Posted by Presidenza on 4 Febbraio 2014
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martedì 4 febbraio 2014
La Troïka (Unione europea, Fondo monetario internazionale e Banca europea) ha puntato una pistola alla tempia dei paesi in crisi per imporre politiche di rigore, il che ha intralciato qualsiasi dibattito democratico in Europa. E’ quanto sostiene un eurodeputato francese in un’intervista all’agenzia AFP.
Membro di una delegazione del Parlamento europeo arrivata a fine gennaio a Atene per indagare sul ruolo della Troïka nei paesi sotto sorveglianza (Cipro, Grecia, Portogallo e Irlanda) Liem Hoang-Ngoc denuncia il deficit democratico in Europa e la mancanza di legittimità della Troïka, istituzione creata a seguito dell’inizio della crisi del debito nella Zona euro.
“La Troïka è stata creata senza base legale – spiega – senza regole trasparenti atte a definire come vanno proposte le decisioni, anche se la Commissione spiega che gli Stati accettano liberamente le condizioni imposte, sotto il controllo dei loro Parlamenti. Ma possiamo, per favore, interrogarci sulla libertà di chi ha una pistola puntata alla tempia? Oggi chi si assume, a livello europeo, le responsabilità delle conseguenze economiche e sociali delle politiche della Troïka? Rispondere a queste legittime domande deve portare a una profonda riforma dell’Europa, verso una vera democrazia parlamentare.”
Un esempio di quanto afferma questo eurodeputato francese arriva dalla seguente notizia:
Per contrastare la disoccupazione e rilanciare l’economia, in Grecia è stato proposto di assumere i giovani di meno di 24 anni e di farli lavorare senza salario. La proposta viene dal Centro di pianificazione e Ricerca economica di Atene(sovvenzionato anche dall’Unione Europea e controllato dalla Commissione Europea!) e ne dà notizia il sito Greece.greekreporter.com : vivendo con i genitori, questi giovani potrebbero fare a meno di percepire lo stipendio. Inoltre eviterebbero la disoccupazione, venendo immediatamente introdotti nel mondo del lavoro da aziende motivate ad assumerli.
Secondo la Confederazione greca del Commercio, scrive ancora il sito, in Grecia la disoccupazione colpisce pesantemente la fascia di età dai 15 ai 24 anni (57.2% dei giovani sono disoccupati). Nel paese il tasso di disoccupazione è del 24.6%, appena inferiore a quello della Spagna, dove a non avere un lavoro è il 26% della popolazione attiva.
Posted by Presidenza on 3 Febbraio 2014
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Giungono raggelanti – è proprio il caso di dirlo – notizie un po’ da tutto il mondo. La neve caduta copiosa in questo inverno polare contiene veleni di ogni sorta: metalli pesanti, polimeri e persino uranio impoverito (Synthetic procedure for uranium oxide supported MCM-41). E’ una neve artificiale: non si scioglie e non produce acqua a contatto con fonti di calore, ma si brunisce ed emette un forte odore di plastica bruciata. Il disastro di Fukushima e diaboliche sperimentazioni sono all’origine di quest’altro fenomeno meteorologico indotto. Molti testimoni, tra l’altro, riferiscono che i cani, i quali amano scorrazzare sui prati innevati, sono, invece, riluttanti anche solo ad uscire all’aperto, dopo la caduta di questa neve polimerica. In Romania sono stati analizzati alcuni campioni da un laboratorio certificato: di seguito gli inquietanti risultati.
Siamo al cospetto di una neve a base di polimeri altamente igroscopici, prodotti attraverso un processo chimico che vede coinvolto l’uranio impoverito. Ne consegue un materiale idoneo a catturare l’umidità atmosferica ed indebolire le perturbazioni, facilitando le comunicazioni radar-satellitari che, come già dimostrato in questo articolo, non tollerano presenza di acqua nelle nubi. L’effetto al suolo è quanto osservato in questi giorni.
Quali sostanze chimiche dannose si trovano nella neve? Ecco i risultati delle analisi di laboratorio I.C.A. Chi avrebbe mai pensato che la neve può essere estremamente dannosa? Contiene molti veleni, tra cui metalli pesanti, nitrati e DDT, un pesticida particolarmente dannoso per gli esseri viventi.
Come è possibile che la neve sia contaminata? La contaminazione avviene attraverso il ciclo naturale dell’acqua. I composti nocivi penetrano nelle falde freatiche, le cui acque che si riversano nei fiumi e nei laghi. Con l’evaporazione gli inquinanti si concentrano nelle nuvole, infine nelle precipitazioni.
“Sono veleni destinati ad incidere per decenni sulla salute delle persone”, ha dichiarato, il Dottor Gheorghe Mencinicopschi, direttore dell’A.C.I.
Il piombo nella neve caduta a Bucarest arriva a 76.72 mg / litro. E’ un livello otto volte superiore al massimo consentito. Questo è incredibile! L’avvelenamento da piombo causa la caduta di unghie e capelli. Danneggia anche il sistema nervoso soprattutto nei bambini.
Il cadmio (tipico ingrediente delle chemtrails, ritrovato anche a bordo di un Ryanair… n.d.t.) è in concentrazioni di 0,075 mg / litro. E’ un metallo pesante altamente tossico. Nei bambini si accumula nei reni e può provocare la morte.
