2013.12.21 – I quattordici punti di Woodrow Wilson

Posted by Presidenza on 21 Dicembre 2013
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I “Quattordici punti” (in inglese “Fourteen Points”) è il nome dato ad un discorso pronunciato dal presidenteWoodrow Wilson l’8 gennaio 1918 davanti al Senato degli Stati Uniti e contenente i propositi di Wilson stesso in merito all’ordine mondiale seguente la prima guerra mondiale, basati su appunto quattordici principi di base.

In un quadro globale nel quale gli Stati Uniti, protetti dalla vastità di due oceani e già all’epoca prima potenza economica mondiale, si delineavano come unica potenza rimasta di fatto immune dalla catastrofe della guerra, Wilson intendeva promuovere una “pace senza vincitori”, poiché era convinto che una pace imposta con la forza ai vinti avrebbe contenuto in sé gli elementi di un’altra guerra.

Doveva trattarsi di una pace basata sull’eguaglianza delle nazioni, sull’autogoverno dei popoli, sulla libertà dei mari, su una riduzione generalizzata degli armamenti.

La diplomazia “segreta” doveva essere abbandonata. Gli accordi segreti tra potenze avevano infatti caratterizzato buona parte dei passaggi chiave della politica estera negli ultimi decenni; tale stato di cose – noto ai governi, ma ignoto alla pubblica opinione – era stato clamorosamente smascherato poco prima dai bolscevichi i quali, appena giunti al potere in Russia, avevano pubblicato i patti segreti intercorsi tra lo zar deposto e altre potenze dell’Intesa – tra i quali il “Patto di Londra” – nei quali era «prefigurato il futuro dell’Europa e del Medio Oriente con una stupefacente mancanza di riguardo per i desideri o addirittura per gli interessi delle popolazioni delle varie regioni»[1].

Bisognava, infine, costituire una lega perpetua di tutte le nazioni pacifiche e indipendenti.

Il princìpio di nazionalità – popolarmente rivisitato con il nome di “autodeterminazione dei popoli” – fu la base per la costruzione dell’Europa democratica e degli Stati nazionali. Tali princìpi furono applicati soprattutto all’Europa orientale e al Medio oriente, per riempire il vuoto lasciato dal crollo simultaneo dei tre grandi imperi multi-etnici (quello Russo, quello Asburgico e quello Ottomano), in un processo che può essersi ritenuto concluso solo con la dissoluzione dell’ex Jugoslavia. Tuttavia, data la complessità etnica del continente, esso fu anche impropriamente utilizzato come pretesto per vere e proprie pulizie etniche e per la preparazione di nuove guerre, come la Seconda guerra mondiale e i conflitti che hanno insanguinato il Medio oriente, nel corso del XX secolo[2].

