Tutto da copione. C’era solo da chiedersi quando sarebbe partito l’attacco del terrorista Presidente  afro-americano nei confronti dell’Ungheria del grande Orban……

 

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venerdì 14 novembre 2014
E’ solo “carta straccia”, un documento che avrebbe potuto essere scritto dall’opposizione. Viktor Orban, il primo ministro ungherese, ha liquidato così il documento col quale gli Stati uniti hanno tolto il visto ad alcuni funzionari magiari, tra i quali il capo dell’Ufficio tasse e dogane, nell’ambito di un’inchiesta per corruzione. Il provvedimento di Washington sta avvelenando i rapporti magiaro-americani.
“Abbiamo ricevuto un documento che è un accrocco di accuse che abbiamo sentito pronunciare dai partiti d’opposizione negli ultimi quattro anni. Non è altro che carta straccia. Se non fosse in inglese, avrei pensato che l’ha scritto un partito d’opposizione”, ha detto Orban rispondendo all’intervista che ogni due settimane concede alla radio pubblica MR1.
“Io – ha aggiunto – guardo a questo documento come se qualcuno volesse trascinarci in un contesto di elezioni politiche”. E comunque l’inchiesta americana è “solo tempo perso”.
Nelle ultime settimane Washington è partita all’offensiva del governo Orban sul tema della corruzione. Gli Usa, come diverse cancellerie europee, hanno espresso preoccupazione per il “piglio autoritario” del governo di destra magiaro, specialmente perchè ha costretto le banche straniere a convertire i mutui-casa in fiorini in modo da impedire speculazioni sulla pelle dei cittadini ungheresi derivate dal gioco dei cambi e dei tassi d’interesse in euro, dollari e franchi svizzeri. Non è proprio piaciuto, agli americani che hanno forti interessi nelle banche oggetto della disposizione del governo Orban.
Ma l’America è anche irritata per il fatto che Budapest in Europa è capofila della “linea morbida” nei confronti della Russia, soggetta a sanzioni per la vicenda ucraina, e ha dimostrato questa poca adesione con atti concreti.
L’ambasciatore Usa Budapest André Goodfriend nelle settimane scorse aveva annunciato la consegna di prove documentali di casi di corruzione, accusando il governo magiaro di aver tirato i remi in barca nella lotta alla corruzione. Accusa, questa, sdegnosamente respinta da Orban.
I nomi dei funzionari coinvolti erano stati mantenuti segreti, finché il capo dell’Ufficio imposte e dogane (Nav), Ildiko Vida, non ha rivelato di essere anche lei nella lista delle personalità a cui il visto è stato ritirato. Le “prove” fornite dall’ammistrazione Obama per altro non sono state offerte alla stampa internazionale. Curioso, se fossero davvero prove.
La verità è che è in corso un’aggressione a Orban e al suo goverNo da parte degli Stati Uniti, dopo che la Ue ha perso su tutti i fronti contro l’Ungheria, libera e indipendente, orgogliosa della sua valuta sovrana, della sua economia in fortissima crescita anche nel 2015 e dell’occupazione, ai massimi storici.

tratto da: (clicca qui)

Molto spesso noi sardi agiamo nell’individualismo più esasperato e portiamo avanti con caparbietà le nostre idee, senza prendere nella dovuta considerazione le ragioni altrui.
Abbiamo però dimostrato che, in situazioni di emergenza, sappiamo unirci e diventare popolo.
Tutti i giorni il governo straniero occupante compie dei veri e propri abusi sulla nostra Gente, cercano di renderci schiavi, usano tutti i mezzi per umiliarci ed annichilire le nostre giuste aspirazioni e i nostri diritti. Un popolo sotto attacco si deve difendere e noi sardi abbiamo la fortuna di avere nel Movimentu de Liberatzioni Natzionali Sardu un soggetto giuridico qualificato dalla sua legittimazione internazionale che ha tra le sue priorità più importanti , la difesa del popolo sardo.
MLNS lo fa anche con l’istituzione del Corpo di Politzia, una struttura già parzialmente consolidata.
Oltre a garantire l’ordine pubblico il principale impegno della Politzia è quello di difendere il popolo sardo e, attualmente, una delle priorità è difendere le tante famiglie a rischio di sfratti e pignoramenti, logica infame che certifica che un popolo può essere dominato anche e soprattutto col ricorso al debito e alle vessazioni.
In data 25.10.2013 il Dip. Interni del Guvernu Sardu Provvisoriu ha disposto l’immediato reclutamento, su base volontaria, di tutti quei cittadini che ne facciano richiesta e che siano qualificati dai requisiti etici e psico-fisici come da Regolamento di Politzia (http://www.mlnsardu.org/wordpress/?page_id=2046)
con lo scopo di creare su tutto il territorio nazionale una serie di “cellule operative” in grado di contrastare lo strapotere dello Stato italiano SpA votato unicamente ad impoverire la gente, per poterla dominare meglio.

