In realtà, la militarizzazione dell’Africa Occidentale mira ad assicurare agli Stati Uniti il controllo su di una vasta energia ed altre risorse naturali della regione e a contrastare la crescita dell’influenza Cinese sul continente…..

 

Pubblicazione1

DI THOMAS GAIST

 

Gli Stati Uniti e la Nato hanno dato il via lunedi ad un’imponente simulazione di guerra nell’Africa Occidentale, congiuntamente a una serie di Milizie Africane. L’esercitazione, conosciuta come Operation Flintlock, servirà come punta di lancia per un’escalation militare di vasta portata da parte di Stati Uniti, Europa e dei loro regimi complici per tutto il bacino del lago Chad, zona piena di risorse. Le simulazioni di guerra si concentreranno sull’ “interoperabilità e sviluppo di capacità anti-terroristiche fra Africa, Occidente e Stati Uniti”, stando alla conferenza stampa del Pentagono.

Flintlock sarà diretto dal Pentagon’s Africa Command (AFRICOM) e dal US Special Operations Command (SOCOM). Sarà incentrato sulle basi in Chad, Niger, Nigeria, Cameron e Tunisia, in base a Stelle e Strisce. Oltre mille soldati di elite affiliati alla Joint-Special Operations Task Force – Trans Sahara, fra cui 670 africani, 365 NATO e 255 commando statunitensi, simuleranno una vasta gamma di possibili operazioni militari, in base alle fonti del Pentagono. Gli USA hanno intenzione di attrezzare le forze africane con nuovi equipaggiamenti militari per un elaborato addestramento e avanzate strategie di battaglia. Le milizie partecipanti includono Mauritania, Olanda, Burkina Faso, Danimarca, Belgio, Svezia, Canada, Germania, Francia, Italia, Norvegia, Senegal, Spagna, Gran Bretagna, Mali, Repubblica Ceca, Estonia, Lituania e Stati Uniti.

Le dichiarazioni dei leader Africani e Statunitensi fanno capire che le simulazioni di guerra potrebbero trasformarsi in ogni momento in un vero e proprio scontro ai danni di Boko Haram ed altri poteri. Alle domande di un possibile scontro fra le forze della coalizione e Boko Haram, il rappresentante della Special Operation Command Africa Bardha Azari ha affermato, “Le nostre truppe sono pienamente capaci di gestire qualunque situazione.” “Niente è da escludere. La discussione è solo all’inizio”, ha commentato venerdì in modo analogo il contrammiraglio Kirby in risposta alle domande riguardanti il dispiego di truppe statunitensi in Nigeria e nazioni circostanti.

Il lancio di un’imponente simulazione guidata dagli Stati Uniti nell’Africa Occidentale arriva a breve distanza dalla richiesta del presidente nigeriano Goodluck Jonathan di truppe americane in Nigeria, patria del secondo più vasto giacimento petrolifero africano, dopo quello libico. Jonathan ha detto che gli Stati Uniti dovrebbero mandare forze armate in aiuto al suo governo nella campagna contro la milizia di Boko Haram, il quale Jonathan sostiene abbia ricevuto armi ed aiuti dall’ ISIS.

“Non stanno combattendo l’ISIS? Perché non vengono in Nigeria?” Ha detto Jonathan. “Se la Nigeria ha un problema, mi aspetto mi aspetto che gli Stati Uniti vengano e ci aiutino”

L’amministrazione di Jonathan ha recentemente rinviato le elezioni nazionali, anche per la minaccia posta da Boko Haram, il quale ha lanciato nuovi attacchi sulle città nigeriane e dato il via a raid su Niger, Chad e Camerun nelle recenti settimane. Il gruppo al momento controlla un territorio vasto quanto il Belgio nelle province del nord-est della Nigeria.

Il principale candidato in opposizione a Jonathan per la presidenza, il generale ed ex-dittatore Muhammadu Buhari, gode del supporto della società di consulenza politica AKPD con sede a Chicago, la quale è diretta da un affiliato dell’amministrazione Obama, David Axelrod. L’amministrazione Obama ha probabilmente dato il permesso di supportare Buhari, in modo da mettere sotto pressione l’amministrazione di Jonathan, la quale ha sostenuto misure di apertura ad un nuovo investimento cinese in Nigeria.

Il pre-posizionamento delle forze armate di Flintlock per tutta l’Africa Occidentale è strettamente legato all’ampio sforzo da parte di Stati Uniti e NATO di dare vita di un cambiamento radicale nella riorganizzazione e nell’integrazione delle forze militari filo-imperialiste in tutto il continente. Coordinatamente con le forze imperialiste, l’Unione Africana (AU) si sta preparando ad impiegare una task force multi-nazionale (MNJTF) di circa 8,700 truppe nei paesi del bacino del lago Chad e circostanti, con il pretesto di combattere Boko Haran ed altri sconosciuti gruppi estremisti. I leader di Camerun, Chad, Congo, Guinea Equatoriale e Gabon si sono incontrati lunedì nella capitale del Camerun Yaounde per prendere accordi per iniziare ad impiegare la MNJTF.

