Posted by Presidenza on 16 Febbraio 2014
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Tutti i Carabinieri di nazionalità Sarda facenti parte dell’esercito straniero italiano sono invitati ad inoltrare domanda di arruolamento nella Politzia Sarda compilando il form presente sul seguentelink:
MLNS c/o LNP SINNAI Via Marconi, 15/F 09048 SINNAI (CA)
Roma, 24 apr 2013 – L’Arma dei carabinieri, in osservanza del trattato di Velsen procede a tappe forzate al proprio smantellamento con la chiusura di numerosi reparti, sino all’inevitabile scioglimento dell’Arma.
La legge n.84 del 12 giugno 2010 riguarda direttamente l’Arma dei Carabinieri, che verrà assorbita nella Polizia di Stato, e questa degradata a polizia locale di secondo livello. Allo stesso tempo, l’art.4 della medesima legge introduce i compiti dell’Eurogendfor.
Entro il 30 aprile quindi, nel quadro dei provvedimenti di razionalizzazione operati dal Comando Generale conseguentemente ai tagli imposti dal contenimento della spesa, saranno soppresse le aliquote Artificieri antisabotaggio dei comandi provinciali di Latina, Messina, Caltanissetta e Brindisi, nonché del Gruppo Operativo Calabria e dello Squadrone Eliportato Cacciatori di Sardegna.
Posted by Presidenza on 15 Febbraio 2014
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GUVERNU SARDU PROVVISORIU
Sardinian Provisional Government
Dipartimentu Economia – Sez. Agricoltura
DECRETO N° 02/AG/2014 DEL 14 FEBBRAIO 2014
P.S.A. (Prodotti Sardi Autoctoni)
In data 13.02.2014 le multinazionali al servizio delle famiglie massonico-bancarie hanno sferrato l’ennesimo ed assurdo attacco avente come scopo la distruzione delle sementi autoctone.
A far data da oggi 14.02.2014 la Sez. Agricoltura del Dip. Economia del Governo Sardo Provvisorio
DISPONE
che tutte le aziende agricole presenti sul territorio della Nazione Sarda collaborino con questa Sez. Agricolturaal fine di istituire la “Banca di Deposito e Conservazione delle Sementi Autoctone” e che loro stesse utilizzino una percentuale di semina pari ad un 10% in andamento progressivo, al fine di garantire un vero prodotto agroalimentare sardo che raggiunga la certa e totale base di genuinità, arrivando finalmente a creare il desiderato riscontro economico alimentare.
Ricordando alla Gente Sarda che i popoli con autosufficienza alimentare, garantita dai prodotti naturali autoctoni senza alcun trattamento medicinale chimico, divengono popoli forti e sani.
Dispone, inoltre, il divieto assoluto di pubblicità mediatica e markettistica, l’importazione e il consumo di tutti i prodotti alimentari e zootecnici OGM-TRANSGENICI
Posted by Presidenza on 11 Febbraio 2014
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Signor presidente, signori capi delle delegazioni,
vorrei che in questo istante potessimo parlare di quest’altra questione che ci preme : la questione del debito, la questione realtiva alla situazione economica dell’Africa. Poiché questa, tanto quanto la pace, è una condizione importante della nostra sopravvivenza. Ecco perché ho creduto di dovervi imporre alcuni minuti supplementari affinché ne parliamo. Il Burkina Faso vorrebbe esprimere innanzitutto il suo timore. Il timore che abbiamo è che le riunioni dell’OUA (Organizzazione dell’Unità Africana) si susseguano, si somiglino, ma che alla fine ci sia sempre meno interesse a ciò che facciamo. Signor presidente, quanti sono i capi di stato qui presenti che sono stati giustamente chiamati a venire a parlare dell’Africa in Africa ? Signor Presidente, quanti capi di stato sono pronti a volare a Parigi, a Londra, a Washington quando laggiù li si chiama in riunione ma non possono venire qui ad Addis-Abeba in Africa ? Questo è molto importante. Stabilissimo delle misure di sanzione per i capi di stato che non rispondono all’appello. Facciamo in modo che attraverso un sistema di punti di buona condotta, quelli che vengono regolarmente, come noi per esempio , possano essere sostenuti in alcuni dei loro sforzi. Per esempio : ai progetti che presentiamo alla Banque Africaine de Développement (BAD, Banca Africana di Sviluppo) deve essere attribuito un coefficiente di africanità I meno africani saranno penalizzati. Così tutti verranno qui alle riunioni.
