2014.05.05 – «Eversivi, ma le idee non si processano»

Posted by Presidenza on 5 Maggio 2014
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Il tribunale di Brescia smonta l’accusa: mancano atti e disegni violenti. E il gip di Rovigo revoca i domiciliari a sei indagati

di Filippo Tosatto

 

04 maggio 2014

VENEZIA. Focolaio terrorista? No. Carnevalata? Neppure. In effetti, la sedicente «Alleanza» dei 24 secessionisti finiti in carcere il 2 aprile, perseguiva «un fine eversivo dell’ordine democratico e costituzionale», diretto a «scalfire l’unità dello Stato in violazione dell’art. 5 della Costituzione» e a «creare un nuovo Stato (in luogo della sopprimenda Regione Veneto) a regime, almeno provvisoriamente, autoritario», fondato cioè su «istituzioni di governo autoproclamate del tutto privo di legittimazione su base democratica». Ma non vi sono prove che tale piano sia stato accompagnato da gesti violenti, neppure potenziali: le azioni ventilate nei colloqui intercettati dai carabinieri del Ros – l’occupazione di piazza San Marco a bordo del tanko, l’appostamento di tiratori sui tetti di Venezia, l’acquisto di armi leggere all’estero, la presa di luoghi simbolici quali il torrione del castello di Brescia – si sono risolte in «vere e proprie millanterie», «spavalde idee senza seguito concreto», sostanzialmente prive di pericolosità. Persino l’irriducibile Luigi Faccia, che si proclama prigioniero di guerra, predicava la «superiorità dottrinale non violenta» ai sodali venetisti.

Sono le considerazioni che hanno indotto il Tribunale del Riesame di Brescia ad accogliere, sostanzialmente, le istanze difensive, rimettendo in libertà buona parte degli indagati (in primis l’ideologo della Liga Franco Rocchetta e il capo dei “forconi” Lucio Chiavegato) e concedendo i domiciliari agli altri. L’ordinanza risale al 15 aprile, le motivazioni – 66 pagine fitte di richiami istruttori e di citazioni tratte dalla Cassazione – sono appena state depositate dal collegio presieduto dal giudice Michele Mocciola. Il documento analizza minuziosamente il teorema d’accusa della Procura e ne respinge l’imputazione più grave, quella di associazione eversiva a scopo di terrorismo. Il piano separatista del gruppo manca dell’«intenzione di aggredire, ovvero di cagionare pregiudizi personali nei confronti di soggetti terzi»; rincorre obiettivi eclatanti e punta all’improbabile sollevazione delle masse nel Nord del Paese, escludendo però ogni orizzonte di lotta armata; ciò, secondo i magistrati del Riesame, ne vanifica il profilo terrorista e la stessa natura sovversiva. Perentoria la conclusione dei togati: c’è il rischio di «reprimere idee piuttosto che fatti» e lo spessore di questi ultimi non giustifica la detenzione degli indagati.

Un’impostazione garantista contestata dalla Procura bresciana (che annuncia ricorso) ma condivisa dal tribunale Rovigo, competente a procedere in quanto il giuramento indipendentista che sancì l’Alleanza nell’ottobre 2012 avvenne a Casale di Scodosia, lembo padovano che ricade nella sua giurisdizione; qui il gip Pietro Mondaini, su parere favorevole del pm, ha attenuato gli arresti domiciliari in obbligo di firma giornaliera per sei indagati: Flavio Contin, Michele Cattaneo, Stefano Ferrari, Tiziano Lanza, Corrado Turco e Luca Vangelista; quest’ultimo è difeso dagli avvocati Stefano Marchesini e Paola Ziviani, soddisfatti per la riconosciuta «assenza di pericolosità oggettiva» dell’assistito.

Resta il tanko blindato, ricavato da una pala meccanica dotata di una culatta di cannoncino artigianale con tre sacchetti di sfere d’acciaio da 22 mm quali munizionamento: le prove di sparo potranno stabilire se si tratta di arma da guerra o di arma comune da sparo: tuttavia, conclude l’ordinanza, il carro armato fai-da-te «non era destinato all’uso comune, ma solo ad emblema e simbolo dell’indipendenza veneta».

tratto da: (clicca qui)

 

L’impegno quotidiano delle Forze dell’Ordine non dovrebbe essere quello di proteggere la banda di criminali delinquenti che governa lo Stato straniero italiano che ha colonizzato la Nazione Sarda ma quello di garantire l’ordine pubblico e di assicurare alla popolazione la dignità, la legalità e il rispetto che essa merita.