La National Security Strategy 2015 dell’amministrazione Obama riporta l’unione africana come principale istituzione alleata in Africa, e richiama gli Stati Uniti a “rafforzare l’efficienza operativa delle organizzazioni regionali dell’Unione Africana ed ampliare la lista dei paesi che possono contribuire con truppe”

Il documento aggiunge, “Il continuo conflitto in Sudan, Sudan del Sud, Repubblica Democratica del Congo e Repubblica Africana Centrale così come i violenti estremisti che stanno combattendo contro i governi in Somalia, Nigeria e per il Sahel, tutti rappresentano minacce per i civili innocenti, la stabilità regionale e la nostra sicurezza nazionale.”

Queste mosse sottolineano un’ escalation ancora più grande di quella rappresentata dalla sostanziale presenza militare americana in Africa Centrale ed Occidentale e nel Sahel.

La AFRICOM statunitense ha istituito un base aerea segreta nei pressi della capitale del Burkina Faso ad Ouagadougou fin dal 2012, la quale è servita come rampa di lancio per ordinarie missioni su Mauritania, Mali ed altri paesi del Sahara. Gli Stati Uniti e la Gran Bretagna hanno disposto unità di anti-terrorismo in Nigeria nel maggio del 2014, presumibilmente in aiuto alla ricerca delle vittime di un rapimento di massa di Boko Haram. Il corpo dei marine statunitensi ha riconosciuto nel tardo 2014 di aver stabilito nuovi “avamposti” e “luoghi di sicurezza cooperativa” in Ghana, Senegal e Gabon.

Come parte della campagna propagandistica di giustificazione di nuovi interventi militari statunitensi a livello globale, le recenti mosse nell’Africa Occidentale sono presentate come azione per la lotta contro gli “integralisti islamici”.

“La Nigeria è la nazione dell’Africa con maggior popolazione e la sua economia è la più fiorente. E’ il motore di un continente che diventerà sempre più importante ai fini strategici ed economici nei confronti del resto del mondo”, ha detto J. Peter Pham, rappresentante dell’Africa al Concilio Atlantico.

“Ed è tenuto in ostaggio da una sanguinosa banda di violenti estremisti, che stanno crescendo sempre di più e in modo virulento”, ha dichiarato Pham.

In realtà, la militarizzazione dell’Africa Occidentale mira ad assicurare agli Stati Uniti il controllo su di una vasta energia ed altre risorse naturali della regione e a contrastare la crescita dell’influenza Cinese sul continente. La Cina ha i maggiori interessi nei settori minerali e petroliferi per tutta l’Africa centro-occidentale e Sahel.

Gli strateghi e gli istituti che si occupano di analisi geo-politiche hanno predetto che l’Africa Occidentale per anni a venire sarà la più importante e cruciale risorsa di petrolio al di fuori dei produttori OPEC (organizzazione dei paesi esportatori di petrolio, ndr). Già al tempo della fondazione dell’ AFRICOM nel 2008, gli Stati Uniti importavano 1 milione di barili di petrolio al giorno dalla Nigeria. Le corporazioni americane detengono la fetta maggiore degli investimenti stranieri in Nigeria, per lo più per quanto riguarda petrolio e minerali. La corporazione petrolifera nigeriana (NNPC) lavora a stretto contatto con multinazionali di Stati Uniti ed Unione Europea, fra cui Chevron, Total, Agip, ConocoPhilips ed Exxonmobil. L’area del bacino del Chad ha qualcosa come 2.3 miliardi di barili di petrolio e più di 14 trilioni di piedi cubi di gas naturale, stando alle statistiche fornite dalla Geological Survey americana.

Studi del dipartimento dell’energia statunitense (DoE) prevedono che la produzione di oro nero del continente continuerà ad aumentare vertiginosamente nella decade a venire, raggiungendo circa il 100 % di incremento nel corso delle prime tre decadi del ventunesimo secolo. Già nel 2009 gli USA ricevevano dal continente africano il 24% delle proprie importazioni.

La classe dirigente americana ha da tempo previsto la possibilità di un’ invasione su larga scala della Nigeria, patria di 180 milioni di persone e delle più importanti condutture di petrolio della regione. Un rapporto dell’esercito americano sulla futura occupazione di metropoli a livello globale specifica Lagos in Nigeria, con 20 milioni di abitanti, per uno dei suddetti motivi riportati dagli studi.
Thomas Gaist

tratto da: (clicca qui)

Pubblicazione1

“Come mai gli equipaggiamenti militari di fabbricazione statunitense sono arrivati nelle mani dello Stato Islamico?”
Un giorno dopo dall’esecuzione dei 21 cristiani copti egiziani in Libia da parte dell’ISIS, lo scorso Lunedì, vari utilizzatori egiziani delle reti sociali hanno diretto la loro attenzione dei cittadini di tutto il mondo agli equipaggiamenti militari di fabbricazione statunitense che utilizzano i componenti dello Stato Islamico.
Si tratta delle baionette che vengono utilizzate dai terroristi dell’ ISIS nel nuovo video in cui decapitano le loro vittime cristiane. Gli utenti egiziani si domandano come questo tipo di pugnali , che appartengono all’Esercito statunitense come armi d’ordinanza, siano arrivati nelle mani dello Stato Islamico.

