in prestito. In caso di mancato pagamento la cambiale da me firmata può essere impugnata dal creditore per rivalersi, per via giudiziaria, sulle mie proprietà.

I meccanismi dell’emissione monetaria dovrebbero essere semplici e di pubblico dominio, spiegati quanto più chiaramente possibile ai ragazzi nella scuola dell’obbligo e a tutta la popolazione attraverso programmi televisivi popolari. Se non ci fosse niente da nascondere.

Purtroppo, come tutto ciò che riguarda la nostra moneta, questi argomenti sono resi di difficile accesso, non sono divulgati in maniera chiara e precisa, rimangono sfuggenti.
Non è semplice ricostruire origine e percorso esatto delle banconote nel Sistema Europeo delle Banche Centrali.

Nel nostro paese la vendita di titoli di stato avviene attraverso aste pubbliche che si svolgono presso la Banca d’Italia, alle quali possono partecipare solo operatori abilitati, i cosiddetti investitori istituzionali: banche abilitate (comunitarie ed extracomunitarie), Sim (società di intermediazione mobiliare), società assicurative, fondi d’investimento, fondi pensione, società di gestione di risparmio, holding finanziarie.

Stiamo parlando di società private, e quindi di capitali privati.

Il popolo italiano, per avere denaro, è costretto a chiederlo in prestito a dei privati che ne hanno disponibilità, e restituirlo con interessi.

A questo punto può intervenire (oppure no) la Banca d’Italia, decidendo se acquistare (o non) attraverso “operazioni di mercato aperto”, i titoli di stato.
Gli acquisti di buoni del Tesoro da parte della Banca Centrale sono particolarmente importanti perché regolano la quantità di denaro in circolazione.

Quando compra titoli, la Banca d’Italia aumenta la quantità di euro in circolazione, quando invece li vende, ritira euro dalla circolazione, ne diminuisce la quantità.
Questo però non significa che questa massa monetaria finisca per circolare nella comunità dei cittadini e serva a far girare a pieno ritmo l’economia con vantaggio di tutti.

La Banca Centrale consegna quel mezzo di scambio tanto importante per far girare l’economia a una determinata categoria di persone che hanno già denaro in abbondanza e ne faranno il peggior uso possibile: pura speculazione.
Invece di entrare nel mondo del lavoro produttivo, il denaro verrà dirottato nel mondo della finanza.

Finanza è un termine sfuggente, virtuale che si può tranquillamente tradurre con furto legalizzato ai danni di ingenui cittadini.

Una rapina soft, meno traumatica ma più efficace di quella a mano armata.

Il mezzo di scambio viene usato come deposito di ricchezza, tesaurizzato per remunerare con gli interessi il capitale e non il lavoro. E quando il denaro non viene usato per movimentare merci, ma per partorire altro denaro, la sua funzione sociale di distributore di ricchezza tra tutti i membri della società viene a mancare.

La Banca Centrale privata crea denaro praticamente a costo zero con la stampa o con il computer, lo presta ad un interesse dell’uno per cento annuo ai suoi padroni e compari delle banche commerciali, i quali a loro volta lo prestano a noi al 6/7 o 8% di interesse.

Facile fare soldi coi soldi, no?

Questo senza esserci nemmeno addentrati nel magico mondo della finanza speculativa che da ben altri guadagni.

Accumulando denaro nelle mani dei suoi padroni Usurai, la Banca d’Italia, massima “autorità monetaria” del paese, fa della moneta l’uso peggiore che si possa fare.
Il denaro deve essere consegnato al popolo. Le tasche dei cittadini sono il suo habitat naturale.

Sapere come viene emesso il denaro è importante, capire che nasce come debito gravato da interesse è fondamentale.

Per portare avanti l’ordinaria amministrazione, il governo chiede i soldi in prestito ad interesse indebitando lo Stato (i cittadini).
Le obbligazioni messe in vendita dal ministero del Tesoro, finiscono in mano di società o privati che hanno disponibilità.