Il regolamento di polizia è molto chiaro e opporsi ad un ordine illegittimo è un onere ma anche un dovere.

E’ un dovere per qualunque poliziotto non obbedire a ordini illegittimi e partecipare ad atti e azioni poste in essere in evidente e palese contrasto con le norme di legge e questo non può sfuggire anche alla minima competenza professionale richiesta ad un poliziotto.

Un ordine illegale e illegittimo non può obbligare il destinatario di tale ordine e in caso contrario chi lo esegue non è esente da responsabilità perchè si diventa complici di reati gravissimi e anche il silenzio è complicità.

Un poliziotto che riceve un ordine illegittimo è tenuto alla disobbedienza, su tale ordine, e alla denuncia immediata del superiore che ha impartito questo ordine.

Ammutinamento delle forze dell’ordine, un rischio calcolato

3 magg –  Alla prossima manifestazione dei no-tav, no-gobal, black block, centri sociali, antagonisti, anarchici, pacifinti, e fancazzisti a libro paga delle sinistre ci andranno i parassiti politicanti, ladri e corrotti a mantenere l’ordine pubblico.

La Polizia, attaccata, sbeffeggiata, denigrata, offesa, umiliata, non ne può più. Non basta che queste persone (ricordiamo che anche loro sono persone) debbano lavorare con leggi inadeguate, senza i mezzi necessari e le risorse adeguate, non basta che mettano a repentaglio la propria vita per poco piu’ di 1000 euro al mese, ora devono anche sentirsi messe in discussione dallo stesso capo della Polizia, dalle stesse Istituzioni, da coloro che, se non fosse per le FF-OO, sarebbero già appesi uno ad uno ai pali dell’illuminazione pubblica.

I poliziotti vengono ripagati con lo sciacallaggio mediatico, finalizzato ad una squallida campagna elettorale, a causa di un applauso ripreso in un determinato contesto e strumentalizzato in altro ancora. Ora basta. Anche la Polizia, ha un cuore, anche i poliziotti “tengono famiglia”.

Le istituzioni, corrono un gravissimo pericolo. Mettersi contro la Polizia, contro le FF.OO, non è una mossa strategica corretta. Per questo e tanti altri antichi e validi motivi, c’è il rischio che, durante le prossime manifestazioni, le FF.OO facciano come in Ucraina, dove stanno a guardare fratelli che uccidono altri fratelli. I politicanti corrono seri rischi, ma se non ci sono abituati loro, gli stuntman e acrobati, chi altro?

Le FFOO conoscono bene l’Articolo 175 (ammutinamento punisce con la reclusione da sei mesi a tre anni i militari che, riuniti in numero di quattro o più: rifiutano, omettono o ritardano di obbedire a un ordine di un loro superiore. Sanno che, per chi promuove l’ammutinamento, la pena della reclusione è da uno a cinque anni. E sanno anche che la condanna comporta la rimozione. Ma se vogliamo cambiare, e non il Paese come dice quell’idiota di Renzi,  se noi  vogliamo davvero cambiare la testa alla gente, da qualche parte bisogna cominciare….

Armando Manocchia

tratto da: (clicca qui)

2014.05.03 – Odessa 2014, strage nazista oscurata dai nostri media

Posted by Presidenza on 3 Maggio 2014
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Vediamo i lenzuoli sui corpi di decine di persone, nelle videoriprese di Odessa, in Ucraina. Lì è in atto un pogrom antirusso in pieno XXI secolo, con lancio di molotov, granate artigianali, assedi, bastonature. Squadre nazistoidi di Pravy Sektor (”Settore Destro”), protette e inquadrate anche nel resto del paese da una giunta insediatasi dopo aver allontanato con la violenza un presidente eletto regolarmente, stanno devastando i luoghi di aggregazione sociale e politica – ossia i partiti, le associazioni, i sindacati – di una parte della popolazione di Odessa (maggioritaria) identificabile come russa, russofona o filorussa. La polizia della città sul Mar Nero ha lasciato fare per ore. Ma le vergognose testate italiane fanno a gara per sopire e troncare la reale portata della notizia. Distinguere fra un generico incidente e una strage politica: il confine per capire quali tempi di fuoco si avvicinano passa da qui, dai 38 morti del 2 maggio di Odessa (per tacere degli altri episodi da guerra civile nel resto di un paese in bancarotta).