Vorrei dirvi, signor presidente, che il problema del debito è una questione che non possiamo eludere. Voi stesso ne sapete qualche cosa nel vostro paese dove avete dovuto prendere delle decisioni coraggiose, perfino temerarie. Delle decisioni che non sembrano essere tutte in rapporto con la vostra età e i vostri capelli bianchi. Sua Eccellenza il presidente Habib Bourguiba che non è potuto venire ma che ci ha fatto pervenire un importante messaggio, ha dato un altro esempio all’Africa, quando in Tunisia, per le ragioni economiche, sociali e politiche, ha anch’egli dovuto prendere delle decisioni coraggiose. Ma, signor presidente, vogliamo continuare a lasciare i capi di stato cercare individualmente delle soluzioni al problema del debito col rischio di creare nei loro paesi dei conflitti sociali che potrebbero mettere in pericolo la loro stabilità ed anche la costruzione dell’unità africana ? Questi esempi che ho citato, e ce ne sono altri, meritano che i vertici dell’OUA portino una risposta rassicurante a ciascuno di noi in quanto alla questione del debito. Noi pensiamo che il debito si analizza prima di tutto dalla sua origine. Le origini del debito risalgono alle origini del colonialismo. Quelli che ci hanno prestato denaro, sono gli stessi che ci avevano colonizzato. Sono gli stessi che gestivano i nostri stati e le nostre economie. Sono i colonizzatori che indebitavano l’Africa con i finanziatori internazionali che erano i loro fratelli e cugini. Noi non c’entravamo niente con questo debito. Quindi non possiamo pagarlo. Il debito è ancora il neocolonialismo, con i colonizzatori trasformati in assistenti tecnici anzi dovremmo invece dire «assassini tecnici». Sono loro che ci hanno proposto dei canali di finanziamento, dei «finanziatori». Un termine che si impiega ogni giorno come se ci fossero degli uomini che solo «sbadigliando» possono creare lo sviluppo degli altri [gioco di parole in francese sbadigliatore/finanziatore, bâillement/bailleurs de fonds ].Questi finanziatori ci sono stati consigliati, raccomandati. Ci hanno presentato dei dossier e dei movimenti finanziari allettanti. Noi ci siamo indebitati per cinquant’anni, sessant’anni anni e più. Cioè siamo stati portati a compromettere i nostri popoli per cinquant’anni e più.
