Niente stronzate Paolo, in aria devono saltare loro….non noi !!! Sta arrivando il momento in cui tutti questi bastardi affogheranno nel loro stesso sangue….e non faremo prigionieri !!!

Tutti i membri delle istituzioni straniere italiane e gli stessi ascari sardi-italiani loro scagnozzi  e traditori del popolo sardo non potranno più vivere tranquilli e dovranno sempre guardarsi le spalle col terrore di quello che gli può capitare. IL DADO E’ TRATTO !!!

L’abitazione di Paolo Maleddu presidiata da sostenitori e forze dell’ordine – Foto Antonio Pinna

Si è barricato nella sua casa di Torre Grande per evitare l’ingresso ad un ufficiale giudiziario, incaricato dal tribunale di eseguire una perizia sul valore dell’immobile, l’imprenditore Paolo Maleddu, molto conosciuto a Oristano per aver gestito diverse attività commerciali. Maleddu che è anche presidente del movimento indipendentista Repubrica de Sardìnnia, ha minacciato di farsi saltare in aria con la bombola del gas per impedire l’ingresso dei carabinieri.

Dietro la vicenda ci sarebbe un debito non saldato con il rischio concreto di un pignoramento dell’abitazione.

Nei giorni scorsi Paolo Maleddu aveva annunciato anche una sua azione di protesta, dicendo che non avrebbe versato più le tasse allo Stato.  In precedenza aveva dato alle stampe il libro La grande truffa, nel quale contesta aspramente il ruolo esercitato dalle autorità finanziarie nella crisi economica attuale. Stamane di fronte alla sua abitazione numerosi i conoscenti che gli hanno portato solidarietà.

Giovedì, 10 luglio 2014

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Necessario ritirare tutti i risparmi (chi ancora ne ha) e chiudere i conti correnti bancari !

Il modello Cipro sempre più vicino per tutta l’Europa

Un anno prima di quanto richiesto dalla normativa europea, il governo tedesco ha approvato un piano d’azione che costringerà i creditori privati a sorreggere le banche in difficoltà. 

Come scrive il Wall street Journal, Berlino “detta la via” in Europa attuando velocemente le regole europee e “crea strumenti che permettono la liquidazione volontaria delle istituzioni finanziarie rilevanti senza mettere a rischio il sistema finanzario”. Il governo tedesco ha approvato mercoledì i piani per costringere i creditori a sostenere le banche in difficoltà dal 2015, un anno prima da quanto richiesto dalla nuova normativa europea prevista per i fallimenti bancari, che prevede un unico supervisore centralizzato per tutta la zona euro che organizzi il salvataggio e la liquidazione. In un rapporto di esperti presentato mercoledì, la commissione indipendente tedesca Monopoly Commission, che consiglia il governo su concorrenza e regolamenti,si è dichiarata scettica che si possano trovare dal mercato il capitale sufficiente “per impedire che sia reso responsabile il pubblico”. 

Quello che significa, sottolinea Zero Hedge, è che i contribuenti non saranno in linea teorica  sull’amo posto dalle autorità, anche se in realtà è certo che si azionerà quella che definisce distruzione assicurata reciproca di difesa, specialmente se le banche tedesche entreranno in difficoltà. Le autorità tedesche hanno dichiarato che questo meccanismo “assicura che in tempi di crisi molti proprietari e creditori contribuiranno a risolvere la crisi e non i contribuenti”. Ma, solo per rinfrescarvi la memoria, all’interno dei creditori sono intesi come anche i correntisti. Vi ricordate Cipro?

I prelievi forzosi annunciati da Djisselblom e dal Fondo Monetario Internazionale, applicati come esperimento già a Cipro si avvicinano sempre più…

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GRANDE PUTIN !!!

mercoledì 9 luglio 2014

Nei prossimi giorni, il presidente russo Vladimir Putin sarà in visita in America Latina e incontrerà i leader di Cuba, Argentina e Brasile. Inoltre, Putin parteciperà al sesto summit dei BRICS nella città brasiliana di Fortaleza.

Dal suo primo mandato presidenziale, il presidente russo ha mostrato grande interesse per la cooperazione con i paesi dell’America Latina e attualmente aspira ad approfondire non solo le relazioni commerciali, economiche, di  investimento e la realizzazione di nuovi progetti di reciproco vantaggio, ma anche la cooperazione umanitaria.