I 14 punti

  1. Pubblici trattati di pace, stabiliti pubblicamente e dopo i quali non vi siano più intese internazionali particolari di alcun genere, ma solo una diplomazia che proceda sempre francamente e in piena pubblicità.
  2. Assoluta libertà di navigazione per mare, fuori delle acque territoriali, così in pace come in guerra, eccetto i casi nei quali i mari saranno chiusi in tutto o in parte da un’azione internazionale, diretta ad imporre il rispetto delle convenzioni internazionali.
  3. Soppressione, per quanto è possibile, di tutte le barriere economiche ed eguaglianza di trattamento in materia commerciale per tutte le nazioni che consentano alla pace, e si associno per mantenerla.
  4. Scambio di efficaci garanzie che gli armamenti dei singoli stati saranno ridotti al minimo compatibile con la sicurezza interna.
  5. Regolamento liberamente dibattuto con spirito largo e assolutamente imparziale di tutte le rivendicazioni coloniali, fondato sulla stretta osservanza del principio che nel risolvere il problema della sovranità gli interessi delle popolazioni in causa abbiano lo stesso peso delle ragionevoli richieste dei governi, i cui titoli debbono essere stabiliti.
  6. Evacuazione di tutti i territori russi e regolamento di tutte le questioni che riguardano la Russia senza ostacoli e senza imbarazzo per la determinazione indipendente del suo sviluppo politico e sociale e assicurarle amicizia, qualsiasi forma di governo essa abbia scelto. Il trattamento accordato alla Russia dalle nazioni sorelle nel corso dei prossimi mesi sarà anche la pietra di paragone della buona volontà, della comprensione dei bisogni della Russia, astrazion fatta dai propri interessi, la prova della loro simpatia intelligente e generosa.
  7. Il Belgio – e tutto il mondo sarà di una sola opinione su questo punto – dovrà essere evacuato e restaurato, senza alcun tentativo per limitarne l’indipendenza di cui gode al pari delle altre nazioni libere.
  8. Il territorio della Francia dovrà essere completamente liberato e le parti invase restaurate. Il torto fatto alla Francia dalla Prussia nel 1871, a proposito dell’Alsazia–Lorena, torto che ha compromesso la pace del mondo per quasi 50 anni, deve essere riparato affinché la pace possa essere assicurata di nuovo nell’interesse di tutti.
  9. Una rettifica delle frontiere italiane dovrà essere fatta secondo le linee di demarcazione chiaramente riconoscibili tra le nazionalità.
  10. Ai popoli dell’Austria–Ungheria, alla quale noi desideriamo di assicurare un posto tra le nazioni, deve essere accordata la più ampia possibilità per il loro sviluppo autonomo.
  11. La Romania, la Serbia ed il Montenegro dovranno essere evacuati, i territori occupati dovranno essere restaurati; alla Serbia sarà accordato un libero e sicuro accesso al mare, e le relazioni specifiche di alcuni stati balcanici dovranno essere stabilite da un amichevole scambio di vedute, tenendo conto delle somiglianze e delle differenze di nazionalità che la storia ha creato, e dovranno essere fissate garanzie internazionali dell’indipendenza politica ed economica e dell’integrità territoriale di alcuni stati balcanici.
  12. Alle regioni turche dell’attuale impero ottomano dovrà essere assicurata una sovranità non contestata, ma alle altre nazionalità, che ora sono sotto il giogo turco, si dovranno garantire un’assoluta sicurezza d’esistenza e la piena possibilità di uno sviluppo autonomo e senza ostacoli. I Dardanelli dovranno rimanere aperti al libero passaggio delle navi mercantili di tutte le nazioni sotto la protezione di garanzie internazionali.
  13. Dovrà essere creato uno stato indipendente polacco, che si estenderà sui territori abitati da popolazioni indiscutibilmente polacche; gli dovrà essere assicurato un libero e indipendente accesso al mare, e la sua indipendenza politica ed economica, la sua integrità dovranno essere garantite da convenzioni internazionali.
  14. Dovrà essere creata un’associazione delle nazioni, in virtù di convenzioni formali, allo scopo di promuovere a tutti gli stati, grandi e piccoli indistintamente, mutue garanzie d’indipendenza e di integrità territoriale.

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In vigore dal primo gennaio prossimo, l’applicazione della normativa potrebbe slittare di qualche mese. Molte le lacune, anche informative, da compensare

18-12-2013

Manlio Cafiero

Il primo gennaio 2014 scatta l’obbligo per gli agricoltori di applicare la difesa integrata. In pochi, per la verità, ne sono a conoscenza e nemmeno è chiaro come verranno effettuati i controlli.  L’applicazione della normativa potrebbe essere rimandata di qualche mese; ecco, intanto, un breve cenno su cosa potrebbe cambiare per gli agricoltori con l’inizio del nuovo anno.

Brevi cenni normativi. Seguendo quanto espresso dal Regolamento (CE) n. 1107/2009 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 21 ottobre 2009,  che ha istituito un “quadro per l’azione comunitaria ai fini di un utilizzo sostenibile dei pesticidi”, il primo gennaio entrerà in vigore l’obbligo per gli agricoltori di adottare metodi di difesa integrata. In Italia,  il Decreto Legislativo n. 150 del 14 agosto 2012 è l’attuazione della Direttiva 2009/128/CE. In riferimento all’art. 1, 3, 14 e all’allegato III della di tale direttiva e agli articoli 18, 19, 20 e 21 e dell’allegato III del Dlgs. 150/2012, viene ripreso il concetto di agricoltura sostenibile attraverso la promozione di tecniche colturali integrate e di approcci alternativi alla difesa chimica. La difesa integrata, secondo la norma, sta chiusa negli 8 punti citati nell’allegato III:

1. Uso di tecniche integrative (mezzi agronomici, genetici, igienici, impiego di organismi utili);

2. Monitoraggio, previsione e allertamenti;

3. Soglie di intervento territoriali;

4. Priorità ove possibile a mezzi biologici, fisici;

5. P.F. selettivi e a minor rischio possibile;

6. Dosi ridotte, ridotto n° di trattamenti per limitare l’insorgenza di resistenze;

7. Diversificazione delle s.a. per limitare l’insorgenza di resistenze (diverso meccanismo d’azione);

8. Verifica del grado di successo delle strategie impiegate;

Tutela ambientale e riduzione degli agrofarmaci. Nel PAN (Piano di Azione Nazionale), il vero volano applicativo della legge, realizzato dal governo italiano, questa norma assume il titolo di “Strategie fitosanitarie sostenibili”, che include la difesa integrata e la difesa biologica. Gli obiettivi primari sono la tutela dell’ambiente, degli operatori e dei consumatori, unita alla protezione della biodiversità attraverso la riduzione dell’utilizzo di agrofarmaci. L’applicazione della difesa integrata obbligatoria prevede l’adozione di tecniche di prevenzione, contenimento e lotta alle infestanti, l’utilizzo di mezzi biologici contro i parassiti e l’uso di agrofarmaci che presentino una minore pericolosità per l’uomo e per l’ambiente.

PAC, ministeri e Regioni. Le linee guida per la difesa integrata, la realizzazione di modelli da seguire e la parte informativa sono un compito dei relativi ministeri di ogni paese membro. Molto cambierà anche nei prodotti disponibili, ed è stato necessario aggiornare la banca dati degli agrofarmaci. Le regioni avranno il compito di ricevere le disposizioni ministeriali, attuando i Piani di Azione Regionali (PAR), attivare i sistemi di divulgazione per le aziende e attivare delle strutture territoriali per organizzare l’assistenza tecnica sulla difesa fitosanitaria, anche grazie al supporto della nuova PAC 2014-2020 sosterrà la consulenza tecnica dei professionisti.

Informazioni per le aziende. Le aziende agricole dovranno farsi carico di tutti gli obblighi legislativi riguardanti le limitazioni del numero e delle tipologie di interventi e dei volumi di adacquamento e le osservanze delle soglie di intervento previste dalla difesa integrata. Per loro sarà possibile aderire al marchio di qualità SQNPI (Sistema di Qualità Nazionale di Produzione Integrata) e in tal caso gli agricoltori dovranno tenere fede a disciplinari ben precisi. Gli agricoltori dovranno avere accesso a una vera e propria rete informativa che li aggiorna su dati meteorologici, tempi di rientro e bollettini informativi. 

Molti degli obiettivi indicati dal PAN richiederanno ingenti risorse economiche specificamente finalizzate a coprire i costi, che si annunciano rilevanti. Sono stati rilevate perplessità sulla disponibilità di tali risorse. I problemi di applicazione del decreto legislativo sono anche derivati da una mancanza di comunicazione e coordinazione sul territorio.  La difesa integrata obbligatoria potrebbe mutare il panorama generale di gestione dell’agricoltura ma, al momento, sono davvero pochissimi coloro a conoscenza di ciò che sta accadendo. 

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d i SALVATORE ANTONACI

La presentazione ufficiale del “Libro Bianco sull’indipendenza”, il corposo documento con il quale il governo scozzese ha ufficialmente lanciata la lunga volata verso il voto referendario del settembre 2014, non è passata senza conseguenze nelle analisi dei principali sondaggisti britannici.

