2013.12.07 – H.A.A.R.P: guerra USA al pianeta terra

Posted by Presidenza on 7 Dicembre 2013
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HAARP mobile – foto Nasa

 

Estratto di una Relazione del Parlamento Europeo (14 gennaio 1999):

Stretto di Messina – foto Tonino San Fedele

“HAARP – Un sistema di armamenti con effetti devastanti sul clima

Il 5 febbraio 1998 la sottocommissione “Sicurezza e disarmo” del Parlamento europeo tenne un’audizione in cui si parlò anche di HAARP. Benché invitati, i rappresentanti della NATO e degli USA preferirono non partecipare. La commissione deplora che gli USA non abbiano inviato nessuno all’audizione e non abbiano approfittato dell’occasione per commentare il materiale presentato (22).

Strasburgo – foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)

Strasburgo – foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)

Gilan a Strasburgo – foto Gittof (tutti i diritti riservati)

HAARP, il programma di ricerca sulle radiazioni ad alta frequenza (High Frequency Active Auroral Research Project) è condotto congiuntamente dall’aeronautica militare e dalla marina militare americane e dall’Istituto di geofisica dell’Università dell’Alaska di Fairbanks. Progetti analoghi vengono condotti addirittura in Norvegia, probabilmente in Antartide, ma anche nell’ex Unione Sovietica (23). 

HAARP è un progetto di ricerca in cui, attraverso impianti basati a terra e una serie di antenne, ciascuna alimentata da un proprio trasmettitore, si riscaldano con potenti onde radio parti della ionosfera (24). L’energia così generata riscalda talune parti della ionosfera provocando buchi e lenti artificiali.

Lo HAARP può essere impiegato per molti scopi. Manipolando le proprietà elettriche dell’atmosfera si diventa in grado di porre sotto controllo forze immani. Facendovi ricorso quale arma militare, le conseguenze potrebbero essere devastanti per il nemico. Attraverso HAARP è possibile convogliare in una zona prestabilita energia milioni di volte più intensa di quella che sarebbe possibile inviare con qualsiasi altro trasmettitore tradizionale. L’energia può anche essere indirizzata verso un obiettivo mobile, per cui si potrebbe applicare anche contro i missili del nemico.

Il progetto consente anche di migliorare le comunicazioni con i sommergibili e di manipolare la situazione meteorologica globale. Ma è possibile anche il contrario, cioè disturbare le comunicazioni. Manipolando la ionosfera è possibile ostacolare le comunicazioni globali facendo però arrivare a destinazione le proprie. Un’altra applicazione del sistema è quella di scandagliare a raggi X la terra per vari chilometri di profondità (con un’apposita tomografia a effetto penetrante) per esplorare campi di petrolio e di gas, ma anche attrezzature militari sotterranee. Radar in grado di vedere oltre l’orizzonte e di definire gli oggetti a grande distanza sono un’altra delle applicazioni del sistema HAARP. Ciò consente di individuare gli oggetti in arrivo da dietro la curvatura del pianeta.

HAARP mobile – foto NASA

A partire dagli anni ’50 gli Stati Uniti hanno effettuato esplosioni di materiale nucleare nelle fasce di Van Allen (25) per sondare gli effetti delle esplosioni atomiche ad un’altezza così elevata sulle trasmissioni radio e le operazioni radar in virtù dell’intenso impulso elettromagnetico scatenato dalle deflagrazioni. Esse crearono nuove fasce di radiazione magnetica comprendenti quasi tutta la terra. Gli elettroni correvano lungo linee di campo magnetiche creando un’aurora boreale artificiale sopra il Polo Nord. Con questi test militari si rischia seriamente di danneggiare per molto tempo la fascia di Van Allen. Il campo magnetico terrestre può essere distrutto in vaste aree impedendo le comunicazioni via radio. 

Gargano (dicembre 2009): capodoglio – foto Gianni Lannes (tutti i diritti riservati)

Secondo scienziati americani ci vorranno probabilmente molte centinaia di anni prima che la fascia di Van Allen si stabilizzi nella sua posizione normale. Il sistema HAARP può provocare mutamenti delle costanti meteorologiche. Esso può anche influenzare tutto l’ecosistema, soprattutto nella sensibile area antartica.

Un’ulteriore seria conseguenza del sistema HAARP sono i buchi ionosferici causati dalle potenti onde radio inviate. La ionosfera ci protegge dalle radiazioni provenienti dal cosmo. Si spera che i buchi giungano a riempirsi nuovamente, ma le esperienze compiute con i mutamenti dello strato di ozono puntano in direzione contraria. Ciò significa che esistono buchi non indifferenti nella fascia protettiva della ionosfera.