Il viaggio di Putin in America Latina è un fatto storico e il suo programma completo prevede la visita di tre paesi, la partecipazione al vertice dei paesi BRICS e ad un forum aggiuntivo con 12 leader del Sud America. Il viaggio risponde all’aspirazione del Cremlino di trasformare le relazioni internazionali in un sistema policentrico basato su diversi punti di sviluppo globale, e conferma il suo interesse affinché l’America Latina diventi uno di questi centri.

Putin visiterà Cuba su invito del Presidente del Consiglio di Stato di Cuba, Raul Castro, l’11 luglio. Sull’isola, il presidente russo incontrerà il leader della Rivoluzione cubana, Fidel Castro. Durante la visita, la delegazione russa presenterà progetti di accordi bilaterali per potenziare i trasporti, l’aviazione civile, usi pacifici dello spazio, la sanità pubblica e il settore energetico. Le compagnie petrolifere russe Rosneft e Zarubezhneft hanno già firmato con Cuba contratti per l’esplorazione di giacimenti offshore, vicino alla Florida.

Durante i colloqui tra Putin e il presidente dell’Argentina, Cristina Fernández de Kirchner si presterà particolare attenzione alla cooperazione nel settore energetico. Le autorità argentine hanno invitato le aziende russe a partecipare alle gare per la costruzione di 10 impianti idroelettrici e almeno una centrale nucleare. Secondo quanto riferisce il ministero degli Esteri russo, a Buenos Aires, Putin firmerà un accordo di cooperazione per l’uso pacifico dell’energia atomica, tre trattati interstatali sulla mutua assistenza giudiziaria in materia penale e di estradizione dei criminali, così come un accordo di mediazione nel campo dei media. A fine giugno, il presidente ha dichiarato che “l’Argentina è uno dei principali partner della Russia in America Latina.”

La visita del capo di stato russo in Brasile è la più intensa. Il 13 luglio, Putin parteciperà alla finale della Coppa del Mondo a Rio de Janeiro e dovrebbe partecipare alla cerimonia di consegna simbolica della Coppa del Mondo alla Russia, dove nel 2018 si terranno i prossimi Campionati del Mondo di calcio. Il giorno dopo, nella capitale brasiliana, Putin incontrerà il presidente Dilma Rousseff e i rappresentanti della comunità imprenditoriale.

Il 15 luglio, il presidente russo sarà nella città di Fortaleza, dove parteciperà al sesto vertice dei BRICS. Si presume che durante questo evento i leader di Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica firmeranno una serie di documenti, tra cui la creazione di un fondo di riserve valutarie e la Banca di sviluppo dei paesi BRICS, che servirà per il finanziamento di progetti infrastrutturali comuni. Il programma prevede anche un incontro del Foro di Dialogo dei BRICS e i leader del Sud America, al quale prenderanno parte i leader di 12 paesi latino-americani. Con alcuni di loro, come nel caso del presidente dell’Uruguay, José Mujica, che ambisce a legami più stretti tra il Mercosur e la Russia, Putin avrà colloqui bilaterali.

Fonte notizia: L’Antidiplomatico.it – che ringraziamo.

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2014.07.04 – L’IMPRESA SOCIALE SARDA

Posted by Presidenza on 4 Luglio 2014
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Un Paradigma che si propone di innovare compiti e obiettivi.

  • Dando risposte all’uso del Territorio e delle Risorse Naturali e socio-culturali in esso presenti.
  • Indicando un nuovo modello di sviluppo sociale, sostenibile e solidale (le tre esse).
  • Riconsiderando l’importanza della Cultura e dignità di ogni essere umano come elemento produttivo.
  • Creando Nuove Relazioni sul lavoro, basate sulla interrelazione congiunta degli interessi.

 

L’ “IMPRESA SOCIALE SARDA” dovrà essere un’ Organizzazione che apprende , in apprendimento costante, adattabile a un mondo in continuo cambiamento e che attui in un Compendio Socio-Ambientale ben definito, di Norme chiare, con date risorse umane e naturali e per fini di crescita e sviluppo locale.