I nitrati raggiungono 11.35 mg / litro. “Una concentrazione di 50 mg / litro può uccidere un bambino in poche ore. Non è uno scherzo “, ha spiegato Mencinicopschi.
I nitriti toccano gli 0.16 mg / litro. Essi possono provocare neoplasie al sistema linfatico.
Posted by Presidenza on 2 Febbraio 2014
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L’azione di Oppt
Il One People’s Public Trust (OPPT) è un fondo fiduciario costituito a supporto di un’azione legale debitamente eseguita nei confronti di un Sistema Corporativo risultato responsabile di crimini nei confronti dell’umanità. L’azione legale ha determinato il 25 dicembre 2012 l’illegittimità degli Enti Corporativi responsabili dell’attuale Sistema finanziario.
Un team di legali tra i quali un avvocato del Bar Councildi Londra, uno dei pochi ad avere accesso al registro UCC, ha condotto un’indagine decennale mostrando pubblicamente le prove in merito alle quali Banche internazionali e alcuni Governi collusi, sulla base dei documenti in loro possesso, sottraggono sistematicamente risorse alla popolazione di tutte le Nazioni. Ristabilendo con certezza che tra il Creatore e ciascuna delle sue Creature nulla si frappone, nella denuncia, denominata Paradigm Report, vengono chiamati in causa i responsabili di un sistema che ha posto come fine unico di ogni Nazione il solo profitto economico a scapito del reale benessere e della crescita della Popolazione, attraverso sistemi di schiavitù quali la sistematica creazione di un debito inestinguibile. L’operazione legale porta alla luce dettagli che meritano assolutamente di essere presi in considerazione visto i risvolti inquietanti che vedono l’assegnazione di un bond nominale ad ogni essere umano attraverso il quale gli istituti bancari possono generare denaro dal nulla nel momento esatto in cui viene fatta richiesta di esso attraverso qualsiasi agenzia o sportello bancario. In attesa del tempo necessario alla confutazione delle dichiarazioni legalmente depositate nella denuncia, ovvero 28 giorni come da prassi UCC, viene costituito un Trust denominato One People’s Public Trust che in seguito diviene un fondo unitario “One People” e di esso viene nominato beneficiario in parti uguali ogni singolo individuo del pianeta. Nell’impossibilità dei chiamati in causa di dimostrare la propria innocenza, a norma delle stesse leggi che hanno regolato il nostro sistema fino ad oggi, il sistema stesso diviene illegale, poiché la denuncia, rimasta inconfutata, ha svelato come Il sistema di creazione del denaro permesso esclusivamente a società private, sia in realtà un celato marchingegno per la riduzione in schiavitù degli individui.
Compiuta questa azione, il Trust OPPT si chiude ridistribuendo tutti i beni e tutti i Bond fisici nominali al Popolo della Terra.
Il deposito della denuncia all’interno del registro UCC ha avuto gli effetti di un uragano che in questo momento si abbatte su tutti i detentori illegittimi di assets finanziari del pianeta. Le leggi create a sostegno del sistema di Governance, ormai dichiarato fraudolento, impongono paradossalmente l’immediata decadenza delle coperture necessarie al suo sostentamento. Di conseguenza, le entità corporative, non potendo più usufruire del sistematico supporto dell’attuale struttura piramidale di Governance e della sua vastissima rete di permessi e concessioni, si trovano per la prima volta nella storia ad operare sotto individuale responsabilità, nell’osservanza di uno dei principi basilari della Legge Universale.
In seguito alle indagini condotte, ogni Stato e quindi ogni Governo e di conseguenza ogni individuo, sono risultati dal 1933 (l’Italia nel 1934) essere registrati presso la S.E.C. (US Securities and Exchange Commission) all’interno del suo relativo Database identificato con l’acronimo Edgar. Ogni documento di bilancio, ogni determinazione fiscale ogni cartolarizzazione di beni mobili ed immobili, l’elenco completo delle industrie strategiche, gli istituti finanziari, le banche nazionali e le emissioni/cessioni di titoli dello Stato vengono regolarmente inserite in carta intestata, recante lo “stellone” della Repubblica Italiana, a firma dei più alti titolari di Stato e titolari di dicasteri. La Corporation così costituita, nel pieno rispetto delle regole della S.E.C. riporta nell’intestazione due riferimenti:
La sede amministrativa: MINISTRY OF ECONOMY AND FINANCE VIA XX SETTEMBRE, 97 ROME L6 00187 (44) 20 7532 1000
L’indirizzo di posta a cui fare riferimento: C/O WHITE AND CASE LLP 5 OLD BROAD STREET LONDON X0 EC2N 1DW
Alcuni cittadini americani, in possesso del numero originale di registrazione anagrafica del loro atto di nascita, inserendolo in un database che raccoglie gli Assets di tutti i maggiori gruppi finanziari americani, sono riusciti a trovare il loro nome e cognome e tutti i loro dati anagrafici, indirizzo compreso, inseriti all’interno dell’elenco delle “proprietà” di queste banche. Purtroppo per noi italiani la cosa è preclusa, dato che l’anagrafe centrale, se si fa richiesta di un estratto di un certificato di nascita completo lo fornisce privo del numero di protocollo originale (ne assegna uno diverso da quello originale)
I movimenti generati dalla procedura di Foreclosing
(Pignoramento generale) adoperata dal One People’s Public Trust hanno dato vita ad una situazione di particolare instabilità all’interno dei vecchi gruppi di potere, i quali resisi conto dell’inevitabile cambiamento di Paradigma, stanno attualmente cercando ogni possibile via per salvare “la pelle” considerata anche l’importante questione relativa alle nuove modalità di accesso al Valore che in questo momento vengono portate all’attenzione dei maggiori gruppi bancari Internazionali e che offrono per la prima volta nella storia la possibilità di accedere indistintamente ai fondi necessari (fino ad oggi nascosti) per garantire il benessere della Popolazione mondiale. Procedura che allo stato dei fatti detronizza definitivamente ogni potere elitario. In questa confessione registrata ad ottobre 2013, Karen Hudes, Former Senior Counseler della World Bank, si chiama fuori dalla ridda di accuse che a suo parere stanno per piombare sulla World Bank.