A causa delle sue notevoli ripercussioni sull’ambiente, HAARP è una questione che riguarda tutto il mondo e bisogna anche chiedersi se i vantaggi di sistemi del genere controbilancino effettivamente i rischi. Le conseguenze ecologiche ed etiche vanno analizzate approfonditamente prima di qualsiasi altra ricerca e sperimentazione. HAARP è un progetto quasi totalmente sconosciuto all’opinione pubblica, ed è importante aumentare la consapevolezza di quest’ultima in proposito.

HAARP è il proseguimento di cinquant’anni di ricerca spaziale intensiva di chiaro stampo militare, portata avanti anche nel quadro delle “guerre stellari” per il controllo delle fasce più alte dell’atmosfera e delle comunicazioni. Tale ricerca va considerata seriamente nociva per l’ambiente, con conseguenze incalcolabili per la vita umana. Nessuno è oggi in grado di dire con sicurezza quali possono essere le conseguenze di HAARP. La cultura della segretezza nell’ambito della ricerca militare dev’essere combattuta. E’ necessario promuovere il diritto alla trasparenza e alla verifica democratica dei progetti di ricerca militari, come pure il controllo parlamentare.

internazionali indipendenti. Vanno inoltre elaborati altri accordi internazionali tesi a proteggere l’ambiente da inutili devastazioni in caso di guerra.

Tutta una serie di atti normativi internazionali (“Convenzione sul divieto dell’utilizzo a scopi militari ad altri scopi ostili delle tecniche di modificazione dell’ambiente”, “The Antarctic Treaty”, “Trattato recante principî per il comportamento degli Stati nell’esplorazione dello spazio esterno, compresi la luna e gli altri corpi celesti” e la Convenzione dell’ONU sulle leggi del mare) fanno risultare HAARP assai dubbio non soltanto dal punto di vista umano e politico, ma anche da quello giuridico. 

Il trattato sull’Antartide prevede che l’Antartide possa essere utilizzata unicamente a scopi pacifici(26). Ciò potrebbe anche significare che HAARP rappresenta una violazione del diritto internazionale. Tutte le conseguenze dei nuovi sistemi di armamenti devono essere valutate da organismi

Impatto ambientale delle attività militari

 Non sono soltanto i sistemi di armamenti, ma anche in generale tutte le attività militari ad avere una qualche forma di impatto ambientale, anche le esercitazioni realizzate in tempo di pace. Tuttavia, nel discutere del degrado ambientale, il ruolo delle forze armate in generale non è mai stato toccato, essendo stato criticato soltanto l’impatto ambientale della società civile. Vi sono almeno due spiegazioni per questo(27). Le attività militari sono più complicate da discutere a causa della loro segretezza ed è difficile controbattere con motivazioni ambientali l’interesse supremo di una nazione che è la sua sicurezza e la sua difesa. Oggidì tuttavia, visto il carattere di grave minaccia alla sicurezza delle catastrofi ambientali e naturali, queste argomentazioni risultano più dubbie.

 In tempo di pace le forze armate si addestrano ad esercitare compiti tipici dei periodi di guerra in condizioni quanto più realistiche possibile. Le esercitazioni vengono pertanto realizzate in condizioni analoghe a quelle di una guerra, ciò che comporta grandi sollecitazioni sull’ambiente, come dimostrano ad esempio il ritiro delle truppe sovietiche e l’abbandono delle basi militari nell’Europa centrale e dell’Est che hanno lasciato notevoli tracce sull’ambiente locale. 

 Le esercitazioni militari comportano notevoli danni al paesaggio e alla fauna. Le esercitazioni di truppe espongono notevoli superfici di terreno a un degrado ambientale non indifferente. I campi di tiro dell’artiglieria e i siti di lancio dei missili tattici tendono a occupare vastissime superfici a scopi militari. Anche la produzione di materiale bellico e l’industria dei prodotti militari causano notevoli problemi ambientali.

 Le forze armate sono responsabili dell’emissione di svariati gas che hanno un’influenza sul clima, innanzitutto biossido di carbonio, ma anche della combustione di combustibili fossili e dell’emissione di freon, responsabile dell’assottigliamento dello strato di ozono (28). 

 L’utilizzo di combustibili per l’aeronautica rappresenta una notevole fonte di emissioni di sostanze acidificanti, come ossidi di azoto e ossido di zolfo. Le forze armate sono responsabili di gran parte dei consumi totali dei combustibili per l’aeronautica e sono responsabili di grandissima parte delle emissioni complessive degli aerei(29). 

 Un impatto particolarmente nocivo sull’ambiente è quello degli aeroplani d’alta quota e dei missili, tanto sotto forma di inquinamento acustico che di emissioni gassose. Tutti i missili alimentati a combustibile solido emettono enormi quantità di acido cloridrico e ogni volo di una navicella spaziale rilascia circa 75 tonnellate di cloro altamente nocivo per l’ozono. Ma anche l’inquinamento acustico provocato dalle esercitazioni militari con l’impiego di munizioni di grosso calibro può provocare disturbi all’ambiente.