L’istituto Ipsos-Mori, ad esempio, rileva un’avanzata importante del fronte separatista (dal 31% di settembre al 34 attuale) a fronte di un calo dei contrari al distacco (55% contro 57). Ancora un divario assai ampio, come si può constatare, ma, se il trend degli ultimi giorni fosse confermato da ulteriori risultati, la partita sarebbe tutt’altro che decisa. Per intanto è interessante notare come dallo stesso studio emerga la frattura netta fra le zone meno prospere  ed i più importanti centri abitati: avanti i Sì nelle prime, in netto vantaggio gli unionisti nei secondi. Materia sulla quale lavorare per gli strateghi di ambedue gli schieramenti alla ricerca disperata di un colpo ad effetto che possa riuscire ad affossare l’avversario. Vanno in questa direzione anche due polemiche sorte ad interrompere l’esordio sonnacchioso del match.

Better Together, il comitato pro-britannico, ha accusato il Premier  scozzese Salmond ed i suoi collaboratori di irresponsabile dilettantismo adducendo a motivo l’eventuale perdita dei sostanziosi investimenti pubblici (circa 4 miliardi di sterline annui) che il Regno Unito assicura alla Scozia tramite il meccanismo di perequazione finanziaria noto come “formula Bennett”, dal nome del ministro cui si deve questo strumento di programmazione economica studiato, alla fine degli anni ’70, per venire incontro alle difficoltà delle regioni periferiche (oltre alla Scozia, Galles ed Ulster). Tutto verrebbe vanificato da un voto per la sovranità scozzese, affermano quelli di B.T. La replica di “Yes Scotland” non si è fatta attendere: l’attacco sarebbe solo un paravento finalizzato a mascherare la precisa volontà  di tagliare drasticamente i fondi da parte di Londra;la Scozia non avrebbe così nulla da perdere dall’auspicato divorzio visto che tutto è stato già deciso a livello centrale…

Ad accendere ulteriormente le polveri  ha pensato Alex Mosson, un pezzo grosso dei laburisti scozzesi, compagine egemone da queste parti prima dell’avvento dello SNP, chiamando i suoi colleghi di partito “ad aprire gli occhi” di fronte all’evidenza che la campagna per il no si è trasformata in “una macchina propagandista al servizio dei conservatori”. Parole durissime suffragate dalle rivelazioni dello stesso comitato per il no che ha svelato la presenza, tra le proprie fila, di ricchi finanziatori dalle note simpatie tory oltreché, addirittura, in relazione con i servizi britannici (MI6) e con importanti banche quali  Deutsche Bank. Quanto basta per far salire su tutte le furie l’ala sindacale legata al Labour ed, infatti, a stretto giro di posta è giunta la clamorosa reazione della GMB, una delle union più importanti affiliate al partito, che ha deciso il boicottaggio di ogni presente e futura iniziativa di Better Together.

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2013.12.17 – Nell’isola arriveranno le armi chimiche della Siria

Posted by Presidenza on 17 Dicembre 2013
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L’allarme di Gian Piero Scanu: «L’isola è tra le due regioni in cui potrebbe approdare l’arsenale di Damasco»

di Luca Rojch

17 dicembre 2013

 

SASSARI. Le armi chimiche della Siria fanno rotta verso la Sardegna. L’isola è tra le due regioni che potrebbero accogliere le navi danesi e norvegesi che trasportano i 150 container carichi dell’arsenale chimico siriano. Nessuna spy story. Tutto autorizzato. Dai cargo le sostanze altamente tossiche, 1300 tonnellate, saranno trasferite sulla Cape Ray, una super nave della marina americana. I porti individuati sono tra la Sicilia e la Sardegna. A dare la disponibilità dell’Italia a fare da base per il trasbordo dell’arsenale è il governo. La conferma diretta l’ha data il ministro degli Esteri Emma Bonino. «La scelta sarà fatta dall’Opac, l’Organizzazione per la distruzione delle armi chimiche, sulla base di tre elementi, il pescaggio, la capienza del porto e la lontananza da un grosso centro abitato».