Parallelamente il Movimento di Resistenza Islamica (Hezbollah) dell’Iraq ha pubblicato questo Lunedì immagini che mostrano un elicottero da trasporto di carico pesante, modello Chinook, che fornisce armi all’ISIS nella provincia occidentale del Al-Anbar.
L’elicottero ha sbarcato armi, il giorno 5 di febbraio, a due veicoli che appartenevano all’ISIS, nella zona est della città di Faluya , così come ha spiegato Hezbollah dell’Iraq, citato dall’agenzia di notizie “Al-Sumaria”.
Atre evidenze testimoniano l’appoggio degli USA all’ISIS
Il presidente della Commissione della Sicurezza e difesa del Parlamento Iracheno, Hakem al-Zameli, ha assicurato che lo scorso mercoledì che questo Parlamento dispone di documenti che mettono in evidenza come gli aerei degli USA offrono appoggio all’ISIS.
In data precedente, il vice segretario generale di Hezbollah dell’Iraq, Husein al-Ramahi, ha divulgato la notizia che “gli aerei statunitensi lanciano di frequente armi per l’ISIS nelle regioni sotto il controllo di questo gruppo e dopo adducono che non si tratta di una misura premeditata e tutto avviene in modo accidentale”.
Nel corso degli ultimi mesi, in reiterate occasioni i media ed i funzionari siriani e gli iracheni hanno rivelato e hanno condannato gli appoggi che gli Stati Uniti offrono in segreto al gruppo dell’ISIS, autore di massacri e azioni di violenza nella regione.
Questa azione paradossale degli USA, rispetto ai gruppi armati mette in tela di giudizio la loro serietà e quella dei loro alleati rispetto al combattimento contro il terrorismo, visto che i gruppi estremisti come l’ISIS si sono rafforzati nel corso degli ultimi anni grazie al sostegno ed all’aiuto finanziario di paesi come gli USA, la Turchia, l’Arabia Saudita ed il Qatar che cercavano di rovesciare il governo siriano con l’utilizzo dei gruppi terroristi.
Nel frattempo si registrano le dichiarazioni rilasciate dall’ex collaboratore della CIA, Steven Kelley , il quale ha riferito, nel corso di una intervista rilasciata alla PressTV, che l’ISIS è un nemico totalmente creato e finanziato dagli Stati Uniti. “ Intervista registrata ad Anaheim, in California.
“I finanziamenti arrivano dagli Stati Uniti e dai loro alleati e il fatto che l’opinione pubblica pensi che questo sia un nemico e che deve essere combattuto in Siria o in Iraq è soltanto una farsa, dato che è chiaramente qualcosa che abbiamo creato, che controlliamo, e solo adesso è diventato svantaggioso attaccare questo gruppo come un nemico legittimo”, ha aggiunto l’ex agente della CIA.
Le parole di Kelley arrivano in un momento in cui il presidente degli Stati Uniti Barack Obama cerca l’approvazione del Congresso prima di estendere la campagna aerea americana su obiettivi Isis in Iraq e Siria. Il Pentagono ha lanciato finora circa cento raid su obiettivi Isis nel nord dell’Iraq da quando è stato autorizzato l’uso della forza a inizio agosto.
“Se si vuole risolvere il problema alla radice e rimuovere questa organizzazione, bisogna togliere i finanziamenti e occuparsi delle entità responsabili della creazione di questo gruppo. Credo che il gruppo probabilmente si dissolverebbe, sarebbe sconfitto dalle armate di Bashar Assad”, ha concluso Kelley.

tratto da: (clicca qui)

 

2015.02.13 – L’accordo di Minsk

Posted by Presidenza on 13 Febbraio 2015
Posted in articoli 

Pubblicazione1

DI JACQUES SAPIR

 

 

 

La riunione di Minsk è stata dunque saldata da un accordo, certamente fragile, ma si apre per la prima volta una prospettiva di speranza per le popolazioni del Donbass. Questo accordo dovrebbe dar luogo ad un cessate il fuoco che si applicherà Domenica 15 febbraio alle 00:00. E’chiaro che dei combattimenti importanti potrebbero verificarsi fino a tale data. Tuttavia, le condizioni politiche segnano una vittoria significativa per gli insorti, ma anche – più sottilmente – per la Russia.

I termini dell’accordo

L’accordo prevede il ritiro delle armi pesanti all’interno di un raggio da 50 a 150 km a seconda della portata e della natura di queste armi, a partire dalla linea attuale di fuoco per le truppe di Kiev e della linea di fuoco del 19 settembre 2014 per gli insorti. Questo vale solo che per le armi pesanti. Ciò significa che la linea di separazione effettiva sarà quindi in effetti la linea di fuoco. E’una vittoria per gli Insorti. Organizzando una replica di lamcia-razzi multipli (MLRS) e di artiglieria, questo accordo consentirà di evitare le forze ucraine di bombardare le zone insorte, garantendo il ritorno alla pace per le popolazioni di Donetsk, Lugansk e le zone circostanti. Questa è una seconda vittoria per gli Insorti. Questo sarà fatto nel tempo di 14 giorni dopo e cessato il fuoco, sotto la supervisione dell’OSCE.