Il debito nella sua forma attuale, controllata e dominata dall’imperialismo, è una riconquista dell’Africa sapientemente organizzata, in modo che la sua crescita e il suo sviluppo obbediscano a delle norme che ci sono completamente estranee. In modo che ognuno di noi diventi schiavo finanziario, cioè schiavo tout court, di quelli che hanno avuto l’opportunità, l’intelligenza, la furbizia, di investire da noi con l’obbligo di rimborso. Ci dicono di rimborsare il debito. Non è un problema morale. Rimborsare o non rimborsare non è un problema di onore. Signor presidente, abbiamo prima ascoltato e applaudito il primo ministro della Norvegia intervenuta qui. Ha detto, lei che è un’europea, che il debito non può essere rimborsato tutto. Il debito non può essere rimborsato prima di tutto perché se noi non paghiamo, i nostri finanziatori non moriranno, siamone sicuri. Invece se paghiamo, saremo noi a morire, ne siamo ugualmente sicuri. Quelli che ci hanno condotti all’indebitamento hanno giocato come al casinò. Finché guadagnavano non c’era nessun problema ; ora che perdono al gioco esigono il rimborso. E si parla di crisi. No, Signor presidente. Hanno giocato, hanno perduto, è la regola del gioco. E la vita continua. Non possiamo rimborsare il debito perché non abbiamo di che pagare. Non possiamo rimborsare il debito perché non siamo responsabili del debito. Non possiamo pagare il debito perché, al contrario, gli altri ci devono ciò che le più grandi ricchezze non potranno mai ripagare : il debito del sangue. E’ il nostro sangue che è stato versato. Si parla del Piano Marshall che ha rifatto l’Europa economica. Ma non si parla mai del Piano africano che ha permesso all’Europa di far fronte alle orde hitleriane quando la sua economia e la sua stabilità erano minacciate. Chi ha salvato l’Europa ? E’ stata l’Africa. Se ne parla molto poco. Così poco che noi non possiamo essere complici di questo silenzio ingrato. Se gli altri non possono cantare le nostre lodi, noi abbiamo almeno il dovere di dire che i nostri padri furono coraggiosi e che i nostri combattenti hanno salvato l’Europa e alla fine hanno permesso al mondo di sbarazzarsi del nazismo. Il debito è anche conseguenza degli scontri. Quando ci parlano di crisi economica, dimenticano di dirci che la crisi non è venuta all’improvviso. La crisi è sempre esistita e si aggraverà ogni volta che le masse popolari diventeranno più coscienti dei loro diritti di fronte allo sfruttatore. Oggi c’è crisi perché le masse rifiutano che le ricchezze siano concentrate nelle mani di pochi individui. C’è crisi perché pochi individui depositano nelle banche estere delle somme colossali che basterebbero a sviluppare l’Africa intera. C’è crisi perché di fronte a queste ricchezze individuali che hanno nomi e cognomi, le masse popolari si rifiutano di vivere nei ghetti e nei bassi fondi. C’è crisi perché i popoli rifiutano dappertutto di essere dentro una Soweto di fronte a Johannesburg. C’è quindi lotta, e l’esacerbazione di questa lotta preoccupa chi ha il potere finanziario.
Ci si chiede oggi di essere complici della ricerca di un equilibrio. Equilibrio a favore di chi ha il potere finanziario. Equilibrio a scapito delle nostre masse popolari.
No ! Non possiamo essere complici. No ! Non possiamo accompagnare quelli che succhiano il sangue dei nostri popoli e vivono del sudore dei nostri popoli nelle loro azioni assassine.
Signor presidente, sentiamo parlare di club – club di Roma, club di Parigi, club di dappertutto. Sentiamo parlare del Gruppo dei cinque, dei sette, del Gruppo dei dieci, forse del Gruppo dei cento o che so io. E’ normale allora che anche noi creiamo il nostro club e il nostro gruppo. Facciamo in modo che a partire da oggi anche Addis Abeba diventi la sede, il centro da cui partirà il vento nuovo del Club di Addis Abeba. Abbiamo il dovere di creare oggi il fronte unito di Addis Abeba contro il debito. E’ solo così che potremo dire oggi che rifiutando di pagare non abbiamo intenzioni bellicose ma al contrario intenzioni fraterne. Del resto le masse popolari in Europa non sono contro le masse popolari in Africa. Ma quelli che vogliono sfruttare l’Africa sono gli stessi che sfruttano l’Europa. Abbiamo un nemico comune. Quindi il club di Addis Abeba dovrà dire agli uni e agli altri che il debito non sarà pagato. Quando diciamo che il debito non sarà pagato non vuol dire che siamo contro la morale, la dignità, il rispetto della parola. Noi pensiamo di non avere la stessa morale degli altri. Tra il ricco e il povero