Curioso come la stessa Karen Hudes abbia affermato che l’azione portata avanti dai Trustees di OPPT attraverso l’UCC sia nella forma, nella sostanza e nella modalità corretta e che è vero che l’identità delle persone viene usata a fini di puro sfruttamento economico ( ammette l’esistenza dei collater Bond “strawman o umoni di paglia) ma che Heather Ann Tucci Jarraf non forniva “la soluzione”. Chi ha seguito l’operato di Oppt sa che Heather non ha mai avuto l’intenzione di offrire “la soluzione” bensì gli strumenti necessari al suo raggiungimento attraverso un processo di comprensione consapevole.
Curioso appunto come improvvisamente prenda pubblicamente le distanze dalla World Bank dichiarandosi sua Wistleblower tentando di trovare rifugio in una confessione che lascia spazio a pochi interrogativi.
Quando la giornalista di RT a fine intervista chiede alla Hudes se crede che lei possa “finire nei guai” nel caso ora stia davvero cambiando qualcosa, Kates dichiara con un sorriso nervoso: Io questo vorrei chiederlo al pubblico.
Traduzione delle parti salienti:
Karen Hudes:
C’è qualcosa di più in atto attualmente dietro le quinte, molto di più. I media quando riportano le notizie in merito a cosa sta realmente accadendo, lo fanno dicendo bugie in modo che ciò porti beneficio ai poteri in essere (o meglio che furono. ndr) I media del Mainstream sono completamente posseduti e controllati dalle stesse compagnie private che possiedono il sistema della Federal Reserve. Tutti gli schieramenti politici sono corrotti. Ai cittadini non vengono dati realmente gli strumenti disponibili per la reale crescita e viene detta loro volontariamente una menzogna. I NOSTRI SOLDI FINISCONO TUTTI IN INGHILTERRA E DA li NELLE CASSE DEL VATICANO. I Gesuiti hanno messo il cappio intorno ad alcuni Paesi. Il debito è una macchinazione della Federal Reserve. in realtà il debito NON ESISTE e non esistono tutte le diaboliche implicazioni ad esso legate.
Ci è stata nascosta la reale quantità di oro presente nel mondo. C’è molto più oro di quanto noi abbiamo mai saputo. Solo l’oro depositato nella banca delle Hawaii è pari a 170.000 tonnellate ed è molto più di quanto il consiglio mondiale dell’oro dichiari totalmente estratto dalla terra.l’istituto svizzero di studi tecnologici ha fornito una fantastica risposta con i suoi matematici: ha esaminato 43,000 società (le quotate) ed ha scoperto che sono nelle mani di una “segreta super-entità”, così come la chiamano. incassa il 60% sul totale dei proventi e dei guadagni e controlla il 40% degli assets mondiali.
E’ un conglomerato ENORME…INFINITO supportato dai Media e dalla politica. Tutte le compagini dell’amministrazione, I General Attorneys (Procuratori generali), gli sceriffi, il Senato, tutti hanno prestato opera di supporto a questo orribile sistema esterno e contrario al benessere e alla prosperità degli individui.
Sono sempre le stesse persone.
Giornalista:
Pensa che qualcuno se la prenderà con voi nel caso ora stia davvero cambiando qualcosa?