Una vasta amnistia è previsto per l’insieme dei crinmini commessi in relazione alla situazione e di tutti i prigionieri da scambiare (punti 5 e 6). Le forze straniere ed mercenari dovranno lasceranno il paese ed essere disarmati sotto il controllo dell’OSCE (punto 10).

Carta (in russo) del territorio Nuova Russia, la zona controllata dai ribelli

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Le elezioni sono previste ” in conformità con le leggi dell’Ucraina ” nelle regioni insorte, ma il parlamento ucraino (Rada) devono votare entro trenta giorni dopo l’attuazione dell’accordo del testo sullo status speciale di queste regioni. La natura esatta di questo statuto non è precisata. Ma, è chiaro che ci si muove verso un regime di grande autonomia. E’ precisato che una nuova constituzione dovrà essere introdotta in Ucraina, prima della fine del 2015 dovendo incorporare il principio della decentralizzazione come elemento chiave di questa costituzione (articoli 9 e 11). Le discussioni dovranno svolgersi con i rappresentanti degli Insorti. La ” Nota 1″ allegato al documento in particolare:

Diritti linguistici
Diritto delle autorità locali di nominare i procuratori locali.
Diritto del governo centrale a passare accordi specifici con le regioni sul loro sviluppo socio-culturale ed economico.
Il riconoscimento da parte del governo centrale della cooperazione transfrontaliera tra queste regioni e la Russia.
Istituzione di milizia dipendente dalle autorità di queste regioni.
L’autorità degli eletti non potrà essere messa in discussione dal parlamento ucraino.

Una volta che le elezioni sono finite, e la nuova Costituzione votata (punto 11), l’autorità del governo sarà ripristinata sulla frontiera con la Russia. Questo punto potrebbe dar luogo a gravi scontri con le autorità degli insorti.

Nel complesso,quest’accordo concede molto agli Insorti, pur mantenendo l’apparenza di un’autorità ucraina sull’insieme del territorio. Si può pensare che, se applicata e rispettata, porterà allla creazione di una regione autonoma con la sua polizia, le proprie forze armate e relazioni particolari con la Russia. Questo è uno stato simile a quello della regione autonoma del Kurdistan in Iraq.

I vantaggi della Russia

La Russia ha ottenuto che l’Ucraina non entra nella NATO né in quella dell’Unione europea. Inoltre, nel progetto di testo per l’accordo, ottiene:

Pubblicazione3

 

 

 

 

 

Questo punto è importante. Bisogna tener conto delle obiezioni della Russia riguardo all’accordo del libero scambio tra l’Ucraina e l’Unione europea, e mette fine alle pretese degli Stati Uniti ” per isolare la Russia.” La Francia e la Germania si impegnano a ricostruire le infrastrutture dei sistemi di pagamento, e l’Ucraina si impegna a riprendere il pagamento delle prestazioni sociali che sono state sospese per i residenti de Donbass. E questa incontestabilmente è una vittoria per la Russia.

Testo integrale del preambolo dell’accordo:

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La questione che è in sospeso è di sapere quindi se l’accordo sarà applicato e sarà rispettato. Questo dipende in gran parte da quello che sarà l’atteggiamento degli Stati Uniti. Il fatto che questi ultimi non siano soggetti coinvolti nell’accordo calchi lascia aleggiare un dubbio sulla loro volontà di giungere ad una pace duratura in Ucraina. Questo accordo è certamente imperfetto. E’ in più notoriamente debole in alcuni punti, ed – a questo riguardo – l’assenza di osservatori imparziali (tranne l’OSCE) del cessate il fuoco è una fonte di preoccupazioni. Ma esiste, ed questo è questo l’importante.

 