In materia di guerra la stampa italiana, specie sul web, ci ha già abituati al peggio negli ultimi anni. Con il dramma dell’Ucraina si è già subito portata ai suoi peggiori livelli, già raggiunti nel disinformare i lettori sulla guerra in Libia e poi in Siria. Le pagine web italiote ci farebbero davvero ridere, se non parlassimo di una tragedia: i 38 filo-russi bruciati in una sede sindacale dai nazionalisti ucraini di estrema destra sono diventati delle generiche “38 vittime in un incendio”. «Quasi si trattasse di un incidente e non di un massacro politico», commenta Daniele Scalea, direttore dell’Isag, un istituto di studi geopolitici molto attento alle vicende dell’Europa orientale. Scalea e anche noi ci domandiamo cosa avrebbero scritto nel 2011 il “Corriere della Sera”, o la “Repubblica”, o “Il Fatto Quotidiano”, se dei miliziani di Gheddafi avessero assediato decine di manifestanti fino a farli bruciare vivi.

Ecco come il canale televisivo russo “Rt” riferisce i fatti: «Almeno 38 attivisti antigovernativi sono morti nell’incendio della Camera del Lavoro di Odessa a seguito del soffocamento per il fumo o dopo essere saltati dalle finestre dell’edificio in fiamme, ha riferito il ministro dell’Interno ucraino. L’edificio è stato dato alle fiamme dai gruppi radicali pro-Kiev». Così invece li racconta il “Corriere”: «Trentotto persone sono morte in un incendio scoppiato nella città ucraina di Odessa e legato ai disordini tra manifestanti filo russi e sostenitori del governo di Kiev». Così, genericamente, un incendio “legato ai disordini”…  Ancora, il pezzo su “Repubblica” suona così: «È di almeno 38 morti anche il bilancio delle vittime degli scontri tra separatisti e lealisti a Odessa, città portuale ucraina sul Mar Nero. “Uno di loro è stato colpito da un proiettile”, ha riferito una fonte all’agenzia Interfax, “mentre per quel che riguarda gli altri non si conosce la causa della loro morte”. La sede dei sindacati è stata data alle fiamme. Le persone sono morte nell’incendio. Gli scontri sono violentissimi».

La macabra contabilità si disperde in un groviglio in cui non si capisce chi fa che cosa, quanti muoiono in un episodio o in un altro, chi appicca gl’incendi. “L’Unità” riesce a fare peggio di tutti. La salma del giornale di Gramsci scrive infatti che la sede del sindacato è stata bruciata dai separatisti filo-russi (uno scoop malauguratamente ignorato in tutto il resto del mondo). A ulteriore dimostrazione che all’“Unità” non sanno quel che dicono, aggiungono che sono stati «abbattuti due elicotteri filorussi, Mosca furiosa», come se la rivolta avesse una sua aviazione all’opera. Naturalmente la notizia era inversa: due elicotteri d’assalto Mi-24 delle forze speciali di Kiev (che stanno combattendo assieme a contractors stranieri e milizie naziste), sono stati abbattuti dalle forze ribelli. Notizia molto preoccupante, se vista nelle sue implicazioni, possibilmente quelle esatte, della possibile escalation del conflitto.

Se puntiamo di nuovo l’attenzione al rogo di Odessa, la conclusione è dunque chiara: gli organi di informazione nostrani sono reticenti, quando non falsificano, perché non riferiscono che le vittime sono state tutte di una parte, né che la causa immediata della loro morte sia stato un incendio doloso appiccato dalla milizia del partito nazista Pravy Sektor presso la sede di un sindacato. Questo accade nell’Odessa del 2014 e non nella Ferrara del 1921 né nella Stoccarda del 1932. A quel tempo c’erano ancora organi di informazione che raccontavano la portata reale della catastrofe, prima di esserne travolti. Non sappiamo ancora se il veleno della catastrofe politica di questo secolo potrà essere evitato, data la risolutezza degli apparati atlantisti nel precipitare nel caos l’Ucraina, paese chiave della sicurezza comune europea. L’unico antidoto esistente può funzionare solo se diventa un fenomeno politico e mediatico di massa: l’antidoto è informarsi e informare, fuori dalla ragnatela mediatica dominante, far sapere tutto su chi vuole estendere il grande incendio, ben oltre i palazzi di Odessa.