Con le esercitazioni di tiro la natura viene inquinata dall’emissione di metalli. Molto spesso viene impiegato un gran numero di munizioni di piccolo calibro contenenti piombo, per cui notevoli quantitativi di questo metallo vengono dispersi nella natura. Non si dispone purtroppo di informazioni complessive circa il consumo dei metalli.

 Le conseguenze del disarmo sotto forma di problemi ambientali sono state messe in risalto soltanto di recente. Ogni anno vengono distrutti grossi quantitativi di sostanze esplosive, la maggior parte dei quali per via industriale. Certe munizioni non possono per vari motivi essere distrutte in questo modo ma devono essere fatte esplodere. Questo smantellamento è certamente necessario e positivo, ma il processo andrebbe portato avanti in modo compatibile con l’ambiente. Occorre mettere a punto una tecnologia valida e compatibile con l’ambiente per la distruzione degli armamenti…”.

riferimenti:

 

http://www.europarl.europa.eu/sides/getDoc.do?pubRef=-//EP//TEXT+REPORT+A4-1999-0005+0+DOC+XML+V0//IT

 

http://www.europarl.europa.eu/sides/getDoc.do?pubRef=-//EP//TEXT+REPORT+A4-1999-0005+0+DOC+XML+V0//ES

 

http://www.europarl.europa.eu/sides/getDoc.do?pubRef=-//EP//TEXT+REPORT+A4-1999-0005+0+DOC+XML+V0//FR

 

http://www.europarl.europa.eu/sides/getDoc.do?pubRef=-//EP//TEXT+REPORT+A4-1999-0005+0+DOC+XML+V0//EN

 

 http://www.haarp.alaska.edu/

http://cnt.rm.ingv.it/

http://iside.rm.ingv.it/iside/standard/index.jsp

http://cnt.rm.ingv.it/earthquakes_map.html

 

 http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/search?q=haarp

http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/2013/07/stato-di-guerra-in-italia-le-follie.html

http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/search?q=direttiva+2013 

http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/search?q=terremoto

 http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/2013/07/armi-segrete-per-terremoti-e-tsunami.html

tratto da : (clicca qui)


 

Madiba ci ha lasciato ma i suoi insegnamenti non moriranno mai.

E’ stato un esempio di onestà, di libertà e di fedeltà ai principi di uguaglianza di tutti gli esseri umani.

Ciò che ha fatto resterà sempre indelebile nella memoria di tutti i popoli che anelano alla libertà, una libertà cercata nel segno della fratellanza e della non violenza.

Il Movimentu de Liberatzioni Natzionali Sardu e le sue istituzioni di Guvernu Sardu Provvisoriu esprimono al Governo della Repubblica Sudafricana, al Popolo sudafricano e alla famiglia la sua vicinanza e cordoglio in nome di tutto il Popolo Sardo.

Sergio PES (Presidente MLNS e GSP)im

2013.12.05 – Nelson Mandela è morto

Posted by Presidenza on 5 Dicembre 2013
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Madiba, il leader sudafricano simbolo della lotta all’apartheid e premio Nobel per la pace, si è spento oggi all’età di 95 anni. Il ricordo di Wired

Il suo secondo nome, Rolihlahla, aveva qualcosa di profetico. In lingua Xhosa, la sua etnia di appartenenza, vuol dire più o meno attaccabrighe, o colui che provoca guai. E in effetti Nelson Mandela, il leader sudafricano morto oggi a 95 anni a Pretoria, dopo settimane di salute incerta, non ha condotto quella che si dice una vita tranquilla, sacrificando tutta la sua esistenza alla lotta contro le ingiustizie e la segregazione razziale.

Ripercorriamo brevemente le tappe essenziali della vita di Madiba, altro nomignolo con cui era noto Mandela. Nato a Mvezo il 18 luglio 1918, era discendente della famiglia reale dei Thembu, una tribù di etnia Xhosa. A 22 anni, nel mezzo di un periodo estremamente difficile per i neri sudafricani, tormentati da leggi restrittive per gli spostamenti interni al Paese e da vari provvedimenti di segregazione, fu espulso dall’Università di Fort Hare per aver partecipato a una manifestazione di protesta insiema all’amico Oliver Tambo. Tornato a casa dovette affrontare un’altra ingiustizia: il suo capotribù l’aveva promesso in sposa a un’altra ragazza del suo rango, e la dote per il matrimonio era stata già pagata. Indomito, scappò a Johannesburg, dove trovò lavoro come guardiano alle Miniere della Corona.

Fu qui che il giovane Mandela si rese conto della miseria opprimente e delle condizioni disumane cui erano sottoposti i suoi compagni lavoratori. Assieme a tre compagni, fondò allora la Lega Giovanile dell’African National Congress (Anc), iniziando così il suo lungo impegno contro i mali dell’apartheid. La forza delle sue azioni e delle sue campagne irritò non poco le autorità, che lo rinchiusero più volte in carcere. Fino alla condanna definitiva all’ergastolo, emessa nel 1964. Restano alla storia le parole che pronunciò alla fine dell’arringa difensiva: “Ho nutrito l’ideale di una società libera e democratica, in cui tutte le persone vivono insieme in armonia… Questo è un ideale per cui vivo e che spero di realizzare. Ma, se è necessario, è un ideale per cui sono pronto a morire”.

