L’onnipotenza americana cessa di esistere. Siamo nel mezzo di un tracollo finanziario realmente di portata mondiale. I giovani americani non sono in grado di crearsi una famiglia lavorando part time, mentre i più anziani prendono i lavori migliori e continuano a lavorare in età avanzata per compensare per le mancate rendite dei loro risparmi in seguito alla politica di mantenimento dei tassi di interesse sullo 0 promossa dalla FED, mirata ad accomodare i bilanci di un pugno di grandi banche, i quali dirigenti controllano il Ministero del tesoro USA e la stessa Federal Reserve. Mentre un numero crescente di impeghi qualificati, ad esempio la programmazione di software, sono spostati offshore, verso la Cina o l’India, le possibilità di carriera professionale scarseggiano sempre più in USA.
Bene bene, pare proprio che lo Stato americano, terrorista per eccellenza, abbia finalmente trovato la scarpetta per il suo piede…..

 

 

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di Mahdi Darius Nazemroaya

 

I cinesi si apprestano a battere il monopolio del dollaro USA. Hanno ridotto il volume dei loro Buoni del Tesoro statunitensi, incrementato le loro riserve auree e proceduto nell’apertura di banche regionali che distribuiscono la loro valuta nazionale. Questo gli consentirà un più facile accesso ai mercati dei capitali e uno scudo contro le manipolazioni finanziarie di Washington e di Wall Street.

Inoltre, Washington non si aspettava che la Cina scaricasse i buoni del Tesoro Usa. Invece di tutta questa isterìa intorno all’economia cinese, “l’attenzione degli investitori dovrebbe essere rivolta all’imminente crollo del dollaro” dice un economista americano, Peter Schiff. Schiff è uno dei tanti economisti che ritengono che tutti gli attuali discorsi sulla vacillante economia cinese siano esagerati e in malafede.

LA GUERRA FINANZIARIA CONTRO LA CINA: LA GUERRA AMERICANA CONTRO LA “Comunità del Destino”.

Mentre Cina e Russia continuano ad alterare l’architettura finanziaria mondiale, il dollaro USA va sempre più neutralizzandosi come arma preferita da Washington. Allo stesso tempo, viene messo in discussione anche il sistema monopolistico di Bretton Woods adottato da Washington, costituito da FMI (Fondo monetario internazionale) e Banca Mondiale. Pur non rappresentando ancora una valida alternativa all’economia neoliberista, la nuova Banca di Sviluppo dei BRICS (NDB) e la Asian Infrastructure Investment Bank (AIIB) stanno sfidando il Bretton Woods con una struttura finanziaria rivale.

L’impero statunitense è pienamente cosciente delle mosse fatte per stabilire un ordine finanziario rivale. I politici a Washington, il Pentagono e Wall Street hanno tutti assistito con preoccupazione allo svolgersi nella città russa di Ufa del duplice vertice dei BRICS e della Shanghai Cooperation Organization. Fino a quel momento, avevano condotto una guerra di propaganda energetica, finanziaria e valutaria contro la Federazione Russa. Dopo Ufa, hanno esteso il conflitto economico/finanziario anche alla Cina.Le banche e i governi dell’Unione Europea avevano preso in considerazione l’ipotesi dell’ uso della moneta nazionale cinese, il renminbi / yuan, come valuta di riserva, incoraggiati dalle attrattive di stabilità di questa valuta.

E’ questo che ha preoccupato Washington e Wall Street, inducendoli ad estendere le ostilità finanziarie dalla Russia alla Cina.Utilizzando la speculazione come arma psicologica e di manipolazione del mercato, gli Stati Uniti hanno lanciato un attacco finanziario ai cinesi, nel tentativo di affondare il mercato azionario cinese e far vacillare la fiducia degli investitori nella sua economia e nelle sue riserve. Pechino, tuttavia, ha reagito applicando rapidamente dei controlli sui prelievi sugli investimenti. Questo ha impedito la prevedibile valanga di svendite di titoli e disinnescando la bomba finanziaria piazzata dagli Stati Uniti.Mentre saliva il prezzo dello yuan, Pechino ha dato il via all’allentamento monetario per far svalutare la propria valuta nazionale allo scopo di mantenere il livello delle sue esportazioni.

A quel punto il Congresso degli Stati Uniti e la Casa Bianca hanno iniziato a fare la voce grossa. Hanno accusato i cinesi di manipolazioni finanziarie e hanno intimato a Pechino di non applicare alcun ritocco valutario al renminbi. Quello che aveva in mente Washington era di lasciar salire il valore del renminbi, cosa che avrebbe finito con il distruggere l’economia e il mercato cinesi.

IL DRAGONE COLPISCE ANCORA: PECHINO LIQUIDA I BUONI DEL TESORO U.S.A.

Dai una spinta alla Cina e stai sicuro che te le restituirà. L’introduzione delle nuove norme da parte di Pechino non ha arrestato il flusso di denaro (o, più esattamente, di renminbi/yuan). Le misure adottate dalla Cina hanno fatto tremare Wall Street e allertare Washington.Non appena le istituzioni finanziarie americane hanno tentato di intaccare la fiducia degli investitori in Cina attraverso tattiche psicologiche che suggerivano che l’economia cinese stesse rallentando e che il suo mercato stesse precipitando, Pechino ha reso noto di aver acquistato nel giro di un mese 600 tonnellate di oro e che la Banca Popolare Cinese si era appena sbarazzata di oltre 17 miliardi di dollari di riserve in valuta estera. Le riserve cinesi di valuta estera – fatta eccezione per quelle delle regioni a statuto speciale di Hong Kong e Macao – ammontavano a 3,71 miliardi di dollari (37.111.430 milioni) in maggio 2015. A giugno 2015 erano scese a 3,69 miliardi di dollari (36.938.380 milioni).

Il sito internet che si occupa dei mercati finanziari – Zero Hedge.com – e che aveva seguito questa evoluzione, ha reso noto quello che aveva scoperto: “Mettendo a confronto le variazioni nelle riserve valutare cinesi, il totale delle partecipazioni del Tesoro della Cina e il suo ‘anonimo’ agente finanziario offshore EuroClear (ovvero, il Belgio) diffuse dal TIC, abbiamo scoperto che persisteva quel rapporto drammatico che avevamo rilevato in maggio scorso, ovvero che l’intero ‘delta’ delle riserve cinesi di valuta estera riguardava i buoni del Tesoro USA”.Il punto principalequi era che i buoni del Tesoro USA cinesi “fino ad oggi, nel 2015, sono stati oggetto di vendite concitate dell’ordine di $ 107.000.000.000 di fatturato del Tesoro fino ad oggi nel 2015”.

Seguendo le operazioni finanziarie della Cina in Belgio, Zero Hedge aveva calcolato che Pechino si era alleggerita di 143 miliardi di dollari nel giro di tre mesi. E pochi mesi dopo, in agosto, la Cina hascaricato altri 100 miliardi di dollari di buoni del Tesoro americani nel giro di sole due settimane.

Il giorno dopo, il 27 agosto, Bloomberg ha confermato quello che Zero Hedge aveva rilevato. “La Banca Popolare della Cina sta vendendo dollari e acquistando yuan per sostenere il tasso di cambio, una politica che ha prodotto un calo di $ 315.000.000.000 nelle sue riserve valutarie nel corso degli ultimi dodici mesi. Il totale delle riserve di 3,65 trilioni di dollari, subirà ulteriori contrazioni nel corso del 2015 dell’ordine di 40 milioni di dollari al mese, secondo una stima prodotta da un’indagine di Bloomberg.”

Mentre Bloomberg ha sottolineato che i cinesi stanno usando i dollari per acquistare la propria valuta nazionale, ha anche menzionato casualmente: “In modo strategico, molto probabilmente la Cina ha atteso il momento giusto per alleggerirsi del suo eccessivo accumulo di titoli del Tesoro USA”, citando un economista di Reorient Financial Markets Limited di Hong Kong.

IL RENMINBI CINESE ECLISSA IL DOLLARO

Wall Street dovrebbe preoccuparsi dei problemi economici interni degli Stati Uniti invece di cercare di danneggiare la Cina. Il discorso sul rallentamento dell’economia cinese è in gran parte una distrazione. Si distoglie l’attenzione dal declino degli USA e ci si concentra sulle intenzioni di Washington e di Wall Street di controllare Pechino. Ma i cinesi, imperturbabili, vanno avanti.