Ma la decisione del governo ha fatto già scattare l’allarme. Preoccupatissimo il deputato del Pd Gian Piero Scanu. «Presenterò subito una interrogazione urgente – dichiara –. Ci sono troppi elementi oscuri intorno a questa vicenda. Non è accettabile che la Sardegna possa diventare un punto in cui ci sia il passaggio di armi chimiche. La mia attenzione è rivolta anche alla Sicilia, un’altra delle regioni che rischiano di ospitare l’arsenale di Damasco. La conferma mi è arrivata dalla Farnesina. Tra le altre cose non è chiaro quale sarà la destinazione delle armi. Non è chiaro se verranno distrutte in acque internazionali o nella base americana di Norfolk, in Virginia. In ogni caso prima di autorizzare qualsiasi passaggio delle armi in Italia si devono avere certezze. Per questo i ministeri della Difesa, dell’Ambiente e delle Infrastrutture dovranno fornire notizie precise». Il governo dà alcuni dettagli. Le componenti più pericolose delle armi chimiche siriane arriveranno in un porto non militare. A scegliere la località saranno i tecnici dell’Opac. «Sarà una decisione tecnica – specifica il ministro Bonino – e non politica».

Fonti dell’organizzazione dell’Aja fanno capire che il cerchio si è già stretto intorno a tre scali. L’operazione prevede il trasbordo sulla nave americana Cape Ray, attrezzata con speciali macchinari che riescono a smaltire i precursori. Sono le sostanze chimiche che liberano i gas più pericolosi quando vengono mescolate tra loro. L’iter del passaggio da una nave all’altra dei 150 container durerà da 24 a 48 ore. È stata fissata nella seconda metà di gennaio la finestra di tempo entro cui avverrà l’operazione. La risoluzione Onu prevede che le armi chimiche lascino la Siria entro il 31 dicembre. Ma ora parte la mobilitazione per evitare che in Sardegna arrivino le navi. «Prima di qualsiasi via libera –conclude Scanu –, dobbiamo avere garanzie assolute sulle operazioni che devono essere fatte».

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Solita vecchia storia. Un uomo si permette di contrastare le lobby massoniche-bancarie e l’usura internazionale e gli capitano strani incidenti…..

16 dicembre, 2013

Il Convoglio del primo Ministro Ungherese Viktor Orban, coinvolto in uno strano incidente in Romania

Paura e Tensione in tutta Europa per il paladino della sovranità nazionale ungherese, difensore dei popoli e faro per centinaia di milioni di europei. L’Uomo che sta combattendo una dura battaglia per il diritto e la sovranità contro i poteri occulti masso-bancari e i falchi della finanza internazionale vivo per miracolo Attentato? La mente porta ad altri celebri casi analoghi

Convoglio di Viktor Orban, coinvolto in uno strano incidente

Budapest, Bucarest – Nelle scorse ore, un evento davvero inquietante e anomalo ha fatto tremate milioni di Ungheresi e cittadini europei: almeno quelli che hanno imparato ad amare un personaggio del calibro di Viktor Orban, il Primo Ministro ungherese dal 2012 impegnato nella dura lotta per la sovranità della sua Nazione – la gloriosa terra dei Magiari – contro lo strapotere delle lobby massonico-bancarie europee ed europeiste, la finanza e l’usura internazionale. Ma cosa è accaduto? Andiamo ai fatti: questo pomeriggio, in Romania, il convoglio che accompagnava Viktor Orbán, in viaggio verso la Balvanyos Summer University, con tanto di scorta (volanti della polizia rumena) ha subito un gravissimo incidente nel tratto di strada che collega le città di Kelementelke e Erdőszentgyörgy (vedi foto). L’auto con a bordo il Primo Ministro fortunatamente non è stata  coinvolta in maniera diretta nell’incidente. Ma solo per pura provvidenza! L’auto andata letteralmente distrutta, è stata infatti quella del Console Generale ungherese in Csíkszereda, nella quale viaggiavano anche il suo vice e tre funzionari dell’Ufficio del Primo Ministro. L’auto – particolare molto inquietante – viaggiava molto vicina a quella di Orban. Sarà stato un caso? Un errore di valutazione di un presunto attentatore? Un piano perfetto andato storto?