Karen Hudes:
io questo vorrei chiederlo al pubblico (sorridendo)
Atti costitutivi del Governo annullati
(Fare riferimento: DECLARATIONS OF FACTS : UCC Doc# 2012127914 – 28 novembre 2012)
“(OMISSIS) … Che qualsiasi ATTO COSTITUTIVO, ivi compresi quelli del Governo Federale degli Stati Uniti, degli Stati Uniti, dello ‘Stato di …’, comprensivo di ogni e tutte le abbreviazioni, idem sonans (che ‘suonino come tali’), o di altre forme giuridiche, finanziarie e gestionali e quelli di ogni e qualsiasi (Governo) internazionale o equivalente, in esso compresi ogni e tutti GLI UFFICI APPARTENENTI, comprensivi di ogni e tutti I FUNZIONARI, I DIPENDENTI DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE, GLI ORDINI ESECUTIVI, I TRATTATI, LE COSTITUZIONI, I MEMBRI APPARTENENTI, GLI ATTI ed ogni e tutti gli altri contratti e accordi che dovessero essere intervenuti o intervenire in derivazione di questi, sono ora privi, nulli, senza valore o comunque annullati e non confutati; … “
“Dichiarazione ed ordine irrevocabile di cancellazione per tutti ed ogni gli atti costituenti di Istituti bancari in base ai regolamenti internazionali (BRI – BIS), cancellazione degli organigrammi riferiti ad essi e da essi derivati, nonché destituzione di tutti i beneficiari, compresi quelli (identificati nelle) corporazioni a regime privato, proprietarie di CORPI UMANI e facenti riferimento agli Stati, che operano, spalleggiano e si macchiano di favoreggiamento in regime di capitale privato, dell’emissione, della raccolta, dell’uso coercitivo delle norme legislative, mettendo in pratica UN SISTEMA SCHIAVISTA…(OMISSIS)… REQUISIZIONE DI VALORE LEGALE ATTRAVERSO UN’ILLEGALE RAPPRESENTAZIONE … ”
Quindi si fa riferimento a tutte le banche e gli istituti di credito e finanziari. Ovviamente, essendo i depositari e i gestori del denaro fisico derivante dalla schiavizazione degli esseri umani, queste istituzioni saranno le prime ad essere all’attenzione del processo di riscrittura del sistema. Con questo occorre fare una distinzione tra i vertici perfettamente al corrente del meccanismo in uso e la grande massa di risorse umane impiegate nel contatto con la clientela, all’interno delle singole filiali, che di tutto questo non hanno mai saputo nulla. E’ fatto obbligo dalla Common Law di informare ogni essere umano di quanto accaduto prima di intraprendere le procedure previste dallo UCC. Nel momento in cui la contro parte è informata, sa perfettamente che perpetrare le richieste pressanti della restituzione di un debito inesistente e considerato criminale, costituisce una reiterazione del reato. Nel rapporto con il creditore, gli individui posso utilizzare i documenti informativi suggeriti da oppt (NDC – Notifica di Cortesia) che contiene in forma dettagliata ed esaustiva tutti i documenti inconfutati su quali basa la sua validità.
In modo assolutamente slegato dall’azione di Oppt, in Italia viene utilizzato un documento conosciuto con l’acronimo NAC (Notifica di accettazione condizionata del debito), scaturito spontaneamente come frutto di un lavoro collettivo da gruppi di legali e commercialisti che hanno portato alla luce il sistema della frode bancaria già da prima della denuncia dei Trustees americani. Essendo la NAC un work in progress, negli ultimi suoi elaborati figura un espresso riferimento all’operato di Oppt, pur non essendo le due cose attinenti. La NAC infatti formula una serie di domande all’indirizzo della banca, chiedendo prova documentale della sua corretta condotta, mentre la NDC esprime nel dettaglio tutte le violazioni già commesse dal sistema bancario che sono causa del suo effettivo e documentato pignoramento.
Altra sostanziale differenza tra i due modelli è che all’interno della NDC viene data la possibilità al direttore di filiale di operare una scelta: I diritti riaffermati con i documenti dei Trustees sono a sua stessa disposizione per essere utilizzati a proprio vantaggio. il capitolo relativo alla monetizzazione di denaro non più a debito ma a credito, attraverso il documento identificato come DOV ‘ Declaration of Value’, interessa direttamente i direttori di filiale per i quali si aprono interessanti prospettive.
Che cosa significa per le Banche e per i “Governi”?
Secondo il lavoro compiuto dai Trustees di OPPT tutti gli esseri ora agiscono in qualità di individui, senza una rete di sicurezza aziendale e in piena responsabilità personale per OGNUNA e OGNI LORO AZIONE sottoposta al sistema giuridico della COMMON LAW, (valida in Italia conseguentemente alla trasformazione della Repubblica Italiana in una Corporation di diritto privato nel 1933) TUTELATA E MANTENUTA OPERATIVA DALL’ATTO DI ORDINE PUBBLICO UCC N° 1-103 (http://www.law.cornell.edu/ucc/1/article1.htm) e dalla Legge Universale quella che regola ed è prevista nei documenti depositati presso l’Uniform Commercial Code.
(Fare riferimento: WA CC UCC Rif. Doc # 2012113593)
“Qualora un qualsiasi individuo perseveri nel perseguire eventuali azioni per conto di una Banca pignorata o di “Governo” pignorato, causando ad un altro e qualsiasi individuo ogni danno ipotizzabile come qui descritto, egli è a titolo personale e senza alcuna pregiudiziale assolutamente responsabile dei suoi atti”.
Anche se non è stato riportato dai nostri media, è diventato oggetto di discussione all’interno del Parlamento Europeo.
Che cosa significa per NOI?
Significa che il nuovo scenario che si andrà a creare avrà la forma delle nostre aspettative. Per quanto sia difficile da accettare, la crescita di una società che garantisce il benessere di ogni singolo essere umano è stata ostacolata da una volontaria limitazione della percezione del Valore e abbiamo su di un vassoio d’argento tutte le prove documentali necessarie a dimostrarlo.
Il Valore non è in banca, il Valore siamo noi. Siamo stati indotti a credere che esso risieda su dei pezzi di carta dimenticandoci chi siamo realmente e quali siano le nostre potenzialità. Il sistema sociale basato sul profitto monetario è stato solo uno strumento di controllo. In base all’analisi dei documenti fino ad oggi resi pubblici, il benessere e la pace in tutto il mondo rappresentano una condizione possibile e sostenibile dall’attuale tecnologia. Il nuovo Paradigma fa luce su di uno scenario dove ogni essere umano ha accesso a ciò di cui ha bisogno per esprimere le sue potenzialità nel pieno rispetto di ciò che lo circonda, in un habitat che si erge su nuovi schemi evolutivi per via dei quali sarà impossibile commettere gli stessi errori.