Mandela visse i successivi 26 anni, fino all’11 febbraio 1990, in carcere, sottoposto a un regime di durissimo isolamento e continuando in cella, per quanto possibile, le sue battaglie. Il resto è storia recente: uscito di prigione, divenne presidente del Sudafrica (fu il primo capo di stato nero) e rafforzò il sostegno alle organizzazioni per i diritti sociali, civili ed umani. Fu premiato con svariate onoreficenze internazionali e con il premio Nobel per la pace nel 1993, assegnato “per l’opera svolta per fine non-violenta dell’era dell’apartheid e per aver gettato le basi per un nuovo Sudafrica democratico”.

Ricordiamo soprattutto l’impegno di Mandela nel campo della scienza e della salute. Il presidente abbracciò con entusiasmo il progetto del Nacosa, che si prefiggeva sei obiettivi fondamentali: educazione e prevenzione, consueling, salute, diritti umani e riforme legislative, welfare e ricerca. L’impegno di Mandela e del Nacosa era soprattutto indirizzato ad arginare le epidemie di Aids: il progetto, grazie alla guida del leader e del ministro della salute Dlamini-Zuma, si concretizzò nel piano nazionale National Security Plan: per la prima volta, le istituzioni sudafricane stabilirono chiaramente che le persone sieropositive non dovevano subire alcuna forma di discriminazione, e affrontarono la questione con un approccio multidisciplinare, concentrandosi soprattutto sulle categorie sociali più deboli e maggiormente soggette al rischio di infezione, cioè le donne e i giovani.

Purtroppo, quando Mandela si ritirò dalla scena pubblica, nel 1999, il progettò naufragò, probabilmente perché troppo ambizioso per le capacità organizzative del Sudafrica e a causa di una serie di gaffes ed errori del ministro Zuma e del nuovo governo Mbeki. Ma il contributo di Madiba continuò: nel 2004 presenziò alla XV Conferenza Internazionale sull’Aids di Bangkok e nel 2008, a sorpresa, al concerto organizzato a Londra per festeggiare i suoi novant’anni e celebrare il suo impegno nella lotta al razzismo e all’Aids. Ai lati del palco fu mostrato il numero 46.664, la sua matricola durante la lunghissima detenzione.

tratto da : (clicca qui)

 

2013.12.05 – Gruppo Bilderberg, l’oligarchia invisible

Posted by Presidenza on 5 Dicembre 2013
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di Marco Petrillo

Se ti dicessero che il futuro del mondo viene deciso, di anno in anno, dai membri di un club molto esclusivo, ci crederesti?

Fondato nel 1954, il Gruppo Bilderberg, che deve il suo nome all’albergo olandese che ospitò il primo meeting, riunisce ogni anno, in meeting privati, dai 120 ai 150 tra gli uomini più influenti e potenti del mondo. Sebbene vengano forniti di volta in volta dei temi generali di dibattito, nessuno sa veramente di cosa si discuta in queste riunioni, proprio per la loro natura strettamente privata. Al punto che è addirittura impossibile avvicinarsi alla sede delle riunioni (che cambia ogni anno), nel raggio di centinaia di metri, con tanto di reti metalliche e agenti di polizia a impedire l’accesso ai curiosi.

Le teorie della cospirazione hanno negli ultimi decenni dato grandissimo risalto a questi meeting, tanto che, da sconosciuto, il Gruppo Bilderberg è diventato uno degli argomenti più dibattuti della rete, con tanto di sporadici passaggi televisivi.

Ma non sono soltanto i teorici della cospirazione a parlarne. Ferdinando Imposimato, giudice e presidente della Suprema Corte di Cassazione, ha dichiarato ripetutamente che “Il Gruppo Bilderberg governa il mondo e le democrazie in modo invisibile”. Ma non si ferma qui, anzi rincara la dose, sostenendo che “dietro la strategia della tensione e le stragi c’è anche il Gruppo Bilderberg, una specie di Grande Fratello che sta sopra, manovra, si serve di terroristi neri e massoni”. A sostegno di quest’affermazione ci sono dei documenti, ritrovati dallo stesso Imposimato, del magistrato Emilio Alessandrini, e del terrorista di Ordine Nuovo (nome sospetto per i cospirazionisti, vedere New World Order) Giovanni Ventura, legato a sua volta all’agente del SID (servizi segreti italiani) Guido Giannettini.