non c’è la stessa morale. La Bibbia, il Corano, non possono servire nello stesso modo chi sfrutta il popolo e chi è sfruttato. C’è bisogno che ci siano due edizioni della Bibbia e due edizioni del Corano. Non possiamo accettare che ci parlino di dignità. Non possiamo accettare che ci parlino di merito per quelli che pagano e perdita di fiducia per quelli che non dovessero pagare. Noi dobbiamo dire al contrario che oggi è normale si preferisca riconoscere come i più grandi ladri siano i più ricchi. Un povero, quando ruba, non commette che un peccatucolo per sopravvivere e per necessità. I ricchi, sono quelli che rubano al fisco, alle dogane. Sono quelli che sfruttano il popolo. Signor presidente, non è quindi provocazione o spettacolo. Dico solo ciò che ognuno di noi pensa e vorrebbe. Chi non vorrebbe qui che il debito fosse semplicemente cancellato ? Quelli che non lo vogliono possono subito uscire, prendere il loro aereo e andare dritti alla Banca Mondiale a pagare ! Non vorrei poi che si prendesse la proposta del Burkina Faso come fatta da «giovani», senza maturità e esperienza. Non vorrei neanche che si pensasse che solo i rivoluzionari parlano in questo modo. Vorrei semplicemente che si ammettesse che è una cosa oggettiva, un fatto dovuto.
E posso citare tra quelli che dicono di non pagare il debito dei rivoluzionari e non, dei giovani e degli anziani. Per esempio Fidel Castro ha già detto di non pagare.
Non ha la mia età, anche se è un rivoluzionario. Ma posso citare anche François Mitterrand che ha detto che i Paesi africani non possono pagare, i paesi poveri non possono pagare. Posso citare la signora Primo Ministro di Norvegia. Non conosco la sua età e mi dispiacerebbe chiederglielo È solo un esempio. Vorrei anche citare il presidente Félix Houphouët Boigny. Non ha la mia età, eppure ha dichiarato pubblicamente che quanto al suo Paese, la Costa d’Avorio, non può pagare. Ma la Costa d’Avorio è tra i paesi che stanno meglio in Africa, almeno nell’Africa francofona. Ed è per questo d’altronde normale che paghi un contributo maggiore qui… Signor Presidente, la mia non è quindi una provocazione. Vorrei che molto saggiamente lei ci offrisse delle soluzioni. Vorrei che la nostra conferenza adottasse la risoluzione di dire chiaramente che noi non possiamo pagare il debito. Non in uno spirito bellicoso, bellico. Questo per evitare di farci assassinare individualmente. Se il Burkina Faso da solo rifiuta di pagare il debito, non sarò qui alla prossima conferenza ! Invece, col sostegno di tutti, di cui ho molto bisogno, col sostegno di tutti potremo evitare di pagare. Ed evitando di pagare potremo consacrare le nostre magre risorse al nostro sviluppo.
E vorrei terminare dicendo che ogni volta che un paese africano compra un’arma è contro un africano. Non contro un europeo, non contro un asiatico. E’ contro un africano. Perciò dobbiamo, anche sulla scia della risoluzione sul problema del debito, trovare una soluzione al problema delle armi. Sono militare e porto un’arma. Ma signor presidente, vorrei che ci disarmassimo. Perché io porto l’unica arma che possiedo. Altri hanno nascosto le armi che pure portano. Allora, cari fratelli, col sostegno di tutti, potremo fare la pace a casa nostra. Potremo anche usare le sue immense potenzialità per sviluppare l’Africa, perché il nostro suolo e il nostro sottosuolo sono ricchi. Abbiamo abbastanza braccia e un mercato immenso, da Nord a Sud, da Est a Ovest. Abbiamo abbastanza capacità intellettuali per creare, o almeno prendere la tecnologia e la scienza in ogni luogo dove si trovano. Signor presidente, facciamo in modo di realizzare questo fronte unito di Addis Abeba contro il debito. Facciamo in modo che a partire da Addis Abeba decidiamo di limitare la corsa agli armamenti tra paesi deboli e poveri. I manganelli e i machete che compriamo sono inutili. Facciamo in modo che il mercato africano sia il mercato degli africani. Produrre in Africa, trasformare in Africa, consumare in Africa. Produciamo quello di cui abbiamo bisogno e consumiamo quello che produciamo, invece di importarlo. Il Burkina Faso è venuto a mostrare qui la cotonnade, prodotta in Burkina Faso, tessuta in Burkina Faso, cucita in Burkina Faso per vestire i burkinabé. La mia delegazione ed io stesso siamo vestiti dai nostri tessitori, dai nostri contadini. Non c’è un solo filo che venga d’Europa o d’America. Non faccio una sfilata di moda ma vorrei semplicemente dire che dobbiamo accettare di vivere africano. E’ il solo modo di vivere liberi e degni.