E’ necessario ribellarsi a queste logiche e consolidare delle strutture operative che agiscano con i crismi della legalità e del diritto internazionale e con le protezioni che ne derivano; potremo così difendere meglio la nostra Gente, che non come semplici cittadini.
MLNS vorrebbe riuscire a coinvolgere tutto il Popolo sardo in una campagna di auto difesa, perfezionare delle sezioni di Politzia su tutto il territorio della Nazione Sarda; ogni zona, ogni paese, dovrebbe avere una Sezione di Politzia in difesa dei diritti sacrosanti , che derivano non da leggi scritte o quant’altro, ma dal semplice diritto di poter vivere una vita serena sapendo di avere a fianco una componente del popolo delegato all’auto difesa

Puoi contattare il Dip. Interni cliccando su: (clicca qui)

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BUDAPEST – Le banche operanti in Ungheria dovranno convertire i mutui contratti dai debitori dalla valuta estera in fiorini usando il tasso di cambio del 7 novembre scorso. L’ha reso noto il ministero dell’Economia di Budapest. Gli analisti temevano che, se fosse stato applicato un tasso di cambio più oneroso per le banche, ci sarebbero state perdite per miliardi di euro per il settore già sotto pressione.
La misura è stata pensata per aiutare i molti debitori magiari che in passato avevano acceso mutui in valuta estera poi rafforzatasi fortemente rispetto al debole fiorino. Il governo ha dichiarato che la decisione sul tasso di cambio è stata presa con l’Associazione bancaria ungherese.
La decisione viene dopo una recente sentenza della Corte suprema magiara per la quale anche i debitori devono condividere il rischio del prestito.
La scorsa settimana la Banca nazionale ungherese ha dichiarato che avrebbe messo a disposizione 9 miliardi di euro delle sue riserve per neutralizzare l’impatto di mercato della conversione.
Una misura che dovrebbe minimizzare l’impatto sul fiorino della conversione. Circa un milione di ungheresi che aveva contratto prestiti in valuta estera, principalmente in franchi svizzeri ed euro, si sono ritrovati esposti fortemente alla crisi, con il crollo del fiorino rispetto alle valute più forti nelgi anni passati per colpa dei precedenti governi.
Uno dei punti forti del programma politico con cui Viktor Orban è riuscito a guadagnarsi la permanenza al potere nelle elezioni di aprile è proprio il programma di conversione dei mutui. Obbiettivo raggiunto, grazie alla fermezza e alla lungimiranza di quest’uomo, non a caso il leader più amato dagli ungheresi che storia ricordi.
I precedenti governi socialdemocratici filo-europei avevano permesso la speculazione delle grandi banche della Ue in Ungheria, avevano ceduto la sovranità della Banca d’Ungheria all’oligarchia finanziaria della Bce e avevano piegato la testa ai diktat dell’Fmi della strega Lagarde.
Con l’arrivo al governo – regolarmente eletto – di Orban, leader della destra, tutto è radicalmente cambiato: Orban ha cacciato, fisicamente addirittura, l’Fmi fuori dai confini dell’Ungheria, ha ripreso il controllo della Banca Centrale d’Ungheria nonostante le rabbiose aggressioni delle oligarchie di Francoforte e di Bruxelles, e ora ha definitivamente sconfitto i banksters che avrebbero voluto gettare in miseria gli ungheresi.
Questa, è la vertià.
max parisi

tratto da: (clicca qui)

2014.11.06 – Militari in Catalogna prima del voto di secessione

Posted by Presidenza on 6 Novembre 2014
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“Tutto è pronto per il 9 novembre”, dice un alto funzionario del governo regionale catalano, mentre la regione si prepara a sfidare sia il governo centrale che la più alta corte del paese andando avanti con una votazione molto contestata, il prossimo fine settimana, sulla secessione dalla Spagna. E mentre il governo spagnolo non ha ancora specificato a quali conseguenze giuridiche andranno incontro i dirigenti, gli scrutatori o gli elettori catalani che domenica andranno a votare, The LA Times scrive che Madrid ha dichiarato che migliaia di agenti di polizia della Guardia Civil sono pronti, se necessario, ad andare in Catalogna questo fine settimana.