L’albergo De Bilderberg, in Olanda, dove nel 1954 si tenne la prima riunione privata del Gruppo

Lo stesso è avvenuto con i più recenti Presidenti del Consiglio dell’Italia, entrambi scelti dal Presidente della Repubblica e non eletti attraverso le normali elezioni democratiche. Il primo, Mario Monti è un membro di spicco del Bilderberg, in quanto facente parte dello Steering Committee, ovvero il quadro dirigenziale del Gruppo, i cui membri sono presenti a ogni incontro (gli altri sono invitati di anno in anno). L’attuale Presidente del Consiglio, Enrico Letta, è stato invece invitato nel 2012 al meeting tenutosi a Chantilly, Virginia (USA) dal 31 maggio al 3 giugno. Proprio come Obama, pochi mesi prima di diventare Primo Ministro.

Il Conte francese Henri de Castries, CEO dell’AXA Group, è l’attuale presidente del Comitato Direttivo del Gruppo Bilderberg

Strana coincidenza. Infatti anche in questo caso si può parlare di un passaggio di testimone, con l’adozione di una politica improntata a una forte pressione fiscale, e volta a soddisfare le richieste dell’Unione Europea, come già fatto precedentemente da Romano Prodi, anch’egli membro del Bilderberg.

Ma quali sono gli obiettivi perseguiti da quest’assemblea, che può essere definita come la più grande lobby di potere al mondo?

A preoccupare maggiormente i teorici della cospirazione è il punto che riguarda la drastica riduzione della popolazione mondiale. Un obiettivo considerato fondamentale ad esempio da Henry Kissinger (vedi National Security Study Memorandum 200): figura di spicco della politica americana, Segretario di Stato per Nixon e Ford, premio Nobel per la pace nel 1973, membro del Gruppo Bilderberg, in cui ha fatto anche parte dello Steering Committee. Suo figlio è, tra l’altro, presidente della NBC, una delle principali TV americane.

I metodi per arrivare al raggiungimento di questo ambizioso obiettivo variano dalla classica guerra mondiale, al controllo delle nascite, per arrivare a malattie e carestie. Fantascienza? Speriamo, ma addentrandosi nel campo delle possibilità e guardandosi intorno non c’è da stare tanto tranquilli.

Gli ultimi due Presidenti del Consiglio italiani, Monti e Letta, sono entrambi legati al Gruppo Bilderberg, in cui Monti riveste un ruolo di rilievo essendo membro del Comitato Direttivo

Le teorie della cospirazione si trovano comunque concordi su un punto: i potenti del mondo vogliono stabilire il “New World Order”, un super-Stato mondiale di stampo orwelliano. Osservando i fatti, viene da essere d’accordo. Da una parte abbiamo gli Stati Uniti, dove il controllo telematico sui cittadini è pressoché assoluto grazie al già citato Patriot Act, come rivelato recentemente da Snowden, il giovane hacker che ha reso pubblici i documenti che mostrano come la NSA, National Security Agency, abbia spiato i registri relativi alle telefonate di milioni di americani. La stessa cosa sta succedendo in Gran Bretagna, in seguito agli attentati terroristici del 2005 a Londra. Dall’altra parte abbiamo un’Unione Europea che si sta lentamente trasformando in un sovra-Stato internazionale. Un processo graduale ma inesorabile, che ha portato finora a una moneta unica e a una Costituzione Europea, ma che già prospetta un esercito comune, mentre all’orizzonte si intravvede l’uniformità istituzionale e di governo. Senza neanche rendercene conto, ci stiamo trovando a vivere in un unico Stato, senza una reale possibilità di scelta, in quanto non sono stati proposti referendum al riguardo.

Per far sì che l’opinione pubblica accetti questi cambiamenti, vengono creati “ad hoc” degli spauracchi, dei veri e propri leitmotiv ripetuti incessantemente alla popolazione attraverso i mass media e gli esponenti politici. Ad esempio, quante volte al giorno si sente la parola “crisi”, ascoltando i telegiornali? Quante volte sentiamo in bocca ai nostri politici i ritornelli “Per far fronte alla crisi”, o “Provvedimento speciale anti-crisi”, o “Combattere la crisi”? Centinaia. Ora, sostituite in queste frasi la parola “crisi” con la parola “terrorismo”, e avrete il succo dei discorsi presidenziali di George W. Bush, quando dovette far accettare all’opinione pubblica una serie di guerre sanguinose e l’ormai celebre Patriot Act, che di fatto annulla tutti i diritti civili dei cittadini.

Il principio è sempre lo stesso: quello della semplice scaletta Problema, Reazione, Soluzione.

Si crea, o si esaspera un Problema, al fine di creare una Reazione nella popolazione, che chiederà di sua spontanea volontà una Soluzione, che tu tenevi già a portata di mano prima ancora che sorgesse il problema. Tutto per fare accettare al cittadino qualcosa che altrimenti non avrebbe mai accettato.

È fatto noto, ad esempio, che sia i Talebani che Saddam Hussein, siano stati formati e sovvenzionati dagli americani per decenni.