La compravendita assume sfumature differenti a seconda dell’acquirente.

Il pensionato che compra Bot, dà denaro “vero”, “sudato”, il certificato di un lavoro svolto guadagnato in tanti anni di attività lavorativa e miracolosamente sopravvissuto ad un enorme e disonesto prelievo fiscale.

Il sistema bancario invece paga con banconote appena stampate per l’occasione o un accredito sul conto corrente del ministero del Tesoro presso la Banca d’Italia.

Nel primo caso stiamo parlando di carta, colorata in vari modi per impressionarci maggiormente, ma ancora senza nessun valore. Nel secondo di un impulso elettronico in un computer.
Una registrazione contabile.
La Banca Centrale Europea e la Banca d’Italia pagano la cambiale (Bot), inconsapevolmente garantita dal lavoro e dalle proprietà del popolo italiano, con un assegno a vuoto.
Tutto qui.

Ogni volta che il ministero del Tesoro emette 100 milioni di euro di titoli, il popolo italiano dovrà pagare con il prelievo fiscale 100 più interessi per quel mezzo di scambio che dovrebbe essere messo a sua disposizione gratuitamente.

Quando i Bot finiscono nelle mani della Banca d’Italia, questa li paga con un assegno senza fondi proveniente dal nulla assoluto.
Sostiene unicamente il costo della stampa.
Si impossessa di 100 milioni più interessi di valore appartenete al popolo italiano, dando nulla in cambio.

L’inganno è talmente semplice che la mente fa fatica a riconoscerlo come tale.

Ma se da nessuna parte è scritto chi debba essere il proprietario del valore monetario, con quale diritto la Banca Centrale se ne impossessa a costo zero?

Il governo chiede al mercato (ai capitali privati) i soldi che potrebbe tranquillamente far emettere al ministero del Tesoro senza indebitare il popolo. Invece preferisce creare di proposito un debito pubblico praticamente inestinguibile che noi siamo chiamati a ripagare sopportando un enorme prelievo fiscale.

La Banca d’Italia, prima sola, ora in combutta con la BCE, produce carta colorata e click nel computer.
A differenza del pensionato, non dà nessun corrispettivo in cambio delle obbligazioni di stato. Nulla.

Ricordate il Gran Kan di Marco Polo che dava foglietti di carta per merci, oro e pietre preziose?

Secondo caso: creazione di denaro attraverso la concessione di prestito ad interesse a cittadini e aziende da parte delle banche commerciali private.

Se io perdo il lavoro perché la Grande Usura internazionale ha fatto scoppiare una crisi, e non ho parenti o amici che possano prestarmeli, per avere dei soldi sono obbligato a chiederli ad un Istituto di Credito.

A parte gli spiccioli emessi dalla Zecca di Stato, nel nostro paese solo le banche emettono moneta.

La banca commerciale alla quale sono obbligato a rivolgermi, può, a suo insindacabile giudizio, rifiutarsi di concedermi un prestito, confermando in pieno che il sistema bancario privato si comporta da proprietario di fatto del valore monetario.

Il popolo sovrano è il creatore e proprietario teorico del valore monetario, che viene però controllato e gestito dai banchieri Usurai.

Se invece la mia richiesta di credito dovesse venire accettata, ciò avviene unicamente perché la banca vede in me (nel mio lavoro e nei miei beni immobili) la capacità di poter restituire quei soldi.
A conferma che la potenzialità di creazione del valore monetario sta in noi, non nella banca: nella nostra capacità lavorativa, nella nostra mente, nel nostro talento.
Ma allora, dopo essersi spacciata per proprietaria della moneta nonostante nessuna legge dello Stato glielo abbia concesso, con quale diritto ci chiede pure gli interessi su un valore che trova origine unicamente nelle nostre capacità produttive?

Perché il governo ha ceduto al sistema bancario privato l’enorme privilegio di ricavare valore monetario dal nostro lavoro?

È lo Stato che deve stampare moneta in nome e per conto del popolo sovrano.