Da ” The LA Times”
La Regione della Catalogna nel nord-est della Spagna martedì scorso ha sfidato sia il governo centrale che la più alta corte del paese confermando per questo fine settimana un voto molto contestato pro o contro la secessione dalla Spagna.

Ore prima, la Corte Costituzionale spagnola aveva ordinato alla Catalogna di congelare i suoi piani per il voto sull’ indipendenza, programmato per domenica. Era la seconda volta che un giudice emetteva un ordine che concordava con Madrid nel considerare illegale qualsiasi votazione sull’indipendenza catalana.
Ma i leaders catalani avevano detto che non sarebbero tornati indietro.
“Tutto è pronto per il 9 novembre” ha detto in una conferenza stampa Francesc Homs, portavoce del governo regionale catalano: ” Stiamo confermando un processo partecipativo Non avremmo potuto dirlo più chiaramente – e andremo avanti indipendentemente dalle conseguenze.”

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Homs ha detto che il governo catalano vuole inviare alla Corte Costituzionale una citazione in giudizio per il governo centrale “per aver attentato al diritto … alla libertà di parola.”
Il governo spagnolo non ha ancora specificato a quali conseguenze giuridiche andranno incontro i dirigenti, gli scrutatori o gli elettori catalani che domenica andranno a votare. Ma Madrid ha dichiarato che migliaia di agenti di polizia della Guardia Civil sono pronti, se necessario, ad andare in Catalogna il prossimo fine settimana.

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E infatti i camion sono pronti
Preocupant presència de combois militars a les carreteres catalanes dies abans del #9N #VolemVotar #SíSí #intimidació pic.twitter.com/lHT2HGA2jn
— Llibertat.cat (@Llibertatcat) November 5, 2014
La presenza di convogli e di mezzi militari sulle strade della Catalogna è stata costante per tutta la giornata. Si sono viste colonne di mezzi militari sulle strade sia a Lleida che a Saragozza, ma anche a Panadella a valle del Llobreta e su altre strade di collegamento.

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Ricordiamoci che qualche giorno fa diversi elicotteri militari volavano su alcune zone catalane: cioè un gruppo di sei di elicotteri evidentemente militari sono stati avvistati nelle Vallès Oriental e Vallès Occidental oltre che in diverse parti della zona metropolitana di Barcellona, a Llobregat e a Alt Camp ( ??).

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E allora i giovani francesi sono in rivolta, i poveri si auto-immolano in Bulagria, in Spagna c’è un partito neo-nazista … e adesso si chiede ai militari di tenere sotto controllo la popolazione …
deve suonare come un ‘grido di aiuto’ lanciato per tutti noi.
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Come aveva già detto Mike Krieger:
C’è una cosa ben più grave che gli americani devono capire, perché la Spagna è solo pochi anni avanti a noi. La questione non è se lo status-quo sarà rovesciato, la domanda è che cosa lo sostituirà. Qualcosa di meglio, o qualcosa di peggio? Dovremo stare attenti a comprendere come potremo riuscire a vivere in un sistema migliore, dopo che questo sarà saltato in aria, e dovremo stare moto attenti a non farci trascinare verso qualcosa che potrebbe essere persino peggiore.
Seguiamo la Spagna da vicino nei prossimi mesi. Sarà come il gabbiano che indica da che parte sta la terra più vicina, per tutto il mondo occidentale.

tratto da: (clicca qui)

Intevista a Daniel Estulin. “Il Bilderberg non è più così importante, la vera politica si svolge a un livello sovranazionale, al di sopra dei governi”. E fa i nomi di chi governa il mondo da dietro le quinte.