È fatto meno noto, invece, che la colossale crisi che ha investito l’occidente dal 2008 a oggi sia stata creata e studiata a tavolino, alterando i tassi d’interesse esercitati dalla Federal Reserve, il cui presidente, manco a farlo apposta, è ospite abituale del Bilderberg. Questa iniziale crisi è poi cresciuta esponenzialmente grazie alla sapiente speculazione finanziaria delle principali banche (i cui CEO sono ovviamente membri del Bilderberg), e ai provvedimenti presi sia dai singoli governi che dalle rispettive Banche Centrali.

Sarà un caso che al Ministero dell’economia dell’Italia, solo per fare un esempio, si siano succeduti dal 2006 a oggi, quasi esclusivamente membri del Bilderberg? Tremonti, Padoa-Schioppa, Siniscalco e Monti. Per non parlare dell’ex Governatore della Banca d’Italia (dal 2006 al 2011) Mario Draghi, ora passato alla BCE, anch’egli assiduo frequentatore delle riunioni Bilderberg.

Normale, si pensa, per un forum che punta a raccogliere gli uomini più influenti del mondo, che si scelgano figure che occupano posizioni di rilievo. Bizzarro, invece, che questi spesso arrivino a occupare quelle posizioni solo dopo essere entrati a far parte del club.

Quel centinaio di persone riunite in un albergo a 5 stelle sono perfettamente in grado, agendo di comune accordo, di manovrare i destini del mondo: creare guerre, economiche o militari, destituire e creare governi, affamare un paese o finanziarne un altro. Manovrare le masse. La segretezza è necessaria per mantenere la facciata delle democrazie nazionali, dietro alle quali si cela un’invisibile oligarchia.

Le liste dei partecipanti agli ultimi 3 meeting sono reperibili sul sito ufficiale del Bilderberg, mentre liste più complete sono reperibili su altri siti dedicati.

tratto da : (clicca qui)

 

 

 

01-12-2013

Ancora tensioni pilotate dall’Estero in Ucraina. Ue e Usa non ci stanno e usano le leve già sperimentate al tempo dell’abortita ‘rivoluzione arancione’ per ‘destabilizzare’ l’Ucraina.
In tutta l’Ucraina migliaia di eurofanatici finanziati protestano contro la decisione sovrana del governo di non firmare l’accordo di associazione con la Ue ed avvicinarsi alla Russia.

Il premier Mykola Azarov ha annunciato che Yanukovich si recherà presto a Mosca per discutere di un rafforzamento dei rapporti economici, dopo il “no” al trattato di associazione con l’Ue. “Yanukovich vuole firmare una roadmap per la cooperazione che presuppone il ritorno alla normalità nei rapporti economici e commerciali”.

“L’Ucraina ha fatto la sua scelta geopolitica, siamo un popolo europeo e la nostra strada è stata tracciata dalla storia – ha aggiunto il presidente – ma al tempo stesso è mia profonda convinzione che il nostro governo debba far valere il suo ruolo di partner alla pari nell’associazione alle nazioni europee”.

Le manifestanti non sono pacifiche, e alcuni attivisti ‘arancioni’ si sono introdotti nel palazzo del municipio di Kiev, occupandolo.

A dimostrazione di come queste contestazioni siano costruite a tavolino per ‘forzare’ il governo ucraino a svendersi alla Ue, l’entrata in scena dell’organizzazione globalista con oscuri finanziamenti delle ‘paolini in gonnella’ di Femen. Davanti all’ambasciata di Kiev a Parigi, cinque ‘militanti’ hanno, infatti, urinato su altrettante gigantografie del presidente Ianukovich gridando “Ucraina in Europa”. A seno nudo, con scritte contro il presidente ucraino sul corpo, le attiviste del movimento, tutte e cinque ucraine, hanno spiegato di voler dire all’Europa che “l’Ucraina ha bisogno di aiuto” e “denunciare la violenza di Kiev contro i manifestanti”.

La Ue è cinque fanatiche che urinano in piazza.

Per quale motivo un paese appena liberatosi dal giogo sovietico dovrebbe passare a quello di Bruxelles è misterioso. Ovviamente ci sono motivazioni storiche a spingere parte della popolazione ucraina a non fidarsi dei Russi, ma oggi i ‘nuovi russi’ sono a Bruxelles.

tratto da : (clicca qui)

2013.12.04 – Siamo dei Re!… e non lo sappiamo

Posted by Presidenza on 4 Dicembre 2013
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L. Da Vinci – Uomo vitruviano

 

Il tema del diritto alla sovranità individuale che supera e sostituisce ogni altro diritto legato alle varie giurisprudenze adoperate fino ad oggi nella nostra civiltà, è per quasi tutti ancora da scoprire e approfondire, soprattutto nel nostro paese in cui vige una scienza giuridica dissimile da quella del mondo anglosassone. Molti ricercatori hanno trovato infatti in Australia, Nuova Zelanda, Inghilterra, Canada e Stati Uniti una strada efficace per dialogare correttamente con le leggi locali al fine di subordinarle alla rivendicazione della propria unica e insuperabile sovranità.