Posted by Presidenza on 9 Febbraio 2014
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Al MLNS interessano solo le future elezioni con le quali il Popolo Sardo eleggerà i rappresentanti della Repubblica di Sardegna, non interessano ne’ le Europee ne’ qualsiasi altra competizione elettorale ma si trova perfettamente concorde con il sign. Giovanni Maduli che dice: l’Europa è una nostra nemica !
Giovanni Maduli: L’Europa, questa Europa e, di conseguenza, tutte le sue istituzioni fondate non sul consenso popolare ma su indicazioni delle oligarchie massonico- finanziarie-lobbistiche, è la nostra nemica.
09 feb 2014
POICHE’ SERVIRA’ IL 4 PER CENTO A LIVELLO NAZIONALE, E’ NECESSARIO ALLARGARE L’ALLEANZA AGLI INDIPENDETISTI VENETI, AL MOVIMENTO 9 DICEMBRE, AI FORCONI DELL’ISOLA E A TUTTI GLI ITALIANI CONTRARI ALL’EURO. LA SICILIA PARTE CON UNA CANDIDATURA FORTE: QUELLA DEL PROFESSORE MASSIMO COSTA
Nel maggio prossimo si voterà per il rinnovo del Parlamento europeo. E già sulla rete, da parte dei sicilianisti, si leggono inviti a disertare quest’appuntamento elettorale. Questo sarebbe un gravissimo errore. Ora proveremo a spiegare perché.
Con una premessa: l’euro è una truffa criminale e va smantellato. Nell’Unione europea, del resto, ci sono dieci Paesi che non hanno aderito all’euro. Perché sono governati da persone con le ‘palle’ che hanno fatto gli interessi dei propri Paesi, tenendosi fuori da questo grande imbroglio. A differenza dei politici italiani degli anni ’90 – ignoranti o disonesti: fate voi – che dicevano che l’euro avrebbe portato benessere all’Italia.
Si è visto il benessere che l’euro ha portato all’Italia: una moneta forte che impedisce all’economia del nostro Paese di sopravvivere. Per non parlare dell’altra faccia di questa truffa criminale: il debito.
Da Keynes in poi un sacco di Paesi sono stati e sono indebitati. E non è successo nulla, anche perché la moneta non è più legata all’oro. Dunque la preoccupazione del debito è, sotto il profilo strettamente tecnico, una coglionata. Tant’è vero che in Giappone – dove sono più indebitati di noi – stanno benissimo!
Noi, in Italia, stiamo malissimo perché una classe politica di massoni e di venduti ha privato il nostro Paese della sovranità monetaria che ci dobbiamo riprendere. Ma siccome siamo governati da chi ci ha venduti all’euro, è di questi che ci dobbiamo liberare. E dobbiamo cominciare a liberarci partendo proprio dalla Sicilia. In alleanza con gli amici Indipendentisti sardi.
Per questo è importante andare a votare alle prossime elezioni europee: per andare a scatenare un ‘Bordello’ proprio dentro il Parlamento europeo. Rompendo le uova nel paniere agli ‘europeisti’ ladri e massoni.
La fortuna, una volta ogni tanto, ci assiste. Com’è noto, alle elezioni europee Sicilia e Sardegna danno vita ad un unico collegio.