Texte de l’accord en Russe

Комплекс мер по выполнению Минских соглашений
12 февраля 2015 года
1. Незамедлительное и всеобъемлющее прекращение огня в отдельных районах Донецкой и Луганской областей Украины и его строгое выполнение начиная с 00 ч. 00 мин. (киевское время) 15 февраля 2015 года.
2. Отвод всех тяжелых вооружений обеими сторонами на равные расстояния в целях создания зоны безопасности шириной минимум 50 км друг от друга для артиллерийских систем калибром 100 мм и более, зоны безопасности шириной 70 км для РСЗО и шириной 140 км для РСЗО «Торнадо-С», «Ураган», «Смерч» и тактических ракетных систем «Точка» («Точка У»):
– для украинских войск: от фактической линии соприкосновения;
– для вооруженных формирований отдельных районов Донецкой и Луганской областей Украины: от линии соприкосновения согласно Минскому меморандуму от 19 сентября 2014 г.
Отвод вышеперечисленных тяжелых вооружений должен начаться не позднее второго дня после прекращения огня и завершиться в течение 14 дней.
Этому процессу будет содействовать ОБСЕ при поддержке Трехсторонней Контактной группы.
3. Обеспечить эффективный мониторинг и верификацию режима прекращения огня и отвода тяжелого вооружения со стороны ОБСЕ с первого дня отвода, с применением всех необходимых технических средств, включая спутники, БПЛА, радиолокационные системы и пр.
4. В первый день после отвода начать диалог о модальностях проведения местных выборов в соответствии с украинским законодательством и Законом Украины «О временном порядке местного самоуправления в отдельных районах Донецкой и Луганской областей», а также о будущем режиме этих районов на основании указанного закона.
Незамедлительно, не позднее 30 дней с даты подписания данного документа, принять постановление Верховной Рады Украины с указанием территории, на которую распространяется особый режим в соответствии с Законом Украины «О временном порядке местного самоуправления в отдельных районах Донецкой и Луганской областей» на основе линии, установленной в Минском меморандуме от 19 сентября 2014 г.
5. Обеспечить помилование и амнистию путем введения в силу закона, запрещающего преследование и наказание лиц в связи с событиями, имевшими место в отдельных районах Донецкой и Луганской областей Украины.
6. Обеспечить освобождение и обмен всех заложников и незаконно удерживаемых лиц на основе принципа «всех на всех». Этот процесс должен быть завершен самое позднее на пятый день после отвода.
7. Обеспечить безопасный доступ, доставку, хранение и распределение гуманитарной помощи нуждающимся на основе международного механизма.
8. Определение модальностей полного восстановления социально-экономических связей, включая социальные переводы, такие как выплата пенсий и иные выплаты (поступления и доходы, своевременная оплата всех коммунальных счетов, возобновление налогообложения в рамках правового поля Украины).
В этих целях Украина восстановит управление сегментом своей банковской системы в районах, затронутых конфликтом, и, возможно, будет создан международный механизм для облегчения таких переводов.
9. Восстановление полного контроля над государственной границей со стороны правительства Украины во всей зоне конфликта, которое должно начаться в первый день после местных выборов и завершиться после всеобъемлющего политического урегулирования (местные выборы в отдельных районах Донецкой и Луганской областей на основании Закона Украины и конституционная реформа) к концу 2015 года при условии выполнения пункта 11 – в консультациях и по согласованию с представителями отдельных районов Донецкой и Луганской областей в рамках Трехсторонней Контактной группы.
10. Вывод всех иностранных вооруженных формирований, военной техники, а также наемников с территории Украины под наблюдением ОБСЕ. Разоружение всех незаконных групп.
11. Проведение конституционной реформы в Украине со вступлением в силу к концу 2015 года новой конституции, предполагающей в качестве ключевого элемента децентрализацию (с учетом особенностей отдельных районов Донецкой и Луганской областей, согласованных с представителями этих районов), а также принятие постоянного законодательства об особом статусе отдельных районов Донецкой и Луганской областей в соответствии с мерами, указанными в примечании[1], до конца 2015 года. (См. примечание.)
12. На основании Закона Украины «О временном порядке местного самоуправления в отдельных районах Донецкой и Луганской областей» вопросы, касающиеся местных выборов, будут обсуждаться и согласовываться с представителями отдельных районов Донецкой и Луганской областей в рамках Трехсторонней Контактной группы. Выборы будут проведены с соблюдением соответствующих стандартов ОБСЕ при мониторинге со стороны БДИПЧ ОБСЕ.
13. Интенсифицировать деятельность Трехсторонней Контактной группы, в том числе путем создания рабочих групп по выполнению соответствующих аспектов Минских соглашений. Они будут отражать состав Трехсторонней Контактной группы.
Примечание:
Такие меры в соответствии с Законом «Об особом порядке местного самоуправления в отдельных районах Донецкой и Луганской областей» включают следующее:
– освобождение от наказания, преследования и дискриминации лиц, связанных с событиями, имевшими место в отдельных районах Донецкой и Луганской областей;
– право на языковое самоопределение;
– участие органов местного самоуправления в назначении глав органов прокуратуры и судов в отдельных районах Донецкой и Луганской областей;
– возможность для центральных органов исполнительной власти заключать с соответствующими органами местного самоуправления соглашения относительно экономического, социального и культурного развития отдельных районов Донецкой и Луганской областей;
– государство оказывает поддержку социально-экономическому развитию отдельных районов Донецкой и Луганской областей;
– содействие со стороны центральных органов власти трансграничному сотрудничеству в отдельных районах Донецкой и Луганской областей с регионами Российской Федерации;
– создание отрядов народной милиции по решению местных советов с целью поддержания общественного порядка в отдельных районах Донецкой и Луганской областей;
– полномочия депутатов местных советов и должностных лиц, избранных на досрочных выборах, назначенных Верховной Радой Украины этим законом, не могут быть досрочно прекращены.