 

Un’ Organizzazione che apprende è un’organizzazione:

  • capace di mantenere l’equilibrio del rapporto Costi/Benefici rispetto all’Ambiente in cui opera;
  • concreta nello sviluppare una specifica Visione Sociale in tutte le sue relazioni;
  • in grado di sovrintendere ad un aspetto sottovalutato oggi dall’Impresa: il problema dell’ inquinamento sociale, conseguenza della disoccupazione e della mobilità forzata di tanti lavoratori in crisi.

Tanti si domandano come nascano le crisi, ma i Media spesso non danno spiegazioni esaurienti. Le riflessioni e le risposte variano nel tempo e secondo la cultura e le tradizioni dei luoghi. Ognuno fornisce, quindi, la spiegazione che meglio si adatta ai suoi interessi. A parer mio, penso che una delle cause, non l’unica, dipenda dall’assenza di comunicazione indipendente e critica,e cioé originale e, pertanto, complessa. Le Imprese Sarde e la Sardegna,se vogliono proporsi al mercato, dovranno sviluppare tale comunicazione, critica e indipendente, in grado di dare risposte concrete anche alle crisi provenienti dall’esterno.

 

L’”Impresa Sociale Sarda” – così come la definisco – dev’essere una organizzazione che apprende – pertanto è dinamicamente RIVOLUZIONARIA.

Il suo compito sarà fornire Risposte Innovative sui seguenti aspetti:

  • Con relazione all’ Ambiente Fisico = Risposta Ecologica.
  • Con relazione alle Organizzazioni di Governo = Risposta Politica.
  • Con relazione alla Moralità degli Affari = Risposta Etica.
  • Con relazione alle diverse Forze Sociali = Risposta Sistemica.

 

L’ “IMPRESA SOCIALE SARDA” in quanto rivoluzionaria: dovrà stimolare una innovazione dinamica dei processi produttivi, senza dimenticare “Su connotu”. dovrà capire che PRODURRE, in qualsiasi forma, dipende da un’insieme di tecniche e di strumenti (per migliorare il rapporto Costi/Benefici) che sono Economici e Culturali ma anche Sociali e Ecologici. ————————— La PRODUZIONE non deve più considerarsi scelta imprenditoriale singola (non basta più analizzare/valutare il ruolo delle Unità Produttive), ma un Problema di dominio del MACROAMBIENTE che comprende:

  • La capacità individuale o collettiva di chi amministra e gestisce.
  • La preservazione e l’equilibrio della qualità della Biosfera.
  • Le risorse naturali e l’equilibrio del sociale.
  • Le innovazioni e le tecnologie che ne derivano.
  • La Cultura nei suoi più diversi aspetti.

————————- L’IMPRESA SOCIALE SARDA dovrà basarsi su processi produttivi derivanti da PRINCIPI di sostenibilità ambientale, dove l’impatto delle azioni non dovrà causare ulteriori aumenti di ENTROPIA.

Le differenze culturali, con relazione all’attuale modello, derivano dalla valutazione dei processi entropici, che ci avvisano come l’impatto dei processi (nel Presente) non può/non deve attingere il Prossimo Futuro.

OGGI, per poter sviluppare un modello di questo tipo è necessario conoscere assolutamente parametri e limiti attinenti alle 3 sfere seguenti:

(1) Sfera Sociale: I processi di sviluppo devono essere compatibili con Valori culturali e Aspettative sociali di un territorio.

(2) Sfera Ecologica: Ecosistemi, Ambiente e Risorse disponibili non possono essere distrutti ma usati razionalmente.

(3) Sfera Economica: Le attività produttive devono promuovere la qualità della vita, non solo una data quantità di prodotti.

——————-

S’INGHITZU (Start-up) dell’IMPRESA SOCIALE SARDA”, comincia INVESTENDO in modo massiccio  sul Capitale Intellettuale (INTELLIGENZA), per dare risposte d’impresa (relazioni con la società esterna),

permettendo di:

  • Creare e Sviluppare ogni e qualsiasi collaborazione per migliorare il rapporto con l’ ambiente.
  • Produrre in forme modulari, da adattare alle varie contingenze emergenti, interne e esterne.
  •  Introdurre IL LUCRO come un concetto di Arricchimento sociale, non solo individuale.
  • Proporre l’Impresa Sociale Sarda come “Attore Centrale” di una crescita diversa e di uno sviluppo sociale condiviso da tutti gli attori.