Per essere più chiari, in questi paesi numerosi attivisti sono riusciti a rendere inapplicabili le leggi dello stato, e quindi autoproclamarsi al di sopra di esse, per la semplice ragione che nel momento in cui si dichiara al giudice o al pubblico ufficiale di essere una persona in carne ed ossa, rigettando l’identificazione col proprio nome e cognome, in quel momento si è sovrani di se stessi, perciò liberi dai molti vincoli che il sistema ha elaborato per trattarci come schiavi ignoranti.

Riteniamo il tema essere fondamentale per traghettarci definitivamente in una nuova era e lasciarci alle spalle l’epoca buia della manipolazione di massa operata dal potere. In rete è possibile visitare il sito one-heaven che riporta il risultato raggiunto fino ad ora nella scrittura di un nuovo codice giuridico basato sul valore che l’essere umano ha di fronte all’Assoluto, piuttosto che di fronte al potere temporale dei pochi.

In Italia non mi risulta che ci siano ancora gruppi di lavoro che si stanno adoperando in tal senso. Per questo l’iniziativa di Italo Cillo di occuparsene nel suo podcast settimanale Tempo di cambiare  è senz’altro benemerita, tanto più che nel suo ultimo resoconto ha voluto intervistare uno dei protagonisti di questa ricerca, Santos Bonacci, di cui abbiamo già pubblicato un’importante conferenza qui su Pickline.

In questa intervista Santos Bonacci, australiano di genitori calabresi, ha ammesso di non conoscere la materia giuridica italiana e quindi di non sapere bene ancora come applicare da noi ciò che si sta facendo nei paesi anglosassoni. In ogni caso si tratta di studiare la nostra storia del diritto per trovare certamente anche qui il tallone d’Achille, dal momento che è dal diritto romano e canonico che derivano la maggior parte delle giurisprudenze del mondo.

In effetti Bonacci è partito dallo studio della storia per iniziare la sua ricerca, in particolare dai sincretisti rinascimentali, Giordano Bruno, Pico della Mirandola, Marsilio Ficino. Ma prima ancora di mettersi a studiare c’è stato un suo risveglio rispetto al fatto in primo luogo che le chiese che si dicono cristiane, in realtà non lo sono; inoltre che la funzione essenziale dei governi è ormai diventata quella di coprire il terrorismo e garantire a loro modo la protezione dei cittadini.

La consapevolezza che tutto questo mondo è organizzato esattamente al contrario di come dovrebbe essere, l’educazione, la religione, la politica, la finanza, l’ha condotto ad occuparsi di legge, di scienze occulte e di astro-teologia, una materia che ha rappresentato uno dei cavalli di battaglia di Jordan Maxwell. Tutto ciò viene collocato da Bonacci in una prospettiva, appunto, sincretista, che unifica i risultati di molte discipline quali la filosofia, la scienza e le religioni. Pico della Mirandola incontrò la Chiesa di Roma alla fine del Quattrocento per cercare di convincerla che tutti i sistemi di pensiero possono essere sincretizzati in uno solo e che alla fine Tutto è Uno. I cardinali non accolsero la proposta, ma in fondo fu fortunato perché non lo bruciarono come fecero con Giordano Bruno.

E’ da questo retroterra culturale che comunque Bonacci ha iniziato ad avvicinarsi al tema della sovranità personale, in particolare dando prova che tutta la sapienza di origine greca ed ebraica in fondo voleva esprimere la verità dell’unità del micro e del macrocosmo, come in alto, così in basso.  In altre parole il vero segreto sacro, che oggi non si può più ignorare è questo: il Cristo che giace dentro di noi. Ciò si traduce nel fatto che come individui abbiamo noi stessi la responsabilità di salvarci. Si tratta di un atteggiamento che produce automaticamente un risveglio personale. Bonacci cita nell’intervista la frase del vangelo in cui si dice che i morti risorgeranno; ma i morti siamo noi! Ed è con il risveglio personale che possiamo resuscitare.

Detto ciò, consideriamo ciò che accade nei tribunali giudiziari. Tutto il sistema vigente in realtà è un sistema ecclesiastico, tanto è vero che il giudice è sempre vestito di nero perché in realtà è un prete. Ecco perché in ogni tribunale è presente il simbolo della croce nella corona, dal momento che rappresenta il potere dell’elite del mondo, costituita da poche famiglie imparentate fra loro, divenute ricchissime attraverso l’inganno sistematico. E’ il potere delle corporations, le multinazionali, di cui il Vaticano probabilmente è la più potente. Questa elite ha organizzato il mondo attraverso il modello ecclesiastico, coprendosi sotto le spoglie laiche delle forze politico-finanziarie, i re del mondo. Un matrimonio infernale, lo definisce Bonacci.