Документ подписали участники Трехсторонней Контактной группы:
Посол Хайди Тальявини
Второй Президент Украины Л.Д. Кучма
Посол Российской Федерации на Украине М.Ю. Зурабов
А.В. Захарченко
И.В. Плотницкий

tratto da: (clicca qui)

 

2015.02.10 – ISCRIZIONE A RUOLO GIUDIZIARIO ORRU’ PIER PAOLO

Posted by Presidenza on 10 Febbraio 2015
Posted in articoli 

TESTATA DIP. INTERNI

 

 

 

 

 

 

 

                             SEZIONE DIPARTIMENTALE DI POLITZIA

 

Aristanis, 10 febbraio 2015

Oggetto: AVVISO E NOTIFICA DI ISCRIZIONE A RUOLO GIUDIZIARIO
NR. 0001/2015/10

L’anno 2015 addì 10 del mese di febbraio si dà atto di aver proceduto alla notifica del presente avviso di iscrizione a ruolo giudiziario a carico di:

ORRU’ Pier Paolo nato a Lanusei (NU) il 01 maggio 1961

Capi d’imputazione
a) Plagio
b) Usurpazione indebita di titolo
c) Falso ideologico
d) Alto tradimento

Responsabilità attribuibili:
a) Utilizzo abusivo ed illegittimo del titolo di Presidente del Movimentu de Liberatzioni Sardu (MLNS)
b) Dichiarazione falsa di far parte del MLNS in quanto dallo stesso fu estromesso in data 21 novembre 2014 a seguito dello scioglimento del Guvernu Sardu Provvisoriu (GSP) e non confermato nelle sue funzioni (nella ricostituzione dello stesso GSP) a seguito della richiesta della maggioranza dei membri del Direttivo i quali chiesero fermamente e per iscritto che venisse destituito dalle funzioni che ricopriva nel GSP e da tutto il MLNS
c) Persistenza nell’intento di ledere l’immagine e la dignità del MLNS e delle sue istituzioni di Guvernu Sardu Provvisoriu
d) Sospetta collusione con lo Stato straniero e occupante italiano al fine di ostacolare, seminando confusione tra la popolazione sarda, il cammino del MLNS verso l’indipendenza della Nazione Sarda
Per i suesposti motivi, la S.V. verrà assicurata alla Giustizia Sarda nei modi, tempi e condizioni che saranno ritenute di adottarsi per i provvedimenti indennizzanti e giudiziari del caso.

Per quanto di competenza e per l’ulteriore a praticarsi, la presente verrà inoltrata alla Segreteria Generale ONU di New York, al Consiglio di Sicurezza dell’ONU a New York, alla Segreteria Generale ONU di Ginevra, ai Governi degli Stati terzi confinanti e ai Governi degli altri Stati terzi secondo le decisioni del Direttivo di questo MLNS.
Fatto, confermato e sottoscritto

      IL CAPO SEZIONE

         (sergio pes)

                                                                                       firma

2015.02.10 – ISCRIZIONE A RUOLO GIUDIZIARIO ORRU’ PIER PAOLO

 

2015.02.09 – Sembra che quella triste profezia si stia avverando

Posted by Presidenza on 9 Febbraio 2015
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La Russia vuole un’Ucraina in pace, l’America la preferisce in guerra

 

Pubblicazione1DI ISRAEL SHAMIR

 

 

 

L’Occidente fa apparire Putin come un guerrafondaio sanguinario con ambizioni imperialistiche. La realtà è che Putin vuole un’Ucraina stabile e federale – ogni altra cosa costerebbe troppo alla Russia.

 

 

 

Febbraio, manca ancora molto alla primavera, si lamentava il poeta Joseph Brodsky. Ed è vero, la neve cade ancora pesantemente su Mosca, Kiev e nelle steppe sconfinate che segnano i confini tra Russia e Ucraina: qui però la neve è tinta di rosso. I soldati sono un po’ restii a combattere in inverno, poiché la vita è già difficile di per sé a queste latitudini; tuttavia la lotta continua ad infuriare nella dilaniata Donbass—e gli Stati Uniti si preparano a dare un’escalation al conflitto fornendo a Kiev dei sofisticati armamenti.