La felicità segue percorsi individuali e nessuno all’infuori di noi può regalarci ciò che nasce dal frutto delle nostre contrazioni e dei nostri sospiri di gioia, ma le ricerche necessarie al suo raggiungimento potrebbero essere migliori rispetto a quelle legate alla sopravvivenza data dalla competizione. Ora è il tempo di sviluppare una propria percezione in qualità di esseri viventi, per la prima volta reali attori nel rapporto con la Creazione.
Oppt non è un’organizzazione, una società, un gruppo di avvocati, ne tanto meno un movimento. Oppt è stata un’azione legale debitamente eseguita nei confronti di un sistema corporativo che ha commesso crimini contro l’umanità. il senso ultimo dell’azione dei Trustees, non è mai stato quello di distruggere un sistema bensì quello di stimolare allo studio e alla conoscenza dei meccanismi “invisibili” con i quali i vecchi gruppi di potere hanno commesso grandi errori, lasciando così a noi la possibilità di percorrere nuove strade.
Il vero movimento è quello del Popolo della Terra, che in questo momento sta alzando la testa e ha già una gran voglia di correre. Chiunque sia contro quest’energia, farebbe bene a scansarsi perché l’ondata è irrefrenabile.
Gli strumenti ora sono a disposizione di tutti. La chiave dello scrigno è nell’intenzione.
Posted by Presidenza on 31 Gennaio 2014
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28/1/14
«Negoziato in segreto, questo progetto fortemente sostenuto dalle multinazionali permetterebbe loro di citare in giudizio gli Stati che non si piegano alle leggi del liberismo». Si chiama Trattato Transatlantico ed è l’uragano devastante che minaccia il futuro degli europei, o quel che ne resta. All’allarme – da più parti lanciato nei mesi scorsi – si associa ora anche Lori Wallach, direttrice del Public Citizen’s Global Trade Watch, prestigioso osservatorio indipendente di Washington. «Possiamo immaginare delle multinazionali trascinare in giudizio i governi i cui orientamenti politici avessero come effetto la diminuzione dei loro profitti? Si può concepire il fatto che queste possano reclamare – e ottenere! – una generosa compensazione per il mancato guadagno indotto da un diritto del lavoro troppo vincolante o da una legislazione ambientale troppo rigorosa? Per quanto inverosimile possa apparire, questo scenario non risale a ieri».
Le fondamenta di questo trattato clamorosamente eversivo – il grande business che emana i propri diktat non più di nascosto, attraverso le lobby e i politici compiacenti, ma ormai alla luce del sole, e addirittura per legge – comparivano già a chiare lettere nel progetto di accordo multilaterale sugli investimenti (Mai) negoziato segretamente tra il 1995 e il 1997 dai 29 stati membri dell’Ocse, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, come ricorda la Wallach in un intervento su “Le Monde Diplomatique”, il giornale che divulgò la notizia in extremis, sollevando un’ondata di proteste senza precedenti, fino a costringere i suoi promotori ad accantonare il progetto.
Quindici anni più tardi, scrive oggi Lori Wallach sempre sul giornale francese, in un intervento ripreso da “Micromega”, la grande “trappola” fa il suo ritorno in pompa magna, sotto nuove sembianze.
L’accordo di partenariato transatlantico (Ttip), negoziato a partire dal luglio 2013 tra Usa e Ue – accordo che dovrebbe concludersi entro due anni – non è che una versione aggiornata del Mai. Prevede infatti che «le legislazioni in vigore sulle due coste dell’Atlantico si pieghino alle regole del libero scambio» stabilite dalle corporations, «sotto pena di sanzioni commerciali per il paese trasgressore, o di una riparazione di diversi milioni di euro a favore dei querelanti». Se dovesse entrare in vigore, aggiunge Lori Wallach, «i privilegi delle multinazionali avrebbero forza di legge e legherebbero completamente le mani dei governanti». Impermeabile alle alternanze politiche e alle mobilitazioni popolari, il trattato «si applicherebbe per amore o per forza, poiché le sue disposizioni potrebbero essere emendate solo con il consenso unanime di tutti i paesi firmatari». Ciò riprodurrebbe in Europa «lo spirito e le modalità del suo modello asiatico», ovvero l’Accordo di Partenariato Transpacifico (Trans-pacific partnership, Tpp), attualmente in corso di adozione in 12 paesi dopo essere stato fortemente promosso dagli ambienti d’affari.
«In virtù di numerosi accordi commerciali firmati da Washington, 400 milioni di dollari sono passati dalle tasche del contribuente a quelle delle multinazionali a causa del divieto di prodotti tossici, delle normative sull’utilizzo dell’acqua, del suolo o del legname». Sotto l’egida di questi stessi trattati, le procedure attualmente in corso – nelle questioni di interesse generale come i brevetti medici, la lotta all’inquinamento e le leggi sul clima e sulle energie fossili – fanno schizzare le richieste di danni e interessi a 14 miliardi di dollari. Il Ttip «aggraverebbe ulteriormente il peso di questa estorsione legalizzata». Basta osservare gli attori sul terreno: negli Usa sono presenti 3.300 aziende europee con 24.000 filiali, ciascuna delle quali può ritenere di avere buone ragioni per chiedere, un giorno o l’altro, riparazione per un “pregiudizio commerciale”. Dal canto loro, i paesi dell’Unione Europea si vedrebbero esposti a un rischio finanziario ancora più grande, sapendo che 14.400 compagnie statunitensi dispongono in Europa di una rete di 50.800 filiali. In totale, sono 75.000 le società che potrebbero gettarsi nella caccia ai tesori pubblici.