Un personaggio onesto e scomodo

I cinque membri dell’entourage del Primo Ministro sono stati trasportati d’urgenza in ospedale, in Romania. Gli investigatori sono già all’opera, ma le particolari dinamiche dell’incidente e le modalità con il quale esso si è sviluppato, hanno già fatto calare un velo di sospetti piuttosto pesante su una cerchia di personaggi, o quanto meno di ambienti “particolari”. Di certo Orban non è un uomo che lascia indifferenti: o lo si ama o lo si odia. E ultimamente in Europa la lista dei personaggi – specie di un certo rilievo – ai quali il custode della sovranità ungherese non andava – e non va – a genio è piuttosto nutrita. Per contro egli rappresenta un modello ed un esempio – quanto ad onestà e nobiltà morale – per milioni di cittadini ungheresi ed europei. Specie nel Sud Europa e in Italia.

La storia si ripete?

Purtroppo in queste ore i fantasmi ed i “sospetti” che si tratti di un attentato ad hoc, stanno aleggiando in maniera sempre più crescente su molti cittadini ungheresi, com’è per il sottoscritto (Andras Kovacs). Parlare di “caso” ci sembra davvero paradossale! Noi ungheresi abbiamo ancora davanti agli occhi e nella mente il caso “Alexander Dubcek“, cioè l’attentato perpetrato ai danni del leader emblematico, del 1968, emblema della Primavera di Praga, morto in uno strano incidente d’auto. Il pensiero non può che andare anche  ai fratelli Kennedy e all’incidente aereo in Russia, quando l’intera delegazione del governo polacco, trovò la morte, incluso il presidente Kacinsky. Ucciso, perchè evidentemente scomodo. Infatti, come molti dei lettori ricorderanno, dalla relazione degli investigatori emersero inquietanti particolari: tracce di esplosivo furono trovati sui frammenti dell’aereo polacco TU-154 che si schiantò misteriosamente il 10 aprile 2010 nei pressi di Smolensk. Oltre al presidente polacco Lech Kaczynski, morirono la moglie e altri 94 tra i migliori funzionari polacchi. All’epoca, il quotidiano polacco Rzeczpospolita scrisse di residui di TNT e nitroglicerina trovati su 30 dei posti a sedere dell’aereo.

I Casi Dubcek, Kennedy e Kaczynski

In molti credono ancora oggi che la Russia fosse stata dietro lo schianto dell’aereo. Il presidente Lech Kaczynski era espressione di un governo a trazione spiccatamente filo-americana, nonché uno dei più attivi promotori del piano missilistico di difesa del’ex Presidente Usa, George W. Bush, in Polonia. Un piano profondamente avversato dalla Russia. Molti teorici del complotto ad oggi sostengono l’esistenza di un video girato presumibilmente subito dopo lo schianto dell’aereo. Un video che sembrerebbe provare inequivocabilmente la teoria dell’attentato. Ma questa è un’altra storia.

Orban Sfugge alla Morte – Discorso alla Nazione sul Nuovo Ordine Mondiale

Tutti protagonisti ed uniti contro l’ultima grande minaccia mondiale – Chiamata alla Nazione. L’Uomo della Sovranità Nazionale non ha peli sulla lingua

Orban – Discorso alla Nazione, a poche ore dall’Attentato scampato

Budapest – Cari amici lettori, per chi non l’avesse ancora capito l’Europa sta vivendo il periodo più buio della sua millenaria storia… Il più buio anche perchè il piùoccultato e mistificato (quanto dissacrante ed asfissiante). Insomma viviamo in una prigione totale e molti ancora non se ne rendono conto, plagiati dai media di regime. Tutti i fantasmi che qualcuno pensava fossero stati fugati – sulla scia di testi di storia completamente distorti, falsi ed alterati – stanno prendendo corpo, e sotto le mentite spoglie di agnelli che lavorano per una presunta e miracolistica unificazione europea, i mostri e gli spettri più cupi del passato stanno tornando minacciosamente a galla per una sorta di attacco finale ai popoli. L’attentato – perchè di attentato si tratta! – a Viktor Orban, in tal senso, sembra essere unito a un doppio filo rosso con questa tesi, che qualcuno – erroneamente – bollerà come “complottista”, ma che alla fine è la pura e semplice realtà dei fatti. Negli ultimi giorni, non dimentichiamolo, in Ungheria era stato chiuso l’ufficio del Fondo Monetario Internazionale. Sarà stata una strana coincidenza? Per molti no! Sarà una strana coincidenza il fatto che il Bilderberg abbia affrontato il “problema Ungheria” nell’ultimo suo incontro? Mah!!! Certo, vietare gli OGM e puntare sullarinazionalizzazione della Banca Centrale non sono cose da poco! Che dite?