Nell’aprile 2015 Pechino ha designato il Qatar come sua prima camera di compensazione del renminbi sui mercati valutari della regione del Medio Oriente e dell’Africa Settentrionale. Il nome di questa ‘camera’ è il Qatar Renminbi Centre. Aggirerà le strutture finanziarie statunitensi e consentirà alla Repubblica Popolare Cinese un più ampio accesso al petrolio e al gas del Medio Oriente.

A dispetto dei desideri di Wall Street e di Washington, l’Ordine Mondiale della Seta sta andando avanti.

tratto da: (clicca qui)

2015.09.02 – La Grande Truffa – 6° parte

Posted by Presidenza on 2 Settembre 2015
Posted in articoli 

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A grande richiesta proponiamo, a puntate, il libro “La Grande Truffa” di Paolo Maleddu, uno di noi, un grande uomo che per il suo coraggio, la sua lealtà e la sua voglia di verità si trova oggi sotto l’attacco duro e sleale dello Stato italiano, uno Stato burattino delle lobbies bancarie internazionali

 

 

 

 

 

 

Paolo MALEDDU: “Ho scritto questo libro per una incontenibile necessità di condividere con quante più persone possibile un insieme di informazioni nelle quali mi sono imbattuto, e che hanno gradualmente aperto davanti ai miei occhi una visione del tutto nuova della realtà del mondo nel quale viviamo.
Una realtà insospettata, spaventosa, nella quale siamo immersi ma che non riusciamo a vedere, perché confusa dietro una barriera di notizie ed immagini sapientemente filtrate, falsate o anche solamente ignorate.
Le notizie che non vengono divulgate sono le più importanti.
C’è un mondo reale nel quale gli eventi scorrono così come avvengono, lieti o dolorosi che siano, in un flusso continuo. E uno parallelo, virtuale, creato dalla rappresentazione che i media danno di questa successione di eventi.
Noi viviamo nel mondo virtuale che ogni giorno radio, giornali, televisioni e cinema costruiscono per noi. “Educati” sin dai primi anni di scuola ad essere prigionieri di verità ufficiali, ci è poi difficile accettare versioni diverse, scomode, che non rientrano nei nostri orizzonti.”
“Esistono due storie: la storia ufficiale, menzognera, che si insegna “ad usum Delphini”, e la storia segreta, in cui si rinvengono le vere cause degli avvenimenti, una storia vergognosa.”

 

La Grande Truffa – 1° parte                                      La Grande Truffa – 2° parte

La Grande Truffa – 3° parte                                      La Grande Truffa – 4° parte

La Grande Truffa – 5° parte

 

 

 

L’emissione monetaria

LA GRANDE TRUFFA

Come gli usurai internazionali si impossessano
di tutta la ricchezza prodotta dalla popolazione mondiale

6° parte

 

 

 

………..

Ha potuto creare un sistema mondiale nel quale il lavoro viene pagato una miseria, mentre viene largamente retribuito l’interesse sul capitale che già in precedenza aveva provveduto ingiustamente a sottrarci.

La moneta appartiene al popolo e ad esso, per il bene dell’umanità, deve tornare la proprietà.
I pescatori si occupano da sempre di andare a pescare, muratori ed ingenieri costruiscono case, ponti, strade; gli operai producono beni nelle industrie manifatturiere, l’intera popolazione mondiale fa tutto il lavoro fisico mentre un esiguo numero di persone da oltre tremila anni si occupa di studiare i meccanismi che danno valore ad un pezzo di carta colorata chiamata moneta.

Oggi con quel biglietto decidono loro, non i produttori, i prezzi dei beni prodotti, gli stipendi degli operai, il costo degli alimenti, quale sarà la storia ufficiale, quale cultura diffondere, dove far scoppiare una guerra, chi far vivere agiatamente e chi ridurre alla fame.
Sono i padroni del mondo.

 

Capitolo III

CHE COSA È L’ECONOMIA

Presupposto indispensabile per affrontare e capire qualsiasi argomento è avere certezza del significato dei termini usati.

Apriamo a tal scopo qualche dizionario della lingua italiana alla parola economia e leggiamo:
dal greco oikomanìa, propr. amministrazione della casa; scienza della scarsità intesa come disciplina logica e prassi comportamentale diretta a realizzare i massimi risultati impiegando i minimi mezzi; l’utilizzo di risorse scarse per soddisfare al meglio i bisogni individuali e collettivi contenendo la spesa; scienza che studia come impiegare i beni a disposizione nel modo più razionale per il conseguimento di fini determinati; uso controllato dei beni economici; risparmio; insieme delle risorse economiche di una regione.

L’economia è quindi una oculata ripartizione tra tutti i membri di una comunità (famiglia, società, regione…) dei mezzi di sostentamento disponibili, per soddisfare bisogni individuali e collettivi.
In una economia familiare saranno i membri della famiglia a beneficiare di una equa ripartizione della ricchezza o dei pochi beni disponibili. In una economia statale od in quella mondiale, l’obiettivo sarà quello di far arrivare a tutti i componenti di tali comunità i benefici, giustamente ripartiti, derivanti dallo sfruttamento delle risorse comuni.

In estrema sintesi, il processo economico di uno stato moderno si sviluppa in tre fasi successive: produzione, distribuzione e consumo di beni e servizi. L’attuazione in maniera armonica di queste tre componenti, producono come risultato una sana ed onesta economia.
Prendiamo in esame una per una queste diverse fasi in una economia statale.

Con tutta sicurezza possiamo affermare che il problema della produzione è ormai risolto da tantissimi anni.

Già nel lontano 1933 Ezra Pound scriveva nel suo “Abc dell’economia”:

“Tecnici sensati ed uomini saggi ci dicono che il problema della produzione è risolto. Lo stabilimento produttivo del mondo può dare tutto quello di cui il mondo ha bisogno.
Non c’è la minima ragione per dubitarne”.

Oggi questa certezza è confermata dalla straripante offerta di merci di ogni genere che riempiono gli scaffali dei centri commerciali, dalla supposta necessità di limitare la produzione di prodotti alimentari od addirittura l’assurdità di dover distruggere quantitativi di scorte alimentari già prodotte allo scopo di mantenere alti i prezzi.

Il problema è risolto grazie soprattutto all’enorme impulso alla produzione dato da un avanzamento tecnologico inarrestabile da quando “ . . agli inizi del 1765, uno scozzese, James Watt, ideò la macchina a vapore, che fu accoppiata al meccanismo di un telaio di cotone. Iniziava la rivoluzione industriale”.

In questo evento vede Joaquìn Bochaca, nel suo “El enigma capitalista”, l’inizio del cambiamento che ha consentito nel corso degli anni un incremento impressionante della forza lavoro. Con l’apporto delle macchine, l’uomo è riuscito a moltiplicare le sue forze fisiche, e di conseguenza la produzione di una gran quantità di merci con sempre meno impiego di lavoro umano.
Il continuo avanzamento tecnologico consente una maggior produzione con l’impiego di meno lavoratori.

Chi potrebbe non vedere un vantaggio in tale situazione ?
Chiunque non vedesse un qualcosa di positivo in un tale netto miglioramento delle condizioni di vita sociale potrebbe veder messe in discussione le proprie capacità intellettuali o accusato di essere in malafede per una qualche oscura ragione.

Ebbene, in quel mondo virtuale così abilmente costruito a nostro uso e consumo dai media di proprietà della Grande Usura mondiale, gli economisti prezzolati ed i politici “camerieri dei banchieri” riescono a convincerci dalle pagine dei giornali e dagli schermi televisivi che tutto ciò rappresenta per noi una calamità.
Infatti la risposta che la società dà al progresso tecnologico è la creazione di disoccupazione, l’allontanamento delle persone dal loro posto di lavoro.

La tecnologia crea disoccupazione, perché affida alle macchine il lavoro svolto in precedenza da uomini. Se appena cento anni fa forse 80 persone su cento nel mondo erano ancora occupate in agricoltura, ed oggi due lavoratori con le potenti macchine agricole a disposizione riescono a dar da mangiare con il loro lavoro a cento persone, non si possono far morire di fame i 78 capifamiglia che sono stati allontanati dall’impiego. Se questo è il risultato, tanto vale distruggere le macchine e salvare gli uomini e le loro famiglie, rimettendo a lavorare le 78 persone, non vi pare?