“Tutti gli eventi sono tra loro interconnessi. A leggere i giornali sembra che gli scontri in Ucraina siano un problema a sé, completamente slegati dagli scontri razziali di Ferguson o dalle persecuzioni razziali e religiose in Iraq e Siria”.

 

Prima di entrare nel merito delle tensioni tra la Russia e la Nato, Daniel Estulin, ex KGB e controverso autore del libro “La vera storia del club Bilderberg”, ci tiene a spiegare che “la Terra è un pianeta piccolo” e che, per andare fino in fondo, è fondamentale capire chi tira le fila. Perché “noi siamo solo burattini”.

Estulin nasce nel 1966 a Vilnius. Della sua vita non si sa molto. Ma, chiacchierando, è lui stesso a raccontare delle battaglie del padre per una Russia più libera, della fuga in Canada e della passione per la politica, senza divisione tra interni e esteri, perché “la vera politica si svolge a un livello sovranazionale, al di sopra dei governi, tra quelle persone che governano il mondo da dietro le quinte”. Li chiama “shadow master” (signori dell’oscurità, ndr) e cerca di smascherarli nei suoi libri, da L’istituto Tavistock in avanti.

Perché la Nato sta alzando i toni con la Russia?

“Per capirlo bisogna guardare a Detroit, uno scenario post-apocalittico degno di un film di Will Smith. Le persone che tirano le fila del mondo vogliono che le guerre, la crescita zero e la deindustrializzazione ogni città del mondo assomigli a Detroit.”

Progresso e sviluppo non dovrebbero essere direttamente proporzionali alla densità di popolazione?

“Grazie ai progressi tecnologici, le società si sviluppano, creano di ricchezza e costruiscono. Ma chi tira le fila del mondo sa che la terra è un pianeta molto piccolo con risorse naturali limitate e una popolazione in continua crescita. Ora siamo 7 miliardi e stiamo già esaurendo le risorse naturali. Ci sarà sempre abbastanza spazio sul pianeta, ma non abbastanza cibo e acqua per tutti. Perché i potenti sopravvivano, noi dobbiamo morire.”

Come intendono fare?

“Distruggendo le nazioni a vantaggio delle strutture sovranazionali controllate dal denaro che gestiscono. Le corporazioni governano il mondo per conto dei governi che esse controllano. Così è successo con l’Unione Europea.”

E Putin non rientra in questo disegno…

“Pensavano di poterlo controllare…”

Perché non ci riescono?

“La Russia è una superpotenza nucleare. È questo che la rende tremendamente pericolosa agli occhi di questa gente. La Cina, per esempio, ha una grande popolazione ma non è una potenza nucleare. E per questo non è un pericolo. Mentre l’economia cinese può essere distrutta nel giro di un minuto, le tecnologie russe non possono essere annientate.”

Dove vogliono arrivare col conflitto in Ucraina?

“Togliere il gas all’Europa per farla morire di freddo… Quando parlo di potere, non lo identifico con persone che siedono su un trono, ma con un concetto sovranazionale. L’idea è appunto distruggere ogni nazione.”

Alla fine non ci sarà più alcuna patria?

“L’alleanza è orientata verso una struttura mondiale che per essere controllata ha bisogno di nazioni deboli.”

È possibile fare qualche nome?

“Christine Lagarde, Mario Draghi, Mario Monti, Petro Oleksijovyč Porošenko… tutte queste persone sono sostituibili. Prendete Renzi: la sua politica conduce alla distruzione dell’Italia. Perché lo fa, dal momento che dovrebbe fare l’interesse del vostro Paese? Non è logico.”

Non è poi tanto diverso da Monti…

“I vari Renzi, Monti, Prodi sono traditori dell’Italia, non lavorano nell’interesse del Paese. Renzi non ha mandato politico, nessuna legittimazione, non è stato eletto.”

L’ultimo premier eletto democraticamente è stato Berlusconi.

“E questo è il motivo per cui c’è stato uno sforzo così ben orchestrato per distruggerlo.”

È il Bilderberg a tirare le fila?

“Il Bilderberg era molto influente negli anni Cinquanta, nel mondo postbellico. Ora è molto meno importante di quanto non si creda. Organizzazioni come il Bilderberg o la Trilaterale non sono il vertice di nulla. Sono la cinghia di trasmissione. I veri processi decisionali hanno luogo ancora più in alto. L’Aspen institute è molto più importate del Bilderberg.”