Lo Stato è una entità astratta creata dalla nostra mente per facilitare la creazione di benessere per i cittadini, non certo per arricchire le banche private.

Quando noi andiamo a chiedere un mutuo, il banchiere non va nel retro a prendere i soldi dalla cassaforte per consegnarci 100.000 euro in contanti.

La banca non ha quel denaro.

Il banchiere ci apre un credito pigiando i tasti del computer, digita una cifra nel nostro conto corrente: in quel momento nuovo valore monetario viene creato. Con una semplice scrittura contabile.

La banca commerciale crea denaro dal nulla.
Ancora una volta: perché il governo permette a degli anonimi Usurai capitalisti di emettere moneta dal nulla e intascarsi l’interesse che arricchisce loro ed impoverisce noi?
Tornando ai titoli di Stato, le motivazioni che spingono all’acquisto delle obbligazioni di stato sono il già menzionato credito della nazione, ispirato dalla laboriosità e dalle proprietà dell’intera popolazione del paese, e quindi la certezza della riscossione, la fiducia nel debitore e, naturalmente, i buoni tassi di interesse offerti.

A proposito dei buoni del Tesoro, già nel 1862, al tempo della Guerra Civile americana, la grande finanza internazionale aveva un programma ben preciso. Attraverso lo “Hazard Circular”, una pubblicazione della Banca d’Inghilterra ad uso interno, confidenziale e pertanto più affidabile, redatta da un agente dei banchieri inglesi, Mr. Hazard comunicava che:

“Il gran debito che noi capitalisti stiamo generando con questa Guerra Civile, deve essere utilizzato per controllare il valore del denaro. Per arrivare a ciò, i Buoni del Tesoro devono essere usati come base, o supporto del denaro . . possiamo controllare i Buoni del Governo e, attraverso loro, l’emissione dei biglietti.”

“…possiamo controllare i Buoni del Governo e, attraverso loro, l’emissione dei biglietti.”

Tenete bene a mente quest’ultima frase.

Abbiamo detto in precedenza che la moneta è un credito che il portatore vanta nei confronti della società, una titolo di richiesta per ottenere merci e servizi. Il portatore individuerà il debitore nel momento in cui cederà il suo credito o richiesta in cambio di una merce.

Quando la Banca d’Italia stampa banconote e le tiene immagazzinate nei suoi scaffali, sono ancora dei simboli vuoti, un prodotto tipografico, una stampa su carta.
Prenderanno valore di moneta in mano del primo percettore se questi li accetterà come mezzi di scambio per il bene che sta cedendo come corrispettivo, e varranno esattamente ciò che egli è disposto a dare in cambio di quei biglietti.

continua…..

 

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Paolo MALEDDU

Gli elementi che costituiscono necessariamente uno Stato, qualsiasi sia la sua forma giuridica:
A) Il popolo;
B) Il territorio;
C) Potestà d’imperio (ovvero la sovranità).
La definizione di Stato comporta la giuridica INCONDIZIONABILITA’ della potestà d’imperio, ergo l’INDIPENDENZA e la SOVRANITA’ sul proprio territorio. Se si subiscono decisioni che hanno effetti interni ad opera di organismi stranieri, non possiamo più parlare di Stato, sic et simpliciter. I Padri Costituenti, quando parlavano di limitazioni di sovranità, si riferivano esclusivamente agli effetti del potere d’imperio italiano FUORI dai nostri confini, effetti che potevano creare una contrapposizione d’interessi che avrebbe potuto minacciare la ritrovata PACE. Ecco il senso costituzionale delle “limitazioni” che non possono travalicare, fino a compromettere, l’attribuzione della sovranità al suo proprietario che resta il POPOLO ITALIANO ex art. 1 Cost.

 

Pubblicazione1

 

di Marco Mori

 

E se il Tribunale di Genova spazzasse via l’Europa?