Stremati dall’assedio e dai bombardamenti intermittenti, nonostante la neve, i ribelli hanno preso lo strategico aeroporto di Donetsk. Questo aeroporto, con i suoi tunnel dell’era staliniana, simbolo di un solido lavoro di difesa sovietico, rappresentava un’ardua sfida per i miliziani mal equipaggiati. I suoi livelli multipiano sotterranei furono costruiti per far fronte ad un attacco nucleare; eppure i ribelli, dopo mesi di lotta, hanno sbaragliato il nemico e lo hanno occupato.
In un’azione offensiva ancora più violenta, hanno intrappolato le truppe di Kiev nella ‘sacca’ di Debaltsevo e Kiev sta già chiedendo una tregua. I ribelli sperano di cacciare il nemico da tutti i territori; ora controllano solo un terzo di Donbass. Ma il leader Russo schiaccia ancora sui freni: preferisce una brutta pace ad una buona guerra. Per lui, l’Ucraina è importante, ma non rappresenta un sine qua non, l’unico suo problema al mondo.
Questo atteggiamento è condiviso dal leader Americano. Ma c’e’ una bella differenza: la Russia vuole un’Ucraina in pace, l’America la preferisce in guerra.
La Russia preferirebbe vedere un’Ucraina unita, federale, pacifica e prospera. L’alternativa della scissione di Donbass non è molto allettante: Donbass è fortemente unita con il resto dell’Ucraina e non è facile rompere i suoi legami. La guerra ha già scaricato in Russia milioni di profughi da Donbass e dal groppone dell’intera Ucraina, ed è un grosso peso da sostenere. Putin non può staccare la spina e dimenticare Donbass – la sua gente non lo avrebbe comunque permesso. E’ un uomo prudente, che non vuole entrare in una guerra aperta. Così deve optare per una forma di pace.
Ho avuto un incontro con una fonte Russa bene informata e di alto livello, che ha voluto condividere con me, e con voi lettori, alcuni pensieri, chiedendo però di restare anonima. Anche se l’Occidente è certo che Putin voglia ripristinare l’Unione Sovietica, in realtà il presidente Russo ha fatto di tutto per risparmiare all’ Ucraina la disintegrazione, ci dice la fonte. Ecco cosa ha fatto la Russia per portare la pace in Ucraina:
• La Russia ha appoggiato l’accordo negoziato dall’Occidente il 21 Febbraio 2014, ma gli Stati Uniti hanno ulteriormente spinto per il colpo di stato del giorno dopo, il 22 Febbraio 2014, o “negoziato per un passaggio di potere in Ucraina”, secondo le parole di Obama.
• Dopo il colpo di stato, il Sud-Est dell’Ucraina non si sottomise al nuovo regime di Kiev e ha dichiarato la scissione. Ciononostante, Mosca chiese ai ribelli di Donbass di evitare il Referendum di Maggio (richiesta che non ascoltarono).
• Mosca ha riconosciuto i risultati delle elezioni indette dal nuovo regime di Kiev a Maggio scorso, e ha riconosciuto Poroshenko come Presidente di tutta l’Ucraina – anche se le elezioni non hanno riguardato il Sud Est e fu proibito ai partiti all’opposizione di prendervi parte.
• Mosca non ha riconosciuto ufficialmente i risultati delle elezioni di Novembre a Donbass, per la grande delusione di molti nazionalisti Russi.
Questi passaggi sono stati piuttosto impopolari tra la popolazione Russa, ma Putin ha preferito attuarli per promuovere una soluzione pacifica per l’Ucraina. Alcuni leader di Donbass favorevoli alla guerra furono convinti a ritirarsi. Invano: le azioni e le intenzioni di Putin sono state del tutto ignorate da USA e EC, che invece hanno incoraggiato il “partito della guerra” di Kiev. “Qualsiasi cosa facciano, non troveranno un errore commesso riguardo a Kiev” ha detto la fonte.
La pace in Ucraina si può raggiungere con un suo federalismo, dice la mia fonte. Ecco perché non si è mai sentito parlare dei due più importanti parametri degli accordi di Minsk (tra Kiev e Donetsk): le riforme costituzionali e socio-economiche. La Russia vuole preservare l’integrità territoriale dell’Ucraina (meno la Crimea), che può essere raggiunta solo attraverso la federalizzazione dell’Ucraina, con un certo grado di autonomia concesso alle regioni. Che il suo ovest ed il suo est parlino lingue diverse, che adorino eroi diversi, che abbiano diverse aspirazioni. Il paese potrebbe essere gestito solo se fosse uno stato federale, tanto quanto gli USA o la Svizzera o l’India.
A Minsk, le parti hanno concordato di istituire una commissione congiunta per le riforme costituzionali, ma il regime di Kiev non l’ha riconosciuta. Ha invece creato un piccolo comitato costituzionale ristretto della Rada(Parlamento). Quest’organo è stato condannato dalla Commissione di Venezia, organo consultivo Europeo sulle questioni costituzionali. Il popolo di Donetsk non lo avrebbe accettato e non era quello che aveva stabilito l’accordo di Minsk.
Per quanto riguarda l’integrazione, a Minsk è stato convenuto di reintegrare Donbass con l’Ucraina. Questa è stata una delusione per Donbass (avrebbe preferito unirsi alla Russia), tuttavia ha accettato – e questo mentre Kiev la assediava, chiudeva le sue banche, interrompeva gli acquisti di carbone da Donbass e il pagamento delle pensioni. Le truppe di Kiev bombardano quotidianamente Donetsk, città con milioni di abitanti (in tempo di pace!). Invece dell’amnistia per i ribelli, come convenuto a Minsk, ci sono sempre più truppe governative che si riversano verso est.