Gli accordi-capestro per Atlantico e Pacifico «formerebbero un impero economico capace di dettare le proprie condizioni al di fuori delle sue frontiere: qualunque paese cercasse di tessere relazioni commerciali con gli Stati uniti e l’Unione Europea si troverebbe costretto ad adottare tali e quali le regole vigenti all’interno del loro mercato comune». E dato che i proponenti «mirano a liquidare interi compartimenti del settore non mercantile», i negoziati si svolgono a porte chiuse. Le delegazioni statunitensi contano più di 600 consulenti delegati dalle multinazionali, che dispongono di un accesso illimitato ai documenti preparatori. «Nulla deve sfuggire. Sono state date istruzioni di lasciare giornalisti e cittadini ai margini delle discussioni: essi saranno informati in tempo utile, alla firma del trattato, quando sarà troppo tardi per reagire». Vana la protesta della senatrice Elizabeth Warren, secondo cui «un accordo negoziato senza alcun esame democratico non dovrebbe mai essere firmato».
L’imperiosa volontà di sottrarre il cantiere del trattato all’attenzione del pubblico si comprende facilmente, aggiunge la Lori Wallach: «Meglio prendere tempo prima di annunciare al paese gli effetti che esso produrrà a tutti i livelli: dal vertice dello Stato federale fino ai consigli municipali passando per i governatorati e le assemblee locali, gli eletti dovranno ridefinire da cima a fondo le loro politiche pubbliche per soddisfare gli appetiti del privato nei settori che in parte gli sfuggono ancora». Nulla sfugge alle fauci dei super-privatizzatori: sicurezza degli alimenti, norme sulla tossicità, assicurazione sanitaria, prezzo dei medicinali, libertà della rete, protezione della privacy, energia, cultura, diritti d’autore, risorse naturali, formazione professionale, strutture pubbliche, immigrazione. «Non c’è una sfera di interesse generale che non passerà sotto le forche caudine del libero scambio istituzionalizzato». Fine della democrazia: «L’azione politica degli eletti si limiterà a negoziare presso le aziende o i loro mandatari locali le briciole di sovranità che questi vorranno concedere loro».
È già stipulato che i paesi firmatari assicureranno la «messa in conformità delle loro leggi, dei loro regolamenti e delle loro procedure» con le disposizioni del trattato. Non vi è dubbio che essi vigileranno scrupolosamente per onorare tale impegno. In caso contrario, potranno essere l’oggetto di denunce davanti a uno dei tribunali appositamente creati per arbitrare i litigi tra investitori e Stati, e dotati del potere di emettere sanzioni commerciali contro questi ultimi. «L’idea può sembrare inverosimile: si inscrive tuttavia nella filosofia dei trattati commerciali già in vigore». Lo scorso anno, l’Organizzazione mondiale del commercio (Wto), ha condannato gli Stati Uniti per le loro scatole di tonno etichettate “senza pericolo per i delfini”, per l’indicazione del paese d’origine sulle carni importate, e ancora per il divieto del tabacco aromatizzato alla caramella, dal momento che tali misure di tutela sono state considerate degli ostacoli al libero scambio. Il Wto ha inflitto anche all’Unione Europea delle penalità di diverse centinaia di milioni di euro per il suo rifiuto di importare Ogm come quelli della Monsanto, che finanziò l’elezione di Obama.
«La novità introdotta dal Ttip e dal Tpp – osserva Lori Wallach – consiste nel permettere alle multinazionali di denunciare a loro nome un paese firmatario la cui politica avrebbe un effetto restrittivo sulla loro vitalità commerciale». Sotto un tale regime, «le aziende sarebbero in grado di opporsi alle politiche sanitarie, di protezione dell’ambiente e di regolamentazione della finanza», reclamando danni e interessi davanti a tribunali extragiudiziari. «Composte da tre avvocati d’affari, queste corti speciali rispondenti alle leggi della Banca Mondiale e dell’Onu «sarebbero abilitate a condannare il contribuente a pesanti riparazioni qualora la sua legislazione riducesse i “futuri profitti sperati” di una società». Questo sistema, che oppone le industrie agli Stati, sembrava essere stato cancellato dopo l’abbandono del Mai nel 1998, ma è stato «restaurato di soppiatto» nel corso degli anni. Di fatto, l’adozione del super-trattato riduce in schiavitù le istituzioni pubbliche, per le quali i cittadini votano, affidando ad esse il compito di governare il proprio paese. Con le mostruose norme in via di approvazione semi-clandestina, i poteri pubblici dovranno mettere mano al portafoglio se la loro legislazione ha per effetto la riduzione del valore di un investimento, anche quando questa stessa legislazione si applica alle aziende locali. In altre parole: la civiltà democratica finisce qui.