Nessuno ne parla.

“I giornali mainstream fanno parte di questo gioco. Pensare che media come il New York Times, il Washington Post o Le Monde siano indipendenti, è da idioti. I giornalisti lavorano per azionisti, che decidono la linea editoriale del giornale.”

Vale anche per l’Italia?

“Il Corriere della Sera, la Stampa e il Sole 24Ore siedono spesso alle riunioni del Bilderberg. Non c’è metodo più efficace che far passare le loro idee nella stampa mainstream.”

Anche l’estremismo e il terrorismo islamico rientrano in questo disegno?

“Certamente. Non è possibile credere che Obama lavori nell’interesse degli Stati Uniti. Come è impensabile credere che un’organizzazione come l’Isis sia passata, nel giro di poche settimane, dall’anonimato più assoluto a rappresentare la peggiore organizzazione terroristica del mondo.”

Come si “costruisce” un nemico?

“Con gruppi come Isis, Hamas, Hezbollah o Al Qaeda, succede quello che chiamiamo blow-back, cioè quello che succede quando soffi il fumo e ti torna in faccia. L’effetto è sempre lo stesso: si costruisce e si finanzia un gruppo terroristico, in Ucraina come in Medioriente, e dopo un certo periodo di gestazione questo ti torna indietro e ti colpisce. In ogni operazione non c’è mai un solo obiettivo, ma sempre molti obiettivi. Un obiettivo lavora per te, un altro contro di te.”

Tutto già calcolato?

“Un qualsiasi attacco implica l’uso dell’esercito e, quindi, la necessità di investire soldi nell’industria bellica. La formula è la stessa, cambiano solo i giocatori. Oltre alla guerra ci sono modi diversi per ottenere lo stesso risultato: la fame, la siccità, droghe, la malattie. Li stanno usando tutti. Così da un lato distruggono il mondo economicamente, dall’altro usano i soldi per sviluppare tecnologie così potenti e futuristiche da creare un gap tra noi e loro sempre più marcato.”

Eppure faticano a contrastare l’ebola…

“Macché! È solo un esempio per vedere la reazione della popolazione mondiale. Viene presentata come un’epidemia ma ha ammazzato appena tremila persone negli ultimi dieci anni. Ogni anno raffreddore, tosse e influenza ne uccidono 30mila solo negli Stati Uniti. La prossima volta che ci sarà una vera epidemia, conosceranno già le reazioni umane.”

Andrea Indini

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2014.11.02 – Stato palestinese, la lungimiranza svedese

Posted by Presidenza on 2 Novembre 2014
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Il governo svedese, con un atto di portata storica, dando seguito alla decisione del proprio parlamento, riconosce lo Stato di Palestina.

Il portato della decisione non è solo quello di ricollocare finalmente la questione palestinese nel quadro della legalità internazionale sfregiato da quasi 50 anni di occupazione coloniale, quanto e soprattutto quello di restituire una prospettiva concreta all’agonizzante soluzione «due popoli due stati» in quel tormentato lembo di terra che si estende fra il Giordano e il mar Mediterraneo.
Come prevedibile, dalle fila del governo israeliano ma anche da quelle della connivente e sedicente opposizione si è levata la consueta litania di indignate proteste e di minacciose previsioni. Il tutto nutrito dalla consunta e ipocrita retorica sicuritaria il cui unico scopo è quello di conferire legittimità alla politica dei fatti compiuti dei governi israeliani.

Finora l’indecente inerzia della comunità internazionale ha garantito l’impunità all’occupazione e alla colonizzazione illegittime delle terre palestinesi, in violazione perpetua delle risoluzioni dell’Onu.

L’orizzonte che il lungimirante gesto svedese apre sarà verosimilmente quello di un adesione progressiva di tutti i paesi della Comunità Europea al colpevolmente tardivo riconoscimento dell’inalienabile diritto di ogni popolo all’autodeterminazione. Il ministro degli esteri israeliano, il razzista Lieberman, sostiene che la scelta del governo svedese danneggierà il processo di pace che può progredire solo con negoziati diretti e senza precondizioni. A questa patetica argomentazione, Saeb Erekat, uno dei grandi negoziatori palestinesi di Oslo, risponde con un semplice dato di fatto: il diritto dei palestinesi all’autodeterminazione non può essere oggetto di negoziazione perché é titolarità esclusiva dei palestinesi. E i fatti, i semplici fatti raccontano un’altra storia.