Bene. Ci sembra quanto mai necessaria un’alleanza politica ed elettorale tra Indipendentisti sardi e Indipendentisti siciliani. Per mandare al Parlamento europeo un eurodeputato Indipendentista siciliano e un eurodeputato indipendentista.
Lo sappiamo: alle elezioni europee bisogna raggiungere il 4 per cento a livello nazionale. Non è una meta impossibile. Anche perché, in Italia, sono tantissimi gli elettori che non vogliono più sentire parlare di euro.
Da qui la possibilità di una grande alleanza – ad esempio – con i separatisti veneti, che sono tantissimi. Poi il Movimento del 9 dicembre che è forte nel Lazio, in Piemonte, in Lombardia. E, ancora, i Movimenti della Puglia e della Calabria. E, naturalmente, i Forconi siciliani.
Ci sono le condizioni per una grande alleanza politica imperniata su due grandi questioni: l’Indipendenza delle Regioni e la battaglia per uscire dall’euro restando nell’Unione europea. Perché – lo ricordiamo ancora una volta – ci sono dieci Paesi dell’Unione europea che non sono entrati nell’area euro e se la passano benissimo.
Questa nuova alleanza politica – Indipendentisti siciliani, Indipendentisti della Sardegna, Movimento 9 dicembre, Forconi siciliani e, in generale, tutti gli italiani che sono contro l’auro – potrebbe iniziare a scardinare, dal di dentro, il vecchio sistema politico italiano.
La Sicilia e la Sardegna dovranno mettere in campo otto candidati: quattro a testa. I siciliani che sognano la libertà un candidato ce l’hanno già: il professore Massimo Costa.
Ora non è più il momento di perdere tempo con divisioni. Tutti i movimenti sicilianisti devono smetterla di litigare e arrivare a una sintesi politica, programmatica ed elettorale. Partendo dalla candidatura forte del professore Massimo Costa. Individuando altri tre candidati. E lavorando per una grande alleanza anti-euro in tutta l’Italia.
Posted by Presidenza on 9 Febbraio 2014
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Bene, bene, bene…….
sabato 8 febbraio 2014
SARAJEVO – In Bosnia i senza lavoro raggiungono il 46% della popolazione ed esplode la maxi protesta dei lavoratori: palazzi del potere dati alle fiamme, scontri con le forze dell’ordine nella capitale Sarajevo e in diverse altre città. Almeno 250 i feriti, decine di arresti.
Un anno intero senza stipendio, 14 anni senza un solo giorno di contributi versati, lavoratori per 15 anni pagati con un salario di soli 25 euro al mese. Sono queste le tremende condizioni che hanno spinto i manifestanti a scendere in piazza, contro la crisi politica e la mancanza di interventi nel lavoro e in campo sociale.
I tumulti erano cominciati mercoledì nella cittadina di Tuzla, dove 100.000 persone sono senza lavoro a fronte di 80 mila occupate. Sotto accusa diverse aziende locali sull’orlo del fallimento per colpa, secondo i manifestanti, di sospette politiche di privatizzazioni. In 48 ore la protesta è dilagata, portando migliaia di persone nelle piazze del Paese.
I manifestanti, dopo lanci di sassi, hanno demolito e poi incendiato le sedi dei governi locali a Tuzla, Sarajevo, Zenica e Mostar. A Sarajevo nella sera di venerdì è stato assaltato il palazzo sede della presidenza bosniaca e dato alle fiamme. E’ stato completamente distrutto.
Saccheggiati anche diversi negozi di marchi di moda americani. Una protesta che non ha risparmiato nemmeno le costose amministrazioni cantonali,i cui uffixi son stati rpesi d’assalto dai manifestanti che hanno anche buttato in strada arredi, suppellettiili e quant’altro trovato all’interno.