Non esiste un problema economico, dal momento che si crea una maggiore quantità di merci e ricchezza disponibile.

È il rimedio adottato che è errato. Non si possono lasciare milioni di persone alla fame a causa del progresso tecnologico se la ricchezza prodotta è persino aumentata. Vanno diminuite le ore di lavoro permettendo a tutti di partecipare alla giusta ripartizione delle risorse disponibili, indirizzando in altri impieghi socialmente utili i lavoratori in eccesso.

“Mentre scrivo (febbraio 1933) il governo fascista ha preceduto gli altri in Europa e in America, raccomandando che quando le industrie hanno bisogno di meno addetti dovrebbero ridurre il numero delle ore giornaliere di lavoro per tutte le categorie, o solo per alcune in particolare, piuttosto che ridurre il numero delle persone occupate.
E invece di richiedere straordinari a persone già sul registro paga, dovrebbero assumere nuovi dipendenti.”
Ezra Pound in “Jefferson e/o Mussolini”.

Rileggiamo bene la definizione di economia: l’utilizzo di risorse scarse per soddisfare al meglio bisogni individuali e collettivi. Lo scopo dell’economia è dar da mangiare alle persone, non procurare lavoro alle macchine. Queste ultime servono ad alleggerirci ed anche a liberarci dal lavoro, aumentando allo stesso tempo la quantità di beni a nostra disposizione, non privandocene.

Il problema si presenterebbe nel caso di una diminuzione di risorse, ma noi stiamo addirittura aumentando la ricchezza con meno lavoro. Il problema quindi non esiste, è solo, volutamente e con tutte le peggiori intenzioni, male impostato.
Si sceglie di salvare le macchine e mandare alla fame i lavoratori, privati del lavoro, con le loro famiglie.

Quando i politici ci ripetono che dobbiamo investire in ricerca per combattere la disoccupazione, o non capiscono ciò di cui stanno parlando, o sono in malafede.
Purtroppo si danno entrambi i casi. La maggior parte di loro non fa altro che ripetere le teorie ufficiali imposte attraverso gli “esperti” economici su giornali e televisioni dai burattinai che tirano le fila, mentre i pochi che sanno agiscono in malafede ai danni del popolo.

La risposta data non è quindi errata, ma è quella giusta (per loro) imposta dai grandi Usurai per permettere l’accumulo della ricchezza prodotta nelle mani della classe dominante: essi stessi.
L’accumulo della ricchezza in mano di pochi, è esattamente l’opposto dell’obiettivo di una sana economia: la giusta ripartizione tra tutti delle risorse comuni.
I pochi che accumulano fortune immense, limitano i mezzi di sostentamento per i rimanenti membri della società.

“ . . il luogo migliore per la riserva del credito di una nazione è nel maggior numero possibile di tasche del popolo”.

“Il luogo più sicuro di deposito? Le braghe del popolo”.

Queste sono frasi pronunciate da due presidenti degli Stati Uniti che si sono battuti in favore del popolo contro gli Usurai internazionali: Thomas Jefferson ed Andrew Jackson. Non esistono più uomini come loro nell’attuale scena politica internazionale, piena purtroppo di mezze figure manovrate dai banchieri.

Come avviene la distribuzione dei beni prodotti?
Attraverso il mezzo distributivo per eccellenza: il denaro.
L’accumulo di denaro da parte di pochi e l’enorme prelievo fiscale, sottraendo mezzi di scambio alla circolazione, rendono impossibile la ripartizione delle merci che rimangono, abbondanti ed invendute, negli scaffali, impedendo lo sviluppo di una sana economia.

Mentre nella società virtuale i politici in maniera ipocrita e demagogica dichiarano come obiettivo principale il benessere della comunità, nella realtà si mira ad avvantaggiare una parte minoritaria, quella già ricchissima, a discapito della gran parte della popolazione restante.

Per quale motivo non si arriva a risolvere il problema di una equa distribuzione della ricchezza prodotta?

Perché lo stato è pesantemente infiltrato e condizionato da un ristretto gruppo di finanzieri internazionali che perseguono un obiettivo esattamente opposto: impossessarsi della ricchezza prodotta dal popolo per privarlo dell’indipendenza economica e mantenerlo sottomesso al proprio potere.

Lo scopo dell’economia viene stravolto dalle teorie degli “economisti”: i benefici, invece di raggiungere tutti i membri della società attraverso lo strumento monetario, vengono dirottati nella direzione voluta da chi detiene il controllo di tale strumento, i banchieri.
La moneta, da strumento distributore di benessere, viene trasformata in strumento di sfruttamento. Il denaro invece di servire il popolo, viene usato per servirsi del popolo.

“Come possono essere miopi (i politici) sino al punto da non rendersi conto che la disoccupazione è la misura del progresso tecnologico? Ripetiamo: la disoccupazione è la misura del progresso tecnologico”.
Parola di Joaquìn Bochaca.

Non licenziamenti quindi, ma riduzione dell’orario di lavoro, lasciando a tutti noi più tempo libero da dedicare ad attività creative, ad una accresciuta cura dell’ambiente, ad una costruttiva partecipazione alle decisioni comuni da adottare.
E questo non solo per una corretta politica sociale, che già di per sé rappresenta una motivazione nobile da perseguire, ma soprattutto per evitare che questa decisione vada contro gli stessi interessi della società.

È evidente che se un gran numero di persone rimane senza lavoro e senza retribuzione il consumo dei beni prodotti viene pesantemente condizionato. Le merci rimangono invendute negli scaffali dei negozi perché gran parte della popolazione non ha i quattrini per acquistarle. Viene a mancare non la volontà, quanto la possibilità di consumare, con grave danno per l’intero processo economico che rallenta, arrivando quasi a fermarsi, come nel periodo che stiamo attraversando.

Alla società viene impedito di consumare ciò che riesce così facilmente a produrre.

Quel che è peggio di questa situazione, è che non trova origine da un qualche evento fuori dal controllo umano come nel caso di un terremoto od una siccità senza fine, ma che viene costruita ad arte dall’attività disonesta dei banchieri per impedire una equa ripartizione della ricchezza nella società.

Non ci stancheremo di ripetere che la creazione di un mondo virtuale, come il nostro, serve soltanto ad attirare la nostra attenzione su argomenti futili, quali le vuote, quotidiane esternazioni dei politici sul nulla, per allontanarci dai veri problemi che ci riguardano, come questo del perfido sistema monetario, completamente ignorati o meschinamente camuffati dai media.
Sino a quando non riusciremo a “vedere” e capire i meccanismi di questo inganno mediatico, continueremo ad essere facili prede dei nostri aguzzini.

Per quanto riguarda la produzione di cibo in particolare, Jean Ziegler, parlamentare svizzero e relatore speciale all’Onu per il diritto all’alimentazione, nella sua opera “La privatizzazione del mondo”, diceva nel 2002 che sulla terra c’è abbastanza cibo per sfamare il doppio della popolazione planetaria, mentre continuano ogni giorno a morire di fame centinaia di migliaia di persone.

Le sue dichiarazioni mettono a nudo in tutta la sua crudeltà disumana la morte per denutrizione così abituale all’interno di ampie fasce di popolazione nei paesi sottosviluppati e l’apparizione del fenomeno in maniera sempre più marcata anche nel mondo occidentale.

Incrementare la produzione alimentare non costituisce un problema, grazie ancora all’aiuto della tecnologia e di milioni di braccia giovani e forti che non chiedono altro che poter lavorare e rendersi utili alla società per integrarsi ed avere giustamente diritto ad una retribuzione.
Un adeguato stipendio mensile non è altro che quella equa ripartizione, che avviene attraverso la moneta, della ricchezza della quale stiamo parlando.