PAULU LEONE BIANCU (CAPO DIP. ECONOMIA GUVERNU SARDU PROVVISORIU)

2014.06.29 – Sciopero contro le tasse: «Non pago più alcun tributo»

Posted by Presidenza on 29 Giugno 2014
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indipendentista contro lo stato italiano

27 giugno 2014

ORISTANO. Il 30 maggio ha mandato la comunicazione alla direttrice dell’Agenzia delle Entrate di Oristano. Il 5 giugno ha presentato l’autodenuncia-diffida al procuratore della Repubblica Andrea Padalino Morichini: «A partire dal 30 maggio non presenterò più alcuna dichiarazione dei redditi, nè pagherò più alcun genere di tributo, tassa o sanzione allo Stato italiano». Firmato Paolo Maleddu, essere umano sovrano universale titolare dei diritti inalienabili alla vita, al libero arbitrio e a un’esistenza terrena in pace in armonia con l’intero Universo.

Paolo Maleddu, attivista del Movimentu de liberatzioni natzionali sardu e dei comitati anti Abbanoa, antisfratto e antitasse, ma anche autore di diversi libri sul sistema monetario internazionale, passa dalle parole ai fatti e sfida le istituzioni finanziarie e giudiziarie con un’autodenuncia diffida di sette pagine depositata nella cancelleria della Procura della Repubblica lo scorso 5 giugno e pubblicata ora sul suo blog www.paolomaleddu.com.

Nella denuncia, Paolo Maleddu spiega che non vuole sfuggire ai suoi doveri di cittadino, ma solo instaurare un confronto diretto con lo Stato per fare chiarezza su un sistema di emissione monetario basato sulla frode ai danni di cittadini inconsapevoli, tesi che aveva sostenuto in un trattato. In ogni caso, mette le mani avanti. Se qualcuno insisterà «con nuove vessatorie richieste di ingiunzioni fiscali non dovute, mi vedrò costretto a procedere direttamente contro la persona fisica che si prenderà la responsabilità di firmare gli atti, chiedendo adeguato risarcimento per i danni materiali e spirituali, passati e futuri ingiustamente subiti».

Francesco G. Pinna

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giovedì 26 giugno 2014

NEW YORK – Il New York Times intervista il leader di Alternativa per la Germania eletto al parlamento eruopeo e ne racconta l’ascesa e i progetti. Principale dei quali è: la fine dell’euro.

Leggiamo.

Era uno dei dirigenti aziendali di spicco in Germania, capo di un’importante lobby industriale e dirigente della sezione europea dell’IBM. Ma recentemente Hans-Olaf Henkel si è lanciato in una nuova carriera, che lo mette in radicale contrasto con la maggior parte dei suoi colleghi d’affari in Europa.

Henkel vuole l’abolizione dell’euro. Il suo paese, sostiene, starebbe meglio se tornasse al marco tedesco, piuttosto che permettere che i laboriosi, disciplinati tedeschi continuino a pagare tasse per dare un sostegno a chi è rimasto indietro in Grecia, in Italia e in altri paesi dell’eurozona che, egli dice, hanno sperperato il loro diritto d’appartenenza alla moneta unica. Il mese scorso Henkel ha ottenuto un seggio al Parlamento Europeo, il che gli offre una piattaforma dalla quale tentare di smantellare l’unione monetaria.

Le possibilità che ce la faccia sono remote. La maggior parte dei dirigenti aziendali tedeschi non ha alcun desiderio di tornare ai giorni in cui il marco tedesco forte li poneva in un severo svantaggio di prezzo nei mercati dell’export. Nonostante le lamentele per i costi da sostenere, i tedeschi hanno fornito un sostegno fondamentale all’unità dell’euro, quando è sembrato a rischio di crollo negli anni recenti ─ consapevoli che l’economia relativamente robusta del loro paese era uno dei principali beneficiari dell’euro-sistema.

Ma il signor Henkel e il nuovo partito che egli rappresenta hanno già dato una scossa alla politica tedesca, diventando una spina nel fianco per la cancelliera Angela Merkel ed anche complicando le sue relazioni col primo ministro britannico David Cameron.