(Pino Cabras, “L’incendio di Odessa e la stampa italiana”, da “Megachip” del 2 maggio 2014).

tratto da: (clicca qui)

 

 

LOGO GSP UFF.

        GUVERNU SARDU

                   PROVVISORIU

          Sardinian Provisional Government

                                  Dipartimentu Internus

    SEZIONE DIPARTIMENTALE DI POLITZIA


                                                                                           Aristanis, 29 aprile 2014

 

Oggetto: AVVISO E NOTIFICA DI ISCRIZIONE A RUOLO GIUDIZIARIO.

               NR. 0001/2014/04

L’anno 2014 addì 29 del mese di aprile si dà atto di aver proceduto alla notifica del presente avviso di iscrizione a ruolo giudiziario.

CONSIDERATI:

– la “Denuncia di occupazione, dominazione e colonizzazione della Nazione Sarda da parte dello stato straniero italiano – Rivendicazione di sovranità del Popolo Sardo” di questo MLNS in data 04.06.2012 e depositata alla sede O.N.U. di Ginevra in data 15.06.2012;

– Il “Monito e Diffida” del 20.08.2012 notificato allo Stato straniero, colonialista e razzista italiano e inoltrato, per conoscenza,  alla sede O.N.U. di Ginevra e alla Corte Europea per i Diritti Umani di Strasburgo

-La Notifica a tutti gli Enti ed Istituzioni italiane presenti sui territori della Nazione Sarda inviata a mezzo P.E.C. in data 10.04.2014

 

questo Dipartimento Federale della Politzia Sarda da atto di aver proceduto all’iscrizione a ruolo giudiziario nel procedimento di indagine a carico di:

1)    CILLANO Stefano, funzionario della Polizia di Stato italiana col grado di Assistente Capo

2)    PANI Paolo, funzionario della Polizia di Stato italiana col grado di Agente

3)    MUSCENTE Antonello, funzionario della Polizia di Stato italiana col grado di Assistente Capo

4)    CAMEDDA Giuseppe, funzionario della Polizia di Stato italiana col grado di Agente

5)    ARIU Riccardo, giudice presso il Tribunale di Oristano

6)    DE FALCO Paolo, Pubblico Ministero presso la Procura di Oristano

Capi di imputazione a carico di: CILLANO Stefano e PANI Paolo

 

a)    violazioni continuate e aggravate del “MONITO E DIFFIDA” notificato dal Movimentu de Liberatzioni Natzionali Sardu (MLNS) allo Stato Straniero Italiano e della “Notifica a tutti gli Enti ed Istituzioni italiane presenti sui territori della Nazione Sarda”

 

b)    violazione dei fondamentali diritti umani, civili e politici dei cittadini del Popolo Sardo in evidente spregio alle stesse norme del “Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici” adottato e aperto alla firma a New York il 16 e il 19 dicembre 1966, ratificato dallo stato straniero italiano con la legge n. 881/77, ed in evidente spregio alle stesse norme della Costituzione italiana.

 

c)    l’aver agito e il persistere ad agire in difetto assoluto di giurisdizione ed altresì in difetto assoluto di competenza, ovvero in regime di incompetenza assoluta per materia e per territorio, nel Territorio della Nazione Sarda contro un cittadino del Popolo Sardo con minacce, atti violenti, sequestro di persona e falsa testimonianza.

d)    reiterate minacce, interrogatori informali, violenze morali e psicologiche su un cittadino del Popolo Sardo sottoposto illegalmente a grave limitazione della libertà personale in quanto sequestrato, segregato e sorvegliato a vista in una camera di sicurezza della polizia di stato straniera italiana ad Oristano;

e)    illeciti a sfondo razzista, politico e discriminatorio posti in essere con premeditazione e con dolo specifico nei confronti di un cittadino del Popolo Sardo e, in particolare, per avere deriso e gettato a terra i documenti personali, rilasciati dal Servizio Anagrafe del Guvernu Sardu Provvisoriu.