I media locali parlano già di “Primavera bosniaca”. Una dura protesta sociale da molti annunciata per un Paese che, devastato dalla guerra negli anni Novanta, non ha ancora raggiunto nemmeno il livello dello sviluppo precedente al conflitto, quando era una privincia della Jugoslavia.
E c’è da dire che le forze occidentali, in primis la NATO, ma anche l’Unione Europea, hanno profuso denaro alla Bosnia, ma solo alle oligarchie “europeiste” locali, corrotte e formate anche da noti pregiudicati.
La Bosnia “europea” è un altro – ennesimo – disastro della UE, delle burocrazie nordiche che la dominano, arroganti, incompetenti e corrotte, così corrotte da trovare assolutamente “normale” affidare gli aiuti per la ricostruzione in Bosnia a omologhe caste di corrotti bosniaci.
Ma ora il popolo si è ribellato, e che nessuno sottovaluti un fatto: non c’è bosniaco che non possieda un personale arsenale militare, tenuto pronto per ogni evenienza. Adesso diventata realtà.
Posted by Presidenza on 7 Febbraio 2014
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venerdì 7 febbraio 2014
La Germania dice di prendere sul serio i toni anti-tedeschi, in Italia, come in “diversi” altri paesi. Berlino “si opporra’ a chi vuole distruggere l’Europa”: lo ha sostenuto il ministro degli Esteri tedesco, Frank-Walter Steinmeier, in una conferenza stampa congiunta con il collega italiano, Emma Bonino, alla Farnesina.
“Prendo atto che ci sono toni anti-europei o euroscettici”, ha dichiarato il ministro degli Esteri tedesco, citando delle “sensibilità bilaterali” nell’esprimersi in “maniera anti-europea”, in conferenza stampa congiunta con la collega italiana Emma Bonino alla Farnesina. Nella sostanza, il ministro ha sottolineato l’identità di vedute tra la Bonino e lui stesso nel modo di “reagire” contro il “populismo anti europeista”. D’altra parte la stessa Bonino ieri ha invocato l’esercito europeo per contrastare questo “fenomeno”.
Rispondendo a una domanda di una giornalista tedesca su dichiarazioni anti-tedesche fatte da politici italiani, Steinmeier si è chiesto: “Cosa fare?”. “Ci si adopera per una politica giusta”, ha affermato il ministro, spiegando che “non ci sarà futuro, se distruggiamo l’Unione europea”, e che “ci opporremo a tutti ” coloro che tenteranno di farlo.
“Il ricorso della Corte Costituzionale tedesca a Strasburgo per gli Omt non è, ovviamente, una buona notizia” ha dichiarato Sergio De Nardis, capo economista di Nomisma. Il piano Omt, ha aggiunto, “è l’unico vero motivo per cui la crisi dell’euro è rientrata. Peraltro, è un programma che ha funzionato senza essere attuato. Non è stato speso un solo euro; è bastato l’annuncio ad abbassare gli spread. Una sua cancellazione o anche una modifica in senso restrittivo che implicasse una correzione dell’impostazione Banca centrale europea potrebbe fare ricadere l’area alle tensioni di due anni fa”.
Ma non è finita qui.
Secondo Nomisma “quella sul significato degli Omt è solo in minima parte una discussione tecnica poiché rivela, purtroppo, divaricazioni di interessi, di prospettive, di visione che non possono portare a nulla di buono per l’Europa. Sta ora alla Corte di Giustizia europea accogliere le ragioni di Draghi e respingere al mittente i rilievi di Karlsrhue”.
Bene. Se addirittura Nomisma – come dire l’indirizzo di casa di Romano Prodi – s’accorge che la decisione della Corte Costituzionale tedesca sta a significare la delegittimazione di Mario Draghi, vuol dire che l’euro com’è oggi e l’eurozona com’è formata adesso, hanno i giorni contati.