Ecco l’opinione di Joaquìn Bochaca dal suo “El enigma capitalista”, scritto oltre 30 anni orsono:

“ . . le macchine e l’uso delle risorse della Natura diminuiscono sempre più il bisogno del lavoro umano, mentre incrementano la produzione di ricchezze, in beni e servizi. Di conseguenza, le persone espulse dal lavoro retribuito dalle macchine, devono ricevere il denaro sufficiente a comprare le merci prodotte dalle macchine che le hanno allontanate dal lavoro. Questo denaro, chiaramente, non deve essere sottratto alle tasche di altre persone, anche se occultando il prelievo tra i tributi, perché allora l’unica cosa che avremmo fatto sarebbe di aver rubato agli uni per pagare gli altri, e la nostra società è sufficientemente sviluppata da non aver necessità di giocare a Dick Turpin; non dobbiamo permettere che i disoccupati siano un peso per coloro che lavorano né che le macchine siano una maledizione quando dovrebbero essere considerate, al contrario, la benedizione dell’Umanità, al liberarla da molte ore di lavoro e permettere agli uomini di dedicare quelle ore ad attività culturali od al tempo libero creativo, al giardinaggio, agli sport, escursionismo, studio, etc.”

Ed ancora:

“Nonostante quindi i meravigliosi progressi delle macchine e gli incrementi, quantitativi e qualitativi del nostro “manpower”, ci incontriamo in piena crisi, per usare il termine consacrato. Questa crisi, e tutte quelle che la precedettero, presenta la sorprendente caratteristica che l’abbondanza generale di tutto ciò che è necessario per la vita degli uomini coincide con la miseria diffusa. Forse l’espressione “miseria” può sembrare eccessiva. Non lo sembrerà tanto se ci fermiamo a considerare che gran parte dei nostri concittadini, in tutta Europa, vivono . . . sempre nell’aspettativa timorosa del fine del mese con le scadenze delle rate, mentre migliaia di imprese si trovano in situazioni fallimentari precisamente perché una quantità ingente di quelle scadenze non saranno pagate e milioni di famiglie che vivono in quella situazione di equilibrio instabile, passano lentamente ad ingrossare le fila dell’esercito dei disoccupati. C’è produzione eccessiva di tutto: di prodotti agricoli, di manufatti, di carbone, acciaio, cemento, minerali di ferro, di rame, di stagno, in una parola: c’è troppo di tutto. Perché dunque queste ricchezze non trovano compratori? Non certamente per cattiva volontà dei compratori, è chiaro, dal momento che quelle ricchezze non possono essere distribuite gratuitamente. E lì è l’origine del problema: i consumatori non possono arrivare alla produzione; non possono comprare ciò che hanno prodotto. Non ci sono soldi . .

È un fatto innegabile che in Occidente, grazie alle nostre macchine moderne ed alla forza della natura sottomessa all’uomo, le ricchezze aumentano allo stesso tempo che diminuisce il numero dei lavoratori occupati nel produrle. Si ha quindi allo stesso tempo un aumento della produzione e della disoccupazione. Però, come i disoccupati, per semplice definizione, sono i non retribuiti, questi disoccupati sono sottratti all’esercito dei consumatori, e le ricchezze prodotte si ammucchiano inutilmente, e presto si fa sentire la necessità di frenare la loro fabbricazione, arrivando incluso alla loro distruzione.

Questo fenomeno gli economisti classici lo chiamano, amabilmente, crisi. Però non è una crisi. È, semplicemente, una rivoluzione. La Rivoluzione Industriale.

Basandoci in fatti, crudi e oggettivi, possiamo dimostrare che la macchina alleggerisce, come minimo al 95%, il lavoro dell’uomo.
E non solo lo alleggerisce, ma anche, in generale, lo fa meglio.
Parliamo, chiaramente, di un lavoro industriale, in serie, senza nessuna implicazione artistica. Incluso, oseremmo dire che il 95% è una valutazione prudente. Ciononostante, lasciamola così, come riconoscimento al lavoro umano necessario al rifornimento delle macchine, anche se questo lavoro, spesso è ugualmente realizzato da altre macchine.

Chiediamoci onestamente, qual è l’obiettivo della Macchina? E se riusciamo a liberarci di tabù e pregiudizi, vedremo che la risposta concreta è questa:

L’obiettivo della Macchina è rifornire il mercato nella maggiore e migliore quantità e qualità possibile di merci e servizi, risparmiando al massimo il lavoro meccanico umano.

Dal momento che la Macchina economizza il lavoro, la sua funzione primaria consiste conseguentemente nel buttare gli operai fuori dal lavoro. Se la frase può sembrare eccessivamente brutale per i nervi scoperti di questa nostra epoca, possiamo presentarla in modo più soave: è funzione della macchina alleggerire il carico di lavoro all’operaio. È evidente che l’operaio così “alleggerito” si ritrova senza lavoro – o quasi senza lavoro da svolgere – e che la sua azienda può far a meno di lui. È non è meno evidente che se la Rivoluzione Industriale non viene accompagnata da una reale Rivoluzione Distributiva, o Retributiva, la benedizione che dovrebbe essere la Macchina si trasforma in una maledizione. Anche se non possiamo dar colpa alla macchina, né a James Watt”.

Sono parole ancora ben attuali, purtroppo, perché la classe dominante non ha interesse a cambiare questo stato di cose.

La situazione è anche peggiorata.
La rivoluzione industriale deve essere accompagnata da una equa ripartizione tra il popolo lavoratore del benessere prodotto dall’avanzamento tecnologico, mentre oggi quella ricchezza è appannaggio delle grandi multinazionali.

Chi paga i costi della ricerca?
Noi, il popolo.
Come ci ha chiaramente spiegato Noam Chomsky nei suoi libri, lo studio e lo sviluppo degli armamenti, per esempio, sono interamente coperti dalle tasse dei cittadini, mentre i benefici della ricaduta tecnologica sono appannaggio delle grandi multinazionali. Gli aerei delle compagnie private che solcano i cieli planetari trasportando passeggeri, non sono altro che mezzi militari trasformati, con l’aggiunta dei posti a sedere, in aerei civili. O pensate che le aziende private possano da sole sostenere i costi dell’avanzamento tecnologico dell’aviazione civile?

Chi ha finanziato la nascita della Nasa, la ricerca, gli shuttle ed i voli spaziali?

Chi trae beneficio dalla costruzione dei nuovi materiali derivanti dalla ricaduta tecnologica dell’attività dell’agenzia spaziale pubblica?

Da dove provengono le enormi quantità di denaro necessarie all’acquisto di sommergibili, carri armati, armi munizioni?

Dalle imposte dei cittadini.

Chi produce e vende le armi?
Le grandi aziende private degli armamenti.

Tutto ciò non assume l’aspetto di un ben organizzato travaso di denaro dal popolo alle multinazionali del settore?

E, da questo punto di vista, come dobbiamo interpretare queste sempre più frequenti “missioni di pace”?
Ma parlare di multinazionali è fuorviante, sono termini astratti, cosiddette “persone giuridiche”, fantasmi senza contenuto umano. È la terminologia creata nella società virtuale per confonderci, impedirci di capire che il benessere prodotto va a finire nelle tasche di uomini in carne ed ossa come noi che posseggono e controllano le grandi corporations attraverso i pacchetti azionari di maggioranza, e condizionano con il loro potere economico e finanziario l’emissione di leggi e norme che salvaguardano unicamente i loro privilegi, stravolgendo l’obiettivo principe di una sana ed onesta economia: l’equa distribuzione della ricchezza prodotta.

La grande finanza internazionale, proprietaria delle multinazionali, condiziona così pesantemente la classe politica di ogni paese, da avere ormai il potere di indicare le linee guida dello sviluppo industriale e sociale.

La plutocrazia plasma la forma della società.

Nel periodo nel quale stiamo vivendo, appare sempre più evidente un prestabilito azzeramento della classe media occidentale mediante la negazione del credito alle piccole e medie imprese, ed il contemporaneo drammatico inasprimento dell’imposizione fiscale.

Siamo già passati a prendere in esame la distribuzione dei beni.

continua…..

 

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Paolo MALEDDU

 

2015.08.29 – Quarta guerra mondiale, la lezione di Putin

Posted by Presidenza on 29 Agosto 2015
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Oggi l’Europa insegna al mondo soltanto l’egoismo profondamente nazionalista radicato nella Germania della Cancelliera Merkel, che crede di essere la presidentessa degli Stati Uniti d’Europa.
Ancora una volta è prevalso il buon senso del premier russo, che ha evitato le reazioni isteriche della politica obamiana.