f)    l’aver posto in essere illeciti contro la sovranità del Popolo Sardo, contro l’integrità territoriale e contro la personalità della Nazione Sarda;

g)    abuso di potere e in atti d’ufficio

RESPONSABILITA’ ATTRIBUIBILI:

       –Sequestro di persona aggravato

       –reiterate minacce, interrogatori informali, violenze morali e psicologiche su un cittadino del Popolo Sardo

       –atti razzisti e discriminatori

       –abuso di potere e in atti d’ufficio

Capi di imputazione a carico di: MUSCENTE Antonello e CAMEDDA Giuseppe

a)    violazioni continuate e aggravate del “MONITO E DIFFIDA” notificato dal Movimentu de Liberatzioni Natzionali Sardu (MLNS) allo Stato Straniero Italiano e della “Notifica a tutti gli Enti ed Istituzioni italiane presenti sui territori della Nazione Sarda”

b)    violazione dei fondamentali diritti umani, civili e politici dei cittadini del Popolo Sardo in evidente spregio alle stesse norme del “Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici” adottato e aperto alla firma a New York il 16 e il 19 dicembre 1966, ratificato dallo stato straniero italiano con la legge n. 881/77, ed in evidente spregio alle stesse norme della Costituzione italiana.

c)    l’aver agito e il persistere ad agire in difetto assoluto di giurisdizione ed altresì in difetto assoluto di competenza, ovvero in regime di incompetenza assoluta per materia e per territorio, nel Territorio della Nazione Sarda contro un cittadino del Popolo Sardo

d)    reiterate minacce, interrogatori informali, violenze morali e psicologiche su un cittadino del Popolo Sardo sottoposto illegalmente a grave limitazione della libertà personale in quanto sequestrato, segregato e sorvegliati a vista in una camera di sicurezza della polizia di stato straniera italiana ad Oristano;

e)    complicità in sequestro di persona aggravato

f)    calunnie aggravate

g)    abuso di potere e in atti d’ufficio

 RESPONSABILITA’ ATTRIBUIBILI:

complicità in sequestro di persona

reiterate minacce, interrogatori informali, violenze morali e psicologiche

calunnie aggravate

abuso di potere e in atti d’ufficio 

Capi di imputazione a carico di: ARIU Riccardo

a)    a) violazioni continuate e aggravate del “MONITO E DIFFIDA” notificato dal Movimentu de Liberatzioni Natzionali Sardu (MLNS) allo Stato Straniero Italiano e della “Notifica a tutti gli Enti ed Istituzioni italiane presenti sui territori della Nazione Sarda”

b) violazione dei fondamentali diritti umani, civili e politici dei cittadini del Popolo Sardo in evidente spregio alle stesse norme del “Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici” adottato e aperto alla firma a New York il 16 e il 19 dicembre 1966, ratificato dallo stato straniero italiano con la legge n. 881/77, ed in evidente spregio alle stesse norme della Costituzione italiana

a)   c) l’aver agito e il persistere ad agire in difetto assoluto di giurisdizione ed altresì in difetto assoluto di competenza, ovvero in regime di incompetenza assoluta per materia e per territorio, nel Territorio della Nazione Sarda contro un cittadino del Popolo Sardo

b)   d)l’aver posto in essere gravi illeciti internazionali, quali reiterati atti di forza e di aggressione contro un cittadino del Popolo Sardo mediante illegale  persecuzione e sequestro di persona aggravato

      

 RESPONSABILITA’ ATTRIBUIBILI:

   l’  – l’aver agito e il persistere ad agire in difetto assoluto di giurisdizione ed altresì in difetto assoluto di competenza, ovvero in regime di incompetenza assoluta per materia e per territorio, nel Territorio della Nazione Sarda contro un cittadino del Popolo Sardo