Infatti, il ricorso alla Corte Europea di Giustizia messo in atto dalla Germania per mezzo della sua massima autorità statuale, la Corte Costituzionale, paralizza nel vero senso del verbo l’attività della Bce di contrasto alla speculazione contro i titoli di Stato delle nazioni “fragili” che hanno in uso l’euro. Prima tra esse, ovviamente, l’Italia. Perchè ogni decisione fosse presa da Draghi per usare l’OMT contro gli speculatori internazionali, sarebbe sub iudice. Quindi impugnabile fintanto che quella – lentissima – Corte di Giustizia Europea non si sarà pronunciata. E non è affatto detto che il suo giudizio finale sarà avverso alla Germania.
Apriti cielo.
Draghi non deve passare un bel momento. La Germania praticamente lo sta sfrattando dall’ufficio all’ultimo piano della Eurotower di Francoforte dal quale governa la BCE, oltre a godere di un ottimo panorama. Se non può usare l’OMT, se non può intervenire sui mercati come organo di governo della moneta unica europea, Draghi alla BCE che ci sta a fare?
Ma l’aspetto più interessante del ricorso alla Corte di Giustizia è un altro. La Germania ha svelato le sue carte. E queste carte mostrano lo scollamento tedesco dall’Europa intesa come un tutt’uno. Il no all’OMT è di fatto un no grosso come una casa all’Unione Europea. Unione? La parola per i tedeschi ha perso significato. Non vogliono che la Banca centrale intervenga più per difendere i Paesi ai quali – tuttavia – la Germania sarebbe unita nel patto fondativo della UE. Questo, porta a dire che la Germania con un colpo di teatro che verrà scritto in grassetto nei futuri libri di storia europea, non sta pensando, ha pronto il piano di abbandono dell’euro.
Direte, che bellezza!
Invece, assommando questa mossa legale – che è di oggi – alle dichiarazioni del ministro degli Esteri tedesco – che sono di ieri – al riguardo di una possibile guerra in Europa “se dovessero vincere le forze populiste che vogliono la fine dell’Unione Europea” il totale del pensiero tedesco è scritto con un inchiostro nerissimo.
La Germania sta agendo pensando di essere una “superpotenza” alla pari di Russia, Stati Uniti e Cina e quindi da superpotenza ha intenzione di affermare il ruolo e il dominio. Dove? Di sicuro non a Oriente, perchè i russi è meglio lasciarli stare. L’ultima volta, arrivarono a Berlino e ci sono rimasti 44 anni.
Allora, resta l’Occidente europeo. Ma non la Francia. La probabile anzi certa vittoria della destra di Marine Le Pen sconsiglia di provare ad aggredire la patria di Robespierre.
Ci siete arrvati?
Ma certo. E’ l’Italia, il bersaglio. E di cosa? Dell’aggressione. Oggi le guerre non si combattono solo con le armi da fuoco. Armi altrettanto potenti sono stipate negli uffici delle banche. Nessuno dimentichi che nell’estate del 2011 fu la Deutsche Bank a dare il via alla iper-speculazione contro i titoli di Stato italiani. Annunciò che avrebbe venduto – e lo fece – tutti quelli che possedeva. Fu l’inizio della frana.
Oggi, la Germania ha un piano molto più ambizioso: paralizzare la BCE, cacciare Draghi, arrivare a uscire dall’euro se la Corte di Giustizia dicesse no al ricorso tedesco, ma uscire ugualmente dall’euro se alle elezioni europee dovessero vincere i “populisti”. Sono due strade che partono dallo stesso punto: Berlino.
La Germania si vendicherà. E la guerra finanziaria sui mercati che scoppierà forse addirittura prima delle elezioni dimaggio, sarà innescata proprio dalle banche tedesche stracolme di capitali e guidate dalla stessa elite, perfino dalle stesse famiglie, che portarono all’ascesa di Hitler. Le fragili, tremebonde difese finanziarie dello Stato italiano capitoleranno nello spazio di un mattino. E l’egemonia sarà ottenuta sul filo della spada.
La Germania si prepara alla guerra, cari lettori. E voi?