 

 

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Ora che la crisi greca è rientrata, almeno apparentemente e momentaneamente, sarebbe finalmente opportuna un po’ di autocritica. La dovrebbe fare l’Occidente in generale, totalmente schiavo dei grandi gruppi finanziari che muovono come marionette le istituzioni del vecchio e del nuovo Continente.

 

di Marco Fontana

 

La dovrebbe fare ancora di più quella Unione Europea che, oltre ad avere sulla coscienza la non ortodossa Terza Guerra Mondiale che si sta consumando nel disinteresse dei media e che sta segnando la colonizzazione lenta dei Pigs da parte di Francia e Germania, continua ad andare acriticamente a rimorchio degli Stati Uniti: un viaggio con l’unica bussola dell’interesse personale. Deve risultare chiaro che mai come in queste settimane si è andati vicini, vicinissimi alla Quarta Guerra Mondiale. Sarebbe bastato poco: se la Russia avesse lanciato un salvagente a Tsipras, riscattando il debito nei confronti della Troika e offrendo loro condizioni più umane e realistiche, la Grecia sarebbe passata sotto la sua influenza e avrebbe aperto una breccia difficilmente rimarginabile nella credibilità di un’Unione azzoppata nei suoi valori costituenti.

L’effetto a catena è facilmente immaginabile: le uscite di Austria e Ungheria sarebbero state inevitabili, visto che non da oggi si mostrano insofferenti verso la diarchia franco-teutonica che regge l’Europa.

In un simile contesto la figura di Putin si sarebbe rafforzata, dopo aver smascherato una volta per tutte le condizioni usuraie che la Troika impone da anni ai Paesi che ha messo in difficoltà lei stessa (grazie anche alla complicità di agenzie di rating sulle quali peraltro sono aperte diverse inchieste giudiziarie). Putin aveva già lasciato correre ai tempi della crisi di Cipro, evitando conflitti con USA e con UE. Sicuramente però sfilare la Grecia dalla sfera d’influenza europea sarebbe stata un’occasione mediaticamente più succulenta che non la piccola isola del Mediterraneo. Un’occasione più simbolica che non economicamente vantaggiosa, certo. Eppure ancora una volta è prevalso il buon senso del premier russo, che ha evitato le reazioni isteriche della politica obamiana.

E laddove non arriva l’autocritica americana, ci si aspetterebbe che almeno l’Europa battesse un colpo, quell’Europa culla delle migliori diplomazie mondiali che dovrebbe ritrovare il suo pragmatismo e la sua prospettiva di potenza mondiale. E invece l’UE, spinta dalla Germania — a sua volta pressata degli States — starebbe studiando altre sanzioni contro la Russia. Una decisione tanto più grottesca visto che Putin ha a più riprese offerto disponibilità a supportare azioni contro l’avanzata del terrorismo islamico in Medioriente.

Questa sì una apertura fondamentale perché, in controtendenza rispetto al passato, potrebbe portare ad un fronte Occidentale e Orientale compatto nei confronti dell’Isis e a difesa di quella rete valoriale e culturale che dovrebbe essere il collante ultimo della Comunità europea. A Obama non è bastato destabilizzare col suo aperto supporto alle primavere (anglo)arabe un’intera regione che anni di impegno dei suoi predecessori avevano contribuito a stabilizzare.

Così, in piena scadenza di mandato, continua a muoversi sullo scacchiere internazionale come un elefante in cristalleria. Imperterrito insiste a stuzzicare una Russia che a differenza degli Usa rimane l’unico punto fermo per la comunità di popoli che compongono la variegata Europa.

Oggi l’Europa insegna al mondo soltanto l’egoismo profondamente nazionalista radicato nella Germania della Cancelliera Merkel, che crede di essere la presidentessa degli Stati Uniti d’Europa.

Eppure il referendum greco dovrebbe averle dato un assaggio di che cosa pensano molti cittadini delle sue idee. Ma tanto il consenso popolare è ormai diventato un optional: se non serve per legittimare un governo nazionale (per esempio l’Italia), figuriamoci a livello di organismi sovranazionali.

E pensare che recentemente Romano Prodi ha presentato il salatissimo conto delle sanzioni per l’Italia: persi 85mila posti di lavoro e lo 0,9% di Pil. Quando si alzerà qualcuno al Parlamento europeo chiedendo un dibattito vero sulla politica internazionale comunitaria che ci si vuole dare da qui al 2040?

Oggi vengono solo presentati e votati documenti già preconfezionati dagli USA: è questa l’idea di Europa che hanno Merkel e Hollande? Ormai è andata perduta la missione che ci si era dati quando si fondò l’Europa: creare un terzo blocco mondiale.

Ora non solo non siamo terzo referente nel globo, ma stiamo rischiando anche la nostra stessa identità, schiacciati come siamo dal terrore verso le tradizioni che ci hanno fatto grandi in passato e dalla sudditanza verso una grande super potenza che dopo la Seconda Guerra Mondiale è intervenuta solo dove aveva interessi economici.

tratto da: (clicca qui)

 

2015.08.27 – La Grande Truffa – 5° parte

Posted by Presidenza on 28 Agosto 2015
Posted in articoli 

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A grande richiesta proponiamo, a puntate, il libro “La Grande Truffa” di Paolo Maleddu, uno di noi, un grande uomo che per il suo coraggio, la sua lealtà e la sua voglia di verità si trova oggi sotto l’attacco duro e sleale dello Stato italiano, uno Stato burattino delle lobbies bancarie internazionali

 

 

 

 

 

 

 

Paolo MALEDDU: “Ho scritto questo libro per una incontenibile necessità di condividere con quante più persone possibile un insieme di informazioni nelle quali mi sono imbattuto, e che hanno gradualmente aperto davanti ai miei occhi una visione del tutto nuova della realtà del mondo nel quale viviamo.
Una realtà insospettata, spaventosa, nella quale siamo immersi ma che non riusciamo a vedere, perché confusa dietro una barriera di notizie ed immagini sapientemente filtrate, falsate o anche solamente ignorate.
Le notizie che non vengono divulgate sono le più importanti.
C’è un mondo reale nel quale gli eventi scorrono così come avvengono, lieti o dolorosi che siano, in un flusso continuo. E uno parallelo, virtuale, creato dalla rappresentazione che i media danno di questa successione di eventi.
Noi viviamo nel mondo virtuale che ogni giorno radio, giornali, televisioni e cinema costruiscono per noi. “Educati” sin dai primi anni di scuola ad essere prigionieri di verità ufficiali, ci è poi difficile accettare versioni diverse, scomode, che non rientrano nei nostri orizzonti.”
“Esistono due storie: la storia ufficiale, menzognera, che si insegna “ad usum Delphini”, e la storia segreta, in cui si rinvengono le vere cause degli avvenimenti, una storia vergognosa.”

 

La Grande Truffa – 1° parte                                   La Grande Truffa – 2° parte

La Grande Truffa – 3° parte                                   La Grande Truffa – 4° parte

 

L’emissione monetaria

LA GRANDE TRUFFA

Come gli usurai internazionali si impossessano
di tutta la ricchezza prodotta dalla popolazione mondiale

5° parte

 

 

………….

Abbiamo materializzato la nostra creazione mentale per poterla introdurre in società. Il simbolo per eccellenza è al giorno d’oggi la banconota, ma il valore si può rappresentare sotto forma di assegno bancario, bonifico, carta di credito, conto corrente, titoli di stato.

Con tutta l’autorità statale l’abbiamo dichiarata legale, e le abbiamo dato un corso forzoso.

Cosa significa?
Significa che, come la lira sino a qualche anno fa, oggi l’euro è la valuta ufficiale del nostro paese, lo stato si impegna a pagare i suoi debiti con questa moneta, l’accetta in pagamento per i propri crediti, e la impone come mezzo di pagamento legale per sanare le dispute giudiziarie.
Significa che si possono rifiutare assegni o altre forme di pagamento, ma non le banconote o le monete espresse in euro, questa è la valuta ufficiale adottata.

Tutto ciò crea una domanda ed offerta, stimola una circolazione ed il suo uso in tutte le transazioni commerciali.
Essendo il mezzo di pagamento abituale, si crea una fiducia assoluta, tutti noi lo accettiamo senza porci domande, sapendo che verrà accettato da chiunque altro.
L’implicazione più importante del suo essere legale e del corso forzoso è comunque il fatto che la moneta circola senza essere garantita da una riserva d’oro.