Ogni singolo negoziato, con i «buoni» uffici del Dipartimento di Stato Usa si è risolto in un incremento degli insediamenti illegali. Ma l’establishment israeliano sembra avere con i fatti delle insormontabili difficoltà, dalle quali esce negandoli o spostandoli sul piano dell’autovittimizzazione.

Il gioco però comincia a mostrare i segni della consunzione al punto da irritare sempre di più anche l’amico americano. Recentemente un funzionario dell’amministrazione Obama si è espresso con una definizione poco lusinghiera nei confronti del premier israeliano Netanyahu, gli ha affibbiato l’appellativo chiken shit, cagasotto. Come era prevedibile, Obama e Kerry hanno preso le distanze dal giudizio di quel anonimo funzionario dicendo che non corrisponde al sentire dell’Amministrazione.

Il grande giornalista Gideon Levy, oggi la voce critica più coraggiosa di Israele, fa notare che quell’insulto anonimo, con il corollario della smentita ufficiale, è stato un formidabile assist offerto a Netanyahu che nel clima incandescente instauratosi a Gerusalemme ha già aperto la sua campagna elettorale e, mostrando di tenere testa a Obama, si è riaccreditato nei confronti dell’estrema destra, baAretz (nella Terra) e khutzlaAretz (nella Diaspora).

Gideon Levy afferma che il vero chickenshit è Obama, il quale, a chiacchiere, protesta per l’estensione delle colonie, ma, nei fatti, accondiscende a tutte le richieste di piena assistenza militare e finanziaria avanzate dal premier israeliano.

Il giudizio finale di Gideon Levy nei riguardi del Presidente americano è spietato: «la sua politica può essere definita solo in questo modo: abbietta codardia. Nethanyahu almeno agisce in accordo alla sua ideologia e al suo credo. Obama agisce contro le sue convinzioni e questa si chiama codardia».

Netanyahu dal canto suo considera Obama il figlio spirituale di Neville Chamberlein e inaugu¬rando la sua campagna elettorale con un discorso alla Knesset ha imbracciato per l’ennesima volta il suo arnese propagandistico preferito: lo spettro del secondo Olocausto ebraico che sarà messo in atto dall’Iran e dai Palestinesi e quindi, per scongiurare l’avverarsi dell’incubo, l’unica soluzione è la costruzione intensiva e pervasiva di nuovi insediamenti.

Non bisogna essere grandi analisti politici per intuire che questa visione è di una sconcertante rozzezza paranoide, eppure essa esercita sulla maggioranza dell’elettorato israeliano un irresistibile appeal, anche perché, allo stato delle cose, non esiste un’alternativa credibile a Bibi. La sua politica che, progressivamente, ha assunto tratti ultrareazionari e si fonda su un’alleanza inossidabile con le formazioni dell’estrema destra ultraortodossa e con i coloni oltranzisti sta inesorabilmente corrompendo la democrazia di quel Paese già avvelenata dal colonialismo e da un apartheid de facto che degrada verso forme di apartheid de iure.

Gli spazi della democrazia, contingentati per i cittadini arabi di Israele, si ridurranno progressivamente anche per i suoi cittadini ebrei. Netanyahu fa passare l’idea che gli oppositori dell’estensione degli insediamenti sono nemici dello Stato.

La deriva di intolleranza e di discriminazione razzista nei confronti dei cittadini non ebrei e degli oppositori è denunciata anche dal presidente dello stato ebraico Reuven Rivlin che, pur essendo uomo di destra e contrario alla soluzione dei due stati, è sostenitore della piena parità di diritti e dignità di tutti i cittadini che vivono sotto l’autorità dello stato di Israele.

In questa congiuntura, l’unica possibilità di contrastare la deriva imboccata da Bibi che opprime i Palestinesi e devasta il futuro di Israele è che l’intera Ue segua subito l’esempio della Svezia, metta il governo israeliano di fronte alle sue responsabilità nei confronti della legalità internazionale, e assuma un il ruolo di primo piano in veri negoziati al posto degli Usa che non sono mai stati negoziatori ma piuttosto sponsor, sodali e complici di Netanyahu.

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