All’udienza di oggi il Giudice, Dott.ssa Calcagno, dopo la discussione delle parti, ha trattenuto la causa a riserva in merito al fondamentale tema della sovranità nazionale. Il Tribunale emetterà dunque a breve, senza nessuna ulteriore udienza intermedia, un provvedimento che finalmente ci dirà se leggi di ratifica dei trattati europei possano o meno essere considerate in contrasto con la Costituzione, in quanto cessioni illegittime della nostra sovranità.

In caso di risposta affermativa, proprio mentre monta la propaganda di regime in favore degli Stati Uniti d’Europa, la Corte Costituzionale si troverebbe costretta a discutere del progetto europeo, per sentenziare se esso sia conforme o meno ai principi fondamentali dell’ordinamento ed ai diritti inalienabili dell’uomo, e davvero non si vede come si potrebbe argomentare, se il giudizio sarà indipendente, una risposta positiva al quesito.

Riepiloghiamo in poche parole il ragionamento giuridico a monte della questione. Per dibattere di sovranità dobbiamo definire ed individuare gli elementi che costituiscono necessariamente uno Stato, qualsiasi sia la sua forma giuridica:

A) Il popolo;
B) Il territorio;
C) Potestà d’imperio (ovvero la sovranità).

Senza la simultanea presenza di questi tre elementi non si può utilizzare il termine “Stato” in maniera propria.

I concetti di popolo e di territorio non necessitano di particolari spiegazioni, sono ovvi. Meno immediata è la fondamentale comprensione della definizione della potestà d’imperio. La potestà d’imperio è il potere supremo che spetta allo Stato sul proprio territorio. Trattasi del potere giuridicamente indipendente, incondizionato ed incondizionabile di imporre la sua volontà sui propri cittadini. La potestà d’imperio comprende dunque la capacità giuridica di impartire, anche coattivamente, ordini obbligatori per chi vive all’interno di predetto spazio territoriale. La potestà d’imperio è naturalmente originaria, sorge esattamente nel momento in cui lo Stato nasce, poiché è proprio essa che ne consente di identificarne l’esistenza. La natura incondizionata di questo potere implica che lo Stato, nel suo territorio, può fare letteralmente “ciò che vuole”, senza alcun limite giuridico, non essendovi materia in cui non possa liberamente intervenire disciplinandola con le sue leggi.

 
Vi è poi un’ovvia differenza tra uno Stato democratico ed una dittatura, ed essa si evince semplicemente dal fatto che in una democrazia la sovranità appartiene al popolo complessivamente inteso. Precisamente, in una democrazia rappresentativa come quella italiana, il popolo elegge i suoi rappresentanti, così delegando momentaneamente l’esercizio della sovranità agli eletti.

Conformemente alla Costituzione dunque se il voto si esercita in maniera libera, eguale, diretta e personale la sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione stessa.

L’art. 1 Cost. qualifica la nostra forma di Stato:
L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione” .

Ed ecco il punto nodale: che succede se quote di sovranità vengono cedute? Semplicemente accade che i rappresentanti del popolo non possono più decidere in determinate materie, benché investiti della delega sovrana a farlo. Conseguentemente si perde completamente l’indipendenza e l’incondizionabilità della potestà d’imperio.

Se la sovranità è esercitata in via indipendente dal popolo e dal territorio, che vengono costretti a subire la potestà d’imperio di un terzo, non si può più parlare di Stato sovrano. Viene infatti meno uno dei suoi imprescindibili elementi fondanti.

Dopo la tragedia della seconda guerra mondiale, i Padri Costituenti avevano compreso che tuttavia la sovranità di uno Stato, necessariamente incondizionata sotto il profilo interno, dovesse incontrare limiti in materia di politica estera, e ciò per non scontrarsi nuovamente con gli analoghi poteri sovrani di altri Paesi. Non si voleva arrivare a ripetere i tragici errori del passato.