L’Incidente-Attentato

Come raccontato (vedi articolo in allegato – Venerdì 26 Luglio) nel pomeriggio di ieri, in Romania, il convoglio che accompagnava il Primo Ministro unhgherese Viktor Orbán, in viaggio verso la Balvanyos Summer University, con tanto di poliziotti rumeni a scorta del convoglio, ha subito un gravissimo incidente-attentato. Tra i feriti, il Console Generale ungherese in Csíkszereda, ed altri 4 “suoi fidati uomini”. Rimasto miracolosamente illeso il Premier.

L’Uomo della Sovranità

Ma l’uomo della sovranità e dell’indipendenza per antonomasia, l’uomo che ha osato – tra l’altro – come detto vietare i distruttivi OGM nel proprio Paese (e la voglia di trasferirsi a vivere in Ungheria a questo punto è davvero tanta, anche per chi scrive) l’uomo che è diventato un esempio e modello per centinaia di milioni di europei schiacciati, sviliti e distrutti dall’usura internazionae e dal golpe masso-mafioso dei poteri occulti che dominano l’Europa, nelle ultime ore ha preso la situazione di petto ed ha parlato alla Nazione in diretta TV. Senza alcun pelo sulla lingua Orban ha esordito parlando del Nuovo Ordine Mondiale e di cosa gli stati devono fare per liberarsi da questo diabolico cancro mondialista, proteso a distruggere non solo le nazioni e le costituzioni, ma le famiglie, “la Famiglia“, e gli stessi uomini. Come? Sovvertendo la natura e la società in nome del “progresso”; distruggendo il creato (vedi OGM, per l’appunto) e modificando lo stesso DNA umano; creando debiti fittizi ed inestinguibili e iniziando più o meno in tutto il mondo (vedi paradigma Siriano, per tutti), guerre senza fine e logica. Guerre spacciate per missioni di Pace e missioni per “l’esportazione della democrazia”. Cosiddette “primavere”. Più simili però a gelidi e taglienti Inverni.

L’Abbraccio con la Nazione – Tutti protagonisti, cittadini e idee

Ma Orban nell’occasione ha chiamato a raccolta tutta la Nazione, tutti gli Ungheresi di buona volontà, sono stati chiamati a dare il proprio contributo in termini pratici e di idee per contrastare il male assoluto che vuol distruggere e schiavizzare la Nazione, come fatto già con la Grecia ed in buona parte con Spagna, Portogallo, Irlanda, Cipro, Italia. Guardacaso le nazioni a più antica tradizione cristiana. Anche questo qualcuno lo chiama caso!? Orban, scampata la morte per miracolo, ha ammonito sul fatto che ogni idea proveniente dal popolo e dagli amici della nazione, dotata di senso pratico e spessore morale e/o legale sarà ben accetta per il governo e diventerà la protagonista principale delle sue politiche, per il bene del popolo. Una sorta di nuovo, fantastico e rivoluzionario modello di università a cielo aperto, libera e aperta come mai.

Lezione di Storia

Orban, nella sua compita e puntuale digressione sul pericolo ed il male concreto del Nuovo Ordine Mondiale in via di completamento ha affrontato il tema anche dal punto di vista storico, ricordando agli Ungheresi – accorsi per l’occasione da tutta la Nazione – come nel 1918 il percorso fu segnato dall’ascesa degli Stati Uniti e dal formarsi di nuovi equilibri mondiali, guidati da poteri occulti. Le Guerre mondiali – ha notato in pratica il Prermier – portarono all’instaurazione di un “Nuovo Mondo” in Europa. Non a caso – aggiungiamo – il 1943 fu l’anno del colpo di stato angloamericano ai danni dell’Italia (come raccontato negli ultimi articoli dedicati a MUOS ed F35 – vedi allegati),  ”Nel 1990 – ha poi continuato il Premier ungherese – l’impero sovietico ha cessato di esistere nel mondo bipolare e gli Stati Uniti si sono imposti all’Europa in una posizione dominante”. Per il vero – aggiungiamo – il golpe USA-CIA nel Vecchio Continente (come detto in più articoli – vedi allegato) iniziò con il Piano Kalergi, ancor prima della nascita dell’UE. Ma questa è una storia di cui già abbiamo detto. Orban nel suo intervento ha poi parlato di due principali difetti/errori (orrori)  fatali all’Europa di oggi: il centralismo europeista che ha preso in contropiede molti popoli che non immaginavano una tale deriva, nonché il sistema di moneta comune, apripista della cosiddetta “crisi”. Beh, non ci resta che gridare: “Forza Orban! Forza Ungheria! L’Italia e gli Italiani ora hanno un modello da seguire. E non esistono più alibi e mezze misure per nessuno! Né per la politica, né per la cosiddetta “antipolitica”. A buon intenditor…