     Capi d’imputazione a carico di: DE FALCO Paolo

a)    violazioni continuate e aggravate del “MONITO E DIFFIDA” notificato dal Movimentu de Liberatzioni Natzionali Sardu (MLNS) allo Stato Straniero Italiano e della “Notifica a tutti gli Enti ed Istituzioni italiane presenti sui territori della Nazione Sarda”

b)    violazione dei fondamentali diritti umani, civili e politici dei cittadini del Popolo Sardo in evidente spregio alle stesse norme del “Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici” adottato e aperto alla firma a New York il 16 e il 19 dicembre 1966, ratificato dallo stato straniero italiano con la legge n. 881/77, ed in evidente spregio alle stesse norme della Costituzione italiana.

c)    l’aver agito e il persistere ad agire in difetto assoluto di giurisdizione ed altresì in difetto assoluto di competenza, ovvero in regime di incompetenza assoluta per materia e per territorio, nel Territorio della Nazione Sarda contro un cittadino del Popolo Sardo

d)    l’aver posto in essere gravi illeciti internazionali, quali reiterati atti di forza e di aggressione contro un cittadino del Popolo Sardo mediante illegale  persecuzione e sequestro di persona

e)  reiterate minacce, interrogatori informali, violenze morali e psicologiche su un cittadino del Popolo Sardo sottoposto illegalmente a grave limitazione della libertà personale in quanto sequestrato, segregato e sorvegliati a vista in una camera di sicurezza della polizia di stato straniera italiana ad Oristano;

RESPONSABILITA’ ATTRIBUIBILI:

        – l’aver agito e il persistere ad agire in difetto assoluto di giurisdizione ed altresì in difetto  assoluto di competenza, ovvero in regime di incompetenza assoluta per materia e per territorio, nel Territorio della Nazione Sarda contro un cittadino del Popolo Sardo

       –reiterate minacce, interrogatori informali, violenze morali e psicologiche

negligenza nello svolgimento delle proprie funzioni per essersi basato solo sul verbale d’arresto senza aver proceduto ad un interrogatorio

 

Per i suesposti motivi, le SS.LL. verranno assicurate alla Giustizia Sarda nei modi, tempi e condizioni che saranno ritenute di adottarsi per i provvedimenti indennizzanti e giudiziari del caso.

Si avvisano gli interessati, i loro collaboratori e quanti concorrendo con essi intendano dar seguito a tali crimini, che è facoltà del cittadino del Popolo Sardo di difendersi e di avvalersi legalmente dell’uso della forza.

APPLICAZIONE DEL PRINCIPIO DI RESPONSABILITA’ COLLETTIVA:

le violazioni e gli illeciti commessi da organi, funzionari e/o incaricati di pubblico servizio stranieri italiani contro cittadini del Popolo Sardo e/o contro il MLNS e suoi appartenenti integrano illeciti internazionali imputabili anche allo stato italiano;

atteso il principio di responsabilità collettiva, la responsabilità per qualsiasi violazione del diritto internazionale commessa da un qualsiasi organo, funzionario e/o incaricato dello stato straniero occupante italiano si intende estesa all’intera comunità statale e quindi allo stesso stato, che possono patire le conseguenze dell’illecito;

per l’effetto, allo stato straniero occupante italiano è estesa la responsabilità di tutti tali atti di imputazione e di qualsiasi atto di aggressione, di forza e/o di guerra posto in essere contro i cittadini del Popolo Sardo e/o contro il Movimentu de Liberatzioni Natzionali Sardu.

SI AVVISA:

il Movimentu de Liberatzioni Natzionali Sardu, soggetto di diritto internazionale, per sua natura non può essere soggetto, né assoggettabile, alla giurisdizione dello stato straniero occupante italiano.

Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, nella sua precisa funzione di mantenimento della pace e quindi al fine di scongiurare il rischio di escalation di un confronto bellico col MLNS, provveda a comminare le sanzioni previste nei confronti dello stato italiano per i numerosi e reiterati illeciti internazionali commessi dai suoi organi, funzionari e/o suoi incaricati contro questo MLNS e contro cittadini del Popolo Sardo.

Per quanto di competenza e per l’ulteriore a praticarsi, la presente verrà inoltrata al governo straniero italiano, alla Segreteria Generale ONU di New York, al Consiglio di Sicurezza dell’ONU a New York, alla Segreteria Generale ONU di Ginevra, ai Governi degli Stati terzi confinanti e ai Governi degli altri Stati terzi secondo le decisioni del Direttivo di questo MLNS.