Posted by Presidenza on 30 Gennaio 2014
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giovedì 30 gennaio 2014
L’Unione Europea? Rischia di fare la fine dell’ex Jugoslavia, sostiene Gabriele Bonfiglio, autore di una recente ricerca (università di Palermo) sul futuro del vecchio continente proiettato verso Oriente. Chiunque abbia a che fare con la geopolitica sa che certe previsioni, in apparenza assurde, possono risultare credibili. Meglio dunque smantellare i vecchi tabù, che nascondono verità fragili: siamo sicuri che l’Ue si basi su valori condivisi e riconosciuti dai propri cittadini?
Già nel Duemila, le nuove istituzioni europee «erano percepite dalla metà dei cittadini degli Stati membri come opache, distanti e inefficienti». Attenzione: «Il collasso della legittimità di questa costruzione disfunzionale è lo scenario più plausibile», dal momento che quella dell’Unione Europea – un insieme poco compatto di Stati accomunati dall’intento di avere un mercato e una valuta comune – è una visione oramai superata da tempo, così come «l’dea di uno Stato di più nazionalità organizzato in maniera federale».
«I mutamenti geopolitici producono sempre stravolgimenti anche violenti, e a farne le spese sono quasi sempre le persone comuni», scrive Bonfiglio in un post su “Eurasia”. La storia insegna: «L’Europa in quanto tale non è mai stata unita, e ogni qualvolta lo si è cercato di fare con la forza i risultati sono stati disastrosi». L’Europa è debole, non ha neppure una lingua comune e l’interesse comunitario è travolto dagli interessi nazionali. «Già nel 1991 risultava chiaro che fin dal 1957 convenisse proprio alla Germania l’apertura dei mercati europei». O meglio: «Per quanto riguarda l’export è quasi solo la merce tedesca, soprattutto in campo alimentare, ad essere presente nei mercati europei ai prezzi più concorrenziali», grazie alla politica di «vigorosa internalizzazione» condotta negli ultimi vent’anni dai principali gruppi industriali tedeschi, puntando a ridurre il costo del lavoro degli operai in Germania.
La doppia crisi – economica e ideologica – che oggi investe l’Unione Europea e che ne ha messo in dubbio i meccanismi di governance, secondo Bonfiglio «per certi versi ricorda molto quella che travolse la Jugoslavia dopo la morte di Tito: compresa la polemica tra le aree ‘virtuose’ e quelle ‘dissipatrici’». Il fatto più preoccupante? «E’ che nel 1980 nessuno prevedeva che la Jugoslavia sarebbe esplosa, come oggi nessun autorità europea è disposta ad ammettere che un domani la situazione potrebbe sfuggire di mano pure in Europa». Nonostante ciò, «i vertici di Bruxelles – sempre più autoreferenziali – con compiacimento si autoconferiscono il Nobel della Pace senza accorgersi che stanno creando le premesse per potenziali conflitti tra gli Stati europei». I conflitti nei Balcani degli anni ’90, come le guerre balcaniche che precedettero lo scoppio del primo conflitto mondiale, sono sintomatici di fenomeni che vanno captati subito, proprio per il potenziale distruttivo di cui sono spia.
Le somiglianze tra collasso jugoslavo e crisi dell’Eurozona sono molte, continua Bonfiglio: «La necessità di ricordare la lezione jugoslava serve anche ad imparare a non fidarsi da un lato dell’aiuto teoricamente disinteressato degli americani, dall’altro quello di capire quanto la retorica dei diritti umani spessissimo venga utilizzata proprio per poter giustificare politiche di potenza, e quindi in certi casi va neutralizzata». La tragedia jugoslava e lo strascico di violenze in Kosovo mostrano il lato più oscuro della geopolitica e rivelano che «quello che è successo nei Balcani un domani potrebbe essere sperimentato in Occidente se non si prendono le adeguate precauzioni: ieri il Squadroni della morte nell’ex Jugoslaviacinismo americano ha rovinato la vita a centinaia di migliaia di slavi, perché un domani questo non dovrebbe avvenire in Italia?».
Identiche le dinamiche della caduta: la crisi economica che investì la Jugoslavia fece esplodere il debito estero (20 miliardi nel 1989), provocando super-inflazione e crollo del dinaro, quindi «un enorme ridimensionamento del tenore di vita e la frapposizione tra aree più ricche e più povere», cioè Slovenia, Croazia e Serbia settentrionale (Vojvodina) contro Kosovo, Macedonia e Bosnia Erzegovina. «Intanto cresceva il malcontento da parte delle repubbliche più ricche per gli ‘aiuti’ da fornire alle aree depresse, e al contempo quest’ultime si sentivano fortemente penalizzate dallo Stato centrale». Tutta benzina per l’estremismo nazionalista, che dal 1981 «ha messo in moto un infernale meccanismo a catena», dalla secessione della Slovenia alle altre spinte centrifughe, spesso appoggiate dall’estero. Le somiglianze con l’Europa di oggi sono vertiginose: defunto il collante ideologico (là il comunismo, da noi l’europeismo), ecco il boom della disoccupazione e la via di fuga dell’emigrazione di massa, mentre le misure attuate per “saldare il debito” (con l’Occidente) anche nel caso jugoslavo furono attuate a spese del welfare. Identica la ricetta del Fmi: riforme strutturali per tagliare lo stato sociale, liberalizzare i mercati e privatizzare l’economia.