Non sorprende che il signor Henkel fosse esuberante la settimana scorsa, il giorno in cui aspettava in fila alla mensa del Parlamento Europeo, dove entrerà ufficialmente in carica il mese prossimo. “La Merkel è terrorizzata da noi,” ha detto Henkel. Pochi minuti più tardi, davanti ad un cappuccino, ha spiegato il suo percorso da euro-entusiasta ad euro-contrario.

“Un paese è responsabile del proprio debito e della stabilità delle proprie banche,” ha detto. “Per cercare di salvare l’euro ci si è spinti troppo oltre. Questo mi disturba.” Il desiderio di Henkel di far naufragare l’euro non è condiviso dalla maggior parte dei dirigenti aziendali, specialmente in Germania.

“L’introduzione dell’euro era e rimane la cosa giusta,” ha detto Ulrich Grillo, presidente della Federazione delle Industrie Tedesche, un gruppo che Henkel ha guidato dal 1995 al 2000. “Specialmente per la Germania e la sua economia d’esportazione,” ha detto il signor Grillo in uno scambio via email, “la moneta unica è la base per la prosperità e l’occupazione.”

Henkel è una rarità in Germania, dove non esiste praticamente tradizione di dirigenti d’azienda che si mettano in politica. Si è finanziato da sé la campagna elettorale, che ha avuto successo, come fanno molti politici americani. Henkel ha contribuito al suo partito, Alternativa per la Germania, con un milione di euro (1.36 milioni di dollari),  il che si è rivelato fondamentale per l’ottenimento del 7 percento dei voti alle elezioni europee dello scorso mese e di sette seggi al parlamento europeo.

La delegazione del suo partito è minuscola in un’assemblea di 751 membri. Ma Henkel fa parte di un’ondata di scontento che ha portato ad un potere senza precedenti i partiti euroscettici a Bruxelles, ponendo una minaccia politica all’unione monetaria fin da quando i leader politici dell’eurozona erano alle prese con la minacciosa situazione finanziaria ed economica che ha quasi distrutto l’euro.

Con echi del Tea Party statunitense, Henkel e una piccola armata di altri membri neo-eletti vogliono dare un taglio a quello che vedono come l’opprimente potere dell’Unione Europea, e vogliono abolire l’euro, o almeno espellere membri come la Grecia e l’Italia, che vedono come degli irresponsabili cronici.

Con il suo curriculum aziendale d’alto livello e un nome reso famoso da anni di apparizioni nei talk show televisivi tedeschi, Henkel rappresenta il modo in cui il movimento anti-euro sta diventando socialmente accettabile ─ ed è sempre più difficile per i partiti centristi pro-euro ignorarlo.

Allo stesso tempo, tuttavia, il suo tipo particolare di critiche a Bruxelles ci fa capire quanto sarà difficile per i partiti euro-scettici riconciliare le loro eclettiche piattaforme. Sebbene molti gruppi condividano un’ostilità verso l’Unione Europea, portano spesso anche dei chiari elementi di nazionalismo e xenofobia, rendendo così difficile unirsi in una causa comune per una qualsiasi questione importante.

Henkel, da lungo tempo membro del gruppo per i diritti umani in Amnesty International, nega strenuamente che il partito Alternativa per la Germania, noto in Germania come AfD, possa fornire un aggancio all’estrema destra. Dice che tali etichette vengono da giornalisti che “vorrebbero chiuderci nell’angolo dell’anti-immigrazione o nell’angolo di quelli di destra, in modo da poterci ignorare.”

Ha escluso la cooperazione con gruppi di estrema destra e contrari all’immigrazione, come il Front National francese della Le Pen o il Partito Indipendentista britannico (UKIP) di Nigel Farage.

Al contrario, AfD si è unito al Gruppo dei Conservatori e Riformisti Europei, l’ECR. Questo gruppo include anche membri del Partito Conservatore britannico, la cui decisione di accogliere AfD la scorsa settimana ha teso ulteriormente le già difficili relazioni tra la signora Merkel e David Cameron, il leader conservatore. (La Gran Bretagna, naturalmente, si è opposta da molto tempo all’unione monetaria, avendo optato per il mantenimento della sterlina britannica.)