Fatto, confermato e sottoscritto

                                                       IL CAPO SEZIONE

                                                                (sergio pes)   

2014.04.29 – ISCRIZIONE A RUOLO GIUDIZIARIO CILLANO STEFANO, PANI PAOLO, MUSCENTE ANTONELLO, CAMEDDA GIUSEPPE, ARIU RICCARDO, DE FALCO PAOLO

          


a)  

    

 

2014.04.28 – Vogliono spaventarci, ma gli indipendentisti resisteranno

Posted by Presidenza on 28 Aprile 2014
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MLNS concorda con l’amica Rosa Cassata su tutto tranne quando afferma che l’Italia sta fallendo……E’ GIA’ FALLITA !!!

Anche Rosa Cassata, leader del Movimento siciliano di Liberazione nazionale, è indagata nell’inchiesta di Brescia

Rosa Cassata, indipendentista siciliana coinvolta nell’inchiesta della procura di Brescia

«Mai più “fratelli d’Italia”, per sempre “fratelli di cuore”». Tra gli indagati per “terrorismo” nell’indagine che ha colpito gli indipendentisti veneti e lombardi c’è anche lei, Rosa Cassata, leader del Movimento Siciliano di Liberazione Nazionale. Le notizie ufficiali hanno parlato del coinvolgimento di indipendentisti sardi di cui Felice Pani, arrestato e Doddore Meloni, indagato, ma degli indipendentisti siciliani non hanno detto nulla. Silenzio. Eppure anche il popolo siciliano è stato colpito dall’inchiesta della magistratura bresciana. A farne le spese è proprio Rosa Cassata, veterinaria di Messina, da sempre impegnata in politica, anche attraverso  contatti internazionali tra popoli in cerca di indipendenza dai relativi Stati. Rosa si è vista, alle cinque di mattina, arrivare i carabinieri in casa a sequestrarle due telefoni cellulari e il computer. «Con dentro tutti i miei contatti di lavoro», denuncia. Sto ricostruendo, a fatica, numeri indirizzi che mi servono per poter lavorare».

Come si è ritrovata in questa vicenda, signora Cassata?
«Ho avuto contatti con alcuni di questi patrioti. Comunque sia li definisco così. È normale che ci siano state telefonate tra di noi. Ma le intercettazioni, che peraltro non sarebbero mai dovute uscire prima del processo, travisano il senso di quello che si diceva. Mi hanno dipinta quasi come un capo di Cosa nostra, tanto per capirci».

Certo, sarebbe stato utile costruire un “teorema” per cui gli indipendentisti avrebbero avuto anche contatti con la mafia…
«Mi ha dato estremamente fastidio. Perché sappiamo bene quello che aveva detto il giudice Rocco Chinnici a proposito del legame tra la mafia e l’unità d’Italia, altro che! Io ritengo che tutta questa storia sia nata dalla gran paura della frattura di questo Stato debole che ha usato una reazione forte. Se avessero fatto l’operazione il primo giorno del mese avrei pensato ad un pesce d’aprile. Invece è arrivata il 2, pianificata da Nord a Sud isole comprese. E così sono considerata anch’io una “terrorista”, anche se a piede libero».

Ma come è andata l’operazione “antiterrorismo” nei suoi confronti?
«Lo stress non è poco quando ci si vede arrivare a casa persone che non si conoscono alle cinque del mattino. Sono stati comunque molto tranquilli e rispettosi. Hanno capito subito che non avevano davanti un soggetto pericoloso. In ogni caso ci si rende conto che si viene perseguiti per idee, per cose dette e cose che non sono state mai fatte: ho visto la fotografia del famoso cannoncino, una sorta di tubo dell’acqua. Ma dove vogliono arrivare?».