Con riferimento alle leggi anglosassoni, una persona che si presenta in tribunale è considerato a tutti gli effetti come qualcuno perduto in mare, un ignorante, uno schiavo, un imbecille. Nel momento in cui essa rilascia delle dichiarazioni, è come se affermasse uno stato di belligeranza, come se contestasse la loro autorità. A questo punto loro possono benissimo rivalersi su di essa decretando la pena che vogliono, la prigione o la multa. Quel che accade in realtà è che, con le proprie dichiarazioni, la persona accetta lo status di non risvegliato, ovvero di chi non sa chi è veramente e quindi si sottopone al giudizio della corte.

Tutti i personaggi che operano nei tribunali si rifanno allo stesso sistema in auge ai tempi dell’inquisizione, il giudice, il cancelliere, il pubblico magistero, quando si amministrava la giustizia in nome di dio. Il fatto è che si tratta del loro dio, non di Dio, creatore dell’universo, primo motore immobile assoluto. E’ in nome del loro dio, del loro sistema, che loro applicano su di noi le loro leggi.  Le loro leggi infatti non valgono per loro. Essi non a caso risultano sempre impuniti davanti ai tribunali. Si tratta insomma di un sistema fittizio. Tanto è vero che il loro sistema può sottomettere gli individui attraverso i loro nomi e cognomi, stampati sui documenti ufficiali ma non può sottometterli in quanto carne ed ossa.

Accettando l’identificazione con il proprio nome e cognome è come se si ammettesse il fatto di non essersi risvegliato alla propria sovranità. In altre parole sottomettersi al tribunale non è degno di un sovrano, di un essere che porta la divinità in sé. E’ in questo senso che non c’è mai stato un salvatore vicario, ma siamo noi a doverci salvare, ricordandoci chi siamo veramente e non riconoscendo il valore del tribunale, espressione del sistema corrotto che non espleta la vera giustizia, ma contempla soltanto l’affarismo economico.

Con questi presupposti Bonacci delinea un modello di comportamento da dover seguire davanti al tribunale che conduca fuori dai parametri consueti. Per prima cosa bisogna proclamarsi amico della corte  e  pacifico abitante del mondo, in modo da escludere subito la presupposta belligeranza dell’accusato contro la corte. Poi occorre far presente che si è venuti davanti alla corte per la questione relativa al proprio nome e cognome, perché, verosimilmente c’è un errore proprio in relazione a ciò. Questo, perché si tratta appunto di un nome, non di una persona viva in carne ed ossa. La corte infatti può trattare solo pezzi di carta, morti in se stessi, non la realtà e la verità che esce dalla viva bocca della persona.

Dopo tale prolusione, è importante tener testa al giudice non rispondendo alle sue domande ma fare a lui delle domande. Questo è importante: non deve essere il giudice a fare le domande! Occorre far presente la propria posizione fin dalla prima domanda del giudice, quella relativa al nome dell’accusato, perché da parte sua il giudice ha la necessità di identificare la persona con il proprio nome, dando vita ai suoi documenti cartacei morti. Ma il nome è una finzione, che si riferisce a tutta la finzione propria del sistema burocratico. Se si accetta l’identificazione col proprio nome, si è sconfitti e si entra automaticamente nel suo sistema, quindi si accetta di sottomettersi alle decisioni arbitrarie del tribunale.

Per questo è importante mettersi nella posizione di fare le domande. Bonacci fa notare che in inglese il verbo domandare si dice asking, che letteralmente significa come un re.  Esattamente ciò che siamo e dobbiamo provare di essere. Una delle domande che si possono porre al giudice è questa:

Con quale autorità state utilizzando questo nome e cognome come identificazione personale?

Bonacci puntualizza che questo vale nei paesi anglosassoni, è quindi da verificare bene se la stessa impostazione può valere anche in Italia. Per esempio sul certificato di nascita in Australia è stampata chiaramente la dicitura: Non deve essere utilizzato come identificazione personale. A quella domanda il giudice non può rispondere perché a quel punto è il governo dello stato ad essere posto sotto accusa.

Il sistema dominante, occorre ricordare, fondamentalmente porta avanti solo e sempre una motivazione economica, per questo siamo trattati come un’istituzione commerciale. Quando si giudica una persona in tribunale in realtà il sistema sta giudicando una corporation, una personalità giuridica, quella data dal nome e cognome. Ecco perché, conoscendo le domande giuste da porre, si potranno vincere le cause nel 100% dei casi. Occorre tuttavia studiare bene il sistema di leggi del paese in questione per formularle e presentarsi onorevolmente ed amichevolmente davanti alla corte da sovrano, ed evitare di dare per scontato il presupposto di essere colui che non sa chi è, quindi essere trattato da schiavo imbecille, come in maniera assai ingegnosa il sistema ha da sempre predisposto.

Per chi vuole essere in contatto con Santos Bonacci, il suo sito web è: http://www.universaltruthschool.com/

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