Dal 15 Agosto 1971, giorno in cui Richard Nixon, presidente in carica degli Stati Uniti d’America, in diretta televisiva annunciò che il dollaro non era più convertibile in oro, non c’è più nessuna riserva in metallo a garantire le banconote in circolazione.

La moneta è potere.
Nata per servire, ora viene usata per servirsi delle popolazioni.
In mano agli Usurai internazionali, è diventata un arma terribile per mezzo della quale si sono impossessati del mondo, con potere di vita o di morte su tutti noi.
È una nostra creatura, ma viene usata contro di noi.

Come è possibile?
Ce ne siamo fatti scippare il controllo. Mentre cresceva, ce ne siamo allontanati, abbiamo permesso che altri la gestissero.

I banchieri l’hanno presa nelle loro mani, ce l’hanno sottratta impossessandosene, e continuano a plasmarla nelle forme che ritengono più adatte al conseguimento del loro obbiettivo: impoverire la popolazione mondiale per poterla controllare.
I banchieri hanno il monopolio culturale della materia monetaria, noi siamo rimasti degli analfabeti.
Ma la moneta è nostra, ci appartiene.
Siamo noi che le diamo valore accettandola e facendola circolare, come ci ha insegnato nei suoi scritti Giacinto Auriti.

Con tutta l’autorità della legge trasformiamo un simbolo cartaceo in valuta ufficiale, induciamo nella banconota il valore, il potere d’acquisto.
La banconota racchiude in se una parte materiale, il simbolo cartaceo, ed una immateriale prodotta dalla nostra mente: l’accettazione in previsione che altri l’accetteranno, la fiducia nel suo potere d’acquisto.

Delle due componenti, la seconda è quella che dà valore alla cartamoneta.
Il simbolo materiale può cambiare, come successo tante volte in passato e continua a succedere con la plastica delle carte di credito. Non può però mancare la parte immateriale rappresentata dalla nostra fiducia, spontanea e/o imposta dalla legge: la moneta perderebbe il proprio potere d’acquisto.
Chi di voi accetterebbe oggi una banconota da centomila lire, nuova fiammante ma simbolo senza valore perché così abbiamo deciso, in pagamento per un lavoro eseguito?
Provate a mettere una banconota da 50 mila lire, invece di 50 euro, sulla ricevuta del conto della pizzeria; al ristoratore verrebbe da sorridere, penserebbe ad uno scherzo. Vuole soldi veri, quelli accettati da tutti.
Al contrario, chi si sente di rifiutare un bonifico da 10 mila euro sul proprio conto corrente, valore senza simbolo cartaceo, ma con tanto potere d’acquisto?
È indubbio che la vita della moneta abbia origine nella nostra mente, il valore è un concetto mentale. L’idea viene oggettivata in un simbolo cartaceo nel quale la nostra accettazione e fiducia inducono il valore.
È ciò che ci ha insegnato Giacinto Auriti con la sua teoria del valore indotto.

“ E la proprietà è di chi crea il valore, non di chi stampa il simbolo; è del popolo, non della banca.”

Come si potrebbe non essere d’accordo con il professore, purtroppo scomparso nel 2006, ma che con i suoi scritti continua a insegnarci i meccanismi fondamentali per comprendere come si viene a creare il valore monetario?
Dalla sua cattedra dell’Università di Teramo, Giacinto Auriti ci ha spiegato con estrema chiarezza che è il popolo che dà valore al simbolo monetario, e pertanto deve essere proprietario della moneta creata.

Dobbiamo recuperare la proprietà del denaro, o i nostri figli non avranno futuro. Per riprenderne il controllo definitivamente, c’è una sola strada possibile: dobbiamo capire bene quale è la sua funzione.
Io sono uno di voi, alle prese con bollette da pagare, mutui, scadenze. Non ho titoli altisonanti o lauree in economia da vantare, ma vi assicuro che la materia non è così complicata come ci vorrebbero far credere coloro che appartengono al mondo dell’economia e della finanza.

La formazione economica non è una condizione indispensabile per comprendere questa truffa meschina. Anzi, avere una mente libera da numerosi falsi dogmi inculcati con l’istruzione universitaria rappresenta forse un vantaggio.
Per poter giudicare, controllare e contrastare l’operato dei governanti, vi è l’obbligo da parte nostra di capire i meccanismi del sistema monetario. In caso contrario continueremo ad essere ignobilmente ingannati, come avviene ormai da secoli.

“Il sistema bancario è stato concepito nell’iniquità ed è nato nel peccato. I banchieri internazionali posseggono il pianeta. Togliete loro tutto quanto possiedono, lasciando però il potere di creare prestiti, e con alcuni tratti di penna produrranno prestiti sufficienti a recuperare tutto di nuovo. Se però toglieste loro la facoltà di produrre denaro, tutte le grandi fortune finanziarie sparirebbero, inclusa la mia, e ne risulterebbe un mondo assai più felice. Se invece preferite continuare ad essere gli schiavi delle banche e pagare le spese della vostra stessa schiavitù, consentite loro di continuare a creare prestiti”.

Sir Josiah Stamp, presidente della British Railways, presidente della Banca d’Inghilterra, all’epoca secondo uomo più ricco d’Inghilterra, in un discorso tenuto in una università del Texas negli anni ’20 del secolo scorso.

Numerosi autori, elencati nelle pagine finali, con le loro opere facilmente rintracciabili in internet, offriranno precisi approfondimenti a coloro, spero tanti, che vorranno saperne di più.
Il mio obiettivo è agevolare un primo avvicinamento ad un argomento che potrebbe sembrare, ma non lo è, ostico.

Sarebbe auspicabile, per il bene di tutti, che una volta capito l’inganno, si potesse ricondurre il sistema monetario alla funzione alla quale è preposto: facilitare gli scambi per un equa ripartizione dei beni all’interno della comunità degli uomini, potenzialmente ricchissima ma ridotta alla disperazione per il diabolico cinismo di pochi Usurai.

Iniziate a diffidare di economisti, ministri ed esperti vari che in televisione o sui loro giornali usano paroloni complicati o termini inglesi per esprimere dei concetti che potrebbero spiegare molto più semplicemente: non stanno parlando a voi, e nemmeno vogliono che voi capiate; stanno parlando tra di loro, ai colleghi, agli altri abitanti del loro stesso mondo.
E soprattutto, non ne sanno molto più di noi. Vogliono solo che ne stiamo fuori per mantenere il monopolio culturale della materia, tenerci ignoranti per continuare ad ingannarci con i loro meschini sotterfugi.

Una considerazione elementare: i governi dicono di non avere mai soldi per fare tutto ciò che si dovrebbe, si parla sempre più di tagli alla spesa pubblica, cioè meno servizi per noi in cambio delle imposte che paghiamo; il prelievo fiscale è già altissimo, non si può incrementare ulteriormente perché la stragrande maggioranza dei cittadini non ha i soldi per poterlo onorare.

Se gli economisti, i ministri ed esperti vari che occupano quotidianamente giornali e televisioni in tutto il mondo fossero così competenti in materia come presumono di essere, con i secoli avuti a disposizione avrebbero sicuramente trovato una soluzione a questi problemi.
Invece, all’inizio del terzo millennio di una civiltà umana che ha compiuto uno spettacolare salto qualitativo in tutti gli altri campi, una parte sempre più rilevante della popolazione mondiale ha grandissimi problemi per nutrirsi ed avere un tetto sotto il quale rifugiarsi.

Conclusione: o le persone che si spacciano per esperti in economia sono in verità degli emeriti incapaci, o, peggio ancora, agiscono in assoluta malafede.

La nostra esistenza terrena può essere una esperienza meravigliosa, gioiosa, stimolante, degna di essere vissuta; o al contrario vuota e triste, se non anche dolorosa ed insopportabile. Dipende sopratutto da noi.
Sono due gli aspetti che più di altri condizionano l’intero percorso delle nostre vite: la presenza dell’amore e del denaro.
Ciascuno di noi conosce bene l’importanza dell’amore nella nostra vita, e la sua straripante presenza in milioni di canzoni, libri, riviste, film e poesie, ne è la conferma.
Non è forse l’argomento centrale delle conversazioni con gli amici più intimi?