Quindi non ha commesso alcun reato?
«Reati a mio avviso non sono stati commessi da nessuno. Se poi parliamo di reati ideologici, allora noi parliamo di indipendenza mentre la Repubblica italiana ancora invece parla di unità. E siamo tutti nella stessa barca, lombardi, piemontesi, veneti, siciliani, sardi… Quel che importa è che noi non abbiamo mai parlato di azioni violente. Per mia natura sono una persona pacifica. Ma rivendico il diritto di autodeterminazione dei popoli attraverso lo jus cogens, norme di diritto internazionale dalle quali gli Stati non possono derogare. Abbiamo scelto di perseguire il diritto internazionale, non credo ci sia niente di illegale quando si parla di cammino per l’autodeterminazione».

Allora per lei questa operazione è stata soltanto una sorta di “avvertimento”?
«Hanno voluto dare un “esempio”. Siccome questo stato sta fallendo, chiunque dica “allora è bene che fallisca” diventa un terrorista da perseguire. Probabilmente non hanno idea di che cosa significasse il vero terrorismo degli anni passati».

Ma un’azione di questo genere, spropositata e assurda, non finirà a ritorcersi contro l’Italia stessa?
«Sì, è un boomerang. Si ritorce contro chi ha combinato il pasticcio. Cioè lo Stato italiano, che anziché arrestare certi personaggi che siedono in Parlamento, se la prende con noi. In Italia di democratico ormai non c’è più nulla, tutto è nelle mani delle banche e delle oligarchie. Questo Stato non dà la possibilità di crescere in nessun modo al popolo italiano, che comunque non esiste, perché esistono i popoli veri».

L’impressione è che abbiate più solidarietà popolare voi incarcerati e inquisiti rispetto a quando ne riceva lo Stato italiano.
«Penso che per noi sia una cosa positiva. La gente ne ha le tasche piene di questa situazione e pensa che sia un bene che qualcuno stia facendo qualche cosa, anche pagando in termini di libertà e di danno economico. Per ogni persona arrestata o indagata ve ne saranno altri mille che si convinceranno che è giusto proclamarsi indipendentisti. Anche questa Europa non può reggere. C’è un gran fermento, e quello che è successo non bloccherà le istanze indipendentiste. Non saremo mai più fratelli d’Italia ma fratelli di cuore».

Per la prima volta, infatti, indipendentisti di ogni popolo nello Stato italiano si parlano e si mettono in rete, ed anche la Lega si è subito schierata al loro fianco quando è scattata l’operazione della procura di Brescia. Un momento direi storico…
«Infatti. L’azione è stata pianificata nello stesso momento proprio per questo motivo. La paura dello Stato italiano è forte. La democrazia non esiste più. Ma quando c’è il totalitarismo, c’è anche la resistenza. E noi resistiamo».

Giovanni Polli

12 Aprile 2014 – 18:16

tratto da: (clicca qui)

 

Continuano le “grandi manovre” di repressione della Gestapo italiana !!!

sabato 26 aprile 2014

VENEZIA – La Digos di Venezia sta valutando le iniziative da prendere per i ‘venetisti’ che hanno festeggiato il loro 25 aprile in piazza San Marco in occasione della festa del Patrono della citta’, disattendendo l’ordine del questore che aveva vietato la processione nella celebre piazza, off-limits a qualsiasi manifestazione.

Sembra, secondo quanto si e’ appreso, che a risponderne, per aver festeggiato San Marco in piazza, sara’ soltanto il presidente del  ‘Governo veneto’, Albert Gardin, che aveva fatto un preavviso per una simbolica processione ricevendo pero’ un ‘no’ dalla Questura.

Ieri alcune migliaia di militanti secessionsiti della Serenissima, tra cui Franco Rocchetta e Lucio Chiavegato, il leader del movimento referendario di ‘Plebisicito.eu’, Gianluca Busato, l’ex segretario della Liga Veneta, Fabrizio Comencini, si sono trovati con le bandiere della Repubblica dei Dogi a festeggiare San Marco.

E’ stato un raduno assolutamente pacifico, con la partecipazione di bambini, mamme con passeggini, famiglie intere che hanno animato il ‘salotto’ della citta’. La presenza e l’ aggregazione spontanea, l’idea che potesse essere piu’ una scampagnata che una manifestazione avrebbe portato la Questura a tenere un profilo basso della vicenda anche per le difficolta’ di individuare i promotori e di definire i comportamenti dei singoli partecipanti avuti nel contesto di quella che e’ stata una giornata di festa. (

Fonte notizia: Ansa.

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