Ma l’appartenenza all’ECR non sembra destinata a tranquillizzare le voci critiche secondo cui l’AfD, guidato da Bernd Lucke, un professore di economia all’Università di Amburgo, sia un cavallo di troia dell’estrema destra tedesca. L’ECR include anche partiti populisti di destra come i Veri Finlandesi e il Partito Popolare Danese.

Manfred Güllner, capo della società di sondaggi Forsa, a Berlino, ha messo in luce che alle elezioni europee di maggio AfD ha ottenuto risultati particolarmente buoni nei collegi elettorali che  tradizionalmente erano bastioni dell’estrema destra, come una regione a sud-est della Germania nota come Svizzera Sassone. Benché Henkel contribuisca a dare al suo partito un’aria di rispettabilità, Güllner dice “per me è un partito di estrema destra.”

Nonostante ciò, Henkel potrebbe rendere difficile stereotipizzare le forze anti-euro al Parlamento Europeo come una manica di stravaganti di destra. AfD ha chiaramente tolto voti al partito centrista della Merkel, i Cristiano-Democratici.

“È buona cosa che ci sia un partito politico in Germania che sia composto di persone che hanno una reputazione come quella di Henkel,” a detto Jan Zahradil, membro Ceco del Parlamento Europeo e vice-presidente dell’ECR, durante una telefonata dopo che il gruppo ha votato per l’inclusione di AfD. “È una vera risorsa.”

Prima di essere in corsa per la carica, Henkel era già un noto sostenitore dell’allentamento delle rigide regole tedesche sul lavoro. La sua rabbia contro ciò che egli descrive in modo sprezzante come “mano pesante del governo”  si è nutrita all’IBM, dove ha lavorato per oltre tre decenni. Henkel ha ricordato come, da capo dell’IBM tedesca alla fine degli anni ’80, egli sia incorso nella feroce opposizione dei sindacati, dei leader politici e perfino della Chiesa Cattolica quando ha cercato di far lavorare una fabbrica di semiconduttori a Stuttgart anche di domenica.

Henkel è andato avanti fino a diventare capo dell’IBM in Europa, in Medio Oriente e in Africa, ma si è ritirato nel 1995. In seguito è diventato presidente non retribuito della Federazione delle Industrie Tedesche. Dopo aver lasciato la federazione nel 2000, Henkel è emerso come una specie di professionista bastian contrario, facendo spesso apparizioni nei talk show in favore della riduzione dello stato sociale tedesco.

In seguito è stato membro del consiglio di amministrazione di grandi compagnie come la Bayer, il produttore tedesco di medicinali e sostanze chimiche, e consigliere della Bank of America. Si è poi ritirato da tali incarichi prima di entrare in politica.

Sebbene Henkel dica di aver avuto in privato dei dubbi sull’euro fin dall’inizio, nel 1999 ha sostenuto pubblicamente il progetto della moneta unica. Divenne decisamente contrario, a suo dire, dopo che la Merkel si dichiarò d’accordo nel 2010 col piano di salvataggio per la Grecia ─ che Henkel tuttora rigetta come nulla più che un sussidio alle banche francesi che avevano fatto investimenti in Grecia.

L’obiettivo di AfD, dice, è quello di ripetere il recente successo nelle prossime numerose elezioni locali, e successivamente, sotto la guida di Bernd Lucke, cavalcare l’onda per ottenere rappresentanza nel Parlamento tedesco ─ il Bundestag ─ nel 2017. “Poi lascerò la politica,” ha detto Henkel. “Il mio obiettivo finale è vedere Lucke parlare al Bundestag.”

Finendo il suo cappuccino, Henkel ha asserito che un crescente numero di uomini d’affari suoi colleghi condividono privatamente i suoi dubbi sull’euro. Ha paragonato i suoi tentativi odierni a quelli degli anni ’80 e ’90, quando era una voce nel deserto che chiedeva meno interferenza pubblica nel business.

“Allora ero solo,” ha detto, “e ancora mi trovo solo.”

Articolo scritto da JACK EWING per il New York Times e tradotto da Henry Tougha per Voci dall’Estero che ringraziamo.

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