E il denaro?
Anch’esso importantissimo, tanto presente nelle nostre conversazioni, quanto assente nelle nostre tasche. Pochi libri e riviste per specialisti, ancor meno film, e forse nessuna canzone o poesia.
Come mai?

Come vi spiegate che in tanti anni di scuola dell’obbligo siamo stati costretti a sorbirci tante nozioni inutili, le tante menzogne della storia del mondo occidentale raccontata dai vincitori, ma mai nessuna lezione sul denaro, le sue origini, la sua funzione?
C’è forse qualcuno che non vuole che noi ci addentriamo nell’argomento?

Neanche con corsi universitari uno studente riuscirà a captare i segreti del mondo del denaro, perché l’argomento viene accuratamente evitato.

Le università non sono laboratori culturali dove poter sviluppare e moltiplicare potenzialità mentali che gli studenti potrebbero poi usare liberamente. Sono piuttosto dei luoghi finanziati, negli USA soprattutto, da multinazionali, banche e ricchi capitalisti, dove si impartiscono insegnamenti finalizzati a formare dei lavoratori-consumatori per mantenere lo status quo, una società dei consumi nella quale noi, il popolo-massa, lavoriamo e consumiamo per produrre profitti che terminano inevitabilmente in mano dei ricchi banchieri internazionali.

Il sistema monetario internazionale non è altro che un percorso obbligato che tutta la ricchezza prodotta dai popoli deve percorrere per giungere alle casse delle banche dalle quali la moneta è uscita sottoforma di prestito ad interesse, e nelle quali inevitabilmente deve rientrare per ripagare quel debito.

Noi abbiamo già intrapreso un viaggio leggero nel mondo della moneta per capirne il funzionamento e non essere più ingannati. È un viaggio in superficie, ma spero molto utile, primo passo verso ulteriori approfondimenti.

Spegnete televisioni e giornali, sono la voce del padrone; vogliono solo confondervi, intrattenere ed addormentare il vostro cervello. C’è solo un mezzo che ancora sfugge al controllo globale, speriamo per sempre: internet.
Entrate in internet, c’è tutto ciò che vi serve sapere in materia. A differenza dei media ufficiali manipolati ed omologati, qui troverete anche informazione alternativa: sta a voi selezionare le notizie utili ad avvicinarvi quanto più possibile alla verità.

Capiremo perché la moneta, creata dal popolo al quale quindi appartiene, viene emessa dalla Banca d’Italia, una privatissima società anonima di capitali, che se ne è appropriata e ce la presta ad interesse gravandoci di un debito inestinguibile.
Come ciò sia potuto accadere grazie ad una classe politica serva dei banchieri, che mantenendo colpevolmente la popolazione in uno stato di assoluta ignoranza in materia monetaria, e quindi nell’impossibilità di reagire, le ha sottratto la sovranità monetaria, e di conseguenza anche la sovranità popolare, consegnandola ad una banda internazionale di finanzieri parassiti ed usurai.

Cercheremo di fare luce sull’inganno dell’emissione monetaria in maniera quanto più semplice possibile: come avviene e come dovrebbe in realtà avvenire.
Cosa sia la “miracolosa” riserva frazionaria e quali le sue conseguenze; cosa siano il credito, il debito e l’interesse, l’inflazione e la più terribile deflazione, spietatamente usata dai banchieri per ridurci in schiavitù.

Come il popolo non più sovrano, produttore di tutta la ricchezza esistente sul pianeta, è perennemente indebitato e lavora, senza rendersene conto, solamente per arricchire i grandi Usurai internazionali ed i governanti loro complici e servi.

Come fame, povertà e sofferenza in mezzo a tanta ricchezza sono situazioni create e tollerate, non irrisolvibili come ci si vuol far credere.
Gli enormi rischi che stiamo correndo a causa di un sistema monetario in vigore ormai da centinaia di anni, e che, non più sostenibile, è destinato ad implodere su sé stesso. Con chissà quali disastrose conseguenze per tutti noi: il caos generato potrebbe essere l’anticamera di una dittatura mondiale.

Uscire da questa situazione di profondo disagio è ormai assolutamente necessario.
Per poter programmare un futuro migliore ed una vita degna di essere vissuta per tutti gli abitanti del pianeta, c’è bisogno di un coinvolgimento generale.

Primo passo: comprensione del funzionamento del sistema monetario e recupero del controllo della moneta e della ricchezza prodotta.

Attualmente ci sono due tipi di moneta in circolazione. Una di proprietà privata ed una di proprietà popolare, appartenente a tutti noi.

La prima viene stampata con il solo costo di carta ed inchiostro o un click sul computer dai grandi Parassiti internazionali, che dopo avercela sottratta grazie alla complicità di una classe politica venduta, ce la prestano ad interesse.

Si crea artificialmente un debito pubblico per cercare di restituire il quale i cittadini sono letteralmente coperti di imposte da pagare. Dobbiamo estrarre dal nostro lavoro di tutti i giorni almeno il 60/80% del valore prodotto per consegnarlo attraverso un inumano prelievo fiscale agli Usurai.
Il meccanismo è semplice, sintetizzato da Bruno Tarquini, autore di “La banca, la moneta e l’usura”: “creazione della moneta, sua emissione in prestito allo Stato da parte della Banca Centrale, debito pubblico, consequenziali imposte a carico del popolo.”

Questa moneta è all’origine di un debito del quale non riusciremo mai a liberarci, uno strumento che produce miseria e ci riduce in schiavitù.

Tutta questa sofferenza mentre siamo pure costretti ad assistere attraverso gli schermi televisivi alla bella vita che politici e parassiti del potere conducono con i nostri soldi.

Esiste pure una moneta di proprietà popolare, strumento di giustizia e benessere per il popolo, prodotta gratuitamente senza indebitamento, e che ci darebbe perfino la possibilità di avere un reddito di cittadinanza, un piccolo reddito per tutti noi. Purtroppo però, questa moneta viene prodotta dalla Zecca di Stato in quantità esigue, appositamente insufficienti. Perché non viene prodotta nelle quantità necessarie per far star bene la popolazione senza indebitarla in sostituzione di quella privata delle banche?

Perchè se così fosse i banchieri perderebbero con il denaro il potere sulla classe politica, questa non potrebbe ostentare la vita dispendiosa che conduce volgendo altrove lo sguardo davanti all’ingiustizia, e noi non saremmo disoccupati, indebitati e sottomessi.
Per noi sarebbe una vita molto più umana, ma i grandi Usurai non gradirebbero, non vogliono un popolo colto e benestante, rappresenterebbe per loro un grosso pericolo. Potrebbe capire la grande truffa dell’emissione monetaria, ribellarsi e pretendere ciò a cui ha diritto: benessere.
Meglio un popolo sottomesso, ignorante e lavoratore.

Se fossi credente direi che la moneta è un dono di Dio, ma mi limito a definirlo uno straordinario strumento di benessere per tutta l’umanità.
Geniale intuizione della mente umana, il “certificato di un lavoro svolto” creato per facilitare la circolazione di merci all’interno della società, appartiene all’esecutore materiale di quel lavoro: il popolo.

Purtroppo la moneta attualmente in circolazione non è ciò che dovrebbe essere.
I grandi Usurai internazionali che da sempre la manovrano in modo esclusivo, nel corso dei secoli ne hanno manipolato la funzione senza che noi ce ne accorgessimo.
Intanto ci fanno credere che la materia monetaria è argomento troppo difficile e delicato per poter essere regolamentata dal popolo, e si sono fatti assegnare dai politici, partecipanti alla spartizione del bottino, l’esclusiva del diritto dell’emissione monetaria.

Diventati padroni-produttori a costo zero della linfa vitale che mantiene in vita il mondo, lo prestano ad usura con un interesse assassino.
L’interesse è un meccanismo che, invece di retribuire il lavoro del popolo, retribuisce principalmente il capitale dei grandi Usurai.

Questo meccanismo perverso rende inutile il nostro moto perpetuo giornaliero in cerca di produrre, trasformare e vendere prodotti che noi stessi consumiamo, perché alla fine i frutti del nostro lavoro verranno prelevati da una infinità di obbligatorie registrazioni, balzelli vari e tasse, e soprattutto andranno a pagare l’interesse sul denaro, nostro, ma “prestatoci” dai banchieri internazionali.

La moneta, strumento e dono di benessere per l’umanità, trasformato, nelle mani dell’elite dominante, in terribile elemento portatore di miseria per l’intera popolazione mondiale.
Il lavoro è l’origine del capitale, lo precede.

Ma la Grande Usura ha stravolto le regole. In secoli di paziente corruzione delle classi politiche si è fatta consegnare il privilegio dell’emissione monetaria senza averne titolo, e senza svolgere alcun lavoro previo.

continua…..

 

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Paolo MALEDDU

 

La necessità di mantenere l’Europa in uno stato di caos permanente.
Il primo risultato di una massiccia immigrazione è quello di ammorbidire i tratti identitari di una società rendendola così meno reattiva alle imposizioni delle classi economiche dominanti.

 

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di Cristiano Puglisi

 

E se l’immigrazione fosse un’arma non convenzionale? La “bomba”, giornalisticamente parlando, è stata sganciata da InfoDirekt, periodico austriaco che si interessa di questioni diplomatiche e militari, il quale in un suo recente articolo ha affermato come in un rapporto dell’Österreichischen Abwehramts, ovvero i servizi di intelligence militare del Governo di Vienna, emergerebbe il ruolo degli americani nel cofinanziare gli sbarchi di migranti africani sulle coste europee. In un ulteriore articolo, lo stesso InfoDirekt ha poi aggiunto come importanti organizzazioni finanziarie godrebbero del relativo indotto.

Importante, per le multinazionali della finanza globale, sarebbe infatti il business legato all’immigrazione. L’agenzia di stampa russa Sputnik, che nella sua versione in lingua italiana ha ripreso gli articoli del periodico austriaco, riporta, per fare un esempio, che un’azienda per i richiedenti asilo avrebbe ottenuto dallo stato austriaco 21 milioni per assisterli nelle pratiche e nutrirli. Si tratterebbe di un’azienda con sede in Svizzera, la ORS Service Ag, posseduta da una finanziaria, la British Equistone Partners Europa, “che fa capo – cita sempre Sputnik – a Barclays Bank. Ossia, alla potentissima multinazionale finanziaria nota anche come ‘la corazzata Rotschild’, che ha come principali azionisti la banca privata NM Rotschild e la loro finanziaria satellite Lazard Brothers”.

Anche secondo Thierry Meyssan, responsabile del centro studi francese Reseau Voltaire e noto per le sue posizioni antiatlantiste, che ha a sua volta ripreso il pezzo di InfoDirekt, le ipotesi sarebbero valide e da collegarsi alla necessità di mantenere l’Europa in uno stato di caos permanente che la costringa a stare agganciata alle capacità militari degli Stati Uniti.

Invero però l’obiettivo, volendo prendere per buone le informazioni di InfoDirekt e Sputnik e quindi collegare la questione a una precisa strategia geopolitica, potrebbe essere anche un altro. La recente apertura delle frontiere macedoni ai migranti, che ha di fatto provocato in poche ore il riversarsi dei disperati in arrivo dall’Africa nell’est europeo, potrebbe infatti avere un obiettivo di più lungo periodo, legato a un sottile progetto che potremmo definire di ingegneria sociale. Non bisogna infatti dimenticare che il primo risultato di una massiccia immigrazione è quello di ammorbidire i tratti identitari di una società.

Questo è un dato confermato dalla storia: l’impero romano finì per crollare sulle macerie della romanità quando Roma era ormai divenuta il postribolo per gli svaghi di una classe dirigente corrotta, mercantile, dimentica delle proprie radici e dedita al sincretismo culturale più bizzarro a causa degli stimoli portati dall’immigrazione dalle province più remote verso il centro dell’impero. Non a caso uno dei padri fondatori del progetto dell’Europa unita, il conte Richard Coudenhove-Kalergi, affermava sfacciatamente che l’immigrazione massiccia nel continente europeo sarebbe servita per ammorbidire l’identità dei popoli europei, rendendoli così meno reattivi alle imposizioni delle classi economiche dominanti.

Se però l’Europa occidentale ha già visto negli ultimi decenni una pesante immigrazione che ha di fatto mutato antropologicamente i propri centri urbani, sempre più simili alle multietniche città americane, l’Europa orientale era finora rimasta immune e, guarda caso, proprio l’Europa orientale ha posto la maggiore resistenza alle direttive ideologiche di Bruxelles su temi etici e sociali come l’identità di genere e l’immigrazione.

Una conseguenza questa dell’isolamento che l’area aveva vissuto sotto la “cortina di ferro”, restando immune all’evoluzione o se vogliamo all’involuzione della società capitalistica occidentale verso un modello puramente individualista, egoistico ed edonista. Questo spiega anche in parte il forte attaccamento alle proprie radici della Russia di Vladimir Putin e di altri Paesi anche all’interno dell’area Schengen, come l’Ungheria. Proprio l’Ungheria, forse informata per tempo sulle evoluzioni che avrebbe preso il problema migratorio, aveva avviato prima dell’estate la costruzione di un muro ai confini meridionali, che ora tutela il Governo di Budapest dal dover affrontare il caos che sta invece affrontando la vicina Serbia. Inutile dire che, per questa decisione, il premier ungherese Viktor Orban era stato attaccato in maniera veemente sia dai vertici dell’Unione che dal Partito Popolare Europeo di cui fa parte.

Attaccato in fondo per aver difeso ciò che, per un popolo, una comunità e una nazione rappresenta il baluardo principale. Il collante senza il quale sarebbe impossibile impostare una qualsiasi strategia militare o politica di contrasto alle minacce esterne, proprio perché non vi è nulla capace di unire, all’interno di un popolo, individui diversi per ceto sociale, cultura, professione e conto in banca come l’identità, senza la quale uno Stato sarebbe soltanto un insieme di molteplici egoismi gestito grazie alla coercizione e in definitiva alla mancanza di alternative.

Uno Stato in cui i cittadini sarebbero prigionieri inermi su una nave nel mare in tempesta.

Uno Stato, in fondo, purtroppo molto simile alla Italia.

tratto da: (clicca qui)

2015.08.24 – Morto di tumore dopo aver avuto il rinvio dello sfratto

Posted by Presidenza on 24 Agosto 2015
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Un caro ultimo saluto a Giuseppe Floris, addetto stampa del Movimentu de Liberatzioni Natzionali Sardu (MLNS) – Guvernu Sardu Provvisoriu (GSP), coofondatore della Festa della Bandiera Sarda, del Comitato Si.No. Nucle., ecc.

Giuseppe ha lasciato un gran vuoto ed un grande esempio da seguire ma sarà sempre al nostro fianco nella lotta per la giustizia e per la libertà del Popolo Sardo e continuerà sicuramente ad aiutarci anche da lassù.

Non ti dimenticheremo caro Giuseppe.

Tutto il Direttivo del MLNS-GSP è vicino alla famiglia e porge le più sentite condoglianze

 

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A destra, Giuseppe Floris

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Per strappare il rinvio aveva potuto contare anche sulla solidarietà dei colleghi del Movimentu Sardu de Liberatzioni Natzionali e del Governo Provvisorio della Sardegna e sugli amici dei Movimenti antisfratto

 

Santa Giusta, 23.08.2015

E’ morto la notte scorsa a Santa Giusta Giuseppe Floris, l’ex imprenditore di 63 anni che lo scorso luglio aveva ottenuto il rinvio al 24 settembre dello sfratto ordinato dal Tribunale.

Quando l’ufficiale giudiziario aveva bussato alla porta della sua casa, alla periferia del paese, Floris aveva già in mano il foglio di ricovero in ospedale firmato dal suo medico. Stava già molto male, ma convinto com’era di aver subito una ingiustizia aveva giurato che non si sarebbe lasciato portare via, senza combattere, la casa dove abitava con la moglie disabile e un figlio paraplegico.

Per strappare il rinvio aveva potuto contare anche sulla solidarietà dei colleghi del Movimentu Sardu de Liberatzioni Natzionali e del Governo Provvisorio della Sardegna e sugli amici dei Movimenti antisfratto. Ma la battaglia contro il tumore l’ha dovuta combattere da solo e dopo qualche giorno di ospedale era tornato a casa sapendo che sarebbe stato per breve tempo.

I funerali domani pomeriggio alle 16:30 partendo dalla basilica di Santa Giusta.

tratto da: (clicca qui)