Sergio Basile (Copyright © 2013 Qui Europa)

tratto da : (clicca qui)

 

2013.12.15 – Basta piangere !!!

Posted by Presidenza on 15 Dicembre 2013
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Ma è possibile che sia così difficile capire che queste proteste non hanno portato e mai porteranno niente di buono per la Nazione Sarda ?

E’ possibile che si continui a chiedere ad uno Stato che ci ha massacrato, e continua a farlo in maniera sempre più evidente, di dimostrare che anche noi esistiamo e che quindi meritiamo rispetto?

Non possiamo pretendere rispetto dagli altri se prima di tutto siamo noi a non rispettarci !

Quand’è che ci toglieremo le pezze dagli occhi e incominceremo a vedere le cose come stanno ?

Dov’è finito il fiero Popolo Sardo ? E’ rimasto ancora un briciolo di dignità ?

Continuiamo a piangere e a lamentarci senza però avere il coraggio di voler prendere in mano la situazione e  dimostrare che non abbiamo bisogno di uno stato parassita e razzista che ci umilia e ci priva della possibilità vivere dignitosamente.

Cosa vuol fare ora il Movimento artigiani e commercianti liberi del Sulcis ? Forse correre a Roma e piangere all’ombra di quel tricolore che ci hanno imposto ma che non ci appartiene ?

SIAMO SARDI, NON ITALIANI !

La nazionalità italiana ci è stata imposta con la forza !!!

Vogliamo capire che anziché continuare a belare dobbiamo reagire e tutti insieme incominciare a far capire che non siamo delle pecore ed iniziare a ribellarci ?

Incominciamo a non pagare nessuna tassa allo stato straniero occupante! Se lo fanno solo poche persone queste verranno massacrate dagli esattori italiani ma se saremo in tanti non potranno fare un accidente di niente !

Tutte le tasse, le imposte, le multe, le sanzioni e le condanne applicate dall’amministrazione dello stato italiano a un qualunque cittadino sardo sono illegittime, non dovuti e non rispettabili; sono atti che vengono imposti con la forza da uno Stato colonizzatore che sfrutta la paura dei Sardi !!!

Noi di MLNS stiamo lavorando per creare i servizi fondamentali per poterci autogovernare ……e cascasse il mondo ci riusciremo !!!

Se avessimo anche l’appoggio del Popolo Sardo questo obiettivo sarebbe già diventato realtà da un pezzo…..

Sergio PES (Presidente MLNS e GSP)

Gli artigiani e commercianti del Sulcis:
“Sì alla protesta, il 18 saremo a Roma”

Una protesta del Movimento artigiani e commercianti liberi

Sabato 14 dicembre 2013

Trasferta a Roma il 18 dicembre per i rappresentanti del Movimento artigiani e commercianti liberi del Sulcis Iglesiente che formalizzeranno il loro sostegno alla protesta dei forconi. Lo annuncia Ivan Garau, leader e portavoce del movimento che recentemente ha costituito anche la Consulta. “Mercoledì conosceremo anche i leader e i rappresentanti del movimento Io Cambio – spiega – al quale anche noi aderiamo manifestando le nostre ragioni. In quell’occasione formalizzeremo il nostro sostegno al movimento dei forconi”.

tratto da : (clicca qui)