La collaborazione internazionale, ed una diffusione dei valori solidaristici accolti nella nostra Carta, erano correttamente individuati come l’unica via per la pace. La fusione tra Stati e la cancellazione dell’Italia come nazione sovrana ed indipendente non furono invece mai contemplati nella Costituzione che scelse la via, diametralmente opposta, della definitività della forma repubblicana, e ciò benché vi fossero correnti federaliste in seno all’Assemblea Costituente che parlavano apertamente anche di Stati Uniti d’Europa. L’approvazione dell’art. 139 Cost., ed il dibattito che ne determino la genesi, sono eloquenti sul punto.

L’articolo 11 Cost. recita testualmente:
“L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo”.

Pertanto la sovranità può essere limitata unicamente se ciò avviene allo scopo di evitare i conflitti tra nazioni, in una necessaria condizione di reciprocità tra le stesse. La norma era palesemente pensata per l’O.N.U. e non certo per quel mostro giuridico che è oggi l’Unione Europea. Orbene, ai profani del diritto, resta difficile distinguere tra cessione e limitazione di sovranità, ma ritengo che la differenza sia davvero semplice. Proprio su questa differenza, deve urgentemente pronunciarsi la Corte Costituzionale.

Limitare la sovranità significa contenere la propria potestà d’impero (la sovranità appunto), ovvero non esercitarla in determinate materie omettendo di legiferare. Oppure semplicemente conformare la propria legislazione alle norme di diritto internazionale generalmente riconosciute, qualora esse siano però compatibili con i principi fondamentali ed i diritti inalienabili dell’uomo (art. 10 Cost.). Tuttavia con ciò non si vuole affatto rinunciare al potere di imporre la propria volontà in qualsiasi momento su una materia disciplinata da un organismo internazionale, anche contravvenendo ad esso. Cedere la sovranità invece significa consegnare definitivamente un proprio potere ad un terzo soggetto esterno al Paese che lo eserciterà al posto nostro.

Una sovranità limitata è dunque contenuta nella sua esecuzione, ma resta comunque nella totale disponibilità del popolo che può sempre revocare ogni decisione in tale senso. Al contrario una sovranità ceduta è persa a titolo definitivo. La limitazione di sovranità finalizzata alla pace ha poi un preciso riferimento a quelle azioni di potestà d’imperio che hanno effetti specifici al di fuori del nostro ordinamento e del nostro territorio, e che dunque possono essere limitate per evitare conflitti.

Con l’Europa siamo andati molto oltre prevedendo addirittura meccanismi sanzionatori effettivi per chi non rispetta alcuni dei vincoli esterni (di natura economica oltretutto). In questo caso non c’è alcun dubbio che si debba parlare di cessione di sovranità, poiché addirittura si è dotato un terzo di un potere di coercizione effettivo sul popolo e sul territorio italiano.
Purtroppo l’attribuzione a terzi di poteri sovrani sul nostro territorio, terzi dotati addirittura di autonomi poteri di coercizione, rende palese che lo Stato italiano non esiste più, non si può più parlare di forma Repubblica con violazione degli artt. 1, 11 e 139 Cost.

Riepilogando possiamo affermare:
la definizione di Stato comporta la giuridica INCONDIZIONABILITA’ della potestà d’imperio, ergo l’INDIPENDENZA e la SOVRANITA’ sul proprio territorio. Se si subiscono decisioni che hanno effetti interni ad opera di organismi stranieri, non possiamo più parlare di Stato, sic et simpliciter. I Padri Costituenti, quando parlavano di limitazioni di sovranità, si riferivano esclusivamente agli effetti del potere d’imperio italiano FUORI dai nostri confini, effetti che potevano creare una contrapposizione d’interessi che avrebbe potuto minacciare la ritrovata PACE. Ecco il senso costituzionale delle “limitazioni” che non possono travalicare, fino a compromettere, l’attribuzione della sovranità al suo proprietario che resta il POPOLO ITALIANO ex art. 1 Cost.

Sul fondamentale tema della sovranità e del secco “no” agli Stati Uniti d’Europa, vi invito a leggere il bel post apparso oggi sul blog di Claudio Messora byoblu.com dal titolo “La Boldrini firma per gli Stati Uniti d’Europa” – clicca qui

tratto da: (clicca qui)