«Ovviamente il malcontento delle repubbliche federate aumentò a dismisura: con l’avvento degli anni ’90 in pratica da un lato era crollata la fiducia nel socialismo jugoslavo e al contempo le forze nazionaliste divennero le principali formazioni politiche». Rilevante il risvolto bellicista: «Già nel ’91 sia agli sloveni che ai croati erano pervenute armi ed uniformi dai paesi occidentali», mentre «le rispettive autorità locali votavano l’indipendenza e si rifiutavano di pagare i tributi allo Stato jugoslavo». Epicentro dello scontro: la Croazia, che ospitava migliaia di serbi. «L’Occidente come sappiamo decise chi appoggiare e chi combattere, ma soprattutto chi criminalizzare e chi invece ergere a paladino della libertà», fino al sanguinoso epilogo bosniaco. «Le analogie con la situazione europea sono troppe: volendo fare fantastoria mi chiederei fino a che punto un domani la Germania potrebbe accettare che Milosevicpezzi dell’Unione Europea si proclamino indipendenti da essa, e fino a che punto queste rotture potrebbero essere pacifiche», scrive Bonfiglio.
Già allora, Berlino non rimase a guardare: appoggiò il separatismo croato, mentre gli Usa demonizzavano Milosevic ignorando le analoghe responsabilità degli avversari della Serbia. Intanto, alcuni Stati europei non si limitarono solo a favorire apertamente il separatismo secessionista, «ma cercarono chiaramente di distruggere lo Stato jugoslavo con misure chiaramente discriminatorie da un punto di vista economico», aggravando così l’impatto dell’ingerenza Usa anche in Italia, dove il crollo del sistema albanese-kosovaro ha rappresentato «un evidente problema sociale, criminale e di stabilità», sul versante adriatico. Sullo sfondo, già allora, dietro all’alibi delle “guerre umanitarie” c’erano «interessi più pragmatici, ossia il controllo dei corridoi petroliferi che collegano Caucaso e Mar Caspio all’Europa meridionale».
Morale: «Il caso balcanico rappresenta il fallimento dell’Occidente, della sua presunta capacità di poter arbitrare i conflitti», e inoltre esprime anche «la fine dell’idea che le società multiculturali possano sempre vivere in pace», specie se una superpotenza come gli Usa «non mira al bene degli europei, ma li usa soltanto ai suoi scopi». E’ ovvio, aggiunge Bonfiglio, che gli Usa hanno esteso negli anni ’90 ai Balcani la propria area di influenza geopolitica: «Nulla di quello che è avvenuto durante l’“intervento umanitario” in realtà ha a che fare con gli interessi dei paesi europei», a partire dall’Albania odierna, «nuovo zelante alleato dell’America dall’economia poco trasparente». Per Bonfiglio, la realtà è evidente: «Quello che non sono riusciti a fare durante tutta la guerra fredda, gli Usa sono riusciti a farlo con la caduta di Milosevic, cioè far diventare i Balcani l’ennesima zona sotto il proprio controllo». Come illudersi, dunque, che le guerre balcaniche non siano un pericoloso precedente per la possibile evoluzione del disfacimento dell’Unione Europea? Se prevarranno le spinte centrifughe, gli “attori esterni” non resteranno certo alla finestra.
Posted by Presidenza on 29 Gennaio 2014
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La visita in Sardegna dell’esponente dello Stato straniero nemico italiano era assolutamente sgradita e senza alcun accreditamento fatto pervenire al Governo Sardo Provvisorio e quindi in palese trasgressione al Monito e Diffida che questo MLNS inoltrò in data 20 agosto 2012 alla Presidenza della Repubblica italiana, alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, al Ministero degli Interni e p.c. alla sede O.N.U. di Ginevra e alla Corte Europea dei Diritti Umani di Strasburgo.
Questo iniziativa, sfrontata e imprudente, integra pertanto a tutti gli effetti un vero e proprio illecito internazionale, nonché una violazione al suddetto Monito e Diffida. Risulta essere quindi un grave atto di provocazione.
Mi viene spontanea una considerazione…..ma le scimmie (e non lo dico perché è nera ma perché effettivamente ricorda un macaco) una volta non stavano sugli alberi ?
Certo che l’Italia deve essere proprio alla frutta per mettersene addirittura una nella squadra di governo !!!
Sergio Pes (Presidente MLNS e GSP)
Durante una recente visita in Sardegna ha notato il simbolo della regione con i quattro mori e dopo varie valutazioni ha ieri mattina esternato il fatto che :”tale bandiera non ha motivo di esistere sia per motivi storici che per questioni di political correct” e ha continuato rimarcando : ” questo simbolo che i sardi usano come bandiera,è una cosa vergognosa ,ritengo sia impossibile che ancora nessuno abbia provveduto a correggere questo scempio razzista , i sardi hanno ben altre cose da rappresentare nella loro bandiera , tutte le loro bellezze naturali figurerebbero molto meglio in un simbolo regionale “la Ministra ha poi continuato : “sara’ mia priorita’ riuscire ad avere quanto prima un incontro col Presidente dell’assemblea regionale per portare le dovute correzioni a questo disonore nazionale, in caso contrario mi vedro’ costretta anche a ricorrere all’Europa se è il caso”
Inutile aggiungere che noi tutti della redazione ,appoggiamo l’ennesima mossa della Ministra Kyenge per un’Italia migliore.