I Russi non hanno perso la speranza sugli accordi di Minsk. L’intento di tali accordi era la pace, ma ora devono essere attuati concretamente. Forse il Presidente di Kiev Poroshenko vorrebbe farlo, ma il partito “Kiev-bellico” insieme ai suoi sostenitori occidentali sarebbe pronto a detronizzarlo, se osa andare troppo oltre.
Paradossalmente, l’unico modo per forzarlo alla pace passa attraverso la guerra – anche se la Russia preferirebbe che l’Occidente facesse pressione sui suoi clienti di Kiev. I ribelli e i loro sostenitori Russi hanno usato la guerra per forzarlo a firmare gli accordi di Minsk: la loro offensiva contro Mariupol sul Mar d’Azov ha avuto pieno successo, e Poroshenko ha preferito andare a Minsk per poter mantenere Mariupol. Da allora, Kiev e Donetsk hanno avuto qualche cessate-il-fuoco, si sono scambiate prigionieri di guerra, ma Kiev si è rifiutata di adeguarsi alle richieste costituzionali e socio-economiche stabilite dagli accordi di Minsk.
Che senso ha accettare un cessate-il-fuoco, se Kiev lo utilizza solamente per poter riorganizzare le truppe ed attaccare di nuovo? La tregua dovrebbe portare a riforme costituzionali, continua la mia fonte, riforme negoziate attraverso un dialogo aperto e trasparente tra le regioni e Kiev. Senza riforme, Donbass (o NovoRussia) resterà in guerra. Quindi, l’operazione Debaltsevo può essere considerata un modo per forzare Poroshenko a chiedere la pace.
La Russia non ha intenzione di entrare in guerra, o in negoziati di pace, dice la fonte. I Russi hanno dimostrato chiaramente di volerne restare fuori, mentre gli Americani hanno dimostrato altrettanto chiaramente di voler far apparire la Russia come una parte attiva del conflitto.
Nel frattempo, con l’ Ukraine Freedom Support Act del 2014, i rapporti Russo-Americani sono tornati indietro di 40 anni all’emendamento Jackson-Vanik del 1974. Il Segretario di Stato John Kerry ha definito questo fatto uno sviluppo indesiderato, tuttavia solo temporaneo. I Russi invece non sembrano molto ottimisti al riguardo: per loro quel Support Act ha sancito l’inizio delle sanzioni contro la Russia. Gli Stati Uniti hanno tentato, con un certo successo, di rivoltare contro la Russia anche altri stati. In un colpo solo, la Kanzlerin (cancelliera) Merkel ha fatto fuori tutte le organizzazioni, strutture e legami che nel corso dei decenni si erano costruite tra Russia e Germania. Ogni visita di Joe Biden causa una deflagrazione.
I Russi sono arrabbiati per la storia del Boeing Malese. In ogni incontro ad alto livello con gli Americani, non possono fare a meno di ricordarsi delle isteriche accuse e rivendicazioni che l’aereo sia stato abbattuto dai ribelli con missili Russi. Sono passati sei mesi dalla tragedia; tuttavia finora gli Americani non hanno prodotto alcuna prova concreta di un reale coinvolgimento dei ribelli o della Russia. Non hanno mostrato alcuna immagine dai loro satelliti, né tantomeno registrazioni dai loro AWACS che sorvolano l’Europa orientale. La mia fonte mi ha detto che i funzionari Americani non insistono più tanto sul coinvolgimento Russo o dei ribelli, ma si ostinano a non volersi scusare per quelle sconsiderate accuse affrettate. Non chiedono mai scusa.
Eppure, gli Americani vogliono avere la loro parte nel gioco. Insistono che non vogliono una “resa” Russa, che reputano uno scontro costoso e sgradito; allo stesso tempo, gli Stati Uniti hanno bisogno del sostegno Russo per gestire il programma nucleare iraniano, la distruzione delle armi chimiche siriane e il problema palestinese. I Russi rispondono che questa cosa l’hanno già sentita durante la vicenda libica e che non sono affatto impressionati.
I contrasti di opinione tra Russia e Stati Uniti sono notevoli. Ma c’e’ un elemento comune: dalla Siria a Donbass, i Russi sostengono la pace, l’America la guerra. Ora i Russi hanno invitato personaggi dell’opposizione e rappresentanti del governo siriano a colloqui a Mosca. Sono andati, hanno parlato, sono partiti e torneranno. Potrebbero addirittura arrivare ad un accordo, ma gli Americani insistono nel non accettare la presidenza di Assad e non voler combattere fino all’ultimo siriano per poterlo mandare via. Non si tratta di essere semplicemente dei sanguinary: è che la Guerra per loro ha molto senso, ogni guerra nel globo sostiene il dollaro statunitense e rafforza il Dow Jones, mentre i capitali cercano dei porti sicuri e li trovano negli Stati Uniti.
Non pensano al futuro dei siriani che fuggono in Giordania – o agli Ucraini che si rifugiano sempre più numerosi in Russia. Che peccato, erano due paesi così belli! Siria era pacifica e prospera, il diamante del Medio Oriente finchè non è stata rovinata dagli Islamisti appoggiati dagli Stati Uniti. L’Ucraina era la zona più ricca dell’ex blocco Sovietico, finchè non è stata rovinata dagli estremisti di destra e gli oligarchi appoggiati dagli Stati Uniti. Joseph Brodsky predisse amaramente nel 1994, quando l’Ucraina dichiarò la sua indipendenza dalla Russia, che nell’ora della loro morte gli Ucraini ‘liberati’ avrebbero invocato i poeti Russi.
Sembra che quella triste profezia si stia avverando.

Israel Shamir lavora a Mosca e a Jaffa; lo si raggiunge all’indirizzo adam@israelshamir.net

tratto da: (clicca qui)

 

2015.02.07 – Paolo Maleddu: APPELLO AI SARDI

Posted by Presidenza on 7 